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Trio

La stazione può ingannare

By 14 Marzo 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Decisi di chiamarla per avvertirla che sarei arrivato un giorno prima. Una volta al telefono cominciai però a di paventrale tutto il contrario: di quale peso fossero i miei impegni in quei giorni, della difficoltà a liberarmi, il tutto per indurla in uno stato di rassegnazione, salvo poi con un colpo di coda finale far cadere il velo della messa in scena e dare la buona notizia. Mentre mi accingevo tuttavia a scoprire le mie carte, una voce maschile in sottofondo mi bloccò scuotendomi la schiena dal basso.
‘Ma c’è qualcuno lì con te?’
‘No Amore figurati, è solo un cliente che mi sta restituendo la chiave’ rispose con un tono quanto il più possibile asettico.
Rimasi un momento brevissimo in sospeso, come galleggiando sulla superficie dell’acqua, quindi mi limitai a salutare, mancando di terminare la telefonata nel modo in cui mi ero prefissato.
La mia ragazza gestisce un affittacamere a conduzione familiare in una nota località di mare, io faccio la spola tra la mia città e la sua divorando ogni volta tra andata e ritorno, con una frequenza considerevole, oltre seicento chilometri.
Non sono un tipo particolarmente geloso, ma quella volta la bocca impastata lasciava presagire qualcosa di inconsueto, presi il treno ed un bicchiere d’acqua non esattamente nell’ordine , per placare tanto la situazione fisica che quella mentale.
Giunsi in paese con un travestimento da far impallidire il più bislacco degli agenti segreti: cappello da pescatore beige, occhialoni da sole stile mosca appositamente acquistati in stazione da venditore nordafricano dopo estenuante contrattazione e un pizzetto disegnato con scarsa cura ma con evidente sacrificio della mia preziosa epidermide in luogo della solita barba leggermente incolta.
Mi posizionai in un economico e un po’ decentrato ostello-pensione in modo da incrociare il meno possibile persone che avrebbero potuto riconoscermi (non molte a dire la verità).
Quindi cominciai a fare il giro dei soliti posti, in cui più probabilmente, dato l’orario, avrei potuto incontrarla.
Entrai in un grande bar di fronte la spiaggia, di solito molto frequentato ma che in quell’ora era ad appannaggio dei soli ‘locali’. In una risega un po’ nascosta dalla strada vi erano flipper e giochi elettronici, per sicurezza gettai un occhio anche lì. Ed eccola finalmente.
Il suo corpo minuto e armonico,era di fronte il flipper completamente proteso sulle caviglie sportive in avanti per osservare meglio il gioco. I sui capelli mossi di un nero intenso abboccolavano sulle spalle nude carezzandola ad ogni leggero scuotimento, gli occhi profondi, sebbene poco visibili dalla mia posizione sembravano spingere da soli la pallina. L’immagine naturalmente sensuale della mia bella ventottenne in un bikini decisamente ‘fine’ (alludendo a entrambi i significati della parola) era ‘sporcata’ inevitabilmente dalla mole tozza del cugino, solo qualche anno e qualche centimetro più grande di lei, che da dietro la aiutava a impratichirsi.
La cosa mi diede un fastidio a pelle, estetico ma non solo’ e cominciai a capire rapidamente il non solo.
Il piccolo energumeno con l’espressione da facocero stitico infatti continuava ritmicamente ad accompagnare i colpi inferti alla pallina con movimenti fin troppo evidenti del suo bacino. Lo vedevo scuotere i suoi calzoncini sul perfetto sedere di Federica, i cui lobi rotondi e sodi erano divisi solamente dalla sottile striscia del perizoma e ,sempre con maggior frequenza, dalla patta fin troppo ‘in forma’. Era impossibile che lei non fosse consapevole della situazione . Di secondo in secondo l’erezione appariva sempre più imbarazzante e sempre più difficilmente i due corpi si allontanavano fino ad aderire perfettamente.
Lui sudava, visibilmente eccitato e rosso in volto e sul collo. Lei non tradiva alcuna emozione.
