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Trio

Passione maniacale

By 2 Marzo 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Ho sempre avuto un debole per le donne , tanto che, da adolescente durante il sonno vivevo intense storie di sesso, in sogni talmente reali da svegliarmi nel pieno della notte completamente bagnato da orgasmi non cercati, destreggiandomi con loro in tutte le posizioni del kamasutra.
Voi mi direte che c’è di strano? a tutti i maschietti di questo mondo piacciono le donne, e con tutte le belle tope che si vedono in giro, non solo fantastichiamo di finirci a letto, ma si và a caccia.
Lo so, ma la trasgressione e i canoni di concepire la bellezza non per tutti sono uguali e io ho una vera e maniacale passione, desidero fare sesso con donne molto più grandi di me, donne dai seni grandi, esperte, disinibite, con tanta voglia di scopare.
Mi sono reso conto di questa mia ossessione quando a 14 anni, iniziai a spiare la mamma e le zie e pensando a loro mi sono sparato le prime memorabili seghe.
La zia Luisa era la preferita, al mare usava solo gli slip e devo dire anche molto piccoli, l’unica che potevo ammirare senza sotterfugi, metteva in evidenza contornate dal perizoma due belle chiappe, un seno piccolo leggermente smagliato e sceso, ma valorizzato da due capezzoloni neri e grossi che sembravano quelli di una donna pregna.
Come mi piaceva quel corpo non più giovanissimo, impazzivo dal desiderio e mi sarei attaccato a quei capezzoli per poterli succhiare, morsicare, eccitarli con la lingua, ma l’unica cosa di tangibile che poteva rimanermi di quei momenti indimenticabili, come potrete immaginare, un imponente erezione che mi costringeva a stare lunghi periodi coricato sulla sabbia a pancia sotto aspettando una difficile resa o a farmi delle lunghe nuotate, che lentamente mi riportavano alla normalità.
Gli anni passavano e non riuscivo a soddisfare le fantasie che mi attanagliavano la mente, nel frattempo ho conosciuto diverse donne mature, ma come riuscire a dirgli vorrei scoparti, come proporsi a delle signore che avevano spesso un età superiore a quella di mia madre, mi facevano impazzire dal desiderio, ma la timidezza e l’inesperienza bloccavano ogni iniziativa.
Tutto si avverò a 24 anni quando venni assunto, in un importante azienda della mia città per occuparmi della sua immagine commerciale.
L’ambiente era sereno e alcune colleghe molto carine, allietavano la permanenza in ufficio, facendomi pesare meno, il gravoso impegno dell’ultimo arrivato, a cui si chiedono generalmente le cose che agli altri non piace fare.
L’ing. Carlo titolare dell’azienda quando mi presentai il primo giorno di lavoro mi volle far conoscere tutto lo staff , dicendo a tutti che ero il nuovo addetto al marketing.
Questa è Enrica mia moglie e anche lei collabora con noi, si occupa dei contatti con il pubblico e di trattare con i fornitori per avere le esclusive dei prodotti che commercializziamo.
Davanti avevo una dea meravigliosa, sublime, una visione che mi mise in imbarazzo.
Ero arrossito non riuscivo a guardarla, la sua bellezza il suo profumo mi avevano offuscato la mente, comunque allungai la mano presentandomi.
Piacere sono Giacomo.
Sono contenta che tu sia qui, spero, anzi sono sicura che ti troverai molto bene con noi.
Era una donna sulla cinquantina, molto appariscente, vestiva elegantemente e curava ogni particolare , dal trucco alla pettinatura, i capelli biondi, vaporosi, due meravigliosi occhi verdi dietro un paio di occhialini leggermente scesi sul naso.
Quello che mi aveva colpito, oltre i meravigliosi lineamenti del viso, un seno prosperoso, che sembrava voler fare esplodere tutti i bottoni della camicetta che li copriva, ed un sederino sporgente a mandolino, in verità un vero capolavoro.
La sua voce calda mi dava la scossa ogni volta che entrava in ufficio e mi salutava, una donna molto femminile, affascinante, bella come avevo sempre sognato .
I miei pensieri erano solo per lei, Enrica, la sua carica erotica era molto forte e audaci apparizioni mi popolavano la mente, i suoi seni scoperti, la sua patatina aperta, lasciava spazio a performance eccitantissime ma immaginarie .
Sicuramente con una donna così affascinante nel letto doveva essere la fine del mondo, chissà se desiderava il cazzo allo stesso modo in cui io sbavavo per lei.
