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Io e Luca: una storia di sottomissione – VI° episodio

By 15 Luglio 2020No Comments

Nella storia con Luca, l’unica reale trasformazione, fu un evoluzione di stampo autenticamente sado-maso, cioè caratterizzata da pratiche BDSM.
In realtà, fui per lo più io ad imprimere questa svolta, pur seguendo l’impostazione stabilita da Luca e ispirata alla più cieca sudditanza al suo volere.
Evidentemente la nostra storia è stata sin dal suo esordio una storia di sottomissione/dominazione, tuttavia fui io a prospettare questo nuovo percorso, trovando in Luca un attento seguace, seppure lui abbia sempre preferito un rapporto improntato ad una sessualità più genuina.
La mia spiccata inclinazione alla sottomissione, mi aveva portato a scandagliare il mondo delle perversioni sado-maso. A quei tempi non c’era la rete, ma la stampa di settore e, successivamente, alcune videocassette offrivano un ottimo spunto per sviluppare quelle fantasie.
Mi eccitavo moltissimo di fronte a scene dove si vedevano uomini che leccavano piedi ad altri uomini, che venivano frustati, che subivano il pissing, che sopportavano torture a palle e capezzoli, che venivano fistati, riempiti di sputi, coperti di cera bollente.
Io non avevo il coraggio di proporre a Luca certe pratiche, ma quando mi masturbavo, in maniera sempre più ricorrente mi vedevo ai piedi di Luca in attesa dei suoi ordini, pronto a subire umiliazioni degradanti e il dolore fisico ai limiti della sopportazione.
Come sempre fu Luca a fornirmi uno spunto di approfondimento.
Un giorno, eravamo a casa mia e mi disse: “Ti voglio vedere incaprettato….mi devi fare un bocchino mentre sei incaprettato….”
Una richiesta insperata che mi consentiva di sbloccarmi-
Mi chiese una corda per incapretatrmi e, non avendone una, prontamente gli porsi la cinta dell’accappatoio. Con quella mi lego mani e caviglie incaprettandomi e, in una posizione oscena e per me assai scomoda, posizionandomi sul fianco, mi costrinse a fargli un pompino.
Inevitabilmente, da quella postura, non potevo spompnarlo senza far sentire i denti e questo mi costò un buon numero di pugni sul corpo legato.
Quando si stancò di essere sbocchinato, andò in bagno e dopo pochi istanti si presentò con il flacone del bagno schiuma che mi infilò in culo ormai sfondato da anni di allenamenti con il suo cazzone.
Dopo essersi divertito a martoriare il mio culo in quel modo, finalmente si masturbò, scaricandomi un numero imprecisato di schizzi di sborra sul viso.
Malgrado il doloroso trattamento al culo, i pugni e l’umiliazione per essere stato incaprettato, il mio cazzo era duro come il marmo.
“Cazzo….sei molto più che un frocione….non vali un cazzo, guarda come sei ridotto . Quel giorno, quando tutto iniziò, avevo capito che eri un frocio succube del cazzo ma non pensavo che arrivassi a tanto”. Pronunciò queste parole con un disprezzo misto quasi ad odio e mi scatarrò in faccia tre sputi che, mischiandosi con il suo sperma, trasformarono il mio volto in una maschera indecente.
Dopo essere andato in bagno a lavarsi, tornò in stanza, si vestì voltandomi le spalle, poi senza degnarmi di uno sguardo mi sputò in faccia altre due volte, mi slegò ed usci da casa mia senza salutarmi.
Difficile descrivere le sensazioni che provai guardandomi allo specchio e ripensando a quello che avevo provato poc’anzi. La prima cosa che feci istintivamente fu spararmi una sega liberatoria.
Poi, provai una strana sensazione che comprendeva paura, tristezza ma anche un appagamento mai provato prima.
Era accaduto quello che speravo accadesse: finalmente la componente sado-maso si era insinuata nel nostro rapporto, tuttavia ero spaventato dal piacere del tutto naturale che tutto questo aveva provocato in me.
Dopo qualche giorno chiamai Luca e lo pregai di venire a casa mia. Sapevo che non gradiva essere chiamato ma non resistevo più: dovevo assolutamente vederlo.
“Quante volte ti devo dire che non devi chiamarmi…ti chiamo io…è chiaro? Non t’è bastato quello che ti ho fatto pochi giorni fa? sei una vacca affamata di cazzo….una troia sfondata!”
“Hai ragione Luca, ti chiedo perdono….ma non ce la facevo più senza il tuo cazzone!”
Lo attesi a casa mia, con la porta di ingresso socchiusa, nudo, in ginocchio a capo chino e quando entrò gli dissi: “Ti prego Luca….ti va di frustarmi con la cinta dei pantaloni mentre ti faccio una pompa?”
Una risata sguaiata e sarcastica mi investì.
“Sei malato…sei peggio di quello che pensassi…adesso ti rovino così ti faccio passare la voglia di chiamarmi”
Si spogliò, impugnò la cinta dei pantaloni, mi fece mettere in piedi con le mani incrociate dietro la nuca e cominciò a colpirmi con violenza, prima sul culo, poi sulla schiena e infine sulle spalle.
Un dolore lancinante e insopportabile si imossessò di me: era la prima volta che venivo frustato, lo avevo desiderato ardentemente, lo avevo chiesto io…..ma non ero in grado di sopportarlo.
“Ti supplico Luca basta….mi fa troopo male…smettila!”
“Col cazzo…l’hai voluto tu e adesso subisci…frocione!”
Mi costrinse ad inginocchiarmi a suon di pugni sulle spalle, me lo schiaffò in bocca, più grosso e duro che mai e continuò a frustarmi mentre io lo spompinavo.
Avevo creato un mostro e da quel giorno diventai lo schiavo di Luca. Ormai in maniera sempre più ricorrente mi veniva spontaneo chimarlo “Padrone”. Pe rlui io sono sempre rimasto un frocione e così mi ha sempre chiamato.
Ormai i nostri incontri vedevano Luca sempre più autoritario e violento mentre io ero sempre più remissivo, pronto a chiedere perdono per ogni mia disattenzione anche la più irrilevante.
Dopo qualche settimana, un giorno, a casa mia Luca entrando mi fa:
“Devo andare a pisciare, tu aspettami a pecora a letto…pronto all’uso…”.
Le fantasie relative al pissing erano le più ricorrenti nel mio immaginario erotico e da tempo ormai desideravo il piscio di Luca, senza mai avere il coraggio di chiedergli di usarmi come cesso umano.
Non mi feci scappare quella ghiotta occasione e entrai in bagno con lui. Entrai nella vasca, mi misi in ginocchio e lo supplicai di pisciarmi addosso.
Forse Luca se lo aspettava, di certo non mostrò stupore.
Si tirò fuori il cazzo barzotto dai pantaloni, lo indirizzò verso di me, aspettò qualche istante e finalmente iniziò a pisciare.
Il primo getto colpì il mio torace e io, come fosse la cosa più naturale del mondo, immediatamente lo presi in bocca e cominciai ad ingoiare il piscio di Luca, senza diperedere una sola goccia. Ingoiavo senza sosta, un getto quasi violento che sembrava interminabile. 

