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Trio

LAURETTA cap. 10 Ultimo atto

By 25 Novembre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

LAURETTA ULTIMO ATTO
Al mio ingresso nella camera sorpresi le parole dolci e anche osé che Gianni rivolgeva alla ragazza che adesso, distesa sopra di lui si muoveva languidamente sospirando con voce lamentevole strusciando il giovane corpo tutto. Le cosce divaricate mostravano alla loro giunzione il membro sul quale scivolava strofinando ad occhi chiusi le tettine sopra il petto del mio uomo mentre le mani di lui stringendo le sue natiche la spostavano avanti e indietro. Non mi aspettavo tanta passione da parte di Lauretta e tanto coinvolgimento da parte di Gianni.

Ero quasi folle per la gelosia e accolsi con sollievo il nuovo orgasmo della fanciulla accompagnato da gridolini; orgasmo che Gianni aiutò spostandola più velocemente finché spossata si abbandonò sopra il corpo di lui. Ora il mio uomo enormemente eccitato voleva il suo godimento, rotolò sul letto trascinandola sotto di lui quindi si sollevò per non schiacciarla, il suo membro uscì scattando verso l’alto. Mio dio, com’era teso il suo cazzo! Pulsante, ondeggiava sopra quella fichina più volte soddisfatta ma non ancora sazia perché nel vederlo, gli occhi di Lauretta ebbero un lampo, le sue braccia si tesero in un muto appello, poi la sua invocazione:

“Ancora. . . si, ancora. . . voglio ancora!” Lui si sollevò sulle ginocchia e afferratala alle anche l’attirò a sé. Le mani di Lauretta ancora una volta si chiusero attorno al membro divenuto sensibilissimo, attirandolo, o più precisamente infilando su di esso la sua vagina che il piacere ricevuto aveva reso dilatata e pronta. Gianni quasi incredulo davanti a tanta libidine ritirò lentamente il pene e lo affondò adagio ricevendo un sospiro prolungato, lo ritirò e lo affondò ancora, questa volta scuotendo il giovane corpo riverso.
 

A questo punto ripresi a far andare le dita nella mia fica vedendo il mio uomo alle prese con quella ragazza che dentro di me cominciai a chiamare “troietta” perché istintivamente si era inarcata toccando il giaciglio solo con la nuca per allineare la sua vagina al cazzo che adesso andava e veniva dentro di lei velocemente, le sue tettine oscillavano appena tanto erano piccole, avanti e indietro ritmando la scopata che a poco a poco diventava selvaggia, brutale, dalla bocca della troietta uscivano lamenti estasiati e invocazioni degne di una femmina navigata. Ero esterrefatta e folle di gelosia davanti al piacere del mio uomo, udendo i suoi rantoli farsi sempre più alti nella stanza, mi masturbavo, si, ero gelosa e mi masturbavo furiosamente per venire insieme al mio uomo forse inconsciamente illudendomi che fosse lui a farmi godere.

Sentii che stavo entrando in orgasmo e in quel momento capii che anche il mio uomo era sul punto di venire. Con terrore realizzai che avrebbe eiaculato dentro la fanciulla e questo non doveva assolutamente avvenire.
“Gianni!” urlai. Lui volse la testa guardandomi come allucinato ma non si fermò, continuò a far andare il cazzo furiosamente, i rantoli e le grida salirono di volume riempiendo la stanza. Solo alla fine, quando giunsero al culmine, ebbe un barlume di lucidità che gli consentì di uscire dalla fanciulla.

Un getto chiaro si levò colpendo la ragazza al collo, a quel caldo contatto, Lauretta si adagiò completamente, allungò una mano e afferrato il membro in orgasmo prese velocemente a masturbarlo, altri getti seguirono colpendola fra le tettine poi sull’addome e infine sul ventre. Lei continuò a menare gioiosamente il cazzo esclamando: “ si, si, si, si, si.” mentre con l’altra mano si spalmava lo sperma sul collo, sui piccoli seni, sulla pancia, come fosse una crema di bellezza.

