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Una suocera per coinquilina – parte 5 – Gioco di specchi

By 7 Settembre 2022No Comments

… Continua

Il sex toy fu davvero un elemento che scatenò furiosamente la mia curiosità. Che tipo di sex toy? E soprattutto come lo avrebbe usato quella porcella di mia suocera?
Il fatto di aver scoperto questo lato della vita sessuale di mia suocera mi eccitò e mi sconvolse allo stesso tempo, così come sapere che mia moglie aveva dato il consiglio senza troppi complimenti!
Non riuscivo a comprendere la dinamica, ma ero abbastanza curioso da voler approfondire meglio la questione. Il lunedì passo tuttavia abbastanza tranquillo e poi il sesso coniugale era tutt’altro che scontato e l’avere la suocera accanto non sembrò scandalizzarci nelle nostre acrobazie notturne e diurne per il giorno successivo. Il martedì pomeriggio, tra l’altro, non ci facemmo scrupoli a rientrare prima a casa lasciando Rita in spiaggia a prendere il sole, praticamente da sola, data la sparutezza dei vicini.
Mi colpì cosa disse Miriam: – “scusa mamma, rientriamo, Vittorio si deve occupare di una cosa” – e le fece un occhiolino. Rita sorrise, poi mi guardò con aria di sfida. Che stava succedendo?
Non arrivammo neanche a casa che le avevo già slacciato il reggiseno, Miriam ancheggiava invitandomi a prenderla: – “che aspetti a togliermi tutto il costume? Mi gronda, sai? Vuole quel bel cazzo!”-
Questa incitazione mi faceva diventare pazzo, la presi e di forza la buttai sul letto, mentre toglievo velocemente il costume anche io, quindi piantandomi sopra di lei con la bocca presi lo slip del costume e lo addentai portandolo giù lentamente, mentre le mie mani palpavano avidamente ogni parte del suo corpo. Una volta sfilati, risalii assaggiando ogni centimetro della sua pelle, provocandole dei brividi che la portarono a torturarsi ben presto i capezzoli bruni e svettanti. Mugolava di piacere, quando con sorpresa si trovò la mia lingua a baciarle prima le grandi labbra, quindi il perineo e poi l’ano. La mia lingua andò ad esplorare il suo buchino scevro di peli, mentre le sollevavo le gambe per offrirmi meglio l’ingresso tra le sue belle natiche turgide.
I mugolii diventarono più forti, fino a qualche gridolino, per lasciarsi andare via via più lasciva. Quando la feci girare e presi a morderle la schiena, salendo lentamente, arrivato alla faccia, i nostri sessi vennero contemporaneamente in contatto. Mentre ci strofinavamo, umidi e già inturgiditi, le morsi un orecchio sussurandole: – “ti voglio tutta! Voglio questa fica bagnata e questo culetto che si è lasciato assaggiare così facilmente!” – portò il bacino all’indietro, senza dire nulla, che non fossero gridolini, intervallati da baci appassionati, fino ad incontrare la mia cappella sul suo caldo anfratto, quindi mentre lei spingeva all’indietro, io contemporaneamente spinsi in avanti, non trovando molta resistenza all’ingresso.
