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Quella passerella di legno, che dalla strada portava fin quasi al molo tagliando in due la spiaggia, doveva essere a dir poco bollente. Per fortuna indossava le sue infradito preferite, quelle con la zeppa e striate a righe bianche e nere, altrimenti si sarebbe probabilmente bruciata la pianta dei piedi.

Ad ogni passo, notava almeno una o due teste voltarsi verso di lei. La falcata sicura di quelle gambe lunghe e abbronzate, l’ondeggiare sbarazzino dei glutei sodi e già lucenti al riflesso col sole… Il suo era un talento affinato con l’esperienza, o una dote naturale? Questo si chiedevano i tanti uomini, ma anche qualche donna, che osservavano quella camminata capace di apparire allo stesso tempo spontanea e assolutamente sensuale.

Inutile negarlo, d’altra parte lei stessa non l’avrebbe mai fatto: quella era a tutti gli effetti la sua sfilata. E in quanto tale, nessun dettaglio era lasciato al caso. Sapeva di essere guardata. Le piaceva essere guardata. E dunque ci teneva a dare il meglio.

Ogni particolare era curato, e ciascuno colpiva nel segno. Primo fra tutti quel rossetto dalla tonalità accesa, esibito con orgoglio ed eleganza anche in un contesto all’apparenza poco adatto come la spiaggia. Il mascara nero e accentuato era quasi una dichiarazione di battaglia, sebbene per il momento fosse nascosto dagli occhiali da sole a specchio, grandi e tondi. Ciò a cui poi non rinunciava mai, neanche al mare, erano i suoi gioielli. A cominciare dai lunghi pendenti, con tre dischi dorati per lato, appesi ai lobi delle orecchie, ed esaltati anche dall’acconciatura dei lisci capelli corvini, legati in una coda alta. Ciò che tuttavia attirava l’attenzione degli uomini, più ancora dei braccialetti ai polsi e dei vistosi anelli che portava su ben cinque delle dieci dita delle mani, era la cavigliera in argento sopra al piede destro, che tintinnava in maniera quasi impercettibile ad ogni passo di quei piedini smaltati di rosso.

«Bonjour» dissero i due ragazzi incrociati sulla passerella. Erano entrambi reduci da un bagno in mare, era evidente dai corpi ancora bagnati. Uno dei due, più muscoloso e visibilmente tatuato, fece in tempo a squadrarla da capo a piedi, prima di spostarsi per farla passare. Forse ad attirarlo erano stati proprio alcuni dei suoi tatuaggi: il vistoso tema floreale sul braccio che reggeva la tracolla da spiaggia, il serpente che le ornava la coscia sul lato opposto risalendole fino al fianco… ma più di tutti, la piccola e sensuale conchiglia tatuata sullo sterno, proprio sotto al seno.

Laura rispose al saluto con un sorriso appena ammiccato, e un cenno della testa. Difficile che avessero più di trent’anni. Eppure, ne era sicura, non appena li avesse superati loro si sarebbero girati per guardarle il culo. E la cosa la faceva sentire bene: “niente male per una signora di 42 anni” si ritrovava ogni tanto a pensare, ridacchiando tra sé e sé.

La spiaggia a quell’ora del pomeriggio era già piuttosto affollata, ma riuscirono comunque a trovare un piccolo spazio dove piantare l’ombrellone e stendere un paio di asciugamani. Attorno a loro c’erano diversi bagnanti, e l’attenzione di quasi tutti fu subito catturata da quei due nuovi vicini. E dagli sguardi, Laura capiva già quale fosse il primo pensiero degli uomini: come aveva fatto quel tipo a conquistare una donna del genere?

Le capitava spesso che i più sfacciati le facessero in maniera esplicita questa domanda. E in fondo poteva anche capirli. Dai tempi del matrimonio, suo marito aveva perso quasi tutti i capelli e aveva messo su almeno venti chili. Lei invece, che nel frattempo si era appassionata al fitness, sembrava migliorare di anno in anno. Perché allora quell’uomo stempiato e con la pancia, che quando le stava al fianco – Laura con le zeppe superava il metro e ottanta – pareva almeno 7-8 centimetri più basso di lei, continuava ad occupare il primo posto nel suo cuore? La risposta era meno banale di quanto potesse sembrare: lui la conosceva e la capiva meglio di chiunque altro al mondo.

