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026 – Quanto è porca la mia mamma 2

By 29 Dicembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Nei giorni seguenti, osservai con molta attenzione, i movimenti della mia famiglia e non individuai nessun segnale del fuoco che ardeva sotto le ceneri. Mio padre, andava al lavoro, la mamma, era tornata la donna di sempre, tenera affettuosa il giusto, premurosa, sempre disponibile ad aiutare noi figli e attenta, alle necessità quotidiane del marito. I miei fratelli e le mie sorelle, uscivano per raggiungere il loro impiego, rientravano sempre in perfetto orario, nulla di nulla, che fosse fuori dalla consueta e noiosa regolarità familiare.
Venne il sabato e mi svegliai al mattino verso le dieci, con la solita rigida e dura voglia di pisciare, uscii dalla mia camera e raggiunsi il bagno antistante, piegai verso il basso il mio pene e liberai il potente e torrenziale getto dorato. Uscii dal bagno con la ‘canadese’ che si innalzava dal mio pigiama e incontrai Sara. Assonnata, con gli occhi semichiusi, mi salutò a malapena e si infilò in bagno, mi fermai ad ascoltare appoggiando l’orecchio alla porta chiusa e udii lo scroscio della pipì di mia sorella e un ahhhhh di raggiunta soddisfazione. Sentii scorrere l’acqua del bidet e lei che sciacquava la sua vagina, segno che mia sorella era una ragazza pulita. Mi allontanai rapidamente per non farmi scoprire e rientrai nella mia cameretta buttandomi sul letto, abbracciando il morbido cuscino, chiusi gli occhi e mi assopii sognando Sara con le gambe aperte e io che gli leccavo la figa umida. Mi svegliai e guardai l’orologio appeso alla parete di fronte e mi accorsi che tutto era successo nello stretto spazio di tempo di quindici minuti appena. Il mio cazzo era ancora una volta bello duro, ma non era dovuto alla pisciata impellente, ma sicuramente per il sogno che avevo appena fatto. Decisi che era giunta l’ora per andare a farmi una bella doccia e vestirmi per uscire a comprare il mio immancabile ‘Tuttosport’ . Quando abbassai la maniglia della porta del bagno la trovai chiusa e la voce dei miei fratelli Saverio e Stefano mi gridarono all’unisono’..

‘Occupatoooo!!!’

‘Sono Sandro, aprite per favore’

‘Arrivoo’ Rispose uno dei due.

Attesi stranamente alcuni minuti, prima che lo scatto della serratura mi comunicasse che la porta era finalmente apribile.
Erano a petto nudo, con i pantaloni del pigiama ancora addosso, notai però che si evidenziava ad entrambi una protuberanza a livello puberale. In parole povere, avevano tutti e due il cazzo duro!!
Stefano mi voltò le spalle, si abbassò il calzone del pigiama, mostrandomi il culetto liscio e sodo, poi si infilò nel box doccia facendo scorrere la porta zigrinata in cristallo temperato, aprì il getto d’acqua e dai movimenti che il vetro mascherava parzialmente, vidi che si stava lavando iniziando proprio dalle parti intermedie del suo corpo. Saverio, in piedi vicino al doppio lavabo si stava radendo la sparuta peluria che gli ombreggiava a mala pena il viso d’angelo.
Erano identici i miei fratelli, e io a volte facevo fatica a riconoscerli. Pensai per la prima volta in vita mia, chissà se anche il cazzo ce l’hanno uguale.
Io senza farmi problemi, mi spogliai nudo e affiancai Saverio, iniziando a spalmarmi la schiuma da barba sul volto. La mia barba era, al contrario di quella dei gemelli, molto folta, scura con i peli duri, difficili da radere. Notai che in tre o quattro occasioni mentre eravamo vicini, mio fratello, volgeva il capo e mi osservava il cazzo penzolante. Vidi che il pigiama si era di nuovo riempito e la stoffa puntava contro il bordo del lavabo. Nel mentre, sentii alle mie spalle, la porta scorrevole del box scivolare sulle guide e mio fratello Stefano uscirne come un Dio Greco. Quando lo vidi nudo e osservai il suo cazzo a riposo, mi rammentai di quando erano piccoli e la mamma li aveva portati dal chirurgo per fargli praticare la circoncisione del prepuzio, in quanto era in atto una fimosi, ovvero, in parole povere, la pelle del pene che non scende giù, con pericolo di infezioni e di dolori durante l’erezione. Il cazzo di Stefano era dunque circonciso e dovetti ammettere, che pur essendo un ragazzino, ancorché maggiorenne, ma pur sempre un ragazzino, aveva un pene notevole con una grossa cappella rosso violacea e un bel fusto cilindrico, in tutto sui quindici, sedici centimetri. Le palle invece meritavano un capitolo a parte, gli arrivavano a filo del glande, ed erano tonde e grosse come una pallina da tennis. Lui si accorse che lo osservavo insistentemente e sorridendomi disse’..

