Carico di nuovo il secondo capitolo della saga perché a seguito di una modifica che avevo apportato non è più stato poi ripubblicato (non so la ragione). Domani carico anche il terzo capitolo. Contattami all’indirizzo email acchiappasogni918@gmail.com se vuoi
-raccontarmi la tua fantasia erotica e giocarla insieme
–darmi la tua opinione sul racconto
–votare la coppia che secondo te dovrebbe arrivare in finale
GIOCO 2
Si risvegliarono di nuovo nella sala giochi. Questa volta i concorrenti erano completamente nudi. Si avvertiva un gran freddo. Erika si ricordò che là fuori nel mondo reale era iniziato il mese di novembre e provò un senso di malinconia. “I miei in questi giorni di solito accendono già il camino”. Erika non vedeva i suoi genitori da oltre un anno, cioè da quando era partita a Dublino per fare la cameriera e apprendere la lingua. Di ritorno in aeroporto aveva poi incontrato l’uomo che le aveva proposto di prender parte al gioco e lei senza far ritorno a casa aveva subito accettato.
Erano state disposte in fila sei cyclette azzurrine con un contachilometri digitale. L’altoparlante in alto non tardò ad entrare in funzione per spiegare le regole del secondo gioco:
“Buongiorno giocatori. Oggi sei di voi verranno fatti accomodare sulle cyclette che vedete nella stanza, una persona a coppia. I giocatori sulle cyclette dovranno percorrere nel minor tempo possibile venti chilometri. Fintantoché non raggiungerete l’obiettivo le nostre guardie si prenderanno, per così dire, cura dei vostri partner. Ricordate: le guardie faranno del loro peggio e chissà che qualcuno non preferisca ritirarsi prima. Avete massimo un’ora di tempo. ”
Com’era prevedibile appena la voce s’ammutolì la porticina verde si spalancò, per fare entrare sei gruppi di guardie: uomini e donne con corpo e volto completamente esposti e un triangolo, un quadrato o un cerchio tatuato sul petto. Quel posto era fatto di riti e ritmi precisi. Furono accompagnati alle cyclette Benito per la coppia 1, Jasmine per la coppia 2, Filippo per la coppia 3, Alice per la coppia 4, Michele per la coppia 5 e Jhonny per la coppia 6. Gli altri giocatori vennero affidati alle cure delle guardie. Il timer partì.
Martina coppia 3 venne accerchiata da un gruppo di guardie donne, sembravano essere le stesse che s’erano prestate ad essere sborratoi durante il primo gioco. Forse che i game master sapevano che lei fosse lesbica? Probabilmente sapevano tutto di tutti. Probabilmente sapevano anche che Martina, commessa in un negozio di articoli sportivi e appassionata di trekking, aveva un disperato bisogno dei soldi in palio proprio per ricominciare una nuova vita insieme alla sua ragazza: all’estero, lontano dai pregiudizi dell’angusto paesino veneto dove erano cresciute e si sentivano in prigione ormai da tempo. “Non ti preoccupare, adesso ci prenderemo noi cura di te”, una voce la ridestò dai suoi pensieri. Una prima guardia l’aveva avvicinata da dietro senza tanti convenevoli e le aveva afferrato con veemenza i seni facendoli saltellare tra le mani quasi a volerne provare la consistenza. Martina, pelle chiara occhi color nocciola capelli tinti metà rossi e metà biondi, portava una terza abbondante che si solito nascondeva sotto felpe larghe. Ma ora le sue mammelle morbide e grandi erano lì alla mercé di tutti, così come tutti potevano ammirare il suo sedere marmoreo temprato da ore di allenamento in montagna. Dopo averle soppesato i seni la prima guardia la spinse via da sé come un peso morto, la prese al volo una seconda guardia che aveva davanti. Una terza guardia rise. “Non ti abbiamo detto che saremo gentili eh”. Martina capì: avrebbero giocato a patata bollente, solo che la patata bollente sarebbe stata lei.
