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Trio

una coppia per me

By 1 Settembre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono sempre stata una ragazza con una morale abbastanza rigida: non una da una botta e via, e tanto meno una rovinafamiglie; per me, un uomo sposato &egrave un uomo privo di attrattiva.

Nonostante sia single da anni non ho paura della solitudine, anzi me la godo alla grande circondata da amici sinceri con cui passo molto del mio tempo libero. Ed &egrave stato proprio ad una festa che ho incontrato Loro…

Mesi fa, ad un barbecue in piscina, mi hanno presentato Cinzia, una bionda giunonica, dagli atteggiamenti un po’ mascolini ma animata suo malgrado da una sensualità prorompente.
Stringerle la mano e sentire che il mio cuore perdeva un battito &egrave stato tutt’uno.

Quella sera non feci altro che tenerla d’occhio: nonostante la paura che qualcuno si accorgesse delle mie manovre per rimanere sempre nei suoi paraggi, non potevo fare a meno di mangiarla con gli occhi.

Ma quando la vidi abbracciare e baciare un uomo capii, che se mai avessi avuto qualche idea, era meglio togliersela dalla testa: non avrei mai avuto il coraggio di corteggiarla neanche se fosse stata single, per paura che nella compagnia si scoprisse il mio lato saffico. Il fatto che poi avesse già qualcuno la toglieva dalla lista delle possibili “prede”.

Ero immersa in questi lugubri pensieri quando me la ritrovai davanti, mano nella mano con il suo uomo.

“Angela, vorrei presentarti Giacomo, mio marito”

Nel porgergli la mano lo guardai per la prima volta con attenzione: non potevo definirlo bello, ma dovevo ammettere che era decisamente affascinante: fisico asciutto, piuttosto alto… davvero niente male!

In quell’esatto momento la mia gelosia sparì: capii all’istante che li avrei voluti tutti e due…

Passavano i giorni ed io non riuscivo a togliermi Cinzia e Giacomo dalla mente. Non facevo altro che pensare a loro, li immaginavo mentra facevano l’amore e sognavo di unirmi al loro amplesso per donare piacere ad entrambi…

I week end si susseguivano e Cinzia e Giacomo frequentavano volentieri la nostra comitiva: ci incontravamo spesso al mare ed io cercavo di passare più tempo possibile con loro cercando di non essere invadente. Del resto sembravano non disdegnare la mia presenza, soprattutto Cinzia apprezzava la mia compagnia.

Un sabato sera eravamo ad una delle nostre solite feste. Naturalmente l’alcol scorreva a fiumi ed io cominciavo a sentire il bisogno di fare pipì. Ero brilla, e quando trovai il bagno scordai le buone maniere: aprii la porta senza bussare.

Trovai Cinzia davanti al lavabo che si stava rinfrescando il collo.
Mi prese un colpo.
“Stai bene?” le chiesi, più che altro per darmi un contegno.
“Sì, solo credo di aver bevuto un po’ troppo… tu, piuttosto? Sei tutta rossa!”
“Sono… un po’ accaldata…” farfugliai “sai, l’alcol…”

Sembrò soddisfatta della risposta. Io chiusi la porta, e lei si rimirò nel grande specchio incassato in essa.
“Ma guardami” disse “sembro una balena”
“Ma come puoi dire una cosa del genere!” ribattei “tu… sei… bellissima”
Si voltò verso di me evidentemente sicura di scovare nei miei occhi un barlume di sarcasmo, ed il suo sorriso morì all’istante quando vi trovò solo una devozione al limite del morboso.

Avevo rovinato tutto.

A questo punto, tanto valeva andare fino in fondo.

Incoraggiata dai troppi cocktail mi avvicinai a lei, le cinsi la vita e le diedi un bacio sulla guancia. Cinzia non si mosse, ed io lo interpretai come un invito a continuare. Cercai le sue labbra, e lei le schiuse, ed in un attimo ci trovammo avvighiate come se quel bacio fosse l’unico sistema per respirare. Mi staccai da lei per tirare fuori il suo bellissimo seno dal leggero vestito estivo, lo accarezzai come se fosse stato la cosa più preziosa e più fragile al mondo e poi…

Mi ricordai che la porta del bagno non era chiusa a chiave.

Mi sbrigai a rimediare e tornai a dedicarmi alla mia bellissima e tanto desiderata amica. Tutto quello che volevo era darle piacere, vedere il suo viso angelico deformato dall’orgasmo.

