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PROLOGO

La mano di Daniele stringe delicatamente la gola di Ilaria. Fermo e deciso, come sempre, Daniele comanda la scopata e lascia che la moglie si goda il suo cazzo per tutta la lunghezza.
Lentamente.
La cappella, lucida di umori, esce e poi affonda nuovamente, fino in fondo.
Ilaria trema di piacere.
La stretta al collo la eccita da morire.
Il seno strapazzato e leggermente schiaffeggiato dal marito rimbalza duro sotto i loro occhi.
E poi quelle altre mani.
Che mandano in estasi entrambi.
Una che tortura la figa di Ilaria, allargandola, giocando con il grilletto duro e ormai sporgente, strizzandolo, facendola gridare.
L’altra che solletica e stringe le palle di Daniele e, lubrificata a dovere, ora inizia a giocare con il suo ano.
Quelle mani esperte e lussuriose.
Le mani della persona che da settimane ha iniziato a fare parte prima delle fantasie e poi della realtà dei due sposini.
Le mani di Paola, madre di Ilaria.
– Siete dei bravi ragazzi. E tu sei così bella, figlia mia.
E poi, rivolta allo spettatore che, nudo, seduto sul divano di fronte al letto, si gode lo spettacolo: – Non trovi anche tu che siano bravi, Luigi caro?
– Oh si Paola mia, abbiamo proprio una figlia magnifica che finalmente ha trovato la sua vera natura. Guarda come ama quel cazzo! E come ama le tue mani! Abbiamo dovuto aspettare, ma alla fine ne è valsa la pena.
– Papà…
– Si, Ila, dimmi.
– Non ti sto deludendo, vero? Mi vergogno tanto…
– No, bambina mia, non temere. Non hai idea di quanto tu mi stia rendendo felice. – e poi, scappellando e mostrando ancora più oscenamente il cazzo duro e lucido, aggiunge – …o forse lo sai e lo vedi…
– Oh si…lo vedo…- lo sguardo non riusciva a staccarsi da quel membro così proibito, ma anche ormai così presente nei suoi pensieri – Oddio papà…oddio Daniele…cosa mi fate fare e dire!!
È Daniele ora a rispondere, fra un gemito e l’altro, sempre senza smettere di scopare la moglie.
– Ilaria, amore mio, moglie mia, sei bellissima e quanto sta succedendo non è altro che l’apoteosi di questa tua bellezza. Mamma…posso chiamarti così Paola? Mamma, la tua mano che mi stringe i coglioni mi sta portando alla fine!! Fammi sborrare tu! Ti prego!
Paola e Luigi si guardano e un cenno d’assenso arriva dall’uomo.
– Certo bambino mio! Certo. Scopala sempre più veloce, falla godere e poi sarò io a far godere te. E tu Luigi, vieni anche tu con noi, avvicinati.
Il movimento spasmodico di Daniele nella figa della moglie si fa sempre più intenso. Ilaria gode, irrorando e lucidando il cazzo del marito sempre più di umori che ormai avevano formato una chiazza sulle lenzuola.
Lo spettacolo delizia i genitori di lei: Luigi strabuzza gli occhi guardando la figlia scopata e posseduta da Daniele e in preda alla lussuria più sfrenata che ormai fa fatica a contenere, ansimando e gridando prossima all’orgasmo; Paola che invece non smette di schiaffeggiare il clitoride della figlia mentre con l’altra mano si penetra con le dita la figa strusciando il seno grande e duro contro il corpo del genero.
– Cazzooooooo!!! Godooooo!!! Daniele sto godendoooo!!! Non fermarti!!! Siiiiiiiiiiiiii!!!
Il grido di Ilaria esplode nella stanza ormai satura di umori e piacere, un piacere estremo che le fa inarcare la schiena prima di accasciarsi tremante sul letto con le mani che stringono i seni agitati dall’affanno del respiro.
Anche la madre gode, estrae le dita e un breve schizzo di piacere misto ad urina colpisce i corpi dei due ragazzi ancora uniti e amplifica il piacere di Daniele che a quella vista non resiste più.
– Eccomi mamma! Eccomi amore!!
Estrae il cazzo dalla figa della moglie e prontamente viene guidato dalla sapiente mano della suocera all’orgasmo: uno, due, tre schizzi colpiscono la figa esposta, il pube e il ventre di Ilaria.