Non so quanto durò quella pisciata inaspettatamente lunga, so che se fosse durata ancora non credo ache avrei potuto resistere senza prendere fiato.
Era la prima volta che bevevo il piscio di un uomo e mi piaceva da impazzire come fosse il migliore dei nettari…quasi lo preferivo allo sperma.
Quando ebbe finito Luca, attese qualche istante, lo tirò furi dalla mia bocca, lo sgrullò sul mio viso e mi guardò con disprezzo.
“Bingo! l’hai bevuta fino all’ultima goccia…da oggi in poi sarai il mio cesso personale!”
Senza bisogno di lavarmi, ci spostammo sul letto matrimoniale e mi scopò con una intensità difficilmente raggiunta altre volte.
La mia trasformazione in schiavo di Luca era ormai compiuta, una trasformazione irreversibile, da me voluta ma da Luca sempre assecondata anche se lui mi ha sempre preferito come troia sottomessa piuttosto che come schiavo.
In realtà, ancora oggi mi chiedo se Luca sia mai stato davvero attratto dalle pratiche sado-maso alle quale io lo ho indirizzato. Di certo ha sempre molto apprezzato la mia sottomissione sessuale, fino all’ultimo dei nostri incontri e ancora dopo, quando dopo anni di distacco mi cercò per rprendere la nostra storia.
Io da quel momento ho invece cercato di perfezionare il mio ruolo di schiavo, articolando le mie fantasie e spingendole via via sempre di più oltre limite precedente. Per realizzare il mio complesso mondo sado-maso avevo però bisogno di un autentico Master.
Ma questo è un altro capitolo.
CONTINUA

Jac

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