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High Utility – Episodio 27 di 55

High Utility

Episodio 27

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Luca si compiaceva quasi più per le grida di piacere di Flavia quanto per il fatto che la stessa, pochi minuti prima, dopo un’ora di torrido sesso, si era posta a novanta, quasi mettendogli in faccia lo spacco delle sue chiappe, proponendogli il suo culo. Lui aveva accettato con gioia, e poco dopo stava possedendo il retto della ragazza con il suo cazzo e la figa, grondante di ambrosia e sborra, con un paio di dita. Stringeva una ciocca di capelli, tirandoli quanto bastava per ricordare alla sua amante che era lui a dominarla, ma nessuno dei due aveva una sola briciola di attenzione da rivolgere a quel particolare quasi esclusivamente coreografico. In effetti, Luca, per quanto desiderasse avere un orgasmo con il sesso anale, era molto più concentrato a lavorare di mano sulle piccole labbra di Flavia, il punto G e il suo clitoride.
– Vieni, puttanella… – la incitò, sebbene fosse evidente dagli ansiti e dai movimenti della ragazza che era un ordine superfluo.
La ragazza crollò sul letto, tremando, boccheggiando come se stesse soffocando, grosse gocce di sudore sbocciarono sulla sua pelle, poi sembrò svenire, sebbene il suo fiato continuasse ad essere pesante. Luca, che si era ritrovato fuori dal retto di Flavia prima di avere un orgasmo, decise che non aveva importanza: si sdraiò accanto a Flavia, l’abbracciò e lasciò che un velo di torpore lo coprisse, chiudendo gli occhi e godendosi il momento di piacevole rilassatezza che quella sezione di sesso con la fanciulla che amava gli aveva infuso.
Flavia, apparentemente semi addormentata, si puntellò sui gomiti e si issò con la testa e i seni sul petto di Luca, cingendolo a sua volta. Lui le posò un bacio sulla nuca mentre lei si sistemava meglio sui pettorali appena abbozzati.
– Non sei venuto dentro di me – constatò, quasi con una nota di rammarico.
– Hai questo fastidioso vizio di avere orgasmi – ribatté lui, la voce carica di rimprovero palesemente affettato, – Molto deplorevole, soprattutto quando si prende il fastidio di incularti – aggiunse, e strinse una chiappa di Flavia, passando poi ad accarezzarla.
Lei rispose mettendo una mano sulle palle e giocandoci, soprattutto passando un dito tra le due, e senza troppa delicatezza. Era un’abitudine della ragazza che Luca aveva imparato ad apprezzare in un attimo.
– Colpa tua, che metti troppo impegno nel farmi godere. – lo accusò con dolcezza. Si mosse un po’, baciandolo sul collo, poi gli sussurrò in un orecchio: – Segna da qualche parte tutte le volte che non puoi venire, poi un giorno mi leghi al letto e risolviamo ogni debito che ti devo.
Il sorriso sul volto di Luca all’idea di possedere la magnifica rossa che giaceva sul suo petto annodata con delle funi si allargò quasi quanto percepì allungarsi il suo cazzo, il fastidio della pelle che spezzava le scaglie di liquidi corporei disseccati che vi erano sopra come a sottolineare il divertimento che si preannunciava. Preferì non commentare, ma la mano sul gluteo che si era fermata nell’atto delle carezze, probabilmente, fece intuire qualcosa alla ragazza.
Restarono un momento a letto, immersi in abbracci e chiacchiere sonnacchiose, poi lui disse che sarebbe meglio se fosse andato a casa a fare i compiti e preparare la cena.
– Domani pomeriggio, – chiese Flavia, sedendosi sul bordo del letto, il suo corpo di diciottenne nudo a disposizione dello sguardo di Luca mentre era intento a vestirsi, – quando esco dalle lezioni pomeridiane, andiamo con i tuoi amici da qualche parte?
Luca era talmente assorto a contemplare il corpo della ragazza che la stessa rise, dicendogli che si era infilato la maglietta al contrario. Se la tolse imbarazzato, controllando prima di rindossarla. – Comunque, colpa tua che mi distrai con le tue tette.
