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Trio

Il romanzo di Viviana

By 25 Giugno 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Marisa
L’affittacamere

Aris &egrave un ragazzo greco, di Creta, un bel ragazzo con un sorriso smagliante e con due occhi neri che luccicano sempre.
Assomiglia un po’ a suo padre Kosta. Kosta &egrave un mio amico cinquantenne di Creta che ha un muscolo in mezzo alle cosce di misure impressionanti, e se anche il figlio &egrave dotato come il padre, credo che farà impazzire non poco le donne qui nei dintorni.
&egrave solamente ancora un po’ timido, ma parla abbastanza bene l’italiano, col tempo si farà.
Si &egrave iscritto all’università di Venezia ed io ho promesso a suo padre di occuparmi un po’ di lui, ora cerco di procurargli una camera dove abitare durante gli studi.
L’indirizzo me lo ha dato Melina, la studentessa greca che ha rallegrato mia sorella ed io con la sua fichetta da adolescente durante la vacanza che abbiamo fatto a Creta. Melina mi ha consigliato di fare un po’ il dongiovanni con la signora Marisa, la vedova che per arrotondare la pensione affitta la camera.
— Dino, devi fare un po’ il cascamorto con lei, non affitta volentieri la camera a studenti maschi, lei dice che non sono abbastanza ordinati. Devi usare tutto il tuo fascino per convincerla, non sarà facile, ma provaci. &egrave una tardona, ma si mantiene bene. Tu prova, ne vale la pena perch&egrave la camera &egrave bella spaziosa e si trova vicina all’università, io ci ho abitato quasi un anno prima di trasferirmi da Luisa, la mia amica e compagna di studi. Sai, lì non pago niente, Luisa ha una famiglia ricca e se lo può permettere.–
Aris, il suo vero nome &egrave Aristides, mi lascia davanti alla casa della signora Marisa e va a prendere con la mia macchina le valige che ha depositato alla stazione. Io nel frattempo cercherò di convincere la signora.
La signora Marisa mi accoglie con un sorriso esagerato, si vede lontano un chilometro che si crede ancora una donna piacente ed &egrave evidente anche che mi stava aspettando. Dal suo sorriso mi accorgo che ho fatto colpo
— Buongiorno, entri pure architetto, si accomodi. Melina mi ha detto che veniva e che lei cerca una camera. E mi ha anche parlato molto bene di lei. Anzi, credo che sia un po’ innamorata di lei da come parlava. Melina &egrave veramente una cara ragazza, peccato che se ne sia andata. Andavamo molto d’accordo io e lei. Prego, si accomodi. Io intanto le faccio un caff&egrave, o desidera qulcos’altro ? —
— Grazie signora, un caff&egrave lo accetto volentieri, &egrave molto gentile, grazie veramente di cuore.–
Si muove scodinzolando, il completino rosa confetto che indossa deve far parte del suo guardaroba tipo ” voglio far colpo sugli uomini”. Non &egrave certamente adatto alla sua età, non nasconde per niente le forme ormai abbondanti, ma devo ammettere che deve essere stata una gran femmina. Anche ora non &egrave niente male, matura ma non da buttare.
Mentre bevo il caff&egrave non manco di buttare occhiate al suo seno formoso che lei di tanto in tanto accarezza con noncuranza, lei ha notato che i miei occhi cadono di continuo nella sua scollatura.
Fai pure la civetta signora Marisa, io ci sto.
— Ha veramente una bella abitazione signora Marisa, complimenti. Una bella casa … con una bella signora. Ed un buon caff&egrave anche, sono felice che Melina mi abbia dato il suo indirizzo, veramente felice.–
— Ma nooo, il piacere &egrave tutto mio, Melina mi ha detto tante cose ‘–
Fa la smorfiosetta, fa la giovincella in modo qusi commovente, si vede che sono il suo tipo, accavalla con finta noncuranza le gambe per farmi vedere le cosce formose, sono grossette ma ben tornite, ed io non manco di lanciare occhiate in modo evidente. Lo nota, lo vedo, chissà cosa le ha raccontato Melina !
— Melina mi ha detto che lei signora Marisa &egrave una bella donna, ma non mi aspettavo di trovare una donna così ‘ giovanile, sì, giovanile e ‘ affascinante. Lei &egrave veramente ‘ in forma, complimenti !–
Devo aver trovato il tasto giusto perch&egrave &egrave compiaciuta, sorride mielosa e lascia che il mio sguardo allusivo le accarezzi le cosce.
