Quando ripenso a come tutto è iniziato, mi sembra quasi irreale. Avevo appena compiuto ventidue anni, sposata da poco con Andrea, un ragazzo dolce e “normale”, che mi amava con una dedizione quasi disarmante. Con lui avevo condiviso i primi passi verso una nuova intimità: piccole trasgressioni, gesti che rompevano la routine, come depilarmi su suo suggerimento o sperimentare con un vibratore. All’inizio era solo gioco, curiosità… poi è diventato un cammino che mi ha cambiata.
La prima vera svolta arrivò quasi per caso. Iniziai a mostrarmi online, sempre senza viso, in dirette anonime. All’inizio solo movimenti velati, poi sempre più audaci. A maggio, per il mio compleanno, mi regalai due oggetti che avrei usato in una trasmissione che mi avrebbe segnato: quella volta mi mostrai più apertamente, con una mascherina a coprire il volto. Non immaginavo che sarebbe stato solo il primo passo.
Poco dopo, d’accordo con Andrea, realizzai un desiderio che avevo da tempo ma che non avevo mai osato confessare: essere con un’altra donna. Lei si chiamava Alaina, aveva vent’anni, italo-inglese, un sorriso di chi ha già vissuto tanto. Con lei ho sperimentato gesti e sensazioni nuove, e quella prima volta fu un terremoto emotivo. Dopo quella serata, però, provai una strana rabbia verso Andrea: gli rimproveravo di avermi permesso di “cadere così in basso”, pur sapendo che ero stata io a volerlo.
Nonostante ciò, io e Alaina continuammo a vederci, sia per momenti nostri che per creare contenuti insieme. All’inizio le nostre avventure erano relativamente semplici, ma in estate ci spingemmo oltre. Ricordo ancora un viaggio al mare, la calura, la mia eccitazione amplificata dall’ovulazione. Le cose si fecero sempre più fisiche, più intense, e lì iniziai a sentire che stavo cambiando, che certi freni interni si allentavano.
Quella sera mi presentai sentendomi già diversa. Le calze a rete mi avvolgevano le gambe come una seconda pelle, il top nero lasciava scoperte porzioni di me che volevo mostrare, e il gonnellino, leggero e sfacciato, sembrava un invito a guardarmi. Durante la cena, dopo il dolce, un’energia calda e irrequieta prese a scorrermi sotto pelle. Mi mossi contro il bordo del tavolo, quasi senza rendermene conto, e sentii il cuore battere più forte.
Ogni gesto diventava più lento, più consapevole. Iniziai a liberarmi dei vestiti come se fossero pezzi di un passato da cui volevo affrancarmi. Le mani tremavano, ma non per timore: era un fremito eccitato, un misto di vergogna e desiderio. Sentivo gli occhi su di me, e invece di frenarmi, quella sensazione mi spingeva oltre.
Quando mi sdraiai sul materassino, vestita solo dalle calze, il mondo intorno si ridusse a respiro, pelle e attesa. C’era una parte di me che si stupiva di ciò che stavo facendo, e un’altra che si abbandonava completamente, come se finalmente avesse trovato la sua lingua. Ogni sguardo che incrociavo era un richiamo a lasciarmi andare di più.
La serata proseguì in un crescendo di vicinanze, di tocchi e di sorrisi complici. Con Vanessa, l’intesa fu immediata: i movimenti nel 69 diventavano un dialogo silenzioso, e ogni volta che mi perdevo in quel ritmo, mi sentivo meno padrona di me stessa e più vicina a qualcosa di primordiale.
Quando arrivò Angelica, giovane e curiosa, fu come aggiungere una nuova nota a una melodia già carica. Ci appartammo, e nei suoi occhi vidi la stessa miscela di sfida e resa che sentivo in me specie quando ci strusciammo i nostri sessi infuocati uno contro l’altro senza pudore.
Verso mezzanotte, ci ritrovammo tutti sul molo. L’aria notturna mi accarezzava la pelle e, forse complice la stanchezza e l’adrenalina, mi trovai a fare cose che fino al giorno prima non avrei mai immaginato di osare in pubblico. Ogni gesto, ogni sguardo, era come una carezza segreta tra me e il mondo.
