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Donna. Femmina. Forse Puttana

By 1 Marzo 2020Aprile 2nd, 2020No Comments

Agata scese dal treno in quella giornata nebbiosa e si incamminò per la strada. Sconosciuti le venivano incontro notando il portamento elegante della donna. Un passo veloce la portava a quell’appuntamento tanto desiderato, voluto e che le riempiva il cuore di emozione. Evitava le pozzanghere con disinvoltura senza farsi distrarre da altri pensieri. Uno solo. Lui. 

Un ricordo lungo 10 anni che stava diventando realtà. Aveva sempre avuto grande ammirazione per quell’uomo affascinate e deciso, quasi una devozione. 

Ormai mancava poco all’orario convenuto. Lui, sposato, ora viveva in un’altra città e l’aveva ricontattata tramite Facebook. Vita passata di ieri che si stava intrecciando nel presente. 

Grandi capelli ricci neri, viso stupendo, occhi nerissimi, pelle olivastra Agata continuava ad essere attratta da quel messaggio ricevuto in un pomeriggio uggioso che l’aveva costretta a casa davanti al suo computer. 

“Ciao. Ti ricordi ancora di me… non ho mai smesso di pensarti”

Da quel momento la sua vita era diventata un ossessione. Voleva di nuovo rivedere quell’attore della sua vita passata. 

Ormai lui era per lei uno sconosciuto ma che aveva deciso di conoscere in profondità. Durante quei giorni si erano rituffati nel passato ricordando momenti felici di una spensierata gioventù. Agata caratterialmente una donna riservata si era ritrovata spoglia di ogni pudore con il suo interlocutore che con galanteria era riuscito a procurarle emozioni dimenticate. 

“Ti voglio abbracciare. Voglio fare l’amore con te. Voglio perdermi nel sublime fondendo i nostri corpi… ma… ma non rispondere subito ti prego. Pensaci”

Quella telefonata aveva ormai eliminato ogni pudore tra loro e lei non ebbe tempo per rispondere che lui riattaccò. Rimase assorta nei suoi pensieri cercando di pensare alla fusione di quei corpi intrecciati. Un pensiero peccaminoso che la fece sobbalzare. Quelle parole l’avevano eccitata. 

Era seduta sul suo letto e osservò il suo corpo. Il tepore della sua casa la portava ad indossare solo una maglietta. 

Amava vedersi nuda. Amava il suo corpo. Amava prendersi cura di se. 

L’eccitazione creata da quelle parole l’aveva colpita. Tocco con delicatezza la sua amica di sempre. Il pensiero di lui era sempre più crescente e si lascio andare sul letto. La mano sapeva come procurare piacere mentre le sue gambe iniziavano una danza senza ritmo. Si ritrovò a godere con il pensiero di essere deflorata da quell’uomo sconosciuto. Un lungo gemito lasciò il posto a brividi e scosse su tutto il corpo mentre le dita ancora intente a ricercare l’ultimo piacere erano umide di lei. Poi tirò su le lenzuola e cadde in un sonno profondo. 

Gli slip neri facevano fatica a contenere I suoi umori anche adesso che stava raggiungendo l’albergo. Avvolta da un cappotto color cammello, indossava una camicia e gonna nera che aveva scelto con dovere nei giorni precedenti. Mancava poco. 

I suoi pensieri erotici si alternavano però a quel pizzico di delusione ricevuto da una successiva telefonata nella quale l’uomo l’aveva notiziata sul posto e sull’ora dell’incontro. 

“ci vediamo all’albergo Vista Lago alle ore 11 del prossimo lunedì. Ah per favore prenota tu, grazie”

Anche in quel caso la comunicazione era terminata subito dopo. 

Non si aspettava di dover fare quella prenotazione ma la fece. 

Il cuore accelerava i suoi battiti e Agata assecondò il ritmo con una camminata veloce. Mancava poco davvero a quell’incontro desiderato. 

La vibrazione del suo telefono la distolse dai pensieri e senza fermarsi ascolto il messaggio vocale. “Tesoro sono tanto dispiaciuto – recitava la voce di lui affannata al telefono – non riesco ad essere puntuale. Aspettami al bar cercherò di fare il prima possibile”

Si fermò di colpo. Riascoltò il messaggio ancora una volta. Chissà quale imprevisto ha avuto il mio monello – pensò – forse si sarà fermato a comprare dei fiori. Questo pensiero la tranquillizzó e prese posto al tavolo vicino alla grande vetrata. 

