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Erotici Racconti

Giunchiglia & gli altri

By 16 Novembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ fuor di dubbio che mi possa autodefinire una musicopatica cronica. Adoro girare per la citta’ con l’mp3 a tutto volume nelle orecchie, sbrigare le faccende estraniandomi completamente da tutto quello che mi sta intorno, zittire categoricamente i discorsi irritanti delle persone che mi trovo accidentalmente accanto in un bar, in banca, alle poste… e soprattutto adoro lasciarmi travolgere dalla musica con ogni cellula del mio corpo, emozionarmi al ritmo e con le atmosfere di quello che sto ascoltando…
Sono in coda alle poste, il lunedi’ mattina, una cosa tipo da ultimo girone dell’inferno, e nelle orecchie mi sta esplodendo “23kid” dei 65 days of static, un’esperienza sonora di quelle capaci di cambiarti in 4 minuti la giornata e, forse, un’intera esistenza… Ci sono cosi’ dentro che mi viene da piangere tanto adoro questo pezzo, credo che potrei togliermi i vestiti ed iniziare ad urlare sbattendo la testa fino all’arrivo dell’ambulanza, quando mi rendo conto che qualcuno venuto al mio fianco mi sta parlando animatamente. Ci metto un paio di secondi a realizzare che mi trovo ancora in questo braccio della galassia, e quando tolgo le cuffie riconosco Valeria, con il suo faccione da Barbie che mi sorride con una trentina di denti bianchissimi e dice qualcosa tipo:
“…cioe’…bo’… sei tu… da non credere… cioe’… che storia… bo’…??”
Non ho mai capito se Valeria sia molto poco sveglia o geniale, se si sia bruciata buona parte dei neuroni nell’adolescenza o se semplicemente e’ una che non se la mena troppo… Fatto sta che e’ simpatica, ed il suo modo di essere cosi’ vistosa ed imbarazzante la rende irresistibilmente divertente (una volta superato lo shock del ritorno dal viaggio intergalattico dei 65 days of static). E’ assolutamente troppo truccata e vestita al solito come una battona, cosa che alle 10 di mattina all’ufficio postale e’ ancora piu’ evidente, e come al solito e’ agitatissima, chiacchierona e confusionaria; facciamo la coda insieme, mentre ogni maschio dell’edificio allunga lo sguardo sotto la sua gonna cortissima, e mi racconta a voce assolutamente troppo alta che ha passato qualche mese a Nizza, e che ora pensa di fermarsi qui per un bel po’ perche’ ha bisogno di un po’ di tranquillita’… Andiamo a prendere un caffe’ (lei ne prende 2 e fuma 3 sigarette) e ad un certo punto mentre passeggiamo inizia a raccontarmi storie davvero personali, tipo che ora e’ sotto metadone, che sta cercando di lasciarsi alle spalle qualche anno di vita terrificante e che e’ durissima ma ha voglia di farcela. Poi (gesùcristosanto) mi dice che non ha ancora compiuto 21 anni e che non ha rapporti con i suoi genitori da quando ne ha 19… Mi racconta che al momento sta a casa di una amico di un amico di una amica, che pero’ proprio non va bene perche’ questo tizio cerca continuamente di scoparsela e, soprattutto, il tizio si fa come una bestia e per lei non e’ proprio l’ambiente adatto per uscire da quella merda, ma che tra qualche settimana Eric tornera’ da Amsterdam e sono gia’ d’accordo che lei si trasferira’ da lui…
“…state insieme…?” le chiedo, e Valeria mi guarda per qualche secondo come se non capisse il senso della domanda e dice:
“…cioe’… a che livello…?”
Non so se io sia deficiente o sensibile o semplicemente i 65 days of static mi abbiano aperto i gangli di energia positiva del cazzo… fatto sta che dopo un’oretta di racconti alla “trainspotting” le dico che se vuole puo’ venire a stare a casa mia fino al ritorno di Eric; la cosa avra’ non poche difficolta’ anche pratiche, visto che non abito proprio in una casa “grande”, e ovviamente sono gia’ pentita mentre ancora non ho finito di dirlo, ma mi e’ insopportabile l’idea che Valeria stia accanto ad uno sfattone mentre cerca di uscire dalla storiaccia (certo Eric non e’ proprio un salutista, ma non ha la passione dell’eroina, se non altro…)
La sua reazione comunque e’ da non credere: comincia a farfugliare mezze frasi incomprensibili, a dire “…cioe’ …bo’…!!” a ripetizione, fino a quando ad un certo punto si zittisce, mi posa la testa sulla spalla (deve chinarsi parecchio per farlo) ed inizia a piangere (sul serio), e mi ringrazia. E io realizzo che ho fatto una scelta giusta…

