Skip to main content
Erotici RaccontiRacconti EroticiRacconti Erotici Etero

Giovanna capitolo 1: in Discoteca

By 27 Agosto 2023No Comments

Mi chiamo Giovanna, è il 1989 e sto passando le vacanze con mio marito Carlo e i nostri amici Sandra e Davide. Quest’ultimo ci prova da tempo con me, e la voglia di resistere si sta affievolendo.

Siamo al dancing Serenella di RIccione di sabato sera: essendo agosto il locale era parecchio affollato, sia di persone di mezza età sia di ragazzi giovani in cerca di qualche donna matura ma ancora piacente.

Tipo Sandra, che a scatenarsi nel ballare era sempre pronta, con Davide quanto mai serafico al pensiero di vederla dimenarsi con qualche giovanotto vicino.

“Un soldino per i tuoi pensieri…”, mi disse guardandomi e sembrando di nuovo interessato dalle mie cosce che svettavano formose nell’accavallo. Eravamo soli perché Carlo era andato al maxischermo del locale a vedere una partita, come al solito parecchio romantico.

“Nulla di particolare”, gli risposi andando sul vago.

“Credevo fosse legato al trovarci soli”, e una mano sfiorò le mie gambe e mi venne un brivido pur se il locale era parecchio caldo.

“Mmm sei tornato il solito vedo”, e le sue dita risalirono sotto il mio inguine ma non lo fermai.
“Vedo che sei bagnata, di caldo o altro non saprei”, e a quel punto lo bloccai “Fatti i film che vuoi, io vado a ballare”, gli risposi alzandomi e andando in pista.

Essendo una serata disco non c’era il liscio, anzi, e quando mi misi a ballare il deejay mise la lambada.
Incominciai a dimenarmi nel ritmo, tanto lo facevano tutte pur essendo estremamente sensuale, e un ragazzo di poco più di vent’anni mi si avvicinò.

“Ciao, balli bene”, e gli sorrisi alzando la voce per farmi sentire. “Solo quello?”, e mi dimenai scuotendo i seni e facendolo arrossire.

“Certamente no”, e si avvicinò all’orecchio, “sei bellissima…” e gli stampai un bacio sulla guancia allontanandomi.

Dopo due-tre canzoni decisi di andare a prendere da bere, e andai al bar.

“Fa caldo qui dentro eh?”, disse il barman nella tipica cadenza romagnola.

Mi feci aria con un tovagliolo, poi gli risposi. “Anche essendo mezza nuda non aiuta”, e feci una giravolta sul seggiolino girevole del bar esibendo le mie grazie, penso anche le mutandine.

Facemmo due chiacchere, poi mi disse a bassa voce nell’orecchio: “Se vuoi divertirti c’è una possibilità”, e mi guardai intorno vedendo in lontananza mio marito al maxischermo, Sandra dimenarsi in pista e Davide da solo nei divanetti.

“Sarei in compagnia, grazie ma passo…”, e tornai a sedermi vicino a Davide.

“Già stufa…”, mi disse e guardandolo negli occhi ritornai all’inverno precedente.

Avevamo passato il capodanno insieme nella baita di montagna che i nostri amici possedevano, un posto intimo con due camere da letto dove ognuno poteva avere la sua intimità.

Ma sapevo che quest’anno sarebbe stato diverso: conoscevo l’infedeltà di mio marito, e sicuramente avrebbe approfittato del capodanno per scoparsi Sandra: magari l’avevano fatto anche l’anno prima nel divano del salotto ma la differenza sarebbe stata che sarei andata in camera loro e mi sarei scopata suo marito, che per quanto superficiale come uomo aveva un cazzo da far girare la testa.

Dopo quella volta con Barbara avevo pensato tanto volte a come far le corna a mio marito e farglielo sapere, e l’unica soluzione era stata capodanno.

La serata era stata tranquilla, si vedevano anche i fuochi in vallata dal balcone della baita, ma già com’ero vestita era un segno che qualcosa doveva accadere.

Avevo un vestito lungo con sandali, ma con uno spacco che sedendosi faceva vedere le mutandine rosse, come aveva già notato quel porco di Davide.

“Mmm stasera Giò…”, “e stanotte sarà anche meglio” gli sussurrai facendolo sbiancare.

