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IL GIOCO DELLE PARTI

Ciao a tutti, mi chiamo Alma e…vorrei raccontarvi un’esperienza capitatomi proprio
di recente, una di quelle esperienze per nulla previste ma che hanno aggiunto ancora
più pepe alla mia storia.
Per chi non mi conoscesse sono andata via di casa appena compiuti i 18 e nel corso
degli anni (ora ne ho 22) ho riscoperto una autentica passione per la dominazione:
non solo mi piace sottomettere, mi eccita proprio umiliare, totalmente e senza
possibilità di ribellione…uomini, donne, coppie, dai ragazzini arrapati i cui cazzi si
induriscono non appena mi passo la lingua sulle labbra alle distinti signore tutte
impellicciate che nascondono l’età riempendosi di trucco; ho scoperto nella mia fin
ora breve esperienza che ogni persona nasconde una perversione, un desiderio così
nascosto e recondito che non ammetterebbe neanche sotto tortura. Ebbene, quando
sono con me si aprono completamente (in tutti i sensi) confidandomi tutte le loro
voglie…ed io, da dea misericordiosa, concedo loro tutto quello che chiedono.

Questa storia mi è accaduta qualche mese fa in un mattino di fine inverno come tanti
il cui freddo è mitigato dalla luce…un po’ di vento, qualche timido raggio di sole a
fare capolino tra le nuvole. Un mattino ideale per prendere un caffè bollente prima di
mettesi all’opera.
La notte ho fatto un sogno erotico molto spinto, non ne ricordo i dettagli ma mi ha
lasciato una voglia addosso che in quel frangente non posso soddisfare. Devo
incontrare un “cliente” la mattina presto, situazione inusuale per me, quindi con la
fica ancora bagnata faccio una doccia al volo (forse giocando più del dovuto con i
peli della mia patatina sotto il flusso dell’acqua), poi indosso mutandine bianche, reggiseno,
calze nere fino a sopra il ginocchio e un vestito blu elettrico che metta in
mostra le mie forme. Completo l’outfit con una borsetta bianca e soprattuto con un
cappotto pesante, fuori fa freddo e non voglio rischiare un malanno.
Esco di casa subito puntando il mio bar di fiducia e punto di ritrovo per i miei
appuntamenti, non pago mai il conto ma il barista mi conosce e in cambio di qualche
palpata di culo o visione delle mie grazie è più che contento di offrirmi le colazioni.
All’ingresso l’odore di caffè e cornetti appena sfornati mi riempie le narici e mi
ricorda vagamente il sogno appena fatto, forse era ambientato in un bar? O
riguardava dei giochi erotici con la crema? Non lo so, però come una scossa i
capezzoli si inturgidiscono e la fica ritorna a bagnarsi, sono accaldata e vogliosa.
Do un’occhiata in giro. I tavolini sono tutti occupati, la gente chiacchiera e non bada a
me.
Osservo attentamente: due coppiette, degli uomini anziani, alcuni adulti che bevono
insieme prima di andare a lavoro, qualche studente, e finalmente noto una sedia libera
accanto un tavolino occupato da un solo signore. Deve essere lui.
Anche da seduto ha un aspetto imponente, pare molto alto e ben messo…e poi è bello,
occhi azzurri, capelli neri ricci, barba non troppo curata. Veste con una cappotto a
giacca elegante e sfoglia distrattamente il giornale mentre aspetta l’ordinazione, ogni
tanto gira la testa come se cercasse qualcuno ma fondamentalmente non credo sia in
attesa di altri a parte me. Non ha la fede, non so se appositamente o meno ma almeno
ci prova ad essere single.
Non so molto di lui, a vederlo non sembra essere il tipo che avrebbe problemi a
rimorchiare ragazze ma so benissimo perchè proprio persone come lui si rivolgono a
persone come me. Vogliono realizzare i loro sogni.

Mi avvicino alla sua sedia muovendomi lentamente, quando gli sono vicino lui alza
lo sguardo un po’ sorpreso.
“Posso sedermi?” Chiedo con voce languida. “Le altre sedie sono tutte occupate.”
“Ma certo signorina, si accomodi!” Risponde guardandosi al volo attorno come se
cercasse di capire se la mia affermazione corrisponda a verità. Ma di sicuro poco gli
importa, chissà cosa farebbe nella sua testa ad una gattina in calore come me.
