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Racconti sull'Autoerotismo

Sara e gli strani casi della vita

By 6 Giugno 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Sara passeggiava per strada pensando agli strani casi della vita, solo fino a poche settimane prima la sua vita sembrava andare proprio come lei aveva sempre voluto, mentre ora tutto sembrava precipitare in un vortice senza uscita. Solo due settimane prima aveva superato l’esame di diritto privato all’università e a separarla dalla laurea mancavano solo l’ultimo esame, una tesi ormai quasi finita e un paio di mesi. Lo stesso giorno in cui aveva brillantemente superato quel penultimo esame il suo ragazzo le aveva chiesto di andare a convivere insieme.
Sara aveva toccato il cielo con un dito, ormai credeva che tutto fosse perfetto per lei e che niente potesse rovinare quel suo momento di immensa felicità’ ma quella gioia così grande dei giorni passati, ora, sembrava solo evidenziare maggiormente lo sconforto crescente che le pesava addosso in quel momento.
Un ragazzino in skateboard la urtò. Lei quasi stava per cadere, e fermò la sua caduta poggiando le mani sulle vetrine di un negozio: le vetrine di un sexy shop. La biancheria sexy esposta in vetrina le riportò alla mente l’inizio di quel brutto incubo, quando pochi giorni prima, invece della consueta lezione di step in palestra aveva deciso di fare una sorpresa al suo ragazzo.
Quel giorno Sara stava preparando le sue cose per la palestra, quando dal cassetto saltò fuori quel completino intimo rosa con cuoricini rossi, molto sexy che il suo ragazzo le aveva regalato per il suo compleanno. Questo le fece ricordare come lo avesse poi ringraziato per quel regalo, e il ricordo di quei passionali momenti le fece sentire un formicolio tra le gambe. Smise quindi di preparare il borsone per la palestra, si spogliò, e indossò quel completino. Si guardò allo specchio e vide una giovane 24enne dai lunghi lisci capelli castani, due occhi verdi e profondi, un visino un po’ acerbo da bimba con qualche lentiggine sulle guance; il seno, piccolo ma sodo, impreziosito dal reggiseno che si chiudeva maliziosamente sul davanti con un fiocchetto, la vita sottile, le gambe lunghe e snelle, e un sedere di cui era giustamente orgogliosa (viste le lunghe ore di palestra per tenerlo tonico e sodo) messo in risalto dallo striminzito tanga. Il suo ragazzo sarebbe impazzito vedendola così sexy. Completò il tutto con un paio di calze autoreggenti, un gonna longuete nera, una camicetta bianca e una spruzzata di profumo.
Raggiunse casa del ragazzo, e senza suonare (in fondo lui gli aveva dato le chiavi proprio per questo) aprì la porta ed entrò in casa.
La scena che vide appena aprì la porta le sarebbe rimasta indelebile nella memoria: il suo ragazzo che stava scopando sul tavolo della cucina la sua migliore amica.
Un accattone che iniziò a chiederle insistentemente l’elemosina la fece tornare alla realtà. Smise di fissare la vetrina nella quale si era persa poco prima e torno a camminare distrattamente verso casa.
Entrata a casa, sul tavolo della cucina gli estratti conti della banca e le lettere della società finanziaria le ricordarono, ammesso che mai avesse smesso di pensarci, la sua situazione patrimoniale.
Orfana di madre, morta dandola alla luce, era cresciuta solo con suo padre, un brillante broker di borsa, molto stimato e apprezzato nel suo ambiente. Suo padre era però morto in un incidente stradale sette anni prima (quando Sara era ancora 17enne) lasciandole comunque un notevole patrimonio, che avrebbe potuto garantirle un futuro sereno e senza grosse preoccupazioni, e che le avrebbe consentito di finire senza sforzi i suoi studi. I soldi erano però stati affidati ad un tutore legale, visto che lei era minorenne.
Anche compiuti 18 anni Sara volle comunque lasciare la gestione dei suoi soldi in mano al suo tutore, infatti lei non era per niente portata per la finanza, inoltre i suoi pensieri erano assorbiti dai divertimenti tipici della sua età e soprattutto dai suoi primi amori. Per tutti quegli anni gli estratti conti che periodicamente riceveva l’avevano convinta della bontà della sua scelta e poteva godersi tranquilla la sua agiatezza.
