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Racconti sull'Autoerotismo

Eiaculazione senza masturbazione

By 22 Novembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Non so come descriverlo questo orgasmo raggiunto quando ero ancora giovane in una fase estrema di autoerotismo: non si tratta di masturbazione perché di fatto non ho mai toccato il mio pene, ne prima e ne durante l’esperimento; forse si è trattato di un atto sadomaso? Non lo so, non ho mai avuto conoscenza di queste pratiche, ho letto che potrebbe essere stato una sorta di massaggio prostatico che potrebbe avere gli stessi esiti. Giudicate voi!

Sebbene sin da piccolo abbia sempre praticato dell’autoerotismo “anale” non mi ritengo omosessuale, le mie pulsioni sessuali sono state sempre rivolte al mondo femminile con il quale ho interagito per tutti questi anni con passione, con desiderio e qualche volta con amore.

Unica esperienza davvero omosessuale l’ho avuta da piccolo, a quei tempi non esisteva l’educazione sessuale e il sesso si scopriva tra compagni di gioco, iniziando dalla gara “a chi la fa (la pipì) più lontana, oppure “a chi ce l’ha più lungo” proseguendo in masturbazioni comunitarie oppure in qualche caso di maggiore audacia in reciproche masturbazioni. In verità la mia esperienza adolescenziale andò anche oltre, segnando probabilmente tutta la mia vita e soprattutto i miei comportamenti sessuali …ma questa è un’altra storia.

Dicevo che sin da piccolo ho praticato dell’autoerotismo inserendo nel mio ano tutti gli oggetti che per forma e grandezza potessero soddisfare la mia esigenza: ho iniziato con le cose più ovvie come gli ortaggi dalle carote e zucchine a qualcosa di più grande come le banane fino ai cetrioli e alle melanzane. In pratica tutto quello che trovavo in casa di forma cilindrica prima o poi finiva nel mio culetto. Restando spesso a casa da solo avevo la possibilità di sperimentare in tutta tranquillità le novità che trovavo che con il passare del tempo diventavano sempre più grandi il larghezza e lunghezza! L’eccitazione che provavo quando dopo svariati tentativi riuscivo a penetrami con il nuovo oggetto era tale da farmi mancare il fiato, l’erezione si manifestava in tutto il suo splendore, le venature lungo il pene si evidenziavano quasi volessero scoppiare e il glande si rivestiva di una luce propria. La masturbazione che seguiva era come un amplesso senza fine, il movimento della mia mano destra lungo il pene segnava il ritmo alla mano sinistra che comandava il movimento dell’oggetto di turno dentro il mio culetto, prima lento e  breve poi sempre più rapido e profondo, bastava diminuire il ritmo per controllare il mio piacere e farlo durare più a lungo possibile. L’orgasmo che raggiungevo si esprimeva sempre in una eiaculazione potente i cui getti si perdevano nei punti più nascosti della mia cameretta molte volte difficili da ritrovare per pulire e non lasciare traccia.

L’oggetto che un bel giorno entrò nella mia casa e che mi fece vivere l’esperienza che sto per raccontarvi fu un matterello!

Non era un comune matterello di legno, era di plastica vuoto all’interno, di lunghezza normale circa 50 cm ma molto più largo di un comune matterello, in più anche la forma era del tutto diversa: una delle due estremità era affusolata mentre la parte opposta presentava un tappo a vite che premetteva al matterello di essere riempito di acqua calda per facilitarne l’uso; così recitavano le istruzioni contenute nella confezione. In pratica era come quegli astucci in alluminio per i sigari.

Per mia madre sarebbe stato uno dei tanti oggetti della cucina che non avrebbe mai utilizzato, per me invece rappresentava la prossima sfida!

Ricordo ancora lo stato di eccitazione che mi assaliva al pensiero di poter sentire quel matterello nel mio culetto. “Lo riempirò con acqua ben calda” pensavo tra me “… sarà bello sentire qualcosa di caldo dentro? …mi faciliterà l’uso? …quanto in profondità sarei riuscito a prenderlo? Erano tutte le domande che alimentavano la mia curiosità e la mia eccitazione. La circonferenza del matterello – benché fosse molto più grande rispetto agli altri oggetti che riuscivo a prendere – non mi preoccupava molto anzi era sempre stata questa la sfida più eccitante che di volta in volta duranti gli anni della mia adolescenza ingaggiavo con il  mio culetto.

