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Racconti 69Racconti CuckoldTrio

Come diventai cuckold

By 4 Giugno 2012Febbraio 9th, 2020No Comments

Passarono alcuni anni dall’episodio del treno e sebbene una vita sessuale molto appagante, ogni tanto mi masturbavo pensando a quella situazione così improvvisa e non cercata. Ho cominciato così a trasferire l’episodio del treno nel menage familiare, mentre facevamo l’amore pensavo se quel nerbo, una ventina di centimetri, lo prendesse mia moglie Maria e godevo da matti. Era solo un mio pensiero, non avevo il coraggio di esternarlo. Maria, cresciuta con principi molto rigidi era arrivata vergine al matrimonio ed anche la prima sera ho dovuto faticare non poco per consumare un rapporto completo. Una breve descrizione di Maria: piccolina, non arriva al metro e sessanta, un corpicino ben fatto con un seno stupendo, un sedere perfetto e dei capelli ricci da favola. All’epoca aveva 21 anni, ci siamo sposati che era quasi diciannovenne. Dicevo che non potendo esternare questa mia natura bisessuale ho ricercato ancora una volta di provare l’emozione del treno in un cinema porno. L’occasione mi si presenta quando lei torna al suo paese per andare a trovare i genitori. Io dovevo lavorare anche nel fine settimana. Entro, dopo aver fatto il biglietto, e resto in piedi fino ad abituarmi dell’oscurità della sala. Trovo posto nelle ultime file e mi siedo, lo schermo proiettava immagini di una donna bianca con uomini di colore e nel vedere quelle scene va da se che qualcosa comincia a muoversi nei pantaloni. Nel frattempo un uomo brizzolato si era seduto alla mia destra, non ci feci caso e continuai a guardare quelle scene, solo il calore di una mano sulla mia gamba, alcuni minuti più tardi, mi porta alla realtà. Aveva il cazzo di fuori, si stava masturbando e mi carezzava la gamba, un tremore mi prese ma lo lasciai fare. Dopo un paio di minuti e vista la mia compiacenza, mi prese la mano e se la portò sul suo cazzo che io presi in mano. All’epoca ero totalmente glabro, dimostravo meno della mia età e spesso ero stato oggetto di sguardi maschili. Erano passati solo un paio di minuti che giocavo con il suo membro che, avvicinatosi al mio orecchio mi disse di andare con lui, gli risposi che avevo timore che qualcuno potesse vederci e non sarei stato tranquillo. Rise e rispose che non pensava per niente al bagno del cinema, ma a casa sua. Titubante risposi di si, abitava non molto distante, entrammo in un portone e salendo le scale avevo la sua mano sul culetto, aprì il portone di casa ed entrammo. Mi face accomodare sul divano, mi offri un’aranciata e si mise comodo. Sbottonò la patta, lo ricacciò fuori e finita l’aranciata mi fece abbassare e me lo mise in bocca, un buon sapore quelle goccioline pre-coito, ci giocai per una decina di minuti finché non mi prese per mano e mi portò nella camera da letto, mi diede un bacio in bocca e nel frattempo mi spogliava. Mi adagiò a pancia in giù e cominciò ad inumidirmi il buco, allargò le mie gambe con le sue e avvicinò il glande al buco. Giocò per un po’, lo roteava fintanto che non lo spinse ed entrò. Stette fermo per un po’ e poi cominciò un su e giù meraviglioso finché sei o sette fiotti caldi m’inondarono e finii senza neanche toccarmi. Stemmo per un po’ sul letto senza parlare, fino a quando non mi mossi per andare a lavarmi e mi rivestii.