Tolgo il cappotto volgendomi direttamente a lui e svelo ciò che si cela dietro, il seno
è contenuto a stento dal vestito e le mie gambe giovani e vellutate rapiscono il suo
sguardo.
Mi metto comoda, accavallo le gambe e inizio la conversazione già sapendo di averlo
in pugno: “Grazie. E’ qui da solo?”
“Eh sì signorina, sto aspettando una mail di lavoro ma ancora niente.”
“Capisco, di cosa si occupa?”
“Be’ lavoro in una società di ricerca e svilippo, principalmente mi occupo di…”
Non gli lascio finire la frase: “Ah sei un pezzo grosso quindi!”
Tra l’altro passo dal “lei” al “tu” senza farmi problemi ma con uno scopo ben preciso,
lui non sembra farci caso.
Scopro che il suo vero nome è P****, è benestante, non è sposato, poi ci interrompe il cameriere che chiede la mia ordinazione e al tempo stesso gli porge un semplice caffè.
Iniziamo a chiacchierare del più e del meno e noto subito che utilizza un ottimo
lessico, sicuramente è un punto a suo favore perchè mi eccita molto più scopare gli
uomini colti rispetto ai morti di figa che non sanno inanellare due parole.
Poco tempo dopo arriva anche la mia colazione, cappuccino con molta schiuma e
piccolo cornetto alla nutella, anche questa scelta non è casuale.
Sorseggio il cappuccino ascoltando i suoi discorsi ma lascio volutamente della
schiuma sulle mie labbra per poi guardarlo negli occhi, sorridere, e leccarmi con
gusto esagerando il movimento della mia lingua.
Inizia ad essere leggermente imbarazzato ma non cade nella trappola, mi chiede della
mia vita, dei miei progetti futuri, così rincaro la dose di troia che recito strusciando da
sotto al tavolo la mia gamba contro la sua.
Si blocca per un attimo e mi lancia un’occhiata interrogativa, forse cercando di capire
se l’avessi fatto apposta o meno, io rispondo alla sua domanda mentale addentando il
cornetto e spingendolo in gola tutto in un colpo, mettendo in mostra le mie abilità di
gola profonda. Non che sarebbero servite nella situazione prospettata quel giorno.
A questo punto interrompe del tutto di parlare e sono io a rispondere alle sue
domande, incalzandolo; inizio a giocare con i doppi sensi nelle mie frasi mentre la
mia gamba continua l’opera, un movimento lento ma deciso, sensuale, che farebbe
indurire il cazzo a chiunque.
A questo punto sono curiosa di tastare il suo di cazzo, faccio finta di far cadere il
cucchiaino e ne approfitto per togliere la scarpa, lui non lo sa ma ora il mio piedino
affusolato avvolto dalla calza è libero di spostarsi verso il centro dei suoi pantaloni
come meglio crede.
Torno a bere il cappuccino e mi comporto come se nulla fosse, continuo a strusciare il
mio piede lungo la sua gamba per poi arrivare all’interno coscia e avvertire un brivido
da parte sua: ha capito che sono scalza e adesso è come paralizzato, si gode il
momento senza più interagire. Il massaggio continua a salire, dalla coscia metto il
piede quasi in orizzontale arrivando proprio alla sua patta, mmmh, è durissimo e
sembra pure bello grosso, lo sento irrigidirsi e pulsare sotto la pianta del piede…non
era previsto ma mi viene tanta voglia di masturbarlo lì, sotto il tavolo dove nessuno
tranne noi sa cosa sta succendendo, utilizzando il mio giovane piedino smaltato per
dargli piacere.
Presa dai miei pensieri mi porto un dito davanti la bocca e gli faccio cenno di restare
in silenzio mentre continuo l’opera, il mio piede si muove su e giù lungo il suo cazzo,
lo premo con violenza per poi rilasciarlo, lo schiaffeggio, uso le dita per insinuarmi
un minimo sotto di lui e solleticargli le palle, torno a dedicarmi al suo cazzone duro
per bene e riprendo una lenta masturbazione aiutandomi con pianta, alluce e indice.
Si vede che è in trance, freme di piacere, non resiste, vorrebbe sborrare ma non può
(o magari non vuole), è completamente in mio potere.
Così, come tutto è iniziato dal nulla, all’improvviso ritiro il piede e rimetto la scarpa;
lui d’un tratto si sveglia dal sogno, mi guarda, non capisce, è quasi deluso…ma ho in
serbo ben altro. Mi alzo in piedi sculettando, indosso il cappotto e gli ordino:”Vai a
pagare per entrambi, poi seguimi. Io vado fuori, non farmi aspettare.”

