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ADOLESCENZA IN PERIFERIA

By 3 Giugno 2023No Comments

Salve a tutti, scusatemi per l’assenza ma diversi impegni lavorativi e non mi hanno portato via dal raccontarvi le mie avventure ed esperienze passate. Sto scrivendo molto su commissione in questo periodo, lo è anche questo racconto che sarà reso pubblico per esplicita volontà della richiedente.
Buona lettura!

Fuori il vento ulula, picchia forte contro la finestra della mia stanza. Credo stia piovendo a dirotto ma a me non importa, sono al calduccio sotto diversi strati di coperte…una mano sotto le mutandine a penetrare la mia fica coperta da una leggera peluria, una mano che mi stringe un capezzolo e lo tira al limite della sua elasticità.
Mi chiamo Eleonora, sono una specializzanda trentenne e sono rientrata dal mio alloggio fuori sede, per le vacanze invernali, dai miei genitori nel loro paesino sperduto tra le montagne.
Sono una bella ragazza, capelli ricci biondi, occhi azzurri…magari un po’ minuta ma dalle forme sode e proporzionate. Pratico il nuoto da quando ero piccola e forse da lì, nel vedere nello spogliatoio quelle ragazze nude che lascivamente si cospargevano il corpo di bagnoschiuma, nel vedere in piscina quei ragazzi muscolosi dai costumi attillati, la mia idea di sesso si è evoluta molto precocemente.
Ecco, ad esempio, ora mi sto masturbando…è da quando avevo 13 anni che lo faccio, ogni notte, ogni volta che posso, anche più di una volta al giorno. Ora mi masturbo ripensando al passato, ai ragazzi entrati di nascosto in quella stessa cameretta più di dieci anni prima, alle sessioni in solitaria, al pigiama party diventato un’orgia saffica…mmmmmh sto vendendo…ma in mezzo alla tempesta di ricordi lussuriosi ne sopraggiunge uno che avevo quasi dimenticato, mi porta a masturbarmi ancora più furiosamente fino a schizzare tutti i miei umori dal profondo della mia vagina. Mmmmmh, continuo ad accarezzarmi dolcemente, solleticandomi la leggera peluria, mentre l’orgasmo mi ha sconquassato.