Diventiamo amiche… Sul serio, dopo pochi giorni mi rendo conto che Valeria mi piace un sacco… Non e’ stupida come a volte puo’ sembrare, la sua presenza in casa non e’ ingombrante nonostante sia sistemata sul divano della sala, e soprattutto non ha nessuno degli orribili difetti che istintivamente associo ad una tossica… E’ sempre pulita e profumata, in casa non e’ troppo disordinata ma e’ anzi rispettosa delle mie abitudini e piccole manie, non e’ disonesta o ladra e mi paga tutto l’affitto del mese e fa sempre a meta’ per la spesa (inspiegabilmente sembra non avere particolari problemi di soldi, ed io NON voglio sapere come questo sia possibile). E soprattutto mi fa morire dal ridere… ogni volta che apre bocca!
Usciamo insieme spesso, frequentiamo i miei amici, la cui parte maschile ovviamente si innamora di lei immediatamente, mentre le mie amiche… be’, diciamo che la tollerano bonariamente…
Dopo solo una settimana Valeria mi dice che avermi conosciuta e’ la cosa migliore che le sia capitata negli ultimi anni, ed io non so se sia la verita’, ma sentirselo dire e’ bello comunque…
Una sera mi dice che in citta’ c’e’ un suo amico di Nizza, e che le farebbe piacere farmelo conoscere. Organizziamo una cena per la sera stessa.
Il tizio sembra a posto… si chiama Vittorio (tipico nome francese) ed e’ un punkabbestia sulla trentina che parla solo di musica e politica internazionale… in francese, ovviamente, lingua che Valeria parla alla perfezione ma di cui io so a malapena i numeri, quindi resto un po’ tagliata fuori dalla conversazione, nonostante lui faccia l’apprezzabile sforzo di parlare una specie di italiano di tanto in tanto…
Il chianti scorre a fiumi, e verso mezzanotte, quando usciamo, siamo tutti e tre belli sbronzi e rumorosi… Restiamo in giro fino alle quattro e mezzo del mattino, quando dopo aver bevuto, fumato e ballato piu’ di quanto io sia in grado di reggere alzo bandiera bianca e propongo di rientrare a casa. Vittorio mi spiega che ha un treno da prendere non prima di mezzogiorno e ovviamente gli dico che puo’ restare a casa da noi a dormire un po’…

Sono quasi le cinque, e siamo tutti e tre sul divano. Abbiamo appena spento la quattrocentesima canna della serata e Valeria ha l’aria di chi avrebbe ballato volentieri ancora un paio di orette… Mette su l’ultimo dei Tool, a quest’ora decisamente troppo, e decido che i Portishead sono meglio digeribili…
E poi succede questa cosa… Valeria prende il volto di Vittorio tra le mani e lo avvicina al suo… si sorridono per un po’ ed iniziano a baciarsi… li guardo e penso che, cazzo, e’ proprio un bel bacio, un gesto favoloso tra due persone che sanno che sta per succedere qualcosa di molto bello… Quando comincio a pensare che non la smetteranno mai si staccano, evidentemente un po’ controvoglia, e Valeria si volta verso di me, sempre con quel sorriso da furbetta stampato sulle labbra. Poi mi fa scivolare una mano dietro la nuca e mi attira verso di se’… Chiudo gli occhi quando inizia a baciare anche me…
Dura per un bel po’, e non mi lascia indifferente… C’e’ una parte del mio cervello che sta sbraitando che c’e’ un errore e che la cosa non sta funzionando, ma quello che sento in giro per il corpo se ne sbatte della petulanza del mio cervello, e prendo di buon grado tutta la lingua che Valeria mi da’… Poi ci stacchiamo, e restiamo a fissarci negli occhi da cinque centimetri di distanza… Quindi la viziosetta guida la mia faccia contro quella di Vittorio, e davvero ne’ io ne’ lui ci facciamo pregare troppo… ci baciamo alla grande anche noi…
Vittorio mi posa una mano su un seno. All’inizio lo sfiora appena, come studiandone la forma da sopra la felpa, ma quasi subito inizia a scavare sotto i miei vestiti, fino a che il palmo della sua mano e’ ben premuto sulla mia carne nuda… Mi accarezza e mi pizzica sino a che non mi si induriscono i capezzoli (…mmmsi’…, ce li ho sensibili,,,). Apro gli occhi quando smette di baciarmi e ricomincia con Valeria, e vedo che con l’altra mano le sta sbottonando i jeans… Valeria, per non restare indietro, gli sta massaggiando qualcosa di gonfio sulle braghe, giusto in mezzo alle gambe…
E’ a questo punto che si rompe qualcosa… Non saprei dire esattamente che succeda, ma improvvisamente ho la netta sensazione che per andare avanti in questa cosa dovrei racimolare dell’entusiasmo in qualche angolino del mio cervello; ad un tratto e’ come se questa situazione non mi rappresentasse piu’, mi rendo conto di non avere il necessario trasporto per sentire che tutto sta andando come deve… il che per quanto mi riguarda toglie completamente senso al tutto… Discretamente, ma inesorabilmente mi divincolo dal groviglio di braccia e mani sempre piu’ esigenti, e mi faccio da parte; loro mi guardano, senza tradire particolare frustrazione… forse Valeria mi guarda con una punta di delusione, ma certo senza fastidio…
“…vado a nanna…” dico sottovoce
Mi sorridono entrambi, specialmente Vittorio che sembra non patire particolarmente il fatto, considerato che Valeria gli sta strizzando il cazzo con un certo vigore…

