Dopo quella serata intensa, Paola sembrava un’altra persona. Non era più la donna rigida e fredda che avevo conosciuto, quella che mi guardava dall’alto in basso con disprezzo. Ora, mentre si ricomponeva piano, vedevo nei suoi occhi qualcosa di diverso, qualcosa di più profondo: un desiderio incontrollabile, forse vergogna, ma anche una strana connessione che si era creata tra noi.
Ci scambiammo poche parole, ma la tensione era palpabile. Nessuno dei due voleva ammettere cosa fosse successo veramente, ma sapevamo che ormai eravamo legati da quel segreto proibito. Prima di lasciarci, mi lanciò uno sguardo fugace, quasi come se volesse dire qualcosa, ma si fermò. “Non dire niente a nessuno,” mormorò infine con voce ferma, ma con un tremito che tradiva il suo vero stato d’animo.
Le giornate successive passarono lentamente, ma il pensiero di Paola non mi abbandonava. Mi trovai più volte a ripensare a quella notte, a come il suo corpo, solitamente così inaccessibile, si fosse arreso al piacere che solo io le avevo dato. E a giudicare dai messaggi che mi arrivavano da lei, anche Paola era rimasta scossa da ciò che era accaduto.
Ci scrivevamo con discrezione, sempre attenti a non lasciare tracce che potessero portare i suoi figli o chiunque altro a sospettare qualcosa. Ogni messaggio era un gioco di parole, un richiamo a quel proibito che ci eccitava entrambi. **“Devo vederti ancora,”** scrisse una sera, dopo avermi confessato di non riuscire a togliersi dalla testa quello che era successo. **“Ma dobbiamo stare attenti. Luca e Gabriella non devono sapere niente.”**
Ero d’accordo. Il senso del proibito, il rischio di essere scoperti, rendeva tutto ancora più eccitante. Paola, che una volta mi aveva disprezzato e considerato una cattiva influenza per i suoi figli, ora era completamente presa da me. L’idea di tradire tutto ciò che aveva sempre rappresentato, quella rigidità morale che tanto aveva difeso, la stava divorando. E io lo sapevo.
La complicità tra noi cresceva, ogni messaggio, ogni appuntamento segreto non faceva che rafforzare quel legame che sapevamo entrambi non poter rivelare a nessuno. Ma allo stesso tempo, ci stava trascinando sempre più in profondità in quel vortice di passione. Avevo capito che Paola, dietro quella facciata di donna autoritaria e distaccata, nascondeva un desiderio represso da troppo tempo, e io ero l’unico che lo stava liberando.
Paola mi invitò a casa sua con la sicurezza di chi sa di avere tutto sotto controllo. **”Non c’è nessuno oggi, possiamo fare con calma,”** mi disse al telefono, con quella voce che cercava di mantenere una parvenza di distacco. Nonostante il suo tono autoritario, percepivo la nota di eccitazione che si nascondeva dietro ogni parola. Le prime volte era sempre stata così: rigida, severa, come se dovesse convincersi di non voler ciò che invece desiderava ardentemente.
Arrivai a casa sua nel primo pomeriggio. Mi fece entrare dalla porta principale, come se fossi solo un ospite qualsiasi. Il salotto era elegante, perfettamente in ordine, con ogni oggetto al suo posto. Era come se il suo senso del dovere si riflettesse in ogni dettaglio di quella casa. Eppure, oggi c’era qualcosa di diverso: l’aria era carica di tensione, una tensione sensuale e proibita.
Appena entrati in cucina, tirai fuori una bottiglia di vino che avevo portato. **”Se dobbiamo rilassarci, almeno facciamolo bene,”** dissi, provocandola con un sorriso malizioso. Lei mi guardò per un istante, quasi come se stesse valutando se fosse il caso di lasciarsi andare, poi alla fine accettò, versando due bicchieri.
**”Non dovrei bere… sono una donna matura, non una ragazzina,”** disse sorseggiando comunque il vino, i suoi occhi che brillavano mentre cercava di mantenere il controllo. Ma già dalle prime sorsate, la sua rigidità cominciava a sciogliersi.
