Il servizio fotografico
Un ragazzo da poco maggiorenne, il desiderio di giocare davanti all’obbiettivo di una macchina fotografica.
(Questo racconto, è la storia vera della mia iniziazione al sesso passivo avvenuta molti anni fa a Milano. Tale storia è contenuta nell’antologia di storie vere “Milano Proibita” il cui autore mi ha concesso la facoltà di pubblicarla qui. Buona lettura)
Quando incontrai Marco, in un bar nei pressi di piazza San Fedele, in pieno centro, non avrei mai immaginato di poter ascoltare la storia che desiderava raccontarmi e di cui era stato protagonista molti anni prima.
Me la confidò davanti ad un caffè bevuto ai tavolini di un bar in un tardo pomeriggio di inizio autunno.
Quando ci sedemmo lo osservai bene, rendendomi conto di trovarmi di fronte ad un uomo che aveva passato da poco i quarant’anni, ma che ne dimostrava molti di meno, complice la prestanza fisica e la pelle liscia, quasi priva di rughe.
Marco aveva un fisico longilineo quasi atletico, armonioso nelle forme, curato. Indossava una polo blu, un giubbotto leggero ed un paio di jeans accostati ad un paio di sneakers. Aveva appena finito il suo turno di lavoro come commesso in una catena di negozi di abbigliamento poco distante.
Dopo alcune sue domande circa il tipo di libro che avevo in mente di scrivere, entrammo nel vivo della sua esperienza. Premetto che anche lui, come gli altri protagonisti delle storie che seguiranno, aveva letto l’annuncio che avevo pubblicato su di un sito di incontri per adulti.
Mi disse fin da subito che ciò che voleva condividere con il sottoscritto era tutto vero e che non avrebbe inventato nulla o aggiunto o tolto dettagli. Desiderava essere sincero, forse come non lo era mai stato con nessun’altro.
Fece anche un’altra premessa, ovvero che sarebbe stato necessario tornare indietro di una ventina d’anni, quando la quotidianità delle persone era molto diversa rispetto ad oggi, a cominciare dall’assenza dei social, e non solo di quelli. Anche Milano era una città differente da quella attuale, certamente più provinciale, ma anche con un’anima, con un qualcosa che con il tempo è andato diluendosi.
Marco aveva appena terminato il quarto anno di superiori e si apprestava, da lì a poco, a godersi le meritate vacanze estive. Figlio unico, proveniva da una famiglia come tante, la madre casalinga ed il padre impiegato. Marco era un ragazzo senza grilli per la testa, bravo a scuola, con tanti amici, ma ancora senza un ragazza. Non che non fosse piacente, ma si sentiva timido e goffo negli approcci con l’altro sesso e ciò spesso gli impediva di “buttarsi” e di tentare la sorte, perdendo così delle occasioni.
Nella sua classe alcune sue compagne, già fidanzate, suscitavano il suo interesse, ma le considerava inavvicinabili e non solo perché impegnate, ma proprio perché non sarebbe riuscito a vincere la sua proverbiale timidezza.
Eppure Marco aveva tutte le carte in regola per piacere: un fisico sportivo, un bel sorriso, modi di fare affabili. Era un ragazzo perfettamente inserito nella sua compagnia, ma ancora troppo insicuro in fatto di sesso. Non aveva avuto nessuna esperienza, a parte qualche bacio dato e ricevuto alle feste o in discoteca, ma non era mai andato più in là di questo.
A quell’età le pulsioni che provava era tante e molto diverse fra loro. Pulsioni che riteneva inconfessabili e che in quegli anni viveva con vergogna ed in gran segreto. Non aveva nulla che non andava, ma un cruccio si era affacciato da qualche tempo nella sua vita, quello relativo alle dimensioni del pene.
Marco era sicuro di essere poco dotato rispetto ai suoi coetanei. Questa cosa, oltre a provocargli turbamenti, con il tempo aveva fatto nascere in lui fantasie sempre più insistenti e di cui non riusciva a fare a meno. Fantasie che avevano a che fare con gli altri maschi e con le loro dotazioni.
Spesso dopo la doccia rimaneva nudo davanti allo specchio a osservarsi, a guardare quello che a lui sembrava un “pisellino” che non riempiva sufficientemente gli slip, a differenza dei suoi compagni di classe che invece avevano pacchi gonfi e in alcuni casi quasi incontenibili. Era come se le mutande non riuscissero a contenere certe forme abbondanti, palle e aste particolarmente sviluppate anche non in erezione, glandi che sembravano voler bucare il tessuto tanto erano gonfi e di cui si notava il perfetto profilo tondeggiante.