Reagisce senza rispondere, si alza di fretta coprendo l’erezione con il cappotto e lo
vedo dirigersi alla cassa mentre gli volto le spalle. Mi sarei divertita quella mattina.
Sono fuori e mi colpisce la frizzante aria invernale, i capezzoli si inturgidiscono
nuovamente ma so che non è merito solo del vento, sono bagnata.
Ripenso alla conversazione via Telegram avuta qualche giorno prima: vuole che io
indossi uno strapon e lo inculi fino a farlo venire. E’ una fantasia ricorrente negli
uomini: nella vita reale non ammetterebbero mai quanto adorino essere dominati,
sottomessi, sodomizzati, mentre con me era tutto più facile. Chissà se il suo culo
sarebbe stato peloso o glabro, sfondato o stretto, pieno di grinze o sodo…lo avrei
scoperto presto.
Nemmeno il tempo di ragionarci su che il signore esce dal locale, mi cerca, mi
raggiunge, è visibilmente eccitato e smanioso di dirmi qualcosa ma non glie ne
concedo la possibilità perchè sono io a parlare: “Dì la verità, hai i coglioni pieni di
sborra vero? ALT, NON PARLARE. Annuisci solamente.”
Mi guarda, abbassa lo sguardo, fa cenno di sì con la testa.
“Come immaginavo. Seguimi a distanza, abito poco lontano. Stamattina sarai la mia
cagna in calore, e sappi che giocherò con te in qualunque maniera mi aggrada. Se non
accetti dillo subito e gira i tacchi, altrimenti voglio sentire una sola frase: sì,
padrona.”
Lui è un po’ spiazzato ma non perde neanche un secondo, la sua voce da sottomesso
sussurra ciò che voglio sentire. “Sì, padrona.”
Ottimo.
Torno sui miei passi, seguo la via verso casa senza voltarmi nemmeno una volta per
sapere se mi sta seguendo o meno, semplicemente, so che lo sta facendo.
Arrivo al portone del palazzo, aspetto che entri dopo di me e per mettere in chiaro
ancora di più i nostri ruoli gli afferro il cazzo ancora durissimo da sopra i pantaloni,
avviandomi per le scale e trascinandolo come se fosse un pacco preso da un manico.
La sproporzione di altezza è evidente, io sarà alta 1,70 mentre lui almeno 1,85 eppure
mi segue docile come un cagnolino rimanendo in religioso silenzio.
Dopo due rampe arriviamo al mio appartamento, lo faccio entrare, chiudo la porta a
chiave.
Solo a quel punto si rivolge a me un po’ preoccupato: “Padrona…scusi, cosa mi farà?”
Gli lascio il cazzo e gli afferro le palle causandogli dolore, cosa gli farò non gli è dato
saperlo: “Ti ho datto il permesso di parlare, coglione??? Sei la mia troia oggi, non
deve interessarti ciò che farò. Tu obbedisci e basta!”
Lo porto in camera mia sempre trascinandolo per le palle, l’aria è satura di sesso, ci
sono indumenti intimi sparsi ovunque ed il letto è disfatto…ricordo solo adesso che
ieri notte prima di addormentarmi mi ero masturbata con un grosso vibratore nella
fica ed è ancora lì tra le lenzuola, sporco e odoroso di secrezioni vaginali.
Lui annusa l’atmosfera, ne è chiaramente inebriato, il suo cazzo inizia a pulsare come
fosse cuore che batte.
“Adesso spogliati” gli ordino “E dammi il tuo cellulare.”
“Ma…pure il cellulare devo darle, padrona?”
“ANCORA PARLI???” Gli do un calcio dietro al ginocchio facendolo piegare, poi gli
spingo la mia scarpa sulla schiena buttandolo giù a 4 zampe.
“Tu puoi parlare solo se ti do il permesso. Adesso dammi il tuo cazzo di cellulare e
dammi pure la password va, che se ti comporti male tutto questo va a finire su
internet.”
Obbedisce in un misto tra l’eccitato e il timoroso, sfila dalla tasca il suo telefono, me
lo passa ma lo metto subito da parte perchè di fatto non me ne frega un cazzo del suo smartphone, poi sempre da quella posizione inizia a togliersi la giacca.