Non sapendo degli strani accordi tra di loro, mi stupì che Sandra non percepisse la tensione sessuale tra di noi, ma ne approfittai provocando sempre di più Davide.

In cucina ci trovammo da soli e lui ne approfittò per tirarmi su la gonna e sentire l’odore del mio sesso, e io lo lasciai fare aiutata anche dall’alcool che avevamo bevuto.

“Sento odore di troia”, disse, e mi girai prendendolo per le braccia e avvicinatolo a me gli permisi di baciarmi in bocca.

“Tra un po’ saremo ognuno nelle sue camere, ma scommetto che tua moglie e mio marito si incontreranno a breve in salotto. A quel punto verrò da nella vostra camera e…”, lui riprese a mettermi la mano sul culo pregustando finalmente di scoparmi da lì a poco.

Quantomai brilli, andammo a dormire ma in camera Carlo mi sbattè sul letto.

“È tutta la sera che ti voglio Giò…”, mi disse slacciandosi la cintura e tirandosi giù la zip.
Proprio adesso, pensai. Feci finta di sbadigliare e mi girai dall’altra parte.

“Tutto questo bere mi ha distrutta Carlo”, ma lui imperterrito mi prese quasi strappandomi il vestito.
“Ma che cazzo…”, e mi divincolai spingendolo e facendolo cadere a terra.

“Carlo?”, controllai che fosse solo svenuto, e dopo qualche secondo sentendolo russare capì che si era addormentato. Forse avevamo bevuto veramente troppo, se il risultato era questo.

Uscì dalla camera, e avvicinatami a quella dei nostri amici sentì ansimare pesantemente. Misi l’occhio sul buco della serratura, e vidi Sandra cavalcare Davide come un’ossessa.

Niente notte focosa, pensai tra di me, forse Sandra non era stata così indifferente come pensavo alle mie mosse verso suo marito.

Ecco perché mi aveva stupita quando in spiaggia il giorno prima mi aveva quasi buttato nelle braccia di Davide. Evidentemente quando aveva altri maschi non ne aveva troppo bisogno.

Evitai il suo sguardo e mi alzai di nuovo, andando prima in bagno. Non ero la sostituta di nessuno, pensai, così tornai al bancone del bar e dissi al barman, “Hai sempre un po’ di tempo libero?”, accavallando per mostrargli che non portavo più le mutandine.

“Se resisti un quarto d’ora”, mi disse facendomi l’occhiolino.

Passarono i minuti, e dopo essersi assentato per andare a cambiarsi, si presentò vestito di maglietta e pantaloncini: era effettivamente molto carino.

“Si può uscire dal retro così non mi vedono i miei amici?”, gli chiesi e lui fece cenno di passare da dietro.
Quando fummo fuori mi abbracciò all’improvviso e lo lasciai fare, incominciò a mordicchiarmi l’orecchio per poi sussurrarmi. “Ti va se…”, “Scopiamo nella tua macchina?” risposi ridendo, “No, meglio, seguimi” e sentendomi per una volta una ventenne lo seguì verso la spiaggia.

Mi portò verso un angolo riservato, dove c’era un divanetto.
“Ma cos’è questo posto?”, gli chiedo curiosa.

“Era una specie di dehors del dancing, ma troppa gente scopava dando scandalo quindi fu tolto. Ma qualcosa è rimasto…”, e mi fa sedere riprendendo a baciarmi e sbottonandomi i bottoni della camicetta.
Lo allontano con la mano ma solo per togliermi la camicetta e restare con il reggiseno che trattiene a fatica le mie mammelle.

“E a proposito, sono Giovanna Giò per gli amici”, e lui non fa in tempo a dirmi che si chiama Flavio, che riprendiamo a limonare come due studenti.

“Sei stupenda veramente…”, mi dice fermandosi un attimo e ne approfitto per sganciare i ferretti del reggiseno e svelare le mie coppe così ambrate e grosse.

“Che ne dici?”, gli chiedo e lui appoggia le mani intimidito, e rido prendendogliele e affondandole sui miei seni fino a fargli strizzare i capezzoli.