— Oh, grazie, be’, non faccio per vantarmi, ma prima di sposarmi avevo fatto un po’ di teatro, ero ballerina in un teatro di varietà, sà, ballavo … —
— Si vede signora Marisa, si vede che ha fatto del ballo, ha delle gambe molto belle … ha una figura da ballerina … si, da ballerina di varietà.–
— Oh, grazie per i complimenti, ma non esageriamo, ora sono un po’ ingrassata … sa l’&egravetà … —
— Ma cosa dice signora Marisa ! Tante ragazze più giovani di lei sarebbero felici di avere la sua figura … due belle gambe … e il suo seno. Ha un seno meraviglioso, mi creda !–
— Si ? Lei trova che il mio seno … —
— Certo, ha un seno bellissimo, scommetto che non ha bisogno di reggiseno !–
— Oh … come ha fatto ad indovinare … be’ si, non porto … —
La signora ci stà cascando, &egrave talmente vanitosa che non si accorge che la sto provocando di brutto.
Faccio una risatina accativante e sventaglio il sorriso più malizioso che possiedo.
–Ma si vede che non ne ha bisogno … non riesco a bere il caff&egrave in pace, il suo seno signora mi turba, mi creda !–
— Ma cosa dice … mi fà arrossire signor Dino …–
Fa la finta , ma si vede chiaramente che ho colto nel segno, &egrave chiaramente soddisfatta per i miei complimenti sfacciati.
— Incredibile, alla sua età, mi scusi Marisa, senza reggiseno ? Non ci credo … sta scherzando signora ? Non ci credo, mi pare impossibile, lei mi vuole prendere in giro, vero ?–
I suoi occhi luccicano di vanità ed il sorriso che ha stampato sulla bocca diventa lascivo.
— Noooo, non sto scherzando ! Mi creda ! —
E non resiste. Sicuramente Melina le ha raccontato qualcosa sulle nostre nottate a Creta. E, certamente inorgoglita dai miei complimenti, dopo un attimo d’esitazione con finto fare scherzoso si alza la maglietta e mette allo scoperto le sue tette. Sono grosse e morbide, le tiene fra le mani in modo che non calino e si stampa sul volto un sorriso da troia.
— Ecco vede… contento ? —
— Diomio che bel seno … ha veramente un seno meraviglioso … che belle tette ! Signora Marisa mi scusi ma … ecco, si, non ci credevo … mi piacciono da morire le sue tette !–
— Ma dai … chissà quante ne ha viste …–
Ormai sono lanciato, sarebbe sciocco frenare ora che la matura comincia a ballare.
— Ma cosa dice ! Tette così fanno impazzire ! Mi creda … eccitano in modo impressionante … non mi crede ? Senta Marisa, forse sono uno sfacciato, ma … le giuro che mi fanno … si, mi fanno effetto le sue tette, guardi !–
Il suo sorriso da troia mi eccita veramente e ormai sò di che pasta &egrave fatta la signora Marisa !
Mi alzo e mi metto di fronte a lei in modo che veda la bozza che ormai mi gonfia i pantaloni, i suoi occhi si abbassano allegramente sul gonfiore della patta e si tiene sempre stampato sul volto il suo sorriso da vecchia troiona che sa il fatto suo. Decido che il momento &egrave adatto, le prendo decisamente le mani e le appoggio sulla patta in modo che senta il gonfiore del mio cazzo.
La vecchia ballerina di varietà non scosta le mani come farebbe una ragazzina timida, dapprima si finge impacciata, poi con ingordigia palese agguanta sopra la stoffa il gonfiore e lo misura per bene, lo stringe e con voce arrocchita esclama :
— Diomio che roba ! Mammamia, cosa ha nei pantaloni architetto, un cannone ? diomio … —
— Si, ho un cannone che &egrave diventato duro nel vedere queste belle tette ! Marisa, abbassi ancora la maglietta, la prego, mi faccia vedere ancora le sue tette, mi piacciono … veramente !–
— Sigor Dino … cosa dice mai … alla mia età … —
— Che c’entra l’ età, sei una bella donna … dai fammi vedere ancora le tue tette ! —
Dimentica la sua età, la voglia di farsi vedere &egrave troppo grande e ormai ha constatato di mano che non scherzo, abbassa compiaciuta la maglietta e lascia il suo seno allo scoperto. Non si cura di sostenerlo come aveva fatto poco prima, lascia che le mammelle si adagino in modo naturale.
Sono piene e leggermente flaccide, ma hanno una carne rosa appetitosa ed i capezzoloni bruni sono circondati da un’aureola grande come una medaglia.
Mi attirano, mi fanno venire voglie ancestrali, sono maledettamente tette, tette da succhiare. Non mi faccio riguardo, al momento sarebbe da stronzi, vedendo che non si ritira, avvicino il viso ad una mammella e accarezzo con la lingua un capezzolo che sembra invitarmi, &egrave già leggermente indurito dalla vanità, me lo infilo tra le labbra e lo succhio decisamente.
–Ma cosa fa Dino … diomio … —
La sua voce si &egrave fatta ansimante quasi piagnucolosa, ma non si sposta.
La pelle morbida profuma di caldo e di latte, il profumo mi sale nelle narici e giunge sino al cazzo che si indurisce ancor di più palpitando, la signora Marisa porge contenta le tette alla mia bocca avida, ha capito che per lei si mette bene, e con voce troiosa mi incita.
