La mattina le porto la colaziona a letto, ma sono estremamente a disagio. Per fortuna Carlo se ne è già andato, ma l’imbarazzo dopo quello che ho dovuto fare la sera prima, è immenso.
Non ho neppure il coraggio di guardarla negli occhi, non riesco a smettere di pensare alla mia lingua che lecca via lo sperma dal suo corpo, al cazzo di Carlo nella mia bocca, ai suoi piedi maschi che ho leccato per interminabili minuti.
Lei è già sveglia, sento il suo sguardo su di me che assapora la mia umiliazione mentre poggio il vassoio sul letto, e d’istinto mi inginocchio accanto al letto.
S- Ieri sera mi hai delusa. Dimostri troppa riluttanza, ancora non hai accettato la situazione, il tuo ruolo, e non ti impegni abbastanza. Oggi è il primo pomeriggio di Donata, lei mi aiuterà nella tua educazione, mi sono accorta che è di indole dominante e sono sicura che ti metterà in riga.
Io ascoltavo basito i suoi progetti, la notizia che Donata era stata incaricata della mia educazione era terribile ma, purtroppo per me, non era tutto.
S- Devi prendere consapevolezza di quello che sei diventato, devi metterti in testa che le donne ti sono superiori, che non ti sarà concesso mai più di scopare, ma solo di servirle.
Poi troveremo un uomo che ti abitui al cazzo.
Quella prospettiva mi fece precipitare nell’oblio. Avrei preferito andare all’inferno.
L- Hoo Simona, amore mio, per favore, io non sono gay.
S- Che cazzo dici? Lo so che non sei gay, e con questo? Devi imparare a soddisfare un uomo lo stesso, non serve che ti piaccia. Da oggi si cambia registro, e ora fuori, non voglio più vederti.
Ancora una volta passai tutta la mattina con il plug nel culo, ma a terrorizzarmi era il pensiero che avrei passato il pomeriggio con Donata.
Prima di lasciare lo studio mi chiamò nel suo ufficio per impartirmi le direttive.
S- Allora, da oggi si comincia. Ho spiegato a Donata come stanno le cose, lei mi ha garantito riservatezza, ma tu dovrei obbedire a lei come fai con me, farai tutto quello che ti dice di fare. Qualsiasi cosa ti chieda, qualsiasi cosa ti dica di fare, tu obbedisci senza se e senza ma, è chiaro?
Abbassai lo sguardo e feci cenno di si con la testa, ormai sapevo che non avevo modo di farle cambiare idea, mi avrebbe dato in pasto a quella donna.
S- Le ho dato anche la facoltà di punirti. Non farla arrabbiare, non ti conviene. E ora sparisci.
Quando arrivai a casa era già li, davanti al cancello ad aspettarmi.
Speravo arrivasse dopo e cominciai a pensare ad una scusa per andare in bagno e togliermi la spina che avevo nel culo, non ce la facevo più.
Entrati in casa le chiesi il permesso.
L- Signora Donata, potrei andare in bagno un attimo? Faccio presto.
D- Vengo con te, ti dispiace? Voglio vedere come la fai con il pisello in gabbia. Ti metti forse a sedere sul water come le donne? – E rise di gusto.
Come poteva pretendere una cosa simile.
L- No, è che io dovrei…
D- Basta, non contraddirmi, che c’è, ti vergogni di me? Forza, andiamo in bagno.
Non avevo via di fuga. Mi abbassai i pantaloni sotto i suoi occhi, era una situazione veramente surreale, mi stavo umiliando in modo assurdo, non sapevo come fare a togliermi il plug senza che mi vedesse, così nonostante detestassi farlo, fui costretto a dirglielo.
L. Vede Signora Donata, devo togliermi la… hemmm.. una cosa che… che ho dietro.
D- Cosa devi togliere? Non capisco, spiegati meglio.
L- Ho una …. spina .. dietro, signora, e devo toglierla quando rientro a casa. Sono…. sono gli ordini di mia moglie.
D- Cosaaaaa? Una spina? Fammi vedere. Ma che fai, porti slip da donna? Sei davvero un pervertito. Togliti quelle ridicole mutandine, sei patetico, toglile subito e piegati, fammi vedere cosa hai dietro.
L’umiliazione era devastante. Mi tolsi il perizoma e mi chinai, esponendo alla sua vista le natiche tra le quali faceva bella mostra la base piatta del plug.
D- Guarda guarda cosa c’è quà.
