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I dolorosi piaceri di Roberta e Marco

By 6 Luglio 2020No Comments

Roberta e Marco

Cap 1 – IL GIOCO

Roberta ha 39 anni ed è sposata con Marco da 14. Lui ha giusto due anni più di lei. Hanno lasciato il figlio di 12 anni dai nonni e si son presi un weekend per loro due. Agli spazi per coltivare i propri desideri non ci vogliono e non ci devono rinunciare… lo hanno capito 4 anni prima, quando sono stati un po’ in crisi… anzi proprio sul punto di lasciarsi. Ma tra di loro c’era qualcosa di forte e, con impegno, hanno trovato la loro strada per essere felici, insieme.

Roberta è proprio una bella bionda, con un viso dai tratti regolari ed un sorriso perfetto. Anche con il fisico non scherza, alta quasi 1,70, con una seconda abbondante (prima del figlio era una seconda scarsa… da statua greca) che sta su bene anche quando – spesso – le lascia libere sotto la camicetta. Per il resto, in palestra ci va 5 volte a settimana da anni… immaginate un po’ che pancia piatta, che gambe guizzanti ed affusolate… che glutei di marmo. Perrucchiere ed estetista una volta a settimana invece… lui la vuole sempre perfetta e soprattutto liscia… dappertutto!! Beh… la verità è che il lavoro di lui è redditizio e non le fa mancare proprio nulla. Così lei si occupa del figlio e sta attenta che le persone che aiutano a casa righino dritto; per il resto si occupa della cura di se stessa poiché sa che quello è il modo migliore che ha per far felice suo marito, e tenerselo stretto (in fondo, lui è un uomo piuttosto interessante). Comunque, quando ci parli non la diresti una tipa sofisticata e neanche una volgare: insomma, una bella donna che ti mette a tuo agio, senza essere castigata nei modi e nel vestire – anzi, con un evidente piacere nel mostrarsi – , ma al contempo senza dare l’impressione di essere sempre a caccia di soddisfazione per le proprio voglie. La diresti una ben strana e stuzzicante combinazione: una donna che comunica e sprizza desiderio sensuale… ma allo stesso tempo una donna che vuole con tutta se stessa essere fedele al marito. Per esempio, quando va a prenderlo in ditta, suscita un brusio che si alza come un’onda ed attraversa gli uffici ed i magazzini: tutti la ammirano – sbavano, diciamolo pure – ma nessuno si è mai permesso commenti con lui o avances con lei. Anche perché lei lo rispetta molto e mai si prenderebbe un piacere che lo mettesse in imbarazzo, soprattutto all’interno del suo ambiente di lavoro, cosa questa che trapela ben evidente dal suo contegno.

Questo weekend lo stanno trascorrendo in un resort di lusso in Austria. Lei si è svegliata che saranno state le 3 di notte. Emergendo dalla nebbia dei sogni che stava facendo ha stretto il proprio corpo nudo a quello di suo marito. Si sente tutta appicosa là sotto: un paio d’ore prima si era addormentata piena di lui e adesso le ritornano in mente le sensazioni provate, che erano state molto belle; sente che se lui si svegliasse e portasse il proprio corpo sopra il suo in un attimo lo riaccenderebbe, come se dentro di lei fosse rimasta accesa una fiamma pilota pronta a riavvampare. Ma lui nelle prossime ore la scoperà solo nei propri sogni, pensa lei mentre gli accarezza teneramente il volto.

Pensa anche, e facendolo si sente molto birichina, che lei potrebbe tranquillamente alzarsi, metter su quella vestaglia da camera trasparente sul babydol cortissimo con le spalline di microcatena, uscire dalla camera, attraversare i corridoi deserti ed ovattati ed andare a bussare alla porta di quella camera di cui un bel tipo gli ha sussurrato il numero. Poi, un’oretta dopo, ritornerebbe in camera, rientrebbe nel letto accanto a lui che, eccitato allo spasimo, la abbracciarebbe da dietro e la penetrerebbe avvolgendola ancora una volta in un profondo piacere, nel più grande che a lei capita di provare, quello di essere amata incondizionatamente.

D’altra parte quel bel tipo lo ha incontrato quel pomeriggio nell’area nudisti, dove era andata da sola. .. cosa poteva aspettarsi? Nella sauna, il tipo si era seduto senza indugi accanto a lei, e aveva provato ad attaccare discorso. Alto di certo oltre il metro e ottanta, capelli castano chiari, lisci, buttati da una parte, barbetta finta trasandata, in realtà un tipo curatissimo e… perfettamente depilato, come poi lei avrebbe visto bene… Era magro, ma si vedeva che aveva speso un bel po’ di ore della sua vita nelle palestre e anzi, doveva appena essere uscito da quella piccola dell’hotel, a giudicare da come era sudato e soprattutto da come pettorali e bicipiti erano pompati, turgidi e … senz’altro molto invitanti, pensò lei. A tratti l’odore di quel corpo sudato le arrivava alle narici e… beh…. sapeva di ormoni peccaminosi, di desiderio… sapeva di eccitazione. Tutti e due con il busto nudo e con i teli di spugna, sui quali erano seduti, rivoltati a coprire alla meglio il ventre. I seni di lei erano orgogliosamente gonfi e sostenuti, non solo per la quotidiana fatica in palestra, ma anche perché li spingeva in fuori tenendo i palmi delle mani spinti verso la panca, un po’ più indietro dei glutei, e – come nasconderlo ? – i capezzoli le si erano induriti e ingrossati mentre lui le parlava e, senza fare nulla per dissimularlo, glieli mangiava con lo sguardo. Altrettanto inutile dire – era un giovane aitante sui 35 anni – che il suo telo di spugna si era via via sempre più sollevato sul suo ventre, non potendo nascondere a lungo l’erezione di un membro che si intuiva di dimensioni invitanti. Lei non aveva accettato in maniera aperta il suo flirtare… ma non aveva neanche chiuso in maniera netta la porta (se lo vuoi fare, puoi solo alzarti ed andartene… se resti lì a rispondere ad un uomo il cui cazzo in tiro sta per scappar fuori dal telo… beh… il messaggio che mandi è chiaro!) così lui, che non pareva proprio il tipo che punta alle grandi conversazioni, dopo un po’ si era alzato, aveva piegato in due il proprio telo di spugna e, tenendolo a cavallo dell’avanbraccio, le era passato davanti avendo cura di presentare ben in mostra davanti al viso di lei il suo cazzo duro ed eretto; si era fermato davanti a lei incurante che altre persone fossero sedute sulla panca, un po’ più in là e stessero guardando la scena con un sorrisetto sulle labbra, si era chinato avvicinandosi un po’ al suo volto e le aveva sussurrato quella frase “camera 406…. ti aspetterò per tutta la notte… per farti star bene”. Lei non era riuscita a distogliere lo sguardo da quel corpo muscoloso, da quegli addominali in bella evidenza… da quel membro duro, con il glande scoperto e la cappella gonfia che puntava in alto e le strusciava contro il braccio nudo, con isolenza aveva pensato lei. Poi lui si era avvolto i fianchi nel telo di spugna, piegando quel muscolo teso ad ore 12, e se ne era andato. Lei era ritornata in sé, aveva evitato di guardare verso gli altri presenti , una coppia sulla cinquantina, che aveva visto la sera precedente a cena nel tavolo accanto al loro … e si era accorta che si sentiva la fica bagnata e che proprio non poteva fare a meno di stringere forte le cosce. I due si erano guardati e, con la profonda intesa che tradiva una lunga esperienza delle cose della vita, si sorrisero… di certo, notando la bella fede d’oro lucente che risplendeva al suo anulare, si chiedevano dove fosse il marito di lei e quanto fosse a conoscenza dei bollenti desideri della propria moglie.