Una mattina come altre volte, squilla l’interfono, Giacomo , riconosco la voce. Mi dica signora in cosa posso esserle utile – Vorrei che mi accompagnassi all’appuntamento con i giapponesi, tu conosci bene quel prodotto e ‘. – Si va bene tra cinque minuti sono da lei .
Dopo un paio di minuti ero al volante della Mercedes della signora Enrica, avviai il motore e mi diressi dove i giapponesi ci attendevano.
Durante il tragitto neanche una parola ma ad un certo punto la signora Enrica si voltò verso il sedile posteriore allungandosi per pigliare una agenda che vi era appoggiata sopra, le gambe si allargarono leggermente, mentre la gonna si scostava scoprendogli le cosce.
Vedevo l’elastico delle calze autoreggenti, mostrandomi l’interno coscia, mi ero chiesto tante volte se usava le calze o i collant, ora non avevo più dubbi, una donna con quel sex appeal non poteva usare i collant .
Quella visione mi aveva eccitato, mi fece crescere il desiderio con un erezione immediata che non riuscivo a celare date le grosse dimensioni del mio pene.
I miei occhi fissavano quelle gambe a dire il vero strabuzzavano fuori delle orbite, bellissime, dalla caviglia sottile, alla coscia lunga ben tornita.
Enrica se ne accorse e con gran classe si ricompose, mi guardò con aria di rimprovero e sentii la sua voce : Cosa fai, mi sbirci le gambe ?
A quel rimprovero il colore del mio viso assunse tutte le tonalità del rosso, mi aveva sorpreso come un ragazzino a rubare la marmellata, iniziai a balbettare cercando di scusarmi i i io non ‘
Ho il doppio dei tuoi anni, potrei essere tua madre.
Nonostante fossi nel pallone divenni audace.
La bellezza non ha età e lei è bellissima.
Sei un vero impertinente, ma adoro i complimenti.
Ora la sua voce era calda, sensuale, la vedevo mentre osservava la patta dei pantaloni, l’erezione non era passata inosservata, si vedeva, si mordicchiava un labbro.
Devi essere un bel maialino, da quanto vedo le mie gambe ti hanno stregato, ci stai provando ?
Nell’imbarazzo più totale ripresi a balbettare, no i i io ”.
Lascia perdere, non tentare di scusarti, sei un bel ragazzo e a dire la verità mi piacerebbe conoscerti molto più a fondo.
Un brivido mi attraverso tutta la schiena, era un modo per dirmi ho voglia di scopare con te, o avevo frainteso il senso delle sue parole, risposi con molta cautela.
Sono lusingato che mi troviate un bel ragazzo, anche a me piacerebbe conoscerla molto più affondo.
La stessa sera mi chiamò per invitarmi a cena nella superba villa dove abitavano, a pochi chilometri dalla città.
Domani sera alle 21.00 sii puntuale, ci metteremo a tavola subito dopo.
E ‘.. l’ingegnere
Non ti preoccupare di lui, la mia felicità è anche la sua.
Che cosa voleva dire, ci rimuginai tutta la notte, l’unica certezza, l’ingegner Carlo sarebbe stato complice d’ Enrica e di non avere frainteso le sue parole.
Come si sarebbe comportato l’ingegnere ? si sarebbe ritirato dopo cena lasciandoci soli o avrebbe voluto solo guardare la moglie tra le braccia di un altro, oppure i giochi dovevano coinvolgere tutti e tre ? queste ultime ipotesi mi davano molto fastidio, ma il desiderio per lei era cosi forte da farmi accettare tutto.
Spaccai il secondo, alle ventuno il mio dito si appoggiava al campanello lasciando che suonasse in modo deciso quasi avessi fretta .
Mi presentai con uno splendido mazzo di fiori , ad aprirmi la cameriera, una splendida ragazza di colore, con il classico vestitino nero con il grembiulino e la crestina bianca.
Buona sera si accomodi, lei deve essere il sig. Giacomo, i padroni la stanno aspettando.
Mi venne incontro l’ing. Carlo che mi accolse come un vecchio amico, mettendomi a mio agio.
Hai fatto proprio bene a portarle dei fiori, gli piacciono molto.
Quei fiori sono per me ? sei molto gentile ma non dovevi disturbarti.
Enrica mi tolse i fiori dalle mani e avvicinandosi mi sfiorò le labbra con un bacio.
Bellissima, strizzata dentro un abitino che fasciava il suo corpo, facendone risaltare le curve armoniose e regalandomi con una profonda scollatura il piacere di osservarle il seno nel classico vedo non vedo, era tremendamente sexy.
La cena, tra una chiacchiera e qualche battuta finì velocemente, non mi accorsi neppure dei succulenti piatti che Marie la cameriera ci serviva, le mie attenzioni e miei occhi erano solo per la bella padrona di casa.
