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La macchina fotografica sembrava vivere di vita propria. Un flash dopo l’altro per minuti e minuti, scatti in primo piano, una frenetica caccia all’immagine.

L’uomo che la impugnava stava sodomizzando una donna a carponi, il pene lucido di umori che squassava il retto ad ogni spinta; mentre fotografava l’ano spalancato della donna imprimeva il ritmo sui fianchi della partner con la mano libera. La donna gemeva e mugolava, istericamente, in simultanea con le spinte che la facevano quasi sobbalzare: ma non era libera di esprimere chiaramente il suo godimento, in quanto era troppo impegnata a leccare il clitoride della terza persona, una giovane ragazza a gambe spalancate che la incitava.

“Sì brava lecca…leccamela tutta…oddio vengooooooooo !”

La ragazza spinse più a fondo la bocca della donna contro la fessura depilata e si lasciò guidare dall’orgasmo mentre i suoi succhi vaginali fluivano liberi. La donna li bevve avidamente e, contagiata dal piacere della sua partner, fu trascinata anche lei in un orgasmo breve e intenso come un colpo di karate. Le contrazioni spasmodiche del suo retto portarono al culmine il piacere dell’uomo dopo pochi secondi. L’uomo estrasse rapidamente il pene e lo portò verso le due donne, che si inginocchiarono fianco a fianco, attendendo il suo seme come pioggia divina.

La donna ebbe l’onore di ricevere il primo schizzo di sperma direttamente in bocca, tenendo tra le labbra il glande paonazzo dell’uomo, ma passò presto il pene alla compagna, che solleticò con la lingua il frenulo dell’uomo mentre accoglieva il suo miele. L’uomo eiaculò per parecchi secondi un vero e proprio fiume di sperma, spostando l’asta con la mano da una donna all’altra, da una bocca all’altra, il tutto continuando a fotografare ogni singolo momento. L’idea di immortalare per sempre la sua esplosione di piacere accrebbe notevolmente il suo orgasmo, e si masturbò fino a far uscire l’ultima stilla di seme, che depositò sulla lingua implorante della donna. Le due giovani, con la bocca piena di caldo nettare, si girarono di comune accordo e presero a baciarsi, condividendo e scambiando il dolce fluido che l’uomo aveva così generosamente donato loro: e anche quando ebbero ingoiato tutto, restarono a baciarsi, le lingue saldamente avviluppate nelle bocche fameliche, le mani ad accarezzarsi vicendevolmente il pube come a lenire il calore latente dell’orgasmo.

Mezz’ora dopo erano sdraiati tutti e tre sul letto matrimoniale, rilassati e felici, mentre riguardavano le foto sulla macchina. Le battute e i commenti sulla loro performance scivolavano tra le risate in comune.

“Ah ah ah guarda qui che faccia che fai quando te l’ho messo tutto in culo !”

“Seeee, non farti illusioni, non è per quello, è per come me la stava leccando la tua ragazza !”

“Io ????? Beh cara, niente in confronto a come me l’hai leccata tu dopo !”

Arrivati alla fine delle foto, Cinzia si alzò e rimise la macchina nella sua custodia.

“Vai già via ?”

“Sì ragazzi, fra poco torna Piero a casa…non posso mica farmi trovare in questo stato, no ?” rispose Cinzia, indicando le macchie di sperma ormai secco sulla pelle.

L’uomo rise in risposta.

“Poverino quel tuo Piero, cornuto com’è passerà ancora dalla porta ? Ma perché non lo hai portato ?”

“Scemo…cosa lo porto a fare, quello più che 5 minuti a missionaria non riesce a durare !”

La ragazza la guardò per pochi secondi e poi le fece la domanda che Cinzia aveva già sentito un milione di volte…

“E allora perché te lo sposi ?”

E la risposta, uguale anch’essa ogni volta, ripetuta come un mantra mentre terminava di vestirsi:

“Perché ho comunque bisogno e desiderio di una famiglia, perché è ricco, perché mi può dare la stabilità che io non riuscirei mai ad avere col mio lavoro.”

Diede un rapido bacio alla coppia di giovani amanti e sorrise.

“E poi, per il sesso ho già voi e tutti gli altri ! Ciao ciao !”

Cinzia era già sulla porta quando la ragazza la chiamò dalla camera da letto.

“Metterai le foto online stasera ? Mi raccomando eh !”

“Certo !” rispose Cinzia di rimando “Complete di recensione…e non ti preoccupare, non ci riconoscerà nessuno !”

Cinzia uscì e tornò a casa. Arrivò prima di Piero ed ebbe tutto il tempo di ritoccare le foto e di pubblicarle sul sito di incontri clandestini che li aveva fatti incontrare. L’eccitazione che provò nel rivedersi si placò solo dopocena, quando si chiuse in bagno e si masturbò furiosamente con un piccolo dildo, riassaporando ogni secondo di quell’incredibile pomeriggio. Piero, svaccato sul divano a guardare la partita, non si accorse di nulla. La coppia di amanti si collegò al sito in tarda serata e andarono a letto soddisfatti: le foto c’erano ed erano anche ben ritoccate, sarebbe stato impossibile a chiunque di riconoscerli. Per festeggiare, fecero l’amore fino a notte inoltrata.

Ma nessuno dei quattro poteva immaginare che in quel momento anche un’altra persona stava guardando le medesime foto con un espressione di dubbio sulla fronte…e nemmeno la più fervida mente creativa sarebbe riuscita a intravedere cosa sarebbe successo nei giorni successivi.

 

 

E’ notte fonda e come al solito di dormire non se ne parla, con il caldo che fa…certo stare al computer non aiuta, ma almeno si fa qualcosa di più utile che rotolarsi a letto.

Come al solito giro tra i miliardi di siti porno che affollano la Rete, i soliti video di maschi con cazzi da mezzo metro e femmine capaci di prenderne mezza fascina per volta…proprio come nella realtà, mi viene da pensare con un po’di amarezza. Sono passati già sei mesi dalla fine della mia storia con Sofia, sei mesi dall’ultima scopata come Dio comanda. Nel frattempo qualche storiella, qualche pomiciata, ma sempre con ragazze frigide o semifrigide, neanche capaci di succhiare un uccello come si deve, figuriamoci il resto !

E’ la mia classica lamentela interiore, e per darmi un po’ di speranza vado come al solito sui siti di annunci per adulti, per ricordarmi che esistono davvero donne con la D maiuscola, donne che sanno come dare e prendere piacere…guardo le foto e gli annunci toccandomi piano il cazzo, leggo i loro racconti, le loro esperienze, ammiro i loro corpi imperfetti e però così sensuali perché veri e reali !

L’annuncio di una coppia si apre con l’ennesima recensione, completa di foto e votazione finale, di chissà quale altra scopata…apro il link e mi guardo le foto come fossero spezzoni di un film porno, solo che è successo veramente, magari poche ore fa ! In una casa, una casa magari come la mia, con mobili e muri e oggetti reali come i miei, un uomo si è fatto spompinare per bene da due donne, gliel’ha infilato in ogni buco possibile e le ha ricoperte di sborra come fragole con la panna…un misto di eccitazione e invidia mi assale mentre inizio a masturbarmi freneticamente, la mano ben stretta lungo l’asta durissima.

Dopo pochi minuti sborro in un fazzoletto di carta e faccio per alzarmi e andare a buttarlo, quando un particolare di una foto mi colpisce e non so perché. Guardo attentamente la foto: è stata ripresa dall’uomo mentre inculava una delle due donne, si vede chiaramente il cazzo di lui quasi completamente infisso tra le natiche ben definite, e la schiena di lei ricopre quasi tutto il resto dell’immagine. La donna ha due tatuaggi sulle scapole, una falce di luna e una stella: li ho già visti quei tatuaggi, ma dove ?

Il cuore mi batte forte mentre la memoria corre…due anni fa, una partita di beach volley, lei giocava con me e stava sotto rete…possibile ?!?!?! Eppure…scarico tutte le foto e riprendo ad osservarle, zoomando su di lei e cercando una conferma a questa sensazione. Osservo i capelli, le mani, le gambe, cerco di farmi un’idea di quanto potrebbe essere alta se vista in piedi. I particolari sembrano collimare, ma come avere una conferma senza poter vedere il viso ? I volti delle tre persone sono quasi completamente nascosti da cerchi bianchi, impossibile scorgere al di sotto…o forse no, mi dico mentre apro il programma di fotoritocco che uso normalmente.

Molta gente si dimentica che una foto ritoccata deve essere poi compressa in un formato non reversibile, come per esempio il .JPEG; spesso aggiungono qualche elemento e si accontentano del risultato, senza sapere che con i giusti programmi è possibile separare le aggiunte dall’originale e…BINGO ! Si riescono a togliere i cerchietti ! Prendo subito la foto finale del set, dove le due donne sono inginocchiate a guardare l’obiettivo. Il volto della prima donna non mi dice nulla, ma la seconda…un sorriso si allarga sul mio volto mentre il cerchio della memoria si chiude.

“Ciao, Cinzia” mormoro sottovoce.

Cinzia, indiscutibilmente ritenuta la più figa dell’azienda. Cinzia, un metro e ottanta di fisico perfetto scolpito da anni di pallavolo, un culo di marmo su due gambe lunghe e ben tornite, un seno piccolo ma sodo. Cinzia, dai lunghi capelli castani appena mossi e gli occhi scuri, duri come diamanti. Cinzia e la sua aria da “ce l’ho soltanto io”, Cinzia che non saluta mai, Cinzia che guarda le altre colleghe dall’alto in basso. Cinzia e la sua ostentata servilità verso i vertici dell’azienda, Cinzia e il suo fidanzato Piero, Cinzia che annuncia la data delle nozze e mostra tronfia di orgoglio l’anello da chissà quanti carati che quel figlio di papà le ha regalato…ma quindi anche Cinzia è umana dopotutto, è donna e femmina e come tutte le donne le piace il cazzo; e anche la figa, a giudicare dalle foto in cui lecca avidamente la fessura depilata della sua compagna. E quindi i due fidanzatini da bravi hanno pensato di includere una terza nei loro giochi, beati loro…però lui non mi sembra Piero. Che sia…? Riguardo le foto ad una ad una, ecco, ce n’è una dove lui è inquadrato di fronte. Scopro il cerchietto e mi appare una faccia mai vista. Mi lascio andare soddisfatto contro lo schienale della sedia. Ma brava Cinzia, proprio brava…e quindi il povero Piero è già cornuto prima delle nozze, non riesce a farti godere e ti devi rivolgere ad altri, eh ? E siccome sei una maiala e ti piace mostrarti sei così prodiga di foto, così generosa nel mostrare agli sconosciuti cosa sai fare ! Bene bene, qui ci sarà da divertirsi…

Dopo un’ora ho accuratamente ripristinato ogni singola foto e salvato il set su diverse chiavette USB. Vado a dormire già pregustando le soddisfazioni che potrò prendermi con questa scoperta…e sicuramente ci sarà da divertirsi !

