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Trio

racconto inconsueto

By 23 Luglio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Antefatto

Avevo si e no 22, 23 anni. Era più di un anno che facevo il filo a Claudia, la ragazza più bella che io avessi mai visto. Credetemi, di ragazze ne avevo viste ed avute, ma lei era qualcosa di diverso da tutte le altre, una creatura divina, una dea. Certo dire che le facevo il filo forse è un po’ esagerato dal momento che appena la vedevo rimane letteralmente pietrificato, incapace di spiccicare una parola; e poi lei stava da più di un anno con ragazzo che, senza niente voler togliere a me (che non sono poi così male) era considerato uno dei ragazzi più belli della città.
Io e Claudia abitavamo nello stesso quartiere. Le nostre case erano una di fronte all’altra, due condomini. Io abitavo al primo piano e lei al terzo, ed io dalla finestra della mia camera riuscivo a vedere, anche se solo dal basso, quella di camera sua.
Avvolte rimanevo alla finestra anche per un’ora sperando di vederla e, lo confesso, avvolte nascosto dietro la tenda mi masturbavo selvaggiamente guardandola parlare al telefono dalla finestra di camera o salire e scendere dalla macchina
I suoi capelli neri, la sua pelle scura, la sua figura rotonda e formosa ed il riflesso dei suo denti tra le sue labbra di dea mi ossessionavano anche di notte, quando riuscivo masturbarmi anche tre volte di seguito prima di addormentarmi esausto. Era una vera malattia.
Suppongo che lei, ad un certo punto, si sia accorta delle mie timide e goffe attenzioni. Me ne accorsi perché sempre più spesso quando si affacciava alla finestra, parlando al telefono, guardava in basso, e quando la incrociavo per la strada con il suo bellissimo ragazzo, lei sorrideva ed avevo l’impressione che dicesse qualcosa all’orecchio di lui che mi sbirciava ilare.
Cominciavo a sentirmi un buffone e decisi di darmi una regolata e di fingere di non essere per nulla sensibile alla sua bellezza. Un disperato tentativo di salvare la faccia.
Credevo di esserci riuscito.
All’epoca studiavo all’università e nei fine settimana, il venerdi ed il sabato, lavoravo in un pub del centro storico come barista, un po’ improvvisato, e cameriere.
Amavo i lavori manuali perché mi permettevano di staccare la spina del cervello ed anche se a fine serata ero stanco morto, il mio cervello era carico e pronto a ricominciare a studiare. Amavo poi in particolare quel lavoro nel pub, perché implicava una leggerezza ed una informalità che lavorando nei ristoranti non avevo mai provato e che contribuiva al mio ‘rilassamento mentale’.
Una venerdì sera di giugno entrarono. Lei era una dea nera, scura di abbronzatura e solare allo stesso tempo, lui perfetto come sempre. Entrano e si siedono ad un tavolo. Parlano fitto tra loro, ridono, si guardano poco in giro e fumano.
Dovevo andare a prendere l’ordine. Il cuore mi batteva come un tamburo, lo sentivo sul collo e sulle tempie. Presi tempo cercai di rilassarmi un po’ poi alla fine andai.

– ciao, volete ordinare?
Lei si volta verso di me come se si accorgesse solo in quel momento che esisto
– ciao, si io vorrei un gin lemon
– per me un cuba libre – disse lui.
Scrissi gli ordini sentendo il suo sguardo su di me.
– bene arrivo subito –
– Noi abitiamo nella stessa strada vero? –
– si’ credo che tu abiti di fronte al mio condominio –
– si è vero ‘ ti vedo avvolte alla finestra ‘ cosa fai? Studi? –
– si ‘ praticamente vivo in quella cameretta –
Ridemmo , poi me ne andai.
Ero nervoso come un gatto impaurito e non capivo più niente di quello che mi succedeva intorno. Il cuore pompava ancora a mille.
Portai i cocktail al loro tavolo e li appoggia in modo discreto lei mi ringraziò con un sorriso ed io mene andai. Per lei ero tornato nell’ombra dalla quale provenivo. Dopo circa un’oretta se ne andarono.
Quella sera mi masturbai pensando al suo sorriso mentre mi ringraziava, eiaculai sulla mia pancia nuda e tenni lo sperma a fluttuare sull’ombellico finchè non lo sentì freddo; quando mi alzai per andarmi a pulire sentii un rivolo scivolare sul mio fianco e vidi sulle lenzuola del letto lo sperma che lentamente veniva assorbito dal materasso.
Pensai per un attimo che quello sperma era dedicato a lei, per lei era stato prodotto e sputato ma che lei, probabilmente, non avrebbe mai sentito il suo sapore e la sua consistenza.