In camera aveva trovato suo marito già vestito per la cena. Poco prima, sulle sdraio della piscina, lei gli aveva chiesto di portarla a fare un po’ di sauna e lui, guardandola con un sorriso sornione, le aveva risposto:

” io sto bene così adesso amore… vai pure tu, ti aspetto in camera ed intanto faccio la doccia…”, al che lei, mentre rimetteva le cose nella borsa e guardandolo di sottecchi, gli aveva fatto notare che si trattava di un’area nudisti… sai come sono fissati questi austriaci sull’obbligo di starci nudi…. e lui l’aveva rassicurata “beh… tu non devi certo preoccuparti di sfigurare… sei la più bella qui in giro amore!”. Lei gli aveva sorriso soddisfatta, tirato un bacio con la mano ed era andata.

Adesso, da che lei era entrata in camera e l’aveva visto seduto sulla poltrona, vestito e profumato di tutto punto, con la giacca aperta su quella camicia bianca che tanto stuzzicava il suo ventre, in verità già sfregolante, si erano guardati con sguardi reciprocamente interrogativi… quello di lei diceva “vuoi sapere se ho le guance così rosse per il caldo della sauna o anche per un altro motivo?” mentre quello di lui “desideri che mi tolga subito questi vestiti amore?”. Lei -era sempre lei che decideva i tempi dei loro desideri e della loro soddisfazione – ci pensò su un attimo mentre si lisciava i lunghi capelli biondi con la spazzola poi, quando lui si alzò dalla poltrona, le andò di fronte e, prendendole il volto fra le mani, la baciò sulla bocca, lei prima rispose a quel bacio, aprendo le labbra e lasciando che le loro lingue si intrecciasero per un po’ l’una con l’altra, mentre sentiva che il desiderio di lui le premeva sfacciatamente contro la pancia; infine, decise che quel loro piacere lo voleva prolungare con il tormento di un’attesa. Prese dunque le mani di lui con le proprie e si staccò, leggera, dal suo volto. Guardandolo da vicino vicino gli sussurrò: “dai amore… portami a cena… prima andiamo, prima torniamo su…”. Lui le sorrise… sapeva che la preparazione di lei sarebbe stata lunga e meticolosa e che il prolungamento di quel piacere sarebbe stato una deliziosa sofferenza.

Se ne stava seduto sulla poltrona e tentava di leggere il giornale, con il proprio sguardo che di continuo scappava da quelle righe prive di interesse, per andare a cercare i movimenti di sua moglie, fino dentro al bagno, dove poteva allungare qualche occhiata, attraverso la fessura che lei sempre lasciava tra la porta e lo stipite. Sapersi osservata e desiderata da lui mentre si preparava , come stava facendo in quel momento, per essere non solo bella ma anche e soprattutto sessualmente desiderabile, le aveva sempre dato una forte emozione, amplificando il successivo piacere, tanto il proprio quanto quello di chi avrebbe poi goduto del frutto di quei meticolosi riti preparatori. Se poi era capitato che si stesse preparando, anche solo nell’eccitante dimensione di una semplice intenzione di tradimento, per qualcuno che non fosse suo marito, beh…. allora quel piacere si moltiplicava fino a raggiungere un parossismo che, più di una volta, mentre seduta sul letto allungando una gamba si stava infilando le autoreggenti, oppure mentre seduta a gambe larghe sul bidet si stava facendo la passera liscia liscia dando la caccia agli ultimi peletti nascosti… qualche strana volta insomma le era capitato che le arrivasse un orgasmo, che la investiva suo malgrado e che lei affrontava in silenzio, serrando forte le cosce, con gli occhi che le si rovesciavano all’indietro e la bocca leggermente aperta in un sospiro strozzato. Quelle volte, quasi sempre lui se ne accorgeva ed allora lei non riusciva proprio – ne in fondo voleva farlo – ad evitare che la sdraiasse sul letto a cosce aperte, penetrasse in quella fessura bollente e la scopasse come un forzennato. Era anche capitato, più di una volta, che poi lei dimenticasse i suoi originari progetti per la serata e che restassero lì a giocare, nudi e sudati, tutta la sera. Sposati da quattordici anni, eppure quelle erano state le volte in assoluto più belle, questo lo ricordavano bene tutti e due.

Come a lui capita ogni volta che rimugina sopra al loro modo, piuttosto originale, di stare assieme, si chiede cosa è che lo spinge a creare queste situazioni, a creare le condizioni perché sua moglie flirti con altri uomini e abbia bollenti ed evidenti fantasie che li riguardano. Perché la ama profondamente e si sforza di renderla un essere felice e completo, rinunciando ad ingabbiarla con la propria gelosia, con il proprio culturale bisogno di possederla completamente…. questa è la risposta, lui lo sa! Ma ogni volta non può evitare di chiedersi se anche lui, da queste situazioni, non tragga piacere. La sua conclusione è sempre la stessa: non lo sa! Quello che sa è che, anche se fosse vero che lo eccita da morire pensarla eccitata tra le braccia di altri uomini, non deve ammetterlo troppo apertamente a se stesso nè, soprattutto, a lei. Ha deciso così di lasciarle i suoi spazi, tenendo per se il diritto di controllarli e dirigerli, come se si trattasse di un gioco che è lui a comandare, anche se è consapevole che non è così. Da quattro anni lo fanno, da altrettanto tempo sono felici ed appagati: sapere questo a lui per adesso basta… ed anche a lei, che di certo non è una stupida.

Quella sera mentre, nuda a cavalcioni del bidet, con estrema cura si ripassava la passera con il rasoio, si sorprese a chiedersi per chi si stesse in realtà preparando, se per suo marito che dalla poltrona stava sbirciando per carpire i movimenti delle mani di lei tra quelle cosce lisce color avorio, oppure piuttosto per quel numero di camera e per quel cazzo insolente che non cessavano di ronzarle per la testa. Pensò infine che era proprio tanto eccitata e che questo era l’importante, per lei e per suo marito. Al resto, ci avrebbero pensato via via che la serata fosse andata avanti… una serata che prometteva proprio bene, pensò ancora guardando verso di lui con un grande e sincero sorriso che gli fu ricambiato.