– Bravo bimbo mio! Bravo! Così!-, lo incita Paola prima di mettergli la lingua in bocca.
Stessa sorte per la sborra di Luigi che in preda agli spasmi dell’orgasmo si era avvicinato alla figlia per godere su quel corpo tanto desiderato da sempre.
– Bimba mia!!! Che splendore che sei!!! Brava Ila…brava Ila…
L’amore per la figlia si esalta nella lussuria della scena e gli fa ripetere l’ultima frase più volte, fino a sussurrarla mentre si riaccascia sul divano, stremato e con il cazzo ancora gocciolante.
Daniele si stacca dalla bocca di Paola e si accascia sulla moglie. Con i corpi uniti e madidi di sudore, coccola Ilaria accarezzandole i capelli e baciandola dolcemente sul collo e su tutto il viso. Sorride, pieno di amore per lei e soddisfatto del piacere avuto e dato, mentre con i pensieri torna indietro a quando tutto questo non solo non esisteva ancora, ma pareva solo una perversa fantasia che ogni tanto faceva capolino nei suoi pensieri.

IL MATRIMONIO
Era marzo, il matrimonio di Fabio, fratello più grande di Ilaria, si era appena svolto in una meravigliosa chiesetta delle colline toscane e tutti gli invitati erano ora in piena lotta al buffet nella struttura scelta per il pranzo: un casolare in cima ad una collina, circondato dai vigneti, da un bosco con anche un piccolo laghetto e con una stupenda e suggestiva vista che arrivava fino al mare. L’atmosfera gioviale, le risate, le presentazioni e i falsi sorrisi regnavano ormai padroni della zona intorno alla piscina. Tutti in attesa dell’arrivo degli sposi, tutti eccitati dal caldo improvviso e insolito per quel periodo, tutti attenti a non perdere piattini, bicchieri e, in alcuni casi, discorsi spesso iniziati e mai finiti.
Daniele e Ilaria in parte rivedevamo scene già viste qualche anno prima: infatti era la stessa location in cui avevano festeggiato il loro matrimonio. Si erano conosciuti al liceo e da allora nulla li aveva separati. Il classico colpo di fulmine durante una gita scolastica in quarta superiore finito con il più classico dei matrimoni. Una bella coppia, due famiglie che, nonostante alcune differenze, subito si erano trovate e avevano accompagnato i rispettivi figli verso l’altare, a pochi anni dal loro primo bacio fuori da un pub parigino: Daniele, alto poco più di un metro e ottanta, aveva un classico abito da cerimonia blu scuro, con una camicia bianca che avvolgeva il bel fisico formato dallo sport che sempre aveva praticato, prima da agonista nel tennis poi, complice anche i nuovi ritmi lavorativi nell’azienda paterna, da semplice appassionato; Ilaria invece riluceva nel meraviglioso abito da sposa e su tacchi che le regalavano i dieci centimetri per farle almeno superare le spalle dello sposo, un corpetto che stringeva senza esagerare il bel seno, anzi mettendolo ancora più in risalto a confronto della vita stretta e poi una gonna stretta ai fianchi e che si apriva in un appena accennato strascico.
A distanza di più di due anni, Daniele ancora si ricordava le sensazioni che aveva avuto nel vederla entrare in chiesa accompagnata dal padre. E complice le prime ebrezze portate dal vino servito e dal caldo di questo “marzo pazzo” non resistette dal dirle alla moglie.
– Sembra ieri che eravamo noi i protagonisti di tutto questo. Non fa strano anche a te, Ila?
– Si, ma se ripenso a quel corpetto ringrazio di non doverlo indossare oggi in una giornata così calda!! Noi almeno abbiamo avuto un clima migliore, ma è anche vero che era novembre.
– Non farmi ripensare all’abito che avevi quel giorno! Che splendore che eri!!
– Grazie amore! Almeno la fatica fatta ad entrarci ne è valsa la pena!
– Ah sì! Appena ti ho vista entrare in chiesa ho avuto due pensieri nitidi, che ancora ricordo per quanto fossero forti: quanto ti amassi…e quanto ti desiderassi!
– Proprio non riesci a non pensare a quelle cose eh!!- Ilaria scherzò sulla maliziosità del marito, dandogli un buffetto sulla guancia e baciandolo dolcemente sulla spalla.