In un attimo la mia asta scivolò tutta in fondo, mentre lei adesso cominciava a godere forte ed anche io grugnivo di piacere per quella passerina stretta ed umida. Restai piantato in lei, spingendomi sempre più in fondo, mentre lei si muoveva in maniera quasi incontrollata, tremando dal piacere, mentre la impalavo in profondità e il mio uccello già pulsava. Ad ogni rigonfiamento della cappella, potevo sentire i suoi gemiti crescere di intesità, fino a quando, al più forte, presi prima lentamente, poi sempre più veloce a stantuffarla in quella posizione.
In breve sembrò di essere in un porno. Stavamo approfittando della suocera al mare, per fare i nostri porci comodi senza vicinato. All’orecchio le sussurrai ogni oscenità e lei rispondeva allo stesso modo, quando finalmente uscii per cambiare leggermente la posizione: le feci mettere un cuscino sotto il pube per aiutarla a tenere il bacino in alto e mostrarmi quella bella fichetta aperta e grondante, quindi mi appropinquai nuovamente a lei in piedi, calandomi su di lei all’altezza del suo culetto. Puntai il mio cazzo sul suo segreto in attesa, restando in una sorta di posizione seduta. Sembravo un gorilla che scopava la sua compagna. Puntai i pugni più su sul letto e cominciai a scoparla senza ritegno. Umori, rumori e mugugni e grida di entrambi si confusero in un concerto di lussuria.
Mentre così stavamo proseguendo, mi voltai un attimo per la finestra, dove mi era sembrato di sentire un rumore. Gli scuri erano aperti abbastanza da consentire una sbirciatina dall’esterno, forse, ma anche di comprendere se ci fosse qualcuno alla finestra dall’interno ed effettivamente un’ombra si era piazzata discretamente ad osservarci!
Non potevo avere dubbi, era mia suocera! La qual cosa mi diede il doppio dell’energia, ma soprattutto mi diede un’idea: mi girai per guardarla, per osservare quell’ombra e sorriderle. D’un tratto l’ombra sparì, ma subito dopo ritornò… per restare. Non poteva scollarsi dallo spettacolo, la suocerina! Mi sembrò di vedere il movimento sussultorio di un braccio, evidentemente si stava masturbando guardandoci scopare. La guardai ancora, poi tornai ad occuparmi al meglio di mia moglie, che gemeva al suo massimo, segno che stava per raggiungere l’orgasmo, ed anche io non ero da meno.
La nostra intesa ci portava spesso ad avere orgasmi simultanei e anche questa volta, a giudicare dalle contrazioni della sua fichetta e del mio cazzo, eravamo sulla buona strada. – “Sborrami dentro, ti prego, fammi sentire la sborra calda di mio marito dentro di me. Inondami la fica, voglio venire mentre mi riempi!” – quelle parole furono benzina sul fuoco. Mentre così mi diceva, aumentarono ancora le contrazioni e potei sentire le mie palle formicolare e una forte scarica di sperma salire fino a farsi strada nell’utero di Miriam. Di contro, le sue contrazioni furono violente, così come i nostri gemiti contemporanei. Continuavo a scoparla, nonostante stessi venendo copiosamente e continuai fino a sentire un “ciaff ciaff” ancora più forte, che indicava che probabilmente la mia sborra colava dalla sua passerina.
L’ombra era sparita, noi soddisfatti… ma io ancora eccitato!