«Quando è stata la prima volta che hai fatto topless?» le aveva chiesto ancora agli inizi della loro relazione, quasi vent’anni prima, durante la loro prima vacanza insieme. Lei in quel caso non aveva saputo rispondere. Non c’era mai stata una vera “prima volta”, in fondo. L’abitudine l’aveva presa da sua madre, che nelle loro vacanze estive a cavallo fra gli anni ’80 e ’90 costringeva spesso tutta la famiglia a inoltrarsi nelle spiagge più remote e anguste, pur di stare a seno nudo. In tanti anni non l’aveva mai probabilmente vista indossare un bikini al mare, e dunque le era sempre sembrata la cosa più naturale fare altrettanto. Solo verso i tredici anni, per un breve periodo, il pudore dell’adolescenza per un corpo che stava cambiando l’aveva portata a coprirsi. Ma già dall’estate seguente, con il seno che nel frattempo si stava sviluppando e presto avrebbe raggiunto una tonica terza misura, era tornata alle proprie abitudini. E trent’anni dopo, la faceva sorridere l’idea che proprio lei avesse attraversato una fase in cui si copriva per pudore.

La prima volta su una spiaggia nudista, invece, se la ricordava bene. Di anni ne aveva diciannove, e quella volta era stata una sua amica a insistere per provare quell’esperienza. Lei non si era certo tirata indietro, anche se all’epoca non avrebbe potuto immaginare quanto le sarebbe piaciuto, e quanto sarebbe tornata cambiata da quella vacanza post-diploma in Spagna.

«Sai… mi è piaciuto come ti guardavano, oggi» le aveva detto Antonio un giorno, di ritorno dalla spiaggia. Lei lo aveva preso come un segno: quell’uomo poteva davvero essere la sua anima gemella.

Si era appena seduta sull’asciugamano, e stava cercando l’olio solare nella borsa, quando il marito le si parò davanti, bloccando buona parte del sole. «Amo, io faccio un bagno» le aveva detto col suo marcato accento romano, che anche lì sulla costa francese doveva apparire abbastanza inconfondibile ai più. Lei, che si era appena tolta gli occhiali da sole, si portò la mano appena sopra agli occhi. L’effetto in controluce del pene, ciondolante in mezzo alle gambe, era una visione quasi poetica. Gli sorrise e gli mimò un bacio con le labbra, lasciandolo libero di farsi un primo giro esplorativo. Non le dispiaceva che guardasse le altre donne, e lui d’altro canto la lasciava libera di flirtare con altri uomini. Alla fine della giornata, sapevano entrambi che sarebbero tornati l’una dall’altro.

La sfilata sulla passerella era solo il primo momento alla ribalta, per Laura. Un’altra situazione che adorava era il rito dell’olio solare. Non che mettesse in atto chissà quale show vietato ai minori: era semplicemente una bella donna che si preoccupava di proteggersi dal sole. Così non appariva, tuttavia, agli altri attorno a lei. Quando Laura si sedeva sull’asciugamano, con le gambe tirate su e un po’ larghe, e iniziava a versarsi il contenuto della boccetta sul palmo della mano, tutto il pubblico si rizzava sull’attenti.

Iniziando dal collo, le sue mani accarezzavano ogni centimetro di quella pelle liscia e abbronzata. Dopo le braccia toccava al seno, che lei massaggiava con cura: con entrambe le mani si dedicava prima a una mammella e poi all’altra, facendo particolare attenzione al capezzolo destro, che da circa tre anni era ornato da un piercing. Poi scendeva ancora più giù, sullo stomaco tonificato da tante sessioni in palestra. A quel punto, in un rito ormai consolidato eppure sempre eccitante, si versava altro olio sulla mano e passava a massaggiare le gambe, stavolta partendo dai piedi e risalendo lungo i polpacci e le cosce. Le ultime gocce le riservava al pube, ricoperto solo da una sottile striscia verticale di peletti, che sfregava senza vergogna, quasi a simulare una masturbazione. O almeno, alla maggior parte degli uomini che la fissavano con grande attenzione doveva sembrare proprio così.

Quando Antonio tornò dal suo bagno in mare, lei era già distesa a farsi baciare dal sole. Quasi come se fosse mosso da invidia, lui non volle essere da meno, e distendendosi al suo fianco le schioccò un fugace bacio al seno sinistro. Lei sorrise, e senza aprire gli occhi allungò la mano per accarezzargli il petto villoso e bagnato.

«Com’è la situazione?» gli chiese con un filo di voce.

«C’è parecchia gente. Anche oggi tante coppie di mezza età, ma pure qualcuno un po’ più giovane come piace a te».

«Mmh, sì?» mormorò, ancora senza aprire gli occhi.

«Sì tesoro… tanti bei cazzi su cui fare colpo» le sussurrò.

Al che lei, continuando ad accarezzarlo, scese lentamente più giù con la mano.

«Sai che il mio cazzo preferito resta sempre il tuo» gli rispose, afferrandolo. Non era in erezione, ma era già più duro di come lo aveva lasciato quando si era allontanato.

«Mi sembra che anche tu abbia incontrato qualcuna di tuo gradimento…» disse con un finto tono di rimprovero.