– Segna anche questo, – ribatté lei, mostrandogli il dito medio e la lingua che a stento usciva da un sorriso divertito, – mi verrai sulle bocce per ogni volta che ti faccio mettere un vestito all’inverso.
Lui sogghignò al pensiero di quella proposta. – Cosa mi stavi dicendo, prima?
– Che potremmo uscire con i tuoi amici – rispose Flavia, cambiando il tono di voce, passando dallo scherzo a qualcosa che sembrava più grave.
– Intendi Alessio e Giada? – domandò Luca, inginocchiandosi per allacciarsi le scarpe. – Certo, se ti fa piacere. Potremmo un giorno uscire anche con i tuoi. Mi piacerebbe conoscerli.
Quando il ragazzo sollevò lo sguardo dalle stringhe, notò che sul volto della sua amata aleggiava un’espressione abbattuta. – Cosa c’è? Non vuoi vedere Alessio e Giada?
– No, non è quello, anzi – rispose Flavia, gli occhi che passavano lentamente in rassegna le piastrelle del pavimento della sua camera. – Io… non ho amici… nulla al livello che tu e Alessio potete vantare.
Quando lei sollevò lo sguardo verso il ragazzo, trovò quello di Luca che dimostrava tutta l’incomprensione che quelle parole avevano provocato in lui. – Intendo dire che… – provò a spiegare Flavia, incapace di trovare le parole giuste, – tu e Alessio siete sempre insieme, ridete, scherzate… quando, ehm… passavo per il piazzale della scuola, vi vedevo sempre a organizzare qualcosa, a studiare cosa fare nel pomeriggio, come divertirvi. Sembravate due fratelli, o come i protagonisti di quei film che sono sempre pronti a coprirsi le spalle uno con l’altro… – La ragazza non riuscì a trattenere una smorfia di cocente delusione. – Io non ho mai avuto un’amica simile, non ho mai provato delle sensazioni simili… Cioè, avevo una buona amica tempo fa, ma non era al vostro livello.
Luca le si sedette accanto sul letto, abbracciandola e traendola a sé, asciugandole una lacrima che le stava correndo lungo una guancia. – Non preoccuparti, bambina. Alessio sarà anche tuo amico – l’assicurò.
La ragazza tirò su con il naso. Prese un angolo del lenzuolo e si tamponò le gocce che le colavano dagli occhi. – Non è questo. Non voglio che la mia presenza possa rovinare la vostra amicizia… Non me lo perdonerei mai.
Il ragazzo appoggiò un bacio sui capelli color carota, rassicurandola.
– Non hai idea di quante amicizie che sembravano ferree vengono distrutte quando si intromette una ragazza… – mormorò lei.
– Dai, dai… non succederà. Sarete ottimi amici, tu, Alessio e Giada. Domenica hai degli impegni?
Flavia si strinse a Luca. – No. Facciamo qualcosa?
– Vuoi venire con me al lago? Voglio provare a usare un paio di filtri per la fotocamera che ho appena comprato. – spiegò lui, notando che la ragazza non appariva molto entusiasta alla proposta. – Poi prendiamo il gelato e facciamo una passeggiata lungo la riva.
Flavia emise uno sbuffo. – D’accordo. Dopotutto, ora ho molto tempo libero. Magari troviamo anche un posticino tranquillo, senza nessuno… – aggiunse lei, passando ad uno sguardo un po’ provocante, ma dopo un attimo i suoi occhi luccicarono: – Ricordami di controllare se qualcuno dà lezioni di sci nautico!
Le sopracciglia di Luca si sollevarono, confuso. – Sci nautico? Intendi…
– Sci nautico – ribatté la ragazza, con un’espressione entusiasta completamente all’opposto di quella che ottenebrava il suo sguardo solo qualche secondo prima, – metti gli sci, scendi in acqua e ti fai tirare da un motoscafo!
– Va bene… – rispose lui, chiedendosi se fosse qualcosa di più folle del lancio con il parapendio o meno.
Flavia baciò sulla bocca il ragazzo, ringraziandolo per la scopata fantastica. – Vado a farmi la doccia. Ci vediamo domani.
– Certo, bambina – rispose Luca, ricambiando il bacio. Uscì dalla camera accompagnando la ragazza che, presi degli abiti dall’armadio, svoltò e si chiuse in bagno.

