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Salve a tutti. Io mi chiamo Bianca, e sono una ragazza di 22 anni. Ho una sorella, di nome Rosa (si, i nostri genitori avevano poca fantasia a quanto pare) che ne ha 18. Si fa chiamare Rosy, però. Fisicamente ci somigliamo molto, qualche volta nelle foto ci prendono per gemelle. Siamo entrambe bionde, occhi castani, lineamenti regolari. Io porto una terza di reggiseno e mia sorella una seconda. A 22 e 18 anni se non hai problemi e non ti sei lasciata andare col cibo sei sempre uno schianto, e noi non facevamo eccezione. Tutte e due con un bel sedere, e la fortuna di gambe lunghe ereditate dalla mamma.

Era l’inizio del primo lock down, e chiuse in casa ci annoiavamo davvero tanto. I nostri genitori erano separati, e la mamma con cui vivevamo lavorava tutto il giorno, quindi potete immaginare che ci fosse da impazzire. Noi, complici in tutto, ci raccontavamo delle nostre avventurette con i ragazzi da sempre. Io ero tornata “single” da poco, mia sorella invece non era andata oltre lo sfizio tolto con qualche maschietto qualche volta. Fu così che per noia e per ridere un po’ finimmo per arrivare ai racconti erotici, da leggere e commentare tra noi ridendo come delle matte di certi obbrobri pieni di errori o di certe fantasie assolutamente irrealistiche. La cosa andò avanti per un paio di giorni. Arrivammo poi ad un racconto di un certo “Alpha Master” (che nome ridicolo, doveva essere un gran coglione) ma che quantomeno scriveva decentemente. Il racconto narrava delle avventure di una certa Anna che eseguiva gli ordini di un “padrone” ricevendoli via email. Il tizio aveva anche messo la mail nel racconto “alphamaster@mail.com”, e mentre io dicevo che era inventata Rosy insisteva che probabilmente era davvero la sua.

Arrivate al termine della prima parte (avevamo visto che ce ne erano parecchie) facemmo la solita “riunione” per affibbiare voti e critiche a quello che avevamo letto. In realtà la novella non era neanche male. Scorreva benino, e le cose descritte non sembravano – almeno dal punto di vista meramente anatomico – impossibili. Anzi, era stimolante l’idea di un oscuro uomo senza volto e senza voce che manda messaggi così piccanti. Leggemmo in un paio di giorni anche le altre otto parti, ed il racconto si snodava in modo organico, ripetitivo in alcuni punti forse, ma aveva chiaramente una trama studiata a tavolino. Anzi, a dire proprio tutta la verità entrambe lo trovammo anche abbastanza eccitante. Prima che lo chiediate… no. Non ci masturbammo insieme nel più bieco stile delle fantasie maschili. Non avevamo l’abitudine di fare certe cose una davanti all’altra. Non in quel periodo, almeno. Lo avevamo fatto da piccole, quando nessuna delle due aveva idea di cosa stava facendo, ma poi una volta “capito” evitammo per il futuro. Comunque… intendo non insieme, ma ammetto che poi in privato io lo feci. E quando la sorellina fu da me interpellata in proposito scoprii che lo aveva fatto anche lei. Ridemmo estremamente imbarazzate, ma tutto sommato sollevate.

Su insistenza di Rosy scrivemmo al tizio, io convinta di fare un buco nell’acqua e lei convinta a di trovare dall’altro lato dello schermo l’autore. Facemmo i complimenti per il racconto spiegando che eravamo due sorelle e che leggevamo per “noia da pandemia”. Non ebbi troppi problemi ad usare la mia vera email, perché ero certissima che in risposta avrei avuto solo la comunicazione di errore dal “demone della posta”.
E invece no. Arrivò una risposta cortese e simpatica, che diceva che aveva scritto anche un secondo racconto dal titolo “la villa”, basato su due amiche realmente esistenti ma quello non su fatti reali. Leggendo la risposta rosy e io ci guardammo. “Quello” non su fatti reali? Quindi “l’altro” era basato su cose realmente accadute!? Chiedemmo conferma. Lo era, a detta dello scrittore per almeno il 75%, ma specificò che non era tutto accaduto con la stessa donna.

Era strano, il tizio parlava con calma ed era simpatico, e davvero non pareva uno che usasse in quel modo le donne. Glielo dicemmo, e lui rispose con semplicità: “Prima di tutto dovete capire che si tratta di un gioco consensuale. In realtà non sono io che uso, per citare la parola che avete messo nella vostra lettera, le donne, ma sono loro che chiedono di giocare a questo gioco. Se non chiedono, io non gioco. Con voi sto intrattenendo un gradevole scambio di opinioni sul mio racconto, non ho bisogno ne voglia di provare a DOMINARVI. Come seconda cosa importante considerate che io ho due categorie di persone con le quali scambio mail, la prima sono quelle di cui sono certo di età e sesso, e la seconda sono quelle che io posso leggere chi scrivono di essere, ma continuo ad immaginare in trasparenza dietro un ciccione calvo con la canottiera bianca sporca che chatta fingendo di essere chi in realtà non è. Tu mi scrivi che siete due sorelle con un totale di 40 anni, ma per adesso io dietro alla mail devo, DEVO vedere il ciccione che tenta di prendermi in giro”

Aveva stuzzicato la mia curiosità, e Rosy pareva quasi offesa dal fatto di non venire creduta sulla parola. “Scusa, ma perché non dovremmo essere chi siamo?” – La risposta era effettivamente chiara: “Se ti dico che io ho 24 anni, sono alto 1.92 sono moro con gli occhi verdi mi crederesti sulla parola?” – “no” risposi “vorrei una foto” e aggiunsi una faccina con l’occhiolino. “Faresti bene a non credermi. Ho 56 anni, sono in forma per la mia età perché sono un ex sportivo, ma non arrivo a 1.80 ed ho i capelli ormai grigio ferro. Io per cambiarvi di categoria ho bisogno di una foto di voi due che tenete in mano un cartellino con scritto ALPHAMASTER”. Io lo stuzzicai “Magari nude, vero?” e rimasi sorpresa dalla risposta “No, anche se non mi farebbe certo schifo. Mi basta anche completamente vestite e dal collo in giù per non mostrare la faccia. Il cartellino serve per dimostrare che non è una foto presa al volo da internet.” Gli inviai solo un “lol”, e chiusi il client di posta.

La cosa non era però finita, perché malgrado lui non avesse assolutamente mandato alcuna altra email, noi continuammo a leggere altri racconti di altri autori, ma senza riuscire provare lo stesso coinvolgimento. E durante una delle riunioni post racconto che facevamo alla fine di ogni lettura uscì di nuovo fuori questo Alpha Master.

Rosy disse senza neanche accennare a chi. “Gli mandiamo la foto”? – “MA SEI SCEMA!?” risposi io scandalizzata. Ma lei insistette che non ci costava niente, non avremmo messo la faccia, saremmo state vestite… bla bla bla… con tutte le smorfiette che quella tortura della mia sorellina sa usare per convincermi a fare quello che vuole lei.

E niente, facemmo la foto. E Rosy si mise tutta in tiro, dannata lei, con la mini, il golfino da grandi occasioni e le scarpe col tacco. E io con la tuta da casa sfiguravo di brutto, quindi per ripicca mi misi ancora più in tiro. Facemmo il cartellino e scattammo l’immagine, spalla a spalla, con un braccio dietro la vita dell’altra e io che tenevo in mezzo il pezzo di carta. E Rosy si occupò di mandarla.

Lui rispose ringraziando della foto e facendoci i complimenti per il “look fantastico” così disse. Il tono delle sue risposte era sottilmente cambiato, più intrigante, meno formale. Era evidente che ci aveva spostato nella categoria delle persone realmente esistenti. Si arrivò al personale, e dopo qualche scambio ci chiese se i suoi racconti ci avevano eccitato abbastanza da farci masturbare. Rosy confermò prima che potessi impedirle di inviare la risposta, maledizione.

