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Trio

L’adultera 2

By 18 Giugno 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Con Gianfranco avevo da anni un rapporto molto difficile e contrastato.
Lo conoscevo dai tempi delle superiori, passati da oltre quindici anni, ma c’erano già stati tra noi due grossi litigi con relative riappacificazioni.
Il primo per motivi di lavoro in quanto, avendo lui un’attività autonoma negli immobili, si convinse infondatamente ci fosse una mia responsablità nella sua crisi di clientela al tempo. Il secondo a causa di un mancato incontro al buio con due ragazze che mi avevan dato buca all’ultimo istante ed aveva scatenato in entrambi una serie di reciproche grosse ingiurie.
In definitiva la nostra differenza di carattere non sembrava farci andare a lungo d’accordo e Gianfranco non era tipo da scusarsi facilmente ingoiando il proprio orgoglio ed essendo di natura molto ombroso.
La decisa inclinazione alla perversione, che mi aveva persino condotto a spingere mia moglie tra le braccia di un altro, era però in me troppo forte per permettermi di tagliare definitivamente il rapporto con Gianfranco.
Lui era la sola persona che conoscevo attratta fortemente dal sesso più sconcio quanto me, l’unico a vantarsi di andare a letto con prostitute professioniste dichiarandosi sempre arrapato.
Il solo con cui mi inoltravo in discorsi osceni fantasticando gli scambi di coppia, i triangoli sessuali e tutti gli argomenti di cui i più tacciono scandalizzati.
Ma era anche il classico vigliacco a cui sarebbe consigliabile non dare mai le spalle e che gode nel trarre vantaggio a discapito del prossimo.
Grazie alle sue qualità, non aveva mai avuto, n&egrave a lungo, una grande quantità di amici.
Una volta conosciuto insomma si cercava di evitarlo.
Tuttavia il mio carattere poco incline alle relazioni sociali limitava drasticamente le mie amicizie.
E la punta consistente di masochismo facente parte della mia indole nonch&egrave la riluttanza a frequentare solo gli amici di mia moglie Francesca mi spinse a tentare di riallacciare con Gianfranco.
‘Lo vuoi fare sul serio ?’
chiese lei informata delle mie intenzioni e conoscendo i nostri burrascosi trascorsi.
‘Si … dopotutto non posso dare a lui tutte le colpe … ‘
‘Da quanto mi hai raccontato non mi sembra non sia così … ‘
‘Sai .. a mente fredda e col senno di poi le cose le vedi sotto un’altra prospettiva … ‘
tentavo di depistarla per non farle intuire quanta morbosa perversione si celasse dietro le mie intenzioni
‘ .. Voglio intanto provare a chiamarlo al cell … magari ha pure cambiato numero nel frattempo. Chissà …. ‘
aggiunsi mascherando quanto in realtà desiderassi tornare a frequentarlo per metterlo anche al corrente del mio recente matrimonio e ostentandogli ansioso la mia bionda sposina certo gli fosse piaciuta rammentando le nostre comuni intime fantasie.
‘Fammi sentire la sua voce .. ‘
chiese all’improvviso Francesca con un tono curioso
‘Beh .. io sinceramente non voglio parlargli subito .. però magari puoi rispondere tu .. ‘
le dissi solleticato dall’idea che ci fosse un primo contatto tra loro due.
Al suo cenno di assenso composi il numero ancora ben presente nella mia rubrica dopo aver selezionato la chiamata anonima.
Poi passai il cellulare a lei.
Il tempo di qualche squillo e Francy si fece sentire
‘ …. Pronto …. Ciao …. Oh, cercavo Marzia …. Ho sbagliato numero ? Mi scusi …. Cosa ? Grazie …mmm … molto gentile …. Mi scusi ma devo chiamare la mia amica ora.
Grazie …. E’ stato un piacere, davvero. ‘
Concluse sorridendo e dopo aver usato un tono da civetta.
‘Ha una bella voce …. ‘
aggiunse dopo qualche istante soppesandola nella sua mente.
Tra i due il primo contatto era stato ampiamente positivo, come immaginavo.
‘Ti ha fatto una proposta ?’
le chiesi diretto e sarcastico
‘Voleva il mio numero … E’ simpatico, mi pare …
Mi piacerebbe conoscerlo. ‘
mi rispose avvicinando le umide e morbide labbra al lobo del mio orecchio.