‘Ehi, fratellone, non hai mai visto un cazzo??’

‘Emmm, si, si, ne ho gia visti, ma un pacco come il tuo, è difficile da vedere. Hai due palle da guinnes dei primati!!’

‘Questo vuol dire che non hai mai visto il pacco, come lo chiami tu, di nostro padre!!’

‘No non l’ho mai visto ed è la prima volta che vedo te nudo. Ma tu Saverio, sei uguale a Stefano?’

Saverio, che fino a quel momento si era limitato ad ascoltare il colloquio tra me a Stefano, si voltò accarezzandosi il viso liscio come la pelle del culetto di un bimbo e sorridendo si abbassò i calzoni del pigiama rimanendo nudo. Identici, perfettamente identici, cazzo, palle, tutto era assolutamente uguale. Per meglio far notare la cosa si misero fianco a fianco, in effetti erano due gocce d’acqua!
Purtroppo o forse per fortuna, il mio membro, denunciò senza ombra di dubbio, la mia estrema eccitazione. A vedermi il pene che in pochi secondi, si ingrossava e si alzava fino ad avvicinarsi al ventre, anche le loro virilità ebbero un rapido sussulto e in piena armonia si eressero rimanendo perfettamente paralleli al pavimento. Erano due cilindri duri, la pelle bianca latte contrastava con il colore della cappella lucida e rosso violacea. Ora , lasciati scoperti dal pene eretto, i coglioni si evidenziavano in tutta la loro pienezza. Non seppi resistere e avvicinandomi ancora misi le mani a coppa sotto i testicoli e li palpai, non riuscendo comunque a tenerli completamente in mano.
I gemelli, mi guardavano intensamente negli occhi, i loro sguardi erano velati dal piacere che provavano. Quando le mie mani si impossessarono dei due cazzi iniziando a segarli, loro chiusero gli occhi e come se fossero comandati da un solo cervello, appoggiarono le dita delle mani sui miei capezzoli e iniziarono a titillarmeli delicatamente. Ora eravamo abbracciati tutti e tre e le nostre mani vagavano sui corpi e sulle parti intime accarezzando tutto ciò che era possibile sfiorare e lambire. Preso da una irresistibile e nuova voglia, piegai le ginocchia e mi accucciai davanti a loro.
Tenendo la mano sinistra sotto i coglioni di Saverio, gli imboccai il grosso cazzo e provai goffamente a farlo scendere nella mia bocca fino alla radice. Ero inesperto, non avevo mai preso un cazzo in bocca in vita mia e”’.

‘Sandro, stai attento ai denti, devi aprire bene la bocca, se non mi fai male!’

Stefano, si accucciò al mio fianco e avvicinò il suo viso al mio, poi approfittò del momento in cui, io, per respirare, mi ero tolto il membro di Saverio dalla bocca, e lo ingoiò lui, iniziando a scorrere fino in fondo il grosso cilindro di carne dura del suo gemello”

‘Ummmmmhhh, vedi come fa Stefano? Lui e io siamo abituati a succhiarci il cazzo!!!!’

Stefano dopo questa dimostrazione si tolse il cazzo dalla bocca e lo impugnò offrendomi la possibilità di riprovare””

‘Dai succhialo tu adesso hai visto come si fa no?’

I due ragazzini, erano i miei maestri e io il loro allievo, ubbidii, e lo inghiottii facendo attenzione ad aprire bene la bocca e a non sfiorargli la pelle del cazzo con i miei denti.