— Siii, ti piacciono le mie tette, vero caro ? Ciuccia … si, bello, lecca le tette della Marisa … ciuccia caro … ciuccia … —
Volevo solo adularla, ma mi sono sbagliato di grosso, il profumo delle sue tette e la voce roca da troiona mi stanno eccitando di brutto, abbranco con una mano una tetta molliccia e con l’altra le stringo il culo, anche la carne abbondante e morbida del suo culo mi attira in modo libidinoso.
A forza di linguate i capezzoli crescono e si induriscono, li sento come fagioli di carne in bocca. Il suo seno ansimante cerca la mia bocca mentre lei con la testa indietro e con voce sempre più libidinosa mi prega di non desistere. E chi vuole smettere !
— Diomio che foga …. lecca caro … lecca la tua Marisa … leccala tutta … mi fai tremare le gambe … —
Infatti sta vacillando, non &egrave la più giovane, si siede sul divano e allarga vogliosa le cosce, le allarga in modo sfacciato, &egrave un invito da vera troiona vogliosa.
Alla faccia della sua età, si apre così apertamente e sfrontatamente che deve avere chissà da quanto tempo una voglia di cazzo da morire!
L’accontento subito, sono anch’io talmente eccitato che impiego solo un istante a liberare la mia mazza che stava per scoppiare nei pantaloni.
— Oddiomio, cosa fai … cosa fai alla tua Marisa … diomio che pistola che hai … mmmmm, che cazzo …. diomio che grosso … —
— Ti piace ? Dai Marisa bella, dimmelo che ti piace … ti piace il cazzo, vero ? —
— Oddio … si mi piace … mi piace il tuo cazzo tesoro … diomio che bel cazzo ! —
— Su, prendilo in mano, dai bella Marisona., prendilo … non ti morde, prendilo … dai, succhialo …–
Finge ancora un po’ di pudore, ma gli occhi lucenti ed il sospiro affannoso rivelano che ha una voglia matta di prenderlo in mano… e in bocca. Fa finta di vincere la pudicizia di donna per bene e lo impugna. Inizia una lento movimento con la mano bruciante, lo scappella e lo ammira estasiata.
— Diomio che grosso … e che duro … mammamia che cazzo … —
La sua mano sale e scende con movimenti studiatamente lenti per un po’ facendomi scaldare il sangue e indurire il cazzo, poi lentamente lo imbocca.
Ha cominciato ad ansimare, le sue tettone vacillano mentre inchinandosi si avvicina col viso al cazzo rigido, lo ammira da vicino e con un sospiro voglioso apre la bocca e prende tra le labbra la cappella gonfia. Quasi si smascella, ma la voglia di cazzo fà dei miracoli, si impadronisce del glande gonfio e paonazzo e lo circonda in bocca di saliva calda.
Ci sa fare, insaliva e fa scattare la sua lingua sulla cappella, dà colpetti di lingua sapienti e succhi improvvisi, fa circolare la lingua tutto attorno alla pelle sensibile e lo mordicchia leggermente coi denti colpendomi nella parte più sensibile. Mi fa venire l’acquolina in bocca e scariche lungo la schiena, mi devo per forza accasciare sul divano e lasciare i primi sospiri di piacere.
Se lo toglie dalla bocca, lo lecca e insaliva per tutta la lunghezza con linguate da cavalla e, da esperta pompinara, infila la punta della lingua nel mio orifizio tentando di allargarlo, mi sta allargando il cervello.
Mi scappano i primi gemiti, le chiappe del mio culo iniziano a contrarsi da sole.
— Marisa ! Diomio … mi fai venire così … fai piano … diomio come ciucci bene … —
— Siii, ti piace ? Ti piace vero, bel cazzone ? Ti piace come ti ciuccia la Marisa vero … ti faccio un pompino coi fiocchi tesoro … diomio che bel cazzo che hai ! —
Si alza di scatto, si abbassa la gonna mettendo a nudo le sue chiappe sontuose, chiappe grosse e rotonde, nel taglio del culo scompaiono le mutandine rosa, rosa come il completo che indossava. La matura ci tiene evidentemente ad apparire ancora alla moda.
— Aspetta caro … mi metto comoda … —
Fa tutto velocemente, non vuole perdere tempo, o forse a paura che io ci ripensi.
Non c’&egrave pericolo, mi ha talmente eccitato che sto ancora tremando, rimango seduto come un allocco col cazzo lucido di saliva in mano, lo tengo stretto per calmarne il fremore, il caldo della sua bocca sapiente e le sferzate della sua lingua esperta mi mancano, e mancano anche al mio cazzo, non me ne accorgo ma sto ancora gemendo sommessamente. La Marisa ci sa fare con la bocca, devo ammetterlo.
Chissa quanti cazzi ha già succhiato in vita sua !
Però capisco la sua fretta e la sua foga, sicuramente negli ultimi tempi gli autobus si sono fermati di rado alla sua fermata, chissà, forse qualche anziano pensionato e niente più, e un cazzo come il mio &egrave da tempo che sicuramente non lo vede.