“Mi fa veramente piacere” scrisse lui. “Se ne parlate apertamente così allora tra voi non è un segreto. Lo avete fatto in contemporanea, o separatamente?” Gli rispondemmo che lo avevamo fatto per proprio conto, ma che ci dicevamo tutto. Al che lui ci inviò in anteprima un nuovo episodio di ognuna delle due storie, dicendo che se non ci nascondevamo niente avremmo goduto di più masturbandoci mentre leggevamo che dopo, ripensandoci. Io non avevo alcuna intenzione di dar retta a quel pervertito, ma cominciando a leggere vedemmo che le storie (specialmente la seconda) entravano nel vivo ed erano davvero caldissime. Ero intrigata ed eccitata, quando vidi che la mia sorellina si era infilata la mano negli slip (stare in casa in mutandine è molto più comodo che in minigonna e tacchi) e e si stava regalando un ottimo momento. “Rosy, ma che fai!?” Lei rise e disse che era vero, durante era meglio che in bagno dopo. “Tanto lo sai che dopo andrei a farmi questo ditalino, tanto vale goderselo al meglio”. La vedevo respirare profondamente, e le sue guance si coloravano di rosso mentre la sua mano si muoveva sotto le mutandine. Un sottile odore di sesso stava raggiungendomi, e decisi che tanto valeva non fare tanto la puritana e godermi anche io due dita sul clitoride. Tanto anche io lo avrei fatto dopo, in camera mentre lei si sgrillettava in bagno.

I due racconti erano davvero bollenti, e Rosy disse con voce mista tra divertita, arrochita dal piacere e provocante che lei sarebbe passata a due dita dentro, che le piaceva di più. La cosa mi lasciò senza fiato, e passasi da un titubante sfiorarsi ad un energico strofinio, troppo limitato dalla presenza dell’intimo per essere soddisfacente. Mi tolsi le mutande ed allargai le gambe più che potevo, roteando i polpastrelli sul piccolo bottone come una pazza. La sorellina mi guardò liberarmi della stoffa che mi copriva, e mi imitò all’istante. Non so perché ma vedere Rosy che si masturbava come una folle mi faceva andare fuori di testa. E vidi che anche lei mi lanciava occhiate furtive sulla micia.

Arrivate a fine racconto esplodemmo in contemporanea, e fu veramente memorabile. La mia sorellina si tolse le dita dalla vagina e mi guardò con sguardo malizioso. “A me piace il mio odore, sai?” e si annusò le dita voluttuosamente. Io dopo il poderoso orgasmo avevo i freni inibitori un tantino allentati, e risposi che anche a me piaceva, annusando le mie. Rosy fece l’occhiolino, e se le cacciò in bocca, chiudendo gli occhi e succhiandole come se fossero la cosa più buona del mondo. Rimasi interdetta, ma poi lo feci anche io. Mi piaceva, e nelle mie pause di autoerotismo lo facevo quando avevo voglia.

Quando l’eccitazione smontò e tornai a pensare mi vergognavo un bel po’. Le dissi che non avremmo dovuto ripetere l’esperienza, ma lei si scandalizzò e mi chiese se ero scema. “E’ stato fantastico, dobbiamo rifarlo! Anzi, voglio scrivere al tipo per ringraziarlo! Non avremmo mai fatto questa cosa senza il suo suggerimento.” Protestai che non dovevamo, ma sapevo già che la sorellina finiva sempre per farmi fare quel che voleva.

Ovviamente la sorellina la ebbe vinta, come sempre. Tra le due era sempre lei che finiva per avere l’ultima parola. Il giorno successivo gli aveva scritto tutto, ma proprio tutto, compresa la leccata finale alle dita che ognuna di noi aveva dato alle proprie, e di come l’esperienza le fosse piaciuta. Io leggevo quello che scriveva, e mi vergognavo ma mi eccitavo nello stesso momento. Quando scrisse che vedermi nuda mentre mi masturbavo la aveva fatta impazzire di desiderio non so perché, ma le dissi di aggiungere che la stessa cosa valeva per me. E forse perché stare li mentre Rosy scriveva mi stava eccitando fino a farmi sentire bagnata fradicia le dissi di aggiungere anche che l’odore di sesso mentre lei aveva cominciato era stata la molla che mi aveva spinto a unirmi a quella follia. Una volta premuto “invia” mi pentii immediatamente. Non solo non avrei dovuto dare il mio contributo, ma avrei dovuto impedire a Rosy di scrivere qualsiasi cosa.

La risposta arrivò dopo una buona oretta. Rosy sperava di leggerla invece dopo mezzo minuto, e continuava a guardare il telefono per vedere se c’era. Io speravo di non leggerla mai.

“Molto bene Bianca e Rosa, avete fatto il primo passo in un mondo di piacere che vi appagherà davvero moltissimo. Avete provato sensazioni più forti di quanto siate abituate, ma questa è solo una briciola del piacere che i vostri corpi possono darvi. Dovete provare l’orgasmo multiplo, ovvero una stimolazione contemporanea di più zone. Fidatevi di me, e fate quello che vi dico, e vedrete che le vette che vi farò raggiungere saranno ogni volta maggiori, non avete idea di quello che posso dirvi di fare e di quanto in alto farvi volare.

Prendete due semplici pennarelli, di quelli colorati per disegnare. Ne avrete in in giro per la vostra camera, ed un po’ di olio per il corpo. Alla prossima masturbazione lubrificate i pennarelli con un goccio di olio, e mettetevene un goccio anche sullo sfintere. Poi fate entrare i pennarelli nei vostri deliziosi culetti, e nel farlo dovete far entrare la parte dietro del pennarello (il tappo deve restare fuori) in direzione anteriore, verso il monte di venere, e leggermente a sinistra del vostro ventre. Il pennarello è molto piccolo e molto liscio, non provocherà alcun fastidio, ma mentre vi masturberete aumenterà il piacere in modo esponenziale. Dovrete tenerli con una mano, e masturbarvi con l’altra, perché tendono ad uscire. Durante il piacere il vostro culetto sembrerà pulsare e ritmicamente il pennarello tenderà ad uscire e poi venire risucchiato. Non dovete permettere nessuna delle due cose.

A fine masturbazione estraete i pennarelli, ed annusateli. Non temete, non sapranno di escrementi, ma di un particolare odore di sesso che io definisco “odore di culo scopato”. Provate per credere, si tratta di un odore inebriante.

Se farete quello che dirò e riscontrerete che avevo ragione, in cambio mi manderete una foto delle vostre vagine con un post-it attaccato alla coscia con scritto ALPHAMASTER. Solo le vagine, niente di riconoscibile.

AM”

In allegato c’era una nuova puntata di uno dei racconti. Rosy era eccitatissima, e disse che voleva assolutamente provare. Io non volevo ammettere che mi stava colando la fichetta, e gli dissi che pretendevo che cancellasse tutto. Email, racconto e la foto che avevamo fatto tutte in tiro.

Ovviamente lei si spogliò nuda e cominciò a leggere. Io sbirciavo, un po’ leggevo, un po’ guardavo lei. Cazzo se ero eccitata. Avevo gli slip fradici.

Ad un certo punto quella bastarda della mia sorellina, tornò al desktop, e disse “aspetta qui”.

Non me la vidi tornare con due pennarelli e l’olio alla mandorla? Me ne mise in mano uno (tra le mie flebili proteste) e lubrificato l’altro eseguì le istruzioni dello sconosciuto. Appena il pennarello fu sparito per tre quarti nel suo sfintere mi guardò sorridendo e disse “wow… ma è una ficata!”

Rassegnata al fatto che tanto era lei che comandava mi spogliai e feci lo stesso. Scivolò dentro senza grandi problemi, e porca miseria, mi piaceva… ricominciammo a leggere e masturbarci, ed il piacere che provavo non lo avevo mai sentito. Era fortissimo, anche se il culetto non sentiva quasi niente. Avrei voluto di più ma non osavo dirlo. Il racconto era incredibilmente erotico, l’odore della stanza, di sesso e di desiderio, mi spingeva al delirio. Mi strofinai e penetrai forsennatamente con le dita, e sentii che da dentro riuscivo a percepire il pennarello che avevo nel culo, e persino a muoverlo. Lo dissi a Rosy, e anche lei provò subito. Fu devastante. E per la prima volta nella mia vita squirtai sul pavimento, da in piedi come ero, rischiando quasi di cadere, ma non osando distogliere le mani dal darmi l’orgasmo. Rimasi li, con le ginocchia che si piegavano, il corpo che oscillava, a gemere, o almeno mi pareva di farlo. Anche la sorellina era devastata dal piacere, ed aveva squirtato anche lei. Fu incredibile.

Quando l’orgasmo smontò (e ci mise parecchio) Rosy disse “gli mando la foto”. Io dissi di no. Lei disse di si. Io urlai letteralmente di no. E lei prese il telefono.

