Si era sposata da circa tre di anni, ma dopo il primo anno era cominciata la lunga notte. All’inizio suo marito era gentile e premuroso, e lei ne era innamorata, ed anche a letto le cose andavano bene.
Poi la ditta dove il marito faceva il commercialista aveva chiuso, e Antonio si era ritrovato in cassa integrazione. I primi tempi aveva cercato un nuovo lavoro, ma commercialisti se ne trovavano bizzeffe, lavoro invece….nebbia fitta. Il livello dei risparmi calava rapidamente, e Antonio aveva cominciato a bere e a stare fuori casa fino a tardi, e quando tornava era praticamente sempre ubriaco fradicio.
Beatrice i primi tempi lo aspettava, però andava a finire che inevitabilmente litigavano. Perciò col tempo preferì andarsene a letto da sola. Questo, e l’ubriachezza del marito, naturalmente si ripercuoteva sulla vita coniugale, e l’unico modo che aveva Beatrice per sfogarsi erano le dita, finché….
Lo scaldabagno e la lavatrice avevano bisogno di riparazioni, ed anche piuttosto urgenti, e lei aveva preso appuntamento col tecnico perché venisse a riparare i guasti. Quel giorno lo stava giusto aspettando, chiedendosi con un po’ di apprensione come avrebbe fatto a saldare il conto e a fare la spesa, coi soldi che c’erano in casa.
Quello stesso giorno Bianca, una sua cara amica, andò a trovarla. Una chiacchiera tira l’altra, e si finì col parlare dei problemi domestici di Beatrice.
-‘Guarda, non è per i soldi, che pure farebbero comodo, ma Antonio proprio non mi considera più. Se non fosse che gli voglio ancora bene, nonostante tutto, me ne sarei già andata.’-
-‘Ti capisco, ma non devi abbatterti. Ci vuole tempo. Appena riuscirà a trovare un lavoro, vedrai che tornerà come prima.’-
-‘Tu dici così perché non sai quello che sto passando…’-
-‘Senti, Bea, io sono sposata da otto anni, e ci sono già passata. Se vuoi che torni a stare a casa, devi fare in modo che a lui piaccia più stare in casa che andare al bar…’-
-‘Ma se non mi guarda neanche…torna sempre ubriaco e non mi lascia neppure i soldi per la spesa del giorno dopo. Sapessi i salti mortali che devo fare… Stamattina, per esempio, devo pagare il tecnico dello scaldabagno e fare la spesa, e in casa ci saranno si e no 50.000 lire. Ed è più di un anno che non mi prendo uno straccio decente da mettere….
-Beh! Per quello una soluzione ci sarebbe…Basta che….sai…’- e Bianca fece un gesto inequivocabile con la mano. Beatrice arrossì: -‘Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Dovrei fare la puttana? Farmi scopare da qualche vecchio arrapato per rimediare quattro soldi? Ma stai scherzando!’-
-‘Non ho detto che devi fare la puttana’- replicò Bianca ”ma solo che, se si presenta l’occasione, cerchi di pagare in natura invece che con i soldi. Senti’- continuò ”secondo te come faccio io a prendermi qualche bel vestito, a togliermi qualche sfizio, e a portare avanti la casa con quei quattro soldi che mi passa mio marito?’-
-‘Vuoi dire che la dai via per un vestito?’-
-‘Beh! Mettila in quest’altro modo: mio marito la sera è sempre stanco, ed è un pezzo che non mi scopa. Io sono ancora giovane, e ho bisogno, BISOGNO capisci?, di levarmi la voglia. E allora perché non farlo con chi piace a me, e per di più far rendere la cosa, invece di mettere le corna a mio marito e basta? D’altra parte anche tu sei ancora giovane, e hai un bel fisico. E tu stessa hai detto che tuo marito non ti soddisfa da un po’. Quindi perché non unire l’utile al dilettevole?’-
Beatrice si sentiva confusa. In effetti, soprattutto ora che ne parlavano, sentiva un certo languore, e non era voglia di qualcosa di buono, ma di duro. Tentò di resistere: -‘Io non voglio tradire Antonio. Gli voglio ancora bene. E poi, se lo venisse a sapere…’-
