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Esame

By 5 Giugno 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Avrei dovuto studiare nelle ultime settimane. L’esame è di quelli più difficili del primo anno; il prof Mazzaroli non perdona chi non studia, mi hanno detto. Avrei dovuto studiare, anzi, avrei voluto. Almeno nell’ultima settimana. Ma lunedì era la festa di Katia, e mi sono ubriacata svegliandomi sul divano di casa sua con il forte sospetto di aver combinato qualcosa con un suo amico. Martedì sono andata per negozi, e la sera mi son vista con Massimo. Mercoledì mi ero anche messa di impegno, stavo studiando, quando mi ha scritto Lui; ci siamo messaggiati per quattro ore mentre era in trasferta all’estero per lavoro, e abbiamo scritto tutte le porcate che ci saremmo fatti, mandandoci iMessage bollenti che al solo pensiero scapperei via di qua; invece di toccarmi, ho sbrodolato per un’altra ora abbondante, e sono andata all’aperitivo vestita come solo una donna che ha voglia fa. Sono finita a ballare “controvoglia”, ho fatto le quattro e sempre “controvoglia” il resoconto della serata parla di additivi tirati dalle narici, di mutandine smarrite, di due pompini e di una grandissima scopata con Gianluca, uno dei migliori surrogati a “Lui” che esistano. Invece avrei dovuto studiare. Me ne rendo conta ora, mentre aspetto il mio turno in questo corridoio che sembra il miglio verde, avete presente? Non so nulla. Mi boccerà. Mi boccerei anche io se penso che invece che studiare giovedì notte mi son vista con Francesca e ho fatto sesso anche con lei perché eravamo entrambe stressate: io esami, lei casini sul lavoro. Mi ha masturbato vergognosamente per la prima volta in uno di quei locali aperitivo sul presto, quando la gente in giacca e cravatta non è ancora arrivata e la luce del giorno filtra a malapena dai vetri scuri mentre la pioggia lava le coscienze e anestetizza i sensi di colpa.
“Hai una gonna non troppo corta, ma abbastanza”, mi ha detto in maniera ambigua prima di risalire la mia coscia. In dieci secondi ero bagnata, in venti aveva due dita dentro di me, in un minuto scarso son venuta. Poi ho ricambiato a casa sua, come era giusto che fosse. Oddio, giusto sarebbe stato tornare a casa e studiare, e non star lì a lesbicare tre ore con una persona che se fosse un uomo l’amerei come non ho mai amato nessuno nella mia vita. E’ avvocato, e mentre ci riprendevamo nude nella notte umida mi ha fatto un breve ripasso della materia che ho ascoltato concentrata come le prime volte che la facevo godere con la lingua mentre mi spiegava come fare meglio. Ma so che non basterà, come non basterà il look da studentessa zoccola per cui ho optato: gonna a palloncino chiara una spanna sopra il ginocchio, tacco di 7 cm, camicetta aderente generosamente sbottonata senza sembrare una puttana, trucco leggero da brava ragazza che all’occorrenza sa come va il mondo. Ecco. Tocca quasi a me. Sta per lanciare fuori quello che mi precede in ordine alfabetico insultandolo per la scarsa preparazione. Mi alzo in piedi, l’assistente (chiaramente una che gliela ha data, con quello sguardo da troia peggio del mio, che i suoi occhiali griffati invece che celare non fanno che accentuarlo) chiama il mio nome. Avanzo ancheggiando lasciando la scia di bava dei ragazzi il cui turno viene dopo il mio, come le lumache. Come le lumache avanzo lenta, per farmi guardare meglio: poverini, tra qualche minuto mi vedranno uscire isterica in lacrime, e poi toccherà a loro. Mi godo il momento di celebrità. Busso alla porta dello studio del prof. Mazzaroli, e la porta si chiude dietro di me accompagnata dall’assistente, che resta nell’anti-studio.
“Si accomodi – mi dirà, guardando con il finto stupore l’ennesima sexy zoccola che mette volontariamente una gonna adatta a un’uscita per rimorchiare, non all’austerità di una prestigiosa università milanese -. Allora mi parli di’..”.
Io non so nulla. Farfuglio qualcosa, mi sistemo i capelli, inizio a parlare a ruota libera su un argomento a caso. Al suo “Signorina si concentri e risponda alla domanda” accavallo lenta le gambe due volte, mettendo le tette più in vista che mai. Imposto la voce e chiedo se può farmi un’altra domanda, magari su qualcosa su cui sono più preparata, alludendo a quello che ho studiato meglio in settimana. Il suo sguardo da severo si fa porco, mi fa avvicinare e alzare in piedi.
“Vediamo su cosa è preparata”, mi dice sicuro.
“Prof, non le devo certo ricordare io che questo è un esame orale”, gli rispondo slacciando la cintura e tirando su una camicia taglia 56 scoprendo la ciccia pelosa sulla sua pancia. Glielo massaggio da sopra i boxer, e quindi glielo tiro fuori. “In questo – penso tra me e me – sono preparatissima, li faccio dalle medie'”. Bacio la punta, bagno con un po’ di saliva l’asta. E poi lo faccio sparire più che posso nella mia bocca, alternando leccate e succhiate guardandolo da dietro le lenti dei miei occhiali come se invece del cinquantenne prof Mazzaroli ci fosse Luca Argentero, o anche solo Lui. Mi tiene la testa, mi dà sottovoce della puttana, mi dice di fare in fretta. Quando l’ho portato il culmine esce e mi umilia con cinque fiotti di sperma su viso e occhiali. Dovrò uscire un po’ impiastricciata da questa stanza.
“Trenta e lode”. Davvero, mi ha dato trenta e lode, e senza che tutto questo succedesse. “Signorina – mi chiede ammirando la mia bellezza forse più del look da sexy zoccola, mi parli di’.”. E’ l’argomento che mi ha spiegato Francesca. Che culo. E io che mi ero già bagnata scandalosamente pensando di essere disposta a barattare la mia dignità con un bel voto in diritto. Magari avrà percepito l’odore e mi avrà fatto una domanda facile apposta’
“Grazie professor Mazzaroli – gli dico mentre mi sporgo appoggiandogli una tetta sulla spalla per firmare il registro -, ho studiato davvero sodo”. Esco sculettando, e sono sicuro che ce l’ha duro, come i miei compagni di corso che mi vedono uscire soddisfatta. Stasera si festeggia, magari festeggeranno anche loro approfittando di me.

Deb

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