“Togliti TUTTO.” Gli ripeto audace, godendomi la scena.
Via la giacca, via il maglione, via la camicia, rimane a torso nudo…mi supplica con lo
sguardo di poter parlare, glielo concedo giusto perchè il suo fisico mi attizza:
“Padrona, mi scusi…da questa posizione non riesco a togliere il pantalone…mi dà il
permesso di alzarmi?”
“Ahahahahahah col cazzo! Tu rimani così! Abbassati pantaloni e mutande e tira giù
tutto fino alle ginocchia, ora ti scopo come la peggiore delle sgualdrine!”
Rimane quindi a pecorina poggiando entrambe le ginocchia a terra mentre con una
mano cerca di sfilare i pantaloni, è una vacca da monta che non vedo l’ora di
montare…mi viene in mente quel dildo lasciato sul letto ancora sporco che potrebbe
fare al caso mio, lui nel frattempo si è abbassato le mutande scoprendo un culo tutto
depilato e dal buco profondo; allo stesso tempo il suo cazzo svetta prepotentemente
fuori dai boxer in completa erezione.
Anche questo è completamente senza peli, lungo ma soprattutto largo, la cappella è
rosso fuoco, grossa, sulla cui punta già si vedono delle goccioline di sperma…ma
dovrà sudarsela questo giro.
“Adesso poggia la faccia a terra e allargati bene il buco del culo, puttana che non sei
altro.”
“Sì padrona, quello che vuoi padrona.”
Con le mani se lo dilata per bene e sembra già mezzo sfondato, segno che è tutt’altro
che vergine nel culetto. Altro che quel coglione di Flavio, con lui faticavo pure per
infilarci due dita!
Voglio masturbarmi con qualcosa perchè non resisto ma mi viene un’idea in mente,
con lui impegnato a tenere largo il buco tolgo le mie mutandine e gli ordino di girarsi
verso di me senza mai distogliere la presa dal suo culo…riesce a fatica ritrovandosi la
faccia proprio davanti la mia fica pelosa e grondante umori.
Accendo il vibratore, me lo infilo molto lentamente nella vagina mentre lui guarda la
scena attonito, l’odore di sesso che emano ecciterebbe pure il prete più casto del
convento. Mentre il cazzo di gomma entra di forza dentro di me provo brividi di piacere, mi
penetro con calma, in profondità, e per la situazione che sto vivendo sono a pochi
secondi dal raggiungere già il mio primo orgasmo.
Ma il mio uomo-giocattolo di oggi è lì che mi aspetta…gli dico di girarsi nuovamente
dall’altra parte, con il culo verso di me che dovrà alzare il più possibile, prendo la
cintura strap on dalla borsetta e ci aggancio il vibratore. L’emozione di possedere un
cazzo (seppur finto) è sempre stimolante, la base del dildo preme sulla mia fica e
sfrega tra le labbra vaginali, la punta è bagnata dai miei umori e punta dritto al suo
buco del culo.
Wow, con lui che lo tiene così dilatato sembra un buco nero…mi appoggio a lui e
spingo in maniera violenta senza preavviso lasciandogli sfuggire un verso più simile
a un rantolo che ad un gemito:”Aaaaaaah! Aaaaaaaaaah! Sssssssì!”
Sto inculando uno sconosciuto senza ritegno come fosse una puttana appena caricata
in auto.
Inizio a stantuffare prendendo sia forza che velocità, lui memore dei miei ordini non
parla ma emette suoni di piacere, suoni che si mischiano al rumore di cagna bagnata
della mia fica e allo sbattere delle mie cosce contro il suo culo. “SEI LA MIA
VACCA, LA MIA TROIA, LA MIA PUTTANA!” Gli urlo.
“Sì padrona, la prego, faccia del mio culo ciò che vuole!”
“DILLO CHE VUOI ESSERE INCULATO ADESSO, BASTARDO! PREGAMI
DI CONTINUARE!”
“Ooooh sì per piacere, rompa il mio culetto con tutta la sua forza padrona! Sono la
sua troia!”
Spingo ancora più forte, mi sembra di vivere un film porno BSDM con protagonista
Sasha Grey che incula qualche sua collega, a questo pensiero gli osservo il cazzo tra
le gambe ed è così duro ed in debito di ossigeno che sembra un marmo violaceo, lui
non ha più contegno e grida “AH, ah, che bello! Sì padrona lo sfondi tutto!”