Marco li osservava in segreto, provando quella che non era solo invidia, ma anche una strana attrazione.
E se il suo pene era piccolo, l’attenzione di Marco era sempre più rivolta alle sue natiche che esteticamente, se fosse stato privo anche dei pochi peli che aveva, potevano venire scambiate con quelle di una ragazza.
Marco si osservava, si allargava con piacere i glutei sodi e ben torniti tra i quali spiccava quella che a tutti gli effetti era una perfetta rosellina che sembrava dischiudersi leggermente quando la guardava allo specchio.
Negli ultimi mesi le fantasie del ragazzo si erano fatte sempre più forti e particolari, portandolo, nella sua intimità, a immaginarsi impegnato a “giocare” con dei peni più grossi del suo, gli stessi dei suoi compagni che intravedeva negli spogliatoi di scuola, durante l’ora di educazione fisica, o quelli esibiti senza pudori negli spogliatoi della palestra che frequentava. Lì, uomini spesso più grandi di lui, dopo la doccia, giravano tranquillamente nudi, in un clima di rilassatezza e cameratismo al quale il ragazzo non riusciva ad adeguarsi.
Uomini e ragazzi, dopo essersi lavati, si asciugavano e senza vergogna o pudore mostravano i loro uccelli, come se fosse la cosa più normale, parlando fra loro. Alcuni rimanevano nudi per tutto il tempo necessario e oltre; molti si asciugavano i capelli rimanendo senza nemmeno un asciugamano legato in vita, quasi volessero mostrarsi, ma questa era un’idea che si era fatto il ragazzo. Quella normalità da spogliatoio turbava e allo stesso tempo eccitava Marco che dopo ogni allenamento sapeva che avrebbe potuto godere di quello spettacolo proibito.
***
Con il tempo, ispirato anche dalla visione di riviste pornografiche che guardava di nascosto, il ragazzo iniziò a praticare la depilazione intima, un qualcosa che all’epoca non era ancora così diffusa tra i maschi. L’idea di non avere peli gli piaceva, ma soprattutto in quel modo gli sembrava di evidenziare la sua parte femminile, la stessa che lo spingeva ad eccitarsi di fronte alla visione dei cazzi altrui.
Quando si masturbava sognava sempre più spesso di essere come certe giovani modelle che vedeva posare nude sulle riviste; ne ammirava i corpi lisci e perfetti, ma soprattutto lo eccitava il loro essere disinibite ed esibizioniste al punto dal farsi fotografare completamente nude ed impegnate in rapporti sessuali. Marco si immedesimava in loro, immaginando e sognando di essere come loro, di mostrarsi senza veli a sguardi carichi di lussuria e come loro ambiva a giocare con grossi cazzi.
Divenne per lui un’abitudine ritrovarsi a fantasticare su situazioni di questo tipo in cui lui era la femmina di turno impegnata a soddisfare i desideri dei maschi presenti, naturalmente tutti superdotati.
Si chiedeva che cosa si provasse a tenere in mano certi cazzi, a succhiarli, a sentirli crescere in bocca fino a farli diventare turgidi e infine si sforzava di immaginare il momento in cui essi esplodevano in getti di sperma bollente. Avrebbe dato qualsiasi cosa per essere al posto di quelle ragazze in foto che si mostravano di essere mai sazie di sborra.
Marco naturalmente iniziò a chiedersi se fosse gay, ma contemporaneamente continuava a sognare di poter fare sesso con una ragazza. Questo insieme di pulsioni così contrastanti fra loro, ma sempre più intense, lo portò un giorno a cercare di mettere in pratica la fantasia del momento, ovvero quella di potersi spogliare ed esibire di fronte a qualcuno. Marco voleva provare la stessa ebbrezza di quelle ragazze che si denudavano per l’obbiettivo della macchina fotografica, mostrandosi senza freni inibitori. Lui, come loro, nudo, pronto a mettersi in atteggiamenti sconci: questo era il suo sogno proibito che iniziò a dargli tormento.
A frenarlo dai suoi propositi c’erano numerosi fattori, primo fra tutti la vergogna di mostrarsi al mondo per come era. Mai avrebbe voluto vedersi immortalato in immagini come quelle per subire il giudizio degli altri. L’idea che i suoi genitori o i suoi amici avrebbero potuto vederlo così lo annichiliva e gli spegneva ogni desiderio.