Il giorno dopo, in auto con Alaina, il ricordo di quella notte mi scaldava ancora. Non potevo restare immobile: il corpo chiedeva ancora, e quando ci fermammo lungo una strada secondaria, capii che il confine tra il ricordo e il presente era ormai scomparso.
Ero sempre più curiosa, e allo stesso tempo più consapevole che quella curiosità mi stava trasformando. Iniziavo a a fantasticare su esperienze che andavano ben oltre i miei confini di un tempo. Non era solo una questione fisica: era come se stessi testando fino a che punto potevo spingermi senza perdere me stessa.
Poi arrivò Bea. La conobbi quasi per caso, e subito sentii una tensione diversa, più sottile, più pericolosa. Con lei non era solo gioco: rischiavo di provare qualcosa di profondo. Il weekend passato insieme fu travolgente, eppure si concluse con un addio improvviso. Bea mi lasciò un messaggio spiegando che stava iniziando a innamorarsi di me, ma voleva tentare di costruire una relazione con un ragazzo che la amava. Quelle parole mi colpirono più di quanto avrei creduto. Mi resi conto che, nel mio percorso di trasgressione, stavo sfiorando anche il cuore.
Continuai a frequentare Alaina e il suo mondo, ma ogni volta mi accorgevo di spostare un po’ più avanti il limite. Ricordo ancora una giornata autunnale in cui mi sorpresi a pensare ad alta voce: “Forse non voglio più essere quella di prima”. Era come se stessi osservando me stessa cambiare, e non sapessi se fermarmi o lasciarmi andare.
Il passo successivo fu Sandro, un amico di Alaina. Con lui attraversai un’altra frontiera interiore: la mia prima volta con un uomo al di fuori del mio matrimonio. Non fu un incontro romantico, né pianificato. Fu istintivo, come se stessi seguendo una corrente che mi trascinava via. Mi sdraia su una poltrona grande a testa in giù usando una magic wand per stimolarmi per bene. Sandro a quella visto tirò fuori un pene molto elegante grosso e io iniziai a leccare mentre mi masturbavo. Venni quasi subito col pene in bocca e neanche svestita.
Da quel momento, la mia percezione di me stessa si trasformò radicalmente. Mi vedevo diversa, più audace, meno legata alle vecchie regole.
Mi sentivo come sospesa in un sogno, ogni gesto amplificato, ogni respiro più profondo del precedente. La tensione era così alta che il tempo pareva rallentare. Mi muovevo con naturalezza, come se sapessi già cosa fare, guidata più dall’istinto che dal pensiero. Ogni sguardo, ogni tocco, ogni parola non detta sembrava accendermi ancora di più.
Cambiammo posizione più volte, cercando quell’equilibrio perfetto tra abbandono e controllo, finché sentii che il momento stava arrivando. Un’ondata mi travolse, lasciandomi senza fiato. Mi fermai solo un istante per riprendermi, poi, come in trance, andai davanti allo specchio. Avevo bisogno di vedermi, di capire cosa stessi diventando. Mi masturbavo con lo sperma di Sandro che colava.
Più tardi ci ritrovammo in un piccolo parco, nascosti da una cortina di rami. Le parole si mescolavano a gesti che tradivano una complicità nuova, quasi pericolosa. Le mie mani si muovevano senza che potessi fermarle, seguendo una voglia che ormai non riuscivo più a mascherare. Loro mi assecondavano, e io mi perdevo.
La serata proseguì con una leggerezza che era solo apparente. Dentro di me, tutto era un turbinio: adrenalina, desiderio, la sensazione di oltrepassare confini che fino a poco tempo prima non avrei mai pensato di avvicinare. Mi vedevo riflessa nelle loro espressioni, sorpresa, approvazione, forse un pizzico di ammirazione mista a curiosità.