Stava attraversando il corridoio quando una voce ben conosciuta lo fece sobbalzare, strappandolo dai suoi pensieri.
– Ciao, Luca.
Il ragazzo si fermò, guardando oltre la porta della cucina. Sgranò gli occhi, ma il sorriso non tardò ad accompagnare il senso di piacere che quella vista gli infuse.
– Cosa c’è? – domandò Sam, soddisfatta dell’effetto che stava facendo sul suo ex amante. – Ti sembra strano vedermi nuda?
Luca fu quasi sul punto di rispondere che sarebbe stato stupito nel trovarla vestita, ma preferì impiegare quell’istante a contemplare il corpo meraviglioso della donna, ricordando quanto avesse adorato possederla in ogni modo possibile e immaginabile. Adorava Flavia, la sua esuberanza, la sua dolcezza, ma non poteva mentirsi sostenendo che non gli mancassero i grossi seni e l’esperienza della madre, oltre a quella deliberata sfrontataggine da mangiauomini.
La donna era appoggiata con un’anca al piano dei fornelli, priva di qualsiasi abito, con in mano una tazza bianca da cui si sollevava del vapore. Fece un cenno con il capo a Luca di avvicinarsi, un sorriso sul viso che sembrava preannunciare una risata davanti all’espressione di imbarazzo del ragazzo.
– Vedo che… ehm… hai… depilato quel bel ciuffo di pelo giù lì – commentò, non trovando di meglio da dire.
Il the sciabordò nella tazza con il rischio di strabordare quando la donna si portò una mano alla bocca per coprire la risata argentina che le scaturì dal cuore. – Oh, cazzo, Luca! Una settimana fa, se mi avessi trovata in una situazione simile, mi avresti spinta contro il tavolo, messa a novanta e inculata senza rispetto, dandomi della troia e facendo godere entrambi! – scosse la testa, i lunghi capelli rossi che ondeggiarono, – Sei un bravo ragazzo, sono felice per Flavia.
Il ragazzo non seppe cosa rispondere.
– Sentivo prima, mentre trasmettevo, i gemiti di mia figlia che la scopavi – aggiunse, soddisfatta. E come avrebbe potuto non esserlo, si chiese Luca, poiché era stata lei stessa a sverginarlo e a istruirlo nel sesso. – È una ragazza fortunata ad essere con te…
– La amo più di qualsiasi altra cosa.
La copertura di piastrelle azzurrine sul piano della cucina echeggiò quando la tazza bianca si appoggiò sopra. Sam fece un passo avanti, portandosi a pochi centimetri da Luca. – Però vuoi ancora bene alla tua vecchia maestra? La tua prima amante, vero?
Il ragazzo si scoprì troppo indaffarato a contemplare il seno della donna per rispondere. Si chiese come fosse possibile che due tette, nonostante le avesse toccate, baciate, ammirate, palpate, scopate e leccate fino a conoscere a memoria ogni sensazione potessero donargli, continuassero a indirizzare, a calamitare ogni suo pensiero su di loro. – Sì – rispose, più per il fatto di aver riconosciuto la tipica intonazione della voce della donna quando poneva una domanda che per la domanda vera e propria.
Le braccia di Sam si appoggiarono sulle spalle del ragazzo. – Non lo dico a nessuno, ma con te è stato speciale. All’inizio spaventato da una donna, per poi diventare un amante fantastico, che soddisfa a letto i desideri che una donna non ammetterebbe mai. Se tu avessi una decina di anni in più e non piacessi a Flavia, vorrei averti con me… Ti proporrei perfino di essere il mio partner durante le trasmissioni.
Luca iniziò a chiedersi dove volesse andare a parare Sam. Gli sembrò che lei lo stesse seducendo… come dire che ne avesse bisogno, parandosi davanti nuda e dopo le settimane che avevano passato come amanti. Ma adesso lui era con Flavia e, per quanto si considerasse un pervertito, l’idea di fare una cosa a tre con la madre e la figlia andava decisamente oltre anche per lui…
Come se lei avesse letto i suoi pensieri, sembrò volerlo rassicurare: – Ora sei il ragazzo di Flavia, e devo lasciarti andare… ma voglio comunque ringraziarti per i bei giorni che mi hai fatto trascorrere con te – gli fece l’occhiolino, poi sorrise sorniona, – Mi hai fatto vivere le stesse emozioni che avevo provato quando ho scoperto il sesso, e fare sentire come una ventenne una che ha il doppio degli anni è una qualità che pochi uomini hanno, e che va premiata.