Si accovaccia sul divano e abbranca di nuovo la mia mazza e se la infila in bocca decisa. Ingoia quello che può, stringe le labbra e incomincia un saliscendi sontuoso col capo graffiando leggermente con i denti la pelle del cazzo che sta scoppiando. Riesce a volte ad affondare la testa fino a raggiungere con le labbra la pelle del mio pube, il cazzo le deve arrivare sino all’esofago. &egrave una maestra !
Sposto le minuscole mutandine e mentre lei mi succhia, le palpo il culone maestoso, cerco di arrivare con le mani fino alla sua fica, ma si dimena troppo e la distanza &egrave tanta. Mi accontento di tastare la carne abbondante delle sue chiappe, mi piace sentire la carne morbida, e di carne ne trovo tanta. Mi limito a scuotere il culo per darle il ritmo.
Lascia per un attimo il mio cazzo per sospirare con voce roca e libidinosa :
— Ti piace il mio culo vero ? Diomio che bel cazzo … ti piace come ti ciuccio … lo sento porcellone … ti piace come ti spompina la Marisa, vero ? —
Cribbio se mi piace, mi ha succhiato per bene, di solito non sono così facile a venire in bocca di una donna, normalmente ci impiego del tempo, ma la vecchia pompinara sà il fatto suo e mi sta già facendo bollire il cervello.
Sento che dai coglioni sta salendo la sborra al galoppo, le fitte salgono in modo inarrestabile. E lei ha già capito tutto.
— Ohhh … vuoi sborrare tesoro … si … si, dai, sborra, sborra in bocca alla tua Marisa … lo sento che vieni… dai bel maschione, fammi bere la tua sborra ! —
Non c’&egrave bisogno che mi inciti, con un ruggito da leone sento partire i primi spruzzi. La mia schiena si inarca e spingo il cazzo in fondo alla sua gola. Lei aspettava, e non si lascia cogliere di sorpresa, ingoia tutto, ingoia e succhia violentemente.
Con la mano non smette di menare il mio cazzo ormai sensibilissimo, si aspettava la mia sborrata, ma rimane ugualmente sorpresa per la quantità. Ne ha ingoiata parecchio di sperma, ma un paio di gettate le finiscono sulle labbra e sul viso quanto tenta di respirare.
— Diomio come sborri tesoro … oooooh, siii … sborra ancora caro, sborra … —
La sua mano stringe ancora il mio cazzo come se lo volesse mungere, &egrave veramente assetata di sborra. Io sono ancora in preda al delirio, i muscoli tesi e la mente che balla. Mi alzo e cerco esasperato di ficcare nella sua bocca aperta gli ultimi spruzzi di sperma, le tengo la testa ferma in modo di centrare la sua lingua che sporge come se implorasse di essere innaffiata.
Lecca con avidità le ultime gocce e tiene saldamente il cazzo ancora duro con mano febbrile, poi con un sospiro da puttana lo porge al suo seno e si strofina i capezzoli duri spalmando i resti di sperma che colano.
— Siii, porcellone, riempimi di sborra … anche le tette … diomio quanta sborra … sei come un cavallo … mi fai impazzire … —
Strofina la mia cappella sulla pelle arrossata delle sue tette come se fosse un rito dimenticato da tempo, ma che conosce molto bene.
— Era da tempo che non bevevo un uomo, grazie caro … grazie … mi hai fatto bagnare la fica con la tua sborrata … diomio quanta … e come gridi tesoro ! —
— Ho … ho gridato ? —
— Si tesoro, hai ruggito come un leone … hai sborrato a lungo e … ruggito a lungo … e la tua Marisa ha bevuto tutto … tutto … mi piace bere la sborra … —
&egrave ancora ansimante, &egrave in preda alla lussuria più sconcia. Si mette di frone a me accasciato, sposta le mutandine e mi mostra la sua fica fradicia.
— Guarda … guarda la mia fica … mi hai fatto bagnare con la tua sborrata, sono bagnata come ai bei tempi … diomio che bello … ti piace la mia fica ? —
Non ha più ritegno, non pensa nemmeno lontanamente che la sua fica non &egrave più quella di una giovincella, le labbrone gonfie e roride circondate da pochi peli e la carne arrossata. Ma in fin dei conti ha ragione, una fica &egrave sempre una fica e lei se la sente bollire.
La fica &egrave come un paio di scarpe, dicono in Spagna, se sono rimaste nuove vuol dire che non hai ballato abbastanza. E se io fino a quel momento avessi pensato diversamente, ora ne sono ammaliato. Mi eccita vedere la sua fica slabbrata e appiccicosa di umore lucido, mi fa frizzare il sangue anche se ho sborrato da poco. Il mio cazzo riceve messaggi dalla mia mente annebbiata dalla libidine e rimane duro e pulsante.