Ma ora quelle carte sul tavolo testimoniavano una situazione drammaticamente diversa: i suoi conti erano in rosso e le sue carte di credito erano state bloccate. L’incontro odierno con il suo avvocato era servito a chiarirle meglio la situazione nella quale era piombata pochi giorni prima.
Il suo ex tutore, ormai suo gestore patrimoniale, si era rovinato al gioco, e per coprire i suoi ingenti debiti aveva attinto ai conti dei suoi clienti riducendoli in rosso. In pratica a Sara restavano solo i soldi nel suo portafogli e quei contanti che lei usava tenere a casa,in totale circa 750 euro, che fatti due rapidi conti, bastavano appena a coprire le spese dell’affitto e delle bollette. Per tutto il resto, cibo e tasse universitarie su tutto, restavano pochi spiccioli.
Ricontrollare i conti, rileggere le comunicazioni della banca e delle compagnie delle carte di credito, la fecero solo sprofondare in una maggiore depressione, non sapeva veramente come uscire da quella situazione, le servivano dei soldi e le servivano in fretta, ma lei non aveva mai lavorato, non era capace di fare niente, e inoltre non aveva tempo per il lavoro, la sua laurea era più urgente: ottenere quel dannato pezzo di carta era il modo più semplice per uscire da quella situazione.
Sara continuava a guardare quelle carte, quelle cifre, che restavano dannatamente uguali quando all’improvviso il trillo del suo cellulare la fece sobbalzare. Rispose al telefono, le sue amiche stavano organizzando un’uscita in discoteca, una delle più belle discoteche della città, frequentata soprattutto da studenti universitari. Sara non era per niente in vena di uscire, i suoi pensieri erano rivolti a tutt’altro che al divertimento. Disse tutto ciò alla sua amica, ma lei insistette che uscire un po’ e svagarsi non poteva che farle bene, e continuò ad insistere finché Sara non decise di accontentare le sue amiche.
Meccanicamente, come tante sera aveva fatto, si preparò per andare in discoteca, e come sempre faceva quando usciva, curò particolarmente il suo look. Un vestitino elegante ma che valorizzava la sua figura slanciata, un filo di trucco, una spruzzata di profumo ed era pronta.
La passarono a prendere in macchina sotto casa, le sue amiche erano in tre, le aveva conosciute in palestra, anche loro ragazze giovani studentesse, carine quasi quanto lei. La loro vitalità la contagiò quasi subito, allontanando nei suoi pensieri la sua spiacevole situazione. Già in macchina iniziarono a ridere e scherzare, e a fare battute su chi di loro avrebbe attirato più attenzioni in discoteca, perché era inutile nasconderlo, delle ragazze così attirano sempre le attenzioni maschili ‘
Arrivarono in discoteca e puntualmente un sacco di occhi maschili iniziarono a posarsi su di loro, e subito qualcuno iniziò a provarci in modo più o meno goffo, più o meno simpatico.
La serata filava via tranquilla, sembrava quasi una serata come quelle che era solita trascorrere in passato, prima che tutti quei macigni le cascassero addosso. Sara rideva e scherzava come un tempo, solo ogni tanto un leggero velo le offuscava gli occhi, solo a brevi istanti una smorfia della bocca rivelava i suoi scuri pensieri fare capolino dall’angolino in cui, almeno per la serata, era riuscita a relegarli.
All’improvviso si avvicinò al gruppo di ragazze l’ennesimo bulletto, camicia bianca, abbronzatura da lampada, giubbotto di pelle, jeans griffati e un’aria fin troppo sveglia in viso. All’inizio il ragazzo fece le classiche battute del caso, ma dopo aver rotto il ghiaccio (in fondo era simpatico e spiritoso e in fin dei conti era anche carino) iniziò a fare degli strani discorsi.
Lo strano tipo iniziò a dire che ragazze così carine come loro dovrebbero esibirsi di più e che tutti meriterebbero di ammirare la loro bellezza e, perché no? anche guadagnarci qualcosa. I discorsi del tipo iniziarono a farsi un po’ troppo strani, e anche gli apprezzamenti che rivolgeva alle ragazze iniziarono a diventare troppo pesanti per la situazione, quindi il gruppetto di amiche decise di sganciarsi, trovando soccorso in un loro amico buttafuori che capì subito la situazione e fece alla fine allontanare lo strano tipetto.