Il ragazzo apprezzò il complimento, soprattutto per educazione perché non riusciva a comprendere cosa volesse dire Sam. Comunque, quando la stessa si inginocchiò davanti a lui, mettendosi a lavorare con il bottone e la zip dei pantaloni, capì alla perfezione cosa stesse per succedere.
La donna abbassò le mutande, prendendo in mano il cazzo che si stava gonfiando in fretta. – Oh, vedo che, nonostante la mia età, sono ancora desiderabile – scherzò, poi sollevò lo sguardo sul volto del ragazzo mentre lo scappellava e il pollice iniziava a solleticare il prepuzio con un lento movimento circolare. – Solo un pompino, per ringraziarti di tutto.
Luca voleva dire che non era necessario, che era stato un piacere, un onore ed un privilegio essere stato il suo amante, e che lo era anche essere il fidanzato di Flavia, che non era sua intenzione tradire la ragazza, soprattutto con sua madre, che… ma ogni recriminazione fu come una scritta sulla spiaggia della mente, i granelli di sabbia della volontà travolti, dispersi, strappati via dall’ondata di piacere che lo sommerse quando la sua cappella scomparve tra le labbra voluttuose di Sam, quando la mano libera prese le sue palle e cominciò a massaggiarle, quando la punta della lingua scivolò sulla mucosa del glande, stuzzicando il meato con una diabolica destrezza. Un profondo respiro entrò nei polmoni del ragazzo in una serie di piccoli singulti mentre un brivido correva lungo la sua schiena. Cazzo, quando adorava i pompini di Sam… In quel marasma di piacere, si affacciò alla sua mente un pensiero cattivo e triste, “perché ho lasciato questa fantastica e incredibile troia per la sua figlia scialba e complessata?”, ma lo scacciò subito, con un senso di rammarico e disgusto verso sé stesso.
Abbassò lo sguardo sulla donna, contemplando le chiappe che si aprivano in quella posizione, un culo che aveva posseduto non sapeva nemmeno lui quante volte e con quale soddisfazione, i capelli rossi, più saturi di quelli della figlia, che coprivano il resto delle grazie di quella dea. Non poté trattenersi e vi appoggiò sopra una mano, che scivolò fino alla nuca, accarezzandola.
Avrebbe voluto passare il resto del pomeriggio nella bocca di Sam, in quello stato di godimento che gli stava sciogliendo ogni pensiero, quello stato primordiale di piacere che gli ricordava quando si erano conosciuti la prima volta… Ma non poteva farsi trovare in quelle condizioni da Flavia: immaginava ci fosse qualcosa tra la donna e la ragazza che non sarebbe stato bene divulgare all’infuori di quell’appartamento, ma era comunque certo che la sua fidanzata non avrebbe apprezzato di trovarlo dentro la sua precedente fiamma, anche se era, dopotutto, una di famiglia.
Il suono dell’acqua nella doccia echeggiava dal corridoio, e per quanto Luca fosse sicuro che Flavia, al pari di sua madre Viola, passasse le ore sotto il getto d’acqua, decise di non correre nessun rischio: afferrò le tempie di Sam e cominciò a fotterle la bocca, spinte lente e profonde, tutto il suo cazzo dentro, oltre le labbra, che andavano a baciargli la base e l’inguine. La lingua della donna, esperta anche in occasioni simili, spingeva il membro contro il palato, facendo il vuoto con le guance mentre sprofondava, e leccava la cappella quando si muoveva in senso inverso. Luca si ritrovò diverse volte con un gemito di piacere che gli sfuggiva, seguito da un complimento. Sapeva che la donna adorava che usasse epiteti ben poco gentili nei suoi confronti in momenti di sottomissione come quelli, ma il ragazzo si trovava in un tale stato di beatitudine e in pace con sé stesso per apostrofarla con termini diversi da “dea” e “meraviglia”.
Ormai l’unica sua consapevolezza era il proprio pene, in particolare il glande, e poco altro; qualsiasi altra sensazione sembrava arrivasse da un corpo a lui estraneo, come se un barlume di consapevolezza proveniente da un altro lui esistente in un universo parallelo affiorasse nella sua mente come un vago ricordo.
