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“Devo raccontarti una cosa.” esordì così mia moglie Francesca mentre eravamo al ristorante in un weekend di fine estate.

Colsi un tono strano nella sua voce. Sembrava essere qualcosa di importante. Ma non qualcosa di grave. Lei era reduce da una settimana di vacanza presso dei parenti, senza di me, sulle isole Eolie. Capii che era qualcosa relativo a quel periodo in cui eravamo stati distanti.

Francesca iniziò a raccontarmi i suoi giorni sull’isola, la spiaggia che frequentava spesso, da sola, e gli altri bagnanti che la occupavano. Mi raccontò di una coppia di cinquantenni che si mettevano sempre nella parte più lontana e si spogliavano sempre nudi, soprattutto la donna.

Già da quei primi particolari cominciai a capire che la storia aveva qualcosa di pruriginoso, ma non avevo la minima idea di dove andasse a parare. Francesca raccontava lentamente, ricca di particolari e non mi faceva intuire nulla. Mi parlò di quella donna, del fatto che fosse bella e la mia fantasia già immaginava mia moglie in un rapporto lesbo.

Francesca conosceva le mie fantasie. Sapeva che io avrei voluto vederla fare sesso con altri uomini, che addirittura avrei gradito se mi avesse fatto le corna, a patto che poi me lo raccontasse. Ma avevo perso la speranza che questo potesse succedere. Ero sicuro che sarebbe rimasta una fantasia. E anche quella sera, al ristorante, già sapevo in cuor mio che il racconto non avrebbe avuto la fine che il mio immaginario erotico sperava.

Infatti quella coppia di cinquantenni non si rivelò coinvolta in nulla di sessuale, erano semplici nudisti. L’unica cosa che fecero fu dare la spinta a mia moglie ad imitarli.

“Quindi ti sei messa nuda?” le chiesi piacevolmente stupito.

“Sì.”

“E ti è piaciuto?”

“Sì, è stato molto piacevole. Molto liberatorio.”

Io qualche volta, all’estero, avevo fatto nudismo ma mia moglie Francesca anche in quelle occasioni era rimasta in costume. Ero felice che avesse sperimentato il naturismo, anche in mia assenza. Anzi, il fatto che mia moglie fosse stata nuda e sola mi eccitava.

E pensavo che il racconto fosse finito lì. Il mio cazzo già un po’ aveva dato segni di gradire. Ma Francesca continuò.

Mi parlò della spiaggetta a fianco di quella principale. Una spiaggetta raggiungibile dal mare oppure arrampicandosi sugli scogli. Una spiaggia in cui lei aveva notato degli strani movimenti. Un via vai di uomini e qualche coppia.

Incuriosita ci era andata anche lei a vedere e in quella spiaggia era molto più frequente il nudismo. Qualche coppia ci andava per amoreggiare un po’, anche se lei non vide nulla di esplicito. Tranne in una occasione.

“Mi ero seduta su uno scoglio dal quale si dominava tutta la spiaggia. Prendevo il sole nuda e guardavo gli altri frequentatori. C’erano solo due uomini che entravano e uscivano dall’acqua.”

In quel momento la mia mente immaginò Francesca presa da due uomini. Il mio cazzo tendeva il tessuto dei pantaloni solo all’idea. Ma era troppo tranquilla nel parlare, non era certo successo quello.

“Ad un certo punto non li ho più visti. I loro teli erano ancora lì ma non loro non li vedevo neanche in acqua. Allora sono scesa e ho camminato lungo la battigia. Poi ho sentito un rumore. Come un lamento. Mi sono affacciata dietro ad un paio di massi e li ho visti. I due uomini stavano scopando.”

“Davvero? Proprio scopando?”

“Sì, uno era a pecora e l’altro lo inculava.”

“E… e che sensazione ti ha dato vederli?”

“Non so… erano affascinanti… erano animaleschi… erano belli anche se di loro non lo erano tanto.”

“Non pensavo ti attirasse vedere una scena di sesso gay.”

“Neanche io ma… forse era la situazione clandestina o per contro il fatto che lo facessero in pieno sole…”

“E sei stata lì a spiarli per molto?”

“No. Mi hanno visto. E mi hanno cacciato via. Non volevano essere guardati.”

“E quindi cosa hai fatto?”

“Niente, sono andata in acqua e… mi sono masturbata.”

Il mio cazzo era duro. Pensavo a mia moglie nuda, da sola, che si toccava, che aveva appena visto due uomini incularsi. E mi piaceva che lei raccontasse tutto questo con piacere, non scandalizzata.