La mattina dopo non riesco quasi a trattenere l’eccitazione della scoperta mentre avvicino Cinzia al capannello di colleghe intorno alle macchinette del caffè e le chiedo con una scusa in quale azienda lavora Piero. Con la sua solita alterigia mi risponde che lavora alla XXXX S.p.A., un’importante azienda multinazionale. In mezz’ora ho già reperito la mail aziendale del povero cornuto e sono finalmente pronto all’azione.

A: Cinzia YYYY

Oggetto: Problema

Ciao Cinzia, penso che tu abbia un problema piuttosto grave. Guarda un po’ qui. Sinceramente penso che dovremmo parlarne a quattr’occhi prima che qualcuno in giro possa vederle…non credi ? Ti aspetto al Bar del viale questa sera alle 18:00. Non tardare. P.S.: non è richiesta conferma, so che verrai.

Allego 3 delle foto più scabrose e aspetto la conferma di lettura da Outlook che arriva in meno di un minuto. Chissà la poverina ora come sarà sconvolta nel suo ufficio…al solo pensiero il cazzo mi diventa durissimo e faccio fatica a contenerlo nei pantaloni. Ma so che l’attesa sarà ripagata. Alle 18 meno 5 sono al bar e ho già prenotato un tavolino appartato. Puntuale come le tasse arriva, si siede e sbotta come prevedibile:

“Dove cazzo hai preso quelle foto ?!?!?!?!?!?”

Fatica a trattenere la rabbia e lo sconcerto, vorrebbe gridare ma deve trattenersi, è un sussurro strozzato quello che esce dalla sua bocca. Rimango calmo, ho già provato la scena davanti allo specchio, lasciando passare qualche secondo prima della risposta come un attore consumato.

“Cinzia, restiamo calmi. Sappiamo tutti e de da dove provengono quelle foto. Quello che non sai è che hai effettuato un fotoritocco veramente da principianti, che sono riuscito ad eliminare…e stai sicura che come l’ho fatto io possono farlo in tanti.”

Lo shock e la paura la colpiscono in pieno, prende la testa tra le mani e scuotendola ripete tra sé e sé: ”Cazzo, cazzo, cazzo…”

“Fortunatamente” proseguo, un mezzo sorriso sul volto, ”sono riuscito a contattare il sito prima di te…ho spiegato l’errore e loro hanno già provveduto a ritirare le foto. Mi sono spacciato per il tuo fidanzato, spero che non ti dispiaccia la cosa. Puoi già controllare col telefonino se hai la connessione Internet.”

E’ sbalordita e mi guarda in trance mentre estrae l’iPhone dalla borsetta. Digita l’indirizzo sul cellulare e rimane in attesa qualche secondo. Quando finalmente arriva alla pagina richiesta e scopre che le foto sono state cancellate, lascia andare un grande respiro di sollievo.

“Dio grazie…cioè grazie a te ! Io…non so come ringraziarti…oh cavolo…aspetta forse ho 50 € con me, domani posso port-“

“Cinzia,” la interrompo con durezza,”per favore. Ti pare che l’abbia fatto per denaro ? Andiamo su.”

“Ah…allora…grazie, grazie mille !”

Fa per alzarsi, al che la interrompo nuovamente.

“Dove vai ? C’è ancora un problema da risolvere Cinzia. E di queste foto che facciamo ?”

“Ma…”

“Vediamo…tra quanto ti sposi con Piero ?”

Sbianca in volto mentre il sospetto comincia a insinuarsi nella sua mente.

“Tre mesi…perché ? Perché me lo chiedi ?”

“Bene…tre mesi. E sarebbe sicuramente un peccato se nel corso di questi mesi Piero vedesse queste foto, vero ? O magari il suo capo, o magari il tuo capo ?”

E’ terrea ora, trattiene a stento il respiro. Ha capito ora.

“Bastardo…cosa vuoi ?”

Sorrido soddisfatto. Temevo si ribellasse, minacciasse di denunciarmi, ma ha troppo da perdere la signorina. E’ in scacco matto e se n’è accorta…ma non ha ancora capito pienamente cosa significhi.

“E’ semplice Cinzia. Voglio che tu sia onesta con te stessa e con il tuo fidanzato. Tieni.” Le sporgo un sacchetto di stoffa che tenevo ripiegato sul tavolino.”Ora voglio che tu entri nel bagno del bar. Ti toglierai le mutandine e il reggiseno e li metterai nel sacchetto. Poi mi restituirai il sacchetto e tornerai a casa. Dirai a Piero che sei stata tutto al giorno senza intimo per eccitarti pensando a lui.”

“Ma io-“

“Cinzia, ti prego di non interrompermi mai più. Posso continuare ?”

Annuisce abbassando lo sguardo, le guancie arrossate dalla paura e dal turbamento.

“Farai a Piero un pompino e ti assicurerai che ti venga in bocca. Dovrai bere tutto il suo sperma, mi raccomando. Poi se vorrai…e se lui ce la farà, potrai scoparlo. Mi manderai un sms per conferma, il mio numero è scritto in un foglietto dentro al sacchetto. Scrivi anche quanto avrà sborrato e il suo sapore. Voglio che da qui al matrimonio, ogni giorno, tu faccia un pompino con ingoio a Piero. Se lo sarà meritato, no ?”

Guarda il sacchetto e non risponde. Poi respira e chiede in un sussurro: “Tutto qui ?”

“No,” le rispondo sornione, ”non ho finito. Siccome ti piace dedicarti alla fotografia, domani sera verrai da me con la tua macchina fotografica. Depilati accuratamente in ogni parte del corpo.”

“Ma…che vuoi fare ?”

“Lo scoprirai Cinzia. Alle 20, puntuale. Mi raccomando. Ora vai.”

Rimane qualche secondo ad osservarmi; poi, senza una parola, prende il sacchetto ed entra in bagno. Dopo neanche un minuto è di ritorno, sporgendomi il sacchetto. Lo apro leggermente ed osservo il contenuto: reggiseno in pizzo nero e perizoma, mica male…e se non sbaglio il perizoma è pure leggermente bagnato.

“Bene, puoi andare.”

Non risponde ed esce dal bar. Quella sera verso le 19:30 mi arriva un sms: “Fatto. Ha sborrato tantissimo, il gusto è acidulo.” Le rispondo con un altro sms: “Brava. A domani.” Prima di andare a dormire, mi masturbo avvolgendo l’uccello nel suo perizoma, ebbro dell’odore della sua figa. Sborro dopo pochissimi secondi, eccitato come un ragazzino, ripiego con cura il perizoma pregno del mio seme e lo rimetto nel sacchetto. Vado a dormire ripassando il programma di domani…che si preannuncia molto divertente.

Questa sera sono euforico mentre sposto i mobili del soggiorno, liberando un ampio spazio. Ho dovuto spendere un occhio della testa per il faro ma ne è valsa la pena. Ora ho a disposizione un piccolo set fotografico molto amatoriale, ma per i miei scopi andrà benissimo. Alle 20 sento citofonare e vado ad aprirle il cancello. La aspetto sul pianerottolo a braccia conserte e dopo pochi secondi ecco che esce dall’ascensore.

“Ciao…” mi dice tenendo gli occhi bassi, mentre fa per entrare.

La fermo con un braccio. “Che fai ?”

“Ma…non devo entrare ?”

“Vestita così ?”

Lei mi guarda stupita. La osservo lentamente. Si è cambiata dal lavoro e messa più comoda: un jeans leggermente attillato, sneakers e una normalissima T-shirt. In mano regge la custodia della macchina fotografica.

“Cinzia” le dico con tono leggermente enfatico, “in casa mia puoi entrare solo in un modo: ossia, completamente nuda. Puoi cambiarti nell’ascensore o sul pianerottolo, non mi interessa. Puoi lasciare i tuoi vestiti dentro. L’entrare vestita è un’infrazione alle regole, e le infrazioni comportano una punizione. Allora ?”

“Ma se mi vedono…”

“Cinzia, allora non mi ascolti. Non mi interessa, davvero. O entri nuda o te ne vai a casa ad aspettare la mia mail a Piero con alcuni allegati. Che poi sinceramente dubito che una come te si faccia problemi ad essere vista nuda…o sbaglio ?”

Per ribadire il concetto mi pongo di fronte alla porta a bloccare l’ingresso. Lei fa per riprendere l’ascensore, poi si ferma. Riflette per qualche istante e poi sussurra piano:

“Se rimango in intimo…?”

“Cinzia, se dico completamente nuda, vuol dire completamente nuda. Non farmi ripetere un semplice concetto, per favore.”

Si guarda intorno e sospirando si china a sfilare le scarpe e i fantasmini. Poi sbottona in tutta fretta i jeans e li sfila assieme alle mutandine…lo spettacolo della sua figa completamente depilata mi appare davanti mentre con un ultimo gesto rabbioso toglie la maglietta e sgancia il reggiseno. Mi butta tutto ai piedi e rimane in piedi, nascondendo quello che riesce della sua nudità con le mani.

“Posso ora ?”

Sorrido nell’ammirarla. “Prego…da questa parte.”

La faccio entrare e chiudo la porta. Porta le mani sui fianchi e mi guarda con un’espressione di rabbia mista a sfida.

“Va bene,” mi dice, “facciamoci ‘sta scopata e lasciami andare.”

La gelo con lo sguardo e inizio a parlare lentamente, sforzandomi di simulare una rabbia solo a stento trattenuta.

“Cinzia. Ti farò questo discorso una volta soltanto e non voglio più ripetermi. Una volta varcata questa soglia, tu sei mia e soltanto mia. Non hai il diritto di parlarmi a meno che io non ti autorizzi esplicitamente. Tu sei una troia.” La vedo sussultare per l’insulto.”Sì, tu sei una troia incapace di ammetterlo. E le troie vanno trattate da troie, o l’intera scala sociale perde di significato, non sei d’accordo ? Io sono il padrone e io decido. Tu esegui, o ti giuro che l’Italia intera, non solo quel povero cornuto di Piero saprà di te. Sono stato chiaro ?”

Non sa come rispondere, la sua carica combattiva è già svanita. Riabbassa lo sguardo mentre mormora un flebile “…sì.”

“Come scusa ?”

“Sì…padrone.”

Sorrido soddisfatto, ammirando i capezzoli turgidi di paura…o di eccitazione ?

“Brava…ora, vedi, sarò clemente con te. Poiché ti senti in imbarazzo ad essere vista nuda, riporterò la situazione in parità”.