Quando infine fu pronta e si pavoneggiò di fronte a lui per il consueto rito dell’approvazione estatica, gli apprezzamenti di lui le parvero tradire un entusiasmo decisamente superiore alla media, come superiore alla media le parve l’erezione che lui non poteva nascondere dentro i pantaloni. D’altra parte le mutandine a perizoma le aveva lasciate apposta appoggiate sopra il cuscino, in bella vista, così che a lui non potesse sfuggire il dettaglio che sotto quell’abito di pizzo rosso, senza maniche e così fasciante, che finiva prima della metà delle sue cosce e dalla fine del quale non era difficile intuire il bordo delle autoreggenti…. beh, lui lo aveva ben presente che là sotto la sua passera liscia come la pelle di un neonato…. era nuda. Lei lo guardò maliziosa mordendosi le labbra, con gli occhi che guardavano proprio lì, lo canzonò con civetteria:

“caro, mettici sopra un po’ di ghiaccio… in questo stato non ti faranno entrare al ristorante!” Lui, ridendo, lo sistemò ad ore 12, sotto la morsa della cintura dei pantaloni, prese il suo braccio sotto il proprio e scesero per la cena.

Il portamento di Roberta sui tacchi alti era uno dei punti di forza del fascino erotico che esercitava su uomini e donne. I suoi polpacci tonici ma non grossi si esaltavano nel loro spingere in alto quel sedere che diventava irresistibile. Qualunque uomo avrebbe voluto metterci sopra la propria mano aperta, lui lo sapeva bene… ci soffriva… si eccitava. Come sapeva che stasera qualunque uomo avrebbe voluto mettere la propria mano su quelle cosce mezze scoperte e… risalire fino a stringere quei glutei completamente nudi che si intuivano sodi come il marmo ed ad accogliere nel proprio palmo quella fessura scoperta, di certo umida. Su quei tacchi di 12 cm Roberta non camminava semplicemente, piuttosto sinuosamente scivolava. Mentre lui le scostava la sedia dal tavolo per farla sedere, la signora elegante del tavolo accanto sorrise e li salutò. Nel voltarsi verso di lei, con i lunghi capelli biondi mossi sulle punte che sbuffarono come una nuvola investita dal vento, lei riconobbe la coppia della sauna. Seduto di fronte a lei, lui le chiese se avesse caldo, “hai le guance così rosse Roberta…”. “Si – rispose lei sorridendo – fa un po’ caldo qui, ma mi piace”. Lui lo sapeva bene che quel rossore di sua moglie non era dovuto al caldo ma a quel misto di imbarazzo ed eccitazione che lei esprimeva quando si sentiva scoperta a fare, o anche semplicemente pensare, qualcosa di birichino, ma fece finta di crederci. La guardò in quegli occhi verdi, così belli con quel maschara che evidenziava le ciglia, e le sorrise con tutta la complicità di cui era capace.

Roberta fu felice di essersi messa di spalle rispetto alla coppia matura, così da non doversi preoccupare di come gestire i propri sguardi con i loro. Al contempo, forse casualmente era rivolta verso l’ingresso della sala e l’adiecente bar. Stando attenta a non farsene accorgere dal marito, cercava il maschio eccitante della sauna – così le era venuto in mente di chiamarlo – curiosa di vedere con chi si sarebbe presentato… una fidanzata, una moglie, una comitiva di amici sciatori…. chissà. Intanto si gustava la cena e non disdegnava di stuzzicare il marito, avendo cura di lasciare che la gonna le risalisse sulle cosce sino a lasciar intravvedere la fine delle autoreggenti ai fortunati che ne avevano la visuale (alcuni tavoli accanto al loro, oltre ai camerieri ovviamente, che non lasciavamo mai che i loro bicchieri restassero vuoti). Bisbigliando, gli chiese se gli piacesse la signora elegante del tavolo accanto. Lui, facendo finta di guardarla solo allora, rispose che di certo doveva esser stata molto bella da giovane, ma che comunque non era il suo tipo. Era la risposta che lui dava sempre a proposito delle altre donne e lei, che pur lo sapeva, ogni volta sorrideva soddisfatta. Ma voleva giocare e dunque rincarò la dose: “Sai, erano anche loro nella sauna… per avere una cinquantina d’anni hanno proprio dei gran fisici, vedessi… soprattutto lui”. “Ah!” si limitò a commentare Marco che cominciava a capire il motivo del rossore di lei quando li aveva visti lì accanto. Qualcosa successo, o pensato, nella sauna… Pensò anche – o forse intuì – che comunque non dovevano essere quei due il nocciolo della questione… ci doveva essere altro… qualcun altro.

Poi lei lo vide, o meglio ne sentì lo sguardo addosso. Era seduto su uno sgabello del bar, da solo, sorseggiava un aperitivo e lanciava insistite occhiate verso di lei. Un maestro di sci, lì per lavoro da giorni, la moglie a casa, se ne ha una… con una gran voglia di… pensò lei di colpo. Il desiderio improvviso di stringere le cosce le fece capire che quel gioco le piaceva. “Vado un attimo in bagno amore”; si alzò e raggiunse i bagni, passando alla larga dal bar, ma certa che gli occhi di lui non perdessero un istante di quella passarella sensuale a lui dedicata. Pochi minuti dopo, nel ritornare al loro tavolo, cambiò strada, e passò proprio accanto a lui, con una studiata lentezza che divenne quasi un falso incedere quando gli fu accanto. Lui la mangiò con gli occhi e, mentre lei gli sfilava accanto strusciando il suo fianco contro la mano che lui teneva appoggiata sulla gamba, le sussurrò “camera 406… 406… tutta la notte…”. Quando si sedette di nuovo davanti al marito aveva l’aria più divertita e soddisfatta del mondo. Tra le cosce, su in alto, sentiva una chiara sensazione di frescura.. tanto si stava bagnando!

Parlarono ancora del più e del meno poi, quando lei oramai, con un filo di malcelato disappunto, cominciava a pensare che il suo maneggio fosse passato inosservato, Marco le disse:

“a te invece quello seduto al bar mi sembra ti piaccia parecchio, vero?” Lei alzò lo sguardo su di lui e per un attimo lo tenne fermo, come se fosse sorpresa o, più semplicemente, indecisa sulla risposta da dare. Poi spostò lo sguardo verso il bar e disse “Chi? Quel biondazzo sullo sgabello?” “Certo – ribadì lui – chi altri se non quello per il quale hai fatto la passeggiata di prima ed al quale ti sei strusciata”. Siccome lui ha un mezzo sorrisetto lei capisce che sta al gioco, e che lo trova eccitante quanto lei… e si sente felice e rilassata. Infatti di una cosa è sicura: questa serata è loro e mai vorrebbe fare qualcosa di sgradito a lui. Sorride mostrando un falso imbarazzo e si pulisce gli angoli delle labbra perfettamente disegnate con quel rossetto chiaro che le fa sembrare glassa di zucchero. Lui allora rincara la dose:

“Vi eravate già incontrati vero? I vostri sguardi erano un riconoscersi, il continuare un discorso lasciato in sospeso… ho ragione amore?”