Non dissi niente a mia moglie del colpo da voyeur di sua madre, volevo vedere fino a dove si sarebbe spinta.
Dieci minuti dopo il nostro amplesso, Rita rientrò a casa, indossava un costume intero sul rosa antico. Era tutto asciutto, ma osservando meglio, in mezzo alle gambe, all’altezza del pube, persisteva un alone bagnato. Era forse la prova della sbirciata?
I nostri sguardi si incontrarono fugacemente, ma l’odore di sesso che emanavamo tutti e tre sembrava evidente. Un odore pungente, selvatico. Miriam del resto non fece nulla per dimostrare di non aver scopato, comparendo dalla stanza in topless. In fin dei conti la nudità a casa era, come detto, una regola. Io, sudato ancora abbastanza, mi ero rimesso il costume ed anche io dovevo apparire umido all’altezza del cazzo, sentendo che ancora liquidi fuoriuscivano dalla mia cappella.
Al fine di evitare sbandamenti, dopo i saluti di rito, tornai in camera per andare a sistemare il letto, silenziosamente.
Le donne restarono a parlare, ma non potevo distinguere molto della conversazione, anche perché alcuni tratti della conversazione si svolgevano in movimento o talvolta fuori sulla veranda, veranda che, per dare più forza alla mia fantasia, faceva il giro completo della casa, dando discrezione al guardone – o alla guardona – che avesse voluto soddisfare la sua curiosità.
Feci una doccia approfondita, meditando sul da farsi. Il mio pisello era ancora scosso e godereccio, perfino barzotto, nonostante avessi svuotato ogni goccia di sperma dopo quel bell’amplesso.
Terminato di lavarmi, volli provare una cosa: andai in veranda, con la scusa di rilassarmi un po’ mentre loro cucinavano e chiacchieravano, e feci il giro fino alla nostra stanza. Nonostante il sole fosse non più forte come prima, essendo già quasi le 19, era possibile grazie ad una siepe rimanere oscurati dagli sguardi esterni e, avvicinandosi alla nostra finestra, avere una visuale quasi perfetta con gli scuri aperti. Insomma, la suocera aveva fatto molto presto i compiti a casa su come sbirciarci.
Rientrato, trovai mia suocera a chattare alacremente sul telefono, prima di andare a tavola e lo stesso mia moglie scrollando instagram, niente di insolito.
Andammo a letto relativamente presto, dopo una giocata alle carte, quattro chiacchiere ed un film. L’indomani Miriam sarebbe partita presto e non era il caso di un’uscita.
Alle 7 del mattino Miriam era fuori casa. Mi lasciò in dormiveglia sul letto, ma potei sentire che Rita era già sveglia.
Quando mi alzai, comodamente alle 9, non c’era nessuno in casa. Feci colazione ed una doccia, misi il costume, presi un libro ed andai a mare. Lì trovai mia suocera distesa al sole, mentre continuava ad usare il telefono spasmodicamente. Non mi approcciai, ma mi collocai in disparte, sebbene a vista.
Notai che avevo lo stesso costume del giorno prima e la chiazza al pube sembrava essersi alimentata durante la mattina. Scacciai il pensiero e mi misi a leggere.
Dopo qualche pagina letta svogliatamente, tornai ad osservare Rita. Continuava a chattare sorridendo. Non era solito, ma non me ne curai, piuttosto volevo approfittarne. Presi il telefono:
“Tra un po’ va a fuoco! :D” scrissi
“Cosa?” rispose lei con un’emoticon interrogativa
“Il telefono, cos’altro?” faccina ammiccante
“Ahhhh” sorrisetto
“Qualcos’altro va a fuoco?”
“In casa?”
“Forse… in veranda” occhiali da sole
Si voltò a guardarmi, mi sembrò preoccupata.
“Che intendi?”
“Niente, niente”
“Davvero?”
“Si si, nulla davvero”
“Rientro allora, che il vento mi infastidisce adesso”
“Fai pure, buona continuazione!”
“Eh sì, grazie” Faccina sorridente