Improvvisamente lo sentii farfugliare qualcosa di incomprensibile e staccare le mani dal gioco, ma lei le bloccò comprimendole contro i pulsanti e sollevatasi ancora di più con le sue forti gambe da ballerina, tirò in fuori il prepotente culetto. Adesso lo spingeva decisamente avendo cura di far scivolare l’erezione nel solco delle natiche. Era di una sensualità disarmante, come ogni gesto che compiva solitamente con la sua grazia innata. Le gambe tese come cavi di acciaio, la schiena che oscillava morbida in infiniti archi ognuno identico all’altro. Non so per quanti secondi, forse un minuto, sia andata avanti questa visione, ma le onde del mare che percepivo come rumore al di fuori delle finestre le sentivo fisicamente in me peregrinando dai polmoni, al cuore, al basso ventre, fino al cervello.
Delle voci sopraggiunsero a interrompere quella strana danza. I due si staccarono rapidamente. Lui si diresse con passo nervoso verso il bagno mentre lei si ricomponeva alzando appena il filo del perizoma per riposizionarlo. La fugace vista dei peli che affioravano intorno al suo buchino, deve essere stata molto apprezzata dai ragazzi che entrarono, considerando l’intensità degli sguardi e il tono dei commenti.
Tornai all’ostello, sapendo che da lì ad una mezz’oretta Federica sarebbe dovuta tornare in albergo. Ciò che avevo visto non mi aveva sconvolto, solo infastidito. Sono infatti un tipo molto aperto e in passato mi sono trovato dentro le situazioni più varie e curiose. La cosa che proprio non mi andava giù che lei prendesse delle libertà senza neanche farmelo sapere, sapendo benissimo che non l’avrei condannata, anzi’ mi infastidivano al contrario i suoi continui moralismi su quella persona o quel modo di vivere,le ipocrisie su fantasie mie, sue o di altri, finendo spesso per discutere in modo sproporzionato di argomenti che erano affrontati, almeno da parte mia, sempre con una certa leggerezza ed ironia .
Attesi le nove, orario di chiusura della reception, con l’intenzione di attenderla e osservare quali fossero i suoi programmi per la serata, avrei potuto comunque in un secondo momento entrare in scena fingendo una sorpresa.
Nel frattempo la chiamai comunicandole che probabilmente mi sarebbero occorsi un paio di giorni ancora per liberarmi dai miei impegni. La sua reazione fu di chiara delusione, e sottolinerei sincera nonostante tutto. Ma tutto ciò era perfettamente compatibile con il suo pensiero. Lei era pura e sapeva di avere ragione’. Di cosa ancora non era dato sapere.
Fui volutamente molto allegro e più affettuoso del solito, la cosa la faceva innervosire ancora di più perchè la mia premura e sensibilità erano odiose, non potendo rimproverarmi neanche la loro mancanza. Allora ripiegò sul fatto che non le avevo chiesto della salute della nonna, una ottantenne con un’insana passione per la nutella e gli amaretti, spesso simultanea, che le procurava frequenti notti insonni e maleodoranti. Le chiesi ovviamente scusa per la mia poca attenzione, sogghignando mentalmente.

Attendevo fuori dall’albergo. La luce si spense in perfetto orario all’interno della segreteria. Ormai nel giro di 5 minuti al massimo mi aspettavo che uscisse come un fulmine pronto a scagliarsi contro un bicchiere di vino. Ma dieci minuti e ancora niente’ conoscevo le sue abitudini e questo era strano.
Decisi di entrare con le doppie chiavi di cui mi ero premunito da tempo per non disturbare quando arrivavo in orari scomodi. Feci tutto con molta lentezza per non richiamare l’ attenzione e mi fermai appena in tempo per non farmi vedere. Federica era nel corridoio in piedi davanti ad una camera sui suoi zoccoli a zeppa bianchi che la facevano apparire decisamente più alta. Indossava una mini anch’essa bianca molto morbida e capricciosa che spiccava sulle sue gambe dorate. Un top celeste molto semplice con un reggiseno abbastanza rigido completavano la sua usuale tenuta da donna di mare. Devo confessare che nonostante abbia un corpicino delizioso, l’eccitazione provocata dalle sue tenute da ragazzina dispettosa era decisamente superiore ai momenti di nudità completa, che a dire la verità quasi mi imponeva , per sua esclusiva praticità nei nostri momenti intimi.
Non riuscivo ad ascoltare le voci né a vedere con chi stesse parlando, impallato dalla porta .