Pensavo che il racconto fosse finito lì. Era già abbastanza anomalo per lei. Ma mi sbagliavo.

“Poi un giorno eravamo solo io e la coppia in spiaggia. Tutti nudi. Ed è arrivato un gommone. Sopra c’era un uomo. Intorno ai quarantanni. Un bel tipo da quel che vedevo. Ha guardato verso la spiaggia.”

“Tu eri nuda? Ti ho visto nuda?”

“Sì.”

“E lui era nudo?”

“No, però ha fatto una cosa strana.”

“Cioè?”

“Si è girato e si è abbassato il costume solo nella parte posteriore. Ed è rimasto lì così per un po’. Si muoveva, sembrava volerci mostrare il culo nudo e nient’altro.”

“Strano. E com’era?”

“Aveva un bel culo.”

“Come il mio?” chiesi un po’ geloso.

“No, non come il tuo ma comunque bello.” rispose Francesca ed io feci una espressione orgogliosa.

“Ma quindi era anche lui un gay e cercava di attirare qualcuno secondo te?”

“All’inizio l’ho pensato anche io, ma non c’era nessun altro in spiaggia oltre a noi.”

“E quindi cosa è successo?”

“Poi io mi sono spostata nell’altra spiaggetta.”

“Perché?”

“Non lo so… così… per maggiore privacy.”

“E lui?”

“Lui era ancora sul gommone, sempre a culo nudo.”

“Ti ha visto che ti eri spostata?”

“Sì. Credo di sì. Mi sono stesa sull’altra spiaggia…”

“Sempre nuda?” non sapevo dove stesse andando a parare la storia, ma mi stavo eccitando. Avevo paura nello stesso tempo che si concludesse in niente e anche che invece si concludesse con qualcosa di inaspettato da parte di lei.

“Sì. Nuda e sola. E poi lui si è tuffato ed è venuto a nuoto sulla spiaggia.”

“E cosa ha fatto? Era nudo?”

“No. In costume. Non ha fatto niente, è arrivato sulla spiaggia, non ci siamo neanche guardati, eravamo distanti. Poi dopo un po’ l’ho perso di vista. Non c’era più. Non era tornato sul gommone. Allora mi sono alzata e ho passeggiato per vedere se lo vedevo.”

“Perché volevi trovarlo?”

“Non so… così… ero curiosa. E l’ho trovato, dietro a degli scogli.”

“Era nudo?”

“Si era abbassato il costume, sì.”

“Si stava masturbando?”

“Aveva il cazzo in mano, ma era fermo.”

“Era duro?”

“Sì. Duro e grosso.”

“Grosso? Davvero?” mi eccitai a sentire quelle parole e a pensare alla situazione in cui si era ritrovata.

“Sì. Ben messo.”

“Più di me?” chiesi provando contemporaneamente gelosia ed eccitazione.

“Un po’ più lungo.”

“E… e cosa hai fatto? Cosa hai detto? Cosa ha fatto lui?”

“Non abbiamo detto niente. A dire il vero non l’ho neanche guardato in faccia. Ero un po’ in imbarazzo. Mi sono avvicinata.”

“Fino… quanto ti sei avvicinata?” le domandai sistemandomi il cazzo dentro le mie mutande che premeva per uscire.

“Fino a… toccarlo. Ho allungato una mano, gliel’ho preso in mano.”

“Così? Senza dire niente?”

“Sì. Non ero sicura. Non sapevo cosa voleva. E non sapevo bene cosa volevo io.”

“E poi? Cosa hai fatto?”

Queste incertezze da lei descritte, questo agire in un modo che va al di fuori di quello che sarebbe ad esempio il comportamento di personaggi di un film o di un racconto inventato, mi convinsero che non si stava inventanto la storia e che non la stava romanzando in modo da renderla per me più eccitante. Era una storia imperfetta, dunque reale. Questa consapevolezza mi eccitò ancora di più.

“Cosa hai fatto?” insistetti, ma Francesca interruppe il racconto a causa dell’arrivo della cameriera che ci portava i piatti che avevamo ordinato.

Francesca iniziò a mangiare, come se niente fosse, gustandosi la sua pietanza. Mi guardò mentre masticava e ne assaporava il gusto. Sembrava essersi rilassata. Era nervosa quando aveva iniziato a raccontare, ma ora aveva capito che io stavo reagendo come da mie fantasie erotiche. Di fronte alla realtà potevo reagire male e invece l’eccitazione sovrastava ogni forma di gelosia.