Si gira e si china abbassando le mutandine e mette in mostra la fica aperta ed il culone rotondo col buco scuro e grinzoso.
— Guardami la fica … &egrave ancora una bella fica, vero … ho vuoi il mio culo … anche il mio culo ha voglia … —
Sicuramente in altri momenti avrei trovato ridicola la situazione, ma la pompinara attempata mi conquista con la sua voglia sconcia, mi ha insinuato nel cervello una voglia lubrida che al momento trovo tutto normale ciò che sta succedendo.
Anzi, sono ancora al massimo dell’eccitazione e mi sto massaggiando sotto i suoi occhi compiaciuti l’ucello gonfio.
Si adraia sul divano accanto a me e spalanca le gambe mettendomi sotto il naso la sua ficona aperta. Ne sento persino l’odore, un buon odore di fica stagionata e bagnata. L’odore non ha età, &egrave un profumo che in certi momenti ti annebbia il cervello e ti fa sentire un animale da monta. E questo &egrave uno di quei momenti
Si apre le labbra per farmi vedere la carne rosa dell’interno, carne lucida di umore e rossa di voglia.
— Ti piace la mia fica ? Su, dimmelo … dai, dimmi che ti piace la fica della Marisa … guarda, sono bagnata … diomio che voglia di cazzo che ho ! —
Non ha più freni, la voce roca da puttanona ed il culo che si dimena testimoniano la sua voglia, si farebbe fare da un battaglione di alpini infoiata com’&egrave.
Si mette un dito nella fica e l’apre stirando la pelle circostante.
Diomio … vedo sporgere un affare come non ho mai visto in vita mia. Il suo clitoride si alza gonfio come un cazzetto … lungo, gonfio e roseo, un grilletto così mi fa mancare il fiato.
— Cacchio … che grilletto che hai Marisa … diomio che grosso !–
— Ti piace ? Dai porcellone … dimmi che ti piace la mia fica ! —
— Siii, si Marisa … diomio che bella fica che hai … e che clitoride … sei un fenomeno bella troiona, sei una gran fica … —
&egrave soddisfatta, allarga le cosce più che può e stende con le mani la pelle della fica attorno al nido del suo cazzino. Schiaccia la carne d’attorno e lo fa sporgere come un piccolo monumento di carne. Devo ingoiare saliva e cerco di calmare i battiti del mio cuore. Sento che il mio cazzo sta impazzendo di nuovo come il mio cervello. Vorrei tuffarmi a capofitto nella sua fica e divorare quel cazzetto roseo e duro. Slabbrata o non slabbrata &egrave una ficona che mi strega, mi inginocchio fra le sue coscione carnose e affondo il viso in mezzo alle sue gambe. L’odore mi droga, la mia lingua si infila impazzita nella sua fica e comincio a stantuffarla. Lecco l’umore appiccicoso della sua carne e succhio come un indemoniato quel suo grilletto gigante che sembra crescere ad ogni succhiata.
— Ooooh, siiii maialone, leccami la fica … lecca tesoro … oddiomio che bello … ciuccia, succhia caro … siiii, così … mhhhh come lecchi, lecca, succhia il grilletto della tua Marisa … succhialo caro, succhialo … diomio mi vai sbrodare … mi fai godere … —
Mi sta scoppiando il cervello dalla voglia che mi ha fatto venire la sua ficona, ma la cosa che mi fa impazzire &egrave quel suo clitoride duro e grosso che sto succhiando, sento che se lo succhio ancora finirò per sborrare sul pavimento. Tendo la pelle della sua fica per farlo sporgere verso il cielo, lo vorrei mordere, no, vorrei fargli un pompino.
Le fitte che già stanno salendo dai coglioni si fanno insistenti, sento che non posso resistere a lungo, mi sistemo col cazzo davanti alla sua fica che tengo allargata e mi decido che &egrave il momento di sprofondarmi nella sua vagina dal buco spalancato. Non posso scaricare lo sperma che ormai naviga nelle mie palle sul pavimento, alla faccia della buona educazione, mi devo svuotare nel suo ficone, devo spruzzare in ogni angolo della sua fica stagionata e svuotarmi di nuovo.
— Sii, chiavami, dai, sfondami cavallone … sbatti la tua Marisa, dai sbattimi forte … chiavami, infilami il tuo bel cazzone nella fica, dai infilalo !–
Sto per sfondarla … e come se il diavolo ci avesse messo lo zampino, il campanello squilla con un rumore assordante, &egrave come in un film di Hollywood, il mio sangue si agghiaccia e la Marisa con la fica aperta si irrigidisce.
C’impiego poco per capire che deve essere Aris, me l’ero scordato. Mi alzo e mi precipito alla porta.
— Diomio, chi può essere … cosa fai Dino ? No, non aprire ! —
— &egrave Aris, il ragazzo che vuole la stanza, non ti preoccupare ! —
— Come non ti preoccupare … diomio … —
Apro la porta così come sono, nudo e col cazzo duro e bagnato, e ad Aris che mi guarda sbalordito dico frettolosamente.