Nonostante avesse avuto, nelle ore precedenti, diversi orgasmi nel corpo, e sul corpo, della figlia, la bellezza della madre, quell’idea di proibito e la capacità della stessa, il senso di piacere imminente si presentò nella coscienza di Luca prima di quanto si fosse aspettato. Un fastidio, come l’ombra di un crampo ai polpacci, cominciò a farsi sentire, seguito pochi istanti dopo da uno ancora più pressante alla base del cazzo. Nonostante quanto gli urlava il suo lato più oscuro, decise di lasciarsi andare, di non applicare quanto la stessa Sam gli aveva insegnato sulle strategie per durare più a lungo: un tremito gli attraversò la schiena e l’anima come la sborra bollente si riversava lungo la sua uretra, affogando quello stato di malessere e tensione che l’aveva oppresso negli ultimi attimi. Strinse la testa della donna contro il suo basso ventre, il cazzo quasi in gola che spruzzava seme a fiotti mentre un grido soffocato sfuggiva dal suo petto, perdendosi nella nebbia di piacere che era scesa sulla sua mente.
Luca chiuse gli occhi, lasciando che quel torpore simile allo svenimento calasse su di lui, mentre lasciava la testa dai capelli rossi. Percepì come lontana chilometri e, al contempo, direttamente nella sua anima, Sam spostare indietro il capo fino a lasciar uscire il cazzo dalla sua bocca, afferrarlo con una mano e nettare con devozione la punta ora sensibile fino quasi al fastidio con la lingua, pulendola di ogni possibile, inimmaginabile, traccia di sperma, bloccando diverse volte il fiato nei polmoni del giovane amante e facendoglielo emettere con sospiri carichi di piacere.
Luca dovette allungare una mano e, alla cieca, appoggiarsi al piano della cucina, le piastrelle azzurrine piacevolmente fresche contro il palmo della mano dalla pelle arroventata.
Aprì gli occhi, incerto sulle gambe, quando sentì la donna alzarsi. – Grazie, Sam – sussurrò lui, trovandosela davanti, i lineamenti del volto che lasciavano indovinare una soddisfazione ancora maggiore del ragazzo.
Lei gli mise una mano sulla testa, gliela piegò leggermente a destra e lo baciò con passione, con la lingua che sapeva di cazzo e sborra. Lui, nonostante ciò, se la godette quasi ancora più del pompino, mentre i grossi seni dai capezzoli ritti come punte di freccia sembravano intenti a piantarsi nei suoi pettorali.
Quando, con una punta di disperazione, lei smise di limonarlo con una foga che avrebbe sognato e rimpianto per tutta la vita, disse: – Grazie a te, Luca. Ora sei solo di Flavia.
Lui fu sul punto di dire qualcosa, ma gli occhi della donna, come se fosse crollato qualcosa dentro di lei, passarono dall’esprimere una feroce determinazione sessuale a qualcosa di ben più angosciante. Si portò una mano sulla bocca, come a celare il singulto che le era sfuggito direttamente dal cuore, si voltò e, nuda come la Venere del Botticelli, più bella della Venere del Botticelli, fuggì dalla cucina. Un istante dopo, Luca sentì una porta sbattere: quella della camera da letto della donna, riconoscendola facilmente avendola attraversata diverse volte nelle settimane precedenti.
Lui rimase lì, sconcertato, incredulo davanti al doloroso spettacolo di quella dea del sesso che dimostrava di essere una donna oltre ad una mangiauomini i cui unici sentimenti sembravano legati alla sensualità. Si domandò cosa fare, se andare da lei e consolarla, a dirle che non era successo nulla, che lui era lì anche per lei, ma quando sentì che l’acqua della doccia aveva smesso di scorrere, decise che avrebbe fatto meglio a lasciare quell’appartamento il prima possibile. Mentre apriva la porta d’ingresso silenziosamente ed entrava nel corridoio del condominio, cercò di ricordare se Sam gli avesse mai confessato quali fiori fossero i suoi preferiti e se esistesse un numero corretto per un bouquet di ringraziamento.

