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Trio

Un regalo di compleanno speciale

By 22 Settembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Franco era una cara persona. Veniva a pranzo ogni giorno da anni nella mia trattoria, in centro città e vicino al suo ufficio. Un piccolo locale, con mia mamma ai fornelli e mia sorella ed io a dividerci tra cucina e servizio ai clienti, cose semplici e casalinghe. Franco faceva l’assistente sociale del Comune di Treviso, molto appassionato nel suo lavoro, lo so perché avevamo parecchi ‘clienti’ comuni, tra i vecchietti che venivano a bersi qualche ‘ombra’ di vino da noi. E anche nel tempo libero era impegnato, proprio una bella persona. Bella e sfortunata, perché era rimasto vedovo a 40 anni. Fu un colpo tremendo per lui, lo vedevamo sempre triste e abbacchiato, così ho iniziato a scambiare qualche parola più del solito e alla fine ci siamo messi assieme, nonostante i 12 anni di differenza. Una storia così, molto dolce e importante per me, ma non asfissiante, ognuno ha continuato ad abitare a casa sua, lui solo io con mia mamma e mia sorella. Mia sorella ha 24 anni ed è molto più carina di me: siamo entrambe molto magre, come anche mamma, di corporatura e non perché abbiamo aspirazioni da modelle. Io, poi, non sono proprio uno schianto, il mio viso dai lineamenti un po’ spigolosi, i capelli dritti e poi quel lavoro che mi tiene tutta la mattina curva sulle pentole, alla fine sono sempre un po’ trasandata. Mia sorella è la mia bella copia: ha un viso da angelo, due occhioni blu dolcissimi, i capelli biondi un po’ mossi, sempre leggera e sorridente. Anche a lei piaceva Franco, ne diceva sempre un gran bene e a me che ero fortunata ad averlo trovato, che anche lei ci avrebbe fatto un pensierino e sorrideva, come sempre.
A lui ogni tanto cadeva l’occhio su mia sorella e ne avevamo anche parlato, così, tra una chiacchiera e l’altra: diceva che è davvero bella, ma che la bellezza era solo un aspetto di una persona e io ero più matura, con me poteva avere un dialogo, mentre mia sorella era una ragazzina, per quanto bella e simpatica. Era sempre molto saggio ed equilibrato.
Tuttavia la nostra storia a letto era niente male, non aveva tabù e sapeva bene cosa volevano le donne, riusciva quasi sempre a farmi godere. Anche lui non era un adone, magro anche lui, un po’ mingherlino (gli era anche capitato di essere malmenato da dei suoi utenti), però mostrava meno dei suoi 40 anni, per cui come coppia eravamo proprio perfetti.
Per il suo compleanno mi chiese di prendere una serata libera e mi portò a mangiare in un bel ristorante in collina, un posto davvero fine, con ogni piatto accompagnato ad un vino (io avevo fatto un corso di sommelliers e un po’ ci capivo e apprezzavo). Ci eravamo messi i nostri vestiti migliori, noi che si solito vestivamo come capitava e quella sera mi fece sentire una vera signora, che bella impressione. Mangiammo divinamente e bevemmo un po’ e poi tornammo in città a casa sua, ovviamente con la prospettiva di concludere a letto la nostra serata romantica, con un ultimo buon prosecco che io avevo messo di nascosto in fresco nel suo frigo.
Ma il regalo vero di compleanno non era il prosecco. In camera, sul pavimento ai piedi del letto, c’era uno scatolone molto grande, con appoggiato sopra un fiocco rosso. Aveva in mano la bottiglia gelata e i bicchieri e per poco non li fece cadere quando vide lo scatolone, ma non poteva immaginare cosa conteneva. ‘che cavolo è, dammi un aiuto!’, diceva tutto rosso in viso, perché era un po’ timido. ‘Una cosa che ti piace di sicuro’, e già ero un po’ pentita per quell’idea che avevamo avuto. Prima di aprirlo provò anche a spostarlo, ma senza riuscirci, era pesante e si preoccupò ancora di più. ‘Che cazzo” si era lasciato scappare. Tolse il fiocco e sollevò i 4 lembi di cartone e saltò fuori la mia sorellina, profumata e truccata, con mutandine e reggiseno nero, i capelli divisi in due codini che le davano un’aria ancora più infantile. Lei gli saltò in braccio e franarono sul letto, lui sotto lei a cavalcioni sopra e subito lo baciò, con tutta la lingua nella sua bocca, senza lasciarlo dire o pensare niente. Per buoni 5 minuti io fui tagliata fuori dalla scena, con quei due che continuavano a baciarsi appassionatamente e le sue mani che pian piano prendevano coraggio e iniziavano a scoprire quel corpicino così dolce. Poteva fare persino impressione quella magrezza, che poi era anche la mia, con le scapole, il disegno della colonna vertebrale mentre stava curva su di lui: ma, l’ho già detto, eravamo sempre state così, fin da bambine, non centravano diete o manie particolari, anzi mangiavamo tanto tutte e due. Quando lui riuscì a liberarsi dalla morsa, ma già eccitatissimo, si dedicò a me, mi baciò dolcemente e mi ringraziò per lo straordinario regalo e poi ci spogliammo a vicenda, con mia sorella, che era già con la sola biancheria, ad aiutarci. Quando lui fu nudo ci dedicammo alla sua asta, che comunque non aveva nessun bisogno di aiuto, e la leccammo a turno, prendendolo in bocca. Eravamo d’accordo che anche lei, per stasera, avrebbe potuto fare tutto, ma poi basta, doveva rimanere una cosa unica ed eccezionale. Gli misi il preservativo, che altrimenti non usavamo, e lasciai a mia sorella l’onore del primo giro. Tornò sopra di lui, come prima, ma stavolta, senza tanti problemi, prese il suo cazzo con due dita e se lo posò sulla fessura. Lui le mise le mani sul sedere, che era minuscolo, e se la spinse contro e fu subito dentro di lei. Lo facevano piano, ma spingendo in fondo in fondo e lei gemeva di piacere e pareva davvero sincera. Mentre li guardavo mi carezzavo tra le gambe, ma senza affondare il dito, perché volevo preservarmi il piacere di essere aperta da lui.