‘Wooowwwww, hai imparato presto!! Bravo fratellone, uummmhhh, succhiamelo bene, bravoooo, mmmmmmm”’

Mentre spompinavo Saverio, Stefano mi appoggiava contro la guancia la sua cappella umida, facendola scivolare fino all’apice delle mie labbra tese attorno al glande di nostro fratello.
Sentiii il cazzo scoparmi in bocca e la voce di Saverio””

‘Ti sborro in boccaaa, succhiaaa, sborro, sborrooo’..’

Gli schizzi bollenti mi colpirono il palato e sentii il denso liquido scivolarmi dalla gola alla faringe e scendere irrimediabilmente dentro il mio stomaco. Stringevo le grosse palle con una mano e lui eiaculava ancora, ancora, ancora. La sua copiosa sborrata terminò quando lui mi sprofondò di nuovo il cazzo in fondo alla mia cavità orale, tenendomi le mani dietro alla nuca, mi attirò a se quasi a volermi trapassare da parte a parte con la sua pesante fiocina di carne. In quella posizione rimase fermo, io sentii solo le contrazioni del suo pene che si liberava ancora delle ultime stille di caldo nettare. Non ebbi molto tempo per riprendere fiato, Stefano si impossessò della mia bocca infilando il suo cazzo, ebbi la netta sensazione di continuare il pompino precedente, stessa consistenza, stesso volume, stesso calore. Anche la sborrata fu la esatta fotocopia di quella antecedente, l’unica differenza che alla fine dopo avere ingoiato tutto, Stefano mi colpì parecchie volte con il cazzo ancora gocciolante sulle labbra dischiuse, mungendosi poi il cazzo e raccogliendo con le dita la sborra che ne fuoriusciva. Attesi che lui me la porgesse con la bocca aperta, ma lui se la portò alla bocca e con la lingua si leccò avidamente le dita. Mi fece alzare dalla scomoda posizione accucciata e si avvicinò a me infilandomi la lingua in bocca. Assaporai il gusto della sua saliva, mista a sperma, fin quando lui si staccò da me e io rimasi con il cazzo duro a guardarli, ma le sorprese non erano finite””.

‘Saverio, dai ora facciamo godere il nostro bravo fratellone!’

‘Ok Ste. Inizi tu?’

‘Va bene inizio io’