Sentii qualcosa toccarmi la caviglia. Francesca mi sorrise maliziosa. Il suo piede nudo, si era evidentemente tolta la scarpa, risalì lungo la mia gamba fino ad arrivare, dopo pochi interminabili istanti fra le mie gambe.

“Poi mi sono inginocchiata e ho iniziato a leccarlo.”

Dicendo questo premette col piede sul mio cazzo duro il quale non si trattenne ed iniziò a sborrare copiosamente impregnando le mutande. Francesca capì dalle mie smorfie quale era stata la mia reazione e rise sommessamente.

Finii in fretta il mio piatto e poi andai in bagno cercando di risistemarmi e sperando che la sborra non avesse sporcato troppo anche i pantaloni. In bagno mi guardai allo specchio. Ero un cornuto, mia moglie me lo aveva appena confessato. Era quello che desideravo nelle mie fantasie ma era folle che fosse vero e che non solo lo accettassi, ma che mi fossi anche appena sborrato nei pantaloni proprio perché lo avevo saputo.

Tornai al tavolo.

“Continua.” le intimai.

“Cosa vuoi sapere?”

“Cosa gli hai fatto? Cosa ha fatto lui? Se ti ha detto qualcosa? Tutto, dimmi tutti i dettagli.”

“Gliel’ho leccato e succhiato per un po’. Lui non diceva niente. Non capivo neanche se gli stava piacendo o no. Cioè il cazzo era duro però non aveva altre reazioni. Si guardava attorno. Sembrava un po’ nervoso. Forse era imbarazzato anche lui. Per un attimo ho pensato di andare a stimolarlo dietro, visto anche che prima di arrivare mi aveva mostrato il culo in quello strano modo, ma poi ho pensato che non avevamo abbastanza confidenza, magari non voleva, magari non era pulito. E quindi mi sono limitata a leccargli le palle.”

“Era peloso?”

“Sul corpo no. Attorno al cazzo e sulle palle li aveva corti. Comunque quando gli ho leccato le palle finalmente ha dato segni di apprezzamento.”

“Cosa ha fatto?”

“Grugniva, gemeva. Insomma gli piaceva molto.”

“Ti ha guidato? Ti ha spinto la testa per farsi succhiare?”

“No, mi ha lasciato fare.”

“E tu che facevi? Ti toccavi mentre lo succhiavi?”

“Non mi toccavo ma la mia figa era premuta contro la sua gamba. Mi strusciavo contro di lui. Era molto eccitante.”

“Poi? Lo hai fatto venire? Dove?”

“Sì. Dopo un po’ tra palle e cazzo ho ottenuto il risultato. Mi ha sborrato in faccia. Ha sborrato molto.”

“Non lo hai assaggiato?”

“No. Avrei voluto ma non mi sono fidata.”

“Poi? Lui ti ha fatto qualcosa? Ha ricambiato il sesso orale? Ti ha masturbata? Sei venuta?”

“No. Lui si è tirato su il costume, mi ha detto ‘Grazie’ e se ne è andato.”

“Non avresti voluto fare altro tu?”

“Forse sì. Diciamo che ero talmente eccitata che se ci fossero stati altri cazzi li avrei succhiati tutti. Certo se lui avesse voluto leccarmi o masturbarmi non avrei rifiutato. Non so se lo avrei scopato, forse no, non credo avesse un preservativo con sé. Tecnicamente non ho neanche avuto un orgasmo ma è stato super eccitante.”

“Vi ha visto qualcuno?”

“No, non credo proprio.”

“Ma poteva vedervi qualcuno? Ci hai pensato? Ti ha eccitato anche questo?”

“In teoria sì, ma non c’era nessuno. Comunque non ci ho pensato, ero troppo concentrata su quello che stavo facendo.”

“Non pensavi a me mentre mi stavi tradendo?”

“No.” rispose secca e sincera Francesca. Io sobbalzai.

“Ah.” commentai.

“Ci sei rimasto male? È la verità. Preferivi ti dicessi una bugia dicendoti che ti pensavo mentre avevo il cazzo di uno sconosciuto in bocca? No, pensavo solo a quello.”

“Ok. No, va bene, è giusto che tu mi dica la verità. Tutta la verità.”

“Ti ho detto la verità. Ti è piaciuta la verità? Era quello che volevi?”