Il locale era affollato e accogliente. Di fronte a lei una coppia che era intenta a discutere bevendo un caffè. Lui, un bell’uomo, l’aveva notata appena entrata e iniziò a fissarla. Più in là dei ragazzi, intenti ad organizzare il fine settimana, l’avevano vista passare rilasciando commenti poco gentili. Agata seduta ad aspettare si rese conto di apprezzare tutto questo. Accavallò le gambe mentre con un cenno chiamò la ragazza del bar e senza rendersene conto la gonna lascio spazio alle sue belle gambe velate da calze auto reggenti. L’uomo ormai era fisso su di lei e quasi non ascoltava più la sua compagna mentre uno dei ragazzi fece notare all’amico alla sua destra la visione di quelle gambe. Agata iniziò a provare un misto di imbarazzo accompagnato da piacere. Non sapeva cosa fare. Rimettere giù le gambe mettendo il cappotto sulle stesse o iniziare un gioco con gli altri da lei condotto per farli eccitare. 

Mentre pensava al da farsi guardò l’orologio e notò che erano già passati 15 minuti dell’appuntamento e lui non dava notizie. Era disturbata da questo atteggiamento di lui ma cercava di reprimere il tutto accettando con se stessa la sfida con gli uomini della sala. 

Lascio cadere la mano sulle gambe e con fare incurante tiro su le calze rimettendo di lato la gonna poi con un gesto lento lascio che la gamba destra prendeva il posto di quella sinistra. Un movimento voluttuoso che non passò inosservato. Il ragazzo colpito, questa volta non avvisò l’amico ma le lanciò uno sguardo peccaminoso. Era alto con capelli rasati e barba curata. A lei piaceva. Piaceva come la guardava e penso a come potesse essere presa da lui. Forse le sarebbe piaciuto essere presa da dietro con un abbraccio intenso. Si ritrovò a constatare che iniziava ad emettere umori. Iniziava la voluttà del suo triangolo. Lo sguardo del ragazzo ormai la penetrava e lei quasi sussultò quando la voce della cameriera le chiese se volesse ordinare. 

Chiese un caffè americano con due dolcini arrossendo sotto lo sguardo della ragazza che aveva intuito il tutto. 

L’uomo davanti a lei non perse l’occasione di ammirare lo spettacolo offerto dalle gambe di Agata e approfittando della momentanea assenza della compagna si alzò e si diresse verso di lei. Salve – disse con voce calda e pacata – le lascio il mio biglietto da visita. Mi chiami. Ci divertiremo. Si girò senza aspettare risposta e tornò al suo tavolo. 

Agata non seppe reagire a quell’intrusione e guardò il biglietto sul tavolo. Lo prese velocemente mentre si accorse che la donna sta ritornando al tavolo. Non lesse il contenuto ma un pensiero le passò nella mente. 

Pensano tutti che io sia una prostituta. 

Questa affermazione mentale la sconvolse. Voleva scappare da quel posto. Lei non era una puttana non voleva passare per una poco di buono. Lei era una professionista. 

Non sono una puttana cazzo sono Agata – continuava a ripetersi. Ma questo pensiero di essere voluta da tutti, corteggiata, apprezzata la rendeva felice. Forse le piaceva sentirsi Puttana. 

Lo squillo del telefono la destò da questa diatriba. Amore scusami perdonami. Non riesco ad arrivare lì al bar. Raggiungi l’albergo da sola che io ti raggiungo li tra un’ora. Perdonami ancora. 

Ancora una volta attaccò senza darle il tempo di rispondere. 

Ormai la delusione lasciava spazio alla rabbia. Non le piaceva affatto il comportamento di lui ed iniziava a nutrire forti dubbi su quell’incontro. 

La cameriera lasciò sul tavolo l’ordinazione e con un sorriso malizioso le lasciò il conto. Iniziò a sorseggiare il caffè notando che il ragazzo che le piaceva la stava raggiungendo. Senza parlare prese lo scontrino e si avviò in cassa. Ritornò subito dopo e le pose lo scontrino sul tavolo questa volta capovolto e ritornò al suo tavolo.

C’era scritto. Marco 3425768789 

Ormai tutti pensavano di lei quello che lei non voleva pensare di se stessa. 

Come un automa prese quel foglio di carta e lo ripose nella borsa accanto al biglietto da visita dell’uomo. 

Non sapeva darsi una spiegazione ma provava una bella emozione. Le piaceva essere corteggiata e affanculo se la credevano una mignotta. 