Fece due passi e si abbassò appoggiando i gomiti sul basso mobiletto del bagno, divaricò le gambe lievemente e attese che Saverio, cominciasse la sua opera lubrificante. Prese dall’armadietto a fianco della grande specchiera un flaconcino trasparente e svitò il tappo cospargendosi la mano di un liquido trasparente oleoso. Si avvicinò al magnifico culo di Stefano e passò la mano unta fra le chiappe offerte del fratello, indugiò a lungo girando per bene intorno al foro anale e poi lo penetrò prima con un solo dito e poi usandone due lo lavorò per bene in modo da lubrificarlo esternamente e internamente. Finito questo cerimoniale si accucciò davanti a me e prendendomi il cazzo in bocca me lo insalivò per bene, quindi mi fece un cenno con la mano per invitarmi ad usufruire del culo di Stefano. Mi avvicinai e aprendogli le chiappe gli appoggiai la cappella al forellino increspato e spinsi delicatamente. Il cazzo si fece strada agevolmente scivolando nell’ intestino del mio giovanissimo fratello, lo inculai per qualche minuto lentamente fino a quando vidi Saverio appoggiarsi a sua volta sul mobiletto a fianco di Stefano, lo vidi allargarsi le chiappe con le mani e farmi cenno di usufruire del suo culetto. Estrassi il pene dal suo caldo e accogliente fodero e lo appoggiai sull’ano di Saverio, anche in questo caso entrai senza alcuna difficoltà, penetrandolo a fondo. Mentre lo inculavo, dietro di me una mano scivolosa mi tastava il buco del culo. Compresi che la mia verginità anale, a lungo mantenuta, da li a breve sarebbe andata persa per sempre.
Quando la cappella di Stefano tentò di farsi strada nel mio ano, percepii un forte dolore come se si fosse lacerato qualcosa e il mio sfintere si chiuse come una morsa subito dopo aver accolto al suo interno la grossa cappella di mio fratello. Lui mi allargava le chiappe contratte cercando di aprirsi la strada dentro al mio culo e devo dire che la sua tecnica, mista di sicuro alle sue numerose esperienze, permise al grosso dardo di entrare a fondo nel mio martoriato intestino.
Ora, io, piegato in avanti, segavo Saverio e lo inculavo mentre Stefano, energicamente possedeva me. Ci muovevamo all’unisono e iniziai a sentire che al dolore iniziale si stava insinuando lentamente un intenso piacere, le nostre voci, ora si mescolavano ai sospiri e ai gemiti soffocati.
Voltai casualmente il capo a sinistra e mi accorsi per la prima volta che il grande specchio rimandava la scena come se fosse un film. Era uno spettacolo artistico, tre giovani corpi maschili, atletici e flessuosi che compivano gli stessi identici movimenti.
Non avevo esperienza e non sapevo che un maschio potesse godere anche con il culo. Difatti sentii la mia mano, quella che segava Saverio, riempirsi di calda sborra e questa volta me la portai alla bocca leccando con avidità, assaporandola e infine ingoiandola con gusto. La sborrata di Saverio, provocò una reazione a catena e prima Stefano che si liberò della calda crema, nel mio intestino e subito dopo io che riempii il culo di Saverio sborrando una quantità di sperma non indifferente.
Ci baciammo tutti e tre a lungo e poi insieme entrammo stretti stretti nella doccia e ci lavammo a vicenda, sfiorando ancora i nostri corpi con le mani per il piacere di farlo senza remore e tabù di alcun genere. Ero diventato bisessuale ed avevo compiuto questa bellissima esperienza con i miei fratellini, giovani, belli, dotati da morire, e soprattutto sensuali e maiali come pochi lo sono.