– E come faccio a non pensarci? Sei sempre così bella e desiderabile! Anche ora con quella camicetta da cui fanno capolino quelle magnifiche tet…
– Ma smettila!!!!- lo interruppe ridendo – È una camicetta normalissima, come se ne vedono tante in giro!
– Si si, ma non quello che c’è sotto! E secondo me non sono nemmeno l’unico a pensarlo qui in giro!
Ilaria si sistemò meglio la camicetta, stringendo di più la parte in alto per ridurre più che poteva lo scollo.
– Ti ho detto di smetterla! Non è divertente! Pensi che sia troppo scoperta? Ma tanto ho la giacca che posso mettere sopra e coprirmi.
– Si, certo! Così poi scoppi di caldo! Resta così. Non vorrai mica deluderci…- e nel dire quest’ultima frase si sistemò visibilmente il pacco, incurante di chi potesse guardare verso il loro tavolino.
– Daniele!! Bene, dammi quel bicchiere, direi che per oggi hai già bevuto abbastanza. Io a volte mi chiedo come possa ancora sopportarti dopo tutti questi anni.
Daniele rispose allontanando il bicchiere per non farselo prendere.
– Forse mi sopporti proprio perchè ci conosciamo da tutti questi anni! Se solo ogni tanto ti lasciassi andare un po’ di più…
Il discorso fu interrotto dall’arrivo degli sposi.
Fabio e Giulia furono accolti dagli applausi e dalle grida di giubilo degli invitati. Tutti in piedi con i bicchieri in mano, ridevano e gioivano, ebbri del momento di felicità dei due giovani sposini.
– Tutti che gridano “Viva gli sposi” quando la verità è semplicemente che siamo tutti affammati e accaldati e non vediamo l’ora di entrare dove c’è l’aria condizionata, sederci, toglierci le scarpe nascosti dalle tovaglie e finalmente mangiare qualcosa.
Daniele e Ilaria si girarono verso la voce alle loro spalle e videro il viso rosso e rotondo del padre di lei, Luigi. Il sole quasi rifletteva sulla pelata dell’uomo, rendendo l’immagine ancora più comica e Daniele quasi non gli scoppiò a ridere in faccia. Se la cavò con una risata sobria, che Luigi prese come una conferma alla sua battuta precedente. Ilaria invece non rise, anzi non perse tempo per rimproverare il padre.
– Papà, smettila di dire cose inopportune e allentati quel bottone che fra un po’ scoppi per quanto sei rosso in testa.
“Secondo me è più il vino che il caldo…”, si ritrovò a pensare Daniele, ma si guardò bene da parlare e interrompere la moglie.
– Io vado a salutare Fabio. Daniele, tu che fai? Resti qui e fai compagnia a papà?
– Si, non preoccuparti, resto io. Arrivo fra un po’. Tu vai pure a fare la damigella.
Entrambi gli uomini guardarono Ilaria andare via.
Daniele dovette distogliere lo sguardo dal culo perfetto della moglie per non sembrare troppo insistente in presenza del suocero.
– Quindi, signor Luigi? Come va? Felice? Fabio e Giulia sono davvero una bellissima coppia. Ah…a proposito…vi porto anche gli auguri dei miei genitori: si scusano di non essere potuti venire, ma come può immaginare vista la situazione di salute di mamma non se la sono proprio sentita…
– Non preoccuparti Daniele, capisco e li ringrazio. Ma tu piuttosto…ancora con questo “signor Luigi”?? Finiscila che sei l’unico al mondo a chiamarmi così!!
Quest’ultima frase fu per Daniele la definitiva certezza che ormai il vino stava prendendo il sopravvento sul raziocinio del suocero: sempre attento a tenere le giuste distanze e i giusti ruoli, mai in questi anni aveva dato segni di così tanta fraternità fra di loro.
– Come preferisce…Luigi! Bella cerimonia. E questo posto è sempre stupendo. Sua moglie è in giro anche lei a fare i convenevoli di rito?
– Veramente è dietro di te che sta venendo a prendermi. Ti prego, reggimi il gioco: non ne posso più di salutare gente che tanto nemmeno ricordo di conoscere!