L’approccio e la sorpresa

Dopo una settimana tornarono. Entrarono più o meno nello stesso modo, si sedettero più o meno nello stesso tavolo ed ordinarono più o meno le stesse cose.
Questa volta però mi salutarono in modo più amichevole, anche lui mi salutò e mi sorrise e tutti e due, per un attimo un po’ più lungo rispetto alla volta precedente, si accorsero che esistevo.
Anche uscendo mi salutarono.
Quella sera tornai a casa verso le tre. Uscivo sempre alle e due e mezza della notte dal pub ed alle tre ero a casa, parcheggiamo la macchina sulla strada davanti a casa, chiudevo la portiera ed andavo finalmente a dormire.
Quella sera però sull’altro lato della strada c’era una macchina anch’essa parcheggiata ma con due persone a bordo. Non me ne accorsi subito, ma dopo aver chiuso a chiave la portiera della mia Renault Clio percepì un finestrino che si abbassava. Mi voltai e vidi la dea Claudia che mi salutava sorridente.
– il pub ha già chiuso? –
vedevo al suo fianco lui che sorrideva seduto al postole conducente.
– bèh ‘sono le tre.. –
Lei guardò l’orologio – oddio è vero! ma sai noi siamo in vacanza.. il tempo per noi scorre diversamente’ –
-buon per voi! – ridemmo.
– noi andavamo su in casa mia a bere qualcosa’casa libera!, i miei sono in vacanza ‘ perché non vieni a che tu –
Totalmente imbarazzo farfugliai – non lo so .. non vorrei disturbare ‘ –
Risero tutti e due di me poi lui mi disse – dai andiamo –

La casa era arredata con molto gusto e nel salotto c’era un grande divano ad L di una stoffa chiara pieno di cuscini colorati. Non vidi molto altro della casa.
Ci sedemmo. C’era un po’ di imbarazzo, soprattutto da parte mia, mentre loro ridacchiano e se la intendevano, poi lei disse
– vado a prendere da bere ‘ non sono brava come te ma ci dobbiamo accontentare ‘ risposi ridendo goffamente.
rimasi solo con lui a fare un po’ di conversazione: sport, lavoro di lui, i miei studi, mare, vacanze. Si chiama Amedeo.
Lei tornò con un vassoio e tre bicchieri di gin tonic, troppo alcolici.
Lei si sedette tra me e lui e si inserì nella conversazione con molta naturalezza. Parlavamo del mare. A brucia pelo lei mi chiese se avevo la ragazza. Non me l’aspettavo e ci pensai un pò
– adesso no ‘ sono molto impegnato ‘ tra lavoro e studio .. –
-come fai io non riuscirei a stare senza ‘-
– farà da se ‘ – disse lui con una caduta di stile memorabile.
Lei rise maliziosetta, io imbarazzato dissi
– ‘bèh capita..-
Lei rise e lui disse che non c’era niente di male. Se le faceva anche lui. Io stentai a crederci ma lui mi assicurò di si, lei, allora fece un po’ di scena tipo: dai smettila, ecc.
All’improvviso lei disse
– posso chiederti una cosa? … io ti piaccio un po’? –
Non seppi cosa dire, cosa fare, dove guardare, lui scherzando disse
– puoi rispondere io faccio finta di non sentire –
-sei molto bella .. – risposi
Lei si avvicinò un po’ e disse
– io vorrei fare una cosa, è un desiderio che ho ‘da tempo cerco una persona ‘ parlo di una persona seria come te ”
– di cosa si tratta?- il cuore mi batteva come la gran cassa di una banda di paese nel giorno di festa; lei si avvicinò e all’orecchio mi disse il suo progetto.

Lui nel frattempo si era seduto accanto a me, e lei continuava a parlarmi mielosa all’orecchio
-lui è d’accordo sai ‘ basta poco ‘ anche solo con la bocca .. e dopo se vuoi ‘ ti prego.. non mi deludere-
Credevo di morire.
Lui intanto mi aveva appoggiato una mano sul ginocchio e mi guardava sorridendo.
Guardo lui, guardo lei, ancora lui che mi dice:
-Rilassati-

Il sesso

Lui si sbottonò la camicia e mostrò un torace robusto da modello. Era depilato, abbronzato ed aveva braccia forti e l’immancabile tatuaggio. Io lo guardai e cercai di minimizzare mi ripetevo ‘cosa vuoi che sia: gli faccio una sega, provo a mettermelo in bocca .. non è niente .. pensa a lei’.
Lui mi prese la mano e se la mise sul petto poi iniziò a sbottonarmi la camicia, mi spogliò ed entrambi mi fecero i complimenti per il fisico poi lui mi sussurrò all’orecchio che era la prima volta anche per lui. Dopo poco tutti e due eravamo in mutande.
Lei si allontanò un po’ e si sedette su una poltrona comoda a godersi la scena da una certa distanza.

