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High Utility – Episodio 24

High Utility

Episodio 24

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La soddisfazione di Luca di leccare la fica di Flavia venne per un attimo offuscato dalla sensazione del suo uccello che scivolava nella bocca della ragazza. Una boccata d’aria involontaria, colma dell’olezzo del sesso eccitato della sua amante, lo invase, facendogli dimenticare cosa stesse facendo, e solo il gocciolare dell’ambrosia sul suo volto lo riportò alla realtà: nonostante questo, ebbe bisogno di uno sforzo per estendere di nuovo la lingua per riprendere il suo impegno con la vulva della rossa. Ammise, tra sé e sé, con una buona dose di egoismo, che in quel momento avrebbe preferito concentrarsi sul piacere che il pompino di Flavia gli stava elargendo che tornare a leccare. La considerava, in realtà, quasi una mancanza di rispetto verso l’attenzione che la ragazza stava usando nei suoi confronti che un vero apprezzamento verso la sua figa.
La cosa, comunque, si risolse da sola, quando Flavia stessa, improvvisamente, sollevando una gamba e scavalcando di lato la testa del ragazzo, lo esonerò dal continuare: si portò tra le cosce di Luca e prese a segarlo e a leccargli la cappella, strappandogli gemiti di piacere.
Si scoprì, tra un lampo di goduria ed un altro, a chiedersi se la figlia fosse allo stesso livello della madre, o ci fosse differenza… La domanda non ebbe risposta, perché un istante dopo averla formulata, nella sua mente venne sostituita da un’altra: era stata Sam a insegnare a Flavia come spompinare? Suo padre non gli aveva mai insegnato nulla sul sesso, e nemmeno la sua, di madre. Poi si formò l’immagine di un cazzo in erezione, con Flavia che lo impugnava e provava, incerta, a praticarvi del sesso orale, e poco dietro Sam che le spiegava come fare, dove mettere le labbra, come usare la lingua, come farlo durare di più e in che modo farlo godere fino alla pazzia…
A quel pensiero, Luca percepì quella sensazione allo stomaco che lo coglieva quando era prossimo a venire: come gli aveva insegnato Sam, sempre Sam!, iniziò a controllare il proprio respiro, a stringere quel muscolo che permetteva di interrompere il flusso dell’urina mentre pisciava, a immaginare altro…
Peccato che quell’immagine venne sostituita dalla scena successiva, con il cazzo che si stava felicemente ammosciando tra le dita della ragazza, le sue labbra sporche di sperma, sua madre che le prendeva il viso, lo avvicinava al proprio e iniziava a baciarla, aspirando il seme, gocce bianche che colavano tra di loro, i loro occhi chiusi mentre si limonavano…
Il ragazzo strinse ancora più, l’ano e gli occhi che sembravano volessero dare una mano chiudendosi anche loro.
– Ti sto già facendo venire? – domandò Flavia, staccando la bocca dal cazzo. Nella sua voce c’era, sorprendentemente, un accento di soddisfazione. – Non va bene, voglio farti durare di più.
Poi fece qualcosa che Sam non aveva mai fatto, e Luca si chiese se l’avesse imparato da sua madre o no: la ragazza appoggiò i polpastrelli di quattro dita sulla cappella bagnata e cominciò a massaggiare lentamente, con delicatezza. Luca si tirò su con il busto, osservando quella strana tecnica, con Flavia che sorrideva mentre indici e medi sembravano disegnavano circonferenze attorno al meato.
– Ti piace? – domandò, divertita, probabilmente in risposta allo sguardo stupito di lui.
Il ragazzo annuì, senza smettere di contemplare quei movimenti, sebbene fosse la sensazione che scivolava lungo il suo uccello, una sorta di solletico molto piacevole, a essere davvero interessante. Sentì la sua eccitazione calare di qualche tacca, ma senza scendere sotto un certo livello. Tornò a sdraiarsi, appagato, godendosi quella nuova esperienza.