Ci trasferimmo in salotto per il cognac e licenziata la cameriera, io ed Enrica ci siamo seduti uno affianco all’altra sul divano mentre l’ingegnere di fronte a noi si accomodava sulla poltrona.
Il motivo di quell’incontro lo conoscevamo tutti e tre, ma a giudicare dal silenzio l’imbarazzo ci stava pietrificando.
Diamoci del tu, in questi momenti, sarebbe ridicolo che tu le rivolgessi frasi del tipo : Mi scusi signora Enrica vorrebbe essere cosi gentile da pigliarmelo in bocca se non le spiace gradirei un bel pompino e sarebbe molto eccitante se lei mi permettesse di sborrarle in bocca.
Che battutaccia, Enrica era arrossita, ma ci mettemmo a ridere, quella frase aveva smorzato la tensione.
Hai ragione Carlo se anche Enrica è d’accordo vi darei volentieri del tu, è sicuramente più confidenziale e ci farebbe entrare in intimità più facilmente.
Enrica sfoderò uno dei sui meravigliosi sorrisi e con un cenno del capo mi ha fatto capire di considerarla come una vecchia amica.
Ho appoggiato, facendo finta di niente, la mano sul ginocchio di Enrica, soffermandomi ad accarezzarne l’interno, volevo rendermi conto con la reazione dei due se potevo spingermi oltre.
Dopo un attimo di irrigidimento, Enrica mi ha guardato con desiderio, nel suo viso un espressione vogliosa da una vera porcona.
Probabile che tra Enrica e Carlo ci sia stato un impercettibile cenno d’intesa, ha allargato le gambe nel tacito invito a continuare.
Accarezzami, ti desidero.
Guardandola negli occhi ho accarezzato la sua gamba salendo lungo la coscia, la sentivo morbida, vellutata, arrivando dove finiva l’elastico delle autoreggenti.
Ha socchiuso gli occhi, le sue labbra carnose si sono aperte e mi sono avvicinato per cercarne il contatto.
Ci siamo abbracciati con le bocche unite, le nostre lingue si cercavano, si intrecciavano, rispondeva con passione, ad un bacio travolgente.
Ero risalito sino ad incontrare gli slip già fradici di umori , premevo sulla fica con la mano aperta e per offrirsi meglio ha spalancato ulteriormente le cosce, abbandonandosi alle mie carezze.
Ho infilato le dita sotto l’elastico incontrando la sua fica abbondantemente bagnata, il cazzo sembrava esplodermi dentro le mutande.
accarezzavo tutto il suo corpo, ho scostato i lembi della scollatura e i capezzoli sono saltati fuori, grossi, turgidi, rosei, invitanti come due ciliegine, mi ci sono attaccato, succhiandoli, lambendoli con la lingua.
Il vestito è scivolato morbidamente alla vita, scoprendogli un seno da far invidia a tante diciottenni che conosco, due mammelle meravigliose, sode ben sostenute, una quarta tutta da esplorare.
Si è alzata per sfilarsi il vestito, rimanendo solo con uno striminzito perizoma che le faceva risaltare la rotondità dei suoi glutei, le autoreggenti e le sue scarpette dal tacco a spillo vertiginoso.
Nuda Enrica era ancora più bella di come l’avevo immaginata, si è chinata su di me e sbottonandomi i pantaloni si è impossessata del mio cazzo già in tiro e senza farsi pregare lo ha portato alla bocca.
Le sue labbra, la sua lingua, mi facevano impazzire, lo inghiottiva spingendoselo in gola, avevo la netta sensazione che la sua bocca calda e ingorda fosse nata solo per fare pompini.
Carlo seduto compostamente sulla poltrona ci osservava senza dire niente, avevo capito che Enrica si spostava e si sistemava in modo che ogni sua mossa, era studiata perché ci potesse osservare meglio, per fargli vedere come la riempivo o come lei mi si concedeva.
Il cazzo spariva completamente nella sua bocca, mentre l’altra mano mi stringeva i testicoli, teneva gli occhi chiusi succhiandomi e leccandomi tutto il palo in lungo e in largo gustandolo come se tra le labbra non avesse la mia cappella ma un lecca lecca.
L’orgasmo stava per sopraffarmi e mi sono dovuto fermare, era ancora troppo presto per fargli assaggiare la sborra, prima volevo gustarmela.
L’ho fatta accomodare sul divano gli ho sfilato gli slip e tenendogli le cosce spalancate mi sono inginocchiato davanti a lei posando le mie labbra sulla quella fighetta sugosa.
