Capitammo vicini di ombrellone.
Era la prima volta che con la mia famiglia andavamo a passare le vacanze in quel piccolo paesino di mare. C’era una spiaggetta stretta e di sabbia ruvida e solo una fila di ombrelloni.
Lei stava sulla sdraio, leggeva un libro ed aveva una matita poggiata sull’orecchio; ogni tanto la prendeva per sottolineare o anche per scrivere qualcosa al margine della pagina. Il mare quel giorno era brutto, ma l’aria ventilata dava refrigerio al caldo incessante.
Presi l’aranciata dalla mia borsa termica…ed ebbi un impulso: riempii un bicchiere di aranciata, mi alzai ed andai a porgerglielo. Mi guardò a metà tra l’incuriosita e la diffidente.
– Aranciata – le dissi
Prese il bicchiere, bevve un sorso ed io dissi:
– Scusami, non volevo interromperti. Vado.
– Aspetta – disse – dimmi chi sei e come ti chiami. Grazie per l’aranciata.
– Sono qui in vacanza, mi chiamo Edy, Eduardo.
Lei continuò la sua lettura, ma dopo un poco si alzò. Era alta, massiccia, ma non panciuta. Portava capelli a caschetto, grossi seni e dei coscioni che mi attraevano. In viso neppure era bella, un viso massiccio, quasi non femminile, con grosse labbra spesse, occhi piccoli. Il costume intero che portava comprimeva le sue forme, il culo ed i fianchi. Mi guardò e non capii se era uno sguardo di simpatia e di indagine. Posso dire di essere un bel ragazzo bruno, piaccio molto alle ragazze. Lì non conoscevo nessuno. Avevo passato la prima sera non sapendo cosa fare, ma di solito sono difficile a fare amicizie, mi annoia la stupidità e l’inutile. E quella ragazzona mi aveva colpito per l’impegno con il quale studiava quel libro. Le feci un piccolo cenno di saluto con la mano e lei abbozzò un mezzo sorriso. MI fece cenno di avvicinarmi.
– Fai così di solito per abbordare le ragazze? – chiese sorridendo.
– Un’aranciata non è un’arma di seduzione – le dissi – Ti ho vista impegnata ed ho pensato che potevo dividere la mia aranciata con te. Ma cosa leggi con tanto impegno?
– Un esame che devo sostenere a settembre. E’ difficile, si tratta di anatomia umana. Questo è il terzo libro che studio, ma non sono ancora convinta dagli argomenti. Scusa, non ti ho detto il mio nome, mi chiamo Maria Giovanna, studio medicina. Tu studi ?
– Secondo anno di chimica. Sbaglio o siamo della stessa città?
– Si, e forse anche della stessa Università.
– Per favore, non lasciarti confondere dalle circostanze; io non sono molto coraggioso con le ragazze.
– E perché quel gesto dell’aranciata?
– Non lo so, mi è venuto spontaneo.
– Beh, ti presenterò ai ragazzi e ragazze che conosco, almeno farai amicizia. Stasera, in piazzetta.
Quella sera andai in piazzetta. Lei stava lì insieme ad altri ragazzi e ragazze.
– Questo è Edy- disse loro – trattatelo bene, è nuovo di qui.
Le ragazze erano belline davvero e sentii subito il loro interesse. Stavamo al tavolo del un bar a mangiare gelati e bere bibite.
– Per stasera non paghi – mi disse Maria Giovanna – sei il mio ospite, ma stai attento, ti hanno già messo gli occhi addosso due di loro.
– Si, ho notato ma, se posso dirtelo, mi piace di più la tua compagnia.
– Io sono la più brutta.
– No – dissi, sbagliato – mi guardò incuriosita
– Spiegati, non capisco.
– Cos’è la bellezza di una donna? Le sue forme? Le forme più belle sono quelle delle statue classiche, ma chi farebbe l’amore con una statua?
– Ah, fai filosofia. Continua.
– Io non ho molte esperienze, ma quello che ho capito finora è che la bellezza di una donna è il suo temperamento, che sta dentro di lei, non fuori.
Mi guardò interdetta. Poi disse:
– Di queste cose con loro non possiamo parlare, ma vorrei ascoltarti ancora. Facciamo due passi e tu continua il tuo ragionamento . E’ la prima volta che sento un ragazzo ragionare così.