– Brava, Flavia… sei fantastica… – disse lui, chiudendo di nuovo gli occhi.
Lei, in risposta, forse anche inconscia, aumentò appena la pressione, allargando ulteriormente il sorriso di Luca.
Dopo poco, una mano della ragazza scese a stringere l’asta, muovendosi lentamente su e giù, mentre l’altra passò all’uso dei polpastrelli di tutte e cinque le dita, che sembrarono imprigionare la cappella in una gabbia che iniziò ad accarezzarlo con sempre maggiore vigore.
Luca sentì contrarsi i polpacci, mentre la sua mente si svuotava di qualsiasi pensiero estraneo alle sensazioni al lavoro di Flavia sul suo cazzo. Si allungò sul letto, la testa che sembrava volesse piantarsi nel cuscino.
– Flavia… – sussurrò, incapace di trattenersi – Sì, Flavia…
– Vieni, cucciolo… – lo incitò lei, aumentando la velocità della sua curiosa sega.
Lui non si trattenne più: il suo buco del culo si serrò mentre le gambe si irrigidivano. Sentì il suo inguine spingere in avanti e la sensazione di venire occupò per qualche istante ogni suo pensiero. Percepì una sensazione di fastidio alle palle e un liquido bagnare il suo cazzo, colando lungo l’asta, tra le dita di Flavia.
Si lasciò andare sul letto, sospirando di piacere e cercando di trattenere lo strascico dell’orgasmo il più a lungo possibile. Rimase qualche istante in quello stato di beatitudine e soddisfazione, ascoltando il proprio cuore che batteva come un tamburo e poi il materasso inclinarsi leggermente quando la sua capace amante di sdraiò accanto a lui.
Aprì gli occhi e la vide leccarsi via il liquido bianco dalla mano, la lingua che rimaneva ferma mentre il palmo e le dita vi scorrevano sopra. – Mi piace il sapore del tuo brodo.
Luca la abbracciò, facendola girare sul fianco destro, mettendosi dietro di lei. Le mise una mano sulla gola, tendendola contro di sé, poi le infilò una mano tra le cosce e scivolò fino alla sua fica: non fu difficile, considerando quanto era bagnata. Per un istante ebbe la tentazione di spingere il suo cazzo nel suo culo, possederlo a tradimento, ma gli parse poco educato comportarsi in un modo simile. Invece, un paio di sue dita scivolarono dentro di lei da davanti, nel suo utero bollente e grondante desiderio.
– Sì, ti prego… – sussurrò lei con una voce che sembrava stesse già godendo.
– Mi piace vederti venire – le disse a bassa voce in un orecchio, poi cominciò a muovere le dita, fottendola, ogni gesto sottolineato da un gemito o un respiro profondo proveniente dalla ragazza. Quando si eresse, Luca appoggiò il polso al clitoride e iniziò a massaggiare anche quello.
Aveva detto che le piaceva vederla venire, ma eccitarla e sentirla ansimare non gli dispiacque comunque affatto, e averla che si contorceva tra le sue braccia, contro il suo corpo, scoprì essere una fonte di soddisfazione che non aveva mai sperimentato in tutta la sua vita.
Questa volta Flavia venne più velocemente, e con ben più violenza: il suo corpo si arcuò davanti a Luca, il fiato che le restò nei polmoni mentre si muoveva con spasmi che sembravano quelli che si vedevano nei film dove la protagonista aveva una febbre elevata. Questa volta, però, il ragazzo fece in tempo a spostarsi dal getto quando Flavia squirtò, di nuovo. Mentre il lenzuolo assorbiva il liquido spruzzato dalla diciottenne, questa sembrò svenire nell’abbraccio di Luca con un sospiro che parve svuotarla.
Restò in quella condizione per un buon minuto, un abbozzo di sorriso sul viso e il sedere che si faceva indietro, quasi volesse far scivolare il cazzo del suo amante nel solco delle chiappe. Lui si limitò a coccolarla, soddisfatto quasi più di lei, felice di averle provocato un orgasmo simile.
