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Racconti Cuckold

lucidata di manico

By 1 Marzo 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Questa volta non mi dilungherò molto, mi accendo una sigaretta e tra le dita mi sembra di sentire l’umidità della punta della sua cappella che si appiccica e spinge il ventre a tremare. Fuori fa freddo, in camera c’è caldo, rientro dal lavoro, mi svesto, resto in slip e nulla più; stesa sul letto incrocio il mio viso attraverso lo specchio e mi guardo. Due occhi più verdi che mai e lucidi, i capelli che scivolano lungo il collo dove Stefano qualche giorno prima aveva lasciato i suoi baci, i seni duri con due capezzoli a punta e un triangolo bagnato era disegnato sullo slip. Il solo pensiero delle sue mani, della cerniera del suo pantalone custode di un cazzo che mi bastava sfiorare perché crescesse, della sua lingua, del suo odore’.portarono tre delle mie dita ad entrare delicatamente nella mia patata bagnata. Presi lo specchio e lo sistemai sul tavolino di fronte alla poltrona, divaricai le gambe e iniziai a masturbarmi toccando quei punti dove il suo cazzo amava sfoderarsi, strusciarsi porgendomi la sua cappella morbida e dura. Mi sembrava che lui fosse lì accanto a me, mi sembrava di vederlo che mi guardava e mi suggeriva cosa fare per farlo impazzire ancora di più: la mano sinistra mi masturbava e tre dita della mano destra erano nel mio culo ormai sfondato e bagnato. La poltrona divenne il letto dove immaginavo di stare stesa con lui sopra di me, con quegli occhi nei miei e quell’odore di sesso sotto al naso dove avrei tanto voluto sbattermi il suo cazzo leggermente sporco di qualche goccia di sperma che iniziava ad uscire, gocce da raccogliere con la lingua che leggera si fa spazio tra le labbra strette per uscire e allungarsi verso l’alto come se fosse quel manico liscio e tosto da leccare per ingoiare quelle gocce di un sapore senza eguali e devo dire che quello di Stefano mi aveva disinibita e fatta impazzire da subito. Adoravo prenderlo ovunque, vederlo cadere come acqua da una fontana tra le fila dei capelli per sentire al risveglio il suo odore e ricordare di aver fatto l’amore con lui, adoravo prenderlo dentro me per fonderlo ai miei umori, adoravo prenderlo tra le natiche, ma in bocca impazzivo e ancora adesso se ci penso tremo e impazzisco dalla voglia di lui, di fare l’amore con lui ma ””