Andammo lentamente lasciando gli altri ai loro giochi e scherzi; neppure si accorsero che ci eravamo allontanati. Ci sedemmo sul muretto del lungomare.
– Allora, tu dici che ameresti una donna, magari brutta come me, solo per il suo temperamento?
– Perché dici di essere brutta? A me dai una bella sensazione e mi piace parlare con te.
– Vuoi dire che ti interesserei di più di quelle ragazzette magre, esili di statura ,con i seni e le cosce regolari, per esempio?
– Beh…dovrei conoscerti di più…..
– Cioè vorresti sapere come scopo?
– Maria Giovanna! Mi scandalizzi.
Si mise a ridere, poi disse:
– Pensaci prima di farmi una proposta. Potrei accettarla ed io sono un tipo molto possessivo.
La accompagnai fino alla sua casa e al portoncino mi diede un bacio sulla guancia.
– Perché? – le chiesi
– Ah, non me lo chiedere…anche il mio è un gesto istintivo, come la tua aranciata.
Stetti una notte a pensarci e non capivo perché quella ragazzona mi attraesse tanto. Si, era colta, intelligente, perspicace, disinvolta ma sentivo attrazione fisica.
Il mattino dopo incontrai al bar alcuni di quei ragazzi e ragazze; entrarono dopo di me ed offrii loro cornetti ed altro.
– Edy – mi chiese uno di loro di fronte agli altri – tu già conoscevi Giovannona? E’ la prima volta che la vediamo dare confidenza ad un ragazzo.
– No- dissi – l’ho conosciuta ieri mattina in spiaggia. E’ molto intelligente.
-Si, ma tosta un accidente. Diventano così quando nessuno le vuole. Stasera vieni con noi in pizzeria?
– Non lo so ancora. Voi a che ore andate?
– Alle dieci di sera, col fresco.
In spiaggia vidi Maria Giovanna . Le chiesi se andava anche lei in pizzeria quella sera.
– Non me lo hanno detto – disse con un accento di sdegno.
– Allora non ci vado nemmeno io.
– Perché?
– Preferirei stare con te. Anzi, sai che facciamo? Ti porto al ristorantino sul promontorio. Mi hanno detto che si mangia bene. Ci vieni?
– Una cena in due? Io e te? Come i fidanzati?
– Voglio un si.
– Allora si. Vienimi a prendere. Avviso la mamma che ceno fuori…..ah….dividiamo il conto, naturalmente.
– No, ti ripago il piacere di stare con te.
– Edy, ma mi stai facendo la corte?
– Se sapessi come si fa te la farei, ma te l’ho detto, sono impacciato con le ragazze.
Mentre andavamo mi disse:
– Mamma era molto contenta che mi hai invitata. Dice che ho bisogno di avere un uomo accanto…o di avere un uomo.
– Sai che mi piaci?- le dissi
— Questo è un colpo basso, ma mi lusinga. Edy, pensaci prima di spingenti in avanti con me; io sono possessiva, gelosissima e ti divoro.
La cena fu davvero bella: fritturine di mare, spaghetti nella pizza e cocomero fresco. Non bevemmo vino. Mi raccontò molte cose. Vivevano lei e sua madre, vedova. La casa dove stavano in paese era una eredità di famiglia, mi raccontò dei suoi studi e spesso emergeva un’ira repressa perché sentiva che gli altri non la volevano. Volle sapere di me, della mia famiglia, della mia vita in città.
– Nemmeno tu perdi tempo con le cose inutili. Come mai non hai una ragazza?
– Posso parlare senza censura, Giovanna? Sono molto deluso dalle ragazze, hanno sentimenti labili, desideri effimeri, un bassissimo tasso di intelligenza e poi……
– Non fermarti, continua.
– Beh, non mi danno il tipo di amore che desidero. Scusami.
– Io non sono mai stata con un ragazzo, voglio dire….completamente….capisci? Non sentivo amore, per loro era solo libidine e non ho voluto, perciò ti capisco. Forse io e te sentiamo nello stesso modo e vogliamo vivere l’amore in certo modo…
-… io e te forse potremmo riuscirci….
– Poi non potresti più tornare indietro, saresti mio.
Sulla strada in discesa dal promontorio la presi per un fianco e lei poggiò la testa sulla mia spalla. Poi mi fermai, la voltai verso di me e la baciai in bocca. Mi abbracciò con tutta la sua statura ed il suo peso.