Paola si avvicinò come sempre piena di vita e sorridente. Una bella signora di cinquantacinque anni, cinque meno del marito, stretta in un tubino in cui non sfigurava nemmeno a confronto di tante ragazze più giovani e da cui splendeva un meraviglioso seno, una monumentale quinta ancora soda e dura a dispetto dell’età, di cui lei stessa andava orgogliosa e su cui lo stesso Daniele aveva più volte fantasticato sin dall’adolescenza, quando ancora liceale andava a casa di Ilaria a studiare.
– Ecco i due ometti che stavo cercando!!
Daniele si alzò per baciarla su una guancia e rinnovare ancora una volta gli auguri per il matrimonio appena avvenuto e i complimenti per la bellezza mai sbiadita.
– Ah…il mio genero preferito è il solito galantuomo…mia figlia è proprio fortunata ad averti trovato! Che fate qui? Non venite?
– Paola, temo che il caldo stia giocando un brutto scherzo a suo marito. D’accordo con Ilaria, abbiamo deciso di restare un po’ qui per riprenderci prima di entrare nel salone e sederci.
– Si cara, Daniele ed io prendiamo aria prima di mangiare, farà bene ad entrambi.
– Ok, come volete. Allora io raggiungo gli sposini e poi vi aspetto al tavolo. Mi raccomando, non fateci fare brutte figure e non fate tardi.
Rise gioiosamente, contaggiando i due uomini che alzarono il bicchiere a modo di saluto.
– Sua moglie è sempre uno splendore, Luigi. Elegante e sorridente. Non perde un colpo.
– “Elegante…sorridente…gne gne gne…” – Luigi scimmiottò il genero, muovendo le mani e oscillando la testa sempre più rossa. Daniele era basito. Fissava il suocero non capendo dove stesse andando la conversazione. Non trovava le parole per replicare. E Luigi approfittò di questo silenzio per continuare.
– Smettila di essere falso e ipocrita. Come se non sapessi che sono anni che le guardi le tette.
– Ma…io…Luigi…io…
– Io! Io! Io! Io…che? È la verità, che altro vuoi aggiungere? Lo vedevo quando venivi da giovane (e ti chiudevi in bagno a segarti! Nel nostro bagno!!) e lo vedo ora! Ma guarda che non è un male, eh! Sia chiaro! Quelle tettone così accoglienti meritano tutte le seghe del mondo. E poi parlo io che ho fatto anche di peggio…
– Luigi…io non so davvero…
– Daniele, tu non sai mai nulla! Mi chiedo Ilaria cos’abbia trovato? Almeno la scopi bene?- Luigi era ormai partito del tutto – Almeno la soddisfi? Perchè quello splendore di corpo merita il meglio, chiaro?
Daniele notò che Luigi aveva smesso di guardarlo e stavo rivolgendo lo sguardo dietro di lui. Si voltò e vide un gruppo di giovani che rideva, con Ilaria di spalle, in primo piano rispetto a loro due: i capelli biondi e lunghi rilucevano al sole, mossi mentre rideva e si girava fra una persona e l’altra, quel fisico di cui poco prima aveva avuto un’improvvisa voglia pensando ai tempi passati era di nuovo bello e perfetto da vedere. E poi quel culo….
– E poi quel culo…
Daniele inizialmente credette di aver pensato ad alta voce. Ma poi sentì di nuovo la frase e si girò verso Luigi, che con il bicchiere di nuovo in mano fissava il culo della figlia.
– E poi quel culo…dio mio quante volte l’ho sognato in questi anni vedendola crescere. Non guardarmi così. Sono pur sempre un uomo, no? Non pensi sia perfetto per fare un calendario?
– Io…non lo so…
– Ma si…uno di quei calendari di attrici o modelle…di quelli che trovi nelle officine, in mezzo a rudi uomini che le ridono dietro e ne pensano di peggio… La nostra Ilaria lì in posa per la gioia di brutti maschiacci… Quel culo…quel culo…
– Luigi, io penso che tu abbia bevuto troppo e stia leggermente straparlando. Forse è meglio se facciamo un giro prima di entrare, magari andiamo a sciacquarci il viso, a rinfrescarci un po’…che ne dici? Dai…vieni…
E gli allungò la mano per farlo alzare.
