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Penetrazioni profonde – Prologo e Capitolo 1

INTRODUZIONE
Quello che segue è un racconto sul quale ho fantasticato a lungo, immaginando una storia che seguisse le vicende di una protagonista femminile attraverso i suoi occhi ma che, nelle scene di sesso con lei, il punto di vista passasse al personaggio maschile. Alla fine, ho deciso di raccontare tutta la storia usando come soggetti di ogni capitolo un’altra persona, maschio o femmina, ma che abbia qualche contatto con le vicende di Fabiana, la vera protagonista.
La storia si svolge durante la festa nella villa dei Favaro, dal capitolo 34 di High Utility in avanti. Leggerli non è necessario per capire le vicende in “Penetrazioni Profonde”, ma un paio di personaggi di “High Utility” fanno qualche cameo.
A differenza di quanto possa far credere, le “penetrazioni profonde” non si riferiscono all’atto sessuale quanto ad una tecnica di scrittura che prevede una forte immersione nella mente del personaggio con cui seguiamo le vicende ma, non preoccupatevi, ci saranno parecchie scene di sesso che coinvolgeranno Fabiana, più o meno direttamente.

Per il resto, buona lettura e buon divertimento,
William Kasanova.

Nicolò
    Prendo tra il pollice e l’indice il prepuzio e lo tiro indietro. Il glande rosa si scopre e luccica sopra il lavandino.
    Appoggiato alle piastrelle del bagno, lo smartphone mostra lo screenshot di Fabiana in un costume da bagno che a stento sembra contenere i suoi seni, una foto scattata qualche mese fa, quando al suo diciottesimo compleanno si è fatta accompagnare da un suo amico in spiaggia a Bibione. Il mio amore sembra sorridere all’erezione che mi ha provocato pensare a lei.
    Appoggio il pollice sul dispenser del sapone e premo. Il liquido bianco schizza sul palmo della mano bagnata.
    «Spero che questo succeda anche a me, questa sera.» Sorrido alla foto di Fabiana. «Mi farai lo stesso, vero, amore?»
    Un senso di pace mi scivola lungo le membra, nella mente si forma l’immagine di Fabiana che mi stringe il pene, lo accarezza e poi lo infila nel suo corpo… Lascio defluire il respiro, l‘erezione diventa ancora più dura, mi implora di soddisfare la sua fame di orgasmo. Un senso di malessere preme nell’inguine.
    Stringo la mano, il sapone si spande tra le dita e fa la schiuma a contatto con l’acqua sul palmo.
    No, devo trattenermi. Sono certo che questa sera sarà quella giusta. Accarezzerò i suoi lunghi capelli biondi, accosterò le labbra alle sue, stringerò un suo grosso seno e…
    Appoggio il palmo della mano sul glande e lo insapono. Un brivido mi attraversa la schiena. L’eccitazione è tale che è doloroso toccare la punta dell’uccello. Passo il pollice sul meato, l’indice sotto, a ridosso della pelle.
    Tra un mese ci sono gli esami. Mamma dice che dovrei passare la sera a studiare, ma voglio uscire con la mia ragazza. È da marzo che usciamo un paio di sere a settimana, che la porto con la mia macchina al cinema o in discoteca, e questa è la sera che arriveremo al dunque. Prima un film, poi un giro al McDonald’s, e poi i sedili ribaltabili della Punto faranno il loro dovere.
    Un prurito che ben conosco, che accompagna le mie contemplazioni serali dell’album Instagram di Fabiana, sotto le coperte del letto, torna a increspare i nervi che corrono lungo l’asta del pene.
    Mi serve uno sforzo mentale per staccare le dita dal glande e non afferrarlo e menarmelo.
    Devo trattenermi, tutto l’ardore deve svuotarsi quando Fabiana mi…
    Una notifica appare sopra la testa della mia adorata. Nell’istante che è comparsa sono riuscito a leggere il nome del mittente.
    È lei!
    Apro il getto dell’acqua del rubinetto, ci fiondo le mani per un istante e le asciugo, la salvietta finisce nella pozza di acqua che si è formata nel lavandino.
    Afferro il telefono e apro la chat dalle notifiche.
    