Ero esterrefatta, in quel momento odiai la ragazza che avevo tanto amato, odiai il mio uomo e odiai anche me per aver consentito e accettato questa situazione, ma sopratutto per aver goduto insieme a loro in un trio al quale non avevo partecipato ma che aveva provocato in me un orgasmo del quale sentivo ancora gli spasimi. Mi sedetti su una sedia con una tovaglietta per detergermi fra le cosce. Nella stanza aleggiava un odore di sperma misto ad odore di fica, della mia fica perché quella di Lauretta era sì bagnata, ma di unguento lubrificante. Mi passai una mano sui seni, erano duri, ancora duri, trasalii sfiorando i capezzoli.

Guardando la coppia nuda sul letto capii che non avevano ancora finito, Gianni stava tributando alla puttanella le coccole che fino ad allora aveva riservato solamente a me, vezzeggiandola, detergendo lo sperma di cui era imbrattata con un angolo del lenzuolo. Lei si crogiolava sotto le sue mani accarezzandolo a sua volta in maniera indecente, entrambi dimentichi della mia presenza.
Lo so, avrei dovuto andar via, fuggire dall’oscena coppia ma non lo feci, rimanendo immobile sulla mia sedia, una mano fra le cosce, l’altra ad accarezzarmi i seni talmente duri che mi facevano male.

Con occhi sbarrati vidi Lauretta afferrare ancora il membro traendolo a se, non curandosi di trovarlo praticamente floscio, costringendo Gianni ad avanzare sopra il suo corpo con le ginocchia aperte. Giunto sopra il suo viso, lei fece lo sforzo di sollevare il capo, lui la sostenne con la mano dietro la nuca e lei aprì la bocca. Dire che prese in bocca il suo cazzo non risponde a verità, lo aspirò, si lo aspirò come una bambina aspira un ghiacciolo, lo vidi entrare per intero nella sua bocca, lui poggiò le mani alla spalliera del letto guardando sotto di se quel viso angelico di cui vedeva solo parte del capo con i capelli dorati sparsi, la fronte, gli occhi, il naso e null’altro ma sicuramente sentiva il suo succhiare e io vedevo le guance incavate della giovane troia e quando lui cercò di arretrare le reni lei si aggrappò al suo culo trattenendolo per un tempo che mi parve lunghissimo finché la sua bocca non riuscì più a contenere il membro in erezione e tossendo dovette lasciarlo uscire.

Era duro il cazzo del mio uomo e grondava della saliva le cui gocce viscide cadevano sul giovane viso, lei tossì ancora, ridendo respinse di lato l’uomo che si lasciò fare completamente soggiogato e lanciandogli un’occhiata assassina si voltò a pancia in giù.
“Troia, troia, troia!” urlai dentro di me odiandomi ancora per essere stata proprio io ad aver preparato la ragazza a quello che sapevo sarebbe avvenuto, lo avevo fatto, prima abituando il suo culo a contenere un plug propedeutico al cazzo che adesso voleva ricevere, poi per averle fatto conoscere il piacere che può dare un membro che scorre nel proprio ano, avendola io stessa posseduta proprio lì con quel dildo vibrante.

Ero pentita, veramente pentita, era colpa mia se Gianni guardava adorante il giovane corpo disteso, quel culo piccolo e paffuto come lo hanno le adolescenti, e Lauretta lo aveva bello, veramente bello, da baciare, Sorrise vedendo che lui si chinava, aveva voltato il viso e lo guardava incoraggiandolo con gli occhi e con il sorriso, lui passò brevemente le mani lungo la sua schiena e quando lei le sentì sulle natiche, divaricò leggermente le cosce.
Con orrore misto a una eccitazione incredibile che ricominciava bagnare la mia fica e che colando a gocce sulla sedia bagnava anche il mio sedere, vidi le labbra di lui percorrere le tenere natiche precedute dalle mani le cui dita presto scivolarono nell’adorabile solco.