Non so perché feci la foto, forse ero ancora fuori di testa per l’eccitazione, ma so che una volta scattata supplicai Rosy di non inviarla e lei invece lo fece comunque; non c’è molto da dire, era la prima volta che mi trovavo coinvolta in una situazione del genere, fotografarmi le parti intime, mostrare la mia micetta (per altro fradicia) a uno sconosciuto – sia pure con una foto del tutto anonima che in nessun caso poteva ricondurre a me – mi lasciò sensazioni contrastanti dove la principale era l’umiliazione, la vergogna, eppure con mia grande delusione di me, la cosa mi eccitava da matti: non capivo se mi eccitava l’esibizionismo o se mi eccitava sentirmi umiliata come la protagonista del racconto, ma non potevo negare che anche se mi disprezzavo per questo, l’idea mi faceva venire voglia di infilarmi qualcosa in vagina, possibilmente enorme e di vomitare per il disgusto che mi facevo.

La risposta arrivò dopo un po’, e cominciava con i ringraziamenti “per la splendida immagine”, che ci assicurava che come tutte quelle che gli venivano inviate non sarebbe stata ne archiviata ne tantomeno divulgata, diceva che ogni singola immagine veniva cancellata dopo al massimo 24 ore in modo tale che non ne restasse alcuna traccia ne nel suo computer ne sul web, e questo mi tolse una parte dei crampi allo stomaco, anche se lasciandomi però intatta la voglia di masturbarmi follemente che avevo. La mia perversa sorellina invece parve quasi delusa, come se sperasse che la foto delle nostre vagine rimanesse a perenne eccitazione di AM. Proseguiva poi suggerendoci vari tipi di giocattoli sessuali che ci avrebbero a suo dire “migliorato molto l’esperienza” e suggerendoci alcune variazioni sul tema, per esempio di pizzicarci forte e torcerci i capezzoli mentre ci masturbavamo, cosa che mi lasciò perplessa. Risposi io stavolta, chiedendo come il dolore di un capezzolo pizzicato forte potesse aumentare il piacere, e quasi subito ebbi una risposta che parlava di endorfine che rilasciate per il piccolo dolore avrebbero aumentato la profondità dell’orgasmo. Raccomandava per i giochi anali di valutare l’acquisto di qualcosa di specifico, ma suggeriva intanto di passare dal pennarello colorato delle dimensioni di una classica penna che avevamo usato prima ad un pennarellone tipo “marker” con di quelli di diametro consistentemente superiore, che a suo dire sarebbe stato fonte di maggior stimolazione. Stavolta in allegato c’era l’anteprima della prima parte di un racconto che raccontava le avventure di una coppia di mezza età, Gisella e Matteo, anche questo ben scritto e anche questo intrigante, ma che Rosy chiuse dicendo che lo avremmo letto con calma nel dopo pranzo.
La mattinata finì di trascorre in questo modo, sospesa tra eccitazione e vergogna per quello che avevo fatto, mentre Rosy uscì per alcune commissioni; preparai svogliatamente qualcosa da mangiare per entrambe, rendendomi conto che comunque rimanevo in slip mentre di norma mi sarei messa almeno qualcosa sopra. Quando Rosy tornò, trovò la tavola apparecchiata per due e me in intimo, ma non fece commenti. Passò dal bagno a lavarsi le mani e tornò a tavola anche lei in slip. “Fa caldo, siamo in lockdown e siamo sole a casa” con un bel sorriso, solo che mentre io avevo la maglietta lei era in slip e basta, un tanga nero e velatissimo, e con quella seconda di seno al vento stava pure benissimo accidenti a lei. Mangiai distratta dal seno di mia sorella, mentre i miei capezzoli tiravano sotto al cotone sottile della maglietta bianca che li copriva come se volessero bucarla, e quella piccola bastarda di Rosy non mancò di farmelo notare ridacchiando. Finito di mangiare ci rimettemmo davanti allo schermo e riaprimmo la mail di Alpha Master. Prima del racconto allegato c’era una ultima richiesta, e diceva che se avesse avuto ragione sui capezzoli pizzicati e sulla stimolazione con i pennarelli marker gli avremmo dovuto mandare una foto dei nostri culetti con il pennarello dentro per dimostrargli che avevamo apprezzato.

Il racconto scorreva bene, era la storia di una coppia arrivata alla mezza età che per ritrovare l’eccitazione sessuale persa chattava con AM: ben scritto e intrigante e anche se alla nostra età i problemi della coppia erano un po’ fuori dalla nostra esperienza comunque ben scritto, ma la sorpresa non stava nel racconto ma nella pochette di mia sorella, che dopo le prime righe tirò fuori gli acquisti della mattina consistenti in un flacone di gel lubrificante e stimolante della Durex e in due grossi, enormi pennarelli! Stronzetta, aveva preso quello che AM aveva suggerito, un pennarello nero e uno rosso con un diametro di quasi due centimetri, molto più di quelli che avevamo usato e non mi pareva proprio il caso di infilarmi quel grosso cilindro di plastica su per il culo.

“Cosa vuoi, il rosso o il nero” mi chiese con un sorriso e un occhiolino che mi fece capire che lei era ben decisa. “Non ci infileremo quei pennarelli dietro, Rosy!” esclamai, ma non la fermai minimamente, mi porse il rosso, prese il nero, lo lubrificò con il gel e se ne mise un po’ anche nella fessura tra le natiche e guardandomi fissa negli occhi alzò una gamba appoggiandola sulla sedia e con un movimento lento e terribilmente erotico se lo fece entrare nel canale posteriore mugolando di piacere mentre lo faceva. “Devi, DEVI provare… è fantastico!” disse con voce rotta; finsi di provare a infilarmelo senza neanche stare a sporcarmi con il lubrificante, e dissi “non entra, mi fa male, è grande…” cercando di tagliare li il discorso, ma ottenni solo che Rosa tenendo il suo pennarello con la sinistra appoggiasse la gamba a terra e mi dicesse “Ti aiuto io!”. Per non finire a farmi infilare roba nel culo da quella smorfiosa (lo avrebbe fatto davvero!) lo feci da sola come aveva fatto lei, e dopo provai a mentire, dicendo quasi ansimando “non mi piace per niente”, ma la sorellina rimirando i miei capezzoli eretti e la mia micia che si stava inumidendo mi disse semplicemente che ero una bugiarda, e continuammo a leggere e masturbarci, e con lo scorrere del racconto gli orgasmi si sono succeduti, mi odiavo, odiavo ammetterlo ma era davvero un piacere che non avevo mai provato: il marker non era come il piccolo pennarello che praticamente non si sentiva e si limitava a stimolare la mia fighetta, lui si sentiva eccome, prendeva spazio in modo prepotente nel mio sfintere e aumentava il piacere elevandolo all’ennesima potenza. Non ricordo neanche tutto, a fine racconto ero esausta per le scosse orgasmiche che mi avevano attraversato, e a occhi semichiusi vidi un flash: mi girai, Rosy con una mano teneva il pennarello e con l’altra il telefono e mi aveva fotografato il culo mentre china in avanti ero appoggiata alla scrivania con l’avambraccio. Non valeva neanche la pena di provarci, la avrebbe mandata, e tanto valeva che io fotografassi il suo. Mi feci porgere il telefono, e feci a mia sorella lo scatto più porno possibile, evidenziando l’anello di muscoli dilatato dall’intruso di plastica e inquadrando anche la sua figa sotto, così forse si sarebbe vergognata a sufficienza da non mandarle.

Avrei dovuto capirlo da sola che Rosy non si sarebbe vergognata della foto estremamente porno che le avevo scattato, e anzi le era piaciuta così tanto che aveva preteso di scattarne una “migliore” del mio sedere con il cilindro di plastica dentro per non farmi sfigurare, ma la parte peggiore è che anche se non lo avrei mai ammesso la cosa cominciava a piacermi, mi dava eccitazione pensare a quello sconosciuto che guardava le mie parti intime; certo mi vergognavo da morire, ma contemporanemanete stava diventando una droga. La perfida sorellina mandò tutto ad AM, aggiungendo un resoconto del piacere provato e di come avesse scoperto che le piacesse mandare foto praticamente porno a uno sconosciuto. Quando arrivò a scrivere quello ancora una volta le dissi di aggiungere le mie sensazioni e di come anche io provassi un insieme di enorme vergogna e piacere a farmi fotografare da lei, ogni volta come se mi cedessero le difese e mi volessi umiliare dando il mio contributo.

La risposta tardava ad arrivare, Rosy schiumava rodendosi il fegato nell’attesa e io speravo che non arrivasse mai più, che AM ci avesse cancellato, avesse perso interesse, o comunque non ci contattasse più perché stavo scivolando una china di perversione insieme a mia sorella e che da sole non saremmo state capaci di frenare e fermarci.