– Ti dovevo un bacio, ricordi?
-Si, e con gli interessi.
Restammo a baciarci in un angolo buio della stradina. Sentivo la mia coscia tra le sue e mi dava piacere la grossezza dei suoi coscioni. Lei si spingeva per toccare la mia coscia con il pube.
Quando riprendemmo a camminare lei disse:
– Tu non mi vuoi solo scopare, tu stai cercando di amarmi.
– Si, forse è così; e tu cosa mi rispondi?
– Ti ho già risposto, è un si.
Restammo un po’ di tempo davanti al suo portoncino a baciarci, in strada non c’era nessuno, ma non sapevo se dietro la finestra sua madre ci vedesse. Riuscii la toccarle i seni che lei mi pressava sul petto ed a spingere il mio ginocchio tra le sue cosce. Lei er eccitata, caldissima.
Il giorno dopo, prima di andare in spiaggia, dovetti fare la spesa per mia madre. Al supermercato incontrai una signora: era alta quanto Maria Giovanna ed aveva un viso bellissimo di cinquantenne.
– Tu sei Edy?-mi chiese
-Si, signora – le risposi con aria interrogativa.
– Sono la mamma di Maria Giovanna. Ti ho riconosciuto dalla descrizione romantica di te che mi fatto mia figlia.
– Davvero contento di conoscerla, signora. Perché romantica?
– Perché è stracotta di te. Io lo capisco siete giovani e pieni di desideri. Edy, vieni a cena da noi stasera, voglio conoscerti.
Si chiamava Alina, aveva un corpo bellissimo ed un viso da sogno. Aveva il seno piccolo ma le sue cosce erano da incanto.
MI venne ad aprire Alina in pantaloncini e canottiera.
– Scusami l’abbigliamento – mi disse- fa caldo. Maria Giovanna è andata a comprare una cosa…per te. Ed io devo dirti qualcosa. Lei è una donna, ha già 23 anni e non conosce uomo, capisci? Una donna ha bisogno di avere un rapporto e lei si è innamorata di te. Devo dirti altro? Mi hai capito? Se si fa tardi, resta a dormire qui. Avvisa a casa che sei ospite di amici.
Giovanna tornò con una torta-gelato.
– Allora – disse Alina – ve lo date un bacio o aspettate che io mi allontani. E’ così bello vedere come vi baciate.
– Vuoi fare l’amore con me? – mi sussurrò- Lo vorrei fare anch’io. La mamma è nostra complice, lei vuole che io provi.. Ricordati però che sono ancora……devi guidarmi Edy…
Dopo cena mi disse:
– La mamma ci ha lasciato il letto grande.
La stanza con il grande letto. Stavamo a baciarci ed io toccavo il suo corpo. Le sollevai la maglietta e le slacciai il reggiseno. Seni molto grossi, duri, con capezzoli scuri e lunghi. Si estasiava mentre glieli succhiavo e mordicchiavo. Le abbassai i pantaloncini ed infilai la mano nelle sue mutandine; aveva una fica bella davvero, le grandi labbra grosse e sollevate, sentii il suo clito, era molto grosso e sporgente. Scostai le mutandine e le misi in cazzo tra le labbra della fica.
– Spogliati, amore, ora voglio il tuo corpo.
– Prenditi tutto, voglio dartela.
La feci sedere sul letto, lei mi assecondava, si lasciava guidare, le divaricai le ginocchia e le baciai l’inteno delle cosce. Ebbe un brivido quando sentì la mia lingua passare sul suo clito. Si distese, con le cosce aperte fuori dal letto e si toccava i seni. La penetravo con due dita mentre continuavo a leccarla, a succhiarle forte le piccole labbra, a succhiarle il clito grosso come la punta di un dito e che le dava brividi. Era eccitatissima ed io cominciai a passarle il glande tra le labbra della fica.