Le due esperienze gay vissute (storia del treno e del cinema) avevano messo in subbuglio la mia personalità, come se fosse scattata una molla erotica incontrollabile. Ho ripetuto qualche uscita nei cinema e, pur incontrando belle situazioni, sentivo che volevo qualcosa di più. Ripensavo in continuazione ad una situazione che ha coinvolto me e mia moglie nel periodo in cui eravamo a Messina, per lavoro. Una circostanza che allora non avevo capito. Eravamo appena sposati e la solitudine della città non ci spaventava. Uscivo alla mattina per recarmi al lavoro e Maria passava il giorno tra la casa e l’uscita per la spesa. La sera, dopo cena, una passeggiata per il centro. Questa la giornata tipo salvo il sabato e la domenica dedicata alla visita dei centri nei dintorni, sino a Taormina e Catania. Fu proprio, un sabato, a Catania che incontrammo Salvo, il geometra della sede siciliana. Gli presentai mia moglie e fummo invitati per un aperitivo in un bar di Via Etnea. Discutemmo del più e del meno per una buona mezzora, Maria rimase ben disposta ai racconti di Salvo, lo trovava simpatico e non ebbe niente da obiettare, avevamo in programma un ristorantino ad Ognina, quando ci disse che lui viveva solo e gli avrebbe fatto piacere farci assaggiare la sua cucina. Viveva in un piccolo appartamento, ben arredato, in una traversa di Via Etnea. Ci fece accomodare sul divano e cominciò a darsi da fare per preparare il pranzo, Maria chiese se servisse una mano, accettò volentieri. Il pranzo, ottimo, fu reso ancor più piacevole dai racconti e dalle barzellette che Salvo raccontava con maestria. Il vino ci rese ancora più allegri. Salvo iniziò una barzelletta ma subito si fermò: è un po’ spinta ‘ disse e Maria divenne rossa ancor prima di sentirla e Salvo, accortosi dell’ingenuità di Maria, disse: meglio di no, Maria credo non gradisce. Notavo gli sguardi, i complimenti di Salvo verso Maria, che arrossiva ed abbassava gli occhi. Allora non li capii, come pure i doppi sensi delle sue barzellette. Ci propose, visto che era sabato, di restare a dormire da lui in quanto la domenica ci avrebbe fatto da cicerone e di passare il pomeriggio al cinema, davano la prima di Fantozzi, accettammo volentieri. Arrivammo al cinema poco oltre i giardini Bellini. La sala era semideserta, Salvo s’incamminò verso le ultime file e ci fece accomodare, Maria era nel mezzo. Dopo un po’ il buio, il film inizio, Maria si mise sottobraccio appoggiandosi con la testa sulle mie spalle e tra risate a crepapelle ci dimenticammo di Salvo, lo guardai per approvare la scelta del film ma il suo era uno sguardo serio, quasi assente. Lo spettacolo andava avanti, ogni tanto Maria si stringeva, ad impulsi, di più al mio braccio. Fine del primo tempo, luci in sala e in cerca dello sguardo di Salvo noto che aveva il braccio di là dal bracciolo, sullo spazio lasciato libero da Maria per avvicinarsi a me. Maria aveva il viso rosso e ho notato che il vestitino leggero era sicuramente un po’ su per lei solitamente pudica. Gli dissi in un orecchio di abbassarlo. Le luci si spensero, iniziò il secondo tempo. Ogni tanto sentivo Maria contrarsi e stringere forte il mio braccio, non gli diedi peso e continuai a vedere il film. Ad un’ennesima contrazione di Maria chiesi cosa avesse e lei mi rispose che Salvo la stava toccando nonostante si fosse scansata diverse volte; un misto di rabbia e d’eccitazione mi prese alla testa e ripensando alle mie esperienze passate avevo il cazzo che mi esplodeva nei pantaloni. Replicai che forse si sbagliava. Non avevo la forza né la voglia di reagire, tanto era la mia eccitazione. Diedi uno sguardo furtivo alle sue gambe e notai il vestito arrivato a mezza coscia ma Salvo era li fermo. Gli dissi di tirarlo giù, cosa che lei fece. Il film terminò, uscimmo ed andammo