Prese la base con le dita tirandola verso l’esterno, ma poi lo spinse nuovamente dentro. Lo fece più volte provocandomi spasmi e contrazioni. Dovevo espellerlo, stavo impazzendo, lo avevo dentro da parecchie ore e non ne potevo più.
D- Di un pò: quando sei in ufficio hai sempre questo affare nel culo? – Mi domandò perfidamente.
L. Ssss … si Signora.
Stavo piagnucolando come un moccioso, la vergogna che provavo era immensa.
Lei sadicamente afferrò ancora la base e questa volta la tirò con forza, strappandomi il plug dal culo.
L. Nooooo, signoraaaa noooooooo la prego pianooo piaaaanoooooo
Un dolore acuto mi assalì quando la parte larga attraversò il mio anello anale, provocando un rumore simile ad una bottiglia stappata, seguito dalla fuoriuscita di aria e materia fecale mista a muco che mi colò lungo le gambe.
Iniziai a gemere e belare mentre quei liquami maleodoranti uscivano dal mio ano slabbrato, proprio davanti ai suoi occhi increduli.
D- Mio dio: hai un culo largo come una galleria. ma non ti vergogni?
L- la prego, signora, la prego, mi fa tanto male e poi devo lavarmi, mi permetta di fare una doccia – la supplicavo sperando di impietosirla.
D. Hai sporcato tutto, fai schifo… e che puzza. Ci penso io, togliti i vestiti e infilati nella vasca da bagno, adesso te la do io una bella lavata.
Donata era una donna sadica e perversa. Mi fece mettere alla pecorina dentro la vasca, aprì il rubinetto, regolò flusso e temperatura dell’acqua e senza tanti complimenti mi infilò la doccetta nell’ano.
D- Adesso ti lavo dentro, trattienila fino a che non te lo dico io.
Iniziai a tremare convulsamente, sentivo l’acqua defluire nel mio intestino, mi stava riempiendo la pancia e dopo un paio di minuti, in preda ai crampi, arrivai al limite e spruzzai un violentissimo getto di liquido contro la parete della vasca.
Ero inginocchiato con la faccia vicino al tappo, vedevo liquami maleodoranti fuoriusciti dal mio corpo defluire via, e con essi tutto quello che avevo nell’intestino.
Affatto impietosita dalle mie suppliche, mi riempi nuovamente ripetendo l’operazione svariate volte fino a che l’acqua che espellevo dal mio buco fu perfettamente limpida.
Ero provatissimo, ad ogni riempimento era come se uno tsunami mi invadesse, sentivo l’acqua farsi strada con prepotenza nel colon provocandomi spasmi dolorosissimi e inevitabilmente finivo per spruzzare tutto fuori, per poi essere subito riempito di nuovo.
Mi aveva allagato e svuotato l’intestino almeno una dozzina di volte, ero stremato, sentivo la pancia gorgogliare per i crampi e l’ano pulsare dolorosamente.
D- Sei davvero uno schifo, datti una pulita e sistema questo casino, hai sporcato tutto, non voglio trovarti mai più in queste condizioni, – e senza dire altro uscì dal bagno.
Finalmente solo sciacquai tutto e mi feci la doccia, cercando di non pensare a quello che avevo appena subito, ma dietro mi bruciava tutto, avevo l’ano dilatato e continuavo a colare liquido, per fortuna pulito.
Dopo un quarto d’ora la raggiunsi in salotto.
D- Vieni qua, sulle mie ginocchia, fammi vedere il culo.
Obbedivo in silenzio, rassegnato. Mise della crema sul mio ano ancora dilatato e iniziò a massaggiarlo fuori e dentro, infilando con decisione le dita. Aveva delle mani grasse con dita che sembravano salsicce, ma dilatato com’ero entravano senza difficoltà.
Era terribilmente umiliante, le sentivo scavare e girare ripetutamente dentro di me ma non opposi alcuna resistenza e mi rilassai nella speranza che finisse presto.
Purtroppo lei scambiò la mia resa per consenso.
D- Ti piace vero? Ti piace farti masturbare il culo?
Non volendo contraddirla, ma neppure ammettere l’inammissibile. Avevo capito che dovevo dimostrarmi remissivo per non farla indispettire, così cercai di essere vago.
L- Non so signora Donata, mi sento pieno, la prego, faccia piano, sono irritato, mi brucia davvero molto, per favore faccia piano.
Un violentissimo sculaccione mi lasciò senza fiato, seguito da altri e poi altri,
D- Sei una cagna, ecco quello che sei.