– Vieni, amore, mettiti così – la misi inginocchio e la feci piegare sul letto , le passavo il glande in lungo, tra le labbra della fica, sentivo il suo desiderio di essere penetrata, spinsi, forte. Lei ebbe un sobbalzo di dolore, gemette, io continuai a penetrarla, cominciava ad avere piacere, a spingersi un poco sul cazzo. La tenevo per i fianchi, sentivo il calore del suo grosso culo sulla pancia. La fica stretta mi ordiva di sensazioni. La chiavavo lentamente, volevo che sentisse tutta la grandezza del cazzo e tutta la senzazione della sua vagina che si allargava sotto la pressione del glande . Ansimava, emetteva brevi gemiti. Io avevo il cazzo arroventato nella fica stretta-, un piacere incredibile, ma rallentavo, volevo farla venire penetrata. Lei si spingeva, era ansiosa di venire ed allora la chiavai di forza, più veloce finché non la sentii esplodere di piacere, gnere, rantolare di picere. Non mi fermai, volevo consumasse tutto il suo orgasmo, e non le venni dentro.
– Giovanna…..
– Amore mio, sono felice adesso. Come sei stato bravo, che bello viverlo con te.
Si girò, mi abbracciò e mi baciava in bocca.
– Ora sei tu il mio uomo ed io son la tua donna. Tu non…?
– Non ancora e non vorrei metterti incinta.
– No, non temere….la mamma…mi ha dato una pillola. Vieni dentro di me, voglio che hai piacere nel mio corpo.
La penetrai di nuovo, da sopra e lei mi abbracciava con i suoi coscioni. Ci volle pochissimo a farmi venire in quella fica stretta e caldissima.
Restammo nel letto a baciarci ed a carezzarci. Mi dava piacere toccarle la fica e lei, timidamente, toccò il mio cazzo.
– Chi siamo noi adesso, Edy?
– Siamo amanti e sono felice di averti. Ho provato grande emozione a sentirti venire, hai un orgasmo bellissimo.
– Sei mio, il tuo corpo è mio, il tuo sesso è mio. MI hai innamorata, ti amo. Edy, ancora, lo voglio ancora.
Lo facemmo di nuovo, ma fu lei a mettersi in ginocchio per essere penetrata da dietro. Sentivo la sua fica pulsare sul mio glande.
– Edy, così è più bello, lo sento di più, ancora, ancora, ci sto arrivando.
Ci ritrovammo la mattina in spiaggia, c’era anche Alina, sua madre. Lei aveva una espressione dolcissima, mi avvicinai, prese la mia mano e la baciò.
– Non l’ho mai vista una ragazza così innamorata – disse Alina.
– Forse perché di essere amata – risposi –
– Se non mi dai un bacio, ti pesto un piede – disse Giovanna. La baciai e ce ne fregammo della gente.
– Vieni – disse Alina- accompagnami al bar, voglio dirti alcune cose.
– E’ la prima volta che vedo Maria Giovanna felice. Sei stato bravo, Edy. Sai cosa pensavo? Tu studi in città, ma la tua famiglia abita lontano, e sei costretto a stare in pensione. Vieni a stare con noi e con Maria Giovanna dormite insieme.
– Devo parlare con i miei familiari ed informarli.
– Tu la ami, vero?
– Si. Lei è mia ed io sono suo e la desidero molto. Parlerò oggi con i miei e, se mi dai il permesso, voglio dormire con lei.
– Per come siete fatti tu e lei, starete sempre a fare l’amore. Vieni a stare con noi, lo vorrei proprio.
Passai il resto della vacanza con i miei, poi loro partirono ed io rimasi con Alina e Maria Giovanna.
– Vi ho sentiti stanotte – disse Alina – come eravate belli. Ah, se potessi anche vedervi…ti imbarazzerebbe? Maria Giovanna acconsentirebbe, lei di me non ha vergogna, mi racconta tutto.
– E come faresti?
– Dall’armadio a muro a fianco della stanza; c’è uno spioncino.
– Tu…ci hai già visti?
– Beh si, volevo capire che uomo eri.
– E cosa hai fatto?
– Edy, capiscimi, anche a me piace. Parliamone tutti e tre insieme, dai, senza inibizioni.
– Giovanna, l’ho visto come ti chiava, è un dio e non si stanca di farti venire.
– Mamma, non sono gelosa di te ma non so lui come potrebbe reagire.
– Ascoltami. A quel tipo di uomo non basta una donna sola. Lui, se potesse, ti chiaverebbe anche adesso, in spiaggia e se glielo chiedessi, chiaverebbe anche me. E’ una natura molto erotica ed è giovane. Alcuni uomini sono così, magari di amare due donne insieme. E’ un bel ragazzo. Qualunque ragazza vorrebbe portartelo via. Ad una donna basta poco per far capire ad un uomo la sua disponibilità a farsi fottere
– Potrei perderlo, dici?