a prendere un gelato. Salvo si rivelò ancora una volta un mattatore con le sue storie, ma scorsi che Maria non ne rideva più come a pranzo. In un momento che restammo soli, Maria mi disse che si vergognava e che voleva tornare a casa ed io gli risposi che figura ci facciamo, e poi ci sono io. In quel momento l’idea di saperla scopata da Salvo iniziò a martellarmi il cervello. Una volta di nuovo in casa ci sedemmo sul divano, Maria andò a rinfrescarsi, e Salvo pensava a cosa fare per cena, lui voleva mettersi ai fornelli ma gli proposi di prendere qualcosa in rosticceria, accettò. Dissi a Maria che scendevo per andare in rosticceria e lei restò imbambolata, come avesse paura. La tranquillizzai ed uscii. Faticai un bel po’ a trovare la rosticceria, forse a causa del pensare a Maria sola con Salvo mi ero talmente eccitato ad immaginare cosa stessero facendo che allungai il percorso. Tornai dopo un’oretta, suonai al citofono e dovetti attendere buoni cinque minuti che mi aprissero. Salgo con il cuore in gola, mi apre Salvo in pantaloncini corti che mostravano due gambe robuste, Maria è sul divano, silenziosa. La saluto e lei, quasi assente, non mi risponde e solo una battuta di Salvo le fa tornare un sorriso sulle labbra. La cena va avanti allegramente solo grazie alla simpatia del nostro anfitrione. Finita la cena Maria dice di voler tornare a casa e Salvo non insiste nel farci rimanere ed andiamo.
Lasciata Catania, alla volta di Messina, Maria rannicchiata sul sedile, per tutto il viaggio, non disse una parola. Cercavo di darle chiacchiera ma reagiva con dei borbottii e la lasciai nei suoi pensieri. Arrivati a casa sistemò le sue cose e corse in bagno per una doccia, capivo che qualcosa era successo! Lei sempre così solare. Nella mia mente scorrevano probabili scene di cosa potesse essere accaduto, ero eccitatissimo e nulla potevo fare se non aspettarla che uscisse dal bagno. A questo punto una descrizione di Maria è d’obbligo: arrivata al matrimonio che era vergine, ho rispettato il suo volere, poiché d’educazione rigida, cresciuta in una famiglia all’antica. Tra noi solo effusioni spinte ma senza alcuna penetrazione sino alla prima sera. E’ di statura piccola, ben modellata, un seno da coppa di champagne, la pelle olivastra e vellutata, le gambe ben tornite, un ciuffo scurissimo le copre il pube. Ricordo il piacere nel sentire il mio cazzo entrare con molta difficoltà nell’antro dell’amore, un calore piacevole mi avvolgeva l’asta e nonostante i pochi mesi da quella prima volta, è rimasta ancora molta stretta. Del sedere, tondo, manco a parlarne si è sempre rifiutata. Esce dal bagno con addosso l’accappatoio e scappa di corsa nel letto, senza dire nulla. La seguo, m’infilo tra le lenzuola ed inizio a stuzzicarla carezzandole il seno. Niente. Mi girò le spalle cercando di evitare le mie carezze. Gli chiedo diverse volte cosa avesse ma non ottenni risposta, la rigirai verso di me e colsi che lacrimava. Carezzandole dolcemente il viso gli chiesi cosa avesse e se ne voleva parlare, mi rispose che aveva vergogna:
Vergogna di cosa? ‘ gli chiesi – Di quello che è successo con Salvo! ‘ rispose. Un brivido di piacere mi percorreva la schiena, ero eccitatissimo ma cercai di minimizzare facendo finta di non capire:
Pensavo ti avesse sfiorato involontariamente le cosce al cinema e tu chissà cosa avrai pensato ‘ gli dissi e lei rispose che non si trattava del cinema ma che anche al cinema non era un tocco casuale: è stato per tutto il film con la mano ad accarezzarmi le gambe sino ad arrivare agli slip ‘. mi vergogno. La stringo di più e continuo a carezzarla un po’ dappertutto, sino ad arrivare tra le sue cosce per poi risalire lentamente verso il suo boschetto, mentre le baciavo il collo. E tu perché lo hai lasciato fare? – Gli chiesi – io non credevo che arrivasse a tanto ‘ mentii spudoratamente. Quello che desideravo, in quel momento, era farle rivivere la situazione attraverso il suo racconto per saziare la mia libidine, oramai alle stelle. Con un dito ero sul suo clitoride, lo carezzavo delicatamente. Porco!! Ma come si è permesso? Pensavo fosse una persona con cui si potesse allacciare un’amicizia! ‘ dissi ‘ e tu non potevi alzarti, cambiare di posto? ‘ e lei ‘ ho avuto vergogna e avevo paura che tu potessi litigare. Cercai ancora una volta di non dar peso alle sue parole sminuendo la gravità dell’accaduto: e che sarà mai! Dai facciamo l’amore e non pensiamoci più ‘ dissi mentre le carezzavo con più vigore la sua fighetta che iniziava a dar segni di eccitazione. Tranquillizzata per la mia comprensione cominciò ad ammorbidirsi e ci baciammo profondamente, passai su di lei continuando a carezzarle i seni, mettendo il mio arnese tra le sue gambe, senza penetrarla, la strusciavo. Iniziò a riscaldarsi. Alcuni minuti e le sussurro dolcemente nell’orecchio, come uno che ci ripensa: ma avevi detto che non si trattava solo di quello che è successo al cinema, c’è altro? Lei si blocca e incomincia a piangere, continuo con le effusioni e dolcemente la tranquillizzo che può dirmi tutto e che non avrei fatto scenate. Continuavo a baciarla ma lei niente, non reagiva più alle carezze. Che cosa è successo? chiesi. Questa la sintesi della sua confessione estorta dolcemente tra una carezza ed un bacio:
Non appena sei uscito per andare in rosticceria mi ha chiesto se volessi bere qualcosa ed io ho risposto di si, tanta era la vergogna che provavo in quel momento che avrei voluto scomparire. Ha riempito di cognac due bicchieri nonostante avessi chiesto qualcosa di analcolico. Con un sorriso mi ha esortato a bere dicendomi di non preoccuparmi, che anche se mi fossi ubriacata c’era sempre un letto per dormire. Si è seduto anche lui sul divano ed abbiamo bevuto, mi sentivo le gambe tremare, io sola in casa con un uomo che non eri tu. Lui accortosi della mia timidezza si avvicina e mi carezza il viso dicendomi di quanto fossi bella, arrossisco ancora di più, e nello stesso tempo poggia la sua mano sul ginocchio. Ero immobile, tremavo, lui si è fatto più audace anche nelle parole chiedendomi se mi fossero piaciute le carezze al cinema. Non ho risposto, tanta era la vergogna che provavo, la sua mano continuava a salire sfiorando leggermente la pelle. Sentivo che mi fissava anche se avevo lo sguardo sulla sua mano che entrava nelle mie mutandine. Ero bloccata. Non capivo più niente mentre mi baciava ora sul collo ora sulle labbra. Giocava con le dita li, diceva che non aveva mai sentito un fighetta più stretta della mia. Si alza e prendendomi per mano mi porta in camera, mi mette di traverso sul letto e lui inginocchiato mi tira verso la sponda del letto entrando con il viso tra le cosce mordeva gli slip fino a toglierli e continuando a leccare si spogliò. Cercavo di non guardarlo. Mi viene sopra e mi bacia in bocca mentre con le mani mi carezzava le cosce cercando di alzarle. Sentivo il suo cazzo premere sull’inguine in un movimento dal basso verso l’alto. Ad ogni movimento la corsa diventava più corta fino a fermarsi sul buchino. Non entrava, cercava con la mano di aiutarlo, sfregandolo sulle labbra, finché si posiziona e spinge il coso tutto dentro. Provo un dolore intenso per l’irruenza ma dopo un po’, nonostante cercassi di essere passiva e non dar segno di godimento, un piacere intenso mi assale e godo diverse volte prima che sento un calore nella pancia. Mi è venuto dentro. Restiamo un po’ in quella posizione, lo tira fuori, si alza, mi tira a sedere sul bordo del letto, vuole che lo prenda in bocca. In quel momento hai suonato il campanello e ci siamo ricomposti velocemente.