Poi, sculettando come sapeva fare, si diresse in bagno.
Dopo un primo preoccupante periodo il nostro rapporto coniugale aveva recuperato parecchio terreno.
Francesca &egrave femmina che ama sentirsi libera e desiderata da altri uomini come era sempre stata prima del matrimonio.
Desiderio che forse nemmeno lei credeva le fosse indispensabile.
Non avevamo più fatto menzione del suo adulterio consumato sotto il nostro stesso tetto con me a spiarlo e a incentivarlo.
Probabilmente ancora troppo legati da una falsa moralità che ci faceva respingere la rottura delle restrizioni imposte dalla unione cristiana in un paese bigotto come quello in cui abitavamo.
Ma il ricordo era indelebile.
E il seme di un altro aveva bagnato l’utero di mia moglie.
Ogni tanto Francy si imbronciava ancora.
Troppo distante da un passato di ragazzina viziata fatto di notti lunghissime tra la disco e gli amichetti.
Però aveva anche assaporato una dimensione di coppia trasgressiva che le prometteva un futuro alternativo.
Non me lo aveva confidato ma le si leggeva in viso la beatitudine libertina ricevuta nel potersi concedere ad un altro con il mio consenso.
Come una bimba che fatta passare sempre accanto alla chiesa viene affacciata al lato opposto dove si erge un negozio pieno di dolci.
Ero un cornuto.
Destinato a veder crescere le proprie corna a dismisura.
Ma era lo scotto da pagare decidendo di sposare una ragazza come Francesca.
Il sogno proibito che inseguivo da una vita; concedere la mia donna ad altri.
Finalmente lo avevo coronato ed ero allibito dalla facilità con cui lo avevo raggiunto dimentico spesso, per amore, di aver scelto al mio fianco una potenziale cagnetta che si sarebbe felicemente saziata delle mie perversioni.
Il giorno successivo telefonai a Gianfranco. Stavolta parlandogli.
Una chiamata che lui anelava da tempo ricevere avendomi svariate volte comunicato in sms che avrebbe atteso le mie scuse.
Dopo essermi sorbito un lungo sermone su quanto ed in quanti modi lo avessi offeso, essersi goduto appieno e diverse volte le mie mortificazioni che spingeva astutamente per rendere vicino all’umiliazione quale suo estremo piacere, rispose che avrebbe dovuto meditarci sopra sul mio tardivo tentativo di riappacificazione pur non riuscendo a trattenere un tono di profonda soddisfazione.
Per l’ennesima volta avevo chinato la schiena a Gianfranco e lui aveva fatto di tutto per rendermelo il più pesante e umiliante possibile.
Ma il mio ormai dilagante masochismo mixato dalla crescente perversione non era appagato.
Sarei stato messo a terra e sarei rimasto prostrato e umiliato totalmente se la telefonata fosse avvenuta tre mesi prima.
Ma ora c’era Arianna che faceva la differenza.
E il mio demone personale lo sapeva bene;
per farmi frantumare completamente e per sempre da lui, per sancire la sua superiorità, dovevo mettere sul piatto mia moglie.
Così gli rivelai della telefonata della sera prima.
Di chi fosse realmente dall’altra parte della cornetta.
Di come si fosse confidata su quanto aveva reputato interessante lui e la sua voce esprimendo il desiderio di conoscerlo.
Come immaginavo Gianfranco colse la palla al balzo rizzando le orecchie.
Sapendomi adesso sposato aveva anche lui identificato in Francesca la sola ed ultima più importante mattonella per vendicarsi di qualsiasi rancore rimastogli.
Potevo supporre cosa la sua mente con il chiodo fisso stesse cercando di architettare e gli feci assaporare per qualche istante il boccone per impreziosirglielo un poco.
Si trattava pur sempre della mia donna.
La donna che amavo.
Dovevo fargli crescere la morbosità di cui lo sapevo già disporre, la stessa che lo consumava nel bramare le proprietà e gli affetti altrui.
La stessa che consumava anche me nell’istigargli il desiderio di avere mia moglie.
Gliela descrissi minuziosamente ben sapendo che l’avrebbe agognata anche se non fosse stata carina come invece ampiamente era.