Presto lui la spinse via, siccome lo conoscevo sapevo che faceva così perché gli piaceva troppo e aveva paura di venire subito. Così, per prendere fiato, finì di spogliarci: lei aveva le mutandine ancora arrotolate tra le cosce e il reggiseno, nero, che risaltava sulla sua pelle bianchissima: sfilò le mutandine e slacciò il reggiseno, che scoprì un seno quasi inesistente. E finì di spogliare me, baciandomi dappertutto, però percepivo che quella sera non c’ero io nella sua testa. L’avevo messo in conto questo rischio, ma era il suo compleanno e questa sera era lui a dover essere felice, se lo meritava. Andò lui in cucina a prendere il terzo bicchiere, perché prima ne aveva presi ovviamente soltanto due. Mia sorella fece in tempo a dirmi che le era piaciuto, che era proprio bravo, e che gestissi io la situazione come preferivo, lei era solo nostra ospite. Il primo calice lo tracannammo per la sete, anche se era davvero un buon vino, con un eccezionale perlàge. Così ce ne versammo subito un secondo, io e lui eravamo già quasi ubriachi per via della cena. Toccò a me, che anche se non l’avevo ancora fatto ero già bagnatissima: lui lo capì subito e mi prese con forza, spingeva dentro il suo cazzo e poi lo faceva uscire quasi del tutto, per poi sprofondare di nuovo. Lo faceva spesso e a me faceva male ma piaceva, ogni volta mi pareva una pugnalata ma quando arrivava in fondo era bellissimo. Lo fece un po’ ma poi si fermò dentro di me, mia sorella mi spinse via e lo riprese in bocca mentre io lo baciavo. Quando eravamo soli, qualche volta, specie se avevamo un po’ bevuto, a volte mi prendeva anche dietro, ma questa volta non lo fece, forse era imbarazzato da mia sorella. Se la riprese un’altra volta a con il dito la stuzzicava dietro e glielo infilava nel sedere: lei si eccitava ancora di più, ora spingeva come una matta, veramente senza controllo, completamente abbandonata. Lui aveva il visto tutto contratto, si vedeva che gli piaceva tantissimo ma aveva paura di venire e faceva di tutto per durare di più: mi aveva confessato che alle volte, quando stava per venire, pensava a cose assurde, tipo il campionato di calcio, cosa aveva fatto il Treviso la domenica prima e con chi doveva giocare la prossima partita, tanto per estraniarsi e riuscire a durare di più. E funzionava! Il suo dito era ormai sparito tutto dentro l’ano di mia sorella e così pensai di mettermi anch’io, aggiungendo il mio dito, che comunque era sottile, ad aprirla da dietro. ‘Vuoi venirmi dietro?’ disse lei con una voce di miele. Ma lui rispose che toccava a me e mi prese sopra di lui: stava quasi fermo e io facevo tutto sola, mentre mia sorella gli stava accanto e si era presa la sua mano e la guidava tra le sue gambe. Si era messa a quattro zampe e due dita della mano di lui ora continuavano a penetrarla dietro. Mi strinse, mi baciò profondamente e poi mi sussurrò all’orecchio ‘dici che posso prenderla dietro, dimmi tu se posso o no’. Gli risposi di sì, che a lei piaceva a sicuramente voleva farlo anche così. ‘Ma poi vengo con lei, di sicuro, non ci resti male?’. ‘No, è il tuo compleanno ed è il tuo regalo, ma solo per stavolta, d’accordo?’. Mi tolsi da sopra di lui e si precipitò su mia sorella, che era già in posizione e non aspettava altro. Insieme lui e io le leccammo l’ano, come dicevo il suo sederino era niente, erano solo le gambe sottilissime che si univano e le nostre lingue dietro di lei si toccavano e incrociavano. Appoggiò il suo membro sul buchino più stretto, mentre io ancora leccavo entrambi: non fece molta fatica a penetrare dentro e io rimasi lì, continuando a leccare lì dove c’era la penetrazione violenta e forte. Tutti e due gemevano forte e io mi sentivo contenta per loro, per lui soprattutto. La penetrava con un’energia che non mi aspettavo, era scatenato. Si sfilò da lei e stringendo i denti si sfilò il preservativo e io ero ancora lì, me lo affondò dentro la bocca e mi schizzò dentro non so quanto. Mia sorella, da vera porcellina, venne a baciarmi sulla bocca, quasi a voler dividere quel liquido, che in parte spettava anche a lei. Nonostante i rischi che mi ero presa era filato tutto liscio, lui sembrava super felice e sfinito, sapevo che quella era una sua fantasia, e mia sorella non avrebbe avuto da lamentarsi, visto il trattamento che aveva ricevuto. Non so se i ragazzini palestrati che si faceva spesso sapevano farla godere come lui. Finimmo la bottiglia di prosecco, mezzo bicchiere a testa, ormai caldino e sgasato e crollammo tutti e tre nel sonno, buttati sul letto a caso, braccia e gambe una sopra l’altra, sudati e sporchi, ma a quello avremmo pensato la mattina dopo, al risveglio.

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