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Capitolo 6 – La mia storia con una donna sposata

By 14 Agosto 2020Agosto 24th, 2020No Comments

La mattina m’alzai per andare a lavorare mentre Cristina rimase a letto. Feci colazione e poi andai, come al solito, a salutarla  con un bacio per augurarle una buona giornata. Si svegliò nonostante l’ora mattiniera e mi disse:

“Ho dormito molto male e poco stanotte …”

“Mi dispiace!” risposi

La mattina trascorse in modo del tutto normale; durante la pausa caffè sbirciai il cellulare per vedere se Cristina mi aveva mandato qualche messaggio ma invece nulla. Pensai che fosse ancora arrabbiata da quanto successo la sera prima. Durante la pausa del pranzo provai a chiamarla al cellulare ma non ebbi risposta. Immaginai che fosse fuori casa perché doveva  fare un po’ di spesa.  Arrivai a casa la sera e la trovai particolarmente felice e raggiante. Mi buttò la braccia al collo e ci baciammo intensamente; rispetto alla sera precedente era un’altra persona. Le chiesi se aveva telefonato alla sua amica Susanna.

“L’ho chiamata e ci siamo fatte una lunga chiacchierata ….”

Il contenuto della telefonata me lo raccontò per sommi capi ma da quanto compresi sembrava che quanto successo la sera precedente fosse risolto. Tirai un sospiro di sollievo.

“Ma oggi dove sei andata che non ti ho trovato al cellulare?”

“Sono andata a fare la spesa e poi sono andata in palestra.”rispose

“Ah molto bene …”

Mi feci una bella doccia calda e rilassante e poi cenammo. Terminata la cena guardammo insieme la televisione e poi andammo a letto verso le  22:30. Mi spogliai e misi a letto; lei invece prima andò in bagno a struccarsi e poi entrò in camera e si svestì. Rimasi sbalordito quando m’accorsi che tolti i pantaloni di lana della tuta, che erano molto aderenti, non indossava il perizoma.

“Ma come mai non indossi il perizoma?” le dissi.

“Volevo essere un po’ trasgressiva per te …“ lei mi rispose

“Wow ! Ci sei riuscita molto bene! “

La baciai e rimasi stupito del gesto. Si distese a letto e cominciammo a baciarci appassionatamente; poi visto che era completamente nuda scesi verso il basso ad ammirare la figa e ne sentii il profumo, m’avvicinai, ancora di più attirato dall’odore e iniziai a leccarla. Lei iniziò a godere come una matta.

“Sìì continua così GianLuca … Non smettere!?! … Dai continua così che così vengo!”

Feci una puntatina sui capezzoli leccandoli e poi tornai davanti alla figa, è pensai che era il momento di scoparla.  Avvicinai il cazzo piano piano alla figa aprendo le grandi labbra. Al solo contatto si sentii avvampare, inserii il glande, ebbe un mezzo orgasmo, spinsi il cazzo  tutto dentro fino ai coglioni, venne completamente inondando il lenzuolo. Dopo un attimo iniziai a muovermi, Cristina non capii più nulla, non riusciva a stare ferma, continuai aumentando piano piano la forza dei colpi ed il ritmo e  venne per la seconda volta. Iniziai ad essere al limite pure io arrivando al massimo della forza e del ritmo.

“Cristina sto venendo!”

“GianLuca vieni pure dentro …”

Eiaculai abbondantemente nella sua figa.  Ci vollero diversi minuti per tornare in noi.

“GianLuca! … Non ho mai goduto così tanto …” mi sussurrò ansimante.

Mi stesi sul letto e le chiesi:

“Come mai mi hai detto di sborrarti in figa?”

Mi prese il viso tra le mani mi baciò e sorridendo mi disse:

“Mi devono arrivare le mestruazioni!”

Ci facemmo la doccia insieme, ormai era diventato un rito dopo ogni scopata e andammo a letto e  ci abbracciammo; lei prese sonno quasi subito mentre io rimasi sveglio a riflettere sul fatto che Cristina stava diventando sempre più importante per me, m’accorgevo che senza di lei non potevo più stare. Forse mi stavo innamorando perdutamente di lei. Ma non sapevo se dirglielo o meno forse per paura di rovinare tutto. Presi sonno anch’io. Era venerdì e io come ogni mattina andai a lavorare; ero un po’ triste in quanto domenica pomeriggio sarei dovuto tornare a casa dei miei genitori e l’idea non mi allettava proprio per niente.

Mi arrivò un messaggio da parte di Cristina:

“Mi è arrivato il ciclo! Non sto tanto bene … Mi dispiace!”