Poi arrivò – “Brave, ma dal vostro racconto capisco che non avete provato a pizzicarvi e torcervi i capezzoli: fatelo la prossima volta, vi piacerà. Per i giochi anali vi esorto a passare a oggetti specifici, non solo sono più sicuri, ma fanno provare sensazioni più intense e possono essere indossati in segreto sotto gli abiti anche in pubblico” – seguiva un link per l’acquisto – pochi euro su Amazon – e proseguiva con un appunto poco piacevole “le vostre vagine hanno un grande potenziale estetico inespresso: dovete depilarvi integralmente, e intendo anche i peletti che avete sul forellino posteriore. Potete farlo anche a casa ma se volete potete recarvi da un estetista, sarete entrambe molto più belle e sexy” – ci guardammo, io dissi che non ci pensavo neanche, la sorrellina disse subito che aveva ragione e lo avrebbe fatto oggi stesso, e come al solito non c’era niente che potessi dire o fare per convincerla a desistere; c’era un ultimo paragrafo nella mail inviata da AM: “Entrambe godete molto nel seguire i miei consigli, vi lancio la proposta di provare ad essere effettivamente mie sottomesse, vi spingerei a vette di godimento che non avete mai sognato ma devo premettere che la strada verso quelle vette sarà costellata di cose da fare per me che da sole non fareste. Se non volete, rimanete nella categoria delle persone di cui sono certo e con cui parlo volentieri, se volete provare vi eleverete di livello nelle mie priorità”

Non c’è bisogno che lo dica: Rosy era entusiasta delle proposte, direi quasi lusingata, io invece ne provavo vergogna e paura; la sorellina gli rispose che ci stava pensando e aggiunse che avrebbe tentato di convincere anche me – cosa che mi spaventò un bel po’, sapendo che potere di convincimento aveva lei su di me e perchè la conoscevo bene, “ci sto pensando” per lei significa “wow, si, ma domani però!”.

La giornata trascorse lentamente, tra calura, sudore, qualche racconto erotico intervallato da video hard (avevamo cominciato a guardarne) e qualche commissione fuori, e così poi il week end, dove i nostri genitori in casa interrompevano le nostre attività masturbatorie, e il lento rotolare della terra attorno al sole ci portò infine il Lunedì, e con esso la discussione che temevo, ovvero se dire di si ad AM oppure no: gli argomenti di Rosy erano gli stessi, ovvero che prima di lui non avevamo mai goduto così tanto, che le piaceva esibirsi per lui e che in fondo non rischiavamo niente, bla bla bla… sapete bene ormai che la aveva vinta lei.

Ordinammo un set di tre plug anali di diverse misure definiti dal venditore “per principianti”, non li avevamo mai visti di persona ne tantomeno posseduti, ma sapevamo bene cosa fossero e come si usassero; io volevo ordinarne due uguali piccoli, ma la piccola streghetta disse che se la sentiva di usare quello medio e mi avrebbe lasciato il piccolo, ma come immaginate non avevamo finito per quel giorno. Rosy si depilò accuratamente in bagno con il rasoio che usavamo per gli scarsissimi peli delle gambe, si insaponò ben bene la micetta e con estrema cura si tolse ogni traccia di peluria, mostrandomi poi l’opera completata per chiedermi un parere, e che sia maledetto il suo modo di fare mi sembrò così incredibilmente sexy che cambiai idea e lo feci anche io, con una certa paura devo dire. Rosy mi scattò anche una foto a tradimento della fighetta insaponata e depilata per metà, “questa gliela mandiamo per fargli vedere quanto siamo state brave bambine” disse, e una volta finito devo confessare con vergogna che non so se per la foto o per il lavoro sulle mie parti intime ero anche eccitata, e mi masturbai li in bagno davanti a mia sorella, provando una sensazione stranissima a toccare e penetrare con le dita la mia patatina ora glabra: mi piaceva moltissimo sentire la pelle sotto le dita invece della peluria. Lei mi guardava ipnotizzata, e si masturbò a sua volta, era la prima volta che lo facevamo senza in mezzo un racconto erotico, e fu alquanto strano. Piacevole, ma strano.

Mancava solo un ultimo passo: combinare insieme tutto nella mail in cui dicevamo di voler provare ad averlo come Master. La facemmo, io ormai stavo facendo i conti con me stessa e stavo ammettendo che mi piaceva, mia sorella era stata solo meno ipocrita di me.

La risposta era che ci accettava “sottomesse in prova” – che da un lato era umiliante, come se non fossimo degne di una accettazione immediata, ancora di più perché la proposta era partita da lui – e la mail conteneva tutta una serie di istruzioni su come gestire questo rapporto:

– “Potrete rifiutare un ordine, ma facendolo interromperete il gioco per 24 ore come minimo, non vi contetterò ne vi risponderò per un giorno, ma mi riservo il diritto di ‘aprire i vostri collari’ se lo fate più volte o se rifiutate un ordine importante. Ovviamente può succedere che ignorando delle situazioni che magari non mi avete detto qualcosa sia impossibile, o impossibile al momento, ma in tal caso dovrete spiegarmi il rifiuto. Un semplice ‘non voglio’ o ‘non me la sento’ non è quello che vi consentirà di rifiutare un ordine e passarla liscia. I miei ‘Ordini’ – o ‘Comandi’, come li chiamerò a volte – sono pensati per non lasciare conseguenze permanenti sui vostri corpi, sulle vostre vite o sui vostri affetti. Non vi farò perdere la faccia in pubblico, non vi farò cadere in disgrazia con la famiglia, non vi lascerò segni o cicatrici permanenti, non vi metterò in pericolo: se rifiutate un ordine, state uscendo dal vostro ruolo. La vostra risposta deve essere ‘Si Padrone’.

I miei Comandi sono sempre da intendere ‘non appena possibile’, il che significa che se vi dico ad esempio di infilarvi una banana nel culo non vuol dire che davanti a tutti dovete farlo immediatamente, ma che non appena la situazione sarà tale da poterlo fare in privato lo farete. Non rimanderete mai più di quanto necessario, ma avete il tempo di creare la situazione per eseguire un Comando.

Ogni Comando dovrà essere documentato da foto o video, e in ogni foto o video che mi farete avere dovrà esserci il mio Marchio, ovvero un foglio, un pezzo di stoffa, la vostra stessa pelle con sopra scritto a pennarello ‘ALPHAMASTER’. Le foto anonime conteranno come compiti mal eseguiti, e porteranno punizioni. Per chiarire, tutte le foto che mi avete mandato fino ad oggi non sarebbero state sufficienti per avere la mia approvazione perché erano anonime. Solo la prima, quella tutte in tiro con la parete bianca alle spalle non lo era ed era approvabile. Voi avete l’incommensurabile vantaggio di essere in due e di essere belle, quindi almeno nelle foto dove siete una alla volta voglio delle BELLE foto, perché sarà l’altra a scattarle ed il soggetto è di suo bello.

Regola fondamentale, mi direte sempre la verità, e intendo TUTTA la verità, se mi mentirete, se mi ometterete qualcosa rispondendo, svanirò nel nulla. Non mi piacciono i bugiardi, e ancora meno le bugiarde.

Altra regola fondamentale, in qualsiasi momento potrete ‘aprire il vostro collare’ e tornare libere, e addirittura rimanere mie amiche come lo siete adesso. Basta dirlo chiaramente, e magari spiegare il perché come forma di cortesia. Come ho spiegato prima il mio limite autoimposto è che aprendo il collare possiate tornare alla vita precedente senza nessuna differenza o conseguenza.

Nei miei Comandi potrebbe essere richiesto un po’ di dolore per il mio piacere e capriccio, e sicuramente nelle punizioni sarà parte integrante, e mi aspetto che eseguiate comunque gli Ordini che riceverete.”

Era una serie di specificazioni che in parte mi tranquillizzava – diceva che potevamo uscire dal gioco in qualsiasi momento senza conseguenze – ma in parte mi spaventava a morte, fino a quando non avessimo interrotto i rapporti saremmo state soggette ai voleri e ai capricci di uno sconosciuto che ci avrebbe anche costrette a farci “un po’ di dolore” come diceva lui. Era la parte che impauriva più me, mentre la sorellina era più preoccupata dal fatto che avrei potuto rovinarle il gioco eseguendo male un ordine o rifiutandolo e soprattutto dal fatto che non era balzata immediatamente allo stato di ‘cocca del padrone’, come invece si aspettava. La comunicazione proseguiva poi con quello che si aspettava da noi:

– “avete già superato diversi step che richiedo alle mie sottomesse, come ad esempio la foto, la depilazione e avete implicitamente risposto a tante delle domande che di norma faccio prima di cominciare, quindi entriamo nella parte succosa del divertimento, o almeno del mio divertimento.