Dopo poco la vidi entrare nella camera e questo mi agitò un poco, ma se dovessi dire che a questo punto mi sorprese, sarei un gran bugiardo.
Sapendo che quasi tutte le camere del piano terra si affacciano su un minuscolo giardinetto interno, mi precipitai fuori attraverso il cortiletto. Giunto lì cominciai a contare le imposte in modo da non sbagliare obiettivo e finalmente accostai il viso alle tapparelle quasi completamente giù ma con le fessure ben aperte.
La stanza era ben illuminata, ma la finestra leggermente decentrata, il che, sebbene mi nascondesse meglio, riduceva la visuale.
All’interno potevo vedere lei con un bicchiere di vino in mano poggiata al tavolino-scrittoio, mentre due ragazzi seduti sul letto ma quasi di spalle rispetto alla mia vista stavano fumando’. Dall’odore non una comune bionda , che si passavano ritmicamente. Parlavano con un’inflessione romana accennata, sebbene poche delle parole che dicevano arrivassero chiare. Facevo una fatica terribile a comporre il puzzle della visuale attraversando in tutte le latitudini le piccole isole di luce della finestra. Parlavano e di tanto in tanto udivo la risata rumorosa di Federica spazzare via lo sghignazzo cupo degli altri due. Ero lì da un quarto d’ora circa, quando la scena cominciò ad animarsi. Uno dei ragazzi si alzò dal letto andando a prendere sul comodino un portafogli. Era un ragazzo sul metro e ottanta con capelli neri corti, dai lineamenti abbastanza comuni con un fisico sportivo ma non molto pronunciato. Lo vidi estrarre cinquanta euro e porgerli a Federica che li poggiò sul tavolino, quindi li coprì con il bicchiere ancora mezzo pieno.
Il ragazzo le si accostò aprendo leggermente le gambe e serrando le sue ginocchia sulle cosce di lei. Cominciò quindi con i palmi aperti a strusciarle pesantemente il seno, partendo dal basso, strizzandolo a contatto con la pelle nuda. Continuò così per un po’ sempre più incalzante finchè dopo averle sussurrato qualcosa, tirò su un lembo del top. La fissò un breve attimo e Federica si decise flemmaticamente ad alzare le mani, permettendogli di sfilarlo via completamente. Il reggiseno nero spuntò imperioso mostrando ai due un bell’aperitivo di quel pasto succulento.
Benchè sia dotata di un seno modesto ma decisamente adatto alla sua corporatura, la sua morbidezza che nel nudo sembra essere un piccolo difetto, lo incastona perfettamente nei push-up come una gemma preziosa e gli sguardi vogliosi persi nelle sue generose scollature lo avevano sempre sottolineato.
Anche il ragazzo non potè resistere alla tentazione di sprofondare il viso tra le cupole calde ed odorose, affondando la lingua smanioso mentre cominciava a stringerla con le braccia dietro la schiena.
Abbassò quindi il bordo dell’intimo facendone spuntare il grosso capezzolo, lo bagnò , roteando la lingua per prenderlo infine in bocca e succhiarlo come un bimbo irrequieto. Lo stesso rito dall’altra parte.
Federica a cui non dispiaceva lasciarseli mordere pose la mano sul capo del ragazzo spingendolo con trasporto a ferirla per ottenere nuovamente il respiro.
Questo gesto, che reclamava una partecipazione diversa da quella puramente fisica, mi gettò in un ansia già conosciuta partorita dalla gelosia insieme all’eccitazione per la bellezza di lei, di ogni suo gesto, del suo essere così colpevolmente femminile. La mia reazione la trovai scontata, quasi auspicata, ma c’era qualcosa di vagamente angosciante stavolta.
Il ragazzo salì dal seno al collo seminando una scia di saliva. Leccava e addentava la sua preda da un lato all’altro alternativamente, mentre le mani, nascoste alla mia vista, armavano con difficoltà per slacciare il gancetto dietro le spalle.
A quel tentativo Federica si scosse, spinse via da lei le spalle del ragazzo, scuotendo delicatamente il capo e lo invitò a sedersi sul letto accanto al suo amico. Sapeva benissimo che il suo fascino con quell’indumento ancora indosso era notevolmente amplificato e sembrava non volersene privare facilmente.