“MA SEI PROPRIO UNA TROIETTA! QUANDO USCIRAI DA QUI NON
POTRAI SEDERTI PER UNA SETTIMANA!” Rallento un attimo il ritmo, esco dal
suo culo e subito vengo fermata “Nooo padrona la prego, mi inculi! Mi inculi come
una vacca da monta, farò tutto ciò che vuole!”
Prendo il suo telefono e scatto qualche foto al suo culo apertissimo e slabbrato, poi
faccio partire la registrazione video in cui mi avvicino e di nuovo, nella maniera più
violenta che posso, lo inculo fino in fondo.
“Aaaaaaaaaah sì, sì padrona! Mi sta sfondando tutto!”
“GODI! GODI PER ME, TROIETTA!” Vado avanti e dietro come una professionista
mentre registro, a un certo punto non resisto più tanto è il calore che emano e mi
strappo via ciò che resta dei miei indumenti, rimanendo con le tettone al vento che
rimbalzano tra loro mentre mi muovo su di lui.
Me ne sbatto il cazzo ora del video, voglio godere anch’io.
Lancio via lo smartphone e mi dedico completamente all’inculata spingedomi più in
profondità possibile, poi gli prendo il cazzo con una mano e inizio a segarlo
stringendolo più del dovuto. Non sono affatto delicata, vado veloce sia con la mia
manina sia con il ritmo del bacino…lui è allo stremo, vuole schizzare via dai coglioni
tutta la sua sborra è evidente, ma gli stringo la base bloccandomi con i colpi
all’improvviso, godendo della sua reazione contrariata.
“Nooo la prego padrona la prego!”
“PUTTANA! DIMMI, COSA C’E’ ORA?”
“Voglio essere inculato, la supplico, mi faccia sborrare mentre mi incula!”
Accolgo la sua supplica, prima gli graffio un po’ le palle con le unghie e poi lo
riprendo in mano ad un ritmo forsennato, sempre con lo strapon ben piantato dentro
di lui.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH” esclama, “AAAAAAAAAAAAAAH!” la
sua voce diventa stridula e dopo un paio di minuti finalmente viene sconquassato
dall’orgasmo, gli lascio scaricare fiotti si sborra direttamente sul pavimento…4,5,6
schizzi a getto, quanto vorrei venire anche io nel suo culo!
Da mistress non resisto più, ho un orgasmo devastante che mi lascia così senza forza
da farmi appoggiare alla sua schiena improntando le mie tette direttamente sulla sua
pelle nuda.
“AH CHE BELLO, CI VOLEVA PROPRIO LA SCOPATA CON UNA VACCA
COME TE!” esclamo soddisfatta.
Lui è a terra esausto e poggia la sua pancia sul pavimento imbrattandosi del suo
stesso seme, ora sì che sembra realmente la peggiore delle puttane.
Ne approfitto per sfilarmi e noto ancora una volta quanto si sia allargato il suo buco
del culo…non voglio lasciarlo così, osservo cosa c’è nella stanza e wow, trovo proprio
ciò che mi serviva. Una banana sul mio comodino con la quale mi sono masturbata
più volte, lì da giorni, stuzzica la mia fantasia, la prendo e gliela spingo su per il culo
più che posso.
“Rivestiti senza pulirti. Questa banana rimane nel culo fin quando non arriverai a
casa. Ci siamo capiti, puttanella?”
“Sì…sì padrona…sono la sua puttanella obbediente…”
“Bene. Adesso pagami e vattene che ho da fare. Ci sono altre puttane come te da
violentare.”
“Sì padrona, certo, certo…”
Si rimette i vestiti sporcandoli di sborra, poi tira fuori il portafoglio e con lo sguardo
basso mi porge delle banconote ma nemmeno le conto, mi limito ad indicargli la
porta d’uscita.
Va via con il culo rotto, le palle svuotate e lo sguardo sognante, mentre io ho
finalmente scaricato tutta la tensione sessuale accumulata dalla notte precedente.
Chissà se ci sarebbero stati altri incontri con lui, secondo i suoi desideri la volta
successiva lo avrei dovuto sodomizzare al massimo infilandogli nel culo qualcosa di
molto più grosso…la mia mano ad esempio.
Uso quella stessa mano per pulirmi la fica gocciolante del mio stesso succo.
La giornata era iniziata bene.

Per commenti o altro scrivere a martalma2000@hotmail.com

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