Mi avvicinai a lei, i nostri corpi sempre più vicini, e con un tono provocatorio le dissi: **”Forse è proprio questo il problema, Paola. Ti comporti sempre come la donna perfetta, seria e rigida. A volte essere un po’ immatura non fa male. O hai paura di lasciarti andare?”**
Lei mi guardò, come se quella sfida avesse acceso qualcosa dentro di lei. **”Non sono una ragazzina, ma questo non significa che non possa… divertirmi.”** Le sue labbra si incurvarono in un sorriso malizioso, e in quel momento capii che avevo già vinto.
Ci spostammo in camera da letto, con una complicità che andava oltre la semplice attrazione fisica. Mi seguì con passo sicuro, ma il suo sguardo tradiva l’eccitazione crescente. Una volta chiusa la porta, i nostri corpi si intrecciarono con una passione incontrollata. I suoi baci erano avidi, come se stesse cercando di divorare tutto il tempo che aveva passato reprimendo quei desideri.
Mi spinse sul letto, il suo corpo che si abbassava davanti a me, mentre con le mani delicate si infilava sotto la mia maglia. I suoi baci scendevano lungo il mio petto, sempre più giù, fino a quando le sue mani trovarono la cintura dei miei pantaloni. Con foga, la sganciò, e con un movimento deciso scoprì la mia intimità.
Paola si fermò per un istante, osservando ciò che aveva davanti, come se volesse prendere fiato. **”Non posso credere di star facendo questo…”** sussurrò, quasi a se stessa, mentre le sue mani tremanti cominciavano a esplorarmi con desiderio. Poi, senza esitazione, cominciò a usare la bocca, riempiendomi di piacere. I suoi movimenti erano lenti e misurati all’inizio, ma presto la sua lingua prese il controllo, rendendo ogni istante sempre più intenso.
In quel momento, però, il rumore di una porta che si apriva giù in salotto ci fece irrigidire entrambi. **”Mamma?”** La voce di Gabriella risuonò nell’aria come un colpo di pistola. **”Mamma, sei in casa? Devo prendere una cosa prima di andare a danza!”**
Paola si fermò di colpo, il terrore dipinto sul volto. La mia mente correva veloce: non potevamo farci scoprire così. Lei scattò in piedi, aggiustandosi in fretta i vestiti, mentre io cercavo di nascondermi. Fortunatamente, eravamo chiusi nella camera da letto, ma il rischio era altissimo. Mi infilai velocemente nel bagno attiguo, chiudendomi dentro, mentre Paola si sforzava di mantenere la calma.
**”Sono qui in camera, Gabry! Sto… riposando. Non fare rumore.”** La sua voce tremava leggermente, ma cercava di sembrare normale. Sentii i passi di Gabriella che si avvicinavano alla stanza.
Con il cuore in gola, aspettai che la situazione si risolvesse. Sentivo i battiti frenetici di Paola, il suo respiro accelerato. La figlia entrò in camera, chiacchierando tranquillamente mentre cercava le sue cose. Ogni istante mi sembrava eterno. Ma, per fortuna, Gabriella si trattenne poco. **”Ok mamma, vado! Ci vediamo dopo,”** disse uscendo.
Solo quando sentimmo la porta d’ingresso chiudersi, respirammo di nuovo. Sgattaiolai fuori dal bagno, trovando Paola visibilmente scossa. Ma la tensione, lungi dall’allontanarla da me, sembrava aver acceso una scintilla più forte.
**”Sei proprio una cattiva influenza,”** mi disse, con quel sorriso che ormai conoscevo bene. **”Ma forse è proprio per questo che non riesco a smettere.”**
Paola si sedette sul bordo del letto, ancora scossa dall’irruzione improvvisa di Gabriella, ma la tensione sembrava trasformarsi in una fiamma più intensa. Le sue mani tremavano leggermente mentre riprendeva il bicchiere di vino che avevamo lasciato sul comodino. Bevve un sorso abbondante, come se cercasse di placare l’adrenalina che le correva nelle vene, ma c’era un fuoco nei suoi occhi che tradiva il desiderio bruciante dentro di lei.
“Non posso credere che stiamo facendo questo…” disse con un sorriso che mescolava incredulità e eccitazione. Ma c’era qualcosa di più, una sorta di resa definitiva ai suoi impulsi. Il vino sembrava sciogliere le ultime difese che ancora le rimanevano. La sua rigidità, il suo controllo, tutto stava lentamente crollando.