Fabiana
    Ciao Nicolò. Questa sera non usciamo ke voglio studiare per gli esami.
    È meglio se resti a casa anche tu così ti prepari. Nn voglio ke poi ti vanno male e mi dai la colpa.
    Bacioni 😘

    Il pene perde vigore con una velocità che, in altre situazioni, sembrerebbe comica. Scopro sulle labbra un’espressione di delusione. Mi stavo preparando come mai nella vita, e tutto va in fumo.
    Il pollice resta sospeso sulla tastiera a schermo: non so nemmeno come rispondere. Sì, anzi, ho anche troppe risposte in mente, ma nessuna sarebbe educata. Non posso certo scaricare il senso di delusione nel petto con un messaggio su Whatsapp…
    Per l’ennesima volta, la voce di Leonardo risuona nella testa: “lascia stare mia sorella, ti meriti di meglio di quella zoccola.” L’ho sempre scacciata quando mi si affacciava alla mente, ma…
    
Nicolò
    Va bene, buono studio

    Che risposta misera. Mi sembra di tradire quanto sto provando.
    Glielo aggiungo “ci sentiamo”?
    Tentenno.
    No. Premo il tasto di invio e spengo il telefono.
    Invece di fare contenta Fabiana, farò contenta mamma.
    Poi, potrei dare ascolto a Leonardo e iniziare a fare contento anche me stesso.