Non userete più gli slip salvo che nel periodo del ciclo o per motivi contingenti (visite mediche, posti dove sia necessario cambiarsi in uno spogliatoio come la palestra e simili). Andrete in giro senza, godendovi la sensazione di essere nude sotto i vestiti, il che comprenderà anche le gonne. Imparerete a vincere l’imbarazzo ed essere sempre pronte ed eccitate per il vostro Padrone.

Non userete più reggiseni, se non in casi particolari, anche li, per preservare quello che non deve venire intaccato, come i rapporti familiari, ma preparatevi ad avere le mammelle nude sotto gli abiti e sentirle rimbalzare e i capezzoli stimolarsi contro la stoffa.

Quando siete sole a casa starete nude, imparate a godere della vista reciproca e della sensazione di essere pronte a compiacere il vostro Padrone”

Rosy era già eccitata all’idea, era sempre stata un po’ esibizionista, e anche in questa avventura, fino dall’inizio era lei che a farsi vedere sia da lui che da me aveva provato più piacere, io invece ero indecisa su cosa provavo, sicuramente paura e imbarazzo, ma un fondo di eccitazione era confermato dalla mia vagina che si inumidiva e dalle farfalle nella pancia. Non sapevo se ce la avrei fatta, e lo dissi a mia sorella, che quasi si indignò: – “DEVI, o non ci terrà!” rispose. Finimmo di leggere le ultime righe:

– “Per finire, un’eccezione al comando delle mutandine. Ve le metterete dopo esservi messe i pennarelli, scegliendo un tipo molto sexy – vi metterete i pennarelli come dicevo, (che useremo fino a che non arriveranno i plug, auguri a Rosa che ha deciso di usare quello medio in un culetto vergine) e poi le mutandine li terranno dentro, senza che dobbiate tenerli con la mano. Avrete così le mani libere, vi masturberete fino a godere almeno due volte a testa, lasciando colare i succhi nelle mutandine che devono risultare inzuppate. Se non bastano due orgasmi fatene tre. Una volta inzuppate, toglietevi mutandine e pennarelli, e senza pulire niente scambiatevi il tutto. Rosa quelli di Bianca, Bianca quelli di Rosa e godetevi i succhi della fighetta della sorella contro la vostra.

Dato che non avete provato a torcervi i capezzoli, prima di cominciare vi metterete due mollette da bucato a testa ai capezzoli, una per parte, e le terrete fino a dopo lo scambio. Solo allora potrete toglierle.

Mutandine, pennarelli e mollette saranno le uniche cose indossate per tutto il tempo. Quando le mutandine si saranno asciugate contro la vostra fighetta potrete toglierle e lavarvi. I pennarelli invece è richiesto di tenerli solo 10 minuti dopo lo scambio. Occhio a non farveli entrare dentro completamente, il tappo deve restare fuori, ma riscontrerete che il problema non sia tanto evitare che entrino, quanto evitare che escano.

Rimanete tutto il tempo del Compito in piedi, non sedetevi, non sdraiatevi.

Foto assortite con marchio. Un consiglio, preparatelo PRIMA di infilarvi i pennarelli nel culo, scrivere con lo sfintere sarebbe complicato.” Ci aveva messo anche la faccina con l’occhiolino, dannato lui.

Seguiva il suo contatto telegram, con l’incarico di contattarlo li, che sarebbe stato più veloce e responsivo che via mail e più semplice anche mandare le foto.

Inghiottii a vuoto, l’idea dello scambio delle mutandine con i succhi vaginali mi preoccupava quasi più di quello dei pennarelli, ma ancora di più mi preoccupavano le mollette da bucato ai capezzoli, e non ultimo mi preoccupava il fatto che la sorellina fosse già nuda, eseguendo immediatamente senza neanche discuterne, e stesse andando in bagno a prendere quattro mollette, e dannata lei non prese quelle più morbide ma quelle larghe e corte che hanno una molla molto più dura. “Ci metteremo queste” disse. “Io vorrei quelle lunghe, che stringono meno” risposi notando solo in un secondo momento che non avevo contestato il fatto di eseguire il Compito ma solo quale mezzo scegliere, ma nel frattempo lei si era già messa quelle che aveva preso, con versi di un misto tra dolore e piacere. “Mettitele, e poi andiamo a scegliere le mutandine più sexy che abbiamo”.

Misi un punto fermo andando a prendere delle mollette più morbide, e me le applicai ai capezzoli, prima al sinistro e poi al destro. Non facevano malissimo, solo un po’ male, ma il dolore tendeva a scemare rapidamente lasciandomi una strana sensazione quasi di piacere, quelle scelte da mia sorella dovevano causare sensazioni più intense, sia di dolore che di piacere. Gli chiesi se fosse lo stesso per lei, e disse di si, il dolore (abbastanza forte nel suo caso) stava scemando e lasciava il posto a una sensazione piacevole di calore.

Scegliemmo delle mutandine sexy ma non dei tanga, dato che dovevano tenere dentro i pennarelli, era stranissimo farlo con le mollette ai capezzoli, la sorellina le scelse azzurre in cotone sotto e in pizzo alla vita, io bianche tutte in pizzo, mi spogliai (io non lo avevo ancora fatto), mettemmo i marker che cominciavano ad entrare con maggior facilità, i nostri culetti si stavano allenando, e le indossammo… e ci rendemmo conto di non aver fatto i cartellini con il “marchio”: non restava che togliere i pennarelli, farli e poi rimetterli.

Spostai le mutandine di lato sul sedere, tolsi il pennarello godendomi la sensazione del corpo estraneo che lasciava dilatato il mio buchino per qualche secondo, e preparai un post-it con scritto “AM”, e quando la sorellina mi disse se potevo farne uno per lei le risposi con un occhiolino di godersi uscita e ingresso, e farselo. Mi rimisi dentro il cilindretto di plastica, che a ogni ingresso diventava più agevole da inserire, e lo coprii con gli slip, mentre Rosy faceva le stesse cose. Avevamo due cartellini gialli, il mio scritto di rosso e il suo di nero, e eravamo pronte per la prima foto, che ci facemmo a vicenda prima di cominciare a masturbarci in piedi.

Mi passavo le dita sulla patatina attraverso il pizzo bianco, e i capezzoli mi mandavano fitte di dolore/piacere fortissime, il mio culetto collaborava a mandarmi fuori di testa con le sensazioni del pennarello e le dita mi facevano volare. Guardavo mia sorella fare lo stesso, vedevo le sue dita premere nel solco facendo entrare la stoffa azzurra dentro che lentamente si bagnava diventando più scura dove l’umido si diffondeva, come al solito aveva scelto meglio, le mie bianche anche se si inumidivano non si notava molto.

Sentivo la stoffa premere sulle parti sensibili, sul centro del piacere, e mi rendevo conto che le ginocchia mi reggevano a stento mentre li mio medio tentava di penetrarmi impossibilitato dalla barriera di pizzo, sentivo il pennarello che veniva premuto dentro quando tiravo la stoffa nel farlo, e veniva spinto fuori quando la rilasciavo dandomi la sensazione che mi scopasse il culetto con volontà sua, e vedevo anche la sorellina oscillare con la testa rovesciata indietro preda del piacere, e mi venne automatico dirle con voce arrochita “sei bellissima così, Rosy”. Lei aprì gli occhi e mi guardò “Grazie, anche tu sei eccitante da morire!”. Proseguimmo a far montare il piacere fino a quando esplosi in un primo orgasmo che quasi mi fece cadere a terra; riuscii a rimanere in piedi, ma con difficoltà. Rosy ebbe il suo primo, guardandomi godere, e la vidi squirtare: non la avevo mai vista farlo, e inzuppò gli slip azzurri come se ci avesse fatto pipì dentro… oddio, quelli io poi dovevo indossarli! Non so perché ma la cosa mi fece delirare di piacere, non so se era l’idea di avere i succhi di mia sorella sulla pelle o lo spettacolo erotico di lei che a ogni scossa faceva un piccolo schizzo e si contraeva perdendo l’equilibrio, ma la cosa mi spinse di nuovo in vetta ed ebbi un nuovo orgasmo, non squirtai ma fu molto, molto bagnato.