Mi guarda con occhi sgranati mentre mi spoglio completamente, liberando finalmente il mio cazzo che ora svetta durissimo, con la punta già scoperta e luccicante di umori. Colgo uno sguardo da parte sua, di qualche secondo più lungo del necessario.

“Bene, seguimi.”

La porto in salone e le indico di sdraiarsi sul divano. Poi prendo un flacone di olio per massaggi e incomincio a farlo colare su di lei. Mi guarda sorpresa mentre le mie mani iniziano a spalmare l’olio sul suo corpo, portandone una parte sui capezzoli già duri. La guardo negli occhi mentre le tiro un capezzolo per poi strizzarlo leggermente, gustando la sua espressione di dolore mista a piacere. Anche l’altro capezzolo viene torturato e ruotato, finché non sono tutti e due gonfi e ritti come piccoli chiodi.

“Alzati e piegati a pecorina.”

Si alza lentamente, probabilmente immagina che ora la scoperò. Si piega a novanta sul divano, la testa appoggiata a un bracciolo. Lascia sfuggire un gemito quando l’olio freddo le cade sul culo. Osservo soddisfatto la sua pelle completamente depilata e il rossore delle grandi labbra, mute testimoni della sua eccitazione. Spalmo olio in abbondanza sulle natiche, sul forellino dell’ano, scendo sul pube, massaggio l’interno delle sue cosce e delineo con un dito la sua figa, annusando a pieni polmoni l’odore del suo sesso. Le porgo il flacone e mi guarda con aria interrogativa.

“Ora ti farò delle foto. Voglio che ti masturbi sia il culo che la figa, ti lascio l’olio se hai bisogno di lubrificarti ancora. Più dita userai e più ti premierò. Hai capito ?”

Trema leggermente nel prendere il flacone.

“Per favore…ti faccio quello che vuoi se-“

“Vuoi che mandi la mail Cinzia ? E’ questo quello che vuoi ?”

“…no…va bene.”

Mi alzo ed accendo il faro, puntandolo dritto sul suo culo, poi prendo la macchina fotografica e mi metto dietro di lei.

“Puoi cominciare”.

Resta ferma qualche secondo, poi inizia ad accarezzarsi lentamente la figa. La vedo bagnarsi sotto il suo stesso tocco ed inizio a scattare. Con estrema delicatezza introduce l’indice dentro ed inizia un cauto ditalino.

“Ho detto anche il culo. E forza con queste dita, sono sicuro che puoi fare di meglio.”

Cinzia deglutisce e porta l’altra mano sul culo, mentre l’altra mano aumenta il ritmo. Anche il medio scivola nella fessura ormai completamente bagnata, mentre l’altro indice preme sull’ano, passando circolarmente.

“Forza…non abbiamo tutta la notte.”

Con un lungo sospiro forza l’apertura e l’indice scivola nel culo fino a metà falange. Scatto altre foto mentre lei sembra sbloccarsi, ora le dita in vagina sono tre e il rumore di risucchio che fa la mano entrando e uscendo testimonia quanto sta godendo. Il respiro le si accorcia mentre anche il medio dell’altra mano le scivola in culo. E’ il momento di fare altri scatti, mentre ora Cinzia geme ed ansima a pieno ritmo, finalmente libera di pensare al suo solo godimento. Lascio che si masturbi per qualche secondo ancora, dopodiché le fermo le mani.

“No…per favore stavo quasi…”

Mi scappa da ridere. “Stavi per godere Cinzia ? Ma allora ti piace tutto questo…lo sospettavo sai ? Purtroppo non ti è permesso godere senza la mia approvazione. Tuttavia…”

“Tuttavia ?” mi chiede, la voce quasi rotta dall’imminente orgasmo.

“Tuttavia sei stata brava e meriti un premio, anzi due. Puoi decidere dove essere penetrata…e dove vuoi che venga. Ma dovrai implorarmi di farlo.”

“Ma…”

“Rifiuti i miei premi Cinzia ? Vuoi essere punita ?” Sostengo il suo sguardo mentre continuo a tenerle ferme le mani.

“…no. Allora…mettimelo nel culo…per favore. E…vieni fuori. Per favore.”

“Fuori dove, troia ?”

Deglutisce e risponde, la voce ridotta ad un sussurro. “Vienimi…non lo so, dove vuoi. Non nei capelli però…per favore.”

“Sarai accontentata.”

Le lascio andare le mani e mi alzo, puntando la cappella al culo e spingo piano per saggiarne la resistenza. Come immaginavo, tra l’olio e l’azione delle dita il culo è già bello che allargato e riesco a metterglielo tutto in un’unica spinta senza incontrare eccessiva resistenza.

“Ooooooooooh sì !!!!” geme lei, mentre comincio a incularla con rapide spinte. Le tengo il bacino ben fermo e mi gusto la sensazione di calore sul cazzo durissimo. E’ incredibilmente lubrificato e posso estrarlo completamente e rimetterlo dentro senza pause, con un incredibile brivido di piacere quando sento la cappella risucchiata dal suo culo. Il ritmo aumenta ancora mentre sento le palle sbatterle contro la figa, lei prende a gemere e ad ansimare ancora più forte mentre riprende a sditalinarsi, le dita profondamente immerse nella sua fessura bagnata. Mi chino in avanti e le afferro le tette, sentendo i capezzoli duri tra le mie dita, gliele strizzo e gliele palpo con forza mentre le sussurro ogni sorta di oscenità nell’orecchio. E’ ormai prossima all’orgasmo, le stringo con forza una natica mentre con voce rotta dal piacere le sussurro con voce strozzata:

“Godi ora, TROIA !”

Cinzia lascia sfuggire un lamento e si inarca, le lacrime agli occhi mentre l’orgasmo la colpisce come un treno in corsa, la scuote fin dentro l’anima mentre viene con versi gutturali, come se ogni forma di umanità l’avesse abbandonata e fosse rimasta soltanto la parte animale. Sento delle contrazioni fortissime sull’uccello, trema e sussulta come folgorata da una scossa elettrica. Anche io sto quasi per venire e lo estraggo, portandomi davanti a lei.

“Apri la bocca e chiudi gli occhi”.

Lei obbedisce ed estrae anche la lingua, completamente asservita e soggiogata dal piacere…le appoggio il glande alla lingua e lei prende a leccarlo forsennata, non ho neanche bisogno di segarmi, basta il contatto della sua calda lingua bagnata che vengo. Mi sento cedere le gambe mentre i primi schizzi partono furiosi. Le sborro in bocca, sul naso, sulle guance e sugli occhi; la quantità è enorme, in pochi secondi il suo viso mi appare completamente imbiancato del seme. Le passo il cazzo ancora caldo e pulsante sugli occhi per pulirglieli, poi glielo rimetto in bocca.

“Puliscilo con la lingua.”

Lentamente lo lecca lungo tutta la lunghezza, la lascio libera di accarezzarlo mentre la sua lingua diligentemente lo ripulisce ingoiando lo sperma rimasto. Lo lecca un ultima volta sulla punta e poi fa per alzarsi.

“Dove vai ?” la fermo con un braccio.

“Ma…a pulirmi ?”

“Pulirti ? Questo sperma l’ho schizzato apposta per te. Se non lo gusti tutto mi offendi.”

Ne raccolgo un po’ dal naso col dito e glielo porgo. Riluttante lo prende in bocca e lo lecca, ingoiando il seme rimasto.

“Com’è ?”

“E’…dolce.”

“Bene, puoi proseguire da te.”

La guardo fissa negli occhi mentre lentamente raccoglie la sborra dal viso con una mano e la lecca, sostenendo il mio sguardo. E’ una gara di polso e pazienza, ma che sa di non poter vincere. In pochi secondi si ripulisce, succhiando accuratamente ogni dito per rimuovere ogni singola traccia.

“Molto bene. Puoi rivestirti e andare a casa. Lascia qui il tuo intimo…puoi prendere questo.” Le porgo il sacchetto nel quale ho lasciato l’intimo di ieri, incrostato del mio sperma.”Ci ho sborrato dentro, così il mio odore ti accompagnerà fino a casa. Potrai lavarlo, ma solo usando la lingua.”

Non dice una parola mentre si alza e si riveste, senza degnarmi di uno sguardo.

“Questa la tengo io.” Prendo la macchina fotografica e la metto in un mobile. ”Non sei molto brava a custodire le foto, lo faccio per il tuo bene.”

“Ma è di Piero…come faccio…”

“Arrangiati, non mi interessa. Regalagliene un’altra. Fra l’altro, cosa devi fare a Piero tornando ?”

“Gli faccio un pompino e ingoio…poi te lo scrivo.”

“Brava…ti ha scopata ieri sera ?”

“No”, risponde lei con un sospiro.

“Lo immaginavo, ecco perché eri così infoiata. Bene, vai pure.”

La lascio uscire di casa e rimetto a posto i mobili. Ho appena finito di sistemare che mi arriva un SMS. “L’ho succhiato ma sapeva di pipì e non sono riuscita ad ingoiare…si è arrabbiato per la macchina e dovrò ricomprargliela”.

Un sorriso si allarga sul mio volto mentre le rispondo via sms.”Dovevi ingoiare e non l’hai fatto, hai contravvenuto alle regole. Non spedirò le foto però…non ancora. Non deludermi mai più. Penserò a come farti espiare.”

Posso finalmente andare a dormire, soddisfatto…ma non ancora completamente.

 

Il giorno dopo arrivo a lavoro determinato a proseguire il discorso iniziato ieri sera. Ho tre mesi per ottenere il massimo da questa situazione, tre mesi nei quali dovrò dosare sapientemente carota e bastone per mantenere il controllo su Cinzia. Nessuno dei due mostra segni esteriori di cosa possa essere successo; il suo controllo sulle emozioni che deve sicuramente provare nell’incrociarmi in corridoio, in mensa o alle macchinette del caffè è sicuramente encomiabile. Nel pomeriggio entro in un bagno delle donne in un’ala un po’ in disparte degli uffici. Mi chiudo all’interno di un bagno e le invio una mail con il cellulare.

A: Cinzia YYYY

Oggetto: Espiazione

Vieni nei bagni delle donne al terzo piano dopo gli Acquisti. Dai un colpo di tosse per segnalare la tua presenza quando entri. Assicurati che nessuno ti segua. Non tardare.

Ripongo il cellulare ed orino con calma, cronometrando mentalmente i secondi nell’attesa del suo arrivo. Ho appena terminato quando un colpo di tosse da pochi metri mi provoca una scossa di eccitazione, e un malcelato sorriso di soddisfazione. Apro la porta e le faccio cenno di entrare, cosa che lei esegue rapidamente senza fare una parola.

Non osa guardarmi in volto e tiene lo sguardo basso, puntato sul pene floscio.

“Buongiorno troia.” Sussurro accarezzandole una guancia, trema leggermente al contatto.