Era un lago da cui bevevo, la lingua scavava in profondità, entrava e usciva da quella caldissima caverna, mi soffermavo sul clitoride che svettava come un piccolo pene, lo leccavo lo morsicavo.
Senza resistenza le mie dita sono entrate in lei, spingevo profondamente e lei muoveva il bacino per sentirmi meglio.
Gemeva, i suoi sospiri erano come un afrodisiaco, mi incitavano a continuare, sembrava dicessero mi stai facendo godere, insisti sei bravo.
Enrica non ne poteva più, mi ero accorto del suo orgasmo dalle sue contrazioni sulle dita da come agitava il suo corpo e ora mi chiedeva il cazzo a gran voce.
Pigliami, sbattimi ti desidero, ho voglia di cazzo, dai oraaa.
Voleva condurre il gioco, si è alzata poggiando una gamba sul tavolo, in quella posizione era oscenamente aperta, i sui buchi erano in primo piano.
Carlo impassibile avrebbe goduto nel vedere la sua Enrica penetrata da me, in quella posizione la sua condizione di voyeur sarebbe stata soddisfatta ottimamente.
Mi sono avvicinato, col pene ho puntato la sua bellissima figa e con un colpo secco l’ho penetrata, è scivolato dentro senza nessun impedimento, ora mi muovevo lentamente dentro di lei.
Mi stringeva con la vagina, la sentivo contrarsi dandomi una stupenda eccitazione che ricambiavo aumentando il ritmo della scopata, tenendola per i fianchi.
Gemeva, i sospiri man mano andavano ravvicinandosi, urlava, si dimenava sino a che l’orgasmo la squassata.
Vi voglio tutti e due, si siii dai Carlo montami anche tu.
Ha voluto coinvolgere il marito, voleva due cazzi, io invece volevo il suo culo.
Preparagli il buchino ho il desiderio di incularla
Si è messa a pecora, allargandosi le chiappe e Carlo dietro gli leccava il buchino, cercando di penetrarla sempre più profondamente perché si sentisse inculata dalla sua lingua.
Gli ho rimesso il cazzo in bocca, sporco dei suoi umori e come una ventosa, mi avvolgeva e succhiava aiutandosi con la lingua.
Sotto l’incessante lavoro della sua lingua, l’ano si era ben dilatato e Carlo esplorava nelle viscere dandogli il modo di entrare sino in fondo.
Era pronta a riceverlo e con l’aiuto di crema lubrificante ho preparato il cazzo per fargli superare le resistenze del suo buchino stretto.
Saltata a cavalcioni su Carlo gli ha preso il pene e l’ha indirizzato sulla vagina strusciandolo più volte sui labbroni gonfi e lentamente si è fatta penetrare.
Carlo pompava con foga.
Vedevo il suo buchino dilatato era un forte richiamo.
Ho avvicinato il fallo al buco del culo ed ho spinto sino a che non ho sentito l’anello anale cedere e risucchiarne la grossa cappella.
Mi sono fermato per farla abituare a quel corpo estraneo, l’ho sfilato e ho ripetuto la penetrazione, ma privo di ogni resistenza ho sentito il cazzo sprofondare nel budello.
Mi sono meravigliato della facilità con cui era entrato data la notevole dimensione del mio cazzo ed ora lo stantufavo prepotentemente andando avanti e indietro.
Si è irrigidita, sentiva la doppia penetrazione ma il piacere era più forte del dolore, lasciandosi andare a grugniti che sembravano quelli di una scrofa sgozzata da come urlava i suoi orgasmi, che sopraggiungevano uno appresso all’altro.
Era da circa mezzora che mi facevo Enrica in tutti i suoi buchetti e non resistetti più, ho sfilato il cazzo dal culo porgendolo alla cura delle sue labbra dove mi sono svuotato, riempendola, lei con la bocca aperta ha cercato di bere tutti gli schizzi di sperma che le arrivavano.
Una scia di sperma, che la copriva dal naso sino all’occhio sgocciolava sulle tette che sotto la spinta di Carlo ballavano meravigliosamente.
Per Carlo l’emozione era stata fortissima, vederla inghiottire litri di sperma lo aveva eccitato al punto che anche lui venne urlando.
Enrica si è alzata e si è diretta al bagno per pulirsi tappandosi la fica con una mano per non perdere la sborra che le colava.
Io e Carlo ci siamo rivestiti e per me era giunto il momento del commiato.
Ho baciato Enrica e nel salutarci anche la promessa di rivederci, la serata era piaciuta a tutti e tre.

Ps. Sono curioso di conoscere i Vs. commenti.

Gio

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