-‘Innanzitutto, anche io voglio bene a Marcello, altrimenti l’avrei già mandato affanculo. Inoltre, non è necessario che lo venga a sapere. Per tua informazione, sono già tre anni che vado avanti così. Sono importanti due cose. Primo: non farlo spesso, e soprattutto farlo il meno possibile con la stessa persona. Secondo: farlo con chi è fuori dal tuo giro di frequentazioni. Nessuno sa chi sei, nessuno può dire niente. E se ti è possibile, cerca di farlo con persone che ti piacciano, così ne avrai più gusto.’-
-‘Ma io…veramente, non saprei neanche come…’-
-‘Non ci sono mica regole fisse, sai? Basta che tu scelga una persona che ti piaccia e che ti possa essere utile; poi, col fisico che ti ritrovi, fagli capire che ci stai e al resto penserà lui. Il falegname che tre anni fa mi ha rifatto gli infissi, mi ha fatto un bello sconto alla fine, e con i soldi rimasti mi sono presa quel boa che mi hai visto l’altr’anno.’-
-‘E tuo marito?’-
-‘A Marcello ho detto che avevo dato qualche lezione privata e che il boa era ad un prezzo d’occasione. Vedi, mia cara, gli uomini sono dei bambinoni con una idea fissa in testa: la fica. Basta saperli trattare. La sera stessa che comprai il boa, indossai solo quello davanti a Marcello. Lui si eccitò e dopo aver scopato era disposto a credermi pure se gli avessi detto che l’avevo trovato per terra.’-
-‘E col falegname?’-
-‘Oh! Con lui fu facile. Erano due o tre settimane che Marcello mi mandava in bianco con la scusa che era esaurito. Una mattina il falegname era sul balcone e, cambiando la finestra della camera da letto dall’esterno, mi vide mentre stavo usando le dita. Lo spettacolo gli piacque tanto che tirò fuori l’uccello e cominciò a menarselo. Allora lo invitai ad entrare e lui in men che non si dica mi saltò addosso. Morale della favola, mi fece risparmiare quasi un milione. Capirai, con la voglia che avevo in quel momento, gliela avrei data anche gratis, figurati quando mi propose lo sconto….’-
-‘Mah!’- Beatrice era dubbiosa ”non saprei proprio…’-
-‘Senti, perché non provi una volta, prima di dire qualcosa? Tanto che ti costa…’-
-‘Anche a voler fare come dici tu, da chi vado? Mica posso mettere un annuncio sul giornale…’-
-‘Scusa, ma non mi hai detto poco fa che aspettavi il tecnico dello scaldabagno, e non sapevi come pagarlo? Puoi provare con lui.’-
-‘Si, vado da lui e gli dico: ‘Scusi, non ho soldi per pagarla. Accetta di scoparmi in cambio della riparazione?’ Ma dai…’-
-‘Quanto sei scema! Facciamo così: stamattina non ho niente di urgente da fare, perciò aspetto con te questo tecnico e, se ne vale la pena, ti faccio vedere. Okay?’-
Quasi come se fosse stato evocato da quelle parole, il tecnico suonò il campanello. Beatrice lo fece entrare: era un uomo sulla quarantina, alto e ben piazzato, anche se un po’ di pancetta lo appesantiva. I capelli brizzolati gli conferivano un certo fascino, smorzato però da una tuta azzurra unta su cui era attaccato un targhettino con su il nome ‘Francesco G…….’. Lo accompagnava un ragazzotto di una ventina d’anni, in jeans e maglione, piuttosto belloccio, con i capelli lunghi raccolti in un codino, che portava una borsa con gli attrezzi.
La padrona di casa li accompagnò in bagno e spiegò loro il problema. L’uomo annuì e cominciò ad armeggiare vicino allo scaldabagno, smontandone qualche pezzo. Beatrice tornò dalla sua amica e la guardò con l’aria di dire ‘E adesso?’. Bianca sorrise: -‘Non è male. Aspettiamo un po’, poi vedrai.’- Fece trascorrere una decina di minuti, poi fece cenno a Beatrice: -‘ Vieni, ma fermati sulla soglia. Guarda, e impara.’- e si diresse verso il bagno.