Quando uscimmo dal bagno con il solo accappatoio addosso, fuori nel corridoio, vi era il resto della famiglia, nudi, tutti nudi, che a sentire noi si erano eccitati, vidi mio padre nudo”
Madre mia ma che pacco aveva mio padre!!!!!!! Un enorme serpentone gli pendeva semiduro in mezzo alle gambe e i coglioni erano più grandi di quelli dei gemelli.

La mamma intervenne”.

‘Bravi i miei figlioli, adesso ci siamo proprio tutti!!!’

‘Già Laura, hai ragione ora siamo al completo!! Tuo padre ti da il benvenuto caro Sandro!’

‘Grazie a tutti, non vedo l’ora di entrare a tutti gli effetti nel gruppo!’

Tutti applaudirono e poi, mio padre in testa, ci avviammo nel grande salone, dove erano disposte a ferro di cavallo, attorno ad un tavolino basso, rettangolare, le poltrone e i divani di pelle scura.
Mio padre rimase in piedi e mia madre si sedette invece di fronte a lui su una poltrona, poi con la massima naturalezza sollevò il pesante membro di papà e lo prese in bocca. Vidi il lungo serpente ingrossarsi a dismisura fino a tendere le labbra della bocca della mamma che faticava a contenerlo. Lei respirava con il naso, rumorosamente e lui la penetrava spingendo il cazzone duro il più possibile in fondo alla bocca. Silvano, aveva il pene diverso da tutti noi fratelli, incappucciato, non molto largo, anzi direi abbastanza sottile, lungo parecchio, incurvato a destra, con le palle piccole e raggrinzite. Simone invece era simile ai gemelli ma non era circonciso, un bel cazzo e due belle grosse palle erano la sua dotazione intima. Noi, fratelli maschi ora eravamo, in tre davanti a mamma, ai fianchi di nostro padre e due erano a fianco della poltrona di mamma, tutti con il cazzo rivolto a lei. Spingevamo tutti il bacino in avanti a sfiorargli il viso, strusciandosi sulle guance o sugli occhi socchiusi, vicino alla bocca, appoggiando le nostre cappelle al fusto del cazzone di papà.
Quando lui lo estrasse, io non fui, rapido a infilare il mio nella cavità di mia madre, forse perché ero sbalordito, sorpreso e perché no, estasiato, dal cazzo di mio padre. Guardai il mio avambraccio e vidi che il grosso cilindro di carne dura che apparteneva al mio genitore era di dimensioni più grandi. Io ero magro è vero, ma la sberla di cazzo che aveva lui era una mazza da spavento.
Mio padre mi vide che lo ammiravo e con fare naturale mi fece cenno di toccarlo. Io lo presi in mano, beh, in mano era difficile tenerlo tutto in una sola mano, mi chinai e accucciai davanti al ‘Dio del pene’ e lo impugnai, notai che per far si che le mie dita potessero circumnavigarlo in toto avrei avuto bisogno di una mano che fosse lunga una trentina di centimetri. Sovrapposi alla mano che avevo posizionato contro il pube l’altra mano e arrivai a coprire la metà della lunghezza. Riportai ancora la mano sottostante e mi rimase fuori una parte del fusto e l’intera cappella.
La misura esatta non la so ma credo che fosse attorno ai ventisette ventotto centimetri.
Lasciai il pene di mio padre e mi avvicinai deciso alla bocca di mia madre che spompinava a turno i mie fratelli. Mio padre si segava dietro di loro, fin quando le mie due sorelline si decisero a dedicarsi a lui e al ‘bambino’ che teneva in mano. Se lo contendevano in due un po’ in bocca a una e un po’ all’altra, fin quando mio padre prese Susy e la fece girare a pecorina, poi gli sputò fra le natiche e la inumidì. Le allargò per bene le chiappe e la penetrò in figa”’..

