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Erotici Racconti

I buoni propositi per l’anno nuovo – by Mirta D.

By 31 Dicembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Anno nuovo… stessa vita!
Ogni volta che inizia un nuovo siamo pieni zeppi di buoni propositi.
Per me l’esempio perfetto di quanto riusciamo poi a mantenerli è la cartellina dove conservo gli scontrini della farmacia e le fatture per la dichiarazione dei redditi.
A fine Gennaio è perfetta, tutto sistematicamente sistemato in ordine di tempo e diviso spesa per spesa. Poi a Maggio l’ordine perfetto inizia a mostrare segni di cedimento e ad Agosto è un marasma totale, dove manca più solo che ci ficchi le cicche e quello che non so se mettere nell’umido o nell’indifferenziata. E a Novembre non so più nemmeno dove sia la cartellina.
Partiamo sempre pieni di bellissime idee e fantastici progetti e poi spesso va tutto in vacca. Un po’ perché quell’entusiasmo di ‘cose nuove’ e ‘nuovi inizi’ lungo l’anno se ne va in malora e siamo sempre più incazzati e nervosi. Ogni anno di più, e un po’ anche perché la vita è sempre più frenetica e anche se ci siamo ripromessi (io ormai non lo faccio più) di essere più educati e gentili, magari condividendo una frase etico-motivazionale che abbiamo beccato a caso su facebook, poi non esitiamo a mandare a fanculo quello che ci ha appena fregato il parcheggio sotto al naso. Magari il giorno stesso.
Un po’ come quando si andava a scuola. Lì l’inizio dell’anno non era nemmeno il primo Gennaio, era Settembre… tutto nuovo. Diario, penne, quaderni, libri, zainetto. E io decisa a impegnarmi, a fare di meglio. Invece non andava mai così e già dopo le prime due interrogazioni me ne fregavo e usavo il diario per metterci le foto ritagliate da Cioè e i biglietti dei concerti o per scrivere qualche minchiata con l’uniposca. Ricominciavo ad andare a ballare la domenica sera e al lunedì mattina a scuola ero rintronata come la campana di San Zeno. Tutti i nuovi progetti già accantonati e diventati vecchi, solo una roba restava nuova: i libri di testo.
La mia amica Emma, invece, ha preso l’abitudine di fare i ‘fioretti’ per comportarsi meglio. Ogni volta che si comporta come non si era ripromessa di fare fa un fioretto. Io la chiamo la fioraia.
Una sera mentre eravamo a cena fuori con la compagnia, ha coperto il bicchiere con la mano, mentre le stavo versando del vino e tutti hanno trattenuto il fiato pensando che fosse incinta. Proprio è calato il silenzio e scorgevo già dei visi femminili commossi e altri invece pronti a fare battutacce di dubbio gusto. Poi lei ha mormorato con la sua vocina flebile: ‘No, è che ho fatto un fioretto’. Tutto il casino di piatti e posate è ripreso e nessuno l’ha più cagata. Allora le ho chiesto perché e lei mi ha risposto, tutta orgogliona: ‘Avevo promesso di non rispondere più male alla mia collega, ma l’altro giorno le ho detto una cosa brutta e quindi ora ho fatto il fioretto, niente vino per un mese.’
Aveva un’aria così sconsolata che le ho detto: ‘Senti, scolati la bottiglia e poi domani le chiedi scusa da ubriaca e ti levi la paura’. Ma a quanto pare non funzionava così.
Fa i fioretti anche per ottenere qualcosa. Per esempio quando le si è guastata l’auto, pregava che non costasse troppo ripararla e ha fatto un fioretto: ‘Se il meccanico sta sotto i centocinquanta euro non mangio più cioccolata per tre mesi’. è andata a finire che a Pasqua le ho regalato un uovo gigantesco ed era ancora senza macchina.
Cioè i buoni propositi secondo me sono ottimi, ma proprio davvero fantastici, perché significa che uno cerca quantomeno di migliorarsi… però bisogna volare basso. Non è che uno può imporsi di dimagrire di trenta chili, smettere di fumare e di bere, di essere più buono e magari pure di essere casto. Tutto assieme. Altrimenti lì si rasenta la fantascienza, non è più un proposito, è fantasia pura! Diventa utopistico insomma.
Io ad esempio mi sono riproposta di non fare più buoni propositi e ci sto riuscendo alla perfezione. Faccio tutto c.a.c. : Completamente a Cazzo.
Come quelli che non vanno a messa tutto l’anno ma non si perdono quella di Natale e del primo dell’anno… ma perché!? Me lo chiedo spesso, poi Vì mi dice che è per sfoggiare le scarpe nuove e controllare se gli altri le hanno altrettanto nuove allora mi tranquillizzo. C’è una spiegazione per tutto. E pensare che io avevo sempre creduto che fosse per il vin brulè che offrono alla fine.