Giada si sedette alla scrivania della sua camera da letto. Sollevò il coperchio del computer portatile e lo accese. Mentre lo schermo passava da nero ad una serie di colori pastello e neon che componevano un disegno astratto e, al centro, sopra il suo nome, le occhieggiava l’immagine della ragazza manga del suo NFT, si chiese se la sua amica fosse già online, attendendola in una chat: quel giorno la puntata pomeridiana di “Amici” si era protratta oltre il previsto e le sarebbe dispiaciuto perdere la performance di danza del ragazzo che le piaceva tanto… “Salta come una rana”, sosteneva Alessio quando guardavano (“sarebbe più corretto dire che lei lo guardava mentre lui lo sopportava a malapena”, si corresse) insieme una puntata a casa del “fidanzato” e Giada glielo indicava, sostenendo che era davvero bravo, a sua opinione destinato a vincere quella edizione del talent show.
Avviò Skype e cercò la chat che usavano di solito lei e Tina.

Giada
Ciao Tina scusa il ritardo. È tanto che aspetti?

Tina
No, non preoccuparti: mi stavo portando avanti con gli studi. La settimana prossima ho un compito in classe di macroeconomia. Qui ad Harvard non scherzano come alla N. Sandrini…

Giada
Già che schifo di scuola
Almeno riuscissi a concentrarmi. Ti avevo detto di quel ragazzo che mi piace, giusto?

Tina
Alessio, giusto? Devo controllare la cronologia della chat

Giada
Macché Alessio! Con quello ci sto insieme solo per far ingelosire Luca, che è quello che mi piace. È così bello! Non ne hai idea…
Ma cosa fa quello stronzo? È sempre stato timido oltre ogni modo, e non mi guarda, poi si fa rimorchiare e scopare da una vecchia, e adesso si mette con la figlia della stessa!
Sembra faccia apposta per fare ingelosire me! Che la vecchia almeno ha le tette grosse e posso capire, ma la figlia è una stronza che la dà a tutti ed è quasi piatta…

Tina
Mi spiace

Giada
Tu che sei più esperta di me, mi daresti un consiglio? Cosa posso fare?

Tina
Se si sono appena messi insieme è inutile fare qualcosa, perché lui ha occhi solo per lei, al momento. Più avanti, dovresti fare qualcosa per sedurlo. Comunque, è un ragazzo: e il modo migliore per sedurlo è dargliela.
Sul viso di Giada si disegnò una smorfia di delusione, in totale contrapposizione alle faccine che ridevano fino alle lacrime che l’amica aveva aggiunto al termine della frase: ormai aveva compreso che anche questa tattica si sarebbe rivelata impossibile da portare avanti.

Giada
È inutile Luca è il migliore amico di Alessio. Sembra che tra i due esista una specie di accordo che vieta a uno di provare con la ragazza dell’altro.

Tina
Fidati: nessuna amicizia tra ragazzi è più forte della possibilità di scopare un pezzo di figa come te

Mentre la sua amica aggiungeva che quella che provava nei suoi confronti era invidia allo stato puro, Giada si chiese quando e sotto quale forma si sarebbe presentata l’occasione di fare sesso con Luca così da prenderlo sotto il suo controllo. Si lasciò sfuggire un sospiro di delusione: Tina era intelligente e istruita, ma forse avrebbe fatto meglio a limitarsi a chiederle consigli di economia e finanza e non di uomini…

Continua…

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