Eravamo in piedi, lui si avvicinò a me, il suo petto sfiorò il mio, le sue labbra sfiorarono il mio orecchio, la sua mano si posò sul mio cazzo da sopra le mutande ed io lo sentii indurirsi e mi sorpresi un po’ eccitato. Sentivo lo sguardo di lei addosso. Lui avvertita la mia eccitazione, si abbassò sedendosi sul divano e mi trascinò dolcemente verso di lui. Senza togliermi le mutande Sempre cominciò a baciarmi la cappella; il mio cazzo era duro, scappellato e premeva sempre di più sulla stoffa delle mutande; era una sensazione fastidiosa e piacevole allo stesso tempo.
Amedeo, finalmente me lo tirò fuori dalle mutande invitandomi a sedermi sul divano. Mentre mi sedevo mi resi conto che lui si era levato le mutande senza che io nemmeno me ne accorgessi. Non riuscivo a non guardare il suo sesso. Era un bel cazzo, di circa 18 cm venoso e con una grossa cappella rotonda. Avevo voglia di toccarlo. Era molto eccitato anche lui e mentre si metteva in ginocchio davanti a me potevo vedere quell’arnese rigido e girato all’insù ondeggiare ritmicamente. Aveva il glande all’altezza dell’ombellico, il cazzo era praticamente dritto all’inpiedi.
Cominciò a leccarmi dolcemente sul glande e poi a baciarmi il pene partendo dalla base e salendo su. Mi piaceva da impazzire.
Dietro di lui vedevo Claudia sulla poltrona con le gambe aperte che si masturbava bagnandosi di saliva le dita prima di affondarle nella vagina. Era bellissima con quella espressione di godimento sul viso; rischiavo di venire in bocca ad Amedeo, così glielo dissi e lui si alzò. Mi ritrovai il sua cazzo durissimo davanti al viso.
Fu un attimo, un lampo, l’istinto assomiglia ad una piccolissima scarica elettrica che arriva all’improvviso e ti fa muovere indipendentemente dalla volontà del tuo cervello, li chiamano riflessi o movimenti involontari.
Nel mio caso però il cervello voleva fare esattamente quello che ho feci. Lo volevo toccare tenere in mano, sentirne la consistenza. Mi sentivo come se fossi posseduto da uno spirito primordiale.
il suo glande, malgrado l’erezione, era ancora coperto, delicatamente allora lo scoprii abbassando la pelle del prepuzio quindi mi bagnai bene le labbra e lasciai che il suo glande (solo il glande) scivolasse lentamente nella mia bocca, allora iniziai a giragli attorno con la lingua soffermandomi di tanto in tanto sulla zona del frenulo. Afferrai quindi saldamente il suo pene alla base e, chinando la testa al di sotto di lui, feci scorrere la lingua lungo tutta la parte inferiore fino ad arrivare al glande.
Sentivo i gemiti di lei alle sue spalle e mi eccitavo ancora di più, sentivo i gemiti di lui, sopra la mia testa e volevo sentirlo godere ancora e di più. La sensazione di essere io ad averlo eccitato ed adesso a dargli piacere, sentire il suo desiderio nei miei confronti, con il benestare di lei eccitata alla follia, mi dava una sensazione di ebbrezza simile ad una droga.
Con le labbra ben strette feci scivolare quanto più potei il suo pene nella bocca e cominciai ad andare avanti e indietro con la testa. Assecondavo il movimento succhiando quando entra dentro e soffiando quando ritraevo il capo dal pene.
Credo che sia passato poco più di un minuto da ché iniziai a lavorarglielo così che potei sentire inequivocabilmente Claudia che veniva. Amedeo impazziva di piacere e mi diceva ‘ sei grande ‘ sei grande ..dai’cielo’ cielo .. si! ‘ti voglio ‘ ti voglio ..ti voglio!’ e su quel ti voglio ripetuto mi fece fermare e si mise anche lui sul divano. Lei si alzò e si mise accanto a lui, si baciarono, lui le sussurro che ero fantastico, poi Amedeo si sporse verso di me per baciarmi sulla bocca, ma io ebbi un attivo e lui mi sfiorò soltanto le labbra poi andò sull’orecchio e mi disse:
‘ti voglio’