La guardai ancheggiare via, con il suo culozzo grosso, ma ancora tornito per via dei trattamenti di bellezza. Tornai al mio libro, ma dopo altre tre pagine era chiaro che avevo la testa altrove. Ripresi tutto quanto e feci strada per casa. Arrivato prima della veranda, tolsi le infradito per non fare rumore, posai gli oggetti che avevo con me e mi avviai verso la finestra di mia suocera, volevo ricambiare il favore del giorno prima.
Con la massima circospezione possibile, mi feci presso della finestra e, appena sporgendomi diedi un occhio in mezzo agli scuri. Non avevo una gran visuale e potevo solo vedere un po’ dei piedi. Avrei dovuto sporgermi un po’, così lo feci: Rita aveva appena finito di fare una doccia, e stava sul letto nuda a carezzarsi, mentre chattava al telefono (ancora). Si massaggiava le cosce, la pancia, le tette, che sembrava avessero preso tono dall’ultima – mi sa che anche lì qualche trattamento estetico… – e scriveva al telefono ridacchiando.
La visione era molto bella, il pube fulvo con una striscia ben curata, ma nulla di più mi era dato vedere e soprattutto non volevo farmi scoprire. Ebbi un’idea, perciò mi allontanai dalla finestra e feci per entrare, nella maniera più silenziosa possibile, quindi andai verso la mia stanza. Entrambe le porte erano aperte e il gioco degli specchi mi dava una visuale perfetta sul letto di Rita e le sue grazie.
Mi misi a letto anche io e stetti ad osservarla un po’, avevo la mazza dolorosamente in tiro tra i boxer del costume, quindi mi decisi a prendere il telefono e scrivere.
“Chissà chi merita tutte quelle attenzioni…” scrissi con una faccina da diavoletto
Lei si voltò, poi guardò lo specchio e capì, facendo per coprirsi.
Scrissi ancora: “Suvvia, mi pare che ormai sappiamo tutto dei nostri corpi, no?”
“… in effetti” – allentò la presa sulla tovaglia e lasciò che osservassi ancora.
“però mi pare che tu sia ancora vestito” aggiunse lei con un sorriso ammiccante
“come darti torto?” così mi misi in piedi sul letto e mi spogliai il più lentamente possibile, facendo infine svettare il mio cazzo eretto e gonfio. Tornai quindi al telefono:
“meglio?”
“Vedo che hai sempre il tuo amico sull’attenti. Faccio questo effetto?”
“Devo davvero risponderti? E poi anche a me sembra che ti faccia un certo effetto.”
“…”
“A chi scrivi con tanta compulsività?”
“Un’amica, avevo intenzione di invitarla qui”
“Ah bene, sì, certo”
“Allora posso dirle per domani?”
“Certamente, è anche casa tua!”
“Grazie”
“Per questo, potresti anche metterti più… comoda, adesso” la vidi muoversi, come a sfregare il pube tra le gambe, quindi passò una mano e, come se avesse sciolto un nodo, lasciò che le gambe si aprissero arcuandosi, permettondomi la visuale del suo fiore, rosa-bruno, peloso, ma non esageratamente.
“E tu come ti metti più comodo?”
“Come mi vuoi più… comodo?
“Potresti allargare le gambe e…”
“E..?”
“Immagina.”
“Cosa dovrei immaginare?” volevo che lo dicesse
“… Vorrei che te lo prendessi in mano”
Posai il telefono, allargai ed arcuai le gambe a mia volta, mettendomi seduto. Quindi presi in mano il mio compagno e a mano piena, cominciai a fare su e giù lentamente. Anche lei posò il telefono sul comodino e si mise a guardare la scena, mettendosi a sua volta più comoda in posizione seduta. Osservò per qualche minuto, poi passò la sua mano sulla lingua, succhiando le dita. Con la sinistra aprì il suo segreto luccicante, cominciando con la destra a carezzarlo lentamente.
Ero eccitato da morire. Lasciai per un attimo la mia asta. Con la sinistra cominciai a molleggiarlo un po’, poi lo presi con indice e pollice alla base portando la pelle verso le palle. Contemporaneamente, umettai la destra con la saliva e cominciai a carezzarmi l’asta e la cappella con tre dita, come fosse un grosso clitoride. Ero solito usare questa tecnica, che dà sensazioni fortissime e molto diverse. Lei osservava rapita e senza indugiare mise due dita nel suo buchetto, stringendo gli addominali per andare più a fondo, verso quel punto segreto che fa impazzire una donna. Portò la testa indietro e prese a masturbarsi forte, gemendo.
La cosa mi fece eccitare ancora di più ed anche io presi a massaggiarmi più velocemente. Eravamo al limite del parossismo. Lei non conteneva più le urla e la fica faceva rumori osceni che facevano pensare a quanto fosse fradicia. Per contro la mia cappella era enorme, viola e le palle erano pronte a svuotarsi di tutto il succo.
Cacciò un gemito lascivo, tolse le dita e allargò la fica al massimo battendo sul clitoride: un flusso pazzesco di liquido fuoriuscì dalla sua figona sconquassandola dal piacere, mentre ancora gemeva e godeva forte. Quando terminò tornò a fottersi con tre dita spasmodicamente, urlando scatenatamente.
Non resistetti. Strinsi alla base il mio cazzo, mentre sentivo montare una gran quantità di sperma, accompagnando l’eruzione, massaggiando ancora la cappella. Quando non resistetti più, tre fiotti violenti mi sporcarono fino al petto, facendomi gemere a mia volta come un porco, ebbi altre 5-6 scossoni violenti. Godetti davvero tanto. E anche lei sfinita si lasciò andare sul letto.
Non ci dicemmo niente. Io andai in bagno a ripulirmi, senza curarmi di riverstirmi nemmeno dopo. Lei restò a letto ancora un po’ a godersi il momento.

Continua…

Spero vi sia piaciuto e abbiate fantasticato con me. Se volete scrivere commenti, suggerimenti, critiche, in maniera sempre molto educata e cortese, mail @ n3m0_r4g3d@yahoo.it.
Grazie!

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