Dalla mia stanza li sento alla perfezione mentre scopano di brutto; fortunatamente (per me) non dura troppo a lungo, giusto il tempo per farmi rendere conto che Valeria se la sta spassando alla grande; poi tutto finisce nel silenzio piu’ assoluto…
Dopo un po’, quando tutto tace, tocca a me spassarmela; da sola, ok, ma con tanta dolcezza che mi bastano 2 minuti di coccole per addormentarmi poi con un bel sorriso sulle labbra… Il giorno dopo, quando mi alzo, trovo un lungo biglietto di Vittorio in francese, che ovviamente non capisco… Pero’ noto che c’e’ il mio nome scritto in almeno 3 punti…
Valeria sta ancora dormendo della grossa. E’ nuda, distesa su un fianco, con una coperta addosso che la lascia scoperta su quel bel culetto rotondo…
La guardo per un po’, poi mi sorprendo contenta di non essermi sbattuta la mia nuova amichetta…

Conosco la mia amichetta Mirella da quando facevamo prima media.
Per tutte le medie ed i primi anni delle superiori siamo state realmente inseparabili, attaccate come solo da ragazzine si riesce ad essere… poi, crescendo, ci siamo ovviamente un po’ perse, ma siamo comunque rimaste legate da un feeling particolare, sia con lei che con la sua famiglia che mi conosce altrettanto bene, ed ancora adesso ci vediamo almeno un paio di volte al mese… di solito a cena a casa con i suoi… Per questo motivo non si fa nessun problema a dirsi perplessa quando viene a sapere che da parecchie settimane sto flirtando durissimo col suo fratellino minore…
Ha tre anni meno di noi, ed e’ innamorato di me da quando faceva quinta elementare… Si chiama Fabrizio, e mi ha sempre fatto tenerezza; mi ricordo che era dolcissimo il modo in cui cercava di attirare la mia attenzione quando avevo 17 anni, mentre a casa sua insieme a Mirella ci preparavamo per uscire… un ragazzetto di 14 anni timido e un po’ impacciato che mi raccontava di come avesse scaricato la sua ultima ragazza… Ora di anni pero’ ne ha parecchi di piu’, sara’ alto uno e novanta, ha due spalle cosi’ ed e’ cosi’ carino che faccio fatica a fissarlo negli occhi per piu’ di dieci secondi…
“Gli spezzerai il cuore, lo sai…?” mi dice Mirella un venerdi’ sera, durante l’aperitivo prima di andare a cena dai suoi.
“…nooouuuu… perche’ mai dovrei fare una cosa del genere…? E poi e’ solo un gioco… non crederai che davvero ci possa essere qualche sviluppo…?” mento sapendo di mentire…
Poi Fabrizio arriva, si unisce a noi. Piu’ tardi Mirella mi dice:
“…tu sei un’impunita… tu stai facendo la sguaiata con… io non ci posso credere… ti stai sul serio rimorchiando mio fratello…!!”
Quando sono sicura che non e’ infastidita sul serio le faccio il famoso sorriso di Stregatto, per il quale abbiamo riso per anni. E’ un sollievo che funzioni ancora…