«Qualche bella fica sul bagnasciuga l’ho vista… ma sai che la mia preferita resta sempre la tua» le disse facendole il verso.

Solo a quel punto lei finalmente aprì gli occhi, voltando la testa verso suo marito. Lui si allungò e le diede un dolce bacio sulle labbra. Intanto il pene nella sua mano cresceva ad ogni secondo che passava, e Laura ci mise poco prima di decidere di liberare il proprio istinto: senza mai mollare la presa, si ridestò e poi si accovacciò all’altezza giusta per accogliere la punta del cazzo tra le proprie labbra.

Ormai Antonio e Laura frequentavano la spiaggia nudista di Cap d’Agde da tre anni. I due erano alla ricerca di un posto più “libero”, nel quale fare un nuovo passo avanti nel loro percorso di trasgressione, e lì nel sud della Francia parevano aver trovato il proprio angolo di paradiso. La parte di spiaggia dedicata ai turisti più esibizionisti non era poi così ampia, eppure in qualche modo riuscivano sempre a trovare un pubblico nuovo. Qualche fedelissimo, in ogni caso, c’era. Qualcuno addirittura li aspettava già lì dove l’asfalto lasciava posto alla sabbia, pronto a seguirli in maniera discreta appena li vedeva fare capolino.

E così era stato anche stavolta: intorno a Laura, che piegata in quella posizione per fare un pompino stava esponendo senza vergogna il proprio culetto sodo, si era già formato un piccolo capannello di persone. La guardavano infilarsi fin giù nella gola quell’uccello largo e duro, poi staccarsi e leccarlo lungo tutta l’asta, fino ad arrivare a mordicchiare i testicoli pelosi del suo uomo. Nel mentre, la mano non lasciava mai la presa, contribuendo in maniera lenta ma costante alla stimolazione.

«Oggi hai già il tuo stuolo di fans…» le diceva lui, orgoglioso. E lei si guardava intorno e sorrideva, compiaciuta.

Dopo un po’ lo invitò a cambiare posizione, certa che i loro spettatori avrebbero gradito. Si distese dunque a pancia in su, con le gambe larghe, e dopo essersi infilata tre dita in bocca per inumidirle, portò la mano alla fica per masturbarsi di fronte a tutti. Lui nel frattempo si mise a cavalcioni sopra di lei, appoggiandosi dolcemente sul suo petto, e stringendole i seni dai lati ci infilò il proprio membro nel mezzo, per iniziare un’appagante spagnola. Ogni volta che la punta del cazzo spuntava dal solco delle tette, Laura allungava la lingua e provava a leccarla, non sempre riuscendoci. Lo spettacolo però era decisamente eccitante per il popolo della spiaggia, che ora aveva formato un cerchio più ampio attorno alla coppietta italiana.

Abbandonando la posizione, Antonio si sporse leggermente in avanti e col cazzo eccitato iniziò a schiaffeggiare la moglie, scatenando ancora di più la sua libido.

«Pronti per lo spettacolo?» disse allora lei, sempre più padrona del palcoscenico, rialzandosi per mettersi a quattro zampe. Lui le fu prontamente dietro. Di nuovo inumidendosi le dita con la lingua, Laura portò la mano fino alla propria vagina, e afferrando la punta del pene lo condusse fino alla vulva, gonfia e già bagnata. E una volta infilato, suo marito iniziò a pompare con foga, senza preoccuparsi di trattenere i propri mugolii di piacere.

In quella posizione, più ancora che nelle precedenti, la donna era libera di osservare i propri spettatori. La maggior parte erano uomini, ma non mancava qualche coppia. Molti in là con gli anni, altri un po’ più giovani, qualcuno probabilmente appena uscito dall’università. In tanti stringevano il proprio membro nella mano, masturbandosi di fronte a quello spettacolo così eccitante.

Laura lo adorava: ad ognuno di quegli uomini col cazzo in mano, indipendentemente dall’età e dal fascino, lanciava uno sguardo carico di desiderio. A quel punto di solito capitava che un coraggioso si facesse avanti per primo, era quasi inevitabile. Stavolta toccò a un uomo dai capelli bianchi e gli occhi azzurri, forse sulla sessantina. Il fisico era ancora tenuto bene, e il cazzo dritto faceva la sua figura.

Lei premiò la sua iniziativa allungando la mano e afferrandolo, per masturbarlo con forza. E man mano che la situazione progrediva, lei perdeva anche gli ultimi freni inibitori, lasciandosi andare a commenti molto espliciti.

«Ti piace così, eh? – gli diceva, guardandolo in quegli occhi azzurri – Ti piace farti fare una sega mentre mio marito mi scopa, eh porco?».

Lui annuiva, intuendo il significato di quelle parole che non appartenevano alla sua lingua.

Cogliendo il suo esempio, altri uomini si erano intanto avvicinati, e ora si masturbavano intorno a lei.