Mi sollevai lentamente, sentendo ancora il battito irregolare nel petto. Le gambe mi tremavano, ma non per la stanchezza: era un fremito che partiva da dentro e si diffondeva ovunque. Mi appoggiai al muretto della penisola, lasciando che il fresco della superficie mi aiutasse a ritrovare un po’ di equilibrio. La luce calda della stanza sfiorava la mia pelle, e sentivo il calore del mio corpo mescolarsi all’aria. Le scarpe nere di vernice, lucide e pesanti, mi ancoravano al pavimento come un dettaglio volutamente ostinato in mezzo a tutta quella nudità.
Sandro mi guardò con un mezzo sorriso e fece un cenno verso Alaina. Lei tornò con una sigaretta già preparata, che Sandro accese con calma. Lo osservai fare quel gesto, come se fosse parte di un rituale che non conoscevo ancora. “Posso provare?” chiesi, quasi senza pensarci. Sapevo di non averlo mai fatto, ma in quel momento ogni barriera che mi ero imposta sembrava non esistere più.
Alaina mi fissò, cercando nei miei occhi una conferma. “Sicura?” domandò a bassa voce. Annuii, sentendomi come sospesa tra lucidità e trance. Inspirai profondamente: l’odore acre e pungente mi avvolse, e avvertii un calore nuovo diffondersi dentro di me.
Il tempo perse consistenza. Non vedevo più la stanza nella sua interezza, solo frammenti: le mani che si muovevano, la luce che cambiava, il mio respiro che si faceva sempre più rapido, mentre il mio grembo veniva inbvaso. Sentivo di non appartenere più del tutto a me stessa.
Quando infine mi lasciai cadere sul letto, la stanchezza mi travolse. Ero bagnata di sudore, la pelle calda, il cuore ancora in corsa. Chiusi gli occhi e respirai profondamente, assaporando quell’attimo sospeso, come se non dovesse mai finire.
In quel momento capii che qualcosa in me stava cambiando. Non ero più la stessa ragazza che, mesi prima, avrebbe esitato di fronte a certe situazioni. Ora mi lasciavo trasportare, senza calcolare, senza pensare al dopo. E la cosa più strana era che, pur sapendo di giocare con il fuoco, non riuscivo a desiderare altro che restare lì, bruciarmi ancora un po’.
Ma ogni ascesa ha il suo precipizio. Il momento della svolta arrivò in modo inaspettato, proprio quando ero immersa in quell’onda di euforia e disinibizione. Un messaggio di Andrea, semplice e affettuoso, mi riportò di colpo alla realtà. Lo lessi e sentii crollare tutto. Mi accorsi di quanto mi ero spinta oltre, e di quanto rischiavo di perdere. Scoppiai a piangere, abbandonando di colpo tutto quello che avevo attorno.
Tornai a casa, confessai ad Andrea ogni cosa. Non fu facile, ma lui scelse di amarmi ancora, di credere che potessi tornare indietro. Nei giorni successivi, gettai via tutto quello che rappresentava quel capitolo: i giocattoli, gli account, perfino un piercing che mi ero fatta in quel periodo. Volevo salvarmi, o almeno crederlo.
Eppure, quando ripenso a tutto, non riesco a raccontarmi solo come vittima di un momento di follia. In quelle esperienze ho visto parti di me che non conoscevo: desideri, fragilità, coraggio e paure intrecciati. Ho conosciuto il lato seducente della trasgressione, ma anche il prezzo che chiede. E oggi so che il confine tra libertà e perdita di sé è molto più sottile di quanto immaginassi.
–



Un racconto molto intimo, frenetico, travolgente, come a volte è il miglior sesso.. grazie d’aver condiviso le tue emozioni
Bellissimo, mi sono ritrovato in quello che scrivi, nelle tue sensazioni.
Anche io ho provato quei desideri e quelle passioni indescrivibili, e sono rientrato nel mio matrimonio per non perdere la persona che amo e per non perdermi. Ma rimarranno per sempre indelebili nella mia mente..
Scrivimi se vuoi: grossgiulio@yahoo.com