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Cristina – cap. 2: il cinema

By 13 Marzo 2024No Comments

Nascosta tra le due poltroncine, osservavo Lucia, stravaccata nella fila dietro la mia, divise dal corridoio centrale del cinema, mentre le scene del film proiettato illuminavano quello che avevo davanti. I tre uomini stavano palpeggiando la mia compagna a loro piacimento.
Le loro mani erano corse sul seno come se lo volessero soppesare, come se ne dovessero misurare la dimensione o determinarne lo consistenza. Era la prima volta che vedevo le mani di un uomo, di tanti uomini, toccare il seno di una ragazza e li immaginavo sopra di me, che stessero stringendo il mio seno. La sensazione che provavo mi faceva vergognare… mi piaceva pensarli con le loro mani sul mio seno…ma avevo paura di loro.
Osservavo l’uomo seduto accanto a lei. Aveva una mano sulla sua coscia e l’altra sulle sue mutandine, e pigiava con due dita proprio lì, al centro, come facevo io chiusa nella mia cameretta.
Il professore e gli altri li guardavano, senza fare nulla. Io avevo paura che potessero scoprirmi e pensavo di fuggire fuori dal cinema, ma non potevo. Quegli uomini mi avrebbero vista subito e mi avrebbero bloccato in un secondo e…. come avrebbero reagito? Mi avrebbero lasciato andare? Avrebbero creduto che io non avrei detto a nessuno di loro? Certo che no.
Ho preferito rimanere pietrificata, nascosta tra le due poltroncine della mia fila.
Mi sono accucciata sempre di più, volevo sparire quando ho visto il nostro professore alzarsi dal suo posto, scavalcando di una fila. L’ho visto, in piedi, alla destra di Lucia, mentre gesticolava a quelli dietro e parlava.

Ero talmente presa dal professore che non mi sono accorta degli ultimi tre uomini presenti che, si erano portati intorno a Lucia ed uno mi copriva un po’ la vista.
Ho sentito Lucia gemere ma ne vedevo a malapena una gamba. Ho sperato che quello si spostasse e mi sono data della cattiva Ma che stavo dicendo? Il mio pensiero doveva essere solo quello di sperare che non mi scoprissero e non di vedere cosa stavano facendo quei porci alla mia compagna.
Ma lei perché era entrata nel cinema? Io perché sono entrata? Scema!
“No! Che fate?”
La voce di Lucia mi è giunta limpida, ma non capivo perché avesse detto quelle parole e stavo per fare una follia, spostandomi per trovare un nuovo posto di osservazione migliore. Quello si è spostato, ed io sono rimasta dov’ero.

Lucia era in piedi con due che le tenevano le braccia alzate verso il soffitto e il professore che le stava sciogliendo il nodo della cravatta.
Tutti gli altri si erano chinati, impegnati a strofinare le loro mani sul suo corpo. Chi sulle cosce, chi sulle mutandine, chi sulle mammelle e Lucia fremeva e tremava.
“Per piacere, no. Non fatelo.” ma non si fermavano, anzi.
La cravatta era finita a terra ed il professore le stava sfilando il maglioncino con l’aiuto dei due che la tenevano per i polsi. Glielo sollevava lentamente e aveva iniziato a stringerle il seno da sopra la camicia. Lucia gemeva.
Mi sono sentita strana perché la paura di essere scoperta era tantissima ma la curiosità di vedere quello che capitava a Lucia era maggiore e, mi sento sporca nel dirlo, ma mi stavo bagnando le mutandine.
Il maglioncino era un ricordo e tutti gli uomini avevano ripreso a palpare Lucia ovunque. Questa volta lasciandola in piedi perché, per loro, era più facile raggiungere tutto quello che volevano. Alcuni erano sopra mammelle, da sopra la camicia; altri sulle gambe nude e sulle cosce; in due strofinavano le loro dita sulle mutandine. Non capivo se Lucia si stesse lamentando, oppure i suoi gemiti erano come i miei quando mi toccavo.
Sembrava che la scena non dovesse cambiare mai perché gli uomini continuavano con i loro palpeggi. Erano passati solo alcuni minuti, ma a me sembrò un’eternità.
“No…. Basta… questo no…” ma le mani che le stavano sbottonando la camicia non si fermarono e Lucia si era ritrovata con la camicia ancora indosso ma che non le copriva più il petto e la pancia e con mille mani che correvano sul suo reggiseno. Mille meno due, quelle che erano andate sotto e che le stringevano le mammelle.

Erano tanti ma non si disturbavano e non si muovevano freneticamente perché facevano tutto con calma, come se ognuno sapesse perfettamente dov’erano le mani di tutti gli altri ed io, dal mio nascondiglio, li vedevo accarezzare le gambe della mia compagna, passare le dita sulle mutandine e sulle labbra di Lucia, stringere le mammelle, mentre si alternavano passando da una parte all’altra del suo corpo. Lei gemeva… ed io mi bagnavo. Stupida!

Ho visto il nostro professore sfilarle la gonna e buttarla a terra. Tutti hanno auto un momento di esaltazione e di confusione perché le loro mani sono state indirizzate tutte verso le mutandine, spingendosi l’una con l’altra e cercando la posizione migliore per tastare il fiore di Lucia.
Qualcuno, sconfortato, era risalito verso il seno e…. le sganciava il reggiseno…. chi era rimasto in basso… lo aveva considerato come un segnale e…. le aveva sfilato le mutandine… Ho visto Lucia nuda…. in balia di tutti… tornare a lamentarsi ma non poteva nulla contro quelle mani che le abbrancavano le mammelle e quelle che giocavano con la sua farfallina.
Passavano i minuti, un’eternità o pochi non lo so, e quelli continuavano a toccarla. Vedevo che tutti mettevano spesso una mano sui propri pantaloni, dove c’è il pisello.
Ho visto il professore fare due passi indietro e richiamare l’attenzione degli altri… quelli lo seguivano con attenzione mentre faceva gesti e parlava… poi, d’improvviso, Lucia è stata alzata da terra e, mentre uno la teneva da dietro, altri due le hanno alzato le gambe, mantenendole le cosce larghe.
“No….no…. Ma che fa?”…
Ho visto il professore avvicinarsi e … Mamma mia! … volevo urlare, piangere… le aveva infilato due dita fra le labbra, e andava avanti e indietro. Avanti e indietro… mentre la guardava fisso negli occhi e poi volgeva lo sguardo ad ognuno degli uomini intorno a lui, scambiandosi cenni di consenso. Ho visto quando le ha uscite e si è inginocchiato.
“No…no….noooooooo”
L’ho guardato mentre la stava penetrando con tre dita. Andava avanti e tornava indietro, un movimento continuo… sempre più intenso….d io ero una fontana… perché…
In un attimo è stato un casino.
Improvvisamente, si erano accese le luci della sala perché era finito il primo tempo.
Un secondo dopo avevo sentito un vocione accanto a me “ehi! Tu che ci fai qui?”
Intanto, la mano del signore che era alla biglietteria mi prendeva per un braccio e mi sollevava.

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