Una parte della sua mente, comunque, non poté evitare di chiedersi se anche quegli stronzi che la scopavano nelle orge la facessero godere fino a quel punto. Soffocò l’idea di farsi raccontare come si svolgessero quegli incontri, quanti fossero i partecipanti, se ci fossero anche altre donne…
Flavia si voltò lentamente, il volto illuminato da un’espressione di soddisfatta tranquillità. Si avvinghiò al corpo di Luca, baciandolo con dolcezza, succhiandogli le labbra, guardandolo negli occhi con amore. Lui rispose stringendola a sé, il piccolo seno contro i suoi pettorali abbozzati, il suo cazzo che s’insinuava tra le labbra della figa. Lei, come a provocarlo, cominciò a muovere il bacino, massaggiandolo il suo sesso con il proprio.
Lui non ebbe bisogno di farsi spiegare cosa volesse la sua amante: dopotutto, erano anni che lui stesso attendeva quel momento. Per un attimo, nella sua mente passarono, come uno di quei video porno promozionali con le migliori scopate nei filmati di qualche studio di produzione erotico, lui e lei che facevano sesso nei sogni che aveva avuto in passato, come se avesse dovuto scegliere da un catalogo quale fosse la migliore posizione per la loro prima volta. Ma le scartò tutte, decidendo quella che, negli ultimi giorni, lui e Sam avevano usato tante volte, con la soddisfazione di entrambi.
– Mettiti a novanta, puttanella – le ordinò lui. Per un istante ebbe il timore che lei si sarebbe offesa, che non avrebbe accettato di essere chiamata come sua madre, ma il volto di Flavia, fino a quel momento illuminato dal piacere ricevuto, divenne ancora più radioso.
La ragazza si mise a quattro zampe, aprendo leggermente le gambe, le cosce bagnate che luccicavano nella luce del tardo pomeriggio. Luca si mise in ginocchio, si portò dietro di lei e le mise le mani sui fianchi e fece scivolare la cappella tra le labbra rosse e calde del sesso della ragazza.
Per un attimo ebbe una punta di disagio, di paura. Nemmeno quando aveva penetrato per la prima volta Sam, perdendo la verginità, si era sentito così agitato… Aveva desiderato quel momento più di ogni altra cosa, sognato in ogni variazione possibile, pianto perché era nel suo letto da solo e non dentro la ragazza a gattoni davanti a lui, e quell’attimo era infine giunto. Volle scacciare ogni pensiero dalla mente, volle ricordare quell’evento per il resto della sua vita, registrare ogni istante come se avesse voluto raccontarlo perfettamente, senza il minimo errore, ai suoi nipoti, decenni dopo.
Trattenne il fiato mentre spingeva lentamente avanti il bacino, il cazzo che scivolava nell’imbocco della figa grondante di Flavia, nel torrido utero della ragazza, la cappella che strusciava contro le sue pareti bagnate e pulsanti. La mente del ragazzo si svuotava alla stessa velocità con cui riempiva Flavia, più il suo uccello sprofondava dentro di lei e più lui si sentiva stordito e colmarsi di un senso di euforia che nemmeno la madre gli aveva provocato. Il senso di pressione e calore, umidità e… e beatitudine che scivolava lungo l’asta e riempiva la sua anima lo portò ad un attimo dal piangere di gioia.
Fu forse il sospiro di soddisfazione di Flavia a ricordargli cosa stesse facendo. Sempre tenendola per la vita, uscì quasi completamente, poi rientrò, strappando un altro gemito alla ragazza.
– Più forte, Luca… – disse lei.
Il ragazzo non aveva mai apprezzato troppo il suo nome, come molti altri sostenevano di non amare il proprio, ma quando lo sentì pronunciare dalla voce della ragazza, anche lei stordita dal piacere, se ne innamorò come mai prima di allora. Per un istante, fu più il piacere di sentirlo dire ancora da lei in quello stato di appagamento piuttosto che la ricerca di un orgasmo per entrambi a spingerlo a proseguire.