Rimasi pensieroso per un po’. Ero io ad aver spinto Francesca a tradirmi, lo avevamo immaginato insieme tante volte perché a me eccitava l’idea e alla fine anche a lei eccitava l’idea. Ma sinceramente non pensavo che sarebbe arrivata a farlo. In quel modo, poi. Con uno sconosciuto. In un luogo pubblico all’aperto. In quel modo così porco.

Nel tragitto verso casa Francesca mi chiese opinione sulla cena, se mi erano piaciuti i piatti che avevamo mangiato. Mi resi conto in quel momento che non avevo neanche idea di cosa avessi mangiato, troppo sconvolto dal racconto di lei. Risposi dunque con un monosillabo e non dissi altro durante tutto il percorso. La mia testa era distratta da altri pensieri.

Appena entrammo in casa presi Francesca per mano e la tirai verso di me.

“Senti, ho delle altre domande su come glielo hai succh…”

Lei mi interruppe mettendomi un dito sulle labbra, come nel gesto di fare silenzio.

“Facciamo così.” mi disse guardandomi negli occhi. “Ora rifacciamo tutta la scena. Ti rifaccio il pompino esattamente come l’ho fatto a lui, va bene?”

Io annuii mentre il mio cazzo diventava duro.

Andammo in salotto. Francesca si spogliò nuda e si stese sul divano, come era stesa in spiaggia a prendere il sole.

“Iniziamo dal principio.” disse risoluta. “Spogliati e rimani in mutande, come fossi in costume. Poi girati e abbassatele e mostrami il culo.”

“Perché?”

“Te l’ho detto che prima di arrivare quell’uomo ha fatto quel piccolo show mettendo in mostra le sue terga.”

“Ok.”

Provai a fare quello che lei mi indicava, anche se non capivo bene perché si fosse comportato in quel modo.

“Beh, è stato piacevole guardare lui ma devo dire che tu da dietro lo batti sicuramente.” commentò lei ed io ne fui orgoglioso.

Dopo mi disse di andare in corridoio e di aspettarla là, con le mutande abbassate e col cazzo in mano. Poi lei si presentò, venne verso di me timidamente, senza guardarmi. Titubante allungò una mano sul mio cazzo e poi si abbassò. Sentii la sua lingua sul cazzo e poi il calore del suo respiro mentre lo prendeva in bocca. La guardavo e la immaginavo in una spiaggia isolata insieme a quello sconosciuto. Il pensiero pur girandomi nella testa per tutta la serata continuava ad essere sconvolgente.

Sentii contro la mia tibia la sua figa umida che premeva e si sfregava. Poi lei si tolse il cazzo di bocca e si dedicò con la lingua alle mie palle, giocandoci e succhiandole. Quei due particolari me li aveva descritti nel suo racconto, questo dettaglio mi convinse per l’ennesima volta che non si fosse inventata nulla, che era tutto vero e questa convinzione fu per me la goccia che fece traboccare il vaso.

Sborrai improvvisamente. Francesca colta di sorpresa si spostò per fare sì che i miei schizzi la colpissero in faccia, come era successo con quell’uomo. Mentre la sporcavo si mise a ridere.

“Perché hai riso?” le chiesi quando conclusi il mio orgasmo. “Mi stai prendendo in giro? Ti sei inventata tutto?”

Nell’ultima domanda non sapevo se ci fosse speranza o timore di una risposta affermativa.

“No, no.” mi rispose. “Stavo ridendo perché pensavo che sei venuto subito. Lui invece è durato un sacco, non veniva mai.”

“E ti è dispiaciuto questo?”

“No, no, mi è piaciuto leccarlo a lungo, ma mi piace anche vedere quanto sei eccitato tu che non ti sai controllare.”

Mi sentii in qualche modo umiliato e inferiore a quell’uomo. Non fu una sensazione piacevole, ma allo stesso tempo fu eccitante anche quello.

Francesca andò in bagno a fare la doccia e lavarsi la faccia, così come aveva fatto dopo quel pompino in spiaggia andandosi a lavare nel mare. Dopo la imitai facendomi anche io una doccia. Sotto il getto dell’acqua pensavo e ripensavo a quello che mi aveva raccontato. Il mio cazzo, per questo, continuava a indurirsi e richiedere attenzioni.

Terminata la doccia andai nella nostra camera da letto. Francesca era nel letto che leggeva un libro. La osservai. Era bella. Era mia moglie ma mi aveva appena confessato un tradimento. Tradimento che io le avevo sempre detto che avrebbe potuto fare, anzi che avrebbe dovuto per soddisfare le mie fantasie malate. E lo aveva fatto. Finalmente. Mi aveva messo le corna, forse, se tutto ciò che mi aveva detto era vero.