Il tecnico stava su una scaletta, e svitava qualcosa dall’apparecchio; l’aiutante, ai piedi della scaletta, gli porgeva gli attrezzi. Bianca entrò in bagno, sollevò la gonna e si levò le mutandine, come se fosse del tutto sola; poi si sedette sul vaso e fece pipì. Quando ebbe finito, si trasferì sul bidet per sciacquarsi. Il ragazzo vedendo la donna togliersi l’indumento rimase sbigottito, e quando vide il triangolo di pelo nero sul pube, cacciò tanto d’occhi, né cerco di guardare altrove. Bianca terminò di sciacquarsi il sesso, sorrise al ragazzo come se fosse la cosa più normale di questo mondo fare un bidet in pubblico, si asciugò con un po’ di carta igienica, poi passò un dito lungo la fessura, fermandolo alla congiunzione delle piccole labbra. Tornò a guardare il ragazzo, sorridendogli, e gli fece cenno di avvicinarsi. Quello obbedì. La donna gli aprì i pantaloni, gli tirò fuori il pene già in fase di indurimento, lo scappucciò e diede inizio ad una sega. Con pochi colpi gli fece assumere le proporzioni migliori, dopo di che lo leccò un po’ sulla punta, e se lo cacciò in bocca con un mormorio di compiacimento.
Intanto il tecnico, vedendo che nessuno gli passava l’attrezzo che aveva richiesto, si era girato ed ora si guardava la scena, in un misto tra il sorpreso e l’interessato. Bianca, seduta sul bidet, stava trattando l’arnese del giovane in maniera egregia, succhiandolo a fondo e leccandolo dalle palle alla punta, e lo stava sapientemente portando al massimo del suo fulgore. L’uomo tirò fuori il suo uccello e prese a masturbarsi, in attesa che arrivasse il suo turno. L’arnese che aveva in mano era un po’ più corto ma molto più grosso di quello del suo aiutante, e la scena del pompino lo stava facendo rapidamente gonfiare e cambiare colore, da un marroncino scuro ad un rosso violaceo.
Poi si avvide della presenza di Beatrice, che si era fermata sulla porta del bagno e si godeva la scena sorridendo, un po’ colpita dalla troiaggine dell’amica. Il tecnico, interpretando il suo stare a guardare come un invito, una richiesta a partecipare, o forse solo perché non aveva voglia di aspettare il suo turno, scese dalla scaletta e si avvicinò a lei, col cazzo in tiro e un’aria speranzosa. Beatrice lo vide venire verso di lei, ma era indecisa su come comportarsi: seguire l’esempio dell’amica e darsi da fare, o negarsi e limitarsi tutt’al più ad assistere alla performance di Bianca?
Il tecnico decise per lei: le prese una mano e se la appoggiò sul pene; ve la chiuse attorno, e avviò la sega. Beatrice sentì nella sua mano il pene duro e caldo, ma non osò guardarlo. Si limitò a proseguire il movimento, guardando ora l’amica che continuava a succhiare con evidente gusto, ora l’uomo vicino a lei, direttamente negli occhi. L’uomo li teneva socchiusi, e dopo qualche momento allungò le mani e le sbottonò la camicia; liberò i seni dall’indumento che li teneva prigionieri e prese a massaggiarli con forza, dedicando particolare attenzione ai capezzoli. La padrona di casa cominciava decisamente ad eccitarsi, e si infilò l’altra mano sotto la gonna per massaggiarsi la passera, ma l’uomo non glielo permise: le tolse la mano e prese a massaggiarla lui, dapprima l’interno delle cosce, poi sopra le mutandine. Premeva forte, e lei sentiva la mano ruvida sulla sua pelle procurarle dei brividi che si ripercuotevano nella testa. Poi infilò due dita fra il tessuto e la carne carezzandole tutta la fessura.
Bianca intanto aveva fatto inginocchiare il ragazzo e gli aveva preso il viso con le mani; poi aveva aperto le gambe e se lo era portato a contatto con la fica. Il giovanotto aveva preso a leccare di buon grado gli umori che fuoriuscivano dalla apertura, estendendo il raggio d’azione della lingua anche alle zone circostanti, ed infilando nel buco un dito che muoveva a tratti lentamente, a tratti più veloce, e faceva emettere alla donna mugolii di piacere.