Poi gliela volli offrire dichiaratamente invitandolo a cena da noi.
Avvertivo il suo respiro sibilare come quello di un serpente persino dal cellulare e compresi che avrebbe accettato ancor prima di sentirglielo dire.
Adesso era fatta.
Avevo pianificato e programmato la mia resa totale alla perversione.
Acquistai del buon vino dalla forte gradazione alcolica, procurai gli ingredienti della cena e tornato a casa misi al corrente Francesca che avremmo avuto un ospite la sera successiva.
‘Lo sai che il vino io lo reggo poco, vero ?!’
sottolineò osservando le bottiglie con occhi sbarrati.
Non le risposi ma le sorrisi di sfuggita.
Era ansiosa di conoscere Gianfranco dopo tutto il mio parlarle di lui.
E, con vanità femminea, voleva far subito colpo; scelse un corredo da sera molto provocante e sexy: un maglioncino di cotone leggero da indossare senza reggiseno e dalla profonda scollatura con doppio risvolto sbuffoso (se avesse fatto movimenti troppo bruschi le sarebbero fuoriuscite le tette, una graziosa seconda che ben si adattava al suo fisico longilineo ed asciutto) di color nero, una mini corta che le copriva solo l’inguine e appena parte della coscia sempre nera, i collant che le avevo regalato con apertura a strappo in mezzo, un paio di decoll&egravete a punta lunga da sembrar scialuppe con il suo piede numero 41 e con tacco vertiginoso.
Come prevedibile Gianfranco le puntò i fanali addosso per tutta la cena con sguardo libidinoso.
I due strinsero fin dal principio un ottima intesa supportata dalla naturale civetteria di Francy e dal suo senso di ospitalità.
E come altrettanto prevedibile la mia bionda mogliettina divenne presto brilla a causa del bicchiere che non lasciavo mai senza vino.
Avevo in mente un piano ben preciso e per renderlo credibile dovevo approfittare, seppur a malincuore, delle sue debolezze.
Frattanto la conversazione si spostava su binari piccanti lanciati dal mio stesso amicone
‘ … Io ho delle amiche di letto, non una ragazza fissa, quando ne ho voglia le vado a trovare e .. le trovo sempre disponibili e calde .. e a volte non uso il preservativo !’
proferì privo di riguardi con un sorrisetto maialesco nelle sue vanterie.
‘Beh … se io fossi una tua ragazza .. mi spiace ma ti lascerei .. mica ci verrei con te dopo che vai con quelle .. senza preservativo !’
ribatteva Francy ondeggiando il bicchiere sotto l’effetto del vino con un barlume di buonsenso in una testolina ormai torbida per l’alcool.
‘Chissà, Francesca … chissà … ‘
obiettò lui ridacchiando con occhi lussuriosi
‘ … Mi gira la testa … uffff … forse ho bevuto troppo, Alby …. ‘
mi disse poco dopo comprendendo di aver superato il proprio livello di tenuta del vino.
E lo aveva superato di parecchio.
Aiutandola ad alzarsi la feci sdraiare lentamente sul divano.
La testa appoggiata ad un bracciale, una gamba distesa e l’altra piegata verso terra spingevano le cosce ad una buona apertura.
La mini si era ritirata quasi all’inguine ed un seno rilassato dal dorso orizzontale era scivolato sino all’ampia scollatura sbuffosa denudando una piccola parte dell’aureola del capezzolo.
Finsi di non accorgermene permettendo a Gianfranco di lustrarsi la vista con le parti intime di Francy.
Ma mi soffermai un istante più del necessario sulla sua patta dei pantaloni ora rigonfia.
Poi alzai gli occhi lentamente scontrandomi con il suo abituale sorrisetto porcellesco e soddisfatto di s&egrave.
‘E’ meglio se vado in farmacia a prendere qualcosa … non l’ho mai vista tanto sbronza … sai, quando &egrave così non si accorge nemmeno di un terremoto … ‘
gli dissi scrutandolo nelle pupille che divennero persino luminose sentendo le mie parole
‘Potrei star via per più di mezz’ora se vado alla farmacia in piazza … Stai tu con Francesca … ‘
aggiunsi soppesando bene quanto dicevo per metterlo nelle condizioni migliori possibili e fargli capire bene che gli stavo offrendo l’opportunità di approfittarsi indisturbato di mia moglie.