La chiamai dicendole che non doveva essere dispiaciuta; erano cose del tutto normali e di lì a qualche giorno sarebbe tutto terminato.

“Che comprensivo! … E che tesoro che sei! “ mi rispose.

Terminammo la telefonata e io ripresi a lavorare mentre lei aveva preso un appuntamento dall’estetista poco dopo. La giornata passò anche velocemente, tornai a casa e Cristina  era seduta sul divano; si percepiva che non stava bene; aveva mal di pancia ed era un po’ nervosa. La baciai teneramente e  lei contraccambiò. Cenammo e poi guardammo un po’ la televisione e ce ne andammo a letto. Sabato mattina decisi di non andare a lavorare. Volevo stare il più possibile con Cristina in quanto domenica pomeriggio me ne sarei dovuto andare via. Ci svegliammo insieme e ci baciammo teneramente; azzardai a toccare il seno ma lei mi disse:

“Non  toccarlo che mi fa male!  … E poi vedi che si è leggermente ingrandito!”

Mi tolse la mano dal seno. C’alzammo, facemmo colazione e la mattinata proseguì normalmente. Pranzammo e poi verso metà pomeriggio decidemmo di fare un giro in città. La giornata era soleggiata, eravamo verso la fine di marzo ed  era insolitamente calda. Mentre camminavamo sotto i portici Cristina fu fermata da una coppia (marito e moglie). Erano i signori Favaro,  amici di Francesco. Io ero alcuni passi più indietro in quanto mi ero fermato a vedere del materiale  high tech esposto  da un negozio d’elettronica. Alla vista delle due persone Cristina rimase sorpresa e alquanto imbarazzata. Si voltava continuamente verso di me e non sapeva che cosa rispondere alle continue ed incalzanti domande che la coppia le faceva.

“Ma Cristina,  dov’è Francesco?  … Che cosa ci fai tutta  sola  in città?  … Ma con chi stai passeggiando?”

Non sapeva che cosa rispondere e il viso diventò nervoso e teso. A questo punto intervenni io.

“Scusate se m’intrometto …. Buongiorno,  io sono GianLuca un lontano cugino torinese di Francesco; sono iscritto all’università alla facoltà di biologia di Torino e sono qui perché sto frequentando un corso di specializzazione all’università Cà Foscari di Venezia. Sono venuto a trovare Cristina; stiamo facendo una passeggiata e mi sta facendo conoscere le bellezze di questa città.”

 I signori Favaro ribatterono:

“Ma Francesco non ci aveva mai detto di avere un lontano cugino torinese …”

Cristina che non era una stupida, anzi tutt’altro, m’interruppe agganciandosi perfettamente  alla mia frase e disse che Francesco era in trasferta per lavoro; lei si stava annoiando in quanto sola a casa da diversi giorni e m’aveva telefonato per un incontro informale. Ci congedammo in modo piuttosto sbrigativo, anche se i signori Favaro avrebbero voluto porci altre domande, e continuammo la nostra passeggiata per il centro della città. Cristina mi disse:

“Te la sei cavata egregiamente con i Signori Favaro … Sono persone alquanto impertinenti ed invadenti e  non mi sono mai  piaciute …”

“Mi sembra di essere stato convincente con quelle persone; non hanno più fatto alcuna domanda su di noi …” risposi

“ Sei stato bravissimo!” e mi diede un bacio in bocca.

Cenammo in ristorante in centro città. Tornammo a casa e poi dopo aver visto un’oretta di televisione andammo a letto. La domenica dopo pranzo iniziai a raccogliere quanto io avevo portato via per vivere insieme a Cristina. Tutti e due eravamo tristi e dispiaciuti. Verso le 15:00 me ne andai e Cristina andò a prendere il marito Francesco all’aeroporto Marco Polo di Venezia. Arrivai a casa e mia madre incominciò a farmi l’ennesimo interrogatorio di terzo grado:

“Dove sei andato tutto questo tempo? … Con chi eri? … Con chi hai dormito? … Ma chi è la donna con cui trascorri tutto questo tempo?” ecc …

Risposi per monosillabi e me ne andai in camera e andai a letto. M’addormentai e dormii fino a quando mia madre mi svegliò perché era pronta la cena. Prima di scendere dalle scale per andare a cena controllai il telefonino; c’erano alcuni messaggi da parte di Cristina:

“Già mi manchi da morire! … Sono triste!  … Ho tanta voglia di vederti!”

Le risposi che dopo cena l’avrei chiamata. Mi rispose quasi immediatamente:

“Va bene!”