Non capì subito. Lui si alzo, mi prese mi fece alzare e mi giro di spalle poi mi disse di mettermi in ginocchio sul divano con i gomiti appoggiati al cuscino, di allargare un pochino le gambe e rilassarmi.
Prese dei preservativi ed un tubetto di una crema. Allora capii, ebbi un po’ paura, anzi ero impaurito ed eccitato allo stesso tempo. Lei si mise davanti a e mi prese le mani mi bacio e mi disse di stare tranquillo che lo aveva fatto anche lei e sarebbe stato bellissimo, dovevo solo fidarmi.
Intanto sentivo lui da dietro che mi toccava delicatamente l’ano con il dito, circuendolo e premendo leggermente senza penetrare. Era una bella sensazione e nonostante il mio pene non fosse più in erezione provavo una sensazione di piacere, un vero e proprio godimento. Senza neanche rendermene conto avevo ricevuto il suo dito nel culo e stavo godendo dei suoi movimenti all’interno, e delle sue estrazioni improvvise e altrettanto improvvise penetrazioni; quando le dita diventarono due i loro movimento erano volti ad allargare in più possibile la mia cavità anale per prepararla a ricevere il pene.
Lei era ancora davanti a me e mi teneva per mano, mi baciava di tanto in tanto sulla bocca con la sua calda lingua e di quando in quando si toccava la vagina, poi prese un cuscino me lo mise sotto la pancia e mi disse di appoggiarmi.
A quel punto sentii il glande che si appoggiava al mio ano e iniziava lentamente a spingere. Sentivo entrare qualcosa che mi sembrava enorme, troppo grande per il mio ano, poi si fermava e lentamente l’intruso mi sembrava meno ingombrante, allora iniziava di nuovo a spingere ed affondava di un altro pezzetto e tutto ricominciava.
Claudia si era allontanata di nuovo adesso e si stava nuovamente masturbando guardandoci con soddisfazione. Aveva un’espressione di assoluto dominio su di noi quasi come fosse lei la regista della scena, il burattinaio che tirava i fili dei nostri corpi sudati.
L’intruso cominciava a farmi male, non capivo di quanto fosse penetrato ma mi sembrava tantissimo, dissi che mi faceva male ed Amedeo tornò un poco alla volta indietro, provocandomi una sensazione piacevole. Aspettò alcuni istanti e lo infilò di nuovo. Questa volta entrò meglio. Dovetti farglielo togliere altre due volte poi, improvvisamente, sentì il glande affondare in modo dolce ed indolore fino in fondo. A questo punto lo estrasse tutto e lo infilò di nuovo. Ed iniziò a scoparmi.
All’inizio non lo trovai piacevole ma dopo poco iniziai ad aver voglia di masturbarmi.
Lo feci ma venni dopo pochi colpi con il cazzo non ancora perfettamente eretto. Anche lui non durò molto. Lo sentii uscire e poi fiotti caldi iniziarono a saettarmi la schiena. Mi stava sborrando addosso, ero letteralmente pieno.
Lei intanto ci guardava e rideva rumorosamente dicendo che eravamo proprio una bella coppia, poi venne da me e mi disse che ero stato bravo e che se avevo ancora voglia lei aveva qualcosa da darmi. Io guardai Amedeo che era stravolto e soddisfatto buttato sul divano e mi disse: ‘ vai pure, è tutta tua, ma ‘non stancarti troppo’.
Mi cadde l’occhio sul mio sperma sputato sul cuscino sul quale mi ero appoggiato, era stato quasi tutto assorbito dal cuscino e mi venne in mente lo sperma che una settimana prima giaceva inerte sul materasso del mio letto. Da allora erano cambiate un po’ le prospettive, comunque stavo per presentare il mio seme a Claudia e la cosa era meno interessante di come l’avevo immaginata.

Claudia a Amedeo rimasero insieme per un altro anno e mezzo. Continuai a vederli nel frattempo ed a fare sesso con entrambe. Ero una donna docile e sottomessa con lui ed un maschio instancabile e dolce con lei.
Dopo aver lasciato Amedeo, Claudia si mise con me ed oggi siamo sposati.
Non abbiamo più visto Lui ed ad oggi è l’unico uomo che mi abbia mai avuto.

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