Il tecnico aveva provveduto ad eliminare gli ostacoli costituiti dalla gonna e dalle mutandine di Beatrice, e adesso usava tutte e due le mani per ‘lavorare’ la donna: ne aveva una che premeva con forza sul triangolo di pelliccia, con l’indice e l’anulare che divaricavano il sesso della donna ed il medio infilato per metà nella vagina, mentre le stesse dita dell’altra erano usate per divaricare le natiche e penetrare l’altro buco. Beatrice sentiva il piacere darle alla testa e colarle dal sesso, e non si rese conto che l’uomo si stava stendendo a terra e la stava mettendo in posizione per un bel 69 se non quando si ritrovò carponi su di lui, con la sua lingua che le frugava nella vulva e cercava di intrufolarsi nell’apertura, ed il suo membro svettante sotto gli occhi che aspettava solo di entrarle in bocca.
Durante i suoi trent’anni, Beatrice aveva fatto sesso solo nel modo classico, e quasi sempre solo a letto, se si escludeva qualche rapporto in gioventù consumato nella scomodità di un’auto. Non aveva mai fatto un pompino. L’odore inebriante del cazzo, il vederlo a pochi centimetri dal suo viso, il sentirne la consistenza in mano, unitamente alla stranezza della situazione creatasi (dopotutto lei, una moglie fedele e perbene, stava praticamente nuda carponi su uno sconosciuto, e per di più in presenza di altre persone), tutto l’insieme fece crollare gli ultimi freni inibitori: prese esempio dall’amica e, dopo qualche leccatina sul glande, se lo cacciò in bocca.
Il sapore muschiato e leggermente acido fu una piacevole sorpresa (aveva sempre pensato che le avrebbe fatto schifo), e lei prese a succhiarlo con vigore, tanto che il suo amante fu costretto a chiederle di fare più piano sia per non staccarglielo sia per farlo resistere di più. Lei obbedì volenterosa, rallentando il ritmo e usando maggior delicatezza, alternando lunghe leccate al cilindro e masturbandolo di tanto in tanto.
Il giovane evidentemente non era un novellino in fatto di leccate di fica, perché Bianca se la stava godendo un mondo: aveva tirato fuori i seni prosperosi e si stava strizzando i capezzoli, semidistesa sul bidet con le gambe aperte, ed il giovanotto che con la lingua e con le dita provvedeva a farla godere. Anche Beatrice era in procinto di avere un orgasmo grazie alla lingua che non lasciava inesplorato nessun punto del suo sesso. E l’orgasmo arrivò puntuale e violento non appena l’uomo le infilò un dito nell’ano: rimase piuttosto sorpreso e compiaciuto quando una valanga di liquido gli bagnò la faccia.
Quando il giovane unì agli sforzi della lingua e dell’indice destro anche quelli dell’indice sinistro, infilando tutte e due le dita ciascuna in una apertura, e mordicchiando il clitoride ben sviluppato di Bianca, anch’essa gli diede soddisfazione emettendo un pesante sospiro e inarcando la schiena, e liquefacendosi.
Ripreso un po’ di fiato, Bianca fece rialzare il giovane e ricominciò a succhiargli il pene, intenzionata a portarlo al massimo per ricompensarlo a dovere. Beatrice dovette essere aiutata ad alzarsi: le gambe le tremavano tanto che non riusciva a reggersi in piedi. Il tecnico la fece sedere sul bordo del lavabo aprendole bene le gambe, poi si prese il pene alla base e lo guidò nella calda e umida tana che lo attendeva semiaperta.
L’effetto fu immediato: fu come se una scossa avesse colpito la donna, facendole contrarre i muscoli delle gambe, che si intrecciarono dietro le natiche dell’uomo, e quelli del collo e delle spalle, che si irrigidirono come se un’asta le fosse stata infilata nella colonna vertebrale. Beatrice cominciò ad ansimare come un mantice, incitando l’uomo a penetrarla di più, più forte, più veloce. Era parecchio tempo che non scopava così di gusto.