Il mio ano era già abbastanza allenato ed elastico ed anche alla vista risultava ormai molto aperto: le mie pratiche infatti le facevo sempre davanti ad uno specchio, mi piaceva guardarmi, vedere il mio copro nudo, il mio uccello svettante al culmine dell’eccitazione, vedere le acrobazie che riuscivo a fare, vedere l’oggetto di turno entrare nel mio culetto, vederlo muoversi dentro di me, scorgere gli sguardi di piacere del mio viso, ammirare la bocca del mio culetto aperta lucida e pulsante subito dopo una penetrazione. Era come guardare un film dove il protagonista era il mio corpo.

 

Il momento di provare il matterello finalmente arrivò!:

Come al solito mi spogliai nudo e come al solito feci una doccia anale, poi presi il matterello lo riempii di acqua calda e lo lubrificai bene, passai una abbondante dose di lubrificante anche sull’ano.

L’eccitazione saliva, l’erezione era già al massimo e dalla boccuccia del mio pene uscivano rivoli di secrezioni.

Come sempre andai a sedermi sulla poltrona davanti allo specchio della mia cameretta, tirai su le gambe – come se volessi fare una capriola – in modo da tenere il sedere ben in alto con le caviglie poggiate sullo schienale della poltrona; in questa posizione il mio pene -sempre più duro – si trovava a pochi centimetri dal mio viso tanto che le secrezioni che continuava a dispensare in abbondanza finivano facilmente sulla mia bocca.

Presi il matterello e appoggiai la parte affusolato all’ingresso del mio culetto e provai a spingere.

La sensazione di sentire quella testa enorme e calda spingere contro il mio ano era davvero bellissima, ma nonostante gli sforzi non voleva proprio saperne di entrare.

Tirai le gambe più su ed inarcai la schiena per avere il sedere più in alto possibile. Afferrai il matterello con entrambe le mani e riprovai a spingere. Sentii la punta allargare l’ano e lentamente entrare dentro, avvertii un leggero dolore, mi fermai a spingere.

Rimasi qualche secondo così senza muovere nulla, lo stato di eccitazione sembrava svanito, l’uccello penzolava ormai floscio davanti ai miei occhi.

Eppure mi mancava il fiato, sentivo il mio cuore battere forte, avevo soprattutto ancora voglia di spingere dentro il mio culo quel siluro caldo.

Con molta cautela ripresi a spingere, il matterello iniziò a scivolare dentro lentamente, sentii invadermi le viscere, il calore di quel siluro mi scendeva fino alla testa, continuai a spingere ancora, lo sentivo avanzare nel mio retto, centimetro dopo centimetro si faceva strada dentro di me.

Almeno 20 cm erano entrati e potevo anche abbandonare la presa che il matterello si ergeva da solo come il pennone di una nave ben piantato nel mio culo.

Guardai la scena allo specchio: il mio corpo era sprofondato in una verticale con la testa all’ingiù, le gambe ripiegate all’indietro mettevano in mostra le mie giovani natiche ancora glabre e lisce farcite da un siluro di plastica enorme che spuntava nel loro mezzo e che puntava verso il cielo.

Il fiato era ormai sospeso in una apnea infinita, il cuore batteva forte nei miei orecchi.

Il mio pene però restava insensibile a questo stato di eccitazione interno continuando a penzolare inerme davanti ai miei occhi.

Ripresi a spingere ancora e dopo aver percorso altri pochi centimetri  il matterello sembrava essere arrivato al capolinea.

Ripresi fiato e provai a forzare quella parte del retto ancora vergine che non aveva mai subito in tutti questi anni alcuna invasione estranea.

Sollevai ancora un po’ la schiena e riprovai a spingere il matterello facendogli fare nel contempo delle piccole roteazioni, sentii il matterello trovare una strada, era molto stretta e sembrava non passarci, senza mollare la presa provai a spingere con gli addominali come se volessi espellere quel siluro, il matterello riprese magicamente il suo lento ma inesorabile cammino dentro le mie viscere.