‘Oooohhhhhh, aaahhhhhh, aaaggggggg”’. ‘ articolava Susanna

‘Troiaaaaaaaa, ti piace farti fottere da paparino eh???’

‘Siiiiiiii, sei il megliioooooo, fottimiiiiiiii, wowwwwwww”’.’

Sara era dietro a mio padre e gli leccava il buco del culo passandogli con un braccio fra le cosce e con la mano palpandogli i pesanti coglioni.

Mia madre ora aveva fatto sedere sulla poltrona Saverio e sopra di lui, impalato vi era Stefano, sopra a Stefano con le cosce spalancate, la mamma, che si faceva inculare dal suo giovanissimo figliolo. In piedi di fronte e lei Simone che le porgeva il cazzo da succhiare. Ci trovammo io e Silvano, mi prese la voglia di succhiare quel cazzetto strano e storto e mi inginocchiai di fronte a lui e gli liberai il glande dalla pelle che lo ricopriva, lo scoprii e iniziai a leccargli la stretta feritoia del meato. Lui mugolava e gemeva tutto goduto, gli presi in mano i coglioncini e li strinsi delicatamente, sentii il suo pene farsi più teso e duro nella mia bocca e dopo pochi attimi mi riempi la bocca di sborra. Non erano schizzi violenti ma, il suo nettare usciva denso e colava giù abbondante sopra la mia lingua depositandosi e rimanendomi in bocca. Lo assaporai lentamente, come si fa con un buon vino, me ne riempii la bocca sciacquandomi il palato e l’intero cavo orale, poi lo lasciai scendere a poco a poco. Ebbi la esatta percezione di quando assumevo lo sciroppo per la tosse, dolciastro, appiccicoso, denso quasi come il miele, sentii dentro di me che mi stava pulendo l’apparato digestivo. Non feci in tempo a godere appieno di questa sborrata che vidi mio padre davanti a me, il suo grosso serpente mezzo duro, fra le mani, me lo porse, sentii il contatto della pelle lievemente increspata della cappella, contro le mie labbra chiuse, e estrassi la lingua per leccarlo, la bestia ebbe un fremito sollevandosi lentamente, raggiunse in pochi secondi la durezza che avevo visto in precedenza, la cappella ora era lucida e la pelle che la ricopriva era tesa. Lui spinse sulle mie labbra, ora dischiuse, e io cedetti spalancando al massimo la mia bocca, entrò scivolandomi dentro per una porzione limitata, io, controllai a stento, i conati di vomito, che l’intruso mi procurava e iniziai a respirare con il naso in modo un po’ affannoso. Lui ora, prepotentemente, mi teneva da dietro la nuca con una mano e mi penetrava in bocca come se il suo enorme pene fosse ficcato dentro ad una figa. Per fermarlo e rallentare un po’ la sua scopata, gli presi in mano i pesanti coglioni e glieli strinsi con forza, lo sentii gemere, ma sembrava ancora più infoiato, aumentò la velocità e la penetrazione divenne ancora più profonda. La sua grande cappella, sbatteva contro la mia gola e vi scivolava all’interno, poi lui lo estraeva quasi del tutto per infilarlo con un sol colpo ancora in fondo alla mia cavità. Gli strinsi ancora le palle e lui grugnì, poi il cazzo si indurì maggiormente ed esplose. Getti violenti e caldi, mi inondarono direttamente la gola e scesero giù, mi sembrò di soffocare definitivamente, annaspavo e respiravo con difficoltà. Poi lui uscì dalla mia bocca e io respirai affannosamente, risucchiavo rumorosamente l’aria, come quando si sta a lungo in apnea, recuperai a poco a poco il normale ritmo cardiaco e respiratorio e mi sollevai in piedi, con la testa che girava, mi lasciai cadere esausto sulla poltrona e chiusi gli occhi per rilassarmi e potermi in qualche modo riprendere. A poco, a poco mi ritornarono alle orecchie le voci della mia famiglia, che godeva, sborrava, aveva orgasmi, si insultava”.. Aprii gli occhi e la porca di mia madre era sdraiata a terra su un telo cerato di quelli che si usano negli ospedali e che si mettono nei letti degli incontinenti. Sulla sua bocca a cosce spalancate si stava posizionando mia sorella Sara che si liberava dell’urina dirigendo il caldo getto dorato dentro la bocca della mia maiala genitrice. Fu poi il turno di Silvano che dall’alto cercò di centrarle la bocca, dirigeva il getto calcolando il cazzo storto e riusciva a far bere la nostra brava mammina che ingurgitava piscio a volontà. Mio padre si impegnò parecchio prima di pisciare ma alla fine ci riuscì, ma non cercò la bocca di sua moglie bensì le piscio sul corpo e in special modo sulle tette. Anche Susanna ora si liberava del contenuto della sua vescica rimanendo in piedi e lavando mia madre con una larga fontana che le bagnò completamente il viso e la parte superiore del busto. I gemelli si misero a lato di mamma e pisciarono all’unisono centrando la bocca e provocandogli alcuni colpi di tosse dovuti alla difficile deglutizione del caldo liquido. Simone e io terminammo la serie di pisciate riempiendo ancora la mamma nella bocca. Mia madre ora era bagnata esternamente di urina e sperma qua e là e con lo stomaco pieno anch’esso di sborra e di piscio. Trattamento completo pensai, ma mi sbagliavo perché lei, forse per mostrarsi ancora ai suoi figli si mise a pecorina e prese papà per la mano, lui comprese al volo e menandosi il cazzo si posizionò dietro di lei. Vidi il culo che solo qualche giorno prima avevo visto da molto vicino, sul quale avevo passato il mio dito pollice, vidi mio padre che gli apriva bene le natiche e lei che portando le mani dietro lo aiutava ad aprirle ancora meglio. Poi lui posò l’obice contro il largo buco del culo della troia e glielo spinse dentro. Lei non dette segno di provare dolore, anzi iniziò a muovere il culo a destra e a sinistra ondeggiando come solo una vacca da strada può fare e dopo pochi colpi lei cominciò a gemere più forte, sempre in modo più ravvicinato fino ad arrivare ad un orgasmo devastante, con urla e incitamenti ad altissima voce. Appena lei si rilassò toccò a mio padre sborrarle dentro godendo come un matto insultandola pesantemente. Lui sfilò il cazzo e lei appagata si lasciò cadere sul telo impermeabile a cosce larghe come solo una gran troia è capace.

La seconda giornata di sesso in famiglia terminò e tutti provvedemmo a ripulirci e a prepararci per il pranzo. La troia vacca maiala, anzi scusate, la mia mamma, tornò, vestita da casalinga, capelli legati, con il viso ingenuo e delicato della buona madre di famiglia.
Che troia di classe pensai!!!

Buon sesso a tutti da’.Ombrachecammina

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