Luca iniziò a spingere e ritrarre con forza, il magnifico corpo di Flavia, nudo e che ogni suo centimetro ispirava sesso selvaggio, il bisogno di possederla, scoparla fino a vederla impazzire di piacere, crollare sfinita sul letto con la sborra che colava da ogni suo buco, sembrava incapace di sostenere i colpi che riceveva, i lunghi capelli rossi che ondeggiavano al ritmo della scopata. Il ragazzo li afferrò, li strinse nella mano sinistra, li arrotolò attorno al polso e li tirò: Flavia tirò indietro la testa, la bocca aperta in un continuo ansimare, gli occhi chiusi e le sopracciglia corrucciate nel piacere che stava vivendo.
Luca avvicinò la testa a quella della sua amante e mise la mano libera sul clitoride infuocato, malmenandolo. – Chi è la mia troia?
– Io… – gemette la ragazza, come stordita dalle emozioni che le stavano devastando la mente, – sono io la tua troia! Fammi godere ancora, Luca, ti prego!
– La tua figa adesso è mia – aggiunse, prima di metterle una mano sulla testa e piantargliela nel cuscino, bloccandola, sottomettendola – ricordalo!
Lei non disse una parola, troppo ottenebrata dal piacere, artigliando il letto con le dita, succube di Luca, che aveva iniziato a provare una sensazione mai provata prima con Sam, un bisogno primitivo di fottere la figa di Flavia, riempirla di sborra fino a farla scoppiare, un malessere dentro le sue viscere che solo con del sesso violento e animalesco avrebbe soddisfatto, sentire il calore dei loro corpi unirsi, la loro pelle coprirsi di sudore e l’aria della stanza riempirsi dell’odore della loro scopata.
Lei venne, e al confronto di come si contorse, di come gridò, quasi di dolore, gli orgasmi precedenti sembrarono quasi roba da alta società, coreografie eleganti e affettate, misurate e snob. Le gambe si scossero, le chiappe ondeggiarono negli spasmi del piacere violento che stava sconquassando il suo corpo, la bocca che si spalancava in un urlo di godimento e poi i denti affondavano nel cuscino, quasi volesse sbranarlo. Grosse gocce di sudore sorsero sulla schiena della ragazza, che si muoveva, arcuandosi e abbassandosi.
Luca quasi non si accorse di essere venuto anche lui, una sensazione appena registrata dalla sua mente mentre ammirava l’orgasmo che aveva inflitto alla sua amata Flavia, con la violenza di una deflagrazione che si percuoteva nel suo corpo. Poté assicurarsi di essere venuto quasi solo quando la ragazza sembrò perdere le sue forze e accasciarsi sul letto, il culo che calava come al rallentatore sul copriletto, il cazzo che scivolava fuori dalla fica, seguito da un rigagnolo bianco e colloso che si riversò sull’inguine.
Improvvisamente, sebbene non al livello della sua amante, anche lui provò un senso di stanchezza che parve portarlo ad un passo dallo svenimento. Si spostò sul lato destro della ragazza e si sdraiò, apprezzando la morbidezza del letto e sospirando per il piacere che stava scivolando in ogni sua fibra.
Abbracciò Flavia, appoggiandone il capo sul suo petto. Lei, quasi addormentata, lo cinse, respirando profondamente, mettendosi più comodamente sul suo pettorale. Solo dopo qualche istante, si accorse che le lacrime scivolavano lungo il viso della ragazza e gocciolavano sul suo addome.
– Tutto bene, bimba? – le domandò con dolcezza ed una punta di preoccupazione.
– Sì – rispose lei, abbracciandolo con maggiore vigore e con una voce che lasciava comprendere che non stava mentendo affatto.

Continua…

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