La scena e’ questa… Mirella e’ gia’ arrivata ed e’ gia’ salita in casa. Il caso vuole che io Fabrizio arriviamo sotto casa sua contemporaneamente, io in auto e lui con lo scooter. Mi aspetta mentre posteggio, entriamo insieme nel portone… nessuno dice niente. Chiama l’ascensore, che ci mette un eternita’ ad arrivare in quel silenzio surreale. Credo che stia sudando freddo. Entriamo nell’ascensore; premo il tasto 5. Siamo uno di fianco all’altra, sempre in silenzio. Quando arriviamo al terzo piano quasi non riesco a credere all’iniziativa che prendo:
“…ma che cazzo…!” dico, e premo il tasto Stop. Poi mi giro verso di lui.
Non so se sia una mia sensazione, ma ho l’impressione che abbia indietreggiato di un passo. E’ terrorizzato, mi guarda con gli occhi sgranati, come se temesse di vedermi sfoderare un coltellaccio e tentassi di aprirgli la pancia… Mi avvicino, proprio vicina, e sulla punta dei piedi gli metto le braccia intorno al collo. Posso sentire il suo respiro accelerato sul mio viso.
“…cos’e’ questo…?” mi chiede con un filo di voce.
“…si chiama bacio, cuccioletto, se lo danno i grandi quando si stanno tanto tanto simpatici…” e lo attiro verso di me.
Wow… niente male… Quasi quasi mi aspetto che entri l’orchestra d’ archi con un qualche motivo struggente… Tanto per rendere l’idea dell’atmosfera…
L’istinto e’ forte, ma non posso rischiare di farmelo qui, adesso, tra il terzo e il quarto piano, mentre magari sua madre preoccupata ci viene a cercare giu’ per le scale… (sai la scena? “Ragazzi… ragazzi dove siete…? e’ pronto in tavola…!” e lui: “…oh-ooooohhh… arriviamo… uh… mamma…. stiamo arriva…ah…ndo… [mollalodai… ti prego mollalo… tiprego mollamelo….]”)… Ehehe, no. Proprio non si puo’ fare. Cosi’ faccio ripartire l’ascensore dicendogli:
“…magari piu’ tardi possiamo riprendere il discorso, se ti va…”
Comunque direi che Fabrizio e’ come minimo colpito da quello che e’ successo.. perche’ quando arriviamo davanti alla porta di casa sua noto che ha un po’ di difficolta’ a centrare la serratura…

La cena trascorre serena, e nonostante Fabrizio praticamente non apra bocca per tutta la sera, la Provvidenza decide che non sono poi tanto vacca e non mi incenerisce con un fulmine prima del dessert.
Quando e’ il momento di uscire Mirella pensa di prendere la sua auto. Per le scale pianto le unghie in un braccio di Fabrizio e gli dico:
“…tu vieni con me…”
E’ inutile specificare che lo rapisco, letteralmente… abbiamo appuntamento con Mirella e altri in un locale sul porto, ma prendo senza esitazione la via della collina, e noto con una punta di soddisfazione che Fabrizio e’ teso, si agita sul sedile del passeggero.
“…ehm… come mai passiamo di qui…?” mi dice ad un certo punto, quando e’ evidente che ci stiamo allontanando decisamente dalla costa.
“…volevo farti vedere una cosa…” rispondo senza togliere gli occhi dalla strada.
Conosco la zona come le mie tasche… un’adolescenza intera passata ad infarattarmi tra i cespugli…cerco un posticino proprio appartato dove infilarmi con l’auto, poi tiro il freno a mano e mi volto verso di lui.
Lo osservo mentre sbircia all’esterno, nell’oscurita’, gli occhi stretti a fessura. Ma quanto e’ carino…
“…io veramente non vedo niente…” mi dice un po’ perplesso.
A me scappa da ridere, mi copro la bocca con la mano. Sul serio non riesco a capire se stia facendo il tonto o se davvero lo sia. Poi ritorno seria, e dopo solo un attimo di pausa, gli salto addosso…