Mentre facevamo all’amore la stuzzicavo dicendo che non ci credevo e che era tutta una sua fantasia ma che se fosse stato vero l’avrei perdonata, non dovevo lasciarti sola con Salvo. Lei godeva e piangeva sotto i miei colpi, le sue gambe strette intorno al mio bacino mentre inarcava la schiena per meglio agevolare l’azione. Finimmo insieme abbandonandoci stremati sul letto. L’indomani a colazione gli chiesi la prova di quello che aveva raccontato la sera prima e lei mogia, andò in bagno e tornò con le mutandine tolte la sera prima. Una macchia giallastra con un forte odore d’uomo ricopriva lo slip. La guardai, lei abbassò lo sguardo, e la rassicurai che il fatto non avrebbe intaccato l’amore per lei e tornammo a letto.
La trasferta di lavoro a Messina si avviava al termine, ancora un paio di settimane. L’amicizia con Salvo è andata oltre il lavoro, spesso andavamo al campo di tennis dove tentava di insegnarmi ad usare la racchetta, con scarso profitto da parte mia. Fu proprio dopo una lezione di tennis, negli spogliatoi che ebbi modo di vederlo nudo. Un fisico asciutto, nonostante i suoi quarantacinque anni, con una evidente muscolatura nei posti giusti ed un sesso, di colore scuro, che nonostante a riposo palesava già cosa poteva essere in erezione. Sono sicuro che superasse i ventitre centimetri con una circonferenza mostruosa, solcato da venature impressionanti. Pareva scolpito. Il circolo del tennis era dotato di sauna, spesso la trovavamo troppo piena, quel giorno, stranamente eravamo soli e potemmo chiacchierare distesi sulle panche tutte per noi. Chiesi come mai non avesse ancora una famiglia nonostante fosse un bell’uomo, brillante ed una buona posizione economica e sociale. Fece una risata e tornando serio ribadì che era troppo preso a consolare le mogli di altri che non ha mai pensato di averne (solo) una. Non credo che abbia visto il mio rossore considerato la poca luce nella sauna. Continuò, serioso, a dire che non si è mai sentito pronto per avere una famiglia, e ritornando scherzoso disse che la sua era quasi una missione: svezzare le donne degli altri a dare tutto nel sesso. Cosa vuoi dire? – chiesi. E’ uso tra voi giovani ‘ replicò – trattare la propria moglie troppo da moglie e poco da amante, quello che di trasgressivo avete in mente lo andate a cercare fuori o con prostitute o con amanti gia svezzate lasciando la vostra di moglie in una nicchia consacrata. Come aveva ragione! Con Maria ho sempre rispettato il suo volere, mai giochi orali ne penetrazioni anali in compenso una mia vecchia compagna di scuola mi faceva fare tutto ed ero appagato. Quindi dovrei preoccuparmi? – chiesi con malcelato umorismo ‘ non ti lascerò mai più solo con lei allora. Sei un amico e non ti farei mai questo, anche se ‘. anche se? – dissi. Anche se non ti nascondo che Maria mi piace, ‘ risponde – mia piace la sua dolcezza e da quanto ho potuto ammirare ha anche un bel corpo. Solo che la vedo bloccata sessualmente, si veste in modo virginale, pudico, nascondendo le sue qualità, scommetto che non glielo hai mai messo in bocca? Beh! – balbettai ‘ ci ho provato ma non ne vuol sapere e voglio dargli tempo. Vuoi che te la trasformi in donna? Disse a bruciapelo. Ma ‘. – provai inutilmente di fare l’offeso, e mi usci un orgoglioso: lei non è come le tue mogliettine, non ci riuscirai mai!! Vuoi scommettere? – disse ‘ mi basta una mattinata e vedrai non sarà più la stessa. Non ti sei chiesto ‘ replicai ‘ di come potrò prenderla? Ho visto che sei eccitato facendo questi discorsi e penso la prenderai bene. Dannazione, nonostante il buio della sauna ha visto la mia erezione nascosta malamente dall’asciugamano. Va bene, scommettiamo! E come faccio a sapere che lei ci sia stata? – chiedo. Non ti preoccupare che ti darò le prove, facciamo domani in mattinata, verso le nove così poi a pranzo ti farò sapere l’esito. D’accordo ‘ risposi ‘ e mi avviai verso la doccia dove mi chiusi dentro e mi feci una sega memorabile.