“Ti faccio male?”, ma non gli rispondo perché torniamo a baciarci, la brezza del mare mi fa rizzare come chiodi i capezzoli e sento un brivido corrermi lungo l’inguine.

Mi alzo per togliermi la gonna, poi mi siedo e con un veloce movimento tolgo anche le mutandine dandogliele da annusare.

“Che buon odorino eh?”, e lui inebriato stringe ancora di più i seni e su mio invito incomincia a mangiarli, sentendo una scossa che non può essere fermata.

“Mettimi le mani sotto, senti come sono bagnata”, e lui incomincia a tastarmi il pube e due dita entrano dentro, tendo la schiena ormai eccitata, adesso mi esplora dentro oltre a ciucciarmi i seni.

Lo fermo solo per fargli abbassare i pantaloni, e lui mi lascia fare.
Gli slaccio la cintura sussurrandogli, “Ti voglio far divertire”, poi gli abbasso la zip dei pantaloncini e lui mi incita insultandomi. “Cazzo che signora troia che sei…”, e io ridacchio tastando nelle mutande e tirando fuori un cazzo di buone dimensioni, ma soprattutto spesso come piace a ogni pompinara che si rispetti
.
Negli anni non ne ho fatti tanti come capita spesso nei matrimoni dove la passione si inaridisce, ma da giovane iniziai presto a succhiare piselli; anche perché i ragazzi erano soggiogati dai miei seni e volevano sempre passarci il pene nell’incavo delle tette, così dalla spagnola passare ai pompini fu un passo abbastanza veloce.

In memoria dei vecchi tempi inizio proprio passandomelo tra le tette ormai sudate, per poi abbassarmi e prenderlo in bocca ricordandomi di passare la lingua sulla cappella.

Sotto il suo sguardo scioccato, feci uscire una bava di saliva che colò proprio sul glande, bello lubrificato mi permise di alternare leccate a pompate, oltre a segargli le palle con le mani, anche Flavio mi spingeva con la testa eccitato da morire.

Mi fermai solo quando sentivo che era duro e non potevo rischiare di sprecarlo facendomelo venire in bocca, volevo scoparlo così ci guardammo e lui raccolse i pantaloni, tirando fuori un preservativo.

“Così sei sempre pronto”, gli dissi e lui non rispose ma mentre armeggiava mettendoselo, riprese a baciarmi.

Ricordandomi di quella troia di Barbie, mi spinsi sul suo cazzo affondandoci sopra; aiutata dal suo spingermi sulle chiappe, mi impalai completamente e Flavio incominciò a spingere, io quasi danzando sensualmente sul suo magnifico palo di carne.

Lo sentivo dentro di me, pulsando e sbattendo nelle pareti vaginali. Finalmente tradivo Carlo, e non solo con una donna. Era come se finalmente le vacanze iniziassero adesso, peccato solo che lui non lo sapesse ma ci sarebbe stato tempo per questo.

Intanto Flavio mi abbracciava e riprendeva a baciarmi i capezzoli ormai duri come il marmo, sentivo continue scosse dentro di me come se fossi in un orgasmo continuo, ci stringemmo a fondo esplorando le nostre lingue e venendo insieme trattenendo un urlo liberatorio.

“Cristo Giò…”, esclamò Flavio e lentamente mi tolsi da quel cazzo ormai floscio, e toccai quel suo petto così muscoloso.

“Che bello che sei ma quanti anni…”, “22 a novembre”, rispose lui.

Cazzo, quasi l’età di mio figlio, pensai. “Io un po’ di più”, accennai timidamente ma lui mi prese di nuovo e baciò per quello che sembrò un tempo parecchio lungo.

Mi staccai e iniziai a rivestirmi, ma lui mi fermò. “Ti rivedrò?”, e sorridendogli gli fece capire di no, ma non lo avrei certo dimenticato.

CONTINUA

https://www.amazon.it/Rosy-vita-luci-rosse-vol-ebook/dp/B0CF5HCGQK/ref=sr_1_2?crid=1598JCJ8IG7VB&keywords=rosy+una+vita&qid=1691744087&s=digital-text&sprefix=%2Cdigital-text%2C354&sr=1-2 ricordatevi il mio nuovo libro in vendita su Amazon…

7
2

Leave a Reply