— Aris, entra subito, dai, entra e fai presto, mi sto per chiavare la signora. Dai, entra e non fare chiacchere.–
Sono stato talmente veloce che sorprendiamo la signora Marisa che tenta di allacciarsi un reggiseno.
Il suo gridolino di sorpresa non mi frena, e nemmeno la bocca spalancata di Aris.
— Marisa questo &egrave Aris, Aris questa &egrave la signora Marisa … e come stai vedendo sei arrivato nel momento sbagliato … o nel momento giusto, se arrivavi più tardi non ti aprivo. La signora &egrave formidabile, mi ha fatto sborrare l’anima. Ha due tette meraviogliose e una fica da sogno … e stavo per chiavarla ! —
Sono tutti e due impacciati, Aris se ne sta come un allocco con gli occhi spalancati e Marisa non sa se scappare, se continuare a vestirsi o rimanere così mezzo nuda e farsi ammirare dal ragazzo moro.
Vince la sua vanità, anche perch&egrave &egrave ancora in preda alla libidine, ed anche perch&egrave Aris ci stupisce per la sua presenza di spirito.
Si avvicina a Marisa e dicendo ” Oh si, veramente belle tette” ne libera una dal reggiseno e lecca il capezzolo. Marisa &egrave sorpresa, non cerca minimamente di reagire, in fin dei conti infoiata com’&egrave non credo che le dispiaccia se un bel ragazzo le ciuccia una tetta.
Aris dice con voce suadente e gli occhi sorridenti qualcosa in greco, Marisa mi guarda stupita, ma nemmeno io ho capito.
— Ma … non &egrave italiano ? Che cosa ha detto ? —
— No signora, sono greco, ed ho detto che lei &egrave veramente … come si dice … ecco, credo che si dica “una bella figona” !–
Marisa scoppia a ridere, ha capito che il ragazzo ha imparato l’italiano anche dai suoi coetanei, e certe espressioni di certo non la turbano, e non la turba nemmeno che il bel ragazzo continui a ciucciare le sue tettone allo scoperto.
— Sei un bel ragazzo … piacciono anche a te le mie tette vero … leccale caro … leccale pure …–
Aris non si fa pregare, lo credevo timido, ma vedo che mi ero sbagliato di grosso, succhia con evidente piacere le mammelle della signora Marisa, al momento penso che non gliene frega niente della stanza.Ed anche la troiona ci ha preso gusto.
— Oooh Aris … ti chiami Aris vero ? Sii, succhia caro, succhia, se ti piacciono le mie tette leccale. —
Il ragazzo rimane attaccato con la bocca ai capezzoli rigidi ed io mi stringo in mano il cazzo che duole, la sborrata che ho rimandato &egrave ancora lì, mi sento elettrizzato e mi sta salendo un leggero dolore dai coglioni. Devo assolutamente svuotarmi.
— Marisa, ti prego, smetti di farti ciucciare, non ce la faccio più … su dammi la tua fica … —
— Diomio che roba … si, Dino … vuoi chiavare … vuoi chiavare la tua Marisa tesoro … si, subito … —
Si strappa con foga il reggiseno e si accomoda su una sedia, spalanca le cosce, si umetta le dita nella ficona e se le succhia.
— Diomio, come sono bagnata … ecco tesoro, la tua Marisa &egrave pronta … —
Aris Si deve sedere anche lui, ha vinto certamente il primo momento di stupore e si lascia anche lui prendere dalla libidine. Si toglie la maglia e sposta in basso i calzoni per dare aria al suo cazzo duro. La sua cappella liberata svetta gonfia e rossiccia, non mi ero sbagliato, &egrave anche lui ben dotato. Ed ha capito la situazione.
Il suo torace muscoloso ed abbronzato &egrave alquanto privo di peli, non come il mio, ma a Marisa certamente questo non interessa. Ha visto che il ragazzo fissa la sua fica, ed ha visto anche che ha un bel uccello … e duro !
— Oddiooo, che bel cazzo … Ari, tesoro, ti faccio diventare il cazzo duro vero ? … Guarda tesoro, guarda la mia fica … diomio ragazzi … mi fate impazzire di voglia coi vostri cazzi … —
Guarda il mio cazzo e quello del ragazzo e spalanca la fica in modo deliziosamente indecente. Sta pompando rumorosamente aria col suo seno vacillante, e dalla sua fica cola un brodino bianchiccio che si sparge sui labbroni tesi e rivola sino al culo.
Ho il cazzo indolenzito dalla durezza, lo tengo in mano come una clava, non mi importa che Aris sia presente, ho solo voglia di infilare la ficona di Marisa, anzi, sono eccitato in modo inconsueto.
Non mi importa un fico secco in questo momento se la matura troiona con la fica spalancata e fradicia non &egrave una ragazza da copertina, il ragazzo mi capirà, anzi vedo che anche lui si mena il cazzo rigido con soddisfazione.