Fissava i suoi due compagni di stanza con attenzione ma senza particolare tensione. Prese ad ancheggiare con un ritmo cadenzato, quasi dormiente, che pronunciava man mano che la loro partecipazione emotiva doveva sembrarle più intensa. Osservai, spostandomi di qualche centimetro, nella loro direzione, il movimento ritmato delle braccia era molto più eloquente di quanto le loro schiene cercassero di nascondere. Federica osservava gli effetti delle sue moine sui corpi che aveva di fronte con lo sguardo basso in direzione dei loro sessi e ne appariva svogliatamente soddisfatta.
La gonna sbatteva le ali di farfalla: scopriva fiori profumati levandosi e ne celava altri posandosi e
lo striminzito perizoma nero, con i suoi maligni fiocchetti sui lati faceva capolino di tanto in tanto tra le pieghe spiritose che lo arieggiavano. I due amici cambiarono posizione, sdraiandosi sul letto una volta privati dei loro pantaloncini. Ora potevo vederli quasi frontalmente con i loro sessi svettanti. Erano entrambi di misure medie, quasi identici, con una cappella abbastanza gonfia e tesa, come simili del resto erano per tutti gli altri particolari, tranne che per la misura dei capelli, decisamente più lunghi per quello che era stato finora il meno intraprendente.
Presero a menarseli con un certo vigore poggiati sulla spalliera del letto,mai distogliendo gli occhi da Federica e commentando tra di loro con allegra complicità.
Lei, luminosa come una piramide, li intontiva con un ballo diventato ora ossessivo e aperto, che non lasciava più spazio a ripensamenti, tristezze o intenzioni. Ormai i due avevano una visione completa seppure confusa della splendida rotondità del suo sedere alto e invitante, che la linea del perizoma sottolineava come si usa evidenziare una parola fondamentale e incomprensibile. Scopriva il suo triangolo sempre con maggiore frequenza mimando il gesto di scostarlo un poco per far ergere il suo pube nerissimo e folto, dai contorni rifiniti come una crostata di more.
Si riavvicinò al tavolino sul quale si poggiò con i gomiti dando le spalle ai due. Si muoveva ora con meno irruenza , morbida e sinuosa medusa e l’ampio tatuaggio che la marcava da fianco a fianco cominciò a fiorire chiaramente anche per loro dal sottobosco della gonna La sua splendida schiena definita e sottile continuava ad invitare gli sguardi mentre le sue mani tramavano nell’ombra. Improvvisamente rovesciò in alto il tessuto mostrando il suo ‘gioco’. Il filo sottile del perizoma divideva ora perfettamente le sue natiche in quattro porzioni armoniose.
Il canale alle cui pendici terminava il disegno era perfettamente in vista e qualche pelo scuro già si innalzava goloso indicando una delle due direzioni da poter prendere.
I due ragazzi erano decisamente rapiti, avevano smesso i loro commenti e martoriavano i loro arnesi con foga. Le loro cappelle umide erano molto più scure ora rispetto al glande, paonazze e tirate quasi che ad ogni colpo il prepuzio rischiasse di saltare via .
La mia bimba cattiva era solo all’inizio. Tenendo con i pollici i fianchi dello slip cominciò con studiata lentezza a farlo scivolare in basso, fino a bloccarlo all’altezza delle ginocchia divaricando le gambe e adagiandosi con l’intero busto sul tavolino . Il suo bocciolo scuro, comparve in tutta la perfezione, con il suo profilo di mandorla, salato e cremoso per il lungo ondeggiare. Il lento tratteggio di circoli in aria che continuava inesauribile, permetteva di avere un’immagine completa e appagante del dischiudersi e serrarsi dei suoi caldi e profondi anfratti. Alla confluenza di quei limpidi, saettanti ruscelli che erano le sue gambe, una piccola grotta nascondeva la sorgente che anelavo assetato di vita, immergendomi e sprofondando fino a perdermi in lei, a dissolvermi in acqua e desiderio puro.