– Daniele…
Il ragazzo lo fissava negli occhi, era nettamente più alto di lui, pensava di incutergli timore ma qualcosa dentro di sé non lo aiutava.
Incoraggiato dal silenzio di Daniele, Luigi continuò.
– Daniele…io… Vabbè, nulla…forse hai ragione, andiamo a fare due passi e a rinfrescarci…
Si allontanarono dal tavolino. Daniele si voltò un’ultima volta verso la moglie e ne incrociò lo sguardo. Un bacio volante e un paio di gesti per farle capire che portava Luigi a fare due passi e che si sarebbe rivisti più tardi. Ilaria comprese e rispose al bacio e al sorriso.

Uscendo dalla zona piscina, bastavano pochi passi per prendere un vialetto che si inoltrava nel bosco della tenuta. Daniele ricordò che uno dei motivi che anni prima avevano spinto lui e l’allora fidanzata a scegliere quel posto era proprio la sua grandezza e la varietà di possibili sfondi per le foto.
– Se ricordo bene, scendendo di qua si va verso il laghetto. Ci godiamo un po’ di ombra e fresco.
I due uomini camminavano vicini, da lontano arrivava il vociare della festa ma un poco alla volta i semplici suoni della natura e il rumore dei loro passi sul selciato presero il sopravvento portando silenzio e pace nell’aria e probabilmente anche negli spiriti dei due. Luigi si fece coraggio e prese lui la parola per primo.
– Mi spiace per quello che ho detto. Non so cosa mi sia successo.
– Oh si che lo sai invece, lo sappiamo entrambi. In vino veritas…
– Dici?
– Così dicono. Tu non credi?
Luigi non rispose più. Continuarono a camminare nel bosco ombreggiato, anche se già in fondo fra un ramo e l’altro, si cominciava a vedere una luce più intensa e il riverbero dell’acqua del laghetto. Ancora pochi passi e quel fresco delizioso sarebbe finito.
Si fermarono e si guardarono uno con l’altro. Daniele stava per parlare nuovamente, quando furono interrotti da un piccolo vociare, quasi bisbigliato, provenire da poco più avanti. Parevano un ragazzo e una ragazza che discutessero.
– Ti ho detto di no. Se ci vedesse qualcuno?
– Ma dai! Chi vuoi che venga qui? Bambi? Eddai!! Solo un piccolo bacio…
– Chiamalo bacio…tu vuoi un pompino!
– Embè? Sempre di bacio si tratta, no? È dalla chiesa che me l’hai fatto rizzare, non puoi negarti per sempre.
Daniele e Luigi si guardarono e riserono insieme, tappandosi la bocca per non rovinare il momento altrui. Fu il più vecchio dei due a rompere gli indugi: fece segno a Daniele di seguirlo e lentamente di avviò nella direzione da cui avevano sentito arrivare le voci. Pochi metri e da dietro un cespuglio videro i due ragazzi: erano, se Daniele ricordava bene, due cugini di Giulia, la sposa. Lui l’aveva visto di sfuggita in una delle foto di rito fuori dalla chiesa, lei invece se la ricordava bene in quanto davvero una bella ragazza, forse la più bella delle damigelle che la sposa aveva scelto. Si ritrovò a commentare a mezza voce.
– Guarda, guarda questa gioventù…
– Beati loro.
– Beato lui, direi!
La ragazza aveva davvero resistito poco ed era ormai con il cazzo del ragazzo in mano. Lo segava veloce mentre continuavano a baciarsi con le lingue esposte.
– Sei un maiale di cugino, lo sai?- disse mentre si staccava dalla sua bocca.
– E tu sei una troia di cugina.- rispose lui spingendole con decisione la testa verso il basso.
Entrambi si guardarono intorno un’ultima volta prima di continuare. La luce proveniente dal lago e le ombre del bosco mimetizzarono i due uomini che si fecero comunque ancora più piccoli dietro il cespuglio.
I ragazzi non li videro e continuarono. La mano di lui sulla testa di lei, la bocca di lei che si muoveva famelica.
Uno spettacolo imprevisto per i due adulti che non si mossero.
– Guarda che bocca ha questa troietta, guarda Daniele! È bellissima! – Luigi parlava affannato ed emozionato.
“Guarda guarda che porco di suocero sto scoprendo oggi”, si ritrovò a pensare Daniele prima di rispondere.