‘Vai pure, Alberto … ‘
mi fece eco raggiante come un affamato lasciato solo davanti ad una tavolata imbandita di cibarie.
Ora era tutto nelle sue mani, nella parte rimanente del piano perverso che avevo concepito io stesso non c’era più posto per me.
Mi avviai verso la porta con Francy riversa sul divano come adagiata da me, adesso sprofondata nel sonno causatole dal vino.
Velocemente feci il giro della casa rientrando da una porticina sul retro.
Facendo attenzione a non fare alcun rumore.
Raggiunsi il balconcino sul salotto dove erano entrambi e che dava su dei campi portandomi sulla soglia della vetrata.
Al buio e senza luci particolari addosso nessuno del vicinato mi avrebbe scorto.
Ma da quella posizione potevo vedere tutto quello che avveniva dentro la stanza.
Il piazzamento mi richiese non più di due minuti.
La tenda evitava di farmi notare da chi stava all’interno ma la luce del lampadario mi faceva osservare bene il mio obiettivo.
Lui le era accanto girandole lentamente il viso grazie alla mano posta sotto il mento
‘Mica male … mica male !’
ripeteva a s&egrave stesso compiaciuto
‘Fammi vedere ‘ste tettine …. ‘
domandava divertito a lei che nel sonno non poteva certo rispondergli.
Con ambo le mani allargò la scollatura del maglioncino mettendole in risalto seni e capezzoli, poi prese a tastarglieli come fosse al mercato valutando la frutta da acquistare.
‘Slasse … come quee de e vache ! hi, hi, hi … ‘
ridacchiò in dialetto veneto.
Francesca non possedeva un seno tosto e florido come alcune ragazze, ma piuttosto morbido e rilassato essendo magrolina.
Da bastardo Gianfranco lo accostava a quello delle vacche da stalla; non avrebbe mai ammesso che la mia donna disponeva di belle tette in nessun caso.
Se le strizzò a proprio piacimento per un pezzo.
Premendole e tirandole, girandole in contrazione con forza e strizzando i capezzoli con le dita.
Lui ridacchiava divertito e lei mugugnava dolorante per le pesanti attenzioni, come prevedevo, senza destarsi dal profondo sonno.
Dopo essersi stancato di giocarci ed aver reso arrossata dalle manacciate la pelle bianca e liscia di Francy, sollevò quel poco che bastava la corta mini.
Scoprì l’inguine ed osservò con interesse maialesco i collant a strappo in mezzo che fungevano da mutandine.
Aprì lo strappo allargandolo per bene con le dita ed un ciuffo di peli neri venne immediatamente alla luce.
Carezzò brevemente la soffice peluria gustandosi l’attimo trionfale.
‘Ah … non verresti con me perch&egrave vado a puttane, eh ?!?
Ci sono andato anche tre giorni fa … e senza goldone !’
si vantava rivolgendosi a Francy che gemeva nel sonno sentendosi carezzare le labbra nude della fica.
Poi Gianfranco si sputò abbondantemente sulle dita riempendole di saliva colante e le portò a contatto con la fregna di Francesca massaggiandola facendo pressione.
Quindi si calò pantaloni e mutande rivelando un cazzo in tiro che a occhio pareva più lungo del mio.
Lo avvicinò alla peluria infradiciata dalla saliva e vi si immerse con una spinta decisa e poderosa flettendo le anche.
Nello stesso momento Francesca mugugnò dolorante agrottando la fronte ad occhi chiusi ed inarcando per riflesso la schiena.
Le era entrato in fica.
‘Alberto … amore … aghhh … nghh … nmhhsssiii … ahh .. aaahh .. ‘
latrava lamentandosi senza riuscire a interrompere il sonno della sbronza mentre Gianfranco si muoveva a ritmo dentro il canale uterino con sempre maggiore facilità.
Stava scopandomi la moglie e lo avevo indotto io a farlo.
Presi a segarmi da sopra la patta rigonfia desideroso di far parte della monta adulterina e indecente.