Lei sorride e lascia che il proprio sguardo vaghi per la sala, con la testa che si piega, il collo che si scopre ed i capelli che sbuffano. Mentre allunga le mani a prendere quella di lui appoggiata sul tavolo gli sussurra:

“Mi fai ballare amore?”. Un invito che nessuno sano mente potrebbe rifiutare. La porta al centro dello spazio lasciato appositamente libero tra i tavoli e, unica coppia in quel momento, ballano sulle note di una delicata musica. Lui la cinge alla vita, appoggiando la mano giusto un pelino più su dei suoi glutei, lei ha entrambe le mani dietro la nuca di lui. Si guardano con trasporto, insomma… si vede che sono innamorati e che tra di loro c’è un’intesa profonda. Lui ha un bel fisico ed è molto ben vestito (da lei ovviamente), lei.. beh… che dire di lei se non che è proprio bella e sensuale, una donna nella propria bellezza più matura e completa. Tutti i presenti li guardano e li invidiano.

“L’hai incontrato nella sauna, vero amore?” La domanda arriva a lei dalla bocca di lui, che quasi sfiora le sue labbra di irresistibile glassa. Lei per un attimo è tentata di baciarlo, di infilare la propria lingua in quella bocca, di finirla con le parole e passare oltre….ma sa che non è ancora il luogo, né il momento. Sempre tenendo il mento sollevato e proteso verso il viso di lui – anche se lei ha i tacchi alti lui le dà ancora qualche centimetro in altezza – semplicemente fa di sì con la testa, sorridendogli con le labbra serrate. Fosse stata una volta diversa, forse l’avrebbe lasciato a soffrire con quel dubbio lì in sospeso…l’ha fatto tante altre volte in passato… lasciato con mille dubbi, talvolta trasformati in sincere verità confessate, ma con dispiacere, con pentimento, mai, mai per paragonare, per umiliare…… cosa avrai fatto Roberta in quella sauna, così attratti l’uno dall’altra, così nudi? Ti ha baciata? gliel’hai succhiato? forse, mio Dio, hai lasciato che ti…. ma questa sera lei sente che lo ama in una maniera insostenibile e vuole limitare quel dolore che, pur se apre le porte ad un piacere immenso, nondimeno fa male. Mette la sua guancia bollente a contatto di quella gelata di lui, così che il suo alito incendiario può sussurare parole rassicuranti al suo orecchio:

“non ci siamo neanche sfiorati amore, solo sguardi, solo vaghe parole di circostanza, giusto l’inizio di un flirtare che ho stroncato subito… e lui ha dovuto ripiegare il suo salsiccione sotto l’asciugamano ed andarsene!” .

Lui, che sa quanto lei sia sincera, riprende il suo coraggio che, per un attimo aveva vacillato e le spinge la propria erezione contro il ventre. Lei si lascia sfuggire un “oh!” sgranando gli occhi, poi ritorna a sussurrare al suo orecchio “Sei il solito maiale… ti amo!”

La musica è finita da qualche istante ma loro nenache se ne sono accorti. Una mano si appoggia sulla spalla di lui. E’ il signore maturo che, porgendo a lui la mano di sua moglie, implicitamente chiede il permesso di fare un ballo con Roberta. Lei guarda il marito e, senza bisogno di nessuna parola, convengono che non possono essere sgarbati. Prima di lasciare le mani di lui, gli sussurra all’orecchio “attento a non far male alla signora con il tuo manganello!!” e ride di gusto. Il bel cinquantenne abbranca Roberta senza tanti complimenti. Più contenuto l’approccio di Marco, che conduce la sua dama con formale distacco. Gli occhi dei due coniugi si incrociano da dietro le spalle dei partners di ballo. Un paio di volte Roberta sgrana gli occhi pieni di sorriso e indica in basso, come a dire “ma l’hai visto questo come stringe?”.

Un paio di volte il ventre della signora va a premere conto il suo “manganello”, al che lui ha cura di ripristinare subito la giusta distanza, sollevato nel non constatare imbarazzo nella sua dama.

Qualche domanda di circostanza dalla signora, di dove siete, avete figli, accompagnato da un cortese “siete una bellissima coppia e si vede che siete molto innamorati”. Poi lei lo guarda negli occhi e cambiando un po’ tono di voce – più basso e confidenziale – gli chiede:

“Senta, avrei una curiosità…anzi due a dire il vero … spero non la prenda nel modo sbagliato.. è solo che sono curiosa di come la pensano i giovani come voi…” “Certo!” risponde lui, più che altro per metter fine a quelle infinite scuse di lei.

Il mento sollevato verso di lui, con il suo bel viso sorridente, lei azzarda le sue domande:

“Ecco, mi chiedevo se lei è geloso della sua bella moglie”

“Certo, lo sono parecchio” risponde lui deciso. Poi, vedendola un po’ insoddisfatta della risposta aggiunge:

“Immagino che lei faccia riferimento al fatto che ha visto Roberta nello spazio nudisti, senza di me… magari flirtare con altri…”

L’altra gli sorride e inclina leggermente la testa come dire “Eh già, proprio quello intendo… allora lo sai che tua moglie è allegretta e siete due birichini ragazzi miei…”.

Ora è soddisfatta di quello che ha sentito e mette la sua mano su quella che lui le tiene dietro la schiena, invitandolo a stringerla di più. Lui non può che accontentarla, trovandosi a premere il cazzo duro sulla pancia di lei che di rimando gli sorride felice e gli dice:

“Beh, anche se sò che non è tutto merito mio, ad una donna fa piacere sentire questo mentre balla con un uomo interessante!”.

Lui non sa se sentirsi eccitato o imbarazzato. Per togliersi di impiccio le chiede quale era la sua seconda domanda.

“Ecco – riprende lei, che adesso a lui pare tradire una certa eccitazione nella luce degli occhi e nel turgore delle labbra – mi chiedevo se sua moglie si dimentica spesso di indossare le mutandine quando andate a cena fuori”.

“Ah” scappa detto a lui, un po’ sorpreso che se ne siano accorti con tale facilità…. o la signora è proprio scafata, oppure Roberta gliela ha fatta vedere apposta, pensa lui mentre cerca di decidere che risposta dare… e lei oramai letteralmente si struscia contro il suo cazzo duro.

“Beh, diciamo che per me le mutandine di mia moglie sono la cosa più eccitante del mondo, tanto quanto le indossa, quanto quando le lascia in bella vista sul cuscino del letto, prima di uscire!”

“Siete proprio dei birichini!!!” esclama lei, sempre più eccitata.