Nel frattempo Filippo, vedendosi praticamente un porno lesbo live, aveva avuto un’erezione. Così, già fuori allenamento faceva una gran fatica a pedalare. Di quel passo altro che venti chilometri, sarebbe riuscito a farne massimo cinque. Passarono i primi venti minuti di gioco.
“Brutto stronzo, pedala!”
Ora Martina aveva preso a urlare al proprio partner con sempre maggiore insistenza esortandolo a darsi una mossa. Stanche di giocare a patata bollente le guardie avevano alzato il tiro, decisamente… Avevano preso a masturbare Martina a turno, regalandole uno, due, cinque orgasmi senza sosta. Mentre una guardia la sditalinava, un’altra le succhiava la clitoride e un’altra ancora la costringeva fica in faccia a succhiare a sua volta. Fino al terzo orgasmo alla ragazza non era nemmeno dispiaciuto, aveva persino desiderato che la fidanzata fosse lì per vederla zampillare piacere grazie ad altre bocche orgogliosa e gelosa di lei nello stesso momento. Poi però la vagina aveva iniziato a bruciarle e la stimolazione clitoridea non le procurava più alcun piacere ma anzi fastidio. Ora si sentiva una massa inerte, un giocattolo nelle mani delle sue aguzzine; per sopravvivere e non cedere alla tentazione di ritirarsi dal gioco era costretta ad estraniarsi. Non doveva cedere ma avrebbe tanto voluto riposare. Prestò però Martina si rassegnò all’idea che Filippo non l’avrebbe liberata da quel gioco perverso prima dello scadere dell’ora. Perché non si trovava lei sulla cyclette? Avrebbe vinto di sicuro! Aveva cosce e polpacci d’acciaio.
Nemmeno Erika se la passava benissimo. Era stata accerchiata da un gruppo di guardie misto: tre uomini e tre donne. Anche lei come Martina aveva pensato all’inizio di poter approfittare della situazione per godere un po’, tutto sommato meglio questo che dover resistere all’eccitazione su una cyclette per tutto il tempo con tutti quei bei machi in pista. D’altro canto non scopava da un paio di mesi: a Dublino aveva avuto una fugace storia con un barman ma non era stato un granché di amante, soffriva di eiaculazione precoce e puzzava perennemente di alcol. La ragazza, alta 1,70 mora occhi verdi seno prosperoso che amava mostrare in provocanti scollature, aveva bisogno di essere sbattuta a dovere. Così aveva lasciato fare alla prima guardia che si era inginocchiata davanti a lei per inumidirle la passerina; anzi, aveva proprio spalancato le gambe: “ Prego, accomodati pure!”. Aveva lasciato fare anche alla seconda guardia che da dietro le aveva arpionato i seni e aveva preso a darle brevi ma intensi succhiotti sul collo: “Sii, vampirizzami”. Martina aveva persino lasciato fare alla guardia donna che le aveva girato il collo e le aveva ficcato la lingua in bocca con cupidigia: “Be’, ha un buon sapore”. Aveva gioito quando la prima guardia, dopo averle lubrificato la fica ben bene con la saliva che ora si mischiava ai suoi umori, l’aveva presa in braccio e aveva preso a sbatterla. Si era avvinghiata stretta a lui per averlo tutto dentro. Però la chiavata era diventata eccessiva quando quello che prima le aveva vampirizzato il collo si era fatto strada nel suo ano con il cazzo. Senza vasellina né uno sputo di saliva. La ragazza non aveva mai ricevuto una doppia penetrazione. La bella chiavata di poco prima era diventata un supplizio quando, dopo averle riempito di sperma gli orifizi a cui suo malgrado aveva reagito con un orgasmo violentissimo, l’avevano parata a pecora per un terzo uomo che aveva preferito il buco più stretto (ti pareva!). Nel frattempo le guardie donne lavoravano senza tregua a far tornare barzotti gli uccelli di chi aveva già sborrato: pronti per un secondo round.