Il sesso di Lauretta luccicava per l’unguento che ne aveva incollato i peletti, le dita maschili percorsero la fessurina socchiudendola, risalirono il solco soffermandosi sopra il suo buchino senza nessuna protesta da parte della troietta, le dita scesero ancora, risalirono portando verso il buchino altro unguento, poi uno di essi lentamente, delicatamente iniziò ad affondare. Lauretta trasalì. “brava, brava. . . così. . .” La voce di Gianni tradiva la sua emozione, senza sapere che la troietta adesso voleva proprio quello, prendere il suo cazzo nel culo! D’altra parte il momento era propizio in quanto i ripetuti orgasmi di cui aveva goduto avevano fatto rilassare sufficientemente il suo corpo da prepararla a quello che sarebbe avvenuto. Sapevo per esperienza, che il momento migliore per essere inculata è verso la fine di un rapporto purché l’uomo sia ancora sufficientemente capace, e Gianni lo era eccome!

Il dito affondò completamente, uscì, entrò ancora, continuando finché il suo scivolare divenne agevole, poi le dita furono due e mentre adagio le affondava riprese a rassicurarla “così, ecco. . . così, così, , ,” poi le roteò e mentre lo faceva presentò il tubetto del lubrificante facendone uscire dal beccuccio una dose abbondante che spalmò tutto attorno le pareti interne dell’ano, poi ritirò le dita e sollevandosi si alzò portandosi ai piedi del letto “Vieni!” disse accompagnando la parola con un gesto eloquente.

Come farebbe una troia navigata Lauretta indietreggiò sulle ginocchia fermandosi sul bordo del letto, con la mano aveva trascinato il cuscino dove poggiò il viso che volse verso il maschio, il mio maschio, poi con un sorriso assassino divaricò le ginocchia e incavò le reni facendo risaltare in modo irresistibile il bel culo. “Che puttana!” urlai dentro di me chiedendomi chi le avesse insegnato tutto questo, forse era già nata troia? Ancora una volta mi odiai perché la puttanella non stava eccitando soltanto Gianni, eccitava anche me!
Senza che neanche mi accorgessi, la mia mano era ritornata fra le mie cosce e le mie dita scorrevano nei succhi della mia fica, ma fu quando lo vidi strofinare il glande più volte lungo l’adorabile fessurina prima di farlo risalire nel solco delle natiche aperte, puntandolo poi sul tenero orifizio che cominciai a stuzzicarmi il clitoride.

Appena cominciò a spingere iniziarono i lamenti di Lauretta, flebili lamenti da bestiolina impaurita e per un tempo che mi parve lunghissimo il cazzo di Gianni rimase immobile nella curva delle sue natiche, sapevo che stava premendo ed era istintivamente che lei serrava l’ano al corpo ancora estraneo. Volse a me gli occhi in cerca di aiuto ma vedendo la mia masturbazione li chiuse e porto una mano sotto di se in fondo al suo ventre. Il suo braccio si mosse, si mosse finché riuscì a rilassare sufficientemente i muscoli e il cazzo affondò con un’accelerazione che fece sbattere il bassoventre dell’uomo contro le natiche della ragazza scuotendo il suo corpo tutto.

Gianni ansimava mentre dopo un lungo mugolio la giovane troia aveva riportato la mano sotto la guancia e adesso mi fissava con uno sguardo all’insieme ironico e trionfante.
Aggrappato alle sue anche lui la tenne premuta contro di se per un tempo che mi parve lunghissimo poi quando giudicò o piuttosto percepì nel membro il rilassamento dell’ano nel quale era immerso, si mosse con brevi e violenti scatti senza che vedessi alcun movimento del pene, ma la ragazza lo sentiva eccome, perché emetteva un piccolo guaito ad ogni scatto, poi cominciò ad ansimare. Anche lui ansimava, evidentemente i due stavano provando piacere e ansimavano estasiati come cani in accoppiamento che godono senza staccarsi.