***

Federico
    «Io esco, torno più tardi.»
    Il brutto muso da lumaca dell’Hunter smette di essere colpito dai proiettili che il mio fucile gli stava vomitando addosso fino ad un istante prima: Leonardo ha messo in pausa la nostra partita di “Halo 3” in modalità Leggendaria quando la Figa Finale si è affacciata alla porta del loro salotto.
    Fabiana indossa una giacchetta nera di pelle aperta ed un paio di jeans blu con le ginocchia strappate. È appoggiata allo stipite della porta con le mani: i due grossi seni riempiono la maglietta bianca e i capezzoli risaltano contro il tessuto. Quelle due meravigliose bocce tendono il tessuto e in mezzo sembra si strappi da un attimo all’altro…
    Leonardo distoglie lo sguardo dallo schermo. In qualche modo, è in grado di non fissare le tette di sua sorella. Io non ci riuscirei mai, passerei il tempo ad ammirarle. Probabilmente, non mi limiterei a questo se in casa mia girasse una figa simile, anche se mia parente stretta.
    Leonardo sospira, la sua voce è piatta, annoiata. «I nostri ti hanno detto di non uscire.» La tratta come se parlasse con una stupida.
    «Quanto sei noioso, Leo.» Fabiana muove una mano come a scacciare le parole del fratello. «Tanto torno prima di loro.»
    Il salotto si sta riempiendo di un profumo di vaniglia, quello che usa sempre la Figa Finale quando la vedo uscire. Andrà a rimorchiare qualcuno? A farsi rimorchiare da qualcuno?
    «Hanno detto che tornano per le due.» Leonardo sospira. «Pensi di farcela a tornare per quell’ora?»
    «Guarda che quello che ha 17 anni sei tu, io sono maggiorenne e posso fare quello che voglio.»
    Qualcuno la spingerà contro un muro, le succhierà i capezzoli? Il suo cazzo duro scivolerà nella sua figa? Inspiro il suo profumo, i miei jeans si fanno stretti.
    Fabiana si muove, le sue tette senza la costrizione del reggiseno ondeggiano sotto la maglietta. L’erezione diventa più fastidiosa, è dolorosa. Ah, quanto vorrei essere io quello che la spinge contro il muro.
    Leonardo appoggia il controller bianco su una gamba. «E con chi esci?»
    «Non sono affari tuoi con chi esco.»
    «Non dovevi uscire con Nicolò?»
    Fabiana guarda lungo il corridoio, sbuffa. «No, questa sera no.»
    Leonardo si appoggia allo schienale del divano. «Dovresti smetterla di trattarlo come un cretino. Ha una dignità anche lui.»
    «Non si fa problemi a portarmi in giro in macchina. È contento a farlo. Sai, Leo, ci sono ragazzi che apprezzano la mia compagnia.»
    «Lo fanno perché gliela fai annusare.»
    Io annuserei volentieri la sua figa. Appoggerei il naso sulle sue labbra bagnate, inspirerei… Queste cazzo di braghe diventano sempre più strette… Mi metto più comodo sul divano, la cucitura dei jeans schiaccia contro la mia eccitazione.
    Non ce la faccio più, sta diventando troppo doloroso, e se fisso per un altro istante le tette maestose di Fabiana vengo nelle mutande. Appoggio il controller sul divano e mi alzo in piedi. «Scusate, approfitto del… della pausa e faccio un salto in bagno.»
    Passo accanto alla Figa Finale. Il cuore mi batte come se fossi accanto ad un animale feroce, ma devo trattenermi non dal fuggire ma dal saltarle addosso. Combatto contro me stesso per non fissarle il seno, punto contro i suoi occhi castani. Il profumo di vaniglia è stordente, tutto il sangue sta ristagnando nell’inguine, la testa mi gira. È bellissima…
    Lei si scosta per farmi passare, si appiattisce contro lo stipite della porta. Mi fissa: c’è un barlume di desiderio nel suo sguardo illeggibile, un accenno di desiderio nelle sue labbra? Sì, c’è. Lo nasconde, ma non così bene da non farmelo notare…
     «Non guardare il casino che ho lasciato in bagno.»
    Porca merda, così vicino, quasi sfioravo la sua pelle…
    Le loro voci mi seguono lungo il corridoio.
    «E dove vai?»
    «Il figlio dei Favaro fa una festa, come ogni anno. Hai presente?»
    «Non faresti meglio a restare a casa a studiare? Sai, gli esami, hai presente?»
    «Come sei noioso, Leo.» Breve pausa. «E poi so che c’è Alessandro, che si è appena lasciato con Vittoria e—»