Il giorno successivo uscii per andare al lavoro, volutamento la sera prima non avevo fatto nessuna avance e quindi niente sesso. Con Maria un bacio come tutte le mattine, un saluto ed un ‘a stasera’. La lasciai ancora in pigiama, indossato su mutandine di cotone rigorosamente bianche, da educanda, nessun suggerimento a mettere qualcosa di carino, preferivo, se veramente fosse venuto Salvo che la trovasse come è solita stare in casa. Arrivato in ufficio andai a prendere un caffè con un collega che mi fece notare l’assenza di Salvo e mi chiese se ne sapessi qualcosa. Risposi di no, che non aveva detto niente e lui, ridendo: mah, sarà a casa di qualche cornuto, è un donnaiolo incallito. Non risposi, bevemmo il caffè e rientrammo nei rispettivi uffici. Salvo venne in ufficio che erano passate le dodici. Salutò e sorridendo si mise al suo tavolo da disegno. Nella stanza si era materializzato un profumo conosciuto, difficile da reperire in quanto l’avevo acquistato in una profumeria artigianale di Napoli. Gli chiesi del profumo e lui accennando un sorriso rispose che era una delle prove che volevo. Era il ‘mio’ profumo! Dei brividi mi scesero per la schiena insieme ad un misto di rabbia e tanta eccitazione, stetti per un attimo in silenzio, quasi assente. E’ stupenda!! queste parole pronunciate da Salvo mi riportarono alla realtà, ero cornuto e ne godevo. Per il resto della giornata non ne parlammo, presi dal lavoro, ma il mio era diventato un pensiero fisso, volevo sapere. L’occasione si presentò la sera stessa. Una telefonata mi avvertì che al cantiere qualcosa non andava come dovrebbe. Andammo, io e Salvo, a fare un sopralluogo e capito il problema ritornammo in ufficio, oramai deserto, per le correzioni al progetto. Telefonai a Maria che avremmo fatto tardi e che, se voleva, poteva mangiare senza aspettarmi. Parlammo un po’ del più e del meno e mi disse che mi avrebbe aspettato, aveva preparato della pasta al forno ed un roast-beef con patate. Gli risposi che se non era stanca mi avrebbe fatto piacere cenare assieme e, non so perché, o forse si, gli dissi che avrei avuto piacere di invitare Salvo, considerata l’ora, gli avremmo risparmiato di cucinarsi una volta a Catania. Rispose subito di si, senza se e senza ma. Era evidente che qualcosa stesse smuovendo i suoi sensi assopiti dalla rigida educazione ricevuta. Girai l’invito a cena a Salvo che ne restò compiaciuto e disse: vedi che non gli sono indifferente? Risposi con un sorriso, non sapevo cosa dire, ma lui continuò decantando le qualità amatorie di Maria e terminò con un: basta saperla sciogliere, una donna, anche se timida ha dei pensieri che spaziano; basta saperli cogliere ed esaudire le sue fantasie. Dicevi, continuò Salvo, che ti ha sempre negato il sesso orale e anale? Bene con me ha iniziato a fare sesso orale e ‘ guardandomi dispiaciuto, continuò ‘ anche se mi ha negato il culo, non è detto che prima della vostra partenza, non riesca a farglielo. Anzi, perché non organizziamo questa sera una sorpresa a Maria? Vedo che hai la patta che ti scoppia, è evidente che ti eccita e che vorresti partecipare. Non credo che Maria sia pronta per questi giochi ‘ dissi – una cosa è stato il sentirsi presa per non essere stata capace di opporsi comunque, per lei, a mia insaputa ed altro è farlo in mia presenza. Mario, ascolta ‘ disse Salvo ‘ vai a casa, termino io, poi faccio un salto per un pensierino a Maria e ci vediamo a casa tua. Per