Dentro di me sentii eccitazione e gelosia, perfettamente mischiate. Forse un pizzico di rabbia. Forse fu quella a farmi salire sul letto in piedi, nudo come ero uscito dalla doccia e con il cazzo dritto. La presi per i capelli, spingendola contro la testata del letto. Con il cazzo la schiaffeggiai in faccia. Poi le intimai di aprire la bocca e glielo spinsi dentro.

Le scopai la bocca, con foga e rabbia. Lei era completamente inerme. Lasciava che la fottessi come volevo. Dai suoi occhi fuoriuscì qualche lacrima.

“Sei mia.” grugnii per cercare di ristabilire il mio orgoglio maschile di possesso.

Lo ripetei più volte mentre le fottevo la bocca, ma ad ogni affondo mi suonava sempre più falso. O meglio mi sembrava riduttivo.

La sentivo mia. Era mia moglie. Non avevo paura di perderla. Non c’era bisogno di fare quello sfoggio di aggressività maschile per ribadirlo. Anzi, forse proprio perché ero tranquillo che fosse “mia” volevo provare il brivido dell’emozione di perderla momentaneamente. Di sapere che a volte diventava di altri. Che prendeva altri cazzi e quando lo faceva pensava solo a quello, solo a quel nuovo cazzo ed io non le passavo neanche per la mente. Saperla mia e saperla troia con altri. Due apparenti contraddizioni che invece si sposavano perfettamente.

“Ripetimelo ancora.” le dissi più tardi, quando ci eravamo ricomposti e sistemati nel letto, pronti per dormire. “È tutto vero quello che mi hai raccontato? Non ti sei inventata tutto solo per farmi eccitare? E mi hai detto tutto? Tutta la verità? Nient’altro che la verità?”

Francesca mi guardò. E mi sorrise.

(Nota finale: se qualcuno si riconoscesse nell’uomo a cui è stato fatto un pompino in spiaggia… si faccia vivo… )

4 Comments

  • aldebrando1 aldebrando1 ha detto:

    Racconto che ho letto con piacere.
    Indugiando sulla sottile soglia che divide il racconto di eventi reali dalla condivisione di semplici fantasie erotiche, rappresenta in pieno quello che unisce l’immaginario di molti uomini (me compreso, lo ammetto): la fantasia di avere una moglie bella, innamorata, che si concede al piacere fisico con sconosciuti SOLO per dare piacere ai propri mariti, i loro unici padroni. Fantasia che dunque esprime in pieno la nostra millenaria cultura patriarcale.
    Per fortuna (ho due figlie…) le cose stanno cambiando: le donne, esattamente come abbiamo sempre fatto noi uomini, se decidono di prendersi del piacere con altri, lo fanno solo per se stesse… non per i propri mariti!!!! Il marito a casa nel “sacro” focolare domestico, il piacere fuori casa… con uomini eccitanti, poiché non sporchi di sugo o di pannolini.
    Si chiama parità dei sessi!!!!!!

    • Aman Analcoholic Aman Analcoholic ha detto:

      Spero di non aver dato l’impressione che lei abbia fatto quello che ha fatto solo per il piacere del marito, anzi. Come dice nel racconto neanche ci stava pensando al marito in quel momento. E il marito trae piacere proprio dal fatto che la donna è libera e vuole il piacere per sé, almeno così la penso io.

  • aldebrando1 aldebrando1 ha detto:

    Non discuto che tu la pensi così, cosa tra l’altro lecita ed apprezzabile. Dico solo che il racconto mi è piaciuto proprio perché mette in scena, in maniera carina e non scontata, la rappresentazione di fantasie molto comuni. Insomma… il marito stanco di sopportare il peso del proprio ruolo forzatamente virile, che attraverso la moglie gode della vista del rapporto omosessuale e, sempre attraverso di lei vista come mero strumento del poprio immaginario, può finalmente e senza colpa “assaggiare” il membro di quello che è evidentemente un omosessuale.
    Insomma, scrivendo si fa sempre uscire qualcosa di non pienamente intenzionale… è normale che succeda…
    Se ci pensi con sincerità e senza pregiudizi, non potrai che darmi ragione.
    Il mio consiglio è di continuare a scrivere… servirà a te e sarà piacevole per chi ti legge!
    Ciao

  • Aman Analcoholic Aman Analcoholic ha detto:

    Non ho bisogno di “continuare a scrivere”: trovi tutti i miei racconti qui https://analcoholic.wordpress.com

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