Le mie mutandine erano molto umide, quelle della sorellina fradice, e lei continuava: proseguii anche io, inebriata dall’odore di sesso, afferrai il pennarello e lo scossi avanti e indietro con violenza, volevo sentire il sedere penetrato, volevo sentire bene il buchino allargato dal marker, e nel frattempo mi infilai la mano dentro gli slip, penetrandomi con due dita sempre guadando mia sorella che vedendo me stava imitandomi. Avemmo il terzo orgasmo in contemporanea, e stavolta le dita che premevano davanti, sul centro del piacere dentro di me, mi fecero squirtare per la prima volta. Caddi in ginocchio, e stavolta avevo reso talmente fradici gli slip che i succhi mi stavano colando sulle cosce, e quando da in ginocchio appoggiai la testa per terra tenendo il culetto in aria mi colarono anche sul monte di venere fino quasi all’ombelico.

Riprendemmo fiato, rimettendoci entrambe in piedi: “ora c’è la parte che mi agita”, dissi, e Rosy fece le spallucce “in fondo sei mia sorella, non mi da fastidio”, e si sfilò gli slippini azzurri che parevano caduti in mare da tanto erano bagnati, e poi il pennarello, annusandolo e poi porgendomelo: “profuma di me, è buonissimo!”. La imitai, completamente in subbuglio, e le porsi il pennarello: mettendomi dentro al corpo il suo lo sentii caldo, scivolava dentro di me come se avesse un posto assegnato fin da sempre, il mio culetto lo bramava a quanto pareva anche se la mia mente lo rifiutava; non so perché non mi desse fastidio quanto l’idea degli slip, ma mentre guardavo mia sorella mugolare di piacere usando il mio pennarello rosso l’idea che quello fino a un attimo prima fosse stato dentro di me mi eccitò fino a farmi avere voglia di masturbarmi di nuovo, e quando glielo dissi mi rispose che la cosa valeva anche per lei.

Rimaneva un ultimo passo, lo scambio di slip, li presi, fradici, e me li misi: erano caldi come i miei, e sentivo l’odore di sesso lasciato da mia sorella, lievemente diverso da quello che sentivo quando mi masturbavo in solitaria, e la guardai. Prese gli slip, e dicendo “adoro il mio sapore” se li portò davanti alla bocca e allungò la lingua “SONO I MIEI!” urlai, e lei si fermò con la lingua fuori a due centimetri dalla stoffa. Poi fece le spallucce, il suo gesto caratteristico, e li leccò. “Sei buonissima sorellona…” e mi fece l’occhiolino. Poi se li mise.

Come da Ordini di AM potevamo toglierci le mollette, e non mi aspettavo il lampo di dolore che accompagnò l’apertura della prima mentre Rosy faceva un piccolo video in primo piano: dovetti massaggiarmi la tetta per una decina di secondi per smaltire l’ondata di dolore, e con terrore mi resi conto che dovevo anche togliere l’altra. Fu la stessa cosa, e anche Rosy dovette subire la cosa, maggiorata dal fatto che le sue stringevano almeno il triplo. Stringeva i denti e non mi sentiva quando le dicevo “massaggiala, massaggiala!” e non potevo vederla soffrire così, allungai le mani e lo feci per lei, alleviandole il dolore rapidamente. Con gli occhi lucidi di lacrime riprese fiato e disse “Grazie sorellona, toglimi anche l’altra, se lo fai tu sentirò meno dolore”. Lo feci e le massaggiai il capezzolo, e non vi nascondo che la cosa mi piacque parecchio. Le tette di mia sorella erano più piccole delle mie, ma sode e perfette: ovviamente lei approfittò delle mani libere per fare qualche scatto.

Dovemmo aspettare i dieci minuti, poi ci potemmo togliere i pennarelli facendoci a vicenda dei piccoli video dell’operazione, e di nuovo mia sorella lo annusò, quell’odore per lei era diventato una sorta di dipendenza: “Mmm… buonissimo, sa di te e di me, direi”, sempre con il suo malizioso sorriso con l’occhiolino.

Gli slip erano talmente zuppi che ci misero un po’ ad asciugare, e l’odore di sesso che emanavano non aiutava, perché mi teneva umida la patatina, ma alla fine ce la fecero a rimanere decentemente asciutti e potemmo toglierceli, rimanendo nude: “dato che siamo sole, dobbiamo rimanere nude” disse Rosy, io la guardai e risposi “ma non siamo obbligate, possiamo vestirci e dirgli che siamo rimaste nude”. Lei mi guardò malissimo, e già sapevo che non aveva intenzione di mentire.

Organizzammo il testo da mandare al Padrone, questa volta su Telegram – e stavolta detti il mio contributo in maniera più consapevolmente volontaria – raccontando tutto nella forma più precisa possibile, compreso il fatto che la sorellina aveva assaggiato i miei slip con la punta della lingua. C’era qualche breve video e non molte foto, io ero troppo in subbuglio per ricordarmi di fare tutte quelle che avrei dovuto e stavolta anche la Rosy era stata più distratta.

Una volta inviato il tutto, fatto un bidet e smaltita la tempesta ormonale potevo di nuovo ragionare, e il fatto che mia sorella avesse leccato e annusato i miei slip mi rimbalzava in testa come una pallina in un flipper, non ero in grado di dire che sensazione mi dava ma di certo mi aveva colpito e volevo parlarne.

“Rosy, cosa ti è saltato in testa di assaggiare i miei slip? Sei impazzita?” fu il modo più diplomatico che riuscii a mettere assieme per affrontare la cosa, ma pareva che mia sorella non desse molto peso al fatto, e mi rispose con quella che stava diventando la sua firma, ovvero una alzata di spalle – “Sei mia sorella, non c’è niente di male, e poi entrambe abbiamo assaggiato e gradito i nostri succhi. Ero curiosa di sentire se sono uguali per tutte le femmine, e no, non lo sono, il tuo sapore è sottilmente diverso, buonissimo ma non identico” – la risposta mi lasciò confusa e con più domande che risposte – “a parte che la cosa è un po’ incestuosa, ma diventa anche un po’ lesbo, non credi?” – indovinate come rispose? Di nuovo fece le spallucce e disse “Fatti due domande, ci siamo eccitate da matti a guardaci l’un l’altra farci ditalini, infilarci roba nei sederi e godere, mi è piaciuto da matti quando mi hai massaggiato i seni e se non ho interpretato male l’espressione ti sei goduta un bel po’ il fatto di toccare le mie tette con la scusa del massaggio, ci ha mandato fuori di testa l’odore di sesso di entrambe che ci masturbavamo, forse effettivamente siamo entrambe attratte anche dalle femmine, o almeno, e qui parlo per me, dalla sorella. Si, sono attratta da te, ti ho sempre trovata bellissima da quando ho memoria, ho sempre invidiato i tuoi ragazzi quando ne hai avuti. Non ho mai avuto questi pensieri per altre ragazze, è vero, ma per te si. Magari se mi capitasse potrei anche provare con una ragazza, ma di certo proverei con te”

Ero interdetta, volevo replicare ma ero rimasta senza argomenti mio malgrado. Anche io trovo ancora oggi mia sorella bellissima e molto eccitante, e anche io mi ero chiesta cosa provavano i ragazzi con cui aveva le sue avventurette. A quel punto sarei stata ipocrita se avessi negato, e fu lei a riprendere la parola in modo più dolce e con un sorriso, vedendomi in crisi e priva di una risposta: “Aspettiamo cosa ci dirà AM. Non prendiamo iniziative tra noi, e in caso vedremo, OK?”, e a me non rimase altro che annuire, con lo stomaco in subbuglio e con le farfalle di nuovo in pancia.

Sul nuovo contatto la risposta arrivò molto più velocemente – proprio come AM aveva promesso – e cominciava con una premessa che non mi aspettavo.