“Buongiorno…padrone.”

“Ieri sera non hai obbedito alle regole.”

“Lo so…ma io…non ce l’ho fatta…ti preg-“

“Basta così. Ora espierai con i fatti.”

“Che…che devo fare ?”

“E’ molto facile. Come potrai immaginare, ho appena orinato…come magari avrà fatto Piero ieri sera. Ora, fai conto che io sia Piero. Puoi risponderti da sola quindi. Cosa devi fare ?”

“…devo succhiare…e bere il tuo sperma.”

“Esatto. Comincia pure.”

La guardo inginocchiarsi lentamente mentre porta le mani al mio cazzo, già in corso di indurimento. Prende un profondo respiro e lo porta alla bocca, prendendolo quasi tutto. Sento la sua lingua passare piano, quasi temesse di incappare in sapori sgraditi; e quando, tirando leggermente la pelle, riesce a scoprire e a leccare la cappella si ritrae, una smorfia sulla bocca.

“E’ amaro…non ries-“

“Ti aiuto. Usa solo la punta della lingua, è meno sensibile ai sapori aspri o amari. Riprova.”

Annuisce e riprende a leccarlo, usando solo la punta della lingua come le ho suggerito. E’ decisamente brava, né troppo delicata né troppo irruenta; con pochi passaggi sul glande è già riuscita a provocare un’erezione completa. Le pongo una mano sulla testa, ma senza spingere, e Cinzia coglie il muto messaggio riprendendolo in bocca, ma solo in parte ora.

“Sbrigati…”

Obbedisce ulteriormente accelerando il ritmo: dobbiamo sbrigarci, non possiamo destare sospetti, non ora che comincio a intravedere un chiaro controllo su di lei ! Anche lei lo ha capito e sfodera tutte le sue abilità da pompinara per portarmi all’orgasmo il più velocemente possibile. La bocca sale e scende sull’asta irrorandola di saliva e facilitando il su e giù della mano destra, mentre la lingua vortica instancabile sulla cappella rigonfia…la mano sinistra mi accarezza una coscia, ora la porta ad accarezzare i testicoli, non resisto…

“Mmmmm” è un verso mal trattenuto il mio, l’ultimo sprazzo di lucidità che conservo mentre sborro nella sua bocca, libero di dare sfogo al mio piacere: le tengo la testa ferma mentre mi svuoto in lei, che tiene in bocca la mia asta dura e vibrante. A ogni schizzo sento la sua lingua passare per asportare lo sperma, a ogni getto un ingoio…ha paura di farsene sfuggire una parte ? Non è più un pompino questo, è un atto di pura lussuria: una donna che beve letteralmente dal suo uomo, attenta in ogni istante a non perdere neanche una minima frazione del suo succo. La guardo mentre continua a succhiare le ultime gocce rimaste, le guancie incavate dallo sforzo. Il cazzo è ormai quasi completamente molle, ma lei continua a tenere delicatamente la pelle tesa, passando piano la lingua sulla punta congestionata. Mi guarda negli occhi, aspettando una mia risposta, un mio cenno di assenso. Le passo distrattamente una mano tra i capelli.

“Va bene.” Le sussurro con tono dolce.”Hai espiato la tua mancanza. Non farlo mai più o la prossima volta saranno guai. Hai capito ?”

Lascia sfilare il pene dalle labbra con un’ultima leggerissima leccata e si scosta, alzandosi mentre mi riabbottono i jeans.

“Sì…grazie. Posso andare ora ?”

“Sì, puoi. Dammi via libera con un altro colpo di tosse.” le rispondo.

Annuisce ed apre di pochi centimetri la porta, sbirciando cautamente. Non c’è nessuno e può scivolare in silenzio all’esterno. Dopo pochi secondi un colpo di tosse ed anche io posso uscire, trascinato dalla piacevole sensazione del post-coitum…e dalla soddisfazione generata dal controllo di questa giovane e bellissima donna.

“Tra pochi minuti riceverai una mia mail” le sussurro mentre le passo avanti in corridoio, diretto al mio ufficio. Passo i minuti successivi a riflettere su come portare avanti la cosa con Cinzia. Mi intriga avere a disposizione il suo corpo per questi tre mesi, ma vorrei qualcosa di più…per esempio, riuscire a soddisfare un mio vecchio e mai tramontato sogno nel cassetto.

A: Cinzia YYYY

Oggetto: Richiesta

Cinzia, sei stata brava nell’espiare stamattina. Come premio ti permetterò di passare da me anche stasera. Naturalmente sai bene cosa potrebbe succedere se non verrai e come ti dovrai presentare. Lascerò la porta di casa socchiusa. Ore 20, non tardare.

Trascorro le ore del pomeriggio lavorando poco e male, il pensiero costantemente rivolto alla serata. Esco prima del previsto inventando un mal di pancia e corro in un sexy-shop vicino casa. Perdo più di un’ora all’interno del negozio ma finalmente riesco a trovare quello che cercavo: una benda nera, delle manette con imbottitura, delle palline cinesi auto vibranti e un piccolo vibratore leggermente ricurvo. Soddisfatto dagli acquisti pago e torno a casa.

Alle ore 20 puntuali sento citofonare e apro il portone di casa, per poi aprire e lasciare leggermente socchiusa la porta di casa. Mi spoglio con calma mentre sento l’ascensore aprirsi al pianerottolo e un rumore di tacchi risuonare sulle piastrelle…dopo poco più di un minuto la porta si apre e lei appare. Avverto un colpo intenso al cuore nel vederla entrare, illuminata dalla luce fioca delle scale, e non posso che ammirare la leggiadria e la compostezza dei suoi movimenti nel vederla richiudere la porta con calma, piegare i suoi vestiti con calma e poggiarli per terra. Ha ancora le scarpe ai piedi, un paio di sandali neri con tacchi che la rendono ancora più slanciata e femminile; con un gesto lento fa per chinarsi e slacciare la fibbia. La richiesta mi sfugge spontanea dalle labbra. “No” esclamo con voce roca, “lasciali ! Sei bellissima con questi sandali…”

Si rialza e mi guarda interrogativa. “E come facciamo a…?”

“Lo facciamo lo stesso.”

“Come vuoi…quindi ?”

C’è una strana sfumatura nella sua voce, a malapena coperta dal tono leggermente sprezzante e sbrigativo. Sembra quasi impazienza, o quantomeno curiosità di cosa potrà succedere.

“Vieni qui” le dico, invitandola a raggiungermi aprendo le braccia. Si avvicina lentamente, ondeggiando sui tacchi, il seno sobbalza ipnoticamente a ogni passo. Le porto una mano al viso e mi sporgo a baciarla sulla bocca. E’ sorpresa da questa mossa e sento le sue labbra restare rigide per qualche secondo. Aumento la pressione e con l’altra mano scivolo sulla schiena fino ai glutei, attirandola ancora di più verso me. Lentamente cede e si avvicina, schiudendo leggermente le labbra. La mia lingua impaziente le scivola in bocca, esplorandola piano e cercando la sua lingua che rimane ancora immobile. Con l’altra mano le accarezzo gentilmente le natiche, il palmo aperto ad aderire perfettamente alla sua carne soda e profumata. Il sapore della sua bocca è deciso e la sua lingua è morbida, cerco di risvegliarla leccandola dalla punta alla radice ma niente. La situazione è paradossale, sto baciando e palpando una donna bellissima che però rimane inerte, le braccia abbandonate lungo i fianchi.

Poi, come in quasi tutte le cose della vita, è il caso e l’attesa che svoltano i percorsi della vita. Lei sposta il peso da una gamba all’altra e io, muovendomi di conseguenza, mi sposto di conseguenza. Il mio pene eretto per un istante solo si appoggia al suo pube, il glande scoperto scivola verso il basso, strusciando lungo la sua fessura…avverto dell’umido, è bagnata ! Le sfugge un piccolo gemito e la lingua ha come un guizzo, sfiorando la mia per un attimo. Le mie mani scendono sui suoi fianchi, la tengo ben ferma e ripropongo in avanti il bacino. Non ho bisogno di guardare, il calore emanato dal suo sesso guida il membro come se fosse un missile a ricerca. Di nuovo la punta si appoggia sulla vulva depilata, di nuovo scivola seguendo la linea delle grandi labbra, rese scivolose dai suoi umori. Incomincio a strusciarlo avanti e indietro, cercando di stimolarle il clitoride con la cappella mentre le mie mani si incollano al suo culo, attratte irresistibilmente dalla compattezza e dalla curva netta e decisa delle natiche. Dai piccoli gemiti soffocati intuisco che si sta sciogliendo, ora la sua lingua reagisce ai piccoli colpi della mia e si presta ad intrecciarsi con essa, ad esplorare la mia bocca con movimenti lenti e decisi che mi fanno impazzire. Sento una sua mano scendere lungo il mio fianco e l’altra scivolare fino al suo pube, posso sentire le sue dita accarezzare il clitoride e scivolare lungo l’asta, ora il mio cazzo è completamente in mano sua, l’ha bagnata con i suoi umori e mi masturba piano, spingendo la pelle indietro fino alla radice e guidando la cappella sui punti più sensibili della vulva. La sento alzarsi sulla punta dei piedi e avvicinarsi, ora siamo completamente abbracciati e mantiene il mio cazzo verso l’alto, la sento abbassarsi guidando la cappella contro le piccole labbra, vuole la penetrazione…ma non è ancora il momento. Si stacca dalla mia bocca e prende a succhiarmi un lobo mentre di nuovo si alza, una mano a tenere saldamente il cazzo e l’altra ad allargare la vulva umida, tentando di portare il mio dentro il suo.

“Mettimelo…” mi sussurra all’orecchio, la voce colma di desiderio.

Basterebbe un piccolo movimento da parte, basterebbe che mi abbassassi di pochi centimetri per penetrarla completamente, eccitati come siamo scivolerei in lei come un coltello caldo nel burro; ma non voglio, non ancora.

“Non adesso Cinzia…vieni con me” mi separo da lei che tiene ancora il mio pene in mano, fa per riavvicinarsi ma la tengo ferma bloccandola per le spalle.

“Vieni” le ripeto, prendendole una mano e portandola verso la camera da letto.

La faccio stendere supina e le porgo un cuscino da mettere sotto la testa.

“Mettimelo” mi ripete, portando un dito sulla figa e masturbandosi eloquentemente.

“Aspetta” le ripeto. Apro un cassetto ed estraggo la benda. Sorride leggermente e si lascia bendare con cura, voglio che non veda assolutamente nulla.

“Ora stendi le braccia all’indietro, contro la spalliera. Non ti farò del male.”

Lascia sfuggire una risatina nervosa mentre stende le lunghe braccia affusolate all’indietro. Le blocco i polsi con una mano e la ammanetto a una sbarra della spalliera.