Il perizoma in quella posizione reclamava una resa incondizionata, come una bandiera bianca. Ora lei era offerta, oscenamente a disposizione ,le mani posate sul suo candido sedere a tenere sempre più aperta la fessura che stava diventando l’ossessione di ben tre uomini. Gli altri due erano partiti di brutto, stentavano a rimanere al loro posto. Io non potevo biasimarli e dal canto mio sarei stato il primo a muovermi se non fossi stato impossibilitato a fare alcunché data la mia scomoda posizione.
Federica terminò sculettando la discesa delle mutandine senza toccarle con le mani, quando mosse i piedi per liberarsene la gonna ricadde sulla sua pelle.
Finalmente si girò e dalla sua espressione mi apparve maggiormente presa dalla situazione. Si poggiò a sedere di nuovo sul tavolino, come all’inizio e sollevata una gamba la fece scendere piegata sulla sedia, in una posa plastica.
Alzò nuovamente la gonna, tenendo le cosce ostentatamente aperte, il bacino proteso in avanti mentre con una mano si riappropriava del bicchiere di vino.
Il suo meraviglioso e curato giardino dalla peluria intensa e buia come la pece, apparve come un porto sicuro e avventuroso, nel mare di seta e carne. Stuzzicava con il solo dito medio il clitoride denso dando dei leggeri colpetti dal’alto, quindi misurava con lo stesso la via che percorreva le labbra sporgenti fino a giungere al buchino, sul quale indugiava affondando leggermente.
Andò avanti per un po’ non tralasciando altre strade: gli inguini sfuggenti, l’interno setoso delle gambe, le ginocchia e le caviglie toniche, sorseggiando il suo vino a dosi piacevolmente timide.
Fu allora che compresi una delle poche frasi fino ad allora chiare, che il tizio dai capelli più cortile indirizzò:
‘Vieni, che stiamo per venire’.
Mi ero quasi dimenticato di loro e quell’espressione sapeva di qualcosa di talmente banale e meccanico da riportarmi rapidamente alla realtà e di farmela, almeno per quel momento, temere.
Lei posò il bicchiere e si avvicinò con passo dubbioso. Appena giunta nelle vicinanze del letto i due le si gettarono quasi addosso, ma riuscì a tenerli a bada con la sua severa e controllata inflessibilità, che tante volte aveva usato anche con me. Dopo un farfuglio incomprensibile si distese sul lenzuolo, le gambe e il resto completamente in mostra.
Il ragazzo con i capelli più lunghi si avvicinò e poggiato su un fianco, prese a masturbarsi a pochi centimetri dalla sua fessura . L’altro nel frattempo continuava a dare colpi intermittenti al suo sesso e a toccarle i seni nel frattempo fuoriusciti quasi completamente dal push-up. Federica aveva gli occhi fissi sul bastone di carne pronto ad esplodere e allungò la mano per toccarlo. Il capellone le lasciò il posto liberando la presa e dedicandosi a rimestare con una certa febbrile noncuranza gli umori della mia ragazza e si abbandonò al movimento molto più delicato, tuttavia deciso di lei che spingeva la pelle del glande fino alla base per far poi scomparire la punta con uno stacco autoritario. Durò neanche un minuto questo intenso alternarsi finchè il ragazzo si liberò del suo fardello con un grugnito rumoroso, impastando di seme denso e biancastro il monte boscoso su cui si rilassò ormai privo di forze.
L’altro comprese l’arrivo del suo turno e la fece girare sulla pancia. Si posizionò immediatamente su di lei, coprendola con la sua mole. Dal suo movimento intuivo che non le era dentro, ma si limitava a strusciarlo nel solco, come avevo visto fare nel pomeriggio al cuginetto. Il suo andare e venire era sufficientemente rapido da farmi pensare che la situazione si sarebbe risolta in pochi attimi ed invece trascorsero diversi minuti, con Federica che dal suo ancheggiare sembrava cominciare a prenderci gusto, prima che cominciasse a proiettare numerosi e potenti schizzi trasparenti, che ricadevano un po’ dovunque sulla schiena, tra i capelli , sul lenzuolo franando quindi soddisfatto sul corpicino caldo che lo aveva sfinito. Quando rotolò via da lei, potei notare le tracce dell’orgasmo, quasi luminose in corrispondenza del tatuaggio.
Restarono tutti e tre supini, con lo sguardo arreso al soffitto , e una sigaretta accesa ora da uno ora dall’altra.