La feci poggiare al lavabo e lei si piegò in avanti; le sfilai le mutandine e le allargai le gambe. le sollevai il vestito e potei finalmente baciare i suoi glutei morbidi. Con voluttà leccai il solco tra le natiche, facendole spasimare il momento in cui mi sarei dedicata al suo tanto desiderato fiorellino.
“Ti prego, non ne posso più” mi disse.
Non me lo feci ripetere due volte. Passai la lingua lungo tutta la fessura, e la trovai saporita del piacere che evidentemente stava già colando da un po’. La spennellai per tutta la lunghezza, poi le infilai dentro due dita ed iniziai a masturbarla lentamente, mentre con la lingua mi dedicavo al suo clitoride. La sentivo tendersi, contrarsi, e passarono solo pochi minuti che venne come una forsennata, cercando di soffocare il suo piacere mordendosi le labbra. Mi staccai un attimo da lei per vederla riflessa nello specchio, bellissima e porca come nei miei sogni.

Quando riaprì gli occhi si voltò a guardarmi con un’espressione tra l’imbarazzato e l’eccitato. Non sapevamo cosa dire.

Da fuori, qualcuno bussò.

“Usciamo subito” risposi.

Ci ricomponemmo alla bene e meglio ed uscimmo. Fuori dalla porta c’era Simona, la padrona di casa; mi sentii in dovere di giustificarci “Cinzia non si sentiva molto bene”. Simona si sincerò che Cinzia stesse meglio e mi ringraziò di essermi occupata di lei. “E’ un piacere” risposi, e la mia amata ed io ci allontanammo con uno strano sorriso…

Il resto della serata, il senso di colpa fece sì che stessimo sempre separate. La vedevo con Giacomo e mi sentivo una disgraziata, ma dentro di me bruciava una passione che non sapevo se sarei riuscita a dominare.

Nelle settimane seguenti il nostro fugace incontro, mi sforzai di non chiamare Cinzia; avrei disperatamente voluto rivederla da sola, ma temevo di attirare l’attenzione su di noi. Ugualmente cercavo di dissimulare il mio imbarazzo davanti agli altri, ma alle volte sorprendevo Giacomo a guardarmi e mi prendeva il panico: sembrava che sapesse. Ovviamente, mi ripetevo, ciò era impossibile e poi mi trattava cordialmente, cosa che non avrebbe di certo fatto se avesse saputo la storia del bagno!

Ma un giorno fu proprio Cinzia a chiamare me. Disse che doveva parlarmi e mi propose di vederci in un bar a metà strada.
Rimasi un po’ delusa: speravo che volesse rivedermi per riprendere il discorso della festa, ma il fatto che mi avesse proposto un incontro in un luogo pubblico rendeva evidente il contrario.

“Giacomo sa tutto” mi disse, prima ancora di salutarmi.
Oddio.
“Quando l’ha scoperto?” chiesi “Chi gliel’ha detto?”
“Io” ammise con una certa vergogna “Stiamo insieme da una vita e… be’, se n’&egrave accorto subito, praticamente. Ha notato che ero svagata, diversa. Anche a letto, ero molto più… disponibile. ‘selvaggia’ ha detto lui. E così ieri mi ha messo alle strette! credeva che avessi un altro uomo! Ho dovuto dirgli la verità!”

Non nascondo che il panico mi stava attanagliando lo stomaco. Sarebbe venuto a cercarmi per picchiarmi? Mi avrebbe sputtanata con gli amici?

“Cosa facciamo?” chiesi a Cinzia, che a stento tratteneva le lacrime.
“Be’, lui una proposta l’avrebbe fatta ma… &egrave troppo. Per la verità &egrave un’idea che scherzando aveva già esposto ma… non gli ho mai dato credito!”
“Insomma?”
“Lui vorrebbe… be’… fare una cosa in tre”
“E se io acconsento… tutta questa storia rimarrà fra noi?”
“Certamente!”

Ad un tratto ho avuto la chiarissima immagine di una botte piena ed una moglie ubriaca…

Cinzia mi richiamò un venerdì mattina.
“Per stasera, ti andrebbe bene?” chiese.

Avevo un mezzo impegno, per la verità, ma l’avrei senz’altro annullato: non potevo rinunciare all’opportunità di avere Cinzia e Giacomo tutti per me.
Ci accordammo per vederci la sera a casa loro, e riagganciai.
Non nascondo che, misto all’eccitazione, provavo anche un certo nervosismo: era evidente che Giacomo non aveva preso poi così male le mie attenzioni verso Cinzia, vista la sua controproposta ma.. avevo pur sempre fatto godere sua moglie! Si sarebbe vendicato?