    Chiudo la porta del bagno e accendo la luce. Sembra ci sia stata una battaglia in bagno: lo lasciassi così a casa mia, mia madre mi scorticherebbe vivo. Il box doccia è aperto e le pareti di plexiglass e quelle piastrellate sono solcate da gocce, una confezione di shampoo è riversa a terra, accanto a un grande asciugamano rosa bagnato che esce per metà da un portabiancheria bianco pieno. Lo specchio è appannato e sotto, nel lavandino, sopra un’altra salvietta, è appoggiato un phon. L’aria è umida e calda quanto una serra e il profumo dello shampoo è una nota intensa.
    Fabiana, qui, ha appena fatto la doccia: la consapevolezza mi rende l‘erezione ancora più dolorosa, ogni passo mi fa strusciare il cazzo contro la patta e il tessuto dei jeans, è come se ogni movimento ne ruotasse l’asta in una posizione sempre più fastidiosa.
    Sgancio il bottone dei pantaloni e abbasso la cerniera. L’uccello pende fuori, trattenuto dalle mutande stirate dal bisogno di godere. Abbasso gli slip e può stendersi, stirarsi come qualcuno appena alzato dal letto e che deve mettersi subito al lavoro. Sarà un lavoro molto piacevole, credimi!
    Strappo qualche quadrato di carta igienica, mi siedo sul coperchio del water e metto l’involto sulla cappella viola. È la prima volta che mi meno a casa dei Bonetti, di solito sfogo il desiderio per Fabiana a casa mia, guardando le sue foto su Instagram. È un appuntamento quotidiano o quasi.
    Chissà se Leonardo sospetta che mi sego su sua sorella. Considerando il corpo e il modo di vestire di Fabiana, fossi al suo posto mi meraviglierei se qualcuno non lo facesse. Forse lo fa anche… no, lui no: la odia apertamente, considera sua sorella una stupida e una zoccola.
    Afferro l’asta del cazzo e la muovo indietro… Mi concentro sulle maestose tette di…
    Davanti a me c’è l’asciugamano che ha usato per la doccia. Il cuore mi balza nel petto: avrà il profumo della sua pelle? Deglutisco, una vertigine mi fa barcollare la mente. Afferro la salvietta: è tutta bagnata, non credo che—
    Da sotto l’asciugamano compare un lembo di tessuto nero, ricamato. Cazzo… sono le mutandine di Fabiana!
    Il cuore mi batte nelle orecchie, le viscere si sciolgono, non sono mai stato così eccitato, è qualcosa che è anche più intenso della fame più feroce o della stanchezza più profonda che abbia mai vissuto. Mi sporgo avanti, allungo una mano nel portabiancheria e dal bidone escono un paio di mutandine…
    …le mutandine che erano a contatto con la figa di Fabiana! È come se avessi scoperto il più grande tesoro al mondo, altroché il nostro tentativo di finire “Halo 3” a livello Leggendario!
    Le avvicino al volto, le giro… qual è la parte davanti? Eccola! Le lancio in aria e le riprendo afferrandole per il lembo di tessuto che baciava il sesso della dea. Me lo premo contro la faccia, inspiro a fondo, un profumo divino mi riempie le narici, i polmoni, la mente, i coglioni.
    Inspiro ancora, e ancora. La mia mano si muove lungo il cazzo impazzita, il bisogno di godere mi sta uccidendo, devo venire subito o creperò.
    Lecco il tessuto liscio, particelle del liquido uscito dall’utero di Fabiana restano sulle pupille gustative. Ansimo, il fiato entra ed esce dalle narici alla velocità dei battiti del cuore… Fabiana, Fabiana!
    Vengo, non sono mai durato così poco, non ho mai goduto così tanto. I coglioni si raggrinziscono, fanno male tanto si stanno svuotando. Rigettano sborra nel cazzo con la potenza di un idrante, brucia tanto è calda, esce come se stessi pisciando. Tremo, ho spasmi nei muscoli della schiena, delle gambe, delle braccia. Un suono simile ad un ronfare di un gatto infernale sale dalla mia gola. «Fabiana… ti amo…»
    Mi appoggio con la schiena alle piastrelle del muro del bagno. «Porca merda…» Un senso di stanchezza mi crolla sulle spalle e la testa è tanto leggera che sembra essere in stato di reboot. Dev’essere questa la sensazione che vive un personaggio dei videogiochi quando viene colpito da debuff e crollano i suoi punti stamina. Ma dubito si sborri anche addosso con tanta soddisfazione…