Lui allora le fa notare che se continuano così lo farà venire dentro i pantaloni, cosa che sarebbe molto imbarazzante. Quella lo guarda e gli spiega:

“Guardi, sono costretta a farlo per impedire a mio marito di farlo nei propri… è talmente geloso che appena si accorgerà che lei mi stringe in maniera diciamo inappropriata, mollerà sua moglie e verrà da me… è l’unico modo, mi creda!”

In quel momento incrociano l’altra coppia e Marco si accorge che Roberta, ad occhi sgranati, sta spiritosamente chiedendo il suo aiuto.

“Che le dicevo?” dice la signora. Marco allora le afferra le chiappe con entrambe le mani e la tira forte verso di sé. “Adesso si che mi piace Marco!” esclama lei, indubbiamente soddisfatta. Giusto trenta secondi sono appena passati, quando Marco si sente battere con le dita sulla spalla. Sono liberi! Si reimpossessa di sua moglie e sino alla fine del ballo ridono di gusto per la loro piccola avventura

“Ho temuto di restare incinta!” dice lei ridendo.

“E io di diventare di nuovo padre!” risponde lui, che poi rincara: “così impari a fargliela vedere!” lei, smascherata, constata che lui sta ridendo della cosa e fa altrettanto, felice.

Terminato il ballo, Roberta ritorna a rinfrescarsi in bagno, stavolta in compagnia della signora. Marco non segue molto di quello che il di lei marito gli racconta della loro vita. Gli presta attenzione soltanto quando quello gli dice:

“Sig Marco, io la invidio, ha una moglie così bella e riesce a vivere senza farsi avvelenera dalla gelosia; io non ce la farei a lasciarle la libertà che le lascia lei… davvero e sinceramente, la invidio e la ammiro”. Lui lo ringraziò, ma in cuor suo non era tanto convinto della sincerità di quelle affermazioni: di certo, con la mentalità dei propri tempi, lui lo disprezzava, pensando che fosse soltanto un debole coglione che si faceva trombare la moglie da tutti. Questo pensiero un po’ lo fece sorridere, un po’ lo turbò…. come sempre capitava di fronte a questo tema.

Finalmente le mogli ritornarono ed i due salutarono e si ritirarono in camera, non prima di aver lanciato a Roberta occhiate che a lui parvero piene di goffi sottintesi.

Si sedettero in un divanetto, finalmente liberi da intrusi (anche il bel biondo era scomparso, non senza che lei lo avesse, vagando per la sala con lo sguardo, cercato a lungo – o almeno così sembrò a Marco).

Lei lo guardava sorridendo e si capiva che era contenta di quella serata e, forse, della sua vita con lui. Quest’idea lo riempì di gioia. Poi si ricordò che stavano giocando e le chiese cosa stessero tramando i due vispi cinquantenni. Lei lo guardò strizzando forte le labbra fra di loro, gli salì di traverso sulle ginocchia passandogli il braccio dietro la testa e, sempre ridendo e scuotendo la testa gli disse:

“Non ci potrai credere cosa mi hanno proposto i due vecchietti!”

“Beh… dai dimmelo, non mi vorrai lasciare con la curiosità” insistette lui, che comunque più che come un vecchietto quello se lo immaginava come un uomo ancora vigoroso, con un cazzo bello duro e capacissimo di scopargli la moglie a sangue.

“Allora – esordì lei, che quando si trattava di raccontare qualcosa di piccante era sempre a proprio agio – prima la signora Ingrid non ha mancato di fare i complimenti a te per come sei aperto di mentalità e…. per come ce l’hai grosso e duro..” e lì marito e moglie si fanno una grossa risata.

“Poi, dopo che gli ho fatto notare che anche suo marito a cazzo duro non scherza, lei ha continuato dicendo che purtroppo lui è così geloso che non le ha mai concesso la minima libertà, che a lei sarebbe piaciuto provare anche altre situazioni, ma mai niente da fare, di provare un altro uomo manco a parlarne! Al più, ha detto bisbigliandomi all’orecchio, l’hanno fatto in tre… ma sempre con un altra donna… A quel punto – continuò Roberta – mi aspettavo che mi proponesse di raggiungerli in camera per fare una cosa in quattro – e ride mettendosi una mano davanti alla bocca – e già pensavo a cosa inventarmi per uscirne fuori educatamente, poi – e lì le luccicano proprio gli occhi – lo sai cosa mi tira fuori la signora?”

Lui guarda interrogativo la moglie che lo fissa ad occhi teatralmente sgranati, e le dice, forse con un accenno di insofferenza, che lei comunque non capta per nulla: “dai forza, dimmelo”.

“Non ci potrai credere: l’elegante signora mi dice candidamente che suo marito le ha detto che io lo eccito come non gli capitava da tempo e, pertanto …. udite udite … avrebbero tanto piacere che io li raggiungessi nella loro camera più tardi. Al che io gli ho chiesto se avevo capito bene, cioè che gli sarebbe piaciuto stare con noi e fare, magari, uno scambio… al che me la sarei cavata dicendogli che dovevo chiedere a te… sai mai ti avesse intrigato il tipo signora tragressiva stasera….. Ma quella mi guarda come se fossi una bimba scema e, con pazienza, mi rispiega:

“Ma no Roberta, volentieri se fosse possibile, ma come ti ho detto mio marito non sopporterebbe di vedermi con un altro uomo. Sai, con la sua gelosia mi ha fatto scoprire che stare con una bella donna può essere molto piacevole!” e mi guarda ammiccante, come dire “ora hai capito, vero?”. Ma siccome io continuavo a guardarla perplessa, allora, quasi spazientita, conclude:

” Siccome tanto a tuo marito fa piacere che tu stia con altri, noi vorremmo che tu sola venissi in camera nostra… vedrai, ti faremo divertire, mio marito quando è in forma è capace di scoparci tutte e due per un’ora e poi ci sono un sacco di belle cosette che avrei in testa di fare con te?” e dicendo così già mi accerezzava la guancia, la matta.

“Al che io gli ho chiesto, secondo lei, cosa avresti dovuto fare te nel frattempo che noi ci divertivamo e sai come mi ha risposto la signora?”

“Beh, siccome tuo marito è il tipo che si eccita a guardare… se vuole lo facciamo stare fuori nel balcone, così di sicuro si eccita da matti a guardarci! …. e sì è fatta una grassa risata, scrollandomi il braccio con la mano e tirandomi di gomito e aspettandosi che io altrettanto ridessi di te, amore mio “

E tu cosa gli hai detto? Chiede Marco alla moglie, cercando di mascherare l’ amarezza che sgorga dalla ferita che sente riaprirsi dentro di sé.