Bianca intanto aveva fatto sedere il ragazzo sulla tazza del water, gli aveva afferrato saldamente il pene e ci si era seduta sopra, infilandolo nella fica fino in fondo. Quando sentì che il glande minacciava di penetrare nell’utero di forza, cominciò a muovere il bacino come se disegnasse un 8, facendo così dilatare le pareti della vagina e aumentando il piacere della penetrazione. Poi prese a sobbalzare, e non ci volle molto perché entrambi arrivassero all’orgasmo: il giovane tirò fuori il pene e cominciò a schizzare seme dappertutto, come un innaffiatore da giardino, mentre Bianca provvedeva ad innaffiarlo col proprio liquido vaginale. Poi si mise ad osservare l’amica.
Beatrice aveva piantato i talloni nelle cosce dell’uomo, e le muoveva come a spronarlo a penetrarla più a fondo. Il tecnico obbediva, accelerando sia la frequenza degli affondi che la forza con cui li portava, finché la donna arrivò all’orgasmo, appendendoglisi al collo, incapace di rimanere in equilibrio. L’uomo a sua volta estrasse il pene e le sparò i suoi getti sul basso ventre e sul triangolo di pelo.
Bianca raccolse gli indumenti sparsi per il bagno, ed aiutò l’amica, che a stento si reggeva in piedi, a tornare in cucina. ”Allora?’- chiese sedendosi. Beatrice si buttò su una sedia a gambe aperte, senza neanche rimettersi gli indumenti: sentiva il sesso bruciare. ”E’ stato grandioso. Ho goduto come poche volte mi è capitato di godere. Grazie a te.’- ‘Adesso non esagerare’- si schermì l’amica ”avevi solo bisogno di una piccola spinta, ecco tutto.’- e prese a spalmarle le gocce di seme sulla pancia e sul pube.
Scambiarono altre chiacchiere, commentando le rispettive performance. Dopo una mezz’ora il tecnico e l’aiutante uscirono dal bagno. ”Ora è tutto a posto, è tornato come nuovo’- fece il titolare, guardando voglioso fra le gambe di Beatrice. ”Bene. Quanto le devo?’- Beatrice fece per alzarsi. ”Non si preoccupi, è stato un vero piacere. Anzi, se dovesse avere problemi, anche con altri apparecchi, non esiti a chiamarmi’- rispose l’uomo, mentre l’aiutante sorrideva a Bianca che gli diede un colpetto sulla patta ”non prenda appuntamenti, ma chieda di parlare con me direttamente, oppure lasci il suo nome e dica di informarmi che ha chiamato. Io verrò subito’- promise. Beatrice lo ringraziò.
Imparato il trucco, Beatrice si è data da fare a risolvere i suoi problemi. Ha cominciato col trovare un lavoro al marito (convincendo l’impiegato all’ufficio collocamento a comunicarle le migliori offerte di lavoro a lei per prima); quando sono ricominciati ad arrivare i soldi, ha fatto ritinteggiare la camera da letto (i due imbianchini volevano per forza darle una ripassata anche nelle altre stanze) e sostituito alcuni elettrodomestici; poi ha detto al marito di essere riuscita a trovare un lavoretto saltuario come donna delle pulizie per alcuni uffici, giustificando così la spesa per alcuni capi d’abbigliamento.
L’altro giorno per esempio ha deciso di andare a prendere della lingerie molto carina e molto sexy che ha visto in un negozio. Si è sistemata per benino ed è uscita. Nel recarsi al negozio, si è trovata a passare davanti ad una vetrina seminascosta, alla quale non aveva mai fatto molto caso. Esposto, c’era un manichino che indossava un reggiseno e un paio di mutandine in un velato nero praticamente trasparente, con reggicalze e giarrettiere pure nere bordate di rosso. Il tutto era molto carino, e le mutandine avevano pure una apertura nel punto strategico.
Decise di entrare, per vedere se avevano anche altro. Il negozio era un locale lungo e stretto, con uno scaffale centrale che lo divideva in due corsie, e si rivelò essere un sexy-shop. Vicino all’ingresso c’era un banco al quale era seduto un uomo di età indefinibile, in quanto portava capelli baffi e barba molto folti e neri che lasciavano scoperti solo gli occhi. Stava leggendo una rivista, e rispose borbottando al suo ‘Buongiorno’. Gli scaffali erano pieni di videocassette, riviste e scatole di varie grandezze, sistemate ordinatamente.