“Stai comoda ?” le chiedo

“Sì…ma che vuoi fare ?” mi chiede, una nota di ansia le pervade la voce.

“Nulla che ti possa arrecare male o dolore, te lo prometto”.

Mi sorprendo a parlarle in modo dolce e confortante, io che all’inizio pensavo di trattarla come una schiava sessuale in tutto e per tutto. Ma la naturale femminilità e bellezza di questa donna mi stanno conquistando, come se fosse la preda a diventare cacciatrice. Scaccio questo pensiero dalla testa con un scrollìo di spalle mentre estraggo le ultime cose dal cassetto e le dispongo sul letto. Cinzia agita e muove le gambe, gliele accarezzo dalla coscia fino alla caviglia, togliendole i sandali perché sia più libera di muoversi a letto. Osservo per qualche istante la bellezza di questa donna nuda e immobilizzata, che sgualcisce le mie lenzuola aspettando di essere finalmente penetrata, posseduta e goduta. Si lascia allargare le gambe con facilità, respiro a pieni polmoni l’odore del suo sesso, sento la testa diventare leggera da quanto è inebriante…con la voce rotta dall’attesa le parlo con calma, accarezzandole con ampi gesti circolari il ventre e l’interno delle cosce.

“Bene Cinzia…ora ti farò provare una cosa, anzi due…cerca di stare rilassata e vedrai che ti piacerà”.

Porto due dita all’imboccatura della vagina e la sento sussultare, è ancora bagnatissima e le dita scivolano all’interno con facilità. Riesco a sentire la sua muscolatura completamente rilassata, è già pronta per la prima parte del gioco. Con l’altra mano prendo l’olio per massaggi e ne metto un po’ sulla coppia di palline cinesi. Le allargo dolcemente le piccole labbra e porto la prima pallina all’imbocco della vagina. Aggrotta la fronte quando spingo la prima pallina dentro di lei.

“Che cos’è ?” chiede con sincera curiosità.

“Dopo te lo spiego…” rispondo spingendo all’interno anche la seconda pallina. Sono scivolate facilmente al suo interno, solo il cordino sporge al di fuori adesso. Si muove nel cercare di capire cosa abbia infilato nella sua vagina…e dal suo urletto eccitato capisco che le palline hanno iniziato ad agire.

“Ma cosa…si muove !” esclama, sfregando le gambe tra loro.

“Sono palline auto vibranti. E’ il tuo stesso movimento che le fa vibrare, quindi l’unico modo che hai per non sentirle è restare perfettamente ferma, cosa che incosciamente non sei in grado fare…e ora troveremo il modo di farti muovere un po’ di più.”

Prendo il vibratore e lo cospargo di olio, poi lo accendo. E’ piccolo, molto diverso da quegli attrezzi simili ad estintori che ho visto nel negozio, ma per i miei scopi andrà benissimo. Cinzia sente la vibrazione e lascia sfuggire un “Oddio…”flebile come un soffio. Il suo ventre si abbassa e si alza mentre le gambe ora strusciano lentamente contro il materasso, potrei quasi pensare che si stia muovendo apposta per aumentare l’effetto delle palline ! Mi chino verso il pube e comincio a passare il vibratore sul monte di Venere, all’interno delle cosce, sulle grandi labbra. Cinzia ora geme e mugola senza ritegno, le lunghe gambe abbronzate a solcare il bianco delle lenzuola, il pube completamente bagnato. Quando il vibratore passa a solleticarle il perineo sporge in avanti il bacino, glielo alzo e le metto un altro cuscino al di sotto. Ora posso solleticare ogni sua zona erogena, e mentre con una mano le accarezzo piano il clitoride con l’altra porto il vibratore a forzare l’ano di Cinzia, che ne accoglie la punta abbastanza facilmente.

“Ah….ah…basta ti prego…godo troppo…basta…per favore…” la sua voce implorante e rotta dall’eccitazione è musica per le mie orecchie, spingo di un altro centimetro il vibratore nel retto e lo faccio roteare creando dei piccoli cerchi. Mi porto sul suo fianco e le stringo un seno, i capezzoli sono duri e gonfi come piccoli chiodi, un altro gemito più forte le scuote i polmoni quando estraggo il vibratore e lo appoggio sul clitoride. Con un gesto deciso le estraggo le palline dalla vagine e vi inserisco il vibratore a fondo, avendo cura che le parti sagomate finiscano sul clitoride e sul punto G. La sua eccitazione è al limite adesso, e quando passo a tirarle i capezzoli si lascia andare contro ad un orgasmo travolgente. Come uno scienziato durante un esperimento osservo dall’alto i suoi movimenti repentini, la schiena inarcata, le gambe arcuate che ora si agitano come anguille sul letto, il petto che si alza e si abbassa al ritmo del piacere. E, naturalmente, il suo urlo trattenuto a stento, la voce non più sua, una pura espressione vocale di godimento. Dopo lunghi secondi il suo orgasmo si affievolisce, la guardo ansimare sulle lenzuola madide di sudore e succhi vaginali mentre con calma le tolgo il vibratore, le slaccio le manette e le sfilo la benda. Il suo sguardo è quella di una femmina che ha appena attraversato il regno del piacere più sublime, e nel fondo dei suoi occhi posso scorgere nettamente le tracce del suo orgasmo sconvolgente…e della voglia non ancora sfamata. Mi siedo a gambe incrociate sul letto e la osservo, calmo come un Buddha, se non fosse per il pene ormai dolorosamente duro. Ricambia il mio sguardo con aria interrogativa, massaggiandosi le spalle e i polsi indolenziti.

“Brava Cinzia.” Le sussurro con voce calma. “Sei stata molto brava. Sono sicuro che ti sarà piaciuto il mio piccolo gioco. Ora hai una scelta da compiere. Puoi alzarti, rivestirti e tornare da Piero…senza conseguenze. Oppure puoi restare qui. La scelta è tua. Ti prego però di essere sincera con te stessa nel decidere.”

La guardo mentre ascolta le mie parole. Non mostra segni di sconforto o felicità, sembra stia veramente riflettendo. Poi a un certo punto si scuote e si alza dal letto. In silenzio, la guardo muoversi e portare avanti la sua decisione…

 

 

Cinzia è in piedi e mi osserva, leggermente stranita.

“Nessuna conseguenza ?”

“No,”  le rispondo con voce calma ”assolutamente nessuna. Per oggi soltanto, ovviamente.”

E’ perplessa, sentendo per la prima volta allentarsi le catene del ricatto al quale l’ho finora costretta. Posso percepire dal suo sguardo il suo spiazzamento.

“E…se resto che succede ?”

Sorrido, placido e tranquillo. “Secondo te ?”

E’ combattuta, si siede sul comò di fronte a me e mi guarda, mordicchiandosi un labbro. “Ok” la sento sussurrare, poi si dirige verso l’ingresso. Resto seduto sul letto e un brivido gelato mi assale. Sto forse perdendo il controllo ? Forse ho sbagliato a concederle questa libertà…

“Ciao” sento provenire dall’ingresso, il brivido diventa scoramento.

Ma la sua voce continua. “Sì…sono ancora qui in ufficio…guarda lascia stare un casino, sono saltati fuori dei casini incredibili…sì farò tardi, cena tranquillo, ci vediamo poi…sì ciao”.

Il clic del cellulare che si richiude mi fa trasalire, e mi sento avvampare quando all’improvviso capisco cosa è appena successo. Mi alzo appena in tempo per vederla entrare, lo sguardo basso, le movenze impacciate. “Ok,”  mi dice di nuovo “non farmi fare tardi però…”

“Zitta” le rispondo, ricuperando l’ardore di prima. L’idea di aver piegato ancora di più la volontà di questa donna mi fa ribollire come un vulcano. La spingo verso il bordo del letto e la faccio sedere.

“Succhia” le ordino, forzandole le labbra con il pene durissimo. In un attimo le scompare tutto in bocca, lo spingo fino a sentire la punta del naso contro i miei peli. Me lo prende in mano per tirarlo fuori e respirare.

“Così mi soffochi…” boccheggia.

“Non me ne frega un cazzo. Stai ferma, voglio scoparti la bocca” le intimo con voce rabbiosa.

“Ma avevi detto…”

“Io non ho detto proprio niente. Sdraiati. E ferma con le mani”.

Si sdraia con gli occhi spalancati. Ha paura e lo sento, non immaginava che tornassi a questo atteggiamento così dominante. Ma non posso permetterle (o permettermi ?) di rialzare troppo la testa. Con un balzo le sono sopra, il pube sul suo volto.  Ha bisogno di essere eccitata ancora o l’atmosfera che avevo creato si spezzerà inesorabilmente.

Mi giro di 180° su di lei, in una sorta di 69 invertito. Il membro duro  le struscia sulle labbra, sulle guance, sugli occhi. Le allargo con decisione le cosce e prendo a leccarla con foga, come se fossi un cane che si abbevera dalla ciotola, con lunghe lappate decise sul clitoride.

La sento gemere e mugolare, le lunghe gambe muscolose che tentano di agitarsi sotto la presa decisa delle mie mani. Un’acuta e devastante sensazione mi colpisce come una pugnalata alle spalle; il lento passare della sua lingua sullo scroto, una sensazione di fuoco e gelo lungo la spina dorsale nel sentire le sue labbra chiudersi sul testicolo e succhiarlo dolcemente come una caramella.

“Mettimi un dito in culo e succhia” le ordino digrignando i denti, ma perchè ? Non ho mai osato farmi penetrare nel retto finora, anche se ho sempre sognato di provare la sensazione durante il sesso orale. Forse perché con questa donna è il mio lato più animale e selvaggio che viene fuori ? Forse perché anch’io voglio affondare con lei in questo gioco di lussuria che io stesso ho creato ?

Le infilo due dita in vagina e comincio ad allargarla, le infilo la lingua dentro il sesso bollente e fradicio di umori. Avverto la pressione del suo dito sull’ano, è freddo e umido, ma sono così eccitato che quasi non me ne accorgo quando mi penetra con una falange.  Le infilo altre dita in vagina, sono quattro ora, gliela tengo oscenamente allargata mentre mi sposto col bacino, puntando con decisione il glande sulle labbra, scivolando in una bocca che riprende a succhiarmi con ingordigia.

Non c’è più nulla di umano nei nostri movimenti o nei nostri rumori, solo un godimento primitivo, animale e selvaggio. Prendo a muovermi ritmicamente pompandole il membro in bocca con decisione, le sue labbra scorrono sulla pelle tesa dell’asta, la lingua martella la punta nel ritmico su e giù, mentre il suo dito mi scorre veloce nell’ano regalandomi sensazioni mai lontanamente immaginate. La posizione le permette di accompagnare il pene nel movimento senza problemi di respirazione, ma se anche ne avesse non me ne preoccuperei data l’eccitazione a livelli parossistici.