realizzare il tuo (ed il mio) sogno ho necessità di restare a dormire da te e che tu mi assecondi. Risposi di si ed andai. Una volta a casa trovai Maria indaffarata nella preparazione della tavola, per l’occasione aveva messo un vestito buono. Solitamente per queste cene improvvisate lei non era usa ad abiti eleganti, restava nel suo vestitino da casa. Questa volta voleva rendersi più piacevole inoltre aveva anche un leggero segno di trucco. La bacio e scherzando gli dico: ti sei fatta bella per Salvo? Ma che dici? – ribatte prontamente, arrossendo, mentre io cercavo di stuzzicarla carezzandole le natiche ed arrivando nell’interno coscia sino alla patatina che trovai insolitamente umida. Fermo, che fai? – disse Maria. Non ti sciupo mica ‘ replicai e fingendomi arrabbiato andai in bagno a rinfrescarmi. Il suonò del campanello mi segnalò l’arrivo di Salvo: Maria vai tu ad aprire? La voce di Salvo, impegnato a elogiare l’abitino di Maria, mi arrivava nitida sino al bagno. Questo è per te! Disse Salvo consegnando un pacco a Maria, che ringraziò dicendogli che non doveva. Salvo si raccomandò con Maria di non aprire subito il pacco ma di conservare la sorpresa al dopo cena. Durante il susseguirsi delle pietanze, accompagnate da un Corvo di Salaparuta, era un continuo elogio alla bellezza di Maria da parte di Salvo e lei se ne beava, apprezzandole e replicando timidamente che forse erano esagerate. Arrivammo al caffè leggermente brilli, complice il vino e l’ammazza caffè poi. Salvo disse: Maria ora puoi aprire il regalo! Non se lo fece ripetere due volte che corse in camera ritornando poco dopo con il pacco già leggermente aperto. Non appena ne vide il contenuto disse che non avrebbe dovuto, è troppo bello!! grazie e gli si getto con le braccia al collo dandogli un bacio sulla guancia. Non credi che io meriti di più? – fece Salvo indicando le sue labbra, e Maria gli sfiorò le labbra con un bacio. Vorrei vedertelo indosso stasera ‘ di Salvo ‘ per la gioia dei miei occhi e ‘.. – guardandomi ‘ anche di Mario. Maria andò in camera per la prova e Salvo ammiccando mi fece segno di uscire a portare giù la spazzatura. Capii al volo e dissi ad alta voce rivolto a Maria di aspettarmi, di non uscire perché volevo essere presente alla sua sfilata. Uscii, portandomi le chiavi, feci pochi scalini e dopo alcuni secondi rientrai furtivamente con le scarpe in mano per non far rumore. La casa era piombata in un silenzio carico di eccitazione, uno sguardo in sala e Salvo non c’era proseguo sino alla camera, mi adagio, con le gambe tremolanti alla parete cercando di cogliere dei rumori e sentii Maria sussurrare a Salvo di stare fermo. Non preoccuparti di Mario dovrà pur suonare al citofono per rientrare ‘ disse Salvo, poi il silenzio interrotto solo da sospiri affannosi. Sporsi lo sguardo attraverso la piccola apertura della porta leggermente accostata e vidi per metà le spalle di Salvo rivolte alla porta ed il braccio di Maria avvinghiato al suo collo, si stavano baciando. Spensi la luce del corridoio ed aprii leggermente la porta in modo da avere una più ampia visuale. Notai che Salvo aveva i pantaloni abbassati mettendo in evidenza alla mia vista le sue cosce muscolose, Maria seduta al bordo del letto gli carezzava le natiche ed era evidente che glielo avesse preso in bocca. Scorsi che Salvo muoveva ritmicamente il bacino come a mimare una scopata; la stava chiavando in bocca. Sembrava che il tempo si