Sono sicura che ne ha voglia almeno quanto me… Siamo ben piazzati sui sedili posteriori, l’ho denudato dalla vita in su; sono a cavalcioni sopra di lui e lo sto soffocando tra le tette, operazione che di solito so essere in grado di curare malesseri di gravita’ pari all’artrosi la dissenteria e la depressione cronica, eppure sento che qualcosa non va…. Il giovanotto sembra a volte ritrarsi, fare resistenza, esitare o addirittura opporsi alla mia voglia di scoprire il suo corpo…
Solo quando mi decido per un gesto atletico e con due abili mosse lo denudo fino alle caviglie Fabrizio trova il coraggio di dirmi che succede:
“…ascolta… io… tu mi piaci un sacco, davvero… e’ da una vita che…”
“…senti… ti dispiace dirmi qual’e’ il problema?” chiedo. Non sono proprio seccata,ma e’ evidente che a mio parere non e’ questo il tempo delle trattative.
“…e’ che io… da qualche giorno sto con una tipa…”
Se ne sta di fronte a me, imbarazzato, come se temesse una reazione furibonda da parte mia.
“…ehm… e dovevamo arrivare fino a questo punto per parlare della cosa…?”
“…e’ che avevo paura che ti offendessi…” dice
“…e’ evidente che mi da’ molto piu’ fastidio l’idea che ti sto importunando…”
“…non devi fraintendermi… tu mi piaci da morire…”
“…questo lo vedo…” gli dico abbassando lo sguardo sul suo uccello ben dritto che sembra urlarmi a squarciagola “NON ascoltarlo…!!! E’ un pazzo furioso… non ascoltarlo!!”
“…la conosco da un po’, e tre giorni fa ci siamo baciati…” mi dice.
Scivolo tra le sue gambe. Gli appoggio il palmo delle mani sulle cosce.
“…e’ scattato qualcosa… nessuno dei due ci aveva mai pensato prima… ma ci siamo piaciuti da morire…”
“…capisco…” dico. grattandogli la pelle delle gambe con le unghie; faccio scorrere le mani verso l’alto, sino sui suoi fianchi.
“… e abbiamo deciso di metterci insieme… cioe’ di fare coppia fissa…”
“…certo…” Una mano sale sul suo bel petto, l’altra scende a raccoglire nel palmo la sacca gonfia dei testicoli.
La sua voce e’ proprio tremolante, ora.
“…quindi penso che non sarebbe giusto se adesso io e te…”
“…vero…” dico, e glielo prendo in mano. Ce lo ha cosi’ duro che potrei scassinarci una saracinesca.
“…oddìodiodio….” dice con un filetto di voce, artigliando il sedile dell’auto come un gatto che sta per finire nello stagno, mentre glielo strizzo ed inizio a far scorrere la mano verso il basso, stringendo finche’ vedo il suo glande diventare scuro e lucido, grande il doppio di prima…
“…che c’entra dio, adesso…?” dico sottovoce, languida languida, gli occhi socchiusi, inumidendomi le labbra, pronta a mostrargli tutta la mia arte…
E invece Dio c’entra, eccome, perche’ mi punisce severamente. So di non essere una cattiva ragazza, in linea di massima, ma certe volte davvero non riesco a ricordare le buone maniere e come si comporta una signorina, e la vacca che e’ in me prende di prepotenza il sopravvento, rendendomi indecente… me ne rendo conto.
Ma non e’ un fulmine a colpirmi.
Fabrizio stringe gli occhi e mormora: “…scusa…” e prima che riesca a realizzare di che parli da quel mattarello che gli spunta tra le gambe parte un getto di sperma cosi’ violento e abbondante che quasi mi fa ma male quando mi frusta il viso… Una discreta quantita’ mi si spara dritta in una narice, facendomi lanciare un urlo dalla sorpresa, e, insieme, dal fastidio di aver sniffato sborra. Il resto mi finisce in un occhio, e, di rimbalzo, si spiaccica sui capelli della fronte. Tutto succede in una frazione di secondo, ed istintivamente mi sposto all’indietro, ma il secondo getto e’ gia’ partito. E’ ancora peggio del primo, ma fortunatamente mi colpisce di striscio sulla guancia, rigandomela sino all’orecchio, per poi impiastrarsi tra i miei capelli, facendo uno sfacelo … Ma ormai il rubinetto si e’ rotto, e Fabrizio sta venendo a fiumi, mugolando come un cagnetto, devastando la mia felpa, il sedile, l’interno tutto della mia povera panda e forse il mondo intero…; un paio di schizzi arrivano forse fino in orbita intorno alla luna, cazzo!
Una decina di secondi dopo, quando tutto e’ finito, lo spettacolo e’ desolante, ed io sono cosi’ pietrificata che non cerco neanche di tamponare quel qualcosa di caldo e vischioso che mi sento scivolare lentamente nel collo.
“…merda…!” e’ tutto quello che riesco a dire, sottovoce, cercando di non farmi prendere dal panico.
“…mi dispiace…” dice lui, rendendosi perfettamente conto che l’accaduto compromettera’ probabilmente il resto della mia serata… Se non per quanto riguarda il morale, decisamente dal punto di vista della presentabilita’… non mi sento in vena di andare in centro ricoperta di sperma rappreso…

Parecchio piu’ tardi, quando sono al calduccio nel mio lettino, ammetto che forse me lo sono meritato…

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