Anche le mie dita non sono ferme, ora sono scese sul suo rosa forellino tra le natiche, ne forzano l’apertura entrando insieme, e sono sicuro che è talmente eccitata da non sentire neanche il dolore; ciò che prima era un cunnilinguo è ora l’osceno grufolare di un non-uomo. Ho la faccia completamente bagnata dagli umori di Cinzia ma non mi importa, voglio divorarla, mangiarla dall’interno…solo che non c’è più tempo, l’orgasmo chiama e non si può ritardare.

“ALZATI” le grido con impeto parossistico, la tiro per le spalle fino a farla sedere e le rimetto il pene in bocca. Le afferro la testa con le mani e riprendo a pomparla con colpi secchi, decisi, ammirando la verga lucida come argento che esce ed entra , le guance incavate dallo sforzo, la saliva che le cola dagli angoli della bocca…non ho neanche bisogno di tenerle le mani ferme, la vedo masturbarsi frenetica. E’ l’ultima cosa che vedo prima di chiudere gli occhi e rovesciare la testa all’indietro.

Buio. Buio profondo, nero, solcato da lampi accecanti. Il tempo si ferma mentre il mio seme, il mio urlo, la mia anima esplodono e fluiscono liberi. Tremo come una foglia mentre mi svuoto completamente, totalmente, fino all’ultima goccia. Ogni schizzo di sperma che il membro le erutta in gola mi provoca fitte violente ai testicoli, e il dolore e il piacere diventano una cosa sola. Torno in me che sto ancora gemendo e ansimando, il pene ancora stretto tra le labbra di Cinzia. Ha gli occhi chiusi, una piccola lacrima le solca il volto immobile. Solo il suo respiro, basso e veloce come il mio, mi impedisce di vederla come la statua di una bellissima dea greca.

Lentamente si sfila il pene dalle labbra e rimane assorta, poi porta un dito alla bocca e porta fuori dello sperma sul polpastrello. La guardo in silenzio, incerto. Poi il dito scende al petto, spalma il nettare vischioso su un capezzolo e risale alle labbra. La guardo con occhi sgranati mentre, un dito alla volta, sparge il mio seme sul suo ventre, sulle gambe, sul viso, sulle braccia. Quando finisce spalanca gli occhi e, guardandomi fisso in volto, inghiotte con malcelata ostentazione lo sperma rimasto.

“Buono…” mi sussurra.

Dov’è finita ora la mia sicumera ? Osservo questa donna che ora mi fissa con calma, seduta tranquilla e consapevole dell’effetto che questo suo spettacolino mi ha causato. Dovrei reagire, dovrei ricordarle che sono comunque io a condurre il gioco, o lentamente i ruoli si invertiranno e sarò io a ritrovarmi supplice.

“Alzati e seguimi” le dico. Un pensiero prende forma nella mia mente…se per stare al passo devo ricorrere al cassetto delle mie fantasie più sfrenate, che sia. Avverto un nuovo principio di erezione al solo pensiero.

Le prendo una mano e la guido per l’appartamento. E’ sera inoltrata ormai, avanziamo come ombre nel buio del corridoio. Entrando in soggiorno accendo la luce e le indico la porta finestra che separa l’ambiente dal piccolo balconcino sulla via interna.

“Metti i palmi delle mani sul vetro e dammi la schiena” le ordino a bassa voce.

“Ma…se ci vedono ?”

“E’ esattamente quello che voglio. Siamo al quarto piano ed è quasi buio, con la luce alle spalle non ti riconoscerà nessuno.”

Accompagno le mie parole prendendola per il bacino e spingendola verso la finestra, ponendole le mani esattamente come volevo.

“Bene Cinzia…cosa abbiamo qui ? Si direbbe una bella figa…fammela vedere meglio, allarga le gambe.” Inarcando la schiena spinge indietro il bacino e con due dita la penetro in vagina di colpo, affondando in una pozza di umori. E’ un sogno che si avvera, mi sento come un poliziotto che debba perquisire una modella colpevole di chissà cosa, una scena vista e rivista in una miriade di film porno; ed ora accade qui, proprio a casa mia. Continuo a penetrarla con le dita e inizio a schiaffeggiarle le natiche, prima una, poi l’altra, schiaffetti rapidi e secchi che la fanno gemere e mugolare a ogni colpo. “Scommetto che vuoi un altro po’ di cazzo” le sussurro a un orecchio. “…sì…ti prego…” risponde con voce rotta da nuovo godimento.

Punto il membro sulla fessura grondante e lo infilo fino in fondo, toccando il collo dell’utero. La sento inarcare ancora di più la schiena per facilitare la penetrazione ma non ce n’è bisogno, è così lubrificata che potrebbe entrarci un braccio ormai. La spingo ancora verso il vetro, ora è quasi totalmente appoggiata alla finestra e posso sfruttare l’appoggio per pompare con forza inusitata. Alterno ogni spinta pelvica con altri schiaffetti sul sedere. Cinzia geme e ansima come una cagna in calore, ha le natiche ormai arrossate ma non mi chiede di smettere, anzi: “Scopami”, “Aprimi”, “Rompimi in due come una troia” sono le frasi che intervalla nell’amplesso. Le afferro il bacino con ambedue le mani e aumento ancora il ritmo delle spinte, ora è una sinfonia di grida roche che attraversa la stanza mentre il mio pene duro e lungo come una spada le scava dentro, vorace e instancabile.

“C’è…c’è qualcuno…giù” mi informa Cinzia ansimando.

E’ vero, posso scorgerlo oltre il vetro: giù nella strada, un uomo ci guarda scopare dal marciapiede. Non riesco a vederlo bene ma non mi pare di conoscerlo. Sarà uno sconosciuto come tanti al quale stiamo regalando uno spettacolo inatteso. Sapere di essere visto mi eccita ancora di più e riprendo a montare Cinzia con più forza, tirandole i capelli indietro per inarcarla ancora di più, come se volessi spezzarla in due. A un tratto avverto delle fitte fortissime al pene e un grido sforzato e gutturale prorompe dalle labbra di Cinzia, è un nuovo orgasmo squassante per lei che mi porta al limite del piacere. Estraggo velocemente il membro dal caldo pertugio e lo dirigo verso il vetro; bianchi e densi schizzi di sperma attraversano l’aria come meteore per terminare sulla finestra, affrescandola come avrebbe fatto un Jackson Pollock redivivo.

Ansimo e tremo mentre pronuncio il mio ultimo ordine per stasera. “Leccala”.

Cinzia non aspetta neanche un secondo e crolla in ginocchio, leccando con ampie lappate il seme dalla superficie trasparente, raccogliendolo con le dita e portandoselo tra le labbra. Ammiro in silenzio il nuovo spettacolo che questa donna sta improvvisando con il mio nettare, mai avrei creduto che sarebbe stata così brava nel destreggiarsi in queste situazioni. Lo sconosciuto è ancora sotto, penso abbia capito cosa sta succedendo perché dai movimenti del braccio mi pare si stia toccando da sopra i pantaloni. Sorrido e lo saluto con la mano. In basso, Cinzia ha terminato la sua opera, lasciando solo un leggero alone di saliva sul vetro. Odora di sperma e sesso, di sudore e di umori vaginali.

“Puoi andare” le dico, dirigendomi verso la doccia senza degnarla di uno sguardo. Pochi minuti dopo sento il rumore dei tacchi sul pavimento, una maniglia che si abbassa, una porta che si chiude. Un’altra giornata è terminata.

 

 

 

Devo essere impazzita. Ancora di più del solito, intendo. E ho paura, me la sento crescere ogni giorno di più, come un animale tra le costole che scalcia e morde e mi lascia senza fiato.

Quanto sarà ormai ? Faccio il conto a mente. Due mesi, più o meno: 60 giorni e 60 notti. Come ho fatto ad andare avanti così a lungo ? Mi maledico ogni giorno di più per l’inizio di tutto ciò, che è solo colpa mia, solo e soltanto mia. Va bene, non lo amavo: e me ne rendo conto ogni giorno che passa, ad ogni suo gesto. Come ho pensato di poterlo pensare ? No non pensare, lo so bene come ho fatto…mi è bastato vedere il suo portafoglio, conoscere la sua arrendevolezza, rendermi conto di come sarebbe stato diventare la Signora XXX. Ma come ho fatto a crederci, questa è la vera domanda: come ho fatto a credere che sarei stata capace di essere la mogliettina fedele tutta casa e marito che lui vorrebbe.

Basta, ormai è fatta: ho pensato che quello che non sarebbe mai stato capace di darmi lui, la passione, il batticuore, l’adrenalina, tutto questo insomma l’avrei preso al di fuori. Da perfetti sconosciuti e sconosciute. Sconosciute ? Sì, perché no. Ho fatto l’amore con una donna e mi è piaciuto, mi è piaciuto da matti. E’ inutile, finchè non lo provi non ci credi, ma è come fare l’amore con te stessa, non devi chiedere, non devi sperare che l’altro capisca…no, succede tutto fluidamente, senza imbarazzi e remore.

Una vita da traditrice seriale ? E perché no. Non ho forse amiche che lo fanno e lo faranno ancora e ancora ? Ma sì, diciamocelo, non ho fatto niente di male. Ma le foto, quelle stramaledette foto…brava Cinzia, cosa volevi fare ? Mostrare al mondo quanto sei bella e brava a letto ? Ogni volta che guardo quella macchina fotografica, quella piccola scatoletta di metallo così insignificante, mi viene un nervoso incredibile.

Due mesi quasi, sì. Due mesi che recito per 20 ore al giorno con le mie amiche, con i miei colleghi, con lui. Lui che all’inizio era così stupito, la bocca aperta in una O di giottiana memoria nel vedermi ogni sera così affamata di lui, così metodica nel fargli quanto S. mi ordinava. “Devi succhiare e bere” mi ripeteva ogni sera, succhiare e bere, e ogni sera la brava Cinzia obbediva. All’inizio era forse anche piacevole eseguire quel compito, lui era così sconvolto ed eccitato che veniva quasi subito, un denso fluido insapore che mi riempiva la bocca e subito scivolava giù; era la medicina della sera, da assumere con regolarità per evitare che il dottore attivo spedisse QUELLA mail, mandasse in giro QUELLE foto in giro…

Ma adesso è diverso. Lui mi aspetta ormai ogni sera, gli ho raccontato che era il mio modo di ringraziarlo di diventare mio marito (nota a me stessa: da quando sono così brava a inventare storie ?) e che lo avrei fatto tutti i giorni prima del matrimonio. Ora non aspetta più che sia io a farmi avanti, oh no: in qualunque momento so che le sue mani possono prendermi per le spalle, per la nuca e tirarmi giù, abbassarmi verso il suo membro già duro ed esigente. Non mi lascia più guidare il gioco, io che modestamente ero e sono così brava nel farlo venire in fretta: ora mi tiene per i polsi, mi blocca contro il muro, mi tiene saldamente per i capelli mentre mi pompa veloce in bocca, e secondo voi si preoccupa se riesco a respirare ? No, è un egoista e non posso dire di non saperlo; ho dovuto imparare in fretta a non soffocare quando con un grugnito sempre uguale spinge ancora di più il pene in gola e mi schizza così, senza darmi il tempo di prepararmi. Dopo vuole farlo ma io non voglio, non lo lascio mai; tanto so che dopo qualche protesta cederà, non ha la resistenza e lo sappiamo tutti e due. Torna in salotto e riaccende la tv.