Lei lo guarda e gli sorride di un sorriso dolce dolce:

“Signora – gli ho detto – penso che abbia capito proprio male: mio marito ce l’ha più duro del suo, temo proprio!” Quella mi ha guardato con sorpresa, come non avesse capito. Allora gli ho spiegato meglio: “facciamo così: lei si inventa una scusa e tra una mezz’oretta viene in camera nostra; mio marito a quell’ora mi starà facendo godere come una matta, ma lei non si preoccupi, si mette buona buona in poltrona e impara qualcosa, poi vediamo, se è così brava a leccarmela potrei pregare mio marito di occuparsi un po’ anche di lei…mi ha detto che gli piacerebbe farglielo sentire nel culo … che ne dice ? Le lascio la porta accostata?”

“E lei cosa ha detto? Mica avrà detto di si?” chiede lui, a cui il cuore si è riaperto ed è ritornato un sorriso sincero sulle labbra.

Lei lo bacia sulle labbra, a schiocco, e tenendogli la testa con le mani se lo guarda tutto:

“non lo so, ricordo solo che se ne è andata tutta delusa…”

Rimane ancora qualcosa che turba lui, che le prende le mani con le proprie, se le porta davanti al petto e le dice:

“Anche oggi hai avuto un successone Roberta, e non potrebbe essere diversamente per come sei bella e sensuale” e mentre lei lo guarda lusingata lui continua “poche ore in quest’albergo e già hai rimediato due numeri di stanza dove passare la notte… tre con il mio a dire il vero… e mi chiedo se non è in un altro che saresti più felice stanotte… di certo non con i cinquantenni…”.

Lei si fa seria, il sorriso abbandona le sue labbra, i suoi occhi si abbassano a fissare le proprie mani.

Rimane un po’ in silenzio, poi, siccome anche lui non dice altro, sempre guardandosi le mani, che adesso sta attorcigliando fra di loro, con voce un po’ incerta gli chiede:

“come fai a sapere che quello mi ha dato il numero della camera… e che mi ha colpito parecchio… insomma… era da tanto che non mi dicevi una cosa così e… di giochi ne facciamo ogni tanto… come fai.. insomma, sono così facile da leggere per te amore?”

Adesso si guardano negli occhi e nei loro sguardi passa qualcosa che non è rabbia, diffidenza, distanza ma è, piuttosto, desiderio l’una dell’altro.

“E’ perché ti amo, incessantemente da quindici anni, perché conosco ogni minima inflessione della tua voce, ogni gesto delle tue mani… perché tu con me sei sempre stata profondamente sincera e io ti ho permesso di esserlo, lasciandoti spesso libera, anche quando a farlo mi sanguinava il cuore”.

Gli occhi di lei si fanno lucidi. Si alza in piedi, resta un po’ lì, come incerta sul daffarsi – restare da lui o chiudere il cerchio di quel gioco in un’altra stanza, con un altro uomo, cosa che lui accetterebbe di buon grado, rientrando questa opzione all’interno delle regole stabilite – poi si volta verso di lui, si tira un po’ su lo stretto abito e, cogliendolo di sorpresa, gli sale a cavalcioni sulle gambe. Con le mani sulle spalle di lui, il proprio viso quasi a contatto con il suo, gli parla con parole dolci:

” Marco, ogni tanto mi dimentico che ti amo e perche mi sono innamorata di te tanti anni fa. Poi, capita che tu mi parli così, che tu mi faccia ricordare come sai aver cura di me, come mi sai capire e quanto sei disposto a sacrificare te stesso per farmi felice… e quando capita questo mi ricordo di quanto ti amo e sento per te quello che sentivo il primo giorno… nel cuore e… là sotto…”

Gli caccia la lingua in bocca e si baciano a lungo, incuranti delle poche altre persone presenti nella sala. “Questo è per te Marco, tutta questa eccitazione di questo gioco, tutta per te amore mio!” gli dice nel mentre guida la sua mano tra le sue gambe, a frugare nella sua fica scoperta sotto il corto abito, a fargli sentire come è calda, fradicia, viscosa. Poi gli sussurra all’orecchio: “Portami in camera amore, fammi tua!”.

Cap 2. IL PREMIO

Fantastico, per Marco e Roberta era stato fantastico dare finalmente sfogo a quell’eccitazione, a quel desiderio che avevano coltivato per tutto il pomeriggio, anzi, da giorni. Non era un caso che quando arrivava il momento di questi giochi, i giorni che precedevano fossero costellati di suntuose scopate, sempre ospitate dal loro letto coniugale, nel quale, alla fine delle giornate, si aspettavano affamati l’uno dell’altra. Marco dunque arrivava alle “partite in trasferta” appagato, un po’ stanco e… con quella stretta alla bocca dello stomaco, mentre Roberta, in quanto magnifica femmina nella propria maturità, vi giungeva appagata ed al contempo letteramente sprizzando sensualità e desiderio, desiderio di provare piacere. Giunti in camera non si concessero neanche il tempo di passare dal bagno: non avevano bisogno di rinfrescarsi: i loro odori li eccitavano… specialmente lui era sensibile all’afrore di femmina che Roberta emetteva dalla propria fessura intima quando era eccitata al massimo dai loro giochi. Volle essere lui a sfilarle l’abito; mentre erano in piedi al fondo del grande letto pronto per la notte, nell’ambiente appena rischiarato dalla calda luce delle abatjour, lui si mise alle spalle di lei e, mentre le abbassava la zip dietro la schiena, la costringeva a tenere il volto girato all’indietro, così da poter continuare a ravanare con la lingua dentro la bocca di lei. Appoggiandole i palmi delle mani sulle spalle allargò le spalline del vestito e le fece calare scoprendole subito il busto. Le sue belle tette, con la loro forma a coppa allargata ed i capezzoli eretti come chiodi rosa, furono subito preda delle mani di lui, che se ne impossessò impastandole e strizzandole. Scostandole i capelli con il proprio volto mordicchiò a lungo il suo orecchio e le morse la morbida pelle del collo, facendola ridere e strillare. Mentre lei con le mani premeva sulla sua erezione, attraverso il tessuto dei pantaloni, soddisfatta di verificarne l’evidente consistenza, lui le sussurrò all’orecchio parole che la fecero sorridere:

“Chiudi gli occhi amore!”

La lasciò per un attimo lì in piedi, con l’abito abbassato sino alla vita dove si stringeva a fasciare i fianchi e sarebbe stato necessario tirarlo giù per sfilarlo verso i piedi. Dalla propria valigia prese una cravatta, con la quale la bendò. Lei sorrideva divertita ed eccitata: non era la prima volta che la faceva godere senza che lei lo potesse vedere, senza che potesse comandare le operazioni, come a lei di solito piaceva fare. Ma quando lui tornò a sussurrarle all’orecchio, la sua espressione divenne piena di sorpresa, forse mista ad un filo di timore che le tagliò per un momento il fiato:

“Non ci sono io qui con te stasera amore… c’è lui, ti ha seguita dal bar, dove con le tue occhiate da porca lo hai fatto eccitare sino a che ha perso la ragione; è entrato in camera nostra, mi ha aggredito e mi ha legato alla sedia ed imbavagliato, così che io posso vedere cosa ti fa, ma non posso evitarlo…”

” e cosa mi vuol fare quel porco?” chiede lei con un filo di voce, le labbra che vibrano.