– Può accadere, il mondo è pieno di tentazioni e pieno di donne a cui piacerebbe aprirgli le cosce.
– Come posso fare?
– C’è un rimedio…..ma è piuttosto imbarazzante. Deve trovare in casa tutto ciò che può desiderare.
– Mamma, tu mi aiuteresti?
– Si, amore mio, mi sacrificherei per te, a patto che tu capisca e non diventi gelosa di me. Sono l’unica donna che non te lo porterebbe via. C’è una settimana, quasi, che tu hai le tue cose e lui potrebbe avere tentazioni. Lo fermerò io, se sei d’accordo. Avrebbe tutto ciò che può desiderare, ma deve sapere che tu sei d’accordo.
Andai ad abitare con loro. A parte il grande risparmio, l’uso della macchina di Maria Giovanna ed il modo straordinario come mi trattavano, il fatto che potevamo chiavare ogni sera e, quando avevamo tempo, anche di pomeriggio……ci consumavamo, io e lei stavamo sempre eccitati.
Alina era moto affettuosa. Quado mi passava dietro ed ero seduto a tavola, mi prendeva e mi baciava sulla guancia, sul collo. A volte veniva in camera da letto a controllare se eravamo coperti bene, veniva con un vestaglia trasparente e mi faceva vedee il suo bel corpo.
– Edy, tu vuoi bene alla mamma, vero?
– Si, ed anche molto.
– Ma a te piace? Voglio dire come donna?
– Maria Giovanna, non capisco. Certo che mi piace, è una donna molto bella.
– Io a volte la vorrei vicina mentre facciamo l’amore. Lo so, sembra una cosa stupida, ma non sai quanto mi piacerebbe che lei mi coccolasse mentre tu me lo stai mettendo. Sai, lei mi ha insegnato molte cose: mi faceva masturbare in braccio a lei e mi succhiava i seni ed a volte mi aiutava a venire. E’ amore materno, perché non avrebbe dovuto darmelo? Tu sai che ci vede e penso alla sua solitudine di sfogarsi da sola. Non mi faresti contenta e farla stare nella stanza mentre noi scopiamo?
– Giovanna, ma hai pensato che potrebbe venirmi il desiderio di scopare anche lei?
– Io di lei non sarei gelosa.
Ci pensai. Un desiderio negato è una faccenda seria nei rapporti di amore, ma per me si trattava di avere anche Alina come amante, era inevitabile. Perché Giovanna voleva questo? Non lo capivo. Voleva che scopassi anche sua madre?
Andai ad un viaggio organizzato dalla Facoltà di Chimica per vedere nuovi macchinari industriali; era la prima volta che separavamo. La chiamai dal pullman durante l’intervallo dei suoi corsi.
– Dove sei, amore?
– Ancora sull’autostrada, e tu mi manchi da morire.
– Un po’ di castità ti farà bene, canaglia, ed anche a me. Ti amo. Ci sono studentesse nel gruppo?
– Dunque vediamo: due streghe, tre gay e 16 ragazzi.
– Per i gay posso passarci sopra, per le streghe no. Ciao, bacio.
Tornai dal viaggio cinque giorni dopo, di mattina molto presto. Alina era già sveglia. La presi per i fianchi e la baciai sulla guancia.
– Già che c’eri – disse – potevi darmelo davvero questo bacio.
La baciai in bocca e lei ne volle ancora.
– Dimmelo quando sarai pronto per me – mi disse – ti sto aspettando. Adesso non svegliare Giovanna, deve alzarsi ed…ha le sue cose. Vai a dormire nella mia stanza, avrai avuto una nottataccia in pullman.
Giovanna fece di tutto per non svegliarmi. Passò, mi baciò in fronte ed uscì. Alina venne nella stanza, io non ero completamente addormentato. Mise una mano sotto la coperta e cercò il mio cazzo: poi scostò la coperta e cominciò a succhiarlo. Ci volle poco perché diventasse duro.
– Alina…..
– Stai fermo; voglio solo farti venire, così dormi meglio.
– Voglio di più.
– Aspetta che mi spoglio, allora; é da tanto tempo che desideri vedermi nuda. Ed è da tanto tempo che voglio il tuo cazzo. Maria Giovanna lo sa ed è d’accordo.
(continua)
come sempre i tuoi racconti sono molto eccitanti