Il buttafuori, amico di vecchia data di una di loro, gli offrì allora da bere, e il clima si distese di nuovo. Sara però dovette andare in bagno, così si scuso con gli altri e si avviò da sola verso le toilette del locale. In quel particolare locale le toilette degli uomini e delle donne sono una di fronte all’altra e sulla porta di quella degli uomini c’era lo strano tipo di prima che ricominciò con Sara il discorso di prima, dicendole che se lei era disposta ad esibirsi un po’ avrebbe potuto fare velocemente un po’ di soldi, ché alle studentesse un po’ di soldi in più fan sempre comodo.

Due giorni dopo Sara era in un camerino a scegliere della biancheria intima, di lì a poco avrebbe posato per delle foto, inizialmente in lingerie, per poi finire totalmente nuda davanti all’occhio indiscreto della macchina fotografica. Questa ‘attività’, del tutto legale, le avrebbe reso non meno di 1’500 euro, dandole un po’ di ossigeno, e consentendole di pagare le tasse per l’iscrizione alla seduta di laurea. Certo non era il tipo di ‘attività’ che ci si sarebbe aspettati da una brava ragazza, ma la sua situazione non le dava troppe alternative, e poi alla fine dei conti non faceva niente di diverso dalle molte star e vallette che per accrescere la loro notorietà pubblicano servizi e calendari osé. In fondo non stava mica vendendo il suo corpo, si trattava solo di fare delle innocenti foto senza veli ‘
Dal corridoio le ricordarono che mancavano pochi minuti al servizio, Sara allora scelse dal guardaroba un semplice e un po’ banale completino di pizzo bianco, e lo indossò.
Uscì dal camerino con il cuore che le batteva forte, le ginocchia tremavano un po’ e il passo era incerto. Arrivata sul set, mezza nuda, il suo viso avvampò alla vista di tutti quegli uomini intorno a lei. Il fotografo si avvicinò a lei, le disse di rilassarsi, di sdraiarsi sul lettone pieno di peluche che avevano preparato sul set e di iniziare a sciogliersi, magari giocando con i peluche, e lui avrebbe iniziato a fare i primi scatti, aspettando che lei fosse pronta a spogliarsi.
Sara si stese sul lettone, e prese in mano alcuni dei peluche, era però tremendamente imbarazzata, era tesa e si vedeva, non sapeva cosa fare e come muoversi.
Il fotografo dall’altra parte stava iniziando un po’ a spazientirsi, iniziò a dirle che sapeva quello che doveva fare, che ormai che era lì era tardi per ripensarci, e ormai doveva andare avanti, doveva rilassarsi, iniziare a sorridere e a mostrare il suo corpo e alla fine spogliarsi totalmente. Queste parole la scossero e la riportarono alla sua situazione, si ricordò che quei soldi le servivano davvero e allora decise di stare al gioco. Distese i lineamenti del viso in un sorriso nervoso e iniziò a muoversi cercando di sembrare ammiccante. Decise allora che il modo migliore di portare a termine quella ‘faccenda’ era quello di distogliere completamente il pensiero dalla sua situazione contingente ed iniziare a pensare a qualcosa d’altro. Iniziò allora a pensare ai suoi giochi erotici con i suoi ex partner e allora il sorriso divenne più disteso, le movenze più sicure e sensuali, e finalmente il fotografo sembrò contento di lei, iniziando a farle i complimenti anche per il suo bel corpo. Così quando il reggiseno cadde sulle lenzuola un paio di fischi di ammirazione la fecero un po’ inorgoglire, e mentre stava sfilando gli slip, ancora proteggendo da sguardi indiscreti la sua bella patatina (con solo un cespuglietto curato di peli ad impreziosirla) con alcuni peluche iniziò a pensare a chi avrebbe guardato quegli scatti. Iniziò a pensare a chi si sarebbe eccitato guardando quel suo bel corpo.
Nella sua mente vide allora giovani studenti appena adolescenti, che di nascosto si facevano le prime seghe sulle sue grazie. Immaginò quarantenni in carriera, che mandati in bianco dalle moglie sfogavano le loro frustrazioni sessuali su quel suo corpo giovane e bello e così ostentato. Immaginò giovani lesbiche eccitarsi e godere di lei, del suo corpo. Pensò ad arzilli vecchietti che grazie alle foto dei suoi seni, del suo culetto sodo ed elastico, della sua bella patatina avrebbero ricordato i bei tempi andati della giovinezza, in cui anche loro potevano mettere le mani su grazie paragonabili alle sue.