“ti vuole scopare Roberta, vuole godere in quella fica che gli hai fatto solo annusare in sauna…vuole che tu goda del suo cazzo!”

“ma io non voglio godere con lui amore, farò resistenza, lo morderò, lo graffierò sino a farlo sanguinare…”

“no… lui ha un coltello… è un fottuto porco celebrale, non vuole solo godere del tuo corpo, vuole che assieme a lui anche tu goda del suo grosso cazzo, senza riserve né finzioni…. se non ti abbandoni completamente a lui, se non lasci che il tuo corpo sia scosso dal piacere mentre ti scopa… lui mi farà del male… è per quello che ha voluto che tu me lo tirassi fuori dai pantaloni, ed ha lasciato il coltello appoggiato sul divano, accanto a me: me lo taglierà, se non lo soddisfi appieno!”

Turbata dalle bollenti e scabrose parole del marito, lei spalanca la bocca e prende una grande boccata d’aria. Lui continua a sussurarle il fuoco nell’orecchio:

“Mentre lui ti ha sfilato il sopra dell’abito ed ha presso possesso delle tue tette, tu mi guardavi implorando il mio aiuto; io, legato ed imbavagliato, con il cazzo a penzoloni fuori dalla patta dei pantaloni, ti guardavo con gli occhi spalancati e ti facevo di no con la testa… non farlo amore, non farlo… non godere con lui, supplicavo in silenzio.

“Ha il coltello amore, ti farà del male e io non voglio che lo faccia… farò tutto quello che vuole, perdonami!” mi hai detto. Dicendo queste parole mi guardavi, con lo sguardo affranto e le lacrime agli occhi; poi, un attimo, giusto il tempo che lui ha spinto il proprio bacino contro le tue natiche ancora coperte dall’abito corto e tu… l’hai sentito, attraverso i suoi pantaloni, lungo, grosso e duro. Hai guardato davanti a te, sollevando il mento, la bocca e gli occhi spalancati. Io, i miei cerco di tenerli chiusi, ma non ci riesco… non ci riesco… e mi sto eccitando, il cazzo mi si sta alzando e presto sarà un bastone svettante bisognoso di un sollievo che non potrà avere.

Marco spinse Roberta sul letto, facendole appoggiare le ginocchia sulle lenzuola. Lei aveva la bocca socchiusa e, dietro quella cravatta che le ostruiva la vista, vedeva con chiarezza la scena descrittale dal marito, alla quale si abbandonò con volutta, senza riserve. Per un bel po’ non ci furono più parole reali, solo gemiti. Le mani e le ginocchia appoggiate sul letto, lei lasciò che il marito le sfilasse l’abito dai piedi, offrendogli la piena vista del proprio magnifico culo completamente esposto. Di fronte a quello spettacolo della natura lui ogni volta restava estasiato, a chiedersi come potesse avere avuto la fortuna di disporne così a lungo. Le morse a lungo le chiappe, sfiorando appena con la lingua il suo sesso e ritraendosi con sapienza ogni volta che lei spingeva la sua fessura incontro a quella lingua della quale bramava le fradice carezze. Per il lungo tempo di una tortura, con i polpastrelli le sfiorò le grandi labbra sino a che, con studiata lentezza, affondò per tutta la sua lunghezza il dito medio dentro di lei. Lei inarcò la schiena e strinse la propria intimità intorno all’intruso, ritmicamente, come a mungerlo, alla ricerca di un piacere che desiderava sempre di più. Lui, che aveva trovato quello che cercava, estrasse il dito… coperto di una crema viscosa, collosa della quale per un attimo ammirò la consistenza sfregando i polpastrelli di pollice e dito medio. Poi li portò alla bocca e gustò, ancora una volta, quello che lui amava definire “il suo nettare degli Dei”. Assaporò per un po’ quella delizia asprigna, poi salì in ginocchio sul letto e si mise di fronte a sua moglie che, con le labbra semiaperte e frementi, accolse il suo bacio sulla bocca, con il quale condivisero il sapore della sua intimità, della sua eccitazione.

Lei lo desiderava, lo voleva nudo accanto a sé: annaspando con le mani, aiutato da quelle di lui, gli sbottonò la camicia e gli denudò il dorso, prima di spingerlo con la schiena sulle lenzuola e salirgli a cavalcioni. Gli morse i pettorali, gli succhiò con ferocia i capezzoli facendolo gemere di dolore, poi scese a leccargli gli addominali che lui teneva tesi per farglieli sentire, frementi sotto la pelle. Gli slacciò la cintura e, facendogli sollevare il bacino, glieli sfilò assieme ai boxer. Il cazzo teso di lui schizzò fuori e lei, non vedendo, se lo prese diritto sul naso. Risero e tutti e due come ragazzini… poi le lo prese tutto in bocca e per un po’ si sentirono solo i grugniti di lui ed i risucchi che lei faceva con le labbra e la lingua attorno e quel membro teso.

Il cazzo di lui a Roberta era sempre piaciuto, le era sempre sembrato perfetto per lei: lungo sui diciannove centimentri (nei momenti di massimo entusiasmo), era abbastanza largo da sembrare un bel salsicciotto… e lei lo chiamava così quando giocavano. I cazzi più grossi erano più che altro una fantasia per loro, qualcosa che stava nella dimensione della loro comune immaginazione erotica: non le era mai sembrato di sentire qualcosa di più scopando con qualcuno con un cazzo grosso… né si era mai lamentata di quelli più piccoli che le erano capitati tra le gambe. Forse l’immaginare l’umiliazione del marito nel saperla eccitata da uomini più dotati di lui… ecco, doveva era questo che l’aveva eccitata a dismisura quando lui, durante la vacanza ai Caraibi dell’anno precedente, le aveva concesso un’ora nella cabina di quel Thomas, quell’animatore con la pelle scura ed un corpo da Dio greco, completato da quel membro che lei stessa aveva voluto misurare con l’applicazione dell’iphone… 24 centimetri quando ancora non era al massimo della tensione… una roba da matti, qualcosa di animalesco, neanche troppo adatto per giocarci e che le aveva fatto un male cane mentre lui, pur con attenzione, la scopava.

La mente libera di vagare grazie alla benda che le oscurava la vista, a lungo dette piacere al marito con le morbide labbra e la saettante lingua; poi le prese la voglia di insistere in quel gioco che lui aveva inventato per loro quella sera. Si fermò, con la bocca a pochi centimetri da suo cazzo fradicio di saliva:

“Amore, il cazzo di questo maiale è così grosso, mi entra appena in bocca”.