“Jonnhy, salvami. Qui mi sfondano!”. Jhonny era il partner di Erika: trentenne dottorando alla cattedra di lettere classiche presso l’università di Los Angeles con l’hobby per il surf e la batteria, era un ragazzo un po’ bassino ma muscoloso, lunghi capelli castano chiaro che teneva sciolti e svolazzanti sul viso e occhi verdi. Jhonny, gran pezzo di manzo, era venuto in Europa per approfondire gli studi di letteratura medievale e si era trovato a viaggiare lungo l’Italia sulle orme di Goethe. Empatico di carattere, nonostante una vistosa erezione per cui si sentiva in colpa, non aveva smesso di pedalare un istante per salvare la sua bella Erika. Peccato perché a dieci chilometri percorsi Jhonny dovette fermarsi per un crampo alla gamba…
Fra i ciclisti era certamente Alice la più veloce. Pelle scura e capelli neri raccolti in piccole treccine Alice, di origine senegalese, sapeva di poter vincere. Ecco, le era tornato utile il lavoro da postina che aveva svolto per oltre un anno nella città più incasinata di tutte: Roma. Occhi fissi davanti a sé, determinata, pedalava come un fulmine. Era uno spettacolo vederla, quasi ci si dimenticava di quelle grosse tette che ballonzolavano a ritmo. “Song, mancano altri 5 chilometri. Tieni duro…”. Song, studente cinese di informatica all’Università della Calabria, un po’ (molto) sovrappeso capelli a spazzola viso naturalmente sorridente, era il ragazzo della coppia 4. Dopo quarantacinque minuti di gioco la sola cosa che sperava era di venire. Avrebbe imbiancato i suoi aguzzini, come minimo. A lui le guardie avevano riservato una tortura amara: l’orgasmo negato. Si era leccato i baffi quando gli avevano messo nelle mani due succulenti peni e gli era venuto subito duro quando una guardia tirandolo per i capelli gli aveva messo in bocca un pene ancora più succulento di quelli che stava segando; si era un attimo staccato da tutto quel ben di dio solo per allargarsi le chiappe e far spazio a una grossa navicella spaziale in rotta verso il pianeta dell’amore. Solo che ora ogni qual volta Song si trovava vicino al punto di non ritorno gli aguzzini gli negavano l’orgasmo fermando di colpo le loro laboriose attività. Il ragazzo aveva provato a toccarsi, dopo il secondo orgasmo negato diventa frustrante; la prima volta te lo riesci anche a godere quel piacere misto a dolore che alimenta il tuo desiderio. Però le guardie lo avevano redarguito: “No, no. Non si fa. Puoi sborrare quanto vuoi da quel cazzetto quando il gioco finisce”. Song non aveva osato più ribellarsi a quegli omoni tutti steroidi e idranti di carne.
Nessun giocatore poteva reggere per un altro minuto, sembravano tutti sul punto di pronunciare la parola che li avrebbe per sempre squalificati; non vi ho raccontato ciò che avevano fatto alla povera Chiara… Ma ecco che dopo uno sprint finale, a dieci minuti dallo scadere del tempo, Alice tagliò metaforicamente il traguardo. Ora Song poteva prendersi il suo orgasmo, Martina smetterla con gli orgasmi e Erika riposarsi (non voleva sentir parlare di sesso per almeno una settimana!).
L’altoparlante in alto si riattivò:
“ Complimenti giocatori. Avete superato il secondo gioco. La classifica provvisoria delle coppie è la seguente: al primo posto con dieci punti pari merito la coppia 4 Alice e Song e la coppia 5 Sae-byeok e Michele, con 5 punti la coppia 1 Chiara e Benito e la coppia 6 Erika e Jonnhy. Tutte le altre coppie 0 punti. Ora lavatevi e andate a dormire. Vi aspettano tanti altri bei giochi… ”
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…