«Bravi, porci – li incitava – Volete farmi la doccia con la vostra sborra?».

D’un tratto, da uno di quelli più distanti sentì scandire una frase nella sua stessa lingua: «Guarda che troia…».

Si voltò verso di lui, un ragazzo sulla trentina o poco più che si stava godendo lo spettacolo abbracciato alla sua fidanzata.

«Ehi tu – gli disse apertamente – Perché non vieni qui e me lo fai vedere, quanto sono troia?».

Dopo avere esitato per un secondo, il ragazzo si fece spazio tra la gente e si piazzò proprio di fronte a Laura, col pene dritto come una freccia.

«Oh sì, ti piace se ti spompino davanti alla tua ragazza, vero?» lo provocò, appena prima di aprire la bocca e ingoiare gran parte di quel pene piuttosto dotato. Intanto la fidanzata di lui li osservava, con un’espressione un po’ corrucciata ma anche senza riuscire a trattenere la mano, con la quale si accarezzava la fica del tutto glabra.

A un certo punto l’uomo dai capelli grigi, sul quale lei aveva mollato la presa ma che aveva continuato da solo a stimolarsi, annunciò di essere prossimo all’orgasmo. Un borbottio in francese, che Laura non capì ma riuscì comunque a riconoscere come un segnale inequivocabile. Con lo sguardo gli diede una sorta di approvazione, e lui non si fece pregare: bloccando i movimenti della mano, si afferrò stretto il cazzo e iniziò ad esplodere una serie di getti di sperma che, in buona parte, colpirono la donna sulla schiena.

La migliore qualità in amore di suo marito invece, lei lo sapeva bene, era la durata. Poteva scoparla anche per un’ora senza mai venire, sebbene fosse conscia che l’eccitazione di quella situazione lo avrebbe per forza costretto ad accorciare i tempi. Ma non era un problema, in fondo anche lei era eccitata a dismisura e si sentiva ormai già vicina al culmine.

Mollando la presa dall’uccello del ragazzo italiano, Laura si sfilò anche quello di suo marito dalla fica e si girò di nuovo a pancia in su. Poi guardò Antonio negli occhi, e autoritaria gli disse: «Fammi godere come una gran puttana».

L’uomo non si fece pregare: la afferrò da sotto le cosce larghe, sollevò il bacino di peso e ricominciò a penetrarla. Ad ogni affondo, i suoi grugniti erano sempre più intensi. E anche lei non si tratteneva, ormai quell’angolo di spiaggia era diventato il set di un film hard, nel quale ognuno poteva dare sfogo ai propri istinti più animaleschi. Intorno alla coppia ora c’erano almeno sei o sette uomini che si segavano furiosamente, pronti a manifestarle tutto il proprio godimento.

Decisivo fu il suo ultimo invito: «Sborratemi, maiali!» urlò con quanto fiato aveva in corpo.

Uno dopo l’altro gli uomini iniziarono ad eiaculare, riempiendola col proprio sperma sul corpo, sui seni, sul viso. Anche per Laura fu il colpo di grazia: l’eccitazione per questa particolare doccia su una spiaggia pubblica le diede l’ultimo brivido che le serviva per esplodere in un violento orgasmo, a cui seguì subito a ruota quello del marito, che sollevandole ancora di più il bacino le venne dentro.

Pochi minuti più tardi, la folla si era diradata. Laura e Antonio avevano ricominciato a prendere il sole come se niente fosse, lei ancora ricoperta di sperma in diversi punti del corpo. Gli altri bagnanti erano tornati alle loro solite attività, alla ricerca magari di qualche altro spettacolo con cui potersi sfogare.

Il sole stava già ormai iniziando a calare, quando la coppia si incamminò sulla passerella di legno per fare ritorno in albergo.

«Amo, sono quasi le otto» disse lui, facendola sobbalzare.

Laura frugò nella borsa, tirò fuori il cellulare e tra le chiamate recenti selezionò il primo contatto.

«Pronto?… Sì, ciao tesoro! Come stai?… Hai fatto un po’ di compiti oggi?… Bravo… E dalla zia vi state divertendo?… Tua sorella è ancora fuori?… Sì, io e papà stiamo bene… Certo tesoro, tranquillo che ci vediamo presto».

One Comment

  • Notorius Notorius ha detto:

    Scrivi di rado vero, ma sicuramente molto bene e non sempre è cosi. Di sicuro hai tendenze che ben si combaciano con la mia mente che il mio nick credo illustra bene. Se ne vuoi parlare o vuoi aprirti con uno sconosciuto quindi in modo sicuro scrivimi senza remore mastermind1755@gmail.com. Ho scritto pure io come Notorius storie su questo sito, storie reali che se vuoi leggere ti diranno molto di me. Bruno

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