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Trio

*L’INFEDELE**

By 22 Dicembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono con te a Venezia in questi giorni di febbraio veramente gelidi.
Dalla finestra dell’albergo che guarda la Chiesa della Salute contemplo il grigiore della laguna: l’acqua biancastra mi trasmette un senso di gelo profondo; nonostante siano solo le tre del pomeriggio la notte pare imminente.
I soliti giapponesi, incuranti del freddo e della poca luce, passano numerosi sotto il balcone.
La stanza &egrave molto calda, lussuosa, le orchidee bianche, il mio fiore preferito sistemate in un grande vaso, mi attirano verso il letto sfatto e morbido, dove tu dormi, abbandonato, con un braccio che sporge allungato sul mio cuscino. Mi avvicino e ti guardo: sei bello, amore mio, con i capelli neri arruffati, le ciglia lunghe, la bocca sottile, il viso scavato da santo bizantino.
Il corpo muscoloso e asciutto, seminascosto dal lenzuolo, mi trasmette un brivido, quel corpo che sa darmi tanto piacere, che conosce così bene il mio, che non si nega nulla e nulla mi risparmia.
Tra le mie cosce scorre qualche goccia del tuo seme, sto per ritornare a letto, magari per svegliarti accarezzandoti con un ramo di orchidee, ma le tue parole, prima di addormentarti :
” Fede, ma sei insaziabile oggi, fammi riposare, sta buona” mi bloccano.

E immediatamente mi tornano alla mente altre parole, pronunciate tanti anni fa da un’altra voce, un po’ strascicata, stanca:
“Fede, ma tu mangi troppo poco, devi mangiare, sei una ragazzina ossuta, dove prendi l’energia per tutto l’amore che facciamo, la rubi a me, lo so'”
E poi quella risata, bassa, irresistibile.
Max, sempre e solo lui. Ma a chi la vuoi raccontare Fede, perché mai hai seguito Marco in questo viaggio d’affari a Venezia, in pieno inverno? Tu speri di rivedere
Max, di parlargli almeno, dal momento che in più di dieci anni non ha mai più voluto rispondere alle tue telefonate, se non con monosillabi, né tanto meno alle tue mails.
Può un odio ( perché di questo si tratta) durare tanto a lungo? Possibile che io sia stata così cattiva? Può essere tanto perfida una ragazza di diciotto anni innamorata perdutamente di un uomo di trentasette?
Credevo di saper tutto sul gioco d’amore e non conoscevo neppure le prime mosse.
Non voglio pensarci, ti guardo amore mio addormentato, penso al piacere che ho appena provato con te; mi volto verso lo specchio: i capezzoli sono ancora eretti, intorno a uno c’&egrave il chiaro segno di un morso, il collo &egrave arrossato, le labbra gonfie dai baci; tra le gambe sono calda e bagnata: mi accarezzo leggermente, come per ritrovare il piacere appena provato; ti risento sopra di me a spingere con forza nel mio ventre il tuo seme, che non mi basta mai, come dici; poi mi rivedo salirti sopra e cavalcarti, mentre ti infilo i capezzoli in bocca da succhiare; e bocconi, quando mi prendi c osì per farmi sentire la tua schiava, che sa solo implorare: “Ancora, ancora, ancora'”