La cena era un momento di ritrovo della mia famiglia aggiungerei anche che  era anche un momento di discussione tra di noi. Mio padre mi chiese:

“GianLuca come sta andando il lavoro?”

Gli risposi:

“Molto bene. Grazie!”

Incominciai a spiegare in che cosa consisteva la ricerca che stavo conducendo con gli altri ingegneri chimici. Il lavoro mi piaceva tanto e quindi cercai di trasmettere con la spiegazione tutta la passione e la devozione che ci mettevo nel lavoro. Sinceramente mio padre capì ben poco. Ma d’altronde il suo campo lavorativo era ben altro. Terminata le cena salii in camera e chiamai Cristina:

“Ciao tesoro come stai?”

“Molto male … La casa senza di te è vuota … Sono andato a prenderlo all’aeroporto; siamo tornati a casa e non mi ha neanche degnato di un bacio, una carezza, una parola d’affetto … Niente di niente come se fossi una perfetta estranea …”

La feci ragionare dicendole che neanche prima di questa trasferta suo marito non le aveva mai fatto tanti complimenti. Era sempre stato piuttosto freddino.

“ Hai ragione! … Con te è tutta un’altra cosa però!”

“Anche per me quando ti sono accanto è tutto un altro vivere …” risposi

Continuammo ancora per un po’ la telefonata, poi lei dovette interromperla bruscamente in quanto il marito Francesco la stava cercando e chiamando a voce alta. Io me ne andai a letto e iniziai a pensare che forse una pausa di riflessione ci voleva, almeno per me, per capire se non altro che cosa provavo per Cristina; se era solo e semplicemente attrazione fisica e quindi solo sesso oppure se invece mi stavo veramente innamorando di lei. Il mattino seguente andai a  lavorare; la giornata si svolse in modo direi monotono e tornai a casa e mi chiamò Cristina:

“Ciao tesoro come stai ?” le dissi

“Malissimo Francesco;  per tutta questa settimana non va a  lavorare in trasferta e io ho voglia di vederti …”

“Anch’io ho voglia di vederti e stare insieme a te … Mi manchi tantissimo …” le risposi.

La telefonata fu interrotta bruscamente da Cristina in quanto qualcuno suonò al campanello. E mi disse:

“Se posso ti chiamo più tardi …”

Cenai e dopo andai in camera da letto,  guardai il cellulare e vidi un messaggio di Cristina.

“Non ti posso chiamare in quanto ho amici di Francesco a casa stasera … Baci tanti … “

Pensai che era un peccato non poterla sentire. Guardai un po’ la televisione, che avevo in camera da letto, e poi mi misi a dormire.

Il mattino seguente durante la pausa caffè m’arrivò un messaggio da Cristina.

“Chiamami quando puoi …”

“Verso le 12:30 ti chiamo …” risposi

Mi rispose:

“Va bene.”

La chiamai durante la pausa pranzo.

“ Ciao tesoro dimmi tutto ….”

“Ti piace la montagna?” mi chiese

Rimasi decisamente spiazzato dalla domanda.

“Mi piacciono in egual modo sia la montagna che il mare …” risposi

“Ma che cos’hai in mente Cristina ?…” le chiesi.

“Ti spiegherò non appena ci vedremo …. Qui al telefono è un discorso lungo e preferisco fartelo a quattr’occhi …”

Mi rispose. Pensai che cosa stesse architettando!

Durante la settimana ci sentivamo regolarmente e c’inviavamo diversi messaggi; poi una sera, se non ricordo male era giovedì sera, mi squillò il telefonino. Non era Cristina e il numero mi pareva sconosciuto.

“Pronto …” dissi

“Ciao Gianluca sono Susanna S. …”

“Ah,  ma ciao Susanna! … Ho visto il numero di telefono e non immaginavo che fossi tu ….” dissi

“Come stai?”

“Io benone …” dissi

“Senti, per domani sera ti volevo invitare a casa mia perché ho bisogno di parlarti …. Alberto non c’è; è fuori casa per una cena di lavoro e rientrerà tardi!  E possiamo parlare senza che nessuno ci disturbi …”

“Ma c’è anche Cristina? … No, vero ?…”

Si mise a ridere.

“No Gianluca siamo io e te e da quanto hai potuto capire siamo soli …”

“Va bene ….” risposi

“Verso che ora posso arrivare?” dissi

“Ma verso le 21:00 ma se vuoi anche prima ….”

“Ci sarò! E sarò puntuale …” dissi.

CONTINUA

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