Ed S. ? S. mi fa tutto quello che non avrei immaginato mai. Per me non esisteva neanche prima, perché è così che è la mia vita ormai, c’è un prima e un dopo. E nel dopo è S. che decide e dispone di me. Mi dico che non dovrei accettare i suoi ordini, le sue chiamate; una piccola parte di me urla che questo è ricatto e che ci sono i Carabinieri per questo. Ma poi penso a mia madre, a mio padre, a lui, a tutti quelli che mi conoscono…e non faccio niente. E c’è un’altra ragione, una ragione che mi disgusta e mi fa rabbrividire come quando da piccola mi veniva la febbre a 40°: è che mi piace quello che fa. Mi fa impazzire come usa ed abusa del mio corpo con una sicurezza così inscalfibile, sempre pronto, sempre inflessibile. Ogni volta che varco la porta della sua casa sono già fradicia di umori, non vorrei ma è così, e il mio corpo non mente su queste cose. Sono arrivata a non portare più l’intimo quando vado da lui, a scegliere gli abiti più veloci da togliere, per fare più in fretta.  E quando vedo l’icona della mail lampeggiare, ho il cuore in gola perché so che potrà essere lui con una nuova richiesta da soddisfare.

Cosa mi fa ? Tutto. Cosa riesco a negargli ? Niente. E’ come sentirsi ribollire il sangue, come saltare da un palazzo ed essere afferrati in aria. Non riesco a ribellarmi, ho realizzato che sono diventata dipendente da questa situazione. Quando è dovuto andare via una settimana in trasferta sono stata male, ero nervosa da morire, rosa da un’eccitazione che non riuscivo a scaricare neanche masturbandomi furiosamente. E’ così intensa questa situazione che non riesco ad uscirne neanche mentalmente, non riesco a immaginare come potrebbe essere senza di S.

Sto pensando a lui mentre scorro annoiata tra le pagine di Excel, in cerca di qualcosa da fare per ammazzare gli ultimi 10 minuti di lavoro della giornata. E prima ancora di vederla la sento arrivare, il bip del computer mi rimescola l’anima mentre la ben nota bustina si dipana davanti a me. E’ lui, lo sento.

“Cinzia, ti do 2 giorni di tempo. Voglio vederti mentre scopi con un’altra donna. Non mi interessa chi sia l’altra, pagala, seducila, fai come vuoi. A casa mia, dopodomani sera alle 21:00 in punto. Fallo e mi ringrazierai. Non farlo, e sai già cosa succederà. S.”

Rileggo la mail una, dieci, venti volte. La gente esce salutando e io non rispondo, pietrificata davanti allo schermo. E dove la trovo un’altra donna ? Vorrei rispondere e dirgli che non posso, che per rimediare farò tutto quello che mi chiederà, di darmi almeno più tempo ! Ma so che è inutile, non è abituato a essere disatteso. Come farò ora ?

Lucia. Perché mi viene in mente così di botto ? Ma sì che lo so il perché. Vent’anni, un corpo da ragazza tonico e marmoreo, due occhi blu profondi come il mare sotto la frangetta bionda. Lucia e i maschi della palestra che le sbavano dietro, che passano più tempo a guardarla e tentare di approcciarla che sugli attrezzi. Lucia che non li guarda e risponde a monosillabi, che passa il tempo ad aggiustare il top tra una serie e l’altra perché ritorni in posizione a coprire il seno, bianco e sodo come un pomo di marmo.

Lucia che guarda me però, ogni volta che ci ritroviamo in doccia. E mi saluta ogni volta come se fossi una vecchia amica, e sorride timida sotto quegli occhioni. Povera ragazza pensavo, nel turbine della scoperta della sua sessualità è sbandata a destra e manca da questi ragazzetti così monotematici e insistenti, e più si allontana da loro e più pensa di essere lei diversa. Ma che diversa, devo smetterla di parlare come mia madre: lesbica. E non vuole una donna in generale, lei vuole me. Lo dicono i suoi sguardi, sempre di sfuggita, di sottecchi, lanciati nello spogliatoio o nelle docce. Sguardi così fulminei che chiunque potrebbe bollarli per casuali, ma allora perché me li sento bruciare sulla pelle come un’impronta a fuoco ? Sono una bella donna, diciamo le cose come stanno. Ho imparato nel tempo ad avvertire gli sguardi della gente sul mio corpo: sguardi di ammirazione, sguardi di invidia, sguardi di tentazione. Ma gli sguardi di desiderio, di quelli di chi vorrebbe possederti qui e ora, sono inconfondibili. E sono l’unica possibilità che ho per soddisfare S.

Ho solo questa sera in palestra per raggiungere il mio obbiettivo. Entro nello spogliatoio prima del corso e mi cambio in bagno, togliendo sia il reggiseno che le mutandine e riponendoli nella borsa. Prima di entrare mi guardo allo specchio, e la parola che mi viene in mente è “sfacciata”: per il mix di eccitazione e paura che mi avvolge da quando ho letto quella mail, solo un cieco non noterebbe i miei capezzoli duri come bottoni e il profilo netto delle grandi labbra, esaltate dall’aderenza dei pants e dalla depilazione assoluta. Faccio un respiro profondo ed entro in sala.

 

 

Eccola lì Lucia, già a sudare sulla cyclette. Le guance rosse dallo sforzo, i capelli legati in una coda dorata sulla schiena, lo sguardo fisso in avanti. E puntuale come le tasse, con il solito moscone intorno. Sorrido interiormente nel riconoscerlo: Luca, 32 anni, sposato con prole, puttaniere consumato e gran bugiardo. Ho dovuto scrollarmelo più volte di dosso lui ed i suoi approcci sempre uguali, i suoi “mia moglie non mi capisce”, “mi sto separando”, “vorrei lanciarmi in un’avventura” ed annessa proposta di caffè, di cena, di scopata direttamente !

“Ciao Lucia, ciao Luca…dai lasciala in pace questa povera ragazza !”

“Ciao Cinzia, ma mica la disturbavo, le stavo solo raccontando che-“

“Lo so cosa le stavi raccontando, che tua moglie è una strega e la vuoi mollare…eddai molla su !”

Luca strabuzza gli occhi e se ne va, incapace di replicare. Che stronza che sono, smantellare il suo castello di carte così in pubblico, ma non me ne frega niente. Non ho tempo da perdere per queste cose, mi serve Lucia o non riuscirò a…non voglio neanche pensarci, non posso permettermi di fallire.

Lucia mi guarda sorpresa, lo sguardo divertito.

“Cazzarola Cinzia…l’hai proprio distrutto !”

La prima regola della seduzione è: cercare il contatto fisico. Non ho mai dovuto applicarla più di tanto (sono quasi sempre stata io la sedotta…) ma le basi le conosco anch’io. Le accarezzo dolcemente un braccio mentre la guardo fissa negli occhi e le sorrido.

“Ma lascialo perdere quello lì…tu meriti ben altro ! Ma sai che sei proprio uno schianto stasera ? Che hai fatto, una cura di bellezza prima di venire qui ?”

Non fa in tempo a rispondere che sono passata a passarle le dita tra i capelli raccolti.

“E questa coda ? Ma perché non li lasci sciolti, tanto non sono così lunghi da darti fastidio e così saresti ancora più bella !”

“Ma…io…non lo so…” risponde Lucia, lo sguardo attonito in volto mentre le tiro verso il basso l’elastico dei capelli, liberando una folta chioma di un biondo accecante, intenso come un campo di grano a luglio. E nel movimento le accarezzo deliberatamente la schiena fin quasi alla fine della maglietta.

“Visto ? Guardati lì allo specchio se non fai tutta un’altra figura !”

Le poso con finta indifferenza una mano sul fianco per farla girare verso lo specchio che ricopre la parete alla nostra destra. Anche attraverso il cotone della maglietta riesco a percepire la sua agitazione e il calore che ne deriva. Mi avvicino alle sue spalle come a voler abbracciare una vecchia amica, ma quello che voglio fare è solo farle sentire il mio seno sulla schiena. E ci riesco alla perfezione, a giudicare dal breve brivido che le percorre il busto quando l’areola e il capezzolo già gonfi di desiderio si appoggiano su di lei e capisce che non porto il reggiseno.

“E’…sì, molto bello” mormora guardando allo specchio. Bello l’avere i capelli sciolti o sentirmi le tette, Lucia ?

“Dai ti lascio, buon esercizio…ci vediamo in doccia !” le rispondo, salutandola con una leggera pacca sul fianco. Ma non è una pacca e non è precisamente il fianco quello che le sfioro un mezzo secondo più del dovuto, e mi dirigo alla step machine con ancora sulle dita la consistenza del suo sedere ancora giovane e intaccato dalla cellulite. Sulla step ho tempo di prendere un respiro profondo e calmarmi. Quello che sto facendo è amorale, mi dico, sedurre una povera ragazza al puro scopo di soddisfare un ricatto; dovrei scappare via vergognandomi come una ladra per lei, per il mio futuro marito, per me stessa.

E invece perché mi sento avvampare dall’emozione come se fossi una quindicenne alle prime avventure, alle prime esplorazioni ? Perché è una cosa che non ho mai fatto prima d’ora ? Ma allora non potrei spiegare le vampate che ho avvertito tra le gambe mentre l’accarezzavo, o l’inturgidirsi dei capezzoli nel sentire quel suo piccolo brivido, così contenuto e così esplicativo. Al primo movimento sulla macchina mi sento morire, le cosce sfregando tra di loro rivelano quanto sia già bagnata la mia vulva. Non posso far altro che continuare in questo lento saliscendi, concentrandomi sul respiro per calmarlo. Dio che vergogna, chissà se l’umido si è allargato fino a macchiare i pants, cosa potrà pensare di me la gente della palestra ? Incrocio lo sguardo con Lucia che è scesa dalla cyclette, mi sorride; ha un po’ di fiatone e non posso fare a meno di guardare il seno pieno e florido che si muove al ritmo del suo respiro.