Mi avvicinai a lei, le tolsi il bicchiere dalle mani e lo posai sul comodino. “Forse è proprio questo il bello,” le sussurrai all’orecchio, mentre le sfioravo il collo con un bacio lento e sensuale. Il suo corpo rispose subito, irrigidendosi per un istante prima di rilassarsi sotto il tocco delle mie mani che scivolavano lungo i suoi fianchi.
Il vino, l’eccitazione e il rischio di essere scoperti le avevano ormai tolto qualsiasi freno. Si girò verso di me, gli occhi pieni di desiderio, e con un gesto deciso mi tirò verso di sé, le nostre bocche si incontrarono in un bacio selvaggio. Le sue mani si aggrapparono ai miei vestiti, sfilandomeli in fretta, quasi con frenesia, come se stesse cercando di liberarsi di ogni barriera tra noi.
Mi spinse sul letto con una forza che non mi aspettavo, mentre si toglieva la maglia e i pantaloni, rimanendo solo con l’intimo addosso. La sua lingerie bianca contrastava con la pelle accaldata, e i suoi seni, pieni e tesi, si sollevavano sotto il ritmo affannoso del respiro. Mi guardava con una foga che non avevo mai visto in lei, una donna che finalmente si lasciava andare ai suoi istinti più animali.
“Non dovevo mai iniziare… ma adesso non voglio più fermarmi,” sussurrò tra un respiro e l’altro, mentre si inginocchiava sopra di me, strusciandosi contro il mio corpo nudo. Le sue mani si muovevano con furia, esplorando ogni centimetro della mia pelle, e i nostri corpi si intrecciavano in un ritmo sempre più veloce e intenso.
La presi per i fianchi, tirandola più vicina a me, fino a sentire il suo calore attraverso l’intimo sottile. Lei gemette piano, chiudendo gli occhi, abbandonandosi completamente al piacere. Le sue mani mi artigliavano le spalle, mentre il suo corpo seguiva ogni mio movimento con una passione che diventava sempre più selvaggia.
Mi rialzai leggermente, baciandola lungo il collo, scendendo fino ai suoi seni che tremavano al ritmo del respiro affannoso. Li presi tra le mani, leccando e mordicchiando delicatamente, mentre le sue mani si aggrappavano ai miei capelli. Ogni suo gemito era un segnale, un incitamento a spingermi oltre.
Ad un tratto, la sollevai, facendola sdraiare sul letto sotto di me. La sua pelle era infuocata, e i nostri corpi sembravano fondersi insieme mentre aumentavamo il ritmo. La stanza era satura di calore, di desiderio, di vino e sudore. Paola, ormai completamente abbandonata, si muoveva sotto di me, rispondendo con movimenti lenti e decisi.
“Dio, quanto mi fai impazzire…” sussurrò tra un respiro spezzato, le sue unghie che graffiavano leggermente la mia schiena mentre i suoi fianchi si muovevano al mio ritmo. “Non avrei mai immaginato…”
La sua voce si spezzò di nuovo in un gemito quando mi abbassai verso la sua intimità. Le tolsi l’intimo con un movimento deciso, e subito dopo affondai con la bocca, leccandola con una foga animalesca. Ogni suo gemito riempiva il silenzio di quella stanza, interrotto solo dal suono dei nostri respiri affannati. Lei afferrò le lenzuola, il suo corpo che si irrigidiva mentre cercava di trattenere il piacere che le stava travolgendo. “Non fermarti, non fermarti…” ansimò, mentre il suo corpo si muoveva sotto di me, sempre più vicino al limite.
Sotto l’onda del piacere, il corpo di Paola si irrigidì completamente. Ogni muscolo teso, il respiro spezzato, mentre un gemito profondo le sfuggiva dalle labbra socchiuse. Si lasciò travolgere dall’orgasmo, incapace di trattenersi, le mani aggrappate alle lenzuola.
Sorrisi guardando Paola, ancora distesa, il suo corpo che lentamente si rilassava dopo l’intenso piacere. “Non male, preside,” dissi con un tono malizioso. “Ma ti sei dimenticata qualcosa… non mi hai fatto venire.” La vidi sollevare lo sguardo, sorpresa, e poi un lampo di determinazione attraversò i suoi occhi.
