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High Utility – Episodio 20

High Utility

Episodio 20

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La sera, anche il sabato sera, non era molto animata a Caregan negli ultimi giorni dell’inverno. Gli alberi nella piazza centrale erano scheletri ancora segnati dal freddo e si sarebbe dovuto aspettare almeno un altro mese prima che le foglie rendessero meno inquietanti quelle figure alla luce dei lampioni; i bar erano quasi tutti illuminati, ma baristi e cameriere non stavano sfacchinando e anche il cinema della cittadina, una struttura costruita tra gli anni ’80 e ’90 per attrarre turisti durante l’estate, non era occupato nemmeno per un decimo della capienza.
Probabilmente era dovuto anche al fatto che in quel periodo dell’anno, in concomitanza dell’ennesimo film con i supereroi, i gestori dello stesso avevano voluto differenziarsi dalla concorrenza proponendo film più o meno nuovi che non facessero perno su gente potenziata da intrugli sperimentali, radiazioni o mazze divine. Quella sera avevano proiettato “Match a tre”, un film che Flavia era convinta fosse di Woody Allen ma aveva scoperto essersi sbagliata, una noiosissima storia d’amore con un tennista che abbandonava i campi per allenare una sua fan che poi sposava, un vissero felici e contenti che veniva incrinato dall’arrivo di una seconda donna, che sembrava intenzionata a sedurre lui ma poi si scopriva concupisse lei. Alla fine, tutto si concludeva con un sesso a tre che, Flavia, nonostante partecipasse a orge a sette partecipanti, aveva trovato più noioso e artefatto di qualsiasi combattimento tra Capitano-vattelapesca e animaleacaso-man. Ecco, la settimana successiva era in cartellone un film dell’orrore, di cui la ragazza aveva sentito parlare, in cui un mostro dell’Adeano, che ignorava dove si trovasse, ma dal nome sembrava essere una qualche zona degli abissi, seminava morte e distruzione in una cittadina: ne avrebbe proposto la visione ad Alena, per lo meno una volta che la stessa avesse smesso di tessere lodi a “Match a tre”.
– Era davvero romantico, – ripeté la bionda, trasognante, muovendo la mano che reggeva la piadina per sottolineare il concetto e spargendo sul tavolino del locale gocce di formaggio fuso che si stava solidificando e briciole, – quelle scene d’amore… Ah!
Flavia, meno propensa a discutere della pellicola, aveva quasi finito la sua piadina al tonno e le restavano solo un paio di sorsi di acqua nella bottiglietta. Nonostante avesse preso un the freddo piccolo al cinema, sui popcorn dovevano aver messo il sale con un badile e continuava ad avere sete, e un’altra bottiglia di acqua l’avrebbe presa più che volentieri. Lanciò un’occhiata al bancone della piadineria, controllando che l’uomo tatuato e con un’invidiabile abbronzatura finisse di prendere l’ordinazione di due ragazze bionde ed una castana che sembravano delle ottime amiche da come chiacchieravano e si sorridevano l’una con l’altra. Allontanò lo sguardo, con un magone di invidia nel petto, e tornò a concentrarsi su Alena e il film.
– Le scene di sesso erano qualcosa di inguardabile – commentò lapidaria, come a fare da contraltare all’amica, il cui entusiasmo stava iniziando a dare fastidio.
Alena la fissò con uno sguardo che sembrava adatto a chi, svoltando l’angolo, si trovasse davanti un omino grigio che cercava di comprendere dove si trovava studiando una mappa stradale tenuta a testa in giù. Sembrò impiegare qualche secondo prima di aver metabolizzato l’obiezione della rossa. – Ma non devi vedere le scene di sesso come… beh… scene di sesso. Sono una rappresentazione visiva di come due o più persone si percepiscono l’un l’altra e il rapporto… diciamo… interpersonale che sussiste tra di loro.
Questa volta fu Flavia a trovare l’omino grigio nelle parole dell’amica, la quale credette di essere in obbligo di illustrare come il sesso, nei film e nei romanzi, spesso rappresentasse non tanto un vero rapporto sessuale, quanto piuttosto…
Flavia provò a seguire il discorso di Alena, che sembrava non perdere l’occasione di mostrare che aveva frequentato per quasi due anni la facoltà di lettere moderne, su come gli autori spesso sfruttassero due protagonisti che si montavano per suggerire al lettore se si volessero bene o meno, o che tra due gruppi sociali fosse accaduto qualcosa in passato e che una bella chiavata movimentata illustrata con tre righe di testo lo spiegasse meglio di un trattato di storia. Purtroppo per la ragazza, l’unica cosa che la mente della giovane rossa era in grado di comprendere era sua madre che si divertiva con Luca, facendo sesso per ore il pomeriggio istruendolo e facendogli fare pratica. Se fossero stati i protagonisti di un romanzo, cosa avrebbe significato, si domandò. E lei che si faceva fottere da quattro ragazzi insieme ad Alena e l’altra oca?
– Diego cosa rappresenterebbe? – si domandò, ad alta voce.
– Cosa, scusa? – chiese l’amica, interrompendo il suo soliloquio.
Flavia si rese conto che aveva parlato sovrappensiero. – No, niente. Mi stavo chiedendo perché Diego è così violento quando… – e lasciò in sospeso il resto della frase, sebbene l’amica comprese perfettamente.
– Non lo so. So solo che tu gli piaci.
Le sopracciglia della rossa si sollevarono nel sentire qualcosa di simile. Non ci aveva mai pensato.
– Sì, se non ci fossi tu, mi tratterebbe molto peggio, – spiegò Alena. – Sei una specie di parafulmine, con lui.
Flavia era poco convinta, ma non aveva prove che potessero contraddire l’amica. Però sapeva una cosa: – Natalia la tiene come se fosse fatta di cristallo. Non l’ho mai visto trattarla come tratta noi due.
Alena abbassò la voce, nemmeno quelli attorno a loro dovessero essere tenuti all’oscuro di una tremenda verità. – Natalia è ormai prossima ad essere la donna di Vittorio. Diego è un bastardo violento, – aggiunse, come a spiegare meglio una nozione difficile da comprendere, – ma ha comunque timore di Vittorio. Sono amici… beh, quella cosa che i maschi si ostinano a chiamare amicizia… ma Diego non muoverebbe un dito su qualcosa di Vittorio.
Flavia fu colta di sorpresa dalla notizia che il ragazzo che la portava in moto alle orge fosse attratto da quella oca, bellissima, sì, ma che tanto sciocca da sembrare una caricatura. Sapeva che non avrebbe dovuto, anche considerando che ormai, dopo il video che sua madre le aveva fatto vedere in cui veniva scopata da Luca, si sentiva a sua volta attratta dal diciottenne, ma sapere che Vittorio preferiva Natalia a lei la feriva nell’autostima. – Come fa a piacerle tanto? È una ragazza così stupida… – domandò con disprezzo. O almeno quella era stata la sua intenzione, perché alle sue stesse orecchie la voce le uscì più simile ad una pietosa lamentela.
Alena, però, sembrò non accorgersi del tono dell’amica. – Perché gli uomini ragionano con l’uccello, e a una con un bel paio di tette perdonano tutto, anche, e soprattutto, la mancanza di un cervello.

Continua…

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