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L’ Autunno – Capitolo 12 – Oggetti smarriti

By 18 Agosto 2022One Comment

”Papà ha detto che sei simpaticissima e ti invita a cena una di queste sera” .
Questo fu il testo delll’sms che Claudia ricevette la mattina successiva da Federico.
La prima cosa a cui pensò fu che scusa inventarsi per declinare quell’invito. Ciò che era accaduto in macchina era stato incredibile e, per certi versi, incredibilmente eccitante. Ma Claudia sapeva anche che non era il caso di dar seguito alla cosa, aveva già superato dei limiti che aveva sempre ritenuto insuperabili e il rischio corso era stato talmente alto che a ripensarci Claudia sentiva girarle la testa.
Così passò l’ennesima settimana in uno stato di grande confusione e ansia, stava mettendosi in situazioni complicate e le cui conseguenze ancora non le erano del tutto chiare, ma sembrava palese che il padre di Federico non considerava la storia terminata con quella splendida sega che la giovane gli aveva fatto solo qualche giorno prima.
Così,una mattina della settimana successiva,ancora in preda a questi pensieri sconnessi, Claudia uscì al suono della campanella dell’ultima ora accorgendosi ben presto di aver dimenticato l’ombrello in palestra proprio mentre si scatenava qualcosa che assomigliava molto a un diluvio universale. Maledicendosi per la sua sbadataggine, ritornò in tutta fretta sui suoi passi e ,correndo a perdifiato ,si diresse verso la porta principale della palestra che trovò inesorabilmente chiusa. Sotto la pioggia battente spinse lo sguardo attraverso la porta a vetri, sperando con tutto il cuore che all’interno ci fosse ancora qualcuno. Chiamò ad alta voce senza ottenere risposta e bussò con tutte le forze che aveva ma senza alcun risultato. Sconsolata, si girò per correre a ripararsi all’interno dell’edificio scolastico quando sentì la porta aprirsi all’improvviso con un acuto cigolio e uno scatto nervoso.
“Che c’è?” abbaiò una voce greve e visibilmente scocciata. Era uno dei bidelli che si occupavano della palestra e Claudia ringraziò il cielo che ci fosse ancora qualcuno.
“Mi scusi,ma ho dimenticato l’ombrello in palestra. Posso entrare a prenderlo?” supplicò la ragazza, ormai coi capelli e i vestiti fradici.
L’uomo la squadrò innervosito, ma ben presto fu rapito dai lunghi capelli bagnati che le ricadevano sulle spalle e che le ricoprivano il viso, dal delicato trucco che le si stava sciogliendo facendola assomigliare ad una splendida naufraga e dalle cosce tornite che i jeans, intrisi d’acqua, modellavano sensuali.
La ragazza stringeva le braccia attorno al proprio seno scossa dai primi brividi di freddo, lo zainetto che ormai faceva fatica a rigettare tutta l’acqua che vi si era abbattuta sopra.
Con un grugnito l’uomo le fece cenno di entrare e,una volta dentro, richiuse con gesto di stizza la porta.
“Vai pure a prendere il tuo ombrello ma fa presto, ho un sacco di cose da fare ed è già tardissimo” le intimò,brandendo con la mano destra una grossa scopa.
Claudia gli sorrise intimorita. “Farò prestissimo, grazie per avermi fatta entrare” e corse verso gli spogliatoi femminili.
“Ti aspetto qui per riaprirti la porta” le gridò dietro il bidello,preparandosi all’attesa.
Claudia entrò nello spogliatoio ma non riuscì a scorgere il suo piccolo ombrello che le sembrava di aver dimenticato sulla panchina dove si era cambiata alla fine dell’ora di educazione fisica. Fece per uscire a cercarlo nella zona attigua quando si rese conto di aver indosso degli abiti completamente fradici.
“L’ombrello può aspettare” pensò. “Forse è meglio che sistemi questo disastro” e appoggiò lo zainetto sulla panchina. Una volta rovesciatone il contenuto, constatò che poteva benissimo rimettersi i leggings usati poco prima e una della felpe che si era portata, capi ancora perfettamente asciutti.