– Hai ragione Luigi, è una scena bellissima.
– Bellissima e irresistibile.
Daniele si accorse che il suocero aveva messo la mano nei pantaloni e la stava muovendo freneticamente. Lo sentì anche biascicare un “Brava sgualdrina”. Sorrise al pensiero di questo lato voyeuristico di Luigi e alle scoperte di queste ultime ore. Non poteva però negare che la scena a cui stavano assistendo fosse di un’intensità incredibile e che anche il suo cazzo era duro allo spasimo. Tornò a guardare i due giovani.
Il ragazzo era ormai preda della bocca della ragazza.
– Mamma mia che bocca! Lo sapevo Maria, lo sapevo che eri una maestra!
Lei si staccò per respirare, continuando a segarlo guardandolo negli occhi.
– E io sapevo che avevi un gran cazzo! Le tue compagne di classe parlano troppo, sappilo!
– Come anche i tuoi compagni sulle tue qualità di pompinara! Ora continua e fammi sborrare, forza.
Lei ingoiò di nuovo il cazzo e tenendo in bocca solo la cappella iniziò a masturbarlo sempre veloce.
– Oddio!!! Si con quella lingua!! Non mi fai resistere più così!
La ragazza diede il colpo di grazia strizzandogli vistosamente i coglioni verso il basso e senza mai smettere di guardarlo negli occhi ingoiò ogni goccia di quel giovane sperma. Ancora poche carezze e baci al cazzo che lentamente tornava a riposarsi e poi si rialzò per baciarlo in bocca.
Daniele sentì sbuffare Luigi, biascicare affannoso un “Brava Maria”, vedendolo poi rilassarsi mettendosi le mani sulle ginocchia, piegato in avanti.
– Tutto bene Luigi?
– Si Daniele. Non so cosa mi sia capitato, probabilmente il caldo e tutte queste emozioni improvvise.
– Si, certo. Le emozioni…
Si guardarono. Il vecchio capì che il giovane aveva notato tutto. Risero insieme, di nuovo complici.
Aspettarono che i ragazzi si spostassero prima di muoversi anche loro e prendere la strada del ritorno.
Ormai rotto ogni formalismo, Daniele si lanciò in una domanda diretta.
– Davvero ti eri accorto che mi masturbavo a casa vostra?
Luigi rise di cuore.
– In vino veritas?
– in vino veritas!
– Beh, allora, la verità è un po’ più intrigante, almeno per me. Non fui io ad accorgermene, fu Paola!
Daniele si fermò di colpo.
– Scherzi?
Luigi fece segno di no muovendo il capo e ridendo sempre più forte.
– Ma Cristo!
– No no no! Ma quale Cristo! Devo ringraziarti!! Ogni volta poi io la prendevo in giro perchè girava tutta scollata e si sedeva vicino a voi per aiutarvi in inglese e…sai com’è…fra una moina e l’altra sua, una presa in giro e l’altra mia, finiva sempre per dovermi soddisfare…
– Le tette accoglienti che dicevi prima?
Daniele non si riconobbe per la schiettezza appena usata, ma ormai ogni freno fra i due pareva sparito.
– Esatto…le tette accoglienti che dicevo prima…
Daniele sorrise al pensiero.
– Comunque non sono mai andato così bene in inglese come dopo quelle ripetizioni con tua moglie!- disse ridendo ricordando quei momenti ormai così lontani.
Camminarono ancora un poco in silenzio, ognuno avvolto dai propri pensieri. Poco prima della fine del vialetto, ancora all’ombra, Luigi si fermò, prendendo un braccio di Daniele.
– Tutto bene Luigi?
– Si si. Solo che…quest’ultima ora teniamola per noi, ok?
– Certo, non c’è nemmeno bisogno di dirlo.

Andarono in bagno a rinfrescarsi e sistemarsi prima di entrare nel salone dove erano stati apparecchiati i tavoli.
Ovviamente sia Paola che Ilaria li rimproverarono per l’attesa.
– Dov’eri finito Luigi? Ci stavamo preoccupando!!
– Abbiamo camminato fino al laghetto e fra una cosa e l’altra non ci siamo accorti del tempo che passava. Comunque non mi sembra gravissimo: mancano ancora delle persone, oltre a noi. Ci fosse una volta che in queste occasioni si inizi a mangiare senza attese bibliche!!!