Coraggio Cinzia, hai poco tempo, osa ! Rispondo al sorriso con un bacio a fior di labbra e strizzandole l’occhio. Il suo sorriso si fa imbarazzato e abbassa lo sguardo, ma continua a guardarmi di sottecchi…coraggio Cinzia ce la puoi fare mi ripeto, ce la devi fare ! L’ora di esercizi scorre veloce tra sguardi sempre più prolungati, lievissime ma ben percepibili carezze ogni volta che ci incrociamo tra gli attrezzi, complimenti reciproci sulla nostra forma fisica. La mia eccitazione ed agitazione è più che palpabile e ormai sono sicura che anche un cieco vedrebbe la piccola ma ben netta macchia di bagnato tra le mie cosce, esattamente a metà delle grandi labbra gonfie e ribollenti di desiderio. Il cuore mi esplode quando la sento arrivarmi alle spalle e cingermi un fianco con il braccio.

“Ci vediamo in doccia Cì ? Io esco !”

Ho le gambe molli nel percepire il tepore del suo corpo e il suo odore di sudore. E’ ora, devo agire adesso o tutte queste moine e ammiccamenti non serviranno a nulla.

“Arrivo subito” le rispondo mormorando e la seguo in spogliatoio. E’ strano come al varcare la porta della zona femminile mi senta di colpo più calma e determinata, come se fossi una sfera su un piano inclinato senza possibilità di fermarmi: io farò mia Lucia, ora. Ci spogliamo una di fronte all’altra, incuranti delle altre ragazze che come noi hanno finito l’ultimo turno. Possiamo permetterci di guardarci a vicenda senza tabù adesso, scrutandoci liberamente. Non è la prima volta che ci vediamo nude, ma è la prima volta che ci vediamo non più come frequentatrici della stessa palestra ma come…possibili amanti ?

E’ davvero una bella ragazza Lucia. Non ha un filo di cellulite o di grasso, nessuna smagliatura, non la minima imperfezione; il seno è ancora alto sodo, quasi sfrontato nella sua esuberanza, il sedere sostenuto e netto come scolpito nel marmo, le gambe lisce e toniche, la bocca carnosa, la vulva coperta da un piccolo boschetto biondo come i suoi capelli ma ben curato. E gli occhi, profondi e liquidi di desiderio nel guardarmi, mentre più che spogliarmi mi accarezzo con i vestiti, stringo i seni tra le mani come a volerli pulire dal sudore ma in realtà voglio mostrarle a che punto sono rigidi i miei capezzoli, ormai dolorosamente pietrificati da questa tensione che mi spezza quasi in due.

Finalmente l’ultima ragazza esce dallo spogliatoio; il nostro è l’ultimo turno e non entrerà nessuno almeno per un’ora, quando passeranno le donne delle pulizie. Il silenzio è palpabile come il nostro imbarazzo, nessuna delle due sa cosa fare e sospetto che per lei sia la prima volta che una donna cerca di sedurla così apertamente.

Forza Cinzia, forza, devi farlo !

“Andiamo in doccia ?”

“Sì…” risponde a bassa voce e non si scosta quando la mia mano la sospinge delicatamente sfiorandole il braccio, le mie dita a scivolare su una pelle di seta. Siamo sotto le docce ora ma ancora distanti e non voglio che questa atmosfera si spezzi, non ora che sono così vicina…forza !

“Lucia ascolta, quanto porti di seno ?” le chiedo con finta indifferenza.

“Ma…una terza Cì…perché me lo chiedi ?”

“No pensavo…” pensavo cosa ? Oddio Cinzia avanti, vai avanti !

“Pensavi ?”

“Pensavo che…ieri ho comprato questo costume in saldo ma riprovandolo a casa non mi piaceva più e però non mi va di buttarlo…quindi pensavo che potrei regalartelo se ti piacesse !”

“Mah…beh grazie ! Ma non so se mi starà bene perché…non so…forse ho il seno più piccolo del tuo e…”

Non l’ascolto già più. Non ce la faccio, non resisto, non posso andare avanti più di così.

“Fammi provare” le rispondo con voce atona e in un attimo le mie mani sono sul suo seno, i palmi perfettamente aderenti a questi meravigliosi pomi bianchi. Mio Dio che tette ! C’è una leggerissima punta di invidia nel mio stringerle piano le mammelle e sentirle così sode e calde sotto le mie dita avide. Lucia mi guarda stranita, le braccia inerti lungo i fianchi, gli occhi increduli. E’ in quegli occhi immensi come l’oceano che pianto il mio sguardo di puro desiderio mentre le massaggio il seno con un piccolo movimento circolare.

“Non mi sembra che sia così diverso dal mio…vuoi provare ?” e non attendo la sua risposta nel prenderle la mano sinistra con la mia. Si lascia guidare in silenzio e gliela porto sul mio seno destro, gliela stringo su di me per farglielo sentire il più possibile. “Vero…” mormora senza il coraggio più di guardarmi in faccia, mentre timidamente, lentamente, le sue dita impacciate prendono a stringere e massaggiare il mio seno avido di carezze. Come può non sentire la consistenza del mio bottoncino, il mio cuore che rimbomba sotto il suo tocco impacciato ?

“Io non ce la faccio più” mormoro a mò di scusa, per me e per lei.

Le sollevo il volto e la bacio. Sento qualcosa bruciarmi dentro quando risponde al bacio con furore, spalancando le labbra e lasciando che la mia lingua le frughi nella bocca calda e buona come il pane. La sua risposta distrugge ogni briciolo di razionalità e la tirò a me, la abbraccio, mi aggrappo al suo corpo come un naufrago a una zattera.

Il bacio si è trasformato in un amplesso animalesco tra le nostre lingue saldamente avviluppate in una danza frenetica tra la mia e la sua bocca, bocca che assaporo e mangio e divoro con questo bacio. Le bocche si separano e si ricongiungono, le lecco le labbra, il naso, gli occhi come una gatta, poi riprendo nuovamente a baciarla con piacere rinnovato. Non so neanche come ci ritroviamo a terra, avvinte nello spasmo del godimento sotto il getto d’acqua della doccia. Le sue mani mi stanno artigliando il seno con forza e la cosa mi fa impazzire, stringe nel palmo la mammella prima di rilasciarla e poi ancora. La vagina è un lago di umori bollenti ormai, le prendo una mano a forza e gliela porto in mezzo alle mie gambe, quasi all’ingresso della mia femminilità.

Mi sbagliavo: non è la sua prima esperienza. Le dita mi penetrano facilmente, riempiendomi la vagina e strappandomi un grido soffocato. Chiudo gli occhi e mugolo disperata quando inizia e dentro e fuori lento e ritmato da impazzire, non respiro quasi più. Mi stacco dalle sue labbra ingorde e prendo a soffiarle nel collo, a morderle una spalla, la stritolo tra le mie braccia perché sto esplodendo e non ce la faccio più…

Quando smette di penetrarmi e mi stringe il clitoride tra le dita strizzo gli occhi e mi lascio morire tra le sue braccia, un urlo strozzato di piacere contro la sua spalla. L’orgasmo più intenso della mia vita mi sconvolge e stravolge le mie barriere, tutto ciò che ho tenuto dentro fin’ora non si tiene più. Piango singhiozzando tra le sue braccia, mentre Lucia mi copre di baci i capelli, la nuca, le orecchie. Mi culla sotto quest’acqua ormai fredda ma che non sento quasi più, bollente come sono ancora del piacere provato.

“Io non ce la facevo più, non ce la facevo più, non ce la facevo più…” mormoro come una cantilena, il viso affondato nel suo seno.

“L’ho notato amore…hai goduto tanto ? Sei bellissima quando vieni…” la sua voce è come balsamo per questo fuoco che mi arde.

Passa veloce il magone sotto l’effetto delle sue carezze, dei suoi baci, del profumo della sua pelle immacolata. Ben presto la temperatura riprende a salire e la voglia di godere e far godere ritorna al massimo.

“Vieni…” la invito con voce roca e la riporto nello spogliatoio. Prendo il mio accappatoio e lo stendo su una panca, la faccio stendere, le tengo le gambe aperte mentre mi tuffo a coprire di baci quel ventre piatto e tonico, il pube di venere sporgente, il ciuffetto già colmo del suo odore più intimo. Le allargo delicatamente le grandi labbra e la assaggio con la punta della lingua, i suoi umori sono salati ma non troppo, chissà in cosa sarà diverso il suo sapore dal mio ? La mia lingua sembra già conoscere tutte le strade e i percorsi di questo meraviglioso bocciolo rosa. Non perdo l’occasione di esplorarla, leccarla, assaggiarla e toccarla in ogni anfratto, penetrandola con la lingua e le dita curiose. E’ una sensazione stranamente appagante il ritrovarsi in ginocchio in adorazione di un sesso così bello e pregno di umori.

“Aspetta Cì…ti prego sto venendo…no continua…” scongiura e implora allo stesso tempo, contorcendosi sotto le piccole lappate che porto sul clitoride gonfio e rorido come un chicco d’uva. E’ incredibile l’elasticità di questo corpo e di questa vagina, la sto penetrando con tre dita strette a cuneo e non protesta nemmeno. Le sue mani mi cingono le tempie e mi guidano, mi strattonano, mi richiamano a lambire con più forza le sue carni, a spegnere con l’umido della mia bocca il fuoco che la divora, a ricacciare indietro l’onda che la travolge.

Inutile. Con il gemito di un animale straziato mi stringe le cosce contro la testa e vibra con forza innaturale, artigliandomi i capelli, tirando le ciocche a sé. Viene e gode e tracima tra le mie labbra assetate, un fiume di succhi dolce come l’ambrosia. E’ più che l’ingoiare il caldo e meritato sperma di un uomo, è abbeverarsi di essenza di donna direttamente alla fonte della sua femminilità. Lavo il mio volto e le mie voglie in questo pozzo di piacere che si contrae sotto i miei occhi, piccola grotta sconvolta dal terremoto del piacere.

Dopo dieci minuti siamo ancora avvolte nell’accappatoio a scambiarci baci e piccole carezze, tenere e appagate come bimbe al luna park.

“E’ stato fantastico” mi sussurra contro il seno.

“Era da tanto che…” “Sì anche io” le rispondo. E’ vero ? Forse sì e non lo sapevo.

“E’ solo che…tu ti devi sposare e io…”

La zittisco con un dito sulle labbra. “Ci sono molte cose che non sai di me Lucia e non ho molto tempo di spiegartele. Per alcune cose la mia vita fin’ora è stata una colossale bugia e per pagarne le conseguenze…ho bisogno di un favore da parte tua.”

Mi guarda incredula, poi sorride e con fare infantile mi schiocca un piccolo bacio sulle labbra.

“Per te, tutto. Di che cosa hai bisogno ?”

“Dunque…”

 

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