Raggiunsi l’orgasmo pensando che fossero le sue dita ed il suo cazzo a sfondarmi la fica e il culo, immaginando mille baci posati su quel collo striato dal pelo del suo pizzetto, desiderando la sua bocca a raccogliere il mio seno tra i denti, desiderando quanto non mai la sua lingua tra le mie labbra e infilarsi forte nella mia patata per raccoglierne ogni umore.
Ma Stefano era fuori per lavoro, di lì a poco sarebbe stato il suo compleanno e non avrei potuto festeggiarlo come volevo, se non immaginare e sognare nell’attesa di poter incontrare di nuovo il suo respiro, di poter toccare la sua pelle e attraversare la sua carne.
Avevo comprato qualche giorno prima un completo che piaceva a lui ma in verità pensavo che avrei indossato solo il bustino sotto un abito aderente a tubino e sotto nulla, solo delle autoreggenti di quelle con la cucitura alla gamba e i miei stivaloni di pelle nera con tacco 70. E di qui vi sto raccontando un sogno e un regalo che non ho mai potuto fare ma mentre scrivo immagino sia accaduto.
Il compleanno di Stefano cadeva in un giorno infrasettimanale, un martedi speciale per me che amavo ogni occasione in cui potessi festeggiarlo e farlo impazzire; per il martedi organizzai una festa a sorpresa riunendo tutti gli amici e cucinando i suoi piatti preferiti accompagnati da tanto primitivo di manduria e buona musica ma il mio regalo arrivò alla mezzanotte del lunedi.
Stefano il lunedi era casa, come tutti i lunedi mentre io lavoravo e quel giorno cercai di fare quanto prima possibile facendomi lasciare un oretta casa libera per prepararmi complice un nostro amico che lo portò fuori per un caffè.
Tornai a casa, mi fermai prima a comprare una piccola torta e dei togo al cioccolato che lui adorava. Arrivai a casa e Stefano per mia fortuna era già sceso, una doccia veloce, il tempo di rasarmi in ogni lembo di pelle perché fossi completamente nuda, ancora con l’accappatoio indosso tirai fuori dall’armadio il mio regalo ben nascosto da un cappotto: la spada di luke skywalker che lui tanto adorava e come avevo immaginato la misi in salone accanto alla sua videoteca con una corda rossa che avrebbe usato per legarmi e un biglietto di auguri. Beh, dovevo sbrigarmi’corsi in camera da letto e indossai il bustino nero della parah ultima collezione, le autoreggenti, l’abito a tubino, gli stivali neri alti e nulla più’solo scrissi sulla patata nuda’ ti amo’
Stefano arrivò, sorpreso di vedermi così’.gli dissi che saremmo dovuti andare a cena fuori con Viola e un suo amico mettendogli anche una certa fretta perché si preparasse. In vero la cena era solo per noi, un ristorantino poco distante da casa così a mezzanotte saremmo stati lì. La cena fu tranquilla, forse Stefano intuì che c’era qualcosa sotto ma mi lasciò credere fosse una sorpresa. Il suo pensiero andava a quell’abito che lasciava intravedere una ventre nudo e senza alcuno slip e lo eccitava vedere che gli altri guardavano. Verso le 11e mezzo arrivammo a casa, temporeggiai perché non mi saltasse addosso ma in fondo un cambio di programma non era male. Spensi le luci, accesi qualche candela in camera da letto e iniziai a togliergli le scarpe, i calzini per succhiarmi l’alluce e con la lingua leccarmi le dita mentre una mano leggera lo sfiorava. Piano piano salii verso di lui alzandomi leggermente l’abito perché la patata bagnata si strusciasse bagnando le sue gambe, salivo e scendevo lasciando che solo le sue mani mi toccassero e che le sue dita assaporassero il mio sapore insieme alla mia lingua piena di me. Il suo cazzo cresceva, era sempre più liscio e duro, sembrava quasi un manico da bagnare e portare a lucido. Iniziai a mordergli l’inguine, morsetti piccoli con leccate alle palle ormai piene, poi di nuovo la lingua e poi due dita nella mia fica per penetrare il suo ano mentre la mia mano lustrava il suo manico e lo portava alla mia bocca. Un pompino così forse non riuscivo a farglielo da un po’, vedevo i suoi occhi fissi su di me, le sue mani sul mio capo perché il suo cazzo andasse fin nel profondo della gola mentre due dita gli sfondavano l’ano. Gemeva, stava impazzendo ed io con lui, il mio abito era ormai bagnato e sembrava quasi di riuscire a vedere il clitoride avvolto da due labbra gonfie di desiderio ma doveva aspettare per fare di me ciò che voleva, per legarmi alla colonna del mensolone in cucina, per scoparmi davanti, dietro, la bocca, per grondare saliva a gocce sulla mia fica e sulle mie labbra assetate di lui.
Mancava poco alla mezzanotte’
‘stallone mio, pochi minuti al tuo compleanno ‘.ti propongo di spegnere la tua prima candelina della giornata incastrando il tuo manico nel mio culo perché lo levighi e lo prepari a una lunga notte ma prima, in attesa della torta ho un dolcino personale da darti”.
Stefano non aggiunse una parola, mi girò prendendomi per i capelli e infilò il suo manico nel mio culo bagnato accuratamente dalla sua lingua che aveva attinto umori e sapori dalla mia patata e mi scopò con forza con quel manico così tosto e così lungo che quasi mi sentivo più in alto. Guardai l’orologio’la mezzanotte era arrivata, presi tre togo e li inzuppai nella mia fica come fosse una tazza di latte, e li portai alla sua bocca’
‘auguri amore mio’questo è solo il tre, il 5 sta in una patata da mangiare e succhiare nella tua bocca fino a che grondi dei suoi umori, in due seni da mangiare, in un culo da riconquistare e in una bocca in cui venire lasciando che lo sperma faccia da panna a questo dolce. Sono solo uno dei tuoi regali’.e il tuo compleanno è solo iniziato’.andiamo a fare un brindisi in salone e poi spegni le tue candeline’
In salone scoprì il suo regalo, sembrava un bambino’proprio come me l’ero immaginata, e fu felice anche della corda e del mio biglietto anche se come al solito non mi disse nulla neanche quella volta’
E la lunga notte iniziò’.il mio vestito era a terra, le sue mani salivano lungo gli stivali alle mie gambe portando le sua bocca alla mia patata che quasi gocciolava sulla punta del suo naso. Mi ritrovai di lì a poco legata alla colonna in cucina e il suo manico era pronto a levigarsi e lucidarsi ancora e ancora’.

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