D’altra parte pensava che avrebbe potuto farsi fotografare a volto coperto per preservare la sua identità e la sua vita privata. Sapeva dell’esistenza di riviste, dedicate al mondo dello scambismo, in cui le persone cercavano incontri e posavano per foto hot a volto coperto. Su queste riviste però la maggior parte degli annunci, spesso da parte di coppie, erano finalizzati all’incontro, mentre Marco voleva innanzitutto provare a posare nudo. Non escludeva quello che sarebbe potuto arrivare dopo, ma prima di tutto voleva soddisfare la sua voglia di esibizionismo.
La cosa poteva sembrare più complicata del previsto, almeno fino a quando non iniziò ad acquistare in edicola un settimanale di annunci commerciali e personali che un tempo spopolava in città. Lo conosceva di fama perché sapeva che vi si trovava di tutto e non mancavano quegli annunci personali dietro a quali c’era il desiderio di fare conoscenze e di dare sfogo alle proprie fantasie.
Marco iniziò ad acquistarlo con regolarità cercando ogni volta l’annuncio che potesse fare al caso suo, che lo spingesse a compiere il grande passo, a provare anche lui quell’esperienza.
Era sicuro che da qualche parte ci fosse qualcuno che cercava modelli per foto di nudo. Non pretendeva di essere pagato, ma gli sarebbe bastato incontrare un fotografo amatoriale che lo mettesse nelle condizioni di farsi riprendere senza niente addosso.
***
Quando aveva quasi perso le speranze, ecco che a metà luglio trovò, tra i tanti annunci presenti, quello che lo sorprese, facendogli capire che dietro a quelle scarne e sintetiche poteva esserci ciò a cui anelava. L’annuncio recitava così: “Fotografo professionista cerca ragazzi e ragazze disponibili a posare per foto di nudo, genere erotico e/o hard. Si garantisce anonimato e retribuzione adeguata. Astenersi curiosi”. All’annuncio seguiva un numero di telefono di Milano.
Marco per prima cosa ritagliò l’annuncio dalla pagina del giornale e lo nascose in un posto sicuro temendo di poterlo perdere. Sentiva che in qualche modo l’occasione tanto agognata era finalmente a portata di mano.
Trascorsero alcuni giorni durante i quali titubanza e paure impedivano gli impedivano di chiamare quel numero. Più volte si era recato ad una cabina telefonica poco distante da casa e aveva provato a comporre il numero. Aveva atteso che il telefono suonasse e quando un uomo aveva risposto lui aveva preferito riattaccare, senza proferire parola. Eppure, l’idea di provare, di concedersi quell’esperienza proibita ormai lo ossessionava in quell’estate sempre più opprimente e afosa per chi era ancora a Milano. Lo attendevano due settimane prima della partenza per le vacanze che avrebbe trascorso in Spagna con i suoi amici. Ogni giorno si chiedeva se fosse giusto provare a rispondere all’annuncio o se fosse meglio attendere ancora e rimandare i suoi desideri più inconfessabili forse in autunno. La tentazione di provare lo consumava ogni giorni ed il solo calmante erano le seghe, intense sedute di masturbazione sotto la doccia immaginandosi nudo a prendere cazzi.
Poi una mattina, uguale a tutte le altre, dopo una seduta di allenamento in palestra, non resistette più ed in preda ad un impulso sempre più irrazionale decise che era giunto il momento. Con il cuore in gola tornò alla cabina telefonica. Mentre vi si recava, nell’incrociare gli sguardi dei passanti, si sentiva come colui che si appresta a fare un qualcosa di proibito.
Era la stessa sensazione di quando andava a volte verso sera presso una bancarella che conosceva e che vendeva libri usati, ma anche giornaletti per adulti, fumetti e videocassette pornografiche. Marco vi si recava spesso, stando attento a non incontrare nessuno che conoscesse, anche se quella non era la sua zona. Si avvicinava all’esposizione quasi guardingo e nervoso, sotto l’occhio divertito, ma allo stesso tempo indifferente del proprietario che era abituato ai ragazzi che andavano a comprare da lui quel genere di materiale. Marco sceglieva velocemente e pagava, allontanandosi poi con l’immancabile sacchetto di plastica nero, anonimo, per occultare il contenuto peccaminoso.
Quella mattina arrivò alla cabina e con sollievo vi entrò, come se all’interno potesse sfuggire agli sguardi delle persone. Compose il numero che ormai conosceva a memoria e attese. Il telefono prese a squillare, ma nessuno sembrava rispondere. Quando stava per interrompersi la telefonata, Marco riconobbe la voce dell’uomo che aveva già sentito in precedenza.
Marco si presentò dicendogli che chiamava da Milano per l’inserzione che aveva letto sul settimanale un po’ di tempo prima, quella relativa ai servizi fotografici. Disse che voleva avere maggiori informazioni e si era detto interessato. L’interlocutore, dopo un attimo di silenzio durante il quale sembrò aver soppesato le parole del ragazzo, gli confermò che l’inserzione era ancora valida. Gli chiese quanti anni avesse e se avesse avuto già esperienze come modello.