Oppure, chi esterna i propri buoni propositi come se fossero dogmi. Per esempio il marito di Melinda ha appeso un cartello di legno in cucina che recita ‘Questa è casa mia e qui comando io’. Che bella idea… forse ci sperava, lei due giorni dopo, ha aggiunto col pennarello indelebile ‘ ah-ha-ha!’. Credo che il buon proposito di Melinda fosse stato di non essere violenta, altrimenti glielo avrebbe ficcato di traverso già per il gargarozzo.
Nico ogni anno invece lava la macchina e la lucida. Di solito subito dopo Natale, per averla linda & strapulita per Capodanno. E ogni anno dice che la terrà così: linda e pulita come se fosse nuova. E ogni anno ora che sia Novembre si fa persino fatica a leggere la targa… non si riconosce più neanche la macchina, è una berlina, ma potrebbe anche essere una smart con le carenature in cacca d’uccello rapace che la rendono simile a una berlina per la forma. Quasi. E dentro ci sono più cartacce e ciarpame che in una discarica. Però è stoico. Ogni anno ci prova. Indefesso… senza inde.
Quest’anno verso fine Ottobre gli hanno scritto sul vetro posteriore, fra la polvere: ‘Volevo solo vedere se c’era il vetro sotto’. E lui ci ha aggiunto: ‘L’ho messo ieri’. Ed è stato più orgoglioso di quella scritta che della tredicesima con premio di produzione. Vallo a capire.
Oppure quelli che per acculturarsi comprano libri ‘seri’ che non leggeranno mai. Li mettono lì, in bella vista nella libreria, sperando di leggerli per osmosi, mentre ronfano sul divano o guardano la partita. Oppure per fare credere agli smidollati – che non li conoscono bene – di averli letti.
Angelo, uno dei miei amici, però li batte tutti. Lui non ha i libri, cioè li ha ma non c’è un vero libro dentro. Solo una scatola vuota con la copertina che ne so, del ‘Codice DaVinci’, che per lui è così complicato che potrebbe essere equiparabile alla ‘Critica della ragion pura’ di Kant. Solo che di quello di Kant non ci hanno fatto il film, quindi non osa metterlo. ‘Non mi piace leggere’ dice se uno, magari grufolando nella sua libreria, se ne accorge. E allora non ci mettere le copertine fasulle! Mettici delle altre cose, no? Però dice che è per fare colpo sulle donne. Forse allora dovrebbe mettere nella libreria dei libri veri e colpirle in testa con quelli… l’unico modo!
Poi ci sono quei bastardi che, solitamente mentre si sta mangiando tutti assieme, se ne vengono fuori con ‘quest’anno mi iscrivo in palestra’. Facendoti subito sentire in colpa per tutte le calorie che stai ingurgitando & accumulando, tanto che quasi sputeresti quello che hai in bocca, piuttosto che dire ‘ma dai, vengo anch’io’ placando il senso di inadeguatezza che vogliono farti provare.
La mia amica Betty ‘Psycho’ è una di quelle. Ogni anno lo dice. Mai andata in palestra che io sappia. Però con sta storia ha fatto iscrivere Fabiola e pure Emma che ancora ci vanno. L’ultimo anno si è iscritta anche Betty, SUL SERIO. Ma non ci è mai andata. Però ha tenuto fede a quanto aveva millantato da anni: in fondo non aveva mai detto che ci sarebbe andata davvero, solo che ci si sarebbe iscritta.
Simona invece è quella dell’andare a correre. Ci prova ogni anno. Ci va una volta o due e poi io con fantasiosissimi escamotage la distraggo e lascia perdere. Non è che non voglio che ci vada è che lei vuole che ci vada pure io! Io, che per andare a prendere il giornale in fondo alla via non prendo nemmeno la macchina, ci mando qualcun altro! Pazzesco che le vengano in mente certe cose. Ogni anno!
Poi ci sono quelle che si mettono in testa, come proposito per il nuovo anno, di risistemare casa, risparmiando: riciclando. E un po’ è anche colpa di quei programmi dove ti fanno vedere che con tre bottiglie di vino vuote, una damigiana e tre pezzi di legno, per esempio, puoi fare una specie di pseudo libreria. Nemmeno fossi McGyver! Trasformano del ciarpame in altro ciarpame, spendendoci pure di soldi.
Stefy ‘One Night’ è una di quelle. Non che non sia brava a livello di manualità, nessuno dei suoi (numerosissimi fra l’altro) partners se n’è mai lamentato… ma forse non è portata per il fai-da-te. Il che spiegherebbe pure la storia dei numerosissimi partners, comunque ha visto un programma dove spiegavano come creare il suddetto mobile. Una libreria del genere all’ikea la paghi grossomodo 30 euro, colazione compresa. Istruzioni allegate.