Trascorsi la giornata a prepararmi, scegliendo la miglior lingerie che avevo e dedicando ore alla cura del mio corpo: volevo essere bella per loro.
Non riuscivo a pensare ad altro, e non riuscivo a smettere di accarezzarmi pregustando la serata che avrei finalmente vissuto…

Dopo interminabili ore, finalmente suonai il campanello di casa loro: Cinzia venne ad aprirmi. Mi prese per mano, attirandomi a s&egrave, e chiuse la porta. Dopodich&egrave mi baciò con passione, strusciandosi a me.
“Sapessi quanto ti ho aspettata” mi sussurrò, accarezzandomi il sedere.
Il suo profumo era inebriante, ma riuscii a mantenere la lucidità necessaria per chiederle: “Dov’&egrave Giacomo?”
“E’ rimasto bloccato in ufficio, ma sta tornando a casa. Sarà qui a momenti” rispose. Nel frattempo aveva preso il controllo totale della situazione: mi aveva sospinta contro il muro e sollevato la gonna, e frugava con impazienza nei miei slip già bagnati, massaggiandomi il clitoride. Seppur presa alla sprovvista, non riuscivo a non godere dell’improvvisa intraprendenza di Cinzia, che da sobria sembrava molto più disinibita di quando era brilla!
Dopodich&egrave mi trascinò letteralmente in camera da letto.
La spogliai con furia famelica: volevo finalmente vederla completamente nuda, e lei fu altrettanto lesta da privarmi in un attimo dei miei vestiti, che finirono insieme ai suoi sul pavimento.
Mi fiondai sulle sue splendide tettone, tenendole unite davanti alla mia bocca e baciandole con ardore, mentre lei continuava a massaggiarmi il clitoride che ormai sentivo esplodere. Stavo impazzendo.
Mi sdraiò sul letto e si accovacciò sulla mia bocca: cominciai a succhiarle le labbra mentre lei si protendeva sulla mia figa e ricambiava il favore, leccandomi con una foga animalesca e penetrandomi allo stesso tempo con due dita. Avrei voluto morire così, in quella posizione, e stavo per venire quando udii un rumore.
Lei alzò testa ed anch’io abbandonai a malincuore quell’estatica attività per vedere cosa accadesse.
Giacomo era tornato a casa. Non l’avevamo sentito, prese come eravamo nel darci piacere, e lui aveva avuto tutto il tempo di spogliarsi, accomodarsi nella poltrona accanto al letto e godersi il nostro sessantanove.
Nel vedere Giacomo che si menava l’uccello davanti a noi, persi ogni controllo. Senza staccare lo sguardo da quell’asta dura, mi alzai dal letto e mi avvicinai a lui, mi inginocchiai e cominciai ad accarezzarglielo, poi con dedizione iniziai a leccargli le palle mentre lui continuava a masturbarsi.

Mi voltai a guardare Cinzia: ci fissava ipnotizzata, mentre si masturbava furiosamente, le gambe spalancate per la nostra gioia. Le feci cenno di unirsi a me, lei si avvicinò e cominciò a leccare tutta l’asta di Giacomo, mentre io tornavo a dedicarmi alle palle.
Giacomo fece alzare Cinzia, poi la impalò su di s&egrave in modo che la sua bellissima figa fosse a mia disposizione. Io continuai a leccare le palle di Giacomo, e contemporaneamente la figa di Cinzia, mentre lui la pompava con forza; iniziai a torturarmi il clitoride finch&egrave non sentii chiaramente che stavano venendo all’unisono.
“Ah, l’amore coniugale” pensai.
Ma io non ero ancora venuta.
Tutti e tre ci sistemammo sul letto, e Cinzia ed io ci demmo da fare con la lingua per pulire Giacomo dagli umori suoi e di sua moglie, e per rimetterlo in sesto per me…
Ci volle un attimo perch&egrave Giacomo fosse di nuovo pronto a soddisfarci. Era davvero un tipo pieno di risorse pensai mentre, carponi, sentivo il suo uccello durissimo sfiorare la mia figa fradicia. Appoggiò la punta, poi cominciò a scoparmi con una lentezza esasperante, penetrando fino alle palle e uscendo quasi del tutto. Stavo dando fuori di matto: nel frattempo Cinzia si era messa sotto di me e mi stava stuzzicando il clitoride. Dopo pochi istanti sentii salire un orgasmo potentissimo, il più forte mai provato in tutta la mia vita: cominciai a cavalcare l’uccello di Giacomo come una forsennata, e mi tuffai sulla figa di Cinzia come se tutto quell’orgasmo, per me sola, fosse troppo. Di nuovo la sentii contrarsi: stava venendo anche lei!
I miei movimenti dovevano aver avuto effetto anche su Giacomo che, dopo un attimo, assecondò a sua volta il mio ritmo pompandomi come una furia. Uscì all’ultimo, afferrandosi l’uccello e indirizzando il fiotto di sperma contro il mio culo.

Ero stremata… quei due sposini erano eccezionali, e per un attimo rimpiansi il fatto che in Italia non esistesse la poligamia, perch&egrave mi sembrava di amarli entrambi…
Ci salutammo con la promessa che quanto accaduto sarebbe rimasto per sempre un nostro segreto, e con l’intenzione di rivederci al più presto….

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