Mi colpiva senza sosta con una forza incredibile, battendomi entrambe le natiche con le mani nude e senza alcuna pietà.
Cercai di resistere come potevo, ansimando, supplicando ripetutamente pietà e quando finalmente si fermò, avevo le natiche in fiamme.
L- La prego Donata, la prego. Farò quello che vuole, ma non mi sculacci più.
D- Va bene smetto, però adesso vieni qua, ti inginocchi davanti a me e mi fai un bel massaggino ai piedi.
Senza aspettare la mia risposta si tolse le scarpe, aveva le stesse ballerine logore e maleodoranti, distese le gambe e mi presentò le piante dei piedi davanti al viso.
D- Ho i piedi sporchi?
Era davvero una stronza, ma pensai bene fosse meglio assecondarla.
L- forse … un po, signora Donata – Ero paonazzo dalla vergogna
D- Annusali, dimmi se puzzano.
Li annusai proprio tra le dita, emanavano un odore indescrivibile, ma mi guardai bene dal dirlo apertamente.
L- Forse sono un po sudati…. signora Donata.
D- Annusali meglio, non fare lo schizzinoso.
Mi stava annullando, ma la assecondai ancora, iniziando ad annusare alternativamente i suoi piedi grassi e sporchi inalandone l’odore a pieni polmoni.
Lei mi guardava tra lo schifato e il divertito, strofinandomi le dita sudaticce sulle labbra e sul naso, fino a che soddisfatta disse:
D- Ora tira fuori la lingua, e leccali. Puliscimi i piedi.
Senza protestare minimamente iniziai a leccarle i piedi: consumai lingua e saliva per lavarli come meglio potevo, impastandomi la bocca e la faccia con il suo sudore, ma pretese di più.
Si alzò dal divano e senza dire una parola si abbassò i pantaloni della tuta tirandoli giù fino alle caviglie.
Era una donna veramente formosa, con un culo enorme e due cosce possenti e larghe. Indossava un paio di mutandoni bianchi ed essendo in ginocchio non potei non notare la macchia giallastra in mezzo alle gambe, proprio in prossimità del sesso.
Di nuovo seduta mi aveva preso per i capelli e spinto il volto tra le sue cosce.
D- Dimmi se ti piace anche il profumo della mia figa?
Non si lavava da giorni, era evidente. Un odore pungentissimo di urina mi invase le narici, avrei voluto scappare via da quella donna, ma temevo le conseguenze. Mi tenne giù ad annusare per qualche minuto, quasi stordendomi.
D- Toglimi le mutande – mi ordinò
A fatica le sfilai lo slip che subito prese e mi strofinò sul viso, sorridendomi.
Subito dopo mi afferrò per i capelli, allargò le cosce mostrandomi una fitta peluria e mi ci spinse contro la faccia.
D- Lecca – ordinò
Era disgustosa, non avrei voluto, ma lo feci.
Il suo sesso emanava un odore fortissimo, ma non ci pensai e cercai di raggiungere le sue parti molli con la lingua.
Lei sollevò le gambe per aprirsi meglio e così potei affondare dentro la sua fica sporca e collosa, cercando di pulirla come potevo.
Leccavo e succhiavo ingoiando le sue secrezioni ed avevo il cervello annebbiato dall’odore che emanava, era quasi asfissiante.
D- Non fare lo schizzinoso, lecca tutto. Leccami anche il culo.
Mentre lo diceva sollevò le cosce s si allargò le enormi natiche nel tentativo di aprirsi.
D- Il culo ho detto, leccami il culo
Cercai di trattenere il respiro ma se ne accorse.
D- No aspetta. Chiudi la bocca e annusa. Prima di leccarmi il buco del culo voglio che lo annusi intensamente, devi abituarti al mio profumo.
Un conato di vomito mi assalì, ma riuscii a resistere e mi rassegnai. Poggiai il naso sul suo ano inalando profondamente l’indescrivibile aroma. Si fece annusare il culo per un paio di minuti, poi se lo fece pulire con cura, pretendendo che infilassi la lingua in profondità per lavarlo a fondo. Era sporca e sudata, la bagnavo con la saliva che poi leccavo via, assaporando quel gusto osceno nel disperato tentativo di soddisfare la sua richiesta,
Le stavo letteralmente lavando il culo con la lingua e mi fece continuare fino a che non ritenne di essere stata pulita a sufficienza.
Infine mi spinse via con un piede in faccia, insultandomi pesantemente.
D- Ora basta di leccarmi il culo, sei uno schifoso pervertito. Sparisci.