Afferrandole le gambe da dietro le ginocchia le aprì le cosce a spaccata e cominciò a fiondarsi in lei con colpi più profondi e violenti
‘Toh .. toh .. toh .. toh !!! ‘
sibillava costringendola a dimenarsi scomposta per il rinculo possente delle sue mazzate in utero e penetrandola sino alle palle.
Il divano flesso e ricurvo per le botte ricevute sotto il peso dei due corpi.
Il ventre obeso di Gianfranco a schiaffeggiare e schiacciare quello piatto di Francy sottraendole fiato ad ogni nuovo affondo.
Lei boccheggiava strabuzzando ogni tanto gli occhi per le fitte provocatele dalla sbattuta selvaggia ora semi sveglia ma incapace di mantenerli aperti o di recuperare lucidità.
Nell’impeto virile imposto alla scopata perse anche una delle lunghe e sensuali scarpe che cozzò a terra colpendo con il tacco.
Ora l’amico retrocedeva sino alla cappella per rituffarsi tra le teneri venature con maggior slancio e forza di colpo sino alla radice.
Mia moglie ad ululare di dolore appena la nerchia affondava come una sciabola impietosa sfondandola ogni volta di più.
Un paio di volte si portò di riflesso la mano tra i denti mordendola non potendo sottrarsi in altro modo al suo seviziatore scatenato.
Alternando i mugugni di dolore a quelli di piacere ma sempre stordita dal torbidio del vino in corpo.
‘Te spaco la mojere … fiol de na roja .. te la sfondo fin la gola !!!! ‘
ansimava tra rabbia e lussuria Gianfranco rivelando un profondo rancore nei miei confronti che sfogava demolendo con violenza l’utero della mia inerme compagna.
Notai sgranando gli occhi, quando lo ritraeva, che il suo uccello era cresciuto maggiormente in lunghezza più di quanto già non fosse.
Una lama sottile ed incandescente a lacerare la fica di Francesca che era un canale tenero e ricco di morbide venature.
Un brivido freddo mi attraversò per un attimo la schiena non avendo previsto i segni indelebili che la nerchia inattesa di Gianfranco le stava lasciando.
Ma poi la mia natura perversa ebbe il sopravvento conferendomi una piacevole sensazione alla consapevolezza di quanto stava subendo mia moglie da un altro uomo.
La devastò con la sua lama di carne per diversi minuti strappandole singhiozzi e urletti.
Quindi indietreggiò irriggidendosi fermandosi a metà strada quasi incerto, penetrò nuovamenente con buona parte della sua lunga fava e chiuse gli occhi assalito dall’orgasmo
‘Too-oo-ooohhh … A te ingravido la tò putanaaahh … ‘
mugugnò con tono di profonda soddisfazione riempendole l’utero del suo seme.
Con una chiazza umida sulla patta provocata dal mio orgasmo, ritornai lentamente e a gambe larghe verso l’entrata principale.
Sfilai il maglioncino dai pantaloni per ricoprire il frutto del mio piacere e tornai da loro dopo qualche minuto.
Persi tempo rumoreggiando sulla porta per avvisare Gianfranco del mio sopraggiungere e rientrai in salotto.
Francy senza una scarpa e con i vestiti leggermente stropicciati era grossomodo messa come la avevo lasciata, ma semi sveglia.
Lui con aria beata sedeva vicino.
Dissi che il farmacista mi aveva consigliato di non darle farmaci per ora e accompagnai l’amico alla porta.
‘Ti son sempre piaciute le bionde, eh?!’
boffonchiava simulando un malcelato interesse di sufficienza ora che si era fatto i propri comodi con lei.
‘Quando vuoi la porta &egrave sempre aperta per te .. con gli amici divido volentieri .. tutto. ‘
sottolineai remissivo e consenziente per quanto evidentemente successo tra loro in mia assenza.
Sorridendo beffardamente se ne andò raggiante.
Francy si era riassopita sbronza.
Alzai la mini trovandole l’apertura a strappo sui collant semi aperta e fradicia.
Con il fazzoletto la aprì asciugandole alla meglio il pelo impiastricciato e le labbra schiuse della fica tumefatta e gonfia che grondavano rivoli di sperma.
‘… Mmmmhhh … che scopata, Alby .. mi hai rotta tutta stavolta, gioia mia … hic …. ‘
gemette per un istante ignara per poi ritornare a dormire ……………….

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