Adesso Lauretta cercava di resistere puntando le braccia a quei colpi brevi e veloci che facevano ansimare entrambi per il godimento, anche se non vedevo esternamente l’escursione del cazzo, capivo che ogni colpo provocava un movimento lieve ma sufficiente ad accarezzare le pareti interne del suo ano dandole piacere senza provocarle dolore.

Con me non aveva mai usato tanta delicatezza, pensai piccata, mi inculava e basta! Durò abbastanza a lungo, Gianni ansimava sempre più forte mentre la ragazza ora emetteva lunghi lamenti, infine, lui si rovesciò di lato non staccandosi dalla troietta, le sollevò una gamba che subito lei agganciò alla piega del ginocchio mantenendola alzata. E mi guardò ancora la troia, aveva le guance accese, adesso vedevo bene la fichetta unta e al di sotto, i testicoli del mio uomo come se appartenessero alla ragazza, poi apparve un tratto del cazzo che lentamente rientrò nel suo culo, riapparve. . .

La penetrava lentamente, dolcemente, lei rapita dal piacere volse il viso a lui dandole la bocca aperta, le loro bocche rimasero incollate mangiandosi l’una con l’altra, udivo i mugolii della troietta nella bocca del mio uomo mentre il cazzo usciva e entrava più rapidamente nel suo culo, sempre più rapidamente, lei lasciò la gamba che lui passando il braccio alla piega del ginocchio agganciò, mentre con le dita le accarezzava i capezzolini, quelli della troietta scesero alla fica muovendosi velocemente, le sue grida vennero soffocate dalla bocca che la beveva, e il cazzo andava e veniva, andava e veniva. . .

Lauretta urlò il suo godimento nella bocca dell’uomo e. . . anch’io venni con lunghi fremiti e spruzzai! Si, per la prima volta nella mia vita spruzzai! Dalla mia fica uscirono zampilli limpidi che colpirono il bordo del letto. ero tutta un fremito e gemevo guardando allucinata al di sopra del cazzo che lui muoveva ancora, le dita della troietta continuare per un tempo a muoversi alla sommità della giovane fica prima che si abbandonasse esausta.
Io tremavo tutta, il corpo percorso da brividi, sollevando e abbassando il bacino mentre i fremiti continuavano, non capivo cosa mi stesse capitando. Non sapevo che lo squirting fosse così devastante.

Intanto Gianni si era girato sulla schiena trascinando la ragazza sopra di lui, Lauretta aveva gli occhi chiusi e giaceva inerte. Adagiata sopra il petto dell’uomo, le gambe divaricate per il cazzo duro che le allargava ancora il culo, le ginocchia sollevate e i piedi poggiati ai lati delle cosce di lui, sarebbe sembrata priva di vita non fosse per il respiro che sollevava e abbassava il suo petto che ora sembrava quasi quello di un ragazzo; solo emergevano i capezzolini ancora eccitati perché appena le dita maschili li strofinarono lievemente, emise un lamento e mosse languidamente il bacino.

“Quella puttana non ne ha ancora abbastanza?” domandai dentro di me. Ero spossata e francamente non vedevo l’ora che tutto questo finisse. Invece sarebbe continuato perché lo voleva Lauretta e lo voleva anche Gianni ancora eccitato per l’orgasmo della troietta che aveva provocato nel suo ano le contrazioni che si erano trasmesse al membro in esso immerso, come ripetuti e caldi abbracci. Vidi il mio uomo prendere in bocca un piccolo orecchio, lasciarlo per leccarne il padiglione facendola fremere quindi le disse qualcosa che non capii ma udii distintamente la risposta della ragazza: “si ancora!” disse facendo lo sforzo per sollevarsi.