Mi sentivo come se stessi perdendo di nuovo la mia verginità anale. Una sensazione di assoluto riempimento mi bloccò il respiro, con brividi che correvano ininterrottamente lungo la schiena fino al cervello.

Il matterello era dentro oltre 30 cm e non andava oltre, mi sentivo scosso dall’irrefrenabile desiderio di iniziare a muovere avanti e indietro quel siluro caldo dentro di me per cercare altre sensazioni e magari risvegliare l’interesse del mio uccello.

Iniziai il movimento lentamente, pochi centimetri fuori e poi di nuovo a spingere dentro, man mano che il retto si abituava il movimento diventava più rapido e profondo. Mi sembrava quasi impossibile che quell’affare così lungo e così largo potesse muoversi con tanta facilità dentro il mio culo. Osservavo il mio ventre gonfiarsi nel momento in cui affondavo il matterello dentro le mie viscere e sgonfiarsi quando lo tiravo indietro. Il movimento sempre più rapido fece trovare al matterello altra strada libera davanti a se e scivolò dentro altri 10 cm. Sentivo la punta calda di quel siluro toccare il mio diaframma. Il mio retto e il mio ano si strinsero intorno a quel bastone caldo, seguirono una serie di contrazioni sempre più rapide che non riuscivo a controllare, il mio corpo era tutto un fremito. Sentivo crescere un orgasmo che partiva da dentro di me dalla mia pancia dalle profondità del mio culo, il pene floscio iniziò a pulsare sempre più forte ed eruttò una quantità di sperma mai vista che lentamente colando mi inondò il viso la bocca e gli occhi.

Ero in totale estasi, non riuscivo a fare nulla, era scosso ancora da fremiti incontrollabili e il fiato non accennava a tornare. Normalmente ogni volta che raggiungevo l’orgasmo era impellente la necessità di liberare rapidamente il mio culetto dall’intruso di turno ma questa volta non ne sentii il bisogno. Rimasi in quella posizione a godermi tutte le sensazioni che il mio corpo ancora riusciva a trasmettere al cervello, a godermi tutti i particolari di quell’immagine riflessa scorgendo il viso stravolto e impiastricciato di sperma che avrei giurato non fosse il mio.

Vedendo il matterello quasi tutto dentro il culo, il mio uccello riprese rapidamente vigore come se si fosse risvegliato da un profondo sonno, come se volesse partecipare ad una festa alla quale era giunto in ritardo. Lo guardavo stupito diventare duro davanti ai miei occhi quasi volesse trasmettermi  un eccitazione che sembrava essere solo sua.

Lo assecondai. Ripresi a muovere il matterello dentro di me con molta veemenza, come fossi stato colto da un raptus autolesionista affondavo quel bastone dentro il mio culo come se volessi sfondarlo. Tutte le mie inibizioni e tutti i miei tabù di maschio stavano crollando sotto i colpi che quel siluro lungo e caldo infliggeva al mio culo, più affondavo i colpi più era difficile trattenermi dal fare cose che non avevo mai fatto, iniziai a gemere senza preoccuparmi di essere sentito, la mia lingua cercava affannosamente i residui di sperma intorno alla bocca, desideravo sentire quel sapore, desideravo raggiungere quella cappella che dondolava davanti ai miei occhi, risucchiarla tra le mie labbra e sentirla nella mia bocca.. Il movimento sempre più rapido scuoteva il mio ventre e con lui sobbalzava il mio uccello turgido che mi incitava ad andare ancora più veloce, ancora e ancora fino a quando, il mio uccello ebbe un nuovo sussulto, lo afferrai istintivamente per dirigerlo verso la mia bocca, subito due spruzzi potenti mi centrarono la gola, un terzo mi colpì in pieno volto ed il quarto finì sui capelli.

La schiena e il collo non ressero più lo sforzo, puntai le mani sui braccioli della poltrona, le gambe caddero giù rapidamente e mi ritrovai quasi seduto con il culetto che sporgeva, il matterello iniziò a scivolare fuori, sembrava non finisse mai, toccò terra quando ne avevo dentro ancora un bel po’, spinsi leggermente per favorire l’espulsione dell’ultimo tratto e il matterello si posò per terra, l’ano rimase aperto qualche secondo pulsando freneticamente fino al suo riposo

 

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