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Il ricatto di un suocero depravato (parte 2)

By 12 Giugno 2021No Comments

L’investigatore aveva fatto un ottimo lavoro e avevo ora l’esatta idea di che persona fosse Carmela: una venuta da fuori per cercare un buon partito. Assistere la vecchia zia era solo il pretesto per lasciare il suo paesino e cercare fortuna accalappiando qualche riccone. Dopotutto, grazie alla sua bellezza, le sarebbe stato facile riuscirci. 
Dovevo affrontarla e dirle che avevo capito le sue intenzioni. 
– È così ti stava riuscendo il gran colpo, eh… – Le ho detto una mattina, approfittando che fossimo soli. Lei mi ha guardata stupita. 
– Quale colpo? 
– Infinocchiare quel povero ritardato di mio figlio e fare poi la signora con i suoi, anzi miei, soldi. 
– Ma che sta dicendo! Come si permette! – Ha ribattuto, sorpresa e anche offesa. 
– Ho fatto qualche indagine, su di te. Ho scoperto cose interessanti… 
– Quali… 
– Beh, che ti piace fare la bella vita… So di tutti i regali costosi che ti facevano gli uomini al tuo paese. Tutti uomini sposati, tra l’altro. E so delle tue allegre esperienze extrauniversitarie… poi della fuga, il ritorno al paese, e l’approdo qui. 
– Sono tutte dicerie. Nei piccoli paesi la gente è così annoiata che inventa i pettegolezzi più indecenti, per distrarsi un po’ e avere qualcosa su cui ciarlare. Figurarsi se non fantasticavano su una bella ragazza come me… 
– Dici che queste sono solo dicerie di paese?… – Ho detto puntando il telecomando verso il lettore. Sullo schermo del televisore sono apparse le inequivocabili immagini di un’orgia, con ragazze ubriache e uomini maturi. Tra le protagoniste si riconosceva facilmente lei, piegata a novanta, intenta a succhiare un cazzo, mentre un uomo, in piedi dietro di lei, le assestava colpi col bacino facendole tremare le chiappe e ballare i seni. 
Carmela è sbiancata e ha cercato di balbettare giustificazioni assurde, poi ha rinunciato e ha chinato il capo. 
– La prego, faccia sparire quel video! Non dica nulla a Vincenzo, né a nessun altro. Non avevo idea che ci stessero riprendendo. –  
Si lascia cadere sul divano, seduta, con la faccia nascosta tra le mani. È affranta, pallida, singhiozza un po’, poi, come presa da una crisi isterica, affonda i pugni sul divano mentre sfoga il suo pianto. 
– In quel video sono ripresi personaggi di spicco. Se diventa di dominio pubblico si creerà un nuovo scandalo su quella maledetta università. E stavolta ci finirò dentro anch’io! – 
Non mi aspettavo una reazione così e d’improvviso mi sono sentito investito di una inaspettata, eccitante forma di potere. L’ho osservata piangente, disperata, e più guardavo la sua disperazione e più cresceva in me una certa euforia. Mi ha pregato mortificata di non dire niente a nessuno; di far sparire quella prova e tutte le altre. 
– Sono nelle sue mani, non mi rovini! Farò quello che vuole… – 
Arrendersi, mettersi nelle mie mani, offrirsi a me così mi ha destato un’eccitazione sopita da tempo. Sentire il mio cazzo indurirsi nei pantaloni mi ha fatto riprovare la sensazione di essere un uomo. Un maschio arrapato. E dominante. 
– Beh, cara ragazza, certo un accordo si può trovare… – 
Il mio atteggiamento è cambiato in un attimo da severo ad accomodante. Mi sono sporto in avanti poggiando una mano sul suo ginocchio e quello che sembrava un gesto consolatorio è diventato sempre più sfrontato. Ho spinto la mano verso le sue cosce, l’ho infilata sotto il vestito fino alle mutandine. Lei ha sussultato, colta di sorpresa, poi mi ha fissato interrogativa, meravigliata. 
– Sei una bella figliola. Un gran pezzo di figa e ne sei consapevole tu stessa, non negarlo facendo la finta modesta… – 
– E lei che vuole fare? – 
– Non sarei certo il primo maturo brizzolato che assaggia le tue delizie, qui sotto. – Ho detto mentre le palpavo sfacciatamente la fica. – 
– Quindi vorrebbe… assaggiare, eh. Ci vogliono denti forti però. – 
La stronza pensava che, ridotto da anni all’infermità delle gambe, fossi malmesso a livello sessuale. Colpito nell’orgoglio, con uno scatto, le ho afferrato la mano e le ho fatto premere il mio pacco. L’erezione si è fatta sempre più vistosa, e anche il rosso porpora sulle sue guance. 
– Non te l’aspettavi che un derelitto potesse tenere nei pantaloni un simile randello! –  
Ho tirato fuori un bastone di carne di tutto rispetto. Un’asta nodosa e di notevole grossezza e una cappella turgida che lei ha guardato strabiliata. 
– Allora, sorpresa eh? Lo so, stai facendo un raffronto con quello di Vincenzo. Un confronto impietoso per lui. E adesso veniamo al dunque. Se fossi un buon padre, che deve proteggere un figlio ritardato dalle grinfie di un’approfittatrice, svelerei i tuoi trascorsi e lascerei che ti cacciasse da qui; mandandoti via a bocca asciutta. Ma se tu riesci a… convincermi… –  
– Pensaci, – ho incalzato, – se sapremo giocarci questa carta ne avremo da guadagnarci entrambi. Tu una vita agiata e con un nome rispettabile e io mi delizierei con il sesso che non faccio da anni. – 
Ho stretto la mano di Carmela attorno al mio cazzo e l’ho invitata a maneggiarlo facendo su e giù, lei non ha opposto resistenza. Ho tolto la mia mano lasciandoglielo smanettare, lei ha preso il giusto ritmo e mi ha tirato una sega niente male. 
– Mmm che brava, che goduria. Era dai tempi della mia defunta moglie che non sentivo la mano di una donna. Ah, la mia Concetta, che dita morbide e grassocce aveva, che rasponi favolosi mi tirava! Poi le sborravo in faccia e sulle tette! E tu non vorrai mica essere da meno… – 
Aveva accettato di fare una sega al padre del suo ragazzo ma fargli un pompino le sembrava davvero eccessivo e si è allontanata in tutta fretta, senza dire una parola. Prima che sbattesse la porta le ho ricordato a voce alta del video. Ora che avevo riprovato l’ebbrezza del tocco femminile non volevo rinunciarci, e se lei si sarebbe rifiutata le avrei reso la vita un inferno anche solo per ripicca.

Continua

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