Lui la aiutò sostenendola alle reni a sedersi impalata sul suo membro. Mi vennero le lacrime agli occhi, ricordavo cosa si prova ad essere riempita da una presenza che senti lunga e talmente dura da impedirti di serrare i muscoli anali, solo le donne che lo hanno provato possono capirmi. Lauretta rimase qualche istante in quella posizione poi lentamente si lasciò andare accompagnata dalle mani di lui, allungò le braccia all’indietro fino a poggiare le mani sul letto, fece lo sforzo per sollevare il bacino ma fu l’uomo a sollevarla. Lo fece lentamente e sotto la fichetta vidi apparire fin quasi alla cappella il cazzo luccicante di unguento, lei sospirò lungamente.

Il giovane petto si alzava e si abbassava, la troietta cercando di dominare le proprie emozioni non osava più guardarmi tanto era presa dalla sua voglia. Lui la mantenne in posizione sollevata per qualche istante poi sollevò adagio le reni facendo salire il cazzo per tutta la lunghezza nel culetto divenuto accogliente, ricevendone un lungo sospiro, lo ritirò e lo ricaccio ancora lentamente, altro sospiro, lo ritirò e. . . Continuò, e ogni volta aumentava il ritmo, anche se la ragazza era leggera, l’uomo cominciò a fare il fiatone, Lauretta sospirava ad ogni salire del cazzo nelle interiora mentre i colpi reiterati scuotevano il giovane corpo producendo un rumore simile al battito di due mani, sospirava ma non faceva udire i lamenti della donna che gode.

Insomma, quell’inculata le piaceva ma non la soddisfava come la prima, fui perfidamente contenta quando Gianni si abbandonò per riprendere fiato, lei lo lasciò respirare, poi adagio posò un piede su una sua coscia, l’altro piede sull’altra quindi puntò ancora le braccia sul letto e facendo forza su queste e sulle gambe sollevò il bacino e senza farsi uscire completamente il cazzo dal culo, cominciò ad oscillare avanti e indietro sfiorando appena con il sedere il ventre del maschio. Adesso era lei a far scorrere l’ano, ma la posizione non era propizia e il membro uscì. Con uno sforzo si sollevò e con entrambe le mani lo raddrizzo e se lo guidò alla cieca sotto l’ano ancora aperto e si abbassò o meglio si sedette con un lungo lamento abbandonandosi all’indietro, lui la sostenne senza per questo avere il suo peso sulle braccia.

E mentre lui rimaneva passivo, lei cominciò a sollevarsi e ad abbassarsi, riprendendo anche a oscillare. Iniziò a lamentarsi per le contrazioni che i suoi sforzi producevano provocandole quel po di dolore che è uno dei componenti del piacere anale.
Mi alzai, mi sentivo debolissima, I gemiti della puttanella stavano diventando per me insopportabili, si perché adesso stava godendo e sicuramente anche il maschio godeva, udivo i sospiri rauchi che ben conoscevo; poi dalla gola della ragazza si levarono dei gridolini; aveva ripreso a masturbarsi facendo andare velocemente le dita alla sommità della sua fica continuando ad oscillare facendosi entrare il cazzo fino ai testicoli.

Feci i pochi passi che mi separavano dalla porta della camera barcollando. Scesi le scale tenendomi al corrimano con nelle orecchie le grida di piacere di Lauretta che diventavano sempre più acute. Mi chiusi in bagno, sotto la doccia aprii al massimo l’acqua calda riducendo la temperatura non appena rischiai di scottarmi; la ridussi fino a farla diventare fredda e mi imposi di resistere anche se tremavo e battevo i denti, sforzandomi di non pensare a nulla. Uscii ritemprata, non si udiva più nulla, mi rivestii con calma, quindi tirai fuori i panini che avevo preparato in precedenza e attesi.