Nessuno mi aveva mai usato in quel modo, fu veramente degradante.
Donata tornò un paio di giorni dopo. Come la volta precedente mi infilò nella vasca da bagno per la lavanda intestinale, come la chiamava lei, una pratica che odiavo forse più di ogni altra cosa.
Quel pomeriggio mi obbligò anche a depilarmi le gambe, braccia e torace con una crema specifica. Terminata la depilazione ero completamente glabro, dalla testa ai piedi.
Mi spalmò la crema anti-ricrescita, insistendo nella zona anale e provocando la reazione involontaria di farmi eccitare. Avevo un forte desiderio sessuale represso e ogni tocco delicato alle parti più erogene mi provocava un involontario tentativo di erezione.
Iniziò a penetrarmi con dolcezza, infilandomi un dito nell’ano che entrò senza alcuno sforzo, iniziando a masturbarmi il buco e, allo stesso tempo, titillandomi i capezzoli con sapienza, facendomi fremere.
Mi vergognavo immensamente delle reazioni del mio copro, nonostante tutto mi piaceva come mi toccava, e anche se non volevo farlo, iniziai a gemere.
Mi stavo eccitando. Pene e testicoli si erano gonfiati diventando duri e violacei, il mio pene riempiva tutti gli spazi tra le spire della gabbietta e se non fosse stato ingabbiato avrei avuto una possente erezione.
Ma non era darmi piacere quello che voleva: afferrò i miei genitali e strizzandomi crudelmente mi disse:
D- Ma guarda questa puttanella come si eccita. Ti piace farti masturbare il culo, vero? Secondo me hai bisogno di essere scopato.
Abbassai lo sguardo, le sue insinuazioni erano insopportabili, ma anche se non volevo ammetterlo, era vero: mi ero eccitato a farmi penetrare il culo dalle dita di quella donna perversa.
Che cosa mi stava succedendo? Stavo forse diventando gay?
No, no, ma che gay. A me piacciono le donne, io amo Simona e faccio tutto questo per riconquistarla, pensavo sconvolto dalle sensazioni che provavo.
Donata insistette, si divertiva a vedermi in quello stato, ero evidentemente preda della sua perversione e lei lo sapeva bene.
D- Sei solo un depravato rotto in culo, tua moglie ha fatto bene a metterti in castità, non sei un uomo, adesso ti faccio vedere io cosa sei, vieni con me.
Mi prese per un orecchio e mi trascinò in bagno, costringendomi a sdraiarmi sul pavimento.
D- Schifoso pervertito, adesso te lo faccio vedere io. Apri la bocca.
Si era accucciata su di me, un culone enorme mi sovrastava impedendomi di respirare, temevo che mi avrebbe soffocato sotto la sua mole.
D- Apri la bocca che devo pisciare. Apri la bocca ho detto, apri quel cazzo di bocca.
Ero terrorizzato, il pensiero che mi avrebbe pisciato in bocca era devastante ma non riuscivo ad oppormi in alcun modo alla sua perversione.
Non finì la frase che un potente getto mi inondò la bocca, riempiendola. Non potevo credere che lo stesse facendo, cercai di svincolarmi ma era troppo pesante, mi schiacciava sotto il suo peso e pisciava senza ritegno, senza sosta, era terribile.
Trattenni il fiato e riuscii ad evitare di ingoiarla, ma sul pavimento si era formata una grossa pozza di piscio giallastro e maleodorante che dovetti ripulire in fretta, a momenti sarebbe tornata Simona e non volevo assolutamente che mi trovasse in quello stato. Sarebbe stata un’umiliazione insostenibile.
Quando tornai in sala si era rivestita e stava per andarsene. Mi sentii sollevato, ma prima di uscire mi prese per un orecchio tirandolo con forza e mi ammonì:
D- La prossima volta che ti piscio in bocca voglio che la ingoi. Per questa volta passi, ma che ti piaccia o no dovrai imparare a farmi da cesso o sarà peggio per te.
Potevi mettercele tutte le categorie già che c'eri....
Ah, è il penultimo capitolo. Ormai ci siamo (meno male, non credevo di aver scritto una storia tanto lunga). La…
Giada era il personaggio che meno accettava la sua vera natura, tra tutti e tre i personaggi principali. Lungo la…
Molto piacevole. Lieto tu abbia inserito Padma, che spero di veder nuovamente attrice sul palco dei tuoi racconti!
Leggetelo, ho bisogno di sapere cosa ne pensate...grazie