– Papà, forse non si inizia mai perchè ci sono persone come voi che ci mettono venti minuti a fare dieci passi!! Comunque ora ci siamo, dai. Ora tu vai con mamma a sederti a quel tavolo vicino quello degli sposi. Noi due, Daniele, siamo qui.
I due uomini si salutarono con uno sguardo d’intesa, ognuno diretto verso il proprio posto.
Appena seduti, e finite le presentazioni di rito con gli altri commensali, Ilaria chiese preoccupata cosa fosse successo.
– Nulla amore, non preoccuparti. Tuo padre non si sentiva bene per il caldo, e molto probabilmente anche perchè aveva bevuto un po’ troppo, e abbiamo fatto due passi nel bosco. Abbiamo parlato un po’ dell’altra volta che eravamo venuti qui, dei tempi andati, del nostro liceo. Era di chiacchiera e stranamente mansueto.
In quel momento entrarono di corsa i due ragazzi di prima.
Daniele e Luigi si guardarono ridendo. Il suocero con le labbra mimò la frase “secondo giro”.
– Voi due non me la raccontate giusta. Che succede Daniele?
– Niente Ila, niente. Ti sei sempre lamentata che io e tuo padre non legassimo e ora ti lamenti che ridiamo di qualche cretinata da uomini?
– No, Dani. Mi lamento quando fate gli scemi in pubblico, facendo fare una figura di merda a tutti noi.
– Oooooh….addirittura!!! Quanto la fai lunga! Non ci sta guardando nessuno. Non è successo niente, davvero. Se proprio dovessi far succedere qualcosa, ti farei questo.
E prese la mano della moglie portandosela sul pacco, nascosto dal panneggio della tovaglia e dai tovaglioli. Aveva ancora il cazzo mezzo duro e ovviamente anche mille pensieri di desiderio in testa.
Ilaria ritrasse la mano subito, diventando rossa in viso e schiaffeggiando Daniele sul petto con il dorso della mano.
– Smettila.
– Io la smetto, ma non smetto di volerti. Dopo tutto questo casino ho solo voglia di scoparti come se fossimo ancora ai nostri primi appuntamenti. Te li ricordi?
– Smettila ho detto.
Daniele era sempre più vicino all’orecchio della moglie, lei poteva sentirne il calore dell’alito sull’orecchio e sul collo.
– Certo la smetto, ma vedere queste tette quasi affannate mi fa pensare che la cosa non ti lasci indifferente. Come le prime volte a casa tua. Ti ricordi?
– Sei un porco, mi fai vergognare.
– Cosa ti fa vergognare? I capezzoli duri che spuntano dalla camicetta?
Ilaria di scattò si guardò il seno e istintivamente strinse la giacca sul petto.
– È l’aria condizionata…
– Si, certo, l’aria condizionata… Non coprirti, lascia che ti guardi. Ricordo le spagnolette che mi dedicavi in cameretta, con i tuoi e il fratellone nella stanza vicino. Cose che mi fanno pulsare il cazzo ancora adesso…
– Non parlare così…sai che non mi piace…
– Non ti piace il cazzo? Allora stasera tocca dare una ripassata all’argomento. Ora togliti la giacca e alzati a salutare gli sposi. Fammi vedere quanto mi desideri.
Ilaria fissava Daniele, sconcertata dal linguaggio e dall’atteggiamento. Un rapido pensiero le passò in testa: “Sembra papà quella volta…” ma subito lo scacciò. Daniele non sembrava demordere e la fissava intensamente. Capì che, nonostante il disagio, non poteva evitare di obbedire. Si tolse la giacca e il magnifico petto stretto dalla camicetta venne in mostra, una terza misura soda con i due capezzoli che spuntavano dritti e duri.
– Meravigliosa. Stasera ci godrò sopra. O vieni un attimo in bagno e mi soddisfi?
Uno sguardo duro di Ilaria gli fece capire che forse aveva esagerato. Si girò verso l’entrata del salone da cui stavano entrando i due sposini sapendo che per oggi era meglio fermarsi.
– Viva gli sposi!!
– Si Daniele, bravo. Viva gli sposi!

(Per commenti e consigli vortice.rem@gmail.com. Grazie della lettura!!!)

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