E la troiona sta sbavando, due cazzi in un colpo solo, e che cazzi, non li vedeva sicuramente da tempo. Capisco la sua voglia.
— Diomio … dai Dino, sbattimi … sbatti il tuo cazzone nella mia fica … dai, fammelo sentire … ho la fica che brucia … sbattimi, dai, sfogati … chiava la Marisa … —
Sta lì con la sua ficona sgocciolante aperta e gli occhi spiritati, guarda ogni tanto annebbiata verso il ragazzo ed il suo cazzo, &egrave talmente infoiata che si farebbe chiavare anche da un mulo … da cento muli !.
— Girati, dai Marisa mettiti alla pecorina … dai spalanca la tua ficona … dai, girati ! —
Si gira obbediente, finalmente riceverà un pezzo di carne dura fra le chiappe!
Forse manco di rispetto verso la signora matura, ma dato il momento non me ne curo, la sistemo sulla sedia col culo aperto, accovacciata sulle sue ginocchia in modo che la massa di carne si stringa un poco, la sua ficona sui stringe stretta fra le cosce voluminose.
Forse fraintende sentendosi col culo all’aria.
— Sii, inculami se vuoi … spaccami … sbattimi il cazzo dove vuoi … —
Sarei tentato, ma ho voglia di fare una sborrata lubrida nella sua fica, il suo culo al momento non mi interessa. Inumidisco la cappella strusciandola sulle labbrone intrise di umore biancastro e dò un colpo di reni che la fa trabballare sulla sedia. Mi sono infilato di colpo fino ai coglioni, la carne bollente della vaginona si apre con facilità e cozzo contro l’utero facendo mancare il respiro alla troiona dalle mammelle penzoloni e dal ventre ondeggiante. Piegata così non può impedire che ad ogni colpo la mia cappella vada a cozzare contro il suo utero, lei geme gorgogliando e trattenendo il respiro ad ogni urto. La sborrata che avevo rimandato non vuole venire e continuo a dare affondi indemoniati al suo ficone bollente.
A volte mi sfilo dal suo ficone gonfio e slabbrato ed aspetto un attimo per cambiare il ritmo, il mio cazzo lo ritiro sempre più umido e mi viene facile infilarmi violentemente di colpo, la sua fica sembra una fornace umida e non oppone resistenza, mi infilo come nel burro.
La Marisa si tiene le chiappe per facilitarmi e sbraita come un’ossessa.
— Siiii, sfondami … sbatti forte … oddiomio che colpi … spacca la fica alla tua Marisa … siiii, cosiiii …. mi fai sborrare … dai, mi fai venireee … godooo … —
Il suo urlo copre il rumore che fa la sua fica che si riempie di brodo caldo. Le chiappe del suo culo vibrano come un budino ed il ventre oscilla squassato dal tremore, sento la carne della sua vagina pulsare in modo incredibile, ed incredibile &egrave anche la quantità di sugo che ne esce colando sulle cosce e imbrattandomi i coglioni.
Non ho mai visto tanta sbrodaglia uscire da una fica, &egrave una cosa allucinante.
Deve essere una vista affascinante anche per Aris, che con occhi appannati fissa la ficona e si mena l’uccello diventato rosso come un papavero senza mostrare imbarazzo.
Tutto l’umore che mi unge i coglioni mi fa impazzire, sento che mi sta scappando un ruggito da leone e che le fitte che accompagnano lo sperma nei suoi canali si fanno fitte.
Affondo il cazzo nella fica di Marisa fino alla radice, se potessi vi infilerei anche le palle.
Preso dalla foga dell’imminente sborrata salgo con una gamba sulla sedia per poter infilarmi fino in fondo. Sento la parete dell’utero fare resistenza, ma messo così spingo a costo di sfondarlo. Marisa grida, ma io non la sento, sono occupato a ruggire ed a svuotare una quantità di sperma che non so nemmeno da dove arrivi.
La posizione che tengo &egrave pericolosa, sono in bilico, ma con il cazzo infilato nel suo ventre e le mani sul suo schienone sudato riesco a rimanere affondato e lascio che gli spruzzi le riempiano il ficone ad ondate che mi fanno gelare il cervello.
La Marisa imprigionata dalle mie mani e dal mio cazzo infilato sino al ventre grida come una troia e si sente bruciare l’utero dal mio seme che spruzza fiotti roventi.
— Siii, sborraaaa … vengoooo … sborraaaa … —
Spremo muscoli e nervi, fino all’ultima goccia, fino all’esurimento, una sborrata così violenta lascia per forza i segni, e di segni ne lascio parecchi anche sulla sua fica e sul suo culo quando spossato levo il cazzo dal suo ventre.
Marisa non riesce a muoversi, la troiona sta ancora godendo, così, rannicchiata sulla sedia, col culone all’arie e con la fica che trabocca sperma.