    Allontano l’involto dalla cappella. È pieno di liquido colloso in una quantità che non ho mai visto prima, ha intriso tutti i quattro strati di carta. Un odore acre e acido si solleva dalla mia sborra, inizia a riempire l’aria del bagno.
    Mi alzo con la fatica che fa mio nonno, le gambe sembrano essersi svuotate di ogni energia e i muscoli sono fatti di sabbia. Sollevo il coperchio del water e getto il surrogato della figa di Fabiana nel gabinetto. Chissà se sborrerei tutta quella roba nella sua vera figa? Godrei così tanto?
    Tiro l’acqua e il corpo del delitto scompare nelle fogne di Caregan.
    Stringo ancora le mutandine. Le sollevo davanti a me, le annuso un’ultima volta sul davanti. Le giro e inspiro anche la parte a contatto con il culo meraviglioso di Fabiana. Stringo le gambe: non ha nemmeno finito di ammosciarsi che già vuole farlo di nuovo.
    Mi volto verso il portabiancheria, muovo appena il braccio verso… Mi fermo, gli slip mi dondolano dalle dita.
    No, non mi separerò dalle mutandine della Figa Finale: sono il mio tesssoro… Sorrido, le faccio sparire in una tasca della maglia, le nascondo dietro il cellulare. Torneranno utili per un altro paio di seghe, e poi potrei tornare a prenderne un altro paio, quando Fabiana farà di nuovo la doccia: abbiamo altri videogiochi da terminare a livello difficile in cooperativa.
    Mi pulisco la cappella, che deve puzzare di sperma da soffocare – la migliore sborrata della mia vita: ti amo, Fabiana – con l’asciugamano bagnato, metto via il cazzo nei pantaloni, e le mani nell’acqua del rubinetto del bidè perché non voglio spostare il phon che non saprei dove appoggiare in questo caos.
    Esco dal bagno. La Dea del Piacere è ancora sulla porta del salotto, appoggiata allo stipite, il suo culo meraviglioso che si dimena. La prossima sega avrà quello come spunto.
    «Comunque, tu non dire nulla ai nostri.» La sua voce è diventata dura, di certo hanno ancora litigato mentre ero a segarmi su di lei. Come puoi non venerare una meraviglia simile?
    Le passo accanto, le sorrido. Porca merda, quanto è bella. Ha appena sparato l’orgasmo più meraviglioso della mia vita, ma il cazzo si sta già preparando ad un’altra sega. Mi implora per un’altra sega.
    Lei mi scocca un’occhiata, gli occhi semichiusi come se stesse cercando di sondare il mio spirito. Avrà capito che ho goduto pensando a lei? Sarà consapevole che gli uomini se lo menano immaginandola sopra di loro, sotto di loro, nella sua figa, culo o bocca?
    Di certo, se pubblica quelle foto e ha tutti quei commenti su Instagram…
    Leonardo mi scorge e riprende il controller. Sospira dal naso. «Fabiana, l’ottanta per cento dei tuoi problemi nasce dal fatto che ti ubriachi e ti comporti come una troia.»
    La Figa Finale si spinge indietro con le mani, si mette eretta e mostra il dito medio. «Vaffanculo, stronzo! Non hai mai avuto nemmeno una fidanzata: che cazzo ne vuoi sapere?»
    Lo sguardo del fratello lascia trasparire tutto tranne che offesa. «Se tutte quelle della nostra età sono come te, preferisco impegnare il mio tempo in cose meno degradanti del fare l’orbiter.»
    Lei fa un passo indietro, come se qualcosa la disgustasse nel salotto. Stringe una mano a tubo e la muove su e giù un paio di volte davanti al seno, che si scuote in un movimento paradisiaco. «Continua pure così, segaiolo!» strilla. Apre l’ingresso della casa e se ne va senza salutare.
    Il colpo della porta rimbomba nell’edificio.
    Leonardo scuote la testa. Sussurra qualcosa tipo “povera troia”.
    Mi siedo accanto a lui e prendo il controller dal divano. Lo smartphone mi spinge le mutandine contro il ventre. Si sentirà il profumo di figa divina che le ha impregnate? «Non… non ci vedo nulla di male, nelle seghe.» Cerco di simulare un sorriso.
    Il fratello della dea solleva le spalle. «Una mano mica devi portarla al cinema e a mangiare fuori per convincerla a farti godere.» Prende il controller e fissa lo schermo. «Comunque, 343 non si farà il culo da solo.»
    Sul televisore la battaglia riprende senza preavviso: l’Hunter mi si scaglia contro con un grugnito e lo scudo sollevato, sbraitando qualcosa nella sua lingua aliena. Porca merda…

Continua…

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