Quando si accorse di che tipo di negozio si trattava, il primo impulso di Beatrice fu di andarsene. Poi la curiosità ebbe la meglio, e decise di dare un’occhiata: dopotutto lei cercava proprio quel genere di lingerie. Cominciò a gironzolare guardando la merce: i profilattici dalle forme più strane la fecero sorridere, sfogliò qualche rivista, diede una scorsa alle cassette. Nel negozio c’era pure un ragazzotto che aveva sicuramente meno di vent’anni, che le lanciava occhiate furtive, meravigliato forse di vedere una bella donna lì dentro. Sembrava un ragazzo perbene, vergognoso per essere stato pescato lì a guardare roba porno. Beatrice decise che si sarebbe divertita un po’ alle sue spalle.
Si avvicinò al ragazzo: -‘Scusa, non mi intendo molto di questa roba. Mi puoi consigliare qualche buona cassetta che riesca a far eccitare mio marito?’- Il ragazzo arrossì violentemente. ”Non…non saprei.’- balbettò ”dipende dal genere che preferite’- ‘Ma tu quale prenderesti, per esempio?’- Il ragazzo gliene indicò qualcuna.
Lei ne scelse una, poi gli chiese spiegazioni riguardo all’uso e all’utilità di alcuni tipi di profilattici più curiosi, imbarazzandolo sempre più con domande via via più esplicite. Quando il ragazzo, madido di sudore, non seppe più cosa risponderle, lo ringraziò e si allontanò, dirigendosi verso la zona dove erano esposti vibratori e falli di gomma. Scelse un pene di proporzioni generose, con delle cinghie, tirò su la gonna e se lo allacciò, sotto lo sguardo attonito del giovane; poi lo prese in mano e fece il gesto di masturbarsi (la sensazione che provò nel fare questo era inebriante: si chiese se un uomo si sentiva come si sentiva lei in quel momento, quando si accingeva a farsi una sega), e il giovane non sapeva più dove guardare; si tolse il finto pene e prese un vibratore, e lo provò passandolo sul sesso; ne provò un altro, e un terzo, fingendo di non riuscire a trovare qualcosa di suo gusto; finalmente si stufò (si era eccitata abbastanza, con quel giochetto) e si diresse verso la zona dove si trovava la biancheria intima. Il ragazzo la seguì, tenendosi a qualche metro.
Beatrice voleva vedere anche qualcos’altro, oltre al completino esposto in vetrina, per cui dopo aver misurato uno slip a cui era applicato un pene in lattice (al tatto era simile ad uno vero: si chiese cosa avrebbe detto suo marito se l’avesse vista con quello slip addosso), chiamo il tizio al banco per chiedergli di farle vedere qualche altro capo di intimo.
Fra le cose che il titolare le mostrò, lei scelse tre completi: -‘C’è un posto dove poterli provare?’- chiese candidamente. ”Mi dispiace’- borbottò il titolare ”normalmente chi viene a comprare qui, sa già cosa vuole.
Comunque, c’è lo stanzino dove visionano le cassette. Se vuole…’- e glielo indicò. ”Ok. Andrà benissimo’- accettò Beatrice. Si diresse verso il ragazzo: -‘Scusami. Ti spiacerebbe darmi una mano a scegliere? Non credo ci siano specchi, e vorrei sapere quale mi sta meglio’- e lo prese sottobraccio, avviandosi verso lo stanzino.
