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Quel pomeriggio, quando uscii, ero irrequieto: il mio stato d’animo variava dalla contentezza per i risultati dell’incontro con Lorella (ops! Il Direttore, cioè!) ad una indefinibile agitazione, una sensazione strana e non esattamente positiva.
Presi lo scooter e girai, così a casaccio, per la città; anche andarmene in spiaggia a prendere il sole ed a nuotare, non mi attirava e trascorsi così -inutilmente- parecchio tempo.
Alla fine mi trovai, senza averci deliberatamente voluto arrivare, all’inizio della strada dov’era il cinema di Antonio… dove Angela lavorava… così tanto!, aggiunsi mentalmente con sarcasmo.
Presi immediatamente la decisione di andarci e, dopo aver lasciato lo scooter nei pressi,
entrai nel cinema.
Come mi aspettavo, Angela non era nel gabbiotto della biglietteria, rimpiazzata dal nipote di Antonio.
Pagai senza batter ciglio il cinquantone che mi chiese per accedere alla galleria e salii le scale, assalito da dubbi, perplessità, una certa apprensione ed una vaga eccitata aspettativa erotica.
Arrivato davanti al pesante tendaggio, feci un profondo respiro e poi, come ci si butta nell’acqua fredda, entrai nella sala illuminata soltanto dal tremolante chiarore che proveniva dallo schermo.
Feci subito ricadere il panneggio dietro di me, per evitare di rimaner stagliato contro la scala illuminata, ma i miei occhi -abbagliati dalla forte luce solare- impiegarono qualche tempo per adattarsi alla semioscurità.
A poco a poco, riuscii a notare un gruppo di persone, più o meno all’incrocio tra la scalea centrale ed il corridoio trasversale, che non si resero neanche conto, penso, del mio ingresso in sala, presi com’erano dalle loro attività.
Nella seconda fila sopra il corridoio, c’era un vecchio, leggermente discosto, che stava contemplando la scena, a poca distanza da lui: una donna (Angela, ovviamente!) che teneva la testa voltata all’indietro, spompinando un tipo che, in piedi, gli offriva il cazzo da succhiare, mentre -leggermente curvato- le pastrugnava le tette.
Due, ai lati di Angela, la stavano toccando ovunque mentre lei, a cosce spalancate, con la canotta abbassata fino alla vita contro la minigonna arrotolata fino in cima, si lasciava leccare da un tipo accoccolato davanti a lei.
Quasi subito, il tipo accoccolato si rialzò, estrasse l’uccello teso dai pantaloni e afferrò le caviglie della mia donna, appoggiandosele sulle spalle; poi, ovviamente, la penetrò, cominciando con colpi lenti e profondi ma, via via, aumentando il ritmo.
Afferrò il mento di Angela e la distrasse dal pompino, baciandola quasi con furore.
Mi resi conto con orrore che il tipo era Armando e che i due dimostravano un discreto affiatamento sessuale…
Evidentemente, Armando aveva continuato a fare sopralluoghi, nel cinema…
Decisi di mettermi in una posizione defilata, con il terrore di essere riconosciuto -sia da Angela che da lui- e la torbida attrazione dell’assistere alla monta della mia donna da parte, tra gli altri, del mio amico.
Smise di baciarla e subito quello dietro la fece tornare al bocchino di prima, mentre uno dei due seduti si era affiancato a lui, per essere coinvolto nei pompini alternati da lei su più cazzi.
L’altro seduto, invece, armeggiava con la mano tra la coscia di Armando e il sedere della mia compagna: immaginai che le stesse esplorando con le dita il buco del culo…
Dopo un pochino, Armando lo sfilò e potei notare il suo cazzo, luccicante di umori, di dimensioni davvero ragguardevoli.
La prese per un polso e la tirò in piedi, facendola voltare; poi, premendole tra le scapole con la mano, la fece chinare in avanti, fino a farle appoggiare i gomiti allo schienale della poltroncina,in modo che potesse dedicarsi nuovamente a spompinare i due dietro.
Le divaricò le chiappe con le mani e le diresse, muovendo il bacino, la cappella contro lo sfintere; giunto nella posizione esatta, esitò un attimo e poi la inculò completamente in un unico, secco colpo, facendola trasalire visibilmente.
Poi cominciò a pomparla furiosamente, mentre le tirava i capezzoli verso il basso, come mungendola e gettò un’occhiata nella mia direzione.
Io mi ero ranicchiato nella poltroncina, per non essere tradito dalla mia alta statura e difatti lui distolse subito lo sguardo, disinteressato, per concentrarsi nel finire l’inculata della mia compagna.
Difatti, lì a poco si inarcò e diede una serie di lenti, profondi colpi nel culo di Angela, evidentemente scaricandole una copiosa sborrata nell’intestino.
Poi si sfilò e si lasciò cadere, esausto, su una poltroncina, mentre il tipo che era restato seduto lì accanto le andava dietro ed, evidentemente, le appoggiava il cazzo tra le labbra della fica; poi, tenendole una mano sulle reni, spinse lentamente fino a sprofondarle nella vagina.