Il pensiero di questa platea trasversale di uomini e donne che avrebbe tratto piacere dal vedere il suo corpo le fece provare delle strane sensazioni, la fecero sentire desiderata e sensuale come non mai. Poteva quasi sentire le voglie che avrebbe sprigionato, il desiderio che si sarebbe accompagnato alla visione di quelle foto. E questo sentirsi desiderata le fece nascere un strano calore nel basso ventre.
Chiuse gli occhi e muovendosi in modo ancora più sensuale seguì il flusso di quei pensieri. I capezzoli iniziarono ad indurirsi e le mani istintivamente scivolarono sui seni a massaggiarli, a stringerli.
Le dita si chiusero sui capezzoli. Non erano più le sue mani, le sue dita che si muovevano in quell’abile modo sui suoi seni, ma erano le mani di un atletico diciassettenne. Le guance iniziarono a diventare rosse, ma non per la vergogna.
Ora un giovane trentenne appena mollato dalla ragazza le stava passando le dita sulle areole dei capezzoli disegnando dei cerchi che irradiavano forti sensazioni non solo nei seni, ma in tutto il suo corpo.
Un calore crescente tra le gambe attirò giù la sua mano, che scese delicatamente a sfiorare il suo clitoride, per scoprirlo già duro. E non era più la sua mano, ma era la mano di un quarantenne affascinante e brizzolato che si muoveva sapientemente sulla sua fighetta.
Le sue dita scesero sulle sue labbra trovandole già bagnate. Il medio iniziò a muoversi lungo l’apertura della fighetta, mentre l’altra mano stringeva forte un seno. Ora nella sua fantasia erano in due a prendersi cura di lei. Un giovane ragazzo di colore toccava con voglia i seni, mentre un ragazzo albanese la stava facendo impazzire con le sue dita sulla sua figa. Ormai Sara era abbondantemente lubrificata, un dito entrò in lei, nello stesso momento in cui pollice ed indice dell’altra mano strizzavano un capezzolo ed un primo gemito le sfuggì dalle labbra. Dietro i suoi occhi chiusi si concretizzavano immagini di peni di ogni dimensione indurirsi alla vista di lei e le dita nella sua figa diventarono due e un altro gemito le sfuggì dalle labbra. Il suo corpo si stava imperlando di sudore, ormai si sentiva percorsa da forti scariche di piacere e le sue mani ormai si muovevano furiosamente sul suo corpo per darle piacere.
Il ritmo delle sue dita che si muovevano dentro di lei era sempre più veloce e, il respiro era ormai rotto ed affannato, e ormai lei era totalmente abbandonata al piacere e la seconda mano scese a stimolare il suo secondo buchino, con tocchi sapienti e delicati di un dito, e dopo pochi secondi Sara venne in uno stupendo e liberatorio orgasmo che scosse il suo corpo e la fece gridare in modo selvaggio.
Le dita avevano preso a muoversi sempre più lentamente, il suo corpo si stava rilassando dopo le scosse dell’orgasmo, il respiro pian piano tornava normale, e Sara ad occhi chiusi assaporava il tiepido languore che la pervadeva dopo ogni orgasmo. Gli applausi e i fischi di apprezzamento dei presenti la riportarono alla realtà. Aprì di scatto gli occhi, e subito sentì le guance avvampare per la vergogna, avrebbe voluto sprofondare: si era masturbata davanti ad una decina di uomini ed una macchina fotografica, ed aveva anche goduto come non le succedeva da tempo…

il fotografo si complimentò con lei, e le disse che non avrebbe mai creduto che una ragazza all’apparenza così timida potesse esprimere così tanta passionalità al suo primo servizio fotografico.
Le foto realizzate erano molto meglio di quello che si erano prefissi all’inizio, e così il compenso le fu raddoppiato, e Sara fu molto felice di ciò.
Così finita quella strana giornata Sara tornò a casa, appagata, un po’ imbarazzata ma contenta per i soldi guadagnati.

Questo è il primo racconto che pubblico su questo sito. Spero sia apprezzato, specialmente dalle ragazze, a cui è particolarmente rivolto questo racconto. Aspetto critiche, commenti e suggerimenti boyshy@hotmail.it

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