“Buongiorno schiavette, ero indeciso se dirvi questa cosa o meno, per non causarvi preoccupazioni che per il mio contatto sono inutili ma – una volta entrate nel mio ‘harem’ – diventa mio compito preoccuparmi per voi e devo avvisarvi che per contattarmi per qualche ragione avete usato la mail ufficiale di bianca” notai che per la prima volta non aveva messo la maiuscola al mio nome più velocemente di quanto realizzai che era vero, avevo sempre usato la mail del primo contatto senza pensare, e lo avevo approcciato con quella convintissima che non ci sarebbe stata risposta perché la mail nel racconto fosse una invenzione – e questo significava che ero praticamente nelle sue mani, anche forse la sensazione che predominava era per quella minuscola che mi sminuiva e mi faceva sentire umiliata – ma proseguimmo a leggere: “Non dovete preoccuparvi di me, io non ho intenzione di causarvi alcun problema, ne oggi ne domani ne mai, ma se doveste mai contattare qualcun’ altro per motivi simili a quelli per cui lo avete fatto con me, NON USATE LA MAIL UFFICIALE. Con un piccolo giro sui social ho potuto trovare le vostre pagine, e quindi – se volete – potete scattare foto e girare video senza preoccuparvi di nascondere il viso, dato che vi ho già visto in faccia sui vostri profili.” ero letteralmente agghiacciata, cosa stava per succedere? “Ribadisco, non ho intenzione di ricattarvi ne sputtanarvi, l’ho detto solo perché quello che avete fatto è un grave errore che non dovete ripetere, e siete state fortunate a farlo con me che non sono un malintenzionato.”

Non sapevo come prenderla, ma ormai era fatta e interrompere ora non aveva senso. “Veniamo alle foto e all’esecuzione del compito” proseguiva “il servizio fotografico è discreto ma scarso in quantità e mi aspetto di più anche come qualità, ma essendo stato fatto la prima volta era scontato che l’agitazione vi avrebbe tenuto distratte. Per stavolta non vi punirò. Avete entrambe notato quanto sia potente la stimolazione del capezzolo quando effettuata con forza, vi abituerete al lampo di dolore all’apertura della molletta e diventerà parte del piacere di farlo.” guardai mia sorella e dissi preoccupata “dovremo continuare a torturarci i capezzoli?” e la piccola bastarda rispose che a lei era piaciuto, la aveva stimolata a godere di più e non era un caso se aveva squirtato per la prima volta, argomento che non potei contestare dato che anche io non lo avevo mai fatto prima.

Finiva dicendo che ci avrebbe ricontattato per nuovi ordini per il suo piacere, quindi non restava che attendere. Affrontai il discorso privacy con Rosy, e lei pareva meno preoccupata di me: “se avesse voluto sfruttare questo errore lo avrebbe già fatto, credo che alla fine forse possiamo davvero avere fiducia in lui” – E basta, dal suo punto di vista aveva esaurito il discorso e non c’era altro da dire ne da fare. Probabilmente aveva ragione, e non rimaneva che andare avanti a leggere cosa ci aveva scritto.

“Ordine per domani, dato che per oggi avete eseguito tutto sommato bene il compito: Prenderete degli slip puliti – di cotone, non di pizzo – e ve li pianterete con le dita dentro le fichette fino a riempirvi bene e lasciare fuori solo un piccolo lembo: se avete da uscire vestitevi e fatelo con le topine riempite dal cotone, altrimenti comunque camminate in giro e fate quello che dovete fare cercando di rendere invisibile il fatto che avete le fighette piene da scoppiare. Abituatevi all’idea di essere in pubblico in condizioni segretamente indecenti e da troiette, perché ve lo farò fare ogni volta che ne avrò voglia, con questo ed altri mezzi per tenervi stimolate ovunque, anche davanti agli altri. Se non riuscite a infilare dentro il cotone da sole vi aiuterà l’altra, se non volete avere le dita di vostra sorella dentro fate del vostro meglio per riuscirci senza aiuto”

Temevo già che la sorellina “non ci sarebbe riuscita”, e avrei dovuto dargli una mano, o meglio qualche dito, e la cosa mi metteva veramente in subbuglio, ma tenni per me la considerazione. Rosy si limitò a rispondere con “OK” a cui AM replicò con un “Non mi piace OK, risponderete con Si Padrone. Mi raccomando la maiuscola.

Non restò che adeguarsi, e mettere un “Si Padrone” a questo commento di AM.

“Terrete le mutandine dentro per due ore, per cominciare. Quando le toglierete assaggiatele, saranno intrise di succhi. Voglio che entrambe lecchiate entrambi gli slip, per confrontare i sapori. Se volete le lodi invece di dare una veloce leccatina succhiate la stoffa per estrarre più succo”

La sorellina rispose di nuovo con un “Si Padrone” sorridendo verso di me e mi disse “Sai, mi piace questa cosa, la fantasia che non abbiamo mai messo nella masturbazione e nel sesso mi stimola parecchio, guarda, sono fradicia” e si toccò con due dita la patata, mostrandomele poi completamente piene di succhi. Il grosso probema è che anche io ero fradicia e mi odiavo per questo. Mi piaceva venire umiliata, e lui lo faceva alla grande.

Tirammo fuori i post it con il marchio e scegliemmo gli slip – stavolta cercai di pescare quelli perfetti: cotone liscio, dimensioni ridotte per infastidire il meno possibile e colore rosa cipria, così il lembo che sarebbe rimasto fuori si sarebbe mimetizzato al meglio – e anche la sorellina prese un paio simili tra le sue: non restava che procedere e metterle dove AM aveva ordinato; Rosy per evitare di rimanere nuovamente con poche foto mi mise in mano il suo telefono dicendomi “prima vado io, fammi un video mentre le infilo dentro”, io lo feci, ipnotizzata dalle immagini che vedevo dal vivo e sullo schermo delle dita di mia sorella che a gambe larghe infilavano dentro la stoffa, accompagnandola dentro con le dita. Appallottolava un po’ di stoffa contro la vagina, poi la spingeva all’interno, mugolando di piacere, e quando era dentro ripeteva la cosa, ancora e ancora fino a quando solo un piccolo angolo di cotone sporgeva dalle grandi labbra. “E’ strano ma fenomenale, non è la stessa sensazione che da un corpo rigido come un pene, è diverso ma comunque è una penetrazione che si fa sentire e ti fa sentire pienissima e stimola molto piacere. Provo a camminare su e giù per la stanza, fammi un altro video” – di nuovo girai le scene erotiche di mia sorella nuda che camminava su e giù, ormai senza preoccuparmi di mascherare il volto, e alla fine venne vicina e alzò una gamba per mostrare la piccola parte di stoffa che fuoriusciva dal suo corpo.

“Tocca a te, dammi il telefono” – imbambolata e imbarazzata lo feci, lei partì con un campo più largo, inquadrandomi completamente spogliata e con una gamba sulla sedia da una certa distanza, e poi si avvicinò a fare il dettaglio delle mie dita che copiando i suoi movimenti infilavano la stoffa all’interno, e purtroppo non potevo far a meno di provare un piacere perverso da tutta la situazione: la vergogna di mandare un simile video a uno sconosciuto, quella di avere mia sorella che mi vedeva infilarmi roba nella vagina, quella di sapere che in quelle condizioni ci avrei trascorso due ore e se ci fosse stata la necessità sarei anche dovuta uscirci e – forse la cosa peggiore – quella di provare un tremendo piacere nel farlo. Sentivo tremare i muscoli delle gambe dal piacere, sentivo contrarsi il mio sfintere, reagendo ai movimenti delle dita e all’accumularsi degli slip all’interno del mio corpo. Mi pareva che mi scoppiasse la figa per l’eccitazione e la pressione della stoffa.

Quando ebbi finito di metterle anche io cercai di camminare, ci riuscivo ma camminando si sentivano di più. Mi pareva di camminare a gambe spalancate, ma era una sensazione che non era confermata dalle immagini che poi riguardai nel telefono di Rosy, in realtà nessuno avrebbe capito che stavo godendo come una scrofa percependo quel grosso ingombro dentro al mio corpo.

Non restava che attendere le due ore.

Eravamo li che infradiciavamo la stoffa infilata nei nostri corpi facendo finta di niente quando arrivò la mail che diceva che era arrivato il nostro pacchetto al punto di ritiro automatico di Amazon: lo avevamo scelto piuttosto lontano da casa, bisognava andare in auto e Rosy non aveva ancora preso la patente, quindi sicuramente toccava a me uscire ma la vera questione era decidere se andare subito così con quel corpo estraneo a dilatarmi la vagina o se far finta di niente e andare una volta tolto alla scadenza del tempo.

Ovviamente mia sorella voleva che andassi subito, come da Ordini ricevuti, ma non me la sentivo di affrontare il mondo così; trovammo un compromesso andando entrambe, io sarei rimasta in auto e lei sarebbe scesa a prendere il pacchettino dallo sportellino, facendo lei quei quattro passi che separavano il parcheggio dal muro di stipetti, e io la avrei ripresa con il telefono a partire da dentro l’auto, dove avrebbe mostrato il post-it con il marchio, per poi posarlo e uscire dallo sportello con me che riprendevo tutto, e prima di uscire avremmo fatto un video per mostrare che eravamo entrambe con la biancheria appallottolata dentro la vulva.