Paola si rimise subito in posizione, senza dire nulla, decisa a portare a termine il suo compito. Si chinò verso di me, e questa volta sembrava che volesse darmi tutto quello che aveva. La sua bocca tornò a lavorare con foga, ogni movimento della lingua carico di voglia, e il suono della saliva che scivolava lungo la mia virilità riempiva la stanza. Ogni movimento era più profondo, più umido, come se volesse dimostrarmi qualcosa.
La mia eccitazione crebbe rapidamente, e quando finalmente raggiunsi il culmine, il piacere esplose con una forza travolgente. Paola accolse tutto, il mio piacere che la inondava, bagnandole il viso. Restò ferma, respirando profondamente, con gli occhi ancora pieni di desiderio, mentre io la osservavo, stremato.
Dopo quel momento intenso, ci lasciammo cadere sui cuscini, il respiro affannato. Ci fu un momento di silenzio, poi scoppiammo a ridere, come due complici segreti. Parlammo a lungo, tra una coccola e l’altra, come se il proibito che ci univa ci avesse dato un senso di libertà inaspettata. Le parole erano leggere, scherzose, ma sotto quella leggerezza si nascondeva una complicità sempre più profonda.
Dopo un po’, però, il tempo si fece tiranno. Mi alzai, mi vestii in fretta, e con un ultimo bacio sulla guancia di Paola, uscii da casa sua. Era tardi, e non potevamo rischiare oltre. Appena fuori, mentre imboccavo il viale che portava via dalla sua abitazione, la vidi.
Gabriella.
Era lì, dopo tanto tempo. I nostri occhi si incontrarono, e il mio cuore saltò un battito. Non sapevo cosa aspettarmi da quell’incontro inaspettato.
“Che ci fai qui? Non ti vedevo da un sacco,” disse Gabriella, sorpresa di trovarmi per strada. Il suo tono era curioso, ma rilassato. Evidentemente, pensava che stessi tornando dalla stazione, il che mi facilitava la vita.
“Ho avuto qualche impegno, stavo giusto tornando,” risposi con un sorriso, cercando di mantenere un tono neutrale.
Lei mi guardava con attenzione, forse cercando di capire qualcosa di più. C’era un’imbarazzata leggerezza nei suoi gesti, come se non sapesse bene cosa dire o come comportarsi dopo tanto tempo. Ma non potevo fare a meno di notare quel luccichio nei suoi occhi verdi, un misto di nostalgia e qualcosa di più profondo.
“Mi ha fatto strano vederti,” disse infine, sorridendo leggermente, “è passato così tanto tempo. Non sei cambiato poi così tanto.”
“Nemmeno tu,” risposi, e il mio sguardo si soffermò su di lei per un attimo di troppo. Anche se gli anni erano passati, Gabriella conservava ancora quell’aura di sensualità spontanea che l’aveva sempre resa così attraente ai miei occhi.
Ci fu un attimo di silenzio, in cui entrambi sembravamo vagamente consapevoli di ciò che si era perso e di quello che ancora aleggiava tra noi. Era come se il tempo non fosse bastato a spegnere del tutto la passione che un tempo ci legava.
“Beh, meglio che io vada,” disse poi, accennando alla direzione opposta. “Ma… magari possiamo sentirci qualche volta, per un caffè o qualcosa.” Il tono era casuale, ma quel suo sguardo mi diceva che dietro c’era di più.
“Sì, sarebbe bello,” risposi, il mio sorriso trattenuto ma complice. Mentre lei si allontanava, un pensiero mi attraversò la mente: forse, non tutto era finito tra noi.
Sì, mi piaceva notare che il suo interesse verso di me non si era mai del tutto spento.
Sempre più pazzesca..vorrei conoscervi..anche solo scrivervi..sono un bohemienne, cerco l’abbandono completo ai piaceri.. e voi.. Scrivimi a grossgiulio@yahoo.com
Grazie mille, sapere che il mio racconto sta piacendo mi riempie di soddisfazione! Se non vuoi aspettare i tempi di…
Ma che bello vedere la complicità, l'erotismo e l'affinità costruirsi così! Davvero ben scritto! Attendo il seguito! E ho già…
Questo racconto diventa sempre piu' interessante, bellissimo..... direi che e' al di sopra di tutto quello publicato da molto tempo,…
Beh... Le crepe nel muro ci sono. Forse più che altro, la domanda è quanto ci metterà. Personalmente un po'…