Quanti anni avrò avuto?
Sì ricordo, avevo appena raggiunto “l’età del consenso” per così dire, vivevo con i miei (sempre indaffarati a causa del loro lavoro) che però una volta a casa si preoccupavano fin troppo di me; mio padre era il classico padre di famiglia rigido e ligio alle regole, si usciva per la scuola in perfetto orario, si cenava ogni sera alla stessa ora ed ogni mia marachella o voto basso era punito con severità sebbene non abbia mai alzato un dito su di me; mia madre era più accondiscendente come carattere ma anche lei super impegnata a livello lavorativo teneva tantissimo a risultati scolastici e galateo. Ecco perché dovevo nascondere loro la maggior parte della mia vita extra scolastica.
Quel periodo uscivo da poco con un ragazzo abbastanza più grande di me, conosciuto in piscina anni prima…era la mia prima cotta, innamorata persa ogni occasione era buona per trascorrere del tempo con lui e scrivergli: erano i primi tempi di whatsapp quindi le conversazioni scorrevano in maniera veloce e senza timore di spendere troppo in SMS. Lui all’inizio era così dolce con me, mi sembrava di sognare.
Il problema è che dal vivo avevo campo limitato, potevo usare una volta la scusa di uscire con un’amica ma già la volta successiva avevo il fiato sul collo dei miei; potevo incontrarlo subito dopo la scuola o subito prima della piscina, per il resto in due settimane l’unico lasso di tempo trascorso insieme è stato un paio d’ore al cinema, dove per la verità più che vedere il film era stato a palparmi seno e culo tutto il tempo mentre forzava la mia mano sul suo cazzo. Era la prima volta che ne toccavo uno. Mi sembrava così grosso, duro, pulsante, sembrava una creatura con vita propria. E a me quella sensazione non dispiaceva.
Forse prendendo coraggio dalla mia passività dopo quell’episodio iniziò a chiedermi cose sempre più esplicite tanto che le telefonate si trasformarono in vere e proprie call erotiche, fin quando una sera passò oltre. Iniziava a volere di più, delle foto, dei video, ormai vedermi vestita e palparmi un po’ non gli bastava.
E a me sembrava pure giusto, del resto, eravamo innamorati e stavamo insieme no?
Prima iniziai a condividere con lui foto di me in intimo, poi senza il reggiseno, poi completamente nuda…e più lo accontentavo più pretendeva, e più pretendeva più mi lasciavo trasportare dalle sue richieste…foto mentre mi stringevo il seno, mentre giocavo con la mia fichetta leggermente pelosa, mentre le mie mani allargavano per bene il buchino del mio culetto; video di strip, masturbazioni, penetrazioni con piccoli oggetti in fica e culo, uno mentre mi depilavo attorno alle labbra, addirittura un altro mentre facevo pipì.
Al contempo il rapporto con lui diventò molto più fisico e molto meno romantico, come potete immaginare (purtroppo quando ci sei dentro non te ne accorgi) non stava con me perché era innamorato ma perché, persa di lui, gli concedevo tutto ciò che chiedesse.
Ci vedemmo pochissime volte e furono tutt’altro che passionali, vi risparmio la mia prima volta durata nemmeno due minuti e le successive scopate in luoghi bui o in macchina, con sborrate in bocca e su tutto il mio corpo (in particolare faccia e tette), tanto di foto e video come testimonianze e la sensazione di non poter dire di no. A lui non importava nulla di me, veniva un paio di volte in pochissimo tempo e pretendeva o di farmi ingoiare o di scegliere dove schizzarmi. Tutto qui.
Provò pure ad incularmi con forza una volta ma il mio buchino era troppo stretto, proprio il suo cazzo non entrava…e ovviamente dopo un paio di tentativi sentii quel liquido caldo prima in mezzo ai glutei poi colarmi tra le cosce. Era venuto al solo contatto con il mi culo.