Scostata la tenda che fungeva da porta, questo si rivelò essere un vero buco: poco più di 1 metro per 1 metro, appena lo spazio per un piccolo televisore e un videoregistratore, e uno sgabello. Beatrice spinse lo sgabello verso il fondo e cominciò a spogliarsi: -‘Io mi chiamo Beatrice, Bea per gli amici. E tu come ti chiami?’- fece al giovane. ”Daniele.’- ‘Daniele! Che bel nome! Mi sbottoni il reggiseno, per piacere?’- Quello, con mano tremante per l’emozione, l’aiutò. La donna si sfilò pure le mutandine, poi indossò un completo in rosso: -‘Allora, che te ne pare?’- chiese girando su sé stessa. Daniele mormorò qualcosa, confuso. Lei si tolse gli indumenti rossi e provò il completo nero, che le donava di più. Altra piroetta, altra risposta incomprensibile. Lei guardò il ragazzo negli occhi e gli chiese con falsa perplessità: -‘Cos’è, non ti senti bene? O non hai mai visto una donna spogliarsi?’- e allungò una mano verso la patta per tastarla. ”Pare proprio di no. Sei arrapato come un porcello in calore. Bisogna fare qualcosa, o rischiamo che ti venga un infarto. Siediti qui.’- lo tirò nello stanzino e lo fece sedere sullo sgabello.
Gli slacciò la cintura e tirò giù pantaloni e boxer: il pene svettò come una molla. Lei sorridendo prese a tirarlo e a massaggiarlo con una mano, e con l’altra carezzava i testicoli; poi si chinò e prese a tocchettarlo con la punta della lingua. Il glande era gonfio e congestionato, rosso come un melograno e sembrava sul punto di scoppiare: Beatrice non perse tempo e aprì la bocca per mettercelo dentro, ma Daniele l’anticipò e le schizzò lo sperma sul viso e in bocca. La donna non si scoraggiò: continuando nell’intenzione originale si ficcò l’uccello, ora molliccio e mezzo floscio, in bocca, mescolando il sapore dolciastro dello sperma a quello acido della pelle del pene, e diede l’avvio ad un impegnativo pompino, tentando di riportare il pene ai livelli precedenti.
Il titolare del negozio, intanto, era tornato al banco, proprio vicino allo sgabuzzino, e non rimase sorpreso nel veder sporgere dalla tenda il posteriore della donna: aveva immaginato come sarebbe andata a finire. Quel che non aveva immaginato era che la donna avesse effettivamente indossato uno dei completi scelti, e se ne accorse quando i movimenti della donna fecero scivolare la tenda di lato. Si trovò di fronte un magnifico sedere pieno e sodo coperto, si fa per dire, solo da un velo trasparente, e con uno spacco centrale che metteva in risalto la zona violacea compresa fra il foro anale e il clitoride.
Ora, un conto era vederlo in foto o sul video (a quello era abituato), un conto era averlo lì, sotto gli occhi, a poco più di un metro di distanza. Riusciva a distinguere ogni singola piega, ogni pelo, e l’uccello gli si rizzò.
Quando poi vide Beatrice pompinare il giovane (la tenda, ormai, era aperta), andò alla porta, espose il cartello ‘TORNO SUBITO’ e si mise comodo a gustare lo spettacolo, liberando l’uccello dalla gabbia e dandogli qualche affettuosa carezza. Era veramente una gran bella veduta: le natiche carnose e morbide pareva aspettassero solo che qualcuno le afferrasse, lo sfintere prometteva un piacere grandioso a chi lo forzava, e la vulva contornata di pizzo nero sembrava una grossa e succosa prugna che attendeva di essere colta. La tentazione era forte, e lui non ce la fece a resistere: prima allungò una mano e controllò la consistenza del ‘frutto’ palpandolo e infilandovi dentro un dito, e il succo lo bagnò rapidamente; poi appoggiò la punta del pene al foro, e spinse.
Beatrice accolse la penetrazione con un sospiro profondo: il tizio era abbastanza ben fornito, e lei si sentiva sufficientemente riempita. Riprese a succhiare l’uccello di Daniele, e finalmente ebbe la soddisfazione di sentirlo tornare ad ingrossarsi, a premere contro il suo palato. La posizione in cui si trovava però era un po’ scomoda: in piedi e china in avanti, non riusciva a sopportare bene le spinte del titolare del negozio. Divaricò un po’ le gambe ed appoggiò le mani contro la parete: andava un po’ meglio, ma era pur sempre scomodo, e non riusciva a dedicarsi a Daniele.