fosse fermato, inebetito com’ero a guardare quella scena. Solo un grugnito di Salvo, che nel frattempo aveva goduto nella bocca di Maria, mi riportò alla realtà. Mi stavo segando lentamente. Salvo adagiò Maria sul materasso ed iniziò a leccarla avidamente e carezzarla per tutto il corpo soffermandosi a titillargli i capezzoli, irrigiditi dal piacere, fino a che un urlo di Maria avvertì del suo primo orgasmo. Mi feci più audace ed entrai del tutto nella stanza facendo comunque attenzione che Maria non mi vedesse ancora, speranza vana in quanto aprendo gli occhi mi vide e, sedendosi, si coprì con quello che doveva essere il suo regalo della serata. Sorrisi e senza dire niente mi avvicino e le carezzai il viso: come sei bella quando godi, gli dissi. Salvo nel frattempo si era seduto di fianco a lei e le carezzava le spalle, Maria si copriva il volto con le mani. Cercai di toglierle le mani dal viso dicendogli di non preoccuparsi, che l’amavo e che era bello vederla fare l’amore con Salvo e la baciai. Salvo si era denudato e sdraiato sul letto tirando dolcemente Maria verso di lui, ci trovammo così con Maria in mezzo e noi a baciarla dappertutto. Spesso incontravo la mano di Salvo mentre gli carezzavo la fighetta oramai fradicia di umori. Mi alzo e mi spoglio completamente anch’io per riposizionarmi sul letto e prendendo Maria su me per un sessantanove, godevo di quegli umori vaginali asprigni ma nettare sulla mia lingua. Salvo di nuovo in erezione si posiziona dietro di lei e cerca di penetrarla nonostante la mia lingua fosse li, lo puntò e nella spinta per entrare gli passai la lingua sull’asta per tutta la lunghezza fino a prendergli in bocca i testicoli. Restai fermo incantato nel vedere il via vai del suo cazzo nella fighetta di Maria, che aveva iniziato a goderne senza più ritegno, urla di godimento mai uscite dalla sua bocca. Cambiammo diverse posizioni fino a quando toccò, per la prima volta, anche a me sentire le sue labbra sul mio cazzo. Succhiò avidamente fino a ricevere alcuni fiotti del mio sperma nella bocca mentre Salvo aveva iniziato il suo orgasmo, accompagnato da grugniti, nella figa di Maria. Restammo sdraiati per un po’, senza fiatare. Il silenzio venne interrotto da Salvo che chiese se le fosse piaciuto, ne ricevette un si sospirato, subito ripagato da un bacio. Bacio che riporto in Maria la voglia di continuare, non si staccò dalle sue labbra fino a che Salvo non la portasse dolcemente a chinarsi per prenderlo nuovamente in bocca. Ero stanco, avevo voglia di dormire ma in loro era ancora tanta la voglia di continuare che li lasciai soli, invitando Salvo a restare per la notte, io avrei dormito sul divano. Il sonno prese il sopravvento, mi svegliai di soprassalto per un urlo di Maria, guardai automaticamente l’ora e mi avviai verso la camera per vedere cosa fosse successo. La scena che mi si parò davanti era sublime: Maria con le gambe sulle spalle di Salvo stava ricevendo tutto il suo cazzo nel culo. La pompava con foga. Maria quella notte perse anche l’ultima verginità. Su richiesta di Maria, l’indomani, ebbero ancora degli incontri, con il mio assenso, per tutto il tempo di permanenza a Messina. Sul traghetto al ritorno a Napoli commentò positivamente l’esperienza con Salvo, si sentiva appagata, e con una lacrima che le solcava il viso mi disse ‘vi amo tutti e due’ e voltò lo sguardo verso il molo ormai lontano.

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