Dopo una decina di minuti dei passi leggeri scesero le scale e Lauretta apparve nuda, rossa e raggiante come una sposina alla prima notte di nozze. Mi fece tenerezza, adesso mi pareva minuta e così vulnerabile che svanirono tutti i pensieri negativi che avevo formulato nei suoi riguardi e poi, ero stanca, ancora veramente stanca. Facendomi con la mano un saluto gentile, si chiuse in bagno e subito sentii sollevarsi il coperchio del water; cercando di non fare rumore salii al piano superiore e entrai in camera. Il mio compagno era profondamente addormentato e russava come un porco. Malgrado il mio risentimento, lo coprii con il lenzuolo e diedi aria alla stanza per disperdere l’odore di sesso che vi aleggiava, girai gli occhi attorno e presi la mia decisione.

Trassi una piccola valigia poco più grande di una 24 ore e la posi aperta sopra una sedia quindi aprii uno dopo l’altro i cassetti del comò e scegliendo con cura la riempii di tutto quello che immaginai mi sarebbe servito per quello che intendevo fare. Ridiscesi le scale, adesso si sentiva lo scroscio dell’acqua della doccia; entrai in garage e posi nel cofano posteriore il mio piccolo bagaglio quindi rientrai in casa. Lauretta si stava rivestendo, le diedi da mettere una delle mutandine che aveva lasciato nei giorni precedenti e che avevo lavato.

Mangiò con appetito il suo panino e mangiò anche il mio, nel frattempo era arrivata la telefonata della madre che avvertiva che sarebbe passata dopo circa una ventina di minuti. Quando suonò il campanello Lauretta era pronta. L’accompagnai fuori dal cancello, dopo i soliti saluti, la madre mi ringraziò per il disturbo che mi ero preso tenendo la sua figliola, Lauretta mi buttò le braccia al collo e dandomi un bacione sussurrò al mio orecchio: “Grazie!”; arrossì in modo talmente delizioso che mi chiesi se non l’avessi giudicata male. Guardandola allontanare con la sua giacchina severa da college inglese mi parve così gentile e delicata che mi chiesi se era la stassa ragazza che si era data senza ritegno al sesso sfrenato.

Rientrata in casa mi gettai sul divano e vestita com’ero mi addormentai profondamente svegliandomi nel cuore della notte con dei brividi di freddo che mi costrinsero ad alzarmi e a salire tremante le scale per coricarmi in un cantuccio del letto senza nemmeno sfiorare il mio uomo. Il mattino seguente, il suono della sveglia non ci svegliò neppure, ci alzammo che erano le 9 passate. Guardai il mio compagno come si guarda un estraneo e non mi pentii della mia decisione della vigilia. Gianni telefonò al meccanico dove aveva lasciato il furgone ed ebbe la notizia che sarebbe stato pronto entro un’ora, il tempo che avremmo impiegato per giungere a fondo valle.

Per tutto il tempo del viaggio non scambiammo neppure una parola. Nello scendere dalla vettura Gianni si sporse verso di me per il bacio, ma io mi scostai istintivamente.
“Ci vediamo a casa?” Chiese lui che non aveva ancora capito.
“ Non credo proprio, almeno per un po di tempo!” risposi riavviando il motore.
“Cosa? Come sarebbe a dire?”
“Sarebbe a dire. . . che adesso hai Lauretta no? Che bisogno hai ancora di me?”
Mentre partivo, nello specchietto retrovisore ebbi la visione del volto costernato di quello che era stato il mio compagno poi la sua voce:
“Lisaaaaaaaa!!!!!!!”
Mi allontanai alla volta di Torino.
FTNE

Qui finisce la mia esperienza con Lauretta. Spero che nel raccontarla non abbia shoccato nessuno precisando che nonostante nel racconto l’abbia fatta apparire molto giovane, Lauretta al tempo del racconto era maggiorenne.

A questo punto vorrei conoscere i vostri commenti siano essi positivi ma anche negativi. Ho l’abitudine di rispondere a tutte le Email che ricevo purché non contengano insulti o oscenità. Scrivete a schwarzdame@hotmail.it

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