Come faccio a dirti che tutto questo sesso non mi ha fatto scordare Max?
Che avrei voluto che al tuo posto ci fosse lui, per dirgli tutte quelle parole ingiuriose e così eccitanti che gli amanti si scambiano nel momento del piacere? Che ora vorrei il suo seme dentro di me, le sue labbra sulle mie a mangiarmi l’anima?
Basta, decido di uscire, naturalmente lo scopo &egrave di incontrarlo, so dove si trova a quest’ora,
non l’ho mai abbandonato in questi dieci anni, ma non lo ammetterei mai; tu non puoi accompagnarmi, devi prepararti per la relazione di questa sera: anche questo era scontato.
Una doccia rapida, i capelli nascosti sotto un berrettone di lana, giacca a vento,jeans pesanti e stivali : niente trucco, so già che il mio sarà l’ennesimo percorso doloroso; come altre volte, Max farà finta di non conoscermi, sempre che riesca a incontrarlo, oppure,rispondendo al citofono (oggi so che &egrave solo), si rifiuterà di aprirmi la porta.
Imbocco Calle della Màndola, dove lui abita tuttora, nello stesso appartamento in cui per tanto tempo abbiamo fatto l’amore.
Come al solito i ricordi si affollano: ecco l’osteria del Bepi, dove scendevamo per uno spuntino nel pomeriggio, pane, salame, formaggio e un’ombra di vino bianco, ecco la libreria dove mi portava e’quello in fondo alla calle, che viene verso casa, &egrave lui.

In questi anni non sei cambiato affatto, Massimo mio: i capelli leggermente brizzolati, sempre folti, il viso asciutto , gli occhi azzurri, splendidi: sei un quasi cinquantenne in perfetta forma.
Mi blocco, mi hai vista: il cuore &egrave in aritmia totale, non so che fare, sto per entrare in fibrillazione.
Mi sorridi e mi fai un cenno con la mano, affrettandoti verso di me: non so che pensare, sono stupita e così felice che urlerei.
Mi apri le braccia e io ti volo addosso, mormorandoti parole sconnesse :
” Finalmente ti posso di nuovo abbracciare, che gioia, Max'”
Non parli, mi stringi forte, poi:
” Sei bella, Fede, una splendida donna” e nel dire questo mi allontani un poco e mi passi una mano sui seni: sotto la lana del maglione i capezzoli si irrigidiscono: te ne accorgi e con quella voce bassa e dolce dall’accento veneziano mormori:
“Vieni su da me, beviamo qualche cosa, ma non rivanghiamo il passato, tu mi scotti ancora..” “Io non volevo veramente tradirti, ma solo essere importante ai tuoi occhi, ero una ragazzina’ti adoravo e mi sei rimasto dentro, per tutto questo tempo'”.
Non rispondi, in fretta arriviamo al tuo appartamento che conosco così bene, mentre io mi domando perché ti sei deciso a volermi rincontrare, dopo tanti anni di rifiuti.
Forse ti ho sorpreso in preda a un attacco di solitudine’che sia benedetto.
Sempre in silenzio mi togli il berretto e tuffi le mani nei miei capelli, poi mi spingi verso la camera da letto, uno sguardo duro e determinatoche non riconosco. Ma io ti voglio, a qualunque prezzo, così riuscirò a dimenticarti, ne sono sicura. Mi spogli con forza, quasi mi strappi i pantaloni di dosso e mi spingi sulle coperte.
Altrettanto velocemente ti liberi degli abiti, e mi vieni vicino , il sesso eretto: “Che tette,e io che ricordavo delle piccole cose appuntite'” mormori e poi, togliendomi gli slip :
“La fichetta più dolce del mondo'”.
Ora la tua bocca mangia letteralmente le mie labbra, le nostre lingue si intrecciano, mentre dal mio ventre comincia a uscire miele.
Mi vieni sopra e mi penetri con violenza e ancora più violente sono le tue spinte dentro di me, vorrei dirti che mi fai male, ma la gioia di averti di nuovo supera ogni dolore: confusamente penso che ora tutto si aggiusterà, forse potremmo rivederci, qualche volta, forse’
Ma non &egrave così, non &egrave cambiato nulla. Arrivi al piacer in fretta e ti abbandoni vicino a me, il respiro affrettato.Poi:
” Ora toccati, voglio guardarti mentre ti dai piacere, faresti tutto per me vero?.. sono il tuo grande amore, ricordi?”
La voce &egrave ironica, quasi un sibilo.