Nel frattempo il bidello perse anche la poca pazienza di cui era dotato e si avviò verso gli spogliatoi. “Allora signorina, quanto ci vu…” la frase gli si mozzò sulla lingua non appena, fermatosi sulla soglia dell’ingresso del grosso stanzone, vide la ragazza intenta a cambiarsi gli abitini. Nel silenzio più assoluto, rotto solo dall’incessante fragore della pioggia che si abbatteva sul tetto della palestra , si fermò ad osservare in segreto la scena,perfettamente consapevole che la ragazza non si era accorta della sua presenza. Claudia si tolse la maglietta bagnata scoprendo due morbide e generose tette sorrette da un piccolo reggiseno viola di pizzo. L’uomo puntò lo sguardo famelico sul seno della giovane godendone di ogni minimo sobbalzo, la punta dei capezzoli rosa che premeva decisa verso il bordino del reggiseno di pizzo trasparente. Poi la vide sfilarsi delicatamente gli stretti jeans rivelando uno slippino a vita bassa,anch’esso bordato di pizzo, che rivestiva un delizioso e sodo culetto. Rimirò a lungo le cosce vellutate della ragazza cercando con lo sguardo il gonfiore della fighetta che premeva sul bordino dello slippino.La giovane rimase in piedi, in solo completino intimo, dando ora le spalle all’uomo mentre rovistava nel suo zainetto. Fu quando essa si girò e ne potè scorgere il triangolino scuro appena accennato che si intravedeva sotto il leggero cotone degli slippini che l’uomo cominciò a sentire l’erezione crescergli portentosa nelle mutande. Avrebbe dato un braccio per scoparsi una fighetta come quella ma sapeva che sarebbe rimasta solo una fantasia. Decise perciò di godersi quanto più possibile quello spettacolo cominciando ad accarezzarsi il cazzo che spingeva verso la patta dei pantaloni. La ragazza si sfilò il reggiseno liberando le tette che esplosero in tutta la loro esuberanza, dritte e sode come se la forza di gravità non fosse mai esistita, i teneri capezzolini che oscillavano ad ogni movimento della giovane. Prese l’altro reggiseno dallo zainetto e lo indossò mentre l’uomo continuava a massaggiarsi la patta dei pantaloni,sempre più eccitato. Poi Claudia si sfilò velocemente gli slippini scoprendo la fighetta coperta di un ciuffetto di eccitanti peletti neri e si infilò quelli di ricambio. Quell’operazione,seppur brevissima, eccitò ulteriormente l’uomo,che temeva di esplodere. Claudia terminò velocemente di rivestirsi, indossando un paio di leggings aderenti e una nuova felpa lasciando i cambi sulla panchina e ricordandosi improvvisamente che doveva assolutamente ritrovare il suo ombrello.
Fece per dirigersi verso la porta e il bidello,svelto come un gatto ,si ritirò tornando nella zona adiacente la porta d’ingresso.
“ Mi scusi” chiede Claudia, “ non riesco a trovare il mio ombrello. Nello spogliatoio non c’è”.
L’uomo guardò con fare burbero la giovane cercando di nascondere le forti emozioni che lo stavano turbando. “Bè se lo hai dimenticato qui è probabile che qualcuno lo abbia messo assieme alle altre centinaia di oggetti che voi studenti dimenticate ogni giorno” le disse in tono severo. “Sono tutte in quella stanza laggiù, dall’altra parte della palestra” le disse, indicando una porta verde.
Claudia sorrise al bidello. “ Grazie, vado subito a cercarlo, ci metterò un attimo” e corse sgambettando verso la zona degli oggetti smarriti.
L’uomo ancora una volta le urlò dietro. “ Bene ma fai in fretta per favore. Ho già perso troppo tempo”. Vide la ragazza sparire dietro la porta verde e rimase ad attenderla. Ma ben presto,senza quasi rendersene conto, si ritrovò all’interno dello spogliatoio, che fatalmente lo attraeva. Sulla panchina , proprio di fianco allo zaino, scorse le mutandine che la ragazza si era appena tolta. Nella mente dell’uomo riapparì improvvisamente la scena a cui aveva assistito solo qualche minuto prima e l’erezione tornò ancora più forte e decisa. Sapeva che un’occasione del genere non gli sarebbe più presentata e una fantasia che gli vagava nella mente da sempre si materializzò improvvisa, togliendogli qualsiasi possibilità di tirarsi indietro. La ragazza, si disse, non avrebbe avuto il coraggio di dire nulla. Così ,palpandosi la patta dei pantaloni,afferrò le mutandine incustodite , le guardò e se le passò tra le mani,immaginando dove fossero posate pochi attimi prima e poi le portò al naso, annusando l’odore forte e pungente del sesso della giovane. Perse i residui freni e si sbottonò lentamente la patta ,portando alla luce il suo cazzo, duro come non gli capitava da tempo. Sistemò le mutandine sulla panchina e, dopo essersi assicurato che la ragazza non fosse di ritorno,appoggiò la cappella gonfia sugli slippini e cominciò a segarsi. Non passò che qualche breve minuto che dal cazzo fuoriuscirono lunghi e intensi fiotti di bianca sborra densa e calda, che in breve tempo inzupparono le mutandine della ragazza. L’uomo sborrò copiosamente e,dopo essersi svuotato completamente, contemplò soddisfatto il risultato. Sottili filamenti di sperma gocciolavano dal bordo delle mutandine sul pavimento e un denso mucchietto bianco si era accumulato all’interno di esse.
Si rivestì in tutta fretta lasciando gli slippini sulla panchina e tornò furtivo all’ingresso della palestra, appena in tempo per vedere la ragazza uscire dalla porta verde con in mano l’ombrello tanto agognato.
“Grazie, l’ho trovato” gli disse Claudia in estasi. “ Prendo le mie cose e la lascio subito in