Quando credo che si sia calmata un poco la costringo ad alzarsi, ho bisogno di sedermi, non ce la faccio a stare in piedi, ho i muscoli indolenziti. Lei si stravacca stravolta sul pavimento, non si accorge nemmeno che sta imbrattando il tappeto di sperma e di sbrodaglia che esce dalla sua ficona.
Si accorge solo che ha a portata di bocca il mio cazzo bagnato fradicio che si sta rammollendo, lo imbocca e lo pulisce golosamente con linguate da mucca alpina. Mi fa trasalire ad ogni colpo di lingua e tenta ancora di succhiare, sta zoccolona.
Non c’&egrave più niente da succhiare troiona, ho svuotato anche l’anima !.
Solo Aris &egrave pieno, sta borbottando qualcosa in greco con voce roca e affannata e sta stravaccato nudo sul divano col suo cazzone dritto e gonfio come una mazza da baseball.
Se ne accorge anche la signora Marisa, non capisce il greco, ma il cazzo che svetta &egrave abbastanza eloquente.
Si trascina da lui e grazie al cielo lascia il mio uccello in pace, si accoccola fra le gambe del ragazzo e agguanta, ancora vogliosa di cazzo, il membro greco.
— Vuoi sborrare anche tu tesoro ? … Diomio che cazzo che hai anche tu … lasciati ciucciare amore … dai il cazzo alla Marisa … lascia che ciucci questo bel cazzone … diomio che bello … e che duro !–
Non aspetta risposta, il cazzo duro ce lo ha già in mano e ingoia avidamente la cappella gonfia circondandola con le labbra. Deve picchiettare come sa fare bene con la lingua perche vedo che Aris si stira indietro e comincia a guaire come un cucciolo. Mi rendo conto che ha davvero un bell’arnese, non grosso come suo padre, ma lungo e ben fatto.
Se ne accorta anche Marisa che &egrave ben fatto, il lavoro che sta facendo con la bocca &egrave veramente da premio Oscar per i pompini. Lo insaliva per tutta la lunghezza e ne ingoia più che può succhiando rumorosamente
Il povero ragazzo geme e graffia il divano, e comincia anche lui leggermente a ruggire, specialmente quando sente la lingua di Marisa dare sferzate al suo frenulo. Lei &egrave partita ancora, sta sfregandosi le chiappe come se sborrasse di nuovo, e probabilmente &egrave così. &egrave una troia coi fiocchi, fa veramente piacere vedere come gode tenere un cazzo in bocca ed &egrave arrapante vedere il ventre squassato dai fremiti.
— Diomio che bel cazzo … ti mangio tutto tesoro … tutto … mi fai bruciare la fica … —
Quando lei prende un coglione in bocca ed aspira, Aris non resiste, con un ruggito si alza come un combattente ferito che ritrova il suo ultimo ardore e si mette a gambe larghe, forse sente il bisogno di sborrare e cerca di allontanare il momento il più possibile per godersi a lungo il lavoro della vecchia.
Vedo i muscoli del suo corpo da atleta irrigidirsi e le chiappe del suo culo stringersi a scatti. Forse tenta di resistere, ma probabilmente &egrave troppo tardi. Il suo ruggito aumenta di tono e con maniera brusca e decisa attira la testa della Marisa sul suo cazzo, glielo affonda con un colpo violente nella bocca e la tiene ferma a rischio di strangolarla.
Deve scaricare una quantità enorme di sperma perch&egrave Marisa, incapace di sottrarsi alla sua stretta, fa fatica ad ingoiare, guarda con occhi stupiti e supplichevoli il ragazzo infoiato che da colpi di reni, e gorgoglia nel tentativo di respirare e di ingoiare la sborra che la sta annegando.
Quando il ragazzo si &egrave scaricato, e dura non poco, rilassa i suoi muscoli e lascia libera la testa della Marisa.
La vecchia riesce finalmente a respirare ed a ingoiare le ultime boccate di sborra, si tiene aggrappata al cazzo ancora duro del ragazzo e se lo struscia sulle tette lasciandoci cadere le ultime gocce che escono dalla cappella gonfia.
— Madonnamia amore … mi hai quasi strozzato di sborra … tesoro quanto sborri … diomio … sono piena di sborra … nella pancia e nella figa … mi fate morire ragazzi … diomio che roba… —
Noi facciamo morire lei ?
Non direi, &egrave lei che ci fa morire, la vecchia ci ha spompati come due palloni, col suo culone, la sua ficona e le sue tette ci ha distrutti. Io sono sfinito sulla sedia ed Aris &egrave sfiancato sul divano.
Volevamo una stanza e ci troviamo qui nudi e ridotti come due stracci.
La troiona ci guarda soddisfatta con occhi lucidi, scamigliata e imbrattata di sperma com’&egrave non fa una bella vista, comunque mi consola il pensiero che la stanza ce la darà.
Ora ne sono sicuro.

( Continuerà prossimamemte )

Dinosaurio
Mi piacerebbe sentire cosa ne pensate del racconto.
dino@dinoerotico.net
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