Non riesco ancora a capire come diavolo ci sia venuto in mente, ma abbiano deciso di uscire in gonna, entrambe concordi che sarebbe stato bello stare senza slip e con la figa pienissima in pubblico con il rischio che un movimento sbagliato ci facesse vedere nude, eppure lo abbiamo fatto e io non ho detto una parola per dare una diversa opinione: credo che da eccitata e stimolata da quegli slip che mi ingombravano non ragionassi tanto lucidamente, oppure – altrettanto possibile – sono molto più troia di quanto io voglia ammettere. Scrivemmo su Telegram il programma della mattinata e vidi dalle spunte blu che era stato letto subito.

Come direbbero gli anglofoni “long story short” ci facemmo il video dove tiravamo su le gonne, lo inviammo in tempo reale e poi andammo. Guidare con la testa leggerissima e sempre sul filo di un orgasmo stimolato per un terzo dalla parte fisica e per due terzi da quella mentale arrivammo dove c’erano questi stipetti, e presi il telefono per fare il video come concordato. La sorellina sorrise facendo vedere con una mano il cartellino e facendo la V con l’altra, e poi in un lampo tirò su la gonna di quel tanto che bastava per mostrare il monte di venere ben depilato, a rischio di farsi sputtanare, ma con la faccetta di una che stava godendo un mondo si sistemò la gonna, e posato il foglietto giallo uscì dall’auto, e la ripresi per tutto il percorso fino allo stipetto, apertura, chiusura e ritorno, e quando stava per arrivare fece di nuovo la V con le dita e salutò: stavolta avevamo fatto un servizio video a dir poco perfetto, pretendevo le lodi di AM! Inviai anche il secondo video subito, vedendo la risposta del Padrone al primo video, “Ottimo, molto bene, proseguite con il piano”

Rosy aveva il fiato corto e le guance rosse, e disse “parti, svelta, muoviti che devo godere!” e non appena partiti si mise una mano tra le gambe e cominciò a toccarsi, protetta solo dal fatto che la linea dei finestrini era alta a sufficienza per coprirla agli sguardi delle altre auto e in città non circolano i camion – che la avrebbero potuta sgamare data la maggiore altezza. La vedevo trattenere gemiti ed espressioni, rimanendo con un mezzo sorriso impassibile, ma vedevo i suoi muscoli contrarsi sui polpacci, era chiaro che stava avendo un orgasmo in macchina! Ma la parte che mi infastidiva di più era che provavo invidia invece che fastidio, avrei voluto godere a mia volta, ma vuoi per l’imbarazzo, vuoi per il fatto che stavo guidando ed avevo le mani occupate, non potevo.

Rosy si tese, per poi rilassarsi: era venuta e se la era goduta in pubblico, e voltandosi mi sorrise: “hai le mani occupate, vuoi che…” ma non la lasciai finire. “NO!” le urlai con la testa che ronzava e nella pancia uno sciame di calabroni ottenendo come risposta le mani alzate come ad arrendersi e la sua voce che diceva “OK, OK! Tranquilla!”

Tranquilla un accidente, volevo godere anche io, e non mi avrebbe fatto schifo una mano, o almeno un paio di dita, ma non volevo scendere quell’ultimo gradino, e questa voglia repressa mi portò a fare una corsa a casa a una velocità leggermente superiore a quella che avrei tenuto in condizioni normali e suonare nervosamente il claxson due volte a quelli in coda davanti al semaforo appena scattava il verde, cosa che di certo era lontana dal mio comportamento normale.

La sorellina intanto messaggiava su telegram con AM, raccontando quello che succedeva in tempo reale, del suo orgasmo e del mio mancato orgasmo con nervosismo. “AM dice che non sarebbe stato prudente farti venire guidando” disse, e mi sentii meglio subito, per una volta lui stava dalla mia parte, era una sensazione piacevole, ma restava la parte che mi mandava in crisi profonda, ovvero al rientro leccare entrambe le mutandine: dissi a Rosy di scrivere ad AM che non sapevo se ce la avrei fatta, e lei mi guardò malissimo – ma lo fece comunque – e la risposta di AM fu che dovevo farlo masturbandomi, cominciare annusandole entrambe, e dopo averlo fatto leccare le mie e solo alla fine assaggiare i succhi di mia sorella; dissi di scrivere che avrei provato così ma non garantivo, e la risposta fu che l’umiliazione è parte del piacere di entrambi, suo e mio.

Bene o male alla fine arrivammo a casa, posteggiai l’auto e con il corpo e la mente stimolati e preda del piacere camminammo fino al portone, e l’idea di essere nuda e sul filo dell’orgasmo davanti ai passanti era umiliante e si, era vero purtroppo: l’umiliazione della cosa, la sensazione peccaminosa di violare tutte le regole, l’idea dello sporchissimo segreto nascosto nella mia vagina erano parte del piacere, dovevo ammetterlo – quegli slip quando ero a casa stimolavano, si, ma assolutamente non così tanto!

Una volta dentro ci spogliammo in fretta, rimanendo nude (le due ore erano trascorse) e la sorellina posando il pacco anonimo sul tavolo mi disse “ora mi levo gli slip, e te li do per annusarli mentre hai i tuoi dentro, prima di godere togli i tuoi e annusali, io ti faccio il video, poi vedi di completare il compito per bene, che non voglio perdere questo gioco che mi fa sentire viva come non mi sono mai sentita!”

Mentre io mi strofinavo il bottoncino la sorellina si tolse gli slip stando a gambe larghe sopra il telefono appoggiato a terra che le riprendeva la micia da sotto, guardarla era una tortura di piacere per me; nel farlo si strofinava anche lei il suo centro del piacere e vedevo che godeva moltissimo, resisteva solo perché era già venuta in macchina sfogando parte della sua libido e perché voleva venire una volta avuto in mano il mio slip intriso di me. Misi anche io il telefono a terra, avviai la ripresa e ricominciai a darmi piacere.

Lei mi passò lo slip, e cominciai ad annusarlo con una certa prudenza: maledizione, l’odore di sesso mi faceva uscire di testa, sempre dandomi piacere con le dita di una mano tolsi il mio che uscendo grattava e stimolava ancora di più – fu dura non venire fulmineamente, ma volevo conservarmi l’orgasmo per dopo – e mi trovai con entrambi nella mano sinistra: li annusavo alternativamente, erano fenomenali, due odori simili eppure diversi.

Allungai la lingua per cominciare sul mio, conoscevo il mio sapore e non mi preoccupava – anzi, sapevo bene che mi piaceva moltissimo – e sentii l’orgasmo montare, si accumulava potente nel mio ventre, lo sentivo nei polpacci che si contraevano e nella nebbia della voglia di sesso volevo di più: feci l’impensabile, mi misi in bocca quelli di Rosy.

Era paradisiaco, esplosi in un orgasmo con squirt fulminante, non riuscivo a smettere di succhiare e godere, e preda delle convulsioni mi trovai alla fine ansante in ginocchio in terra, e alzando lo sguardo incrinato dal piacere vidi che Rosy aveva smesso di masturbarsi e raccolto il telefono mi riprendeva, non aveva perso un istante della mia “performance”. “Ora tocca a me” disse, e porgendomi il telefono prese entrambi gli slip e cominciò a fare quello che avevo appena fatto io: succhiava, estraendo succhi alternativamente dai due slip mentre ero ipnotizzata dalle scene che vedevo sullo schermo.

Raggiunse l’apice schizzando anche lei, unendo i suoi liquidi ai miei sul pavimento, e anche lei si trovò in ginocchio e quando si riprese allungò la lingua e raccolse direttamente i nostri squirt dalle piastrelle, mentre io non avevo parole. Una volta goduto ero tornata leggermente più lucida e vederla lesbicare con i miei succhi mi pareva contemporaneamente inaccettabile e terribilmente bello.

Una volta che anche lei riprese fiato mandammo tutto, e dato che c’erano diversi video da vedere la risposta ci mise un po’ ad arrivare, ed erano le lodi che avevo cercato. Avevamo fatto veramente un film porno, e il Padrone ce ne dava atto, e diceva che avrebbe trovato un premio da concederci. Perché la parole di lode mi causavano di nuovo eccitazione, voglia di masturbarmi ancora? Non lo sapevo, ma lo feci e lo fece anche Rosy.

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