Giocando con i suoi pensieri iniziò a fantasticare un suo tariffario. Aveva ascoltato tante volte i suoi amici che scherzavano sulle tariffe da prostituita che iniziò a darsi dei prezzi

Bocca 50

Sveltina 100

Scopata 200

Culo 300

Notte intera 500

Ridendo di se si accorse che forse era troppo cara ma si disse che chi la voleva doveva pagare. Ormai giocava con se stessa ingannando il tempo. 

Quando ormai era tempo di uscire si alzò dal tavolo e si avviò verso la toilette. Voleva darsi una sistemata per quell’incontro. L’uomo le accennò un sorriso smorzato mentre il ragazzo che la vide passare di fianco sfiorandolo si alzô e la seguì. 

La porta del bagno non fece in tempo a chiudersi che le bracce di Agata furono arpionate dal giovane. La baciò violentemente per lunghi secondi mentre la forza della presa aumentava. Poi si staccò la sfiorò il collo con le mani e uscì dal bagno. Agata restò immobile. Era la prima volta che le succedeva questo. Bellissimo. Intenso. Violento. 

Si guardò allo specchio e si chiese

Ma tu chi sei?

Quel l’ultima ora le aveva sconvolto la vita. Doveva essere tra le braccia di uno sconosciuto che doveva conoscere bene ed invece era stata tra le braccia di un ragazzo che l’aveva eccitata da morire. 

Uscì dal bar e si incamminò verso l’albergo. Il tizio della reception la guardò con malizia nel consegnarle la chiave credendo fosse una donna di piacere che aspettava il suo cliente. 

Prego – disse – 442 Signora 4 piano vista lago. Così sarà tutto più emozionante

Era la terza volta che si sentiva puttana nella sua vita è tutto era capitato nelle ore precedenti. 

La camera era accogliente e calda con una finestra e dava sul lago. Uno scorcio molto suggestivo che invitava al romanticismo. Aveva aspettato quell’incontro con tanto desiderio ma anche con tanta voglia di coccole. Dopo aver tolto il cappotto si lascio andare sul letto. 

Il tempo passava e lui ancora tardava. 

Che strana la vita – pensò – era in attesa di un amante mentre due uomini avrebbero fatto carte false per scoparsela subito. Questo pensiero di sentirsi puttana incomincia a a piacere davvero. Puttana desiderata. Puttana deciso da lei però. Non come era adesso buttata su un letto ad aspettare il suo uomo che le stava dando delusioni di continuo. 

Sentì bussare alla porta e trasalendo si alzò per aprire. Non ebbe nemmeno il tempo di realizzare che si ritrovò di nuovo sul letto. Lui era finalmente li e come un uragano l’aveva travolta. Impetuoso. 

Si ritrovò nuda al suo cospetto e provò in principio un poco di imbarazzo. La luce del tramonto fece arrossire la stanza e con lei il corpo della donna. 

Un lungo bacio la lascio senza respiro mentre ancora Agata non realizzava quello che stava accadendo e lasciava fare al suo amante cercando di lasciarsi andare. 

Certo un tipo strano – pensava nel mentre – mi ha dato buca di seguito e adesso è un tornado in piena distruzione. Una distruzione e che iniziava a piacerle. Sentiva la lingua di lui che si insinuava nel suo sesso. Esplorava la caverna assaporando il nettare che ormai era copioso. La testa di Agata ormai reclinata non aveva più tempo di pensare. Schiaccio la testa di lui tra le sue gambe in momento di estremo piacere bloccando l’uomo dal continuo insinuarsi in lei. Poi lui la bacio. Aveva il sapore di lei. Era un misto di emozioni e questo fu il gesto che la lascio sprofondare nell’oblio. 

Lui non parlava. La guidava e decideva come possederla. La penetrò all’improvviso mentre lei ad occhi chiusi era intenta a ricevere. Fu un colpo secco. Inaspettato. Un dolore contenuto attraverso il suo corpo mentre la verga la riempiva. Ancora non aveva avuto modo di vedere il sesso di lui ma ora lo sentiva. Duro. Dentro di lei. Agata iniziò a muoversi ma lui la bloccò. Uscì da lei tutto umido e senza chiedere il permesso le riempì la bocca. L’oggetto vivente le attraverso la gola è la lingua faceva fatica a respingerlo. Assaporò ancora una volta il suo sapore mentre l’uomo le guidava la fellatio. Agata apprezzò tanto avere la bocca riempita di carne che fece fatica a non esplodere. 