Infine, come prevedibile, dopo un po’ mi lasciò per dedicarsi a nuove conquiste. E nonostante non fossi mai stata appagata ci rimasi pure male!

Ma, sorprendentemente, la storia che volevo raccontarvi non è questa.
Anzi, questo fu solo il principio.
In paese tra gli adolescenti iniziarono a girare strane voci su di me (su quanto fossi troia e disponibile a far tutto) e purtroppo non solo quelle…il bastardo non solo aveva ingigantito le sue performance ma condiviso molte delle mie foto tra i suoi amici. E così passarono di cellulare in cellulare, chissà quanti ragazzini o uomini adulti si saranno segati con le mie immagini in quel periodo.
Sul momento non ci feci caso anche perché nessuno a scuola ne parlava esplicitamente, però notavo la differenza su come alcuni compagni mi guardassero…qualcuno provò pure a corteggiarmi ma delusa com’ero dalla precedente relazione rifiutai ogni tipo di invito.
Trascorse qualche mese, mancava poco alle vacanze estive ed il mio unico obiettivo era quello di impegnarmi a fondo nello studio per prendere il massimo dei voti: mi trascurai molto a livello sia estetico che relazionale, uscivo poco, avevo lasciato la piscina, non vedevo l’ora che finisse la scuola.
Penultimo giorno di liceo terminato, alla fermata dell’autobus certa degli ottimi risultati ormai avevo mollato la presa e stavo ricominciando ad assaporare la voglia di libertà.
Aspetto…aspetto…l’autobus non arriva. Inizio solo ora a notare che la fermata è quasi deserta, ci sono dei ragazzi ma non sono quelli che abitualmente attendono l’autobus con me.
Inizio a preoccuparmi, chiedo in giro, a quanto pare c’è uno sciopero in corso e sovrappensiero com’ero non ne avevo proprio sentito parlare. Mia madre è fuori città quindi di alcun aiuto, pertanto chiamo subito mio padre ma non può venirmi a prendere perché non si sarebbe liberato fino a sera; mi dice di mangiare qualcosa da quelle parti e chiedere altre informazioni sullo sciopero perché c’erano alcune fasce orarie garantite, magari era questione di poche ore.
Un po’ demoralizzata calcolo a mente la strada da fare a piedi, circa due ore e mezza, e penso: “Perché no? Sarà tipo un anno che non faccio una lunga passeggiata. Mi farà bene!” così mi avvio senza perdermi in altre idee. Mi è passata pure la fame.
Cammino per una trentina di minuti, il caldo si fa sentire e già sono tutta sudata: c’è umidità nell’aria, lo zainetto a contatto con la schiena mi fa appiccicare addosso il vestito, la gola è secca, forse non è stata un’ottima idea. Mi fermo a riposare su una panchina sotto alcuni alberi, bevo un sorso dalla bottiglietta che mi porto dietro e uso dell’acqua per bagnare fronte e polsi, avrei bisogno di una doccia.
Tipo fuori il cellulare per mandare un messaggio ma a quel punto mi sento chiamare da una voce maschile non troppo distante da me: “Eleonora! Eleonora! Hai bisogno di un passaggio?”
Mi guardo attorno e vedo che proviene dal finestrino di una macchina fermatasi ancora con il motore accesso a pochi passi da me. Lo riconosco, è M**** un signore amico di famiglia che diverse volte è stato a cena da noi, avrà l’età di mio padre ma con carattere completamente opposto in quanto sempre allegro e dalla battuta pronta. Capelli neri mossi e occhi azzurri, fisico niente male. E’ belloccio, ci rifletto solo adesso.
Rincuorata dalla sua presenza e dall’idea di non dover camminare altre due ore sotto il sole, accetto volentieri e balzo nella sua macchina.
Sarebbe stata una delle esperienze più eccitanti della mia vita.