Decisi di ridisegnare la mia strategia, volendo provare a insinuare una novità in questa inaspettata realtà.
Mi allontanai quel tanto che bastava per poter fare una telefonata in tranquillità e la chiamai.
Rispose dopo un paio di squilli
‘Pronto amore ti disturbo?’
‘No figurati ero già a letto’ (e non era una bugia devo dire)
‘Ti do una buona notizia, arrivo domani in tarda mattinata, sono riuscito a liberarmi perché non volevo stare ancora un giorno lontano da te’
‘Ah, Bello allora ti aspetto, a che ora pensi di arrivare?’
‘Non so bene, ma ti chiamo verso le 9:00, così ti avverto’
‘Allora Buonanotte Amore’

Ora, quello che mi interessava conoscere era l’effetto della telefonata sul resto della serata (o nottata ormai).
Ripresi il mio posto da vedetta e attesi sviluppi.
Il tizio con i capelli lunghi si era addormentato ed emetteva degli strani sibili che facevano ridacchiare gli altri due.
Dopo qualche minuto Federica disse di dover andare via perché si era fatto tardi e si alzò con un fare abbastanza sbrigativo. L’altro la scrutò con gli occhi vagamente instupiditi e le propose di fare una doccia perché non avrebbe potuto andare a dormire in quelle condizioni.
Ella convenne suo malgrado e accettò l’invito di farsi aiutare ad insaponare la schiena (il trucco più vecchio del mondo) .
Mi spostai verso la finestra del bagno, di quelle che si aprono dall’alto. Mi occorreva un’altezza superiore, così avvicinai una sedia di plastica che era in giardino, pregando che non si squassasse sotto il mio peso, non certo da silfide.
Riuscivo dal taglio laterale ad avere una buona visuale. Federica scese immediatamente dalle zeppe. Ora vicino a lui nudo appariva molto più piccola. Tirò giù la gonna spettinata e inumidita, caricando di desiderio nuovamente gli occhi di’. Fabio così lo chiamò lei per dirgli di cominciare a far scorrere acqua.
Era nuda, fuorchè il fidato reggiseno, ma si liberò anche di quello, tenendo timidamente i seni tra le mani.
Entrarono sotto il getto insieme e Fabio prese una spugna che cominciò a far scorrere energicamente sulla schiena di lei . Disegnava circoli più grandi e più piccoli a seconda della superficie che incontrava lavorando dietro le spalle, le braccia, e discendendo fino al sedere a cui dedicò un’attenzione particolare, specie nel mezzo. Quindi si inginocchiò per raggiungere il retro delle ginocchia e prendersi cura delle belle caviglie tornite e dei piedini curati che tanto adoravo.
All’altezza in cui era in quell’istante aveva a disposizione una splendida vista delle sue natiche marmoree e non si lasciò scappare l’occasione di perdere il controllo, affondando la testa tra i globi voluttuosi.
Federica sorpresa sembrava volersi allontanare ma complici l’acqua calda e quel massaggio orale talmente appassionato, pensò di offrire maggiore superficie a quell’attività.
Dopo essersi assicurato la sua complicità, Fabio si rimise in piedi con una vistosa erezione che decise di posizionare esattamente dove lingua aveva tracciato il solco . Bissò lo struscio ritmato che lei pazientemente sembrava non volergli negare e tutto sommato neanche a me appariva la cosa più scandalosa della serata, sebbene mi aspettassi una maggiore freddezza da parte sua considerando ciò che ci eravamo detti.
Fabio continuava il suo andirivieni, completando però il servizio con un massaggio isterico sul petto di Federica che ora sembrava fin troppo soggiogata dalla piacevole sensazione. Lei si girò un poco come a rendersi conto con i propri occhi di ciò che stava accadendo e si trovò avvolta in un bacio ruvido e sensuale, che pareva volerle sprofondare la glottide. Mise quindi la mano all’indietro sulla nuca di lui, e questo mi sembrò la classica goccia’ ma volli riservarmi, seppure dolorosamente, quell’estremo autocontrollo di cui lei era stata evidentemente priva.
I due estemporanei amanti sembravano ora un corpo unico che cavalcava gli scrosci con l’abilità di un consumato surfista. Speravo solo che finissero subito, perché la componente erotica della vicenda andava nella mia mente man mano lasciando il passo alla discesa dei lanzichenecchi, all’arte di intrecciare vimini e alla sparizione del matematico Caffè.