Capisco che mi vuole umiliare, che non ha scordato nulle, amore e odio in eterno e allora decido di ricambiare.
Ubbidisco, mi inginocchio di fronte a lui, le cosce divaricate e inizio a passarmi le dita sul clitoride gonfio, poi sulle piccole labbra, nella vagina bagnata, mentre lo guardo e mi passo la lingua sulle labbra asciutte. Intanto lui si masturba, lentamente, gli occhi sulla mia mano
che si muove con sapienza.
Ormai sto per venire, sento la pesantezza del ventre farsi insostenibile ; così , mentre mi lascio andare sul letto , &egrave Marco che invoco, v olutamente : “Marco, Marco, amore mio”
Poi resto lì, come una bambola di pezza , le cosce spalancate davanti ai suoi occhi, in attesa.
Massimo mi fa voltare, brutalmente:
“Così si chiama Marco, quello di ora, ma quello di allora, che aveva la metà dei miei anni, come si chiamava?”
Non rispondo, ma spingo le natiche verso di lui in una palese offerta: nonostante la rabbia sono eccitata, come raramente mi &egrave capitato.
Credo che i forti sentimenti, amore, rabbia, odio, dolore, arrivino a identificarsi, superato il livello-soglia.
Entra dentro di me con fatica non ci sono stati i soliti preliminari:
“Ecco che c osa vuoi tu dagli uomini, solo questo vero? dimmi se ho ragione, dimmelo'”
e intanto laceri la mucosa, fino a penetrarmi completamente.
“Dimmelo, dimmelo, dimmi che &egrave questo che vuoi, dillo”
” Si” urlo “Si”
‘Sei la mia puttana, lo sei sempre stata ‘”
Il suo seme esce a fiotti caldi, io grido, mentre tutto scompare intorno a me, in un oceano di piacere.

Quando riapro gli occhi, lui &egrave ancora dentro di me e mi copre con il suo corpo scuro e forte, guardo le mani, vicino alle mie: come vorrei prenderle, baciarle, come vorrei che mi abbracciasse, mi tenesse in quell’appartamento per sempre’ma ne sono proprio sicura???
“Rivestiamoci” mi dice, “aspetto un cliente per le sei e tu non vorrai mica far preoccupare Marco, vero? Fede, quello che &egrave successo oggi, non capiterà mai più; non cercare di incontrarmi in futuro, farò sempre finta di non conoscerti; io ti amo e ti odio ancora, non posso dimenticare, so che la tua fedeltà psichica &egrave incrollabile, ma quella fisica &egrave nulla; hai un corpo di donna in un cervello maschile, l’avevo già capito dieci anni fa.
Per accettarti bisognerebbe adorarti, ma io non arrivo a tanto, sono solo un uomo; dimmi, Marco sa che oggi venivi a cercarmi, sa di noi? Naturalmente no , vero?”
Non rispondo, non c’&egrave niente da dire, di sicuro esco da questo appartamento più confusa di quando sono entrata, per la prima volta ho provato anche il gusto ‘amaro’ del piacere.
Mi rivesto in fretta, la doccia la farò in albergo, intendo camminare un po’ per Venezia , devo ripensare alle parole di Massimo, prima di tornare a casa.
“Ciao” gli dico, senza voltarmi verso il letto, dove lui &egrave ancora sdraiato.

Arrivo in strada, nella stretta calle c’&egrave movimento. Mi accorgo di essere molto stanca e non solo fisicamente.
Così entro in un bar e ordino uan cioccolata calda con panna.
L’amata bevanda golosa scende in gola come una medicina prodigiosa: ora non sono più confusa ; so che prima o poi tornerò a Venezia , in calle della Màndola, sperando di incontrare Max e forse lui avrà dimenticato, oppure avrò dimenticato io e da lì passerò solo per andare all’Accademia’chissà’
Dopotutto:
“Domani &egrave un altro giorno” come diceva Rossella O’ Hara in ‘Via col vento”.


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