“Allora Ele come va? Che ci facevi sotto questo sole nell’ora di punta? Guarda che se volevi abbronzarti bastava andare al mare eh!”
L’aria condizionata della macchina mi stava rigenerando anche se probabilmente non mi avrebbe fatto bene assorbirla così sudata com’ero…iniziai a rispondere alle domande spiegando la situazione, poi gli chiesi alcune cose sul suo lavoro e ne seguì una conversazione molto piacevole su ciò che stessi studiando in quel periodo, sui miei obiettivi futuri, sulla mia precedente relazione…
Eh sì, le voci purtroppo in paese giravano, ammisi che era la mia prima relazione quindi nemmeno io sapevo come avrebbe dovuto essere, che ero inesperta e assolutamente non in grado di gestire una cotta del genere, ma a quel punto un suo commento mi spiazzò: “Be’ in ogni caso non dovresti mandare foto personali così alla leggera, non si sa mai”
“In che senso scusa???”
“Ho saputo che sono state condivise…mi dispiace per quello che è successo…”
“Sì lo sospettavo, ho chiesto al mio ex di cancellarle e mi ha assicurato di non averle mandate a nessuno, ma so che le ha mandate a degli amici quel bastardo! Per fortuna la voce ha girato poco ed è stata solo in un gruppo ristretto di persone…”
“Ele, non essere così ingenua. Mi dispiace che sia io a dirtelo ma le foto sono arrivate a molte più persone, devi stare attenta in queste cose!”
Il suo tono di voce si alzò all’improvviso quasi facendomi sobbalzare: “No dai non credo, e poi era giusto qualche foto in intimo, nulla di che…” provai a minimizzare. Altro che intimo! Tra foto e video mi ero esibita come la peggiore delle puttane su internet!
“Mmmh. Allora sei davvero ingenua come dici. Se non mi credi ti faccio vedere con i tuoi occhi.”
Si guardò attorno mentre guidava e al posto di continuare sulla strada principale ne imboccò prima una secondaria e poi un’altra abbastanza sterrata, salendo di altitudine e avviandosi verso le basi dei sentieri di montagna. Io ero incredula, domandai quale fosse la direzione ma mi disse di avere delle prove concrete sulle sue parole.
Così arrivammo in una zona nella quale non mi ero mai inoltrata, anzi forse qualche volta da piccola ora che ci ripenso, uno spiazzo contornato da alberi altissimi al cui centro era presente una cascina che sembrava abbandonata.
“Ecco, seguimi.” Scese dalla macchina per condurmi nei dintorni di questa casetta…notai subito diverse lattine di birra sparse sul terreno e qualche bottiglia di alcol vuota, un divano abbandonato, poltrone vecchie, grandi elettrodomestici e diversi mobili rotti, cos’era un luogo in cui la gente andava per liberarsi degli oggetti ingombranti?
“Ancora non capisco, perché mi hai portato qui?”
“Guarda.”
Mi mostrò il suo telefono. Spalancai gli occhi per poi sbiancare, sarei voluta morire in quel momento.
Foto di me nuda mentre con le mani mi allargavo la fica. Foto con in bocca il cazzo del mio ex ragazzo. Foto del mio viso e dei miei capelli ricoperti di sborra. Foto di me che provavo a leccarmi un capezzolo. Foto del mio culo con dentro un pennarello.
Nello scorrere la galleria partì un video. Lo riconobbi subito…no ti prego, questo no…
Ero nel mio bagno, posizionavo il cellulare in modo che inquadrasse bene me seduta sul wc. Slacciai i jeans, abbassai le mutandine. E a gambe aperte, mettendo ben in mostra la scena, iniziò lo scrocio di pipì.
Mi cadde il telefono dalle mani, stavo tremando.
“Ele, ele…te l’avevo detto…ma tranquilla, non dirò nulla ai tuoi genitori.”
Ero così imbarazzata che non riuscivo a parlare, non riuscivo a guardarlo, non riuscivo a piegarmi per raccogliere il cellulare anche perché sapevo quale altro materiale avrei trovato.
M*** vedendomi in difficoltà mi abbracciò, rassicurandomi “Tranquilla, tranquilla…tu non hai fatto nulla di male…solo che dovevi scegliere con più cura il ragazzo a cui mandare queste cose, tutto qui…”
Alla vergogna subentrò l’ira, presa da un impeto di rabbia iniziai ad insultare il mio ex come una mitragliatrice, gli sputavo addosso tutto quello che mi aveva fatto passare durante la relazione “BASTARDO SCHIFOSO DI MERDA! IO LO DENUNCIO!” orami ero un fiume in piena, dalla sequela di insulti e azioni legali che avrei intrapreso passai ad inveire sul personale “E QUEL BASTARDO VENIVA PURE DOPO DUE SECONDI, CHE CAZZO! NON SA MANCO FAR GODERE UNA RAGAZZINA!”
Mi sfogai con lui raccontandogli tutto quello che era successo da noi, dal cinema alla prima volta, a quando lui era venuto solo poggiandomi il cazzo sul culo. “ORA LO SPUTTANO CON TUTTI I SUOI AMICI!”

Fu solo in quel momento che realizzai la situazione.
Ero sola, con un uomo adulto che aveva visto tutto di me, in un posto isolato.
“M****…ma perché mi hai portato qui?”
“Non lo immagini?”
“No…”
“Ok, non preoccuparti. Diciamo che è stato un mio errore di valutazione.”
“Scusa puoi spiegarmi la situazione?” Non capivo. Non ci stavo capendo nulla.
“Vedi…sei cresciuta. Sei cresciuta bene. E pensavo che…niente, lascia stare”
“No no, adesso mi spieghi! Tanto ormai sai tutto di me, mi hai pure vista nuda…anzi già è tanto se non dici nulla a mio padre, penso che mi chiuderebbe in collegio a vita!!!”
“Lascia stare tuo padre. In parte è colpa sua se non eri pronta ad affrontare il mondo…vedi, lui è troppo rigido. Ti tiene in una campana di vetro. Mentre dovresti uscire di più, conoscere gente, fare esperienze…”
Notai un leggero rigonfiamento nei suoi pantaloni.

Appena possibile pubblicherò la seconda parte. Grazie per il sostegno.
Per commenti o altro scrivere a martalma2000@hotmail.com

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