Provò ad invertire i ruoli dei due, ma era anche peggio. Decise quindi di cambiare tattica: si andò a stendere sul bancone, ed aprì le gambe invitante. Il negoziante non si fece pregare: con le mani la tenne ben aperta e rimise l’uccello nel suo nido caldo ed accogliente, riprendendo a scoparla; mentre il ragazzo glielo rimetteva in bocca. Ora Beatrice stava decisamente più comoda, e poté gustarsi meglio i due cazzi.
Ad un certo punto il negoziante smise di scoparla e andò a prendere un paio di quei profilattici dalla forma curiosa. Quando tornò, trovò la fica occupata dal giovane, che si stava dando da fare per riempirla a dovere. La donna gemeva sotto i colpi rapidi di Daniele, ed il negoziante si contentò di riempirle la bocca. Dopo qualche minuto passato a spingerle il pene in gola, lo sfilò e si applicò uno dei preservativi: era tutto ricoperto di creste e faceva sembrare il pene un cilindro di legno, aumentandone anche la circonferenza. ”Infilati questo’- disse al ragazzo passandogli l’altro, che sembrava un normale profilattico sulla cui punta però era stata applicata una noce di lattice morbido, piena di rigature.
Approfittò della ‘distrazione’ del giovane per tornare ad installarsi fra le cosce di Beatrice e riprendere a scoparla. Le creste del profilattico raggiunsero lo scopo, perché la donna accolse la nuova penetrazione e le successive spinte con gridolini di piacere. Che aumentò ancora quando il negoziante cedette di nuovo il posto a Daniele: il pene del giovane aveva acquistato un paio di centimetri buoni di lunghezza, centimetri che Beatrice gradì molto.
Stanchi di dover fare a turno, i due maschi decisero di risolvere la questione: fecero alzare la donna dal tavolo, e al suo posto si stese il negoziante. Beatrice gli montò sopra e si impalò sul cilindro. Infine fu la volta di Daniele, che glielo infilò nel culo. La pallina di lattice facilitò l’ingresso del giovane, che prese a spingere vigorosamente, e fece crescere a dismisura il piacere della donna, che la sentiva arrivare molto più in fondo. Il negoziante, da parte sua, cercò di spingere da sotto. La doppia imbottitura fece perdere la testa a Beatrice, che prese ad agitarsi in preda ad un piacere enorme; e quelle contorsioni a loro volta aumentarono l’eccitazione dei due maschi, finché tutti e tre, quasi in contemporanea, giunsero all’apice: Beatrice ebbe un orgasmo prolungato che la lasciò senza forze, e si accorse che gli altri due avevano eiaculato solo perché avevano smesso di spingere, e Daniele la schiacciava contro il corpo del negoziante.
Ristettero in quella posizione per un poco, con Beatrice ancora penetrata in entrambi i canali, per riprendere fiato; poi, con molta riluttanza, la ‘formazione’ si sciolse. La donna andò a rivestirsi, e gli altri due si ricomposero. Il negoziante riaprì il negozio. Beatrice scelse il completo nero e aggiunse la cassetta: -‘Quant’è?’-
chiese. Il titolare fece il conto: -‘150.000 lire’- Con una smorfia di disappunto, la donna accennò a prendere i soldi, ma il negoziante l’anticipò: -‘Se però mi promette di venire a prendersi anche quello rosso e quello bianco, glieli regalo’- concluse con un sorriso, malizioso. Beatrice sorrise anche lei: -‘Si può fare, a patto che mi faccia provare anche qualche altro tipo di quei profilattici particolari. Sono davvero fenomenali!’- ‘Non si preoccupi, quelli ce li rimetto io,’- si inserì Daniele, che aveva perso tutta la sua timidezza ”lei pensi solamente a tornare. Al resto provvederemo noi.’- e allungò una mano, per palpare il sedere che lo aveva così ben accolto.
Uscita, Beatrice cercò di giustificarsi. ”E’ vero che Bianca mi ha consigliato di non tornare mai due volte nello stesso posto,’- pensò ”e che si rischia, ma lei non ha certo mai provato quei simpatici preservativi. Se lo avesse fatto, sono sicura che si sarebbe trasferita permanentemente in quel negozio…..’.
Mamma mia ruben, mamma mia... Ti prego, scrivimi a gioiliad1985[at]gmail.com , mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze…
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?