“Più grosso del mio?” rispose lui, preso a sua volta dal gioco ed estasiato dall’espressione sognante che continuava a vedere nel volto della moglie.

“Oh, si amore… mi dispiace… è più grosso del tuo, ed è così buono da succhiare… vedrai, mi farà godere subito, mi farà urlare di piacere senza che debba fingere, così lui sarà completamente soddisfatto e non taglierà il tuo pisellino…”

Lo riprese in bocca ma lui, al quale quelle parole avevano provocato una fitta acuta dentro la pancia, sentì che stava per venirle in bocca, e la fermò. Vedendo il sorriso birichino e sornione di lei… si accorse che lei aveva capito e si sentì per un attimo mortificato, umiliato… eccitato al parossismo.

“Ce lo hai ancora molle” chiese lei con un vago sorrisetto.

Sapeva cosa imponeva la dialettica di quel gioco e non si sottrasse: ” No amore… vorrei che non fosse così… ma ce l’ho duro come il legno, guardarti godere con questo porco mi sta eccitando in maniera incontrollabile… non posso farci niente, di sicuro quando ti vedrò godere mentre ti scopa schizzerò senza toccarmi, come un adolescente segaiolo”.

Mentre lei rideva soddisfatta, lui cercò riprendere il controllo (in fondo faceva la parte di un porco senza scrupoli che si stava approfittando di lei…). La rovesciò di schiena sul letto e si mise con le ginocchia tra le suo gambe spalancate; con la mano si prese il cazzo e cominciò a spennellare con la cappella il solco della fica glabra di lei, tra le grandi labbra dischiuse che lasciavano generosamente intravedere il rosa acceso della sua carne più tenera e più proibita. Lei, che non lo poteva vedere, bramava quel contatto e con il bacino inseguiva il suo membro duro ogni volta che lui si scostava. Gemeva, lo implorava di penetrarla, di scoparla, di sbatterla contro il materasso. La torturò a lungo, strusciandole la propria cappella gonfia contro il clitoride, strappandole brividi che la scuotevano e di cui lui poteva sentire le vibrazioni mentre le baciava il collo e le mordicchiava i capezzoli duri come chiodi. Si mangiarono le labbra, mentre le loro lingue si intrecciavano.

Poi le fece allargare le gambe ancora di più e, con una spinta secca del bacino, la penetrò, con un solo colpo, senza sconti, giù, sino alla profondità della sua intimità, a sbatterle sulla cervice. A lei uscì uno strillo strozzato, contrasse ogni muscolo del proprio corpo, la bocca spalancata come a prendere un’aria che di colpo le fosse venuta a mancare. Lo aveva dovuto fare: le aveva pur sempre messo davanti agli occhi l’immagine di un un uomo rude con un gran bel pezzo di cazzo tra le gambe. Poi, una volta che fu dentro di lei, si dimenticò di stare seduto su quel divano in fondo al letto, a guardare un altro più virile di lui che godeva con sua moglie… e fece l’amore con lei, con la propria donna. Gli parve di capire che per lei stesse succedendo la stessa cosa.

Facevano l’amore insieme da 16 anni… quella sera lui non la prese con la foga dei primi incontri, quando si ha fretta di prendere tutto, di arrivare dentro la tua donna ad una profondità mai raggiunta dagli altri, ansia di darle il piacere più grande che abbia mai provato, per assicurarsi (illudersi) che lei diventi tutta tua, per sempre. Al contrario, la possedette con tutta la perizia del proprio complesso amore che provava per lei, che gli permise di ondeggiare per un tempo lunghissimo sull’orlo di un piacere vulcanico dove tenne sospesa anche lei che, tra le sue braccia forti e rassicuranti, inseguì a lungo la soddisfazione di un orgasmo sulla cui soglia lui la lasciava arrivare, per poi rimandarla un pochino indietro…. come un corpo che le onde sembrano sempre sul punto di lasciare sulla spiaggia, ma che ogni volta riportano un po’ più a largo. Per non venire prima che lei fosse completamente soddisfatta lavorò con la propra fantasia, allontanando a momenti la propria mente da quella camera, da quella situazione scabrosa ed eccitante che avavano creato insieme, con i loro giochi. Vagò tra montagne innevate e solitarie e attraversò boschi impenetrabili. Infine, quando sentì che il cieco implorare di lei stava prendendo il tono della sofferenza, lasciò che lei gli salisse sopra a cavalcioni e che si togliesse la benda, così che i loro occhi fossero gli uni dentro gli altri; accelerò la potenza delle onde con le quali sbatteva il suo corpo e, con un colpo più profondo degli altri, la rovesciò su quella agognata spiaggia. Dentro di lei qualcosa esplose, come il lungo lancio finale di uno spettacolo di fuochi di artificio, con variopinte fiammate che si allargavano nel cielo, sembrando ognuna più grande della precedente, fino a che tutto lo spazio davanti ai suoi occhi finalmente spalancati fu pieno di scintille, che si fusero in una sola, che le parve infinita.

Si accasciò infine sopra di lui – l’orgasmo più completo lo prendeva sempre mentre lo cavalcava facendo sbattere la testata del letto contro la parete – con il cuore che le rimbombava nel petto e la propria intimità che continuava a contrarsi da sola attorno al membro di lui, in quella che era la più deliziosa delle mungiture. Lui si concentrò, ma dopo tutti gli sforzi fatti per non eiaculare sino ad allora, non riuscì ad invertire di colpo la rotta ed a godere simultaneamente con lei, come gli sarebbe piaciuto. Per un po’ godette dello sguardo di lei, che era colmo di lussurioso appagamento, poi si sfilò da sotto mentre lei lo guardava birichina come a dirgli “quello che vuoi amore, tutto quello che vuoi!”. Poggiandole una mano sulla schiena la fece restare distesa a bocconi ed andò a piazzare le proprie ginocchia tra le gambe di lei, facendogliele un po’ allargare. Roberta sentì che appoggiava il palmo di una mano sul letto, accanto alla sua spalla e che si stava distendendo su di lei. Strinse con le mani le lenzuola e con i denti prese il cuscino, mentre aspettava l’esplosione di fitte di spillo che avrebbe patito quando il cazzo di lui avrebbe brutalmente forzato la sua rosellina. Sapeva di essere stata cattiva con lui e di esserselo meritato quel dolore e poi…. era sempre così che finivano quei loro giochi, con il dolore che un cazzo le provocava penetrandole il culo… e con il perverso piacere che ne seguiva.

Ma lui la sorprese scivolando con il suo membro teso allo spasimo dentro la sua fica fradicia nella quale fu risucchiato in un istante. Con la bocca andò a cercare quella di lei, come a dirle “shhh, silenzio…”, poi si tirò su con il busto, reggendosi su entrambe le mani piantate sul materasso, ed iniziò a pistonarla con ferocia. La fece urlare di piacere e dolore, andandole ripetutamente a sbattere fino alla cervice, sino a che riversò dentro di lei tutto se stesso.

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