La cosa che mi stava rendendo nervoso inoltre, era che Fabio aveva quasi smesso il suo pulsare da ratto in fregola e continuava la sua professionale ispezione dei polmoni di Federica, non mancando tuttavia di abbassare l’altezza del suo bacino tenendo le gambe il più divaricate possibile.
Arrivato ad un’altezza decisamente pericolosa, si riaccostò repentinamente rinnovando il suo dinamismo con le stesse identiche modalità.
Divenne scomodo continuare a baciarla e si dedicò con maggiore attenzione alla morbida passerina che si lasciava violare con uno ritmico sciacquettìo da un paio di dita intriganti. Le affondava con una misurata violenza che Federica parve gradire tanto da abbassare leggermente il corpo per sentirle meglio. Questo movimento le fece inarcare ancora di più la schiena e sollevare il culetto incontro alla sempre più efficace rigidità del suo compagno. Un movimento di lui, fin troppo studiato direi, con le dita che davanti battevano in ritirata, parve improvvisamente bloccare la situazione. Lui restò fermo per alcuni attimi, lei riavutasi da un appannamento iniziale, si sollevò sulle punte come a sfilarselo da sotto. Ecco era successo. Per un breve ma interminabile momento era stato infranto il tabù della serata. Fabio era riuscito a sprofondare il suo randello nelle bollenti e scivolose viscere della mia donna, contaminandola degli schiumosi umori che il suo canale emetteva copioso. Federica si voltò incollando i suoi seni al torace glabro e offrendogli la sua bocca impaziente. I due sessi cominciarono a riconoscersi anche da questa nuova prospettiva, e finirono per congiungersi nuovamente con il solco tra le labbra che prendeva il posto del sedere voglioso.
Lo strusciare instancabile minava le resistenze del clitoride erto come una torre d’avorio che godeva i maggiori benefici di questo strano massaggio superficiale. Non ci volle molto per sentirla soffocare un urlo tremolante ed aggrapparsi con forza a lui per non cadere , come scossa da mille elettrodi . Fu quindi il momento di Fabio che si scaricò con un ululato, mentre l’acqua portava via le tracce dei loro godimenti così come gli ultimi fotogrammi della serata.

Dopo una notte non propriamente insonne in cui le immagini però sembrarono trasfigurasi in altri mille rivoli insidiosi, la mattina ero pronto a compiere la telefonata che avrebbe fatto luce su chi fossimo davvero noi due, insignificanti interpreti di questa stentata e stantìa sceneggiatura da cinema a basso costo.
‘Pronto amore’
‘Buongiorno,Come stai?’
‘Benissimo, sono in stazione, senti la confusione?’
‘Eh si, allora a che ora vieni?’
‘ Pensavo di partire tra una mezz’oretta’
‘Benissimo allora ti aspetto’
‘Scusami Amore per averti lasciata sola ieri sera, so che è dura stare lontani, vero?’
‘Si, amore . Ma non preoccuparti l’importante e che fra poco sarai qui’
‘Già, senti lo so che sarò noioso, ma perché non inventiamo qualche gioco un po’ spinto in questo fine settimana?
‘In che senso? Non ti diverti a fare l’amore con me, come al solito?’
‘Certo, ma possiamo ad esempio provocare qualche cliente in albergo’. strusciargli contro il sedere nella reception per farti passare e vedere che faccia fa”.oppure non so scoprire un po’ le gambe sotto la scrivania e farli impazzire per cercare di vederti le mutandine’.li prendiamo in giro un po’ e poi mi piace che gli altri ti ammirino’
‘Ma che stronzo che sei’. Non sono mica una puttana, come ti vengono in mente certe cose? Ecco già sono incazzata’
‘Hai ragione amore ‘non sei mica una puttana, scusami’
‘Vabbè, facciamo finta di niente’
‘Già facciamo finta’
Il treno era in perfetto orario, esattamente mezz’ora dopo la telefonata.
Come in tante altre occasioni il viaggio può essere quello adatto ai nostri gusti e il procedere può essere confortevole , sono le stazioni a trarci in inganno.

Per commenti: fiatlux9991@hotmail.com

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