Ancora nemmeno si erano detti una parola. 

Lui sfilò il suo membro dalla sua bocca e con fare deciso la rigiro sul letto. Poi la aiuto a prendere posizione schiacciando la testa di lei sul cuscino.  Il culo di Agata ormai era alla sua merce. Aperto e bagnato. Agata davvero si stava sentendo una puttana. La donna razionale lasciava posto alla passione. Era letteralmente nelle sue mani. Si lasciava fare tutto. Voleva essere fatta tutto. 

La mano di lui premeva sul suo viso e lei cercava di mordere le dita e in quel momento si ritrovò riempita di lui. L’attenzione di lui era passata dal sesso primario a quello secondario. Aveva riempito il suo orifizio con tanta saliva e dopo un tentativo di esplorazione con un dito aveva osato. Il membro di lui ormai si era assestato al suo interno. Agata sentiva pulsare tutto. La sua vagina e il suo sfintere erano all’unisono. Ora voleva solo godere. Voleva che si svuotasse in lui. Agata iniziò a dettare i tempi di penetrazione con ottimi risultati. Stava innescando il meccanismo dell’orgasmo quando all’improvviso lui si sfilò. 

Lei non apprezzò tantissimo questo. Si ritrovò rigirata sul letto. 

Sentiva ancora pulsare qualcosa dentro di lei anche se era ormai svuotata. Il suo sesso era di fronte al viso di lui. Indifeso. 

Con fare deciso l’uomo si infilò di nuovo nel suo orifizio provocandole dolore ma l’eccitazione ormai aveva preso ogni sua emozione. Si ritrovò di nuovo penetrata da quel voluminoso oggetto di carne aspettando questa volta di provare piacere. 

Lui iniziò un lento ma lungo andirivieni nel suo mondo interiore. Sentiva il membro di lui completamente in lei mentre le dita dell’uomo strizzavano la clitoride con fare deciso. Agata ormai era prossima al parossismo e non fece nulla per ritardare. 

Iniziò a lasciarsi andare con voluttà e quando sentì le pareti del suo interno ricevere il bianco e caldo liquido lascio partire un urlo accompagnato da una spruzzata di umori fuoriuscita dal suo sesso. Il ventre dell’uomo si ritrovò bagnato  di lei mentre Agata continuava a muoversi sul membro di lui. Lo voleva ancora dentro e continuava a muoversi per continuare il piacere. Voleva ancora godere, voleva ancora essere riempita. 

Espulse il membro con le ultime forze e cadde sul letto in estasi. Sentiva ancora vibrare tutto mentre i suoi orifizi colavano di lei e di lui. 

Quell’incontro tanto atteso avevo avuto l’epilogo. Una passione travolgente che l’aveva portata ad un piacere intenso lasciava posto adesso ai pensieri. 

Lui disteso sul letto era esausto così come il suo membro flaccido e umido. Agata voleva ancora qualcosa. Non sapeva cosa ma le mancava qualcosa. 

Di getto afferrò il membro tra le mani e con fare deciso iniziò a toccare ogni parte. Poi fu la volta della sua bocca. 

Inserì dentro di se tutta la carne dell’uomo riempendo la sua bocca. Sentì lievitare il membro e con soddisfazione iniziò con ritmo leggero ad assaporarlo. Sentiva la vena dell’uomo pulsare mentre inseriva fino alla gola la verga. Tocco con il naso il pube dell’uomo e restò in attesa. 

All’improvviso l’uomo si svuoto di nuovo in lei. Getti caldi e voluttuosi si riversavano nella sua bocca. La lingua cercava il sapore dolce mentre la quantità ormai era tale da trasbordare. 

Con le mani fece uscire il membro e guardando negli occhi l’uomo deglutì ingoiando tutta la calda sborra. 

Poi lo bacio. 

Si sentiva appagata. Donna. Femmina. E pensava seriamente di sentirsi puttana. 

Lui fece una doccia. Si rivesti. Poi le si avvicinò e le sussurrò 

Amore è stato bellissimo. Sei stupenda è un’ottima amante. La prossima sarà ancora più bella. – poi mentre stava per rialzarsi continuò – ora vado. Ho lasciato i soldi, la mia parte sul comodino. Pensa tu a pagare. 

E sparì

Agata ancora nuda e sporca sul letto restò da sola nella stanza ormai buia. 

Forse era davvero una puttana. 

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