Lei ha speso minimo venticinque euro di vino (di solito beve solo birra) per avere le bottiglie e la damigiana. Non ha pensato di chiederle ad altri, aveva fretta, lo spirito creativo la pervadeva e doveva farlo subito, prima di dimenticarsi come farlo. Poi ha investito circa una trentina di euro fra legno, impregnante per il legno, vernice e fissatore. Una quarantina di euro per un trapano preso dai cinesi che secondo me, prima o poi, mentre è alcolicamente devastata dalla birra utilizzerà come phon, perché gli somiglia. E infine svariati euro per prendere teli di plastica, guanti, carta vetrata e solventi.
La spesa totale superava i cento euro- per la cronaca. Poi s’è messa lì a tribolare per creare quella mostruosità, se non sbagli ci ha impiegato tre giorni interi. Risultato: due unghie spezzate, il tavolo della sua sala- eredità della zia d’oltralpe- rovinato dai solventi e una sorta di mobile libreria che se lo sfiori con un dito crolla. Ed è osceno. Sembra che l’abbia dipinto un canguro ubriaco mentre saltellava allegramente. Non ci puoi appoggiare nulla, perché altrimenti casca. è psichedelico, giallo limone, rosa pesca e rosso sangue e non c’entra nulla col resto dell’arredamento, in più puzza di roba strana, tipo vino stantio e vernice e colla e che so io. Quando me l’ha mostrato ho stentato a non ridere e anche a non commentare con qualcosa di sarcastico. Ho solo detto ‘però…’ che secondo lei voleva dire ‘però, che brava’. Ma io intendevo: ‘però, che bella cagata!’.
Cosa spinge le donne a voler dimostrare di essere creative a tutti i costi, mi chiedo io? Un’eco atavica del fatto che hanno la capacità di creare la vita? La soddisfazione di mostrare ciò che producono agli altri, con un certo malriposto orgoglio, mi è tutt’ora ignota. Fortunatamente, come tutti i buoni propositi anche quello di fare pseudo bricolage è stato abbandonato.
E meno male, perché poi loro creano e ti regalano quelle cose orribili, che tu nascondi in fondo all’ultimo mobiletto del bagno, ma che devi esibire quando vengono a trovarti. Mi fanno paura questi propositi creativi… incredibilmente.
Il massimo è stato raggiunto però da Steo, il barista del Solito, il bar dove usciamo noi. Una volta ha messo un cartello plastificato dietro di sé, appiccicato alla mensola dove tiene i superalcolici, con la scritta a caratteri cubitali. ‘NON SI SERVE DA BERE A CHI E’ GIA’ UBRIACO’. Abbiamo riso fino a fine Gennaio. Poi glielo abbiamo bruciato di nascosto, usando gli accendini, e glielo abbiamo riappeso così, tutto sciolto e sbrucciacchiato con un post-it incollato sopra: ‘SEI SIMPATICO’.
Lui, in un impeto goliardico, qualche tempo dopo ne ha messo un altro, lì vicino: ‘CHI OSA ROVINARMI I CARTELLI SARA’ PUNITO’. E noi abbiamo ribattuto con un altro: ‘Sono stati gli ubriachi a cui non servivi da bere a rovinartelo, da SOBRI’. E la cosa è finita lì. Tanto per dire quanto uno si aspetti troppo dai propri propositi.
è inutile fare propositi tanto per darsi un tono. è difficile cambiare la propria natura, uno può provarci, impegnarsi, ma non lo deve fare perché sta iniziando un nuovo anno, lo deve fare perché vuole farlo, altrimenti è come sperare che un giorno piovano banconote da cinquecento euro, solo perché abbiamo deciso che sarà così. Senza motivo.
Il nuovo anno inizia il primo di Gennaio, ma la nuova vita inizia quando uno vuole cambiare quella vecchia, però mi chiedo, ma cosa vogliamo cambiare di questa vita che ci siamo impegnati tanto a rendere così catastrofica da essere quasi divertente alla fine? Una vita perfetta? Ma chi la vuole? Non c’è niente di speciale a essere stereotipati, ordinati, ordinari! Volete mettere l’ebbrezza di ritrovare per magia la rata del mutuo nel cassetto delle mutande, il bollettino dell’energia elettrica in fondo alla borsa, le scritte sceme sul lunotto posteriore, e gli scontrini della farmacia in mezzo a quelli dell’Ikea? Cioè quando succede senti proprio come se l’energia positiva del mondo si fosse accorta di te, come se volesse darti una mano, anche se non hai fatto fioretti, non hai millantato di avere buoni propositi e non hai lavato l’auto. Anzi, forse proprio per quello.
Le fai pena praticamente.
Però in modo simpatico!!
E i tuoi migliori amici ti sfottono, però ti stanno accanto e ridono con te e non di te. Cosa puoi volere di più? Essere felice? è questa la felicità!
(Oh, però se Odino potesse fare qualcosa per quella storia delle banconote da 500 euro che piovono… io sono pure disposta a fare un fioretto, anche un roseto, un giardino o che ne so…)

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