Marco rispose con sincerità.
Il fatto che avesse diciotto anni e fosse dunque molto giovane incuriosì l’uomo che era abituato a ricevere candidature da ragazzi e da ragazze più grandi. Era parecchio che non gli capitava qualcuno appena maggiorenne. Anche il fatto che il ragazzo non avesse esperienze era un fattore interessante.
L’uomo gli comunicò che per prima cosa occorreva incontrarsi dal vivo per un provino preliminare durante il quale Marco sarebbe stato valutato. Dopodiché avrebbero deciso per quale tipo di foto il ragazzo sarebbe stato più indicato e successivamente avrebbero parlato del compenso.
Gli disse che si sarebbero potuti vedere già quel giorno stesso, se voleva, ma nel tardo pomeriggio. Accadde tutto così rapidamente che il ragazzo non ebbe neppure troppo tempo per pensarci, ma seguì il suo istinto. Accettò, non solo perché non aveva alcun tipo di impegno, ma per il semplice fatto che ormai la decisione era presa e voleva andare fino in fondo.
***
Il provino era dunque fissato. A Marco sembrava tutto un sogno, una situazione che aveva dell’irreale, troppo strana e particolare per essere vera. Non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto che la telefonata era terminata tanto era ancora incredulo di fronte a quell’appuntamento sognato da tempo e sul quale aveva fantasticato a lungo.
Gli rimaneva ora un indirizzo al quale presentarsi alle ore 18.00. Doveva recarsi a Lambrate, in una via non distante dall’omonima stazione dei treni, presso quello che l’uomo aveva detto essere il suo studio.
Marco uscì dalla cabina telefonica in uno stato quasi confusionale, con la sola certezza che da lì a qualche ora avrebbe avuto il suo primo provino da modello di foto di nudo. Tale prospettiva lo gettò in uno stato di febbricitante attesa e di eccitazione. Nel tornare verso casa si chiedeva che tipo di situazione avrebbe vissuto e che cosa lo aspettava. L’idea che sarebbe rimasto nudo di fronte ad uno sconosciuto lo eccitava all’inverosimile. Per fare un’ottima impressione decise che avrebbe dedicato il pomeriggio alla cura del corpo, perfezionando alcuni dettagli. Disponeva di tutto l’occorrente.
Dopo una doccia tiepida, si concentrò sulla depilazione intima che era parte fondamentale di quel gioco. Dall’ultima volta che si era rasato erano trascorse tre settimane e cominciavano a ricomparire i primi peli, seppur pochi. Già che c’era rifinì meglio anche il profilo dei peli pubici, dando una forma più regolare, ispirandosi a certe attrici che vedeva nei film. In pratica lasciò una piccola striscia di peli a coronare il pene. Una volta terminato il lavoro, si guardò, allo specchio del bagno ma non era ancora soddisfatto. Il candore della sua pelle tonica nelle parti intime contrastava con i peli rimasti sulle altre parti del corpo.
Decise che si sarebbe depilato completamente. Aveva tutto il tempo a disposizione e con la crema depilatoria l’operazione fu più semplice del previsto. In pochi minuti perse ogni traccia di residua villosità. Marco era ora totalmente liscio e la cosa gli piacque moltissimo. Si ritrovò a passarsi sul corpo una crema idratante, indugiando sulle chiappe e sul buchino che sentiva morbidissimo ed elastico.
Si posizionò allo specchio, mettendosi di spalle e si voltò per osservarsi meglio. Si alzò sulle punte dei piedi, allargandosi le chiappe. Era stupito del risultato. Si sentì femmina, non troppo dissimile dalle ragazze dei giornaletti. Quell’immagine gli fece diventare duro il piccolo cazzo che non riusciva a fare capolino tra le chiappe. Se avesse indossato un tanga sicuramente da dietro sarebbe stato scambiato per una ragazza. Resistette alla tentazione di masturbarsi come faceva spesso mettendosi a quattro zampe sul pavimento del bagno con il culetto all’aria, immaginando di essere osservato.
Si sfiorò il glande che si era inumidito fino a diventare lucido, ma si trattenne. Con uno sforzo, decise di rivestirsi rapidamente e di uscire. Se fosse rimasto in casa avrebbe finito per masturbarsi, mentre voleva arrivare all’appuntamento in piena forma ed il più voglioso possibile. Supponeva che il provino consistesse nel mettersi semplicemente a nudo per essere valutato, ma desiderava godersi appieno quel momento.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…