Una volta preso pieno possesso della fica di Angela, cominciò a pomparla.
Nel frattempo, uno dei due spompinati le era venuto, con un gemito, sulla faccia ed i capelli, mentre un altro uomo era entrato in sala e si era subito avvicinato al gruppetto, già tirandosi fuori il cazzo dritto: evidentemente, la situazione non era una sorpresa, per lui.
Mentre guardavo, torbidamente affascinato, la scena, sentii cigolare il sedile al mio fianco ed un’oscillazione della poltroncina mi fece capire che qualcuno si era inaspettatamente seduto al mio fianco.
«E’ davvero una grandissima troia, la tua donna! Averti visto qui a spiarla, poi, mi ha fatto sborrare subito!» disse Armando, con tono sarcastico.
Lo guardai, sentendomi in colpa come un ragazzino ed abbassando lo sguardo.
Lui si stava pulendo la verga, di buone dimensioni anche se ormai floscia, con un tovagliolino e stava per rimettersela nei pantaloni, ma interpretò male la direzione del mio sguardo.
«Non è male, vero? Scommetto che tu, oltre ad essere cornuto, fai anche pompini…»
Rimasi senza parole! Prima che potessi controbattere, mi afferrò per il collo e mi piegò verso il suo cazzo, che stava sussultando mentre ricominciava ad indurirsi.
«Dai, fammi sentire se sei più bravo di quella baldracca della tua donna a succhiarmi il cazzo! Non saresti il primo marito, che mi fotto dopo la moglie!»
Ero come paralizzato dallo stupore e lui, spingendomi giù la testa, mi forzò la minchia in bocca.
Rimasi come paralizzato dalla sorpresa: sentii quel… corpo estraneo forzarmi le labbra, superarmi la chiostra dei denti, sfregare sulla lingua e riempirmi la bocca e arrivare fino alla glottide.
La mia lingua percepì una serie di sapori, sensazioni, che il mio cervello cercò istantaneamente di analizzare, riconoscendo il sapore del sesso di una donna (Angela, la mia donna!), frammischiato ad un sapore dolciastro ed insieme acidulo -quello dello sperma?- ed un retrogusto salmastro e come di portacenere.
Ma il mio corpo scattò e mi rialzai all’istante, contrastando la spinta della mano di Armando sul collo e sulla nuca: «Ma che cazzo fai? Per chi mi hai preso? Guarda che io sono etero!!»
Lui mi guardò con uno sguardo tra l’ironico e l’interdetto e superò l’imbarazzo della mia reazione con una risatina nervosa: «Seh, seh… visto che sei così etero, vai ed approfitta anche tu di quella grandissima troia» disse, indicando con un movimento della testa la parte di galleria dove Angela era ancora impegnatissima coi singoli.
Sentendomi sfidato, mi alzai e raggiunsi in gruppetto variamente intrecciato: la mia donna era seduta in grembo ad uno dei tizi, che le aveva piantato il cazzo in fica, mentre un altro le stava farcendo il culo di cazzo; intanto altri assistevano, la tocchignavano ovunque o si facevano masturbare o spompinare.
Provavo imbarazzo, vergogna, ma anche -devo ammetterlo!- una fortissima eccitazione: mi sentivo il cazzo duro da far male e mi dava l’impressione che stesse per esplodere, mentre mi avvicinavo e la guardavo così sconfinatamente oscena, aperta, penetrata, usata.
Il tipo che la inculava si scaricò dentro di lei con un grugnito soffocato e si sfilò subito scostandosi, con fare colpevole.
Mi avvicinai ed accarezzai le natiche divaricate di Angela, mentre il tipo sotto di lui se la faceva sobbalzare sul cazzo.
Le mie dita, come guidate da una volontà propria, si diressero verso il suo culo e due di loro si insinuarono all’interno, superando facilmente lo sfintere allentato e viscido di secrezioni sue e degli uomini che l’avevano inculata.
Sentivo contro le dita, appena oltre il sottile diaframma, le rugosità della nerchia che la stava penetrando e la cosa mi eccitò moltissimo; levai le dita per infilarci il cazzo, ma il suo culo era una pozza di sborra e quindi colavano addirittura.
Studiai mentalmente come recuperare il fazzoletto dalla tasca per pulirmele, ma poi mi colse un’ispirazione e le forzai nella bocca di Angela, accanto ad un bigolo di notevole taglia e lei -con naturalezza, come fosse un atto assolutamente abituale- me le succhiò con cura.
La cosa mi eccitò ancora di più ed avevo un’erezione tale da far quasi male, per cui glielo spinsi in un colpo nel culo e cominciai a fotterglielo, nello sciaguattio dello sperma che le lubrificava il culo e colava fuori, lordandole parte delle natiche.
Come le superai la comoda soglia dello sfintere, sentii scivolarle il cazzo dentro e, così dilatato, mi sembrava di fottere una nuvola, anziché il culo che avevo faticosamente aperto anni prima: invece di sentire attrito, resistenza, avvertivo un lievissimo, delicatissimo massaggio, appena uno sfioramento!, alla superficie di tutto il mio cazzo e la cosa mi mandò ancora di più in estasi.
Alzai lo sguardo e vidi Armando che ci osservava, masturbandosi lentamente con un sorriso ironico stampato sulla faccia.
Per un attimo ebbi l’immotivata paura che mi venisse dietro e, mentre penetravo il culo della mia donna, lui infilzasse il mio, ma subito scaccia la folle idea, decisi di ignorarlo e continuai ad affondare culo dilatato della mia compagna.
Stavo per venire ed allora la afferrai per i capelli e le voltai la testa, sfilandole il cazzo che ospitava in bocca e la baciai.
Lei si lasciò passivamente baciare per un attimo, rispondendo automaticamente, poi sgranò gli occhi, terrorizzata, riconoscendomi.
Le tenni la lingua piantata in bocca (quanto sapeva di cazzi poco puliti e di sborra!), bloccandole la testa con la mano e scaricandole il succo dei miei coglioni nel culo.
Mi ripresi in un istante e mi sfilai: notai che il culo le rimaneva spalancato, mentre un rivolo di sborra le colava pigramente fuori.
Le strofinai l’uccello sulle chiappe, per pulirlo alla meno peggio, poi me lo rimisi nei pantaloni e me ne andai, senza dire una parola né a lei né ad Armando, che conservava l’espressione sorniona mentre, lentamente, si segava sorridendo.
Lasciai il cinema, vagamente disgustato, ma poi con un uragano di pensieri in mente e decisi che quella sera non sarei andato a casa a farmi i soliti due fili di pasta, no: me ne sarei andato a cena fuori…
Mentre salivo sullo scooter, mi venne in mente una graziosa trattoria dove ricordavo che si mangiava abbastanza bene e ad un prezzo onesto; elaborai mentalmente il percorso e partii, mentre analizzavo mentalmente il turbine di emozioni che mi aveva assalito poco prima.
Riflettevo che ero irritato, offeso, tradito… nonostante quanto avessi visto, nonostante ciò che mi aveva ampiamente riferito Armando, tant’é la mia mente aveva rifiutato, fino a quando non l’avevo inculata -buon ultimo!- nel cinema, che la cosa fosse diversa da un perverso miraggio, un incubo… o un sogno?
Decisi di mettere da parte tutta la questione sull’orgoglio, la rabbia, le corna, la fiducia e quant’altro: erano tutti argomenti già affrontati e sviscerati cento e cento volte; ma cercai di focalizzare l’attenzione su quel flusso di pensieri ‘scandalosi’, sconvolgenti, che mi avevano travolto la mente e sconvolto i miei punti fermi.
Dovevo ammettere a me stesso che il sapere che la mia compagna di vita si lascia usare sessualmente da sconosciuti (stuoli di sconosciuti!), mi eccitava enormemente; l’averla vista in azione, poi, ed anzi averne fruito ‘anonimamente’ frammisto agli altri -e per giunta sotto lo sguardo maligno di Armando!- mi aveva mandato letteralmente in estasi.
Anzi, perfino l’umiliazione di essere stato -cortesemente, per carità!- respinto qualche sera prima con vaghe e false scuse, mentre sapevo che era esausta per essere stata riempita di cazzi per tutto il pomeriggio, in un certo perverso qual modo, era fonte di eccitazione…
Mi ero sentito… eccitantemente umiliato, ecco!
Del resto, a dirla tutta, non ero poi sicuro che il fraintendimento di Armando in sala, poco prima, mi fosse stato… totalmente sgradito, ecco!
Forse, ripensando alla mia vita, avevo sempre avuto una qual certa curiosità per le sensazioni, dal lato femminile, di un rapporto sessuale…
Dio, come stavo cambiando… Queste riflessioni mi provocavano una strana sensazione al pube ed una rapida toccatina mi permise di verificare che mi era diventato mezzo duro.
Ossantocielo!!! Mi concentrai sulla guida dello scooter: più prudente!
Per fortuna, l’essere arrivato subito dopo alla trattoria mi distolse da questo uragano di considerazioni ed imbarazzanti scoperte su me stesso e sulla mia vera natura, per cui entrai e cercai un tavolo libero; l’ora di cena canonica era leggermente passata, per cui tutti i tavoli erano occupati da gente alle prese con frutta, caffè o dolci, ma un uomo si alzò in quel momento da un tavolo là in fondo e quindi andai subito ad occuparlo.
Mentre attendevo, con sguardo perso nel vuoto, che la cameriera finisse di apparecchiarmi il tavolino, mi sentii chiamare per cognome da una gradevole voce femminile; girandomi -mezzo irritato e mezzo sorpreso- fu grande il mio stupore a veder Lorella -pardon! L’ingegner Spadavecchia!- seduta ad un altro tavolo poco più in là -da sola!!!!- che mi faceva ampi cenni e mi sorrideva contenta.
Indossai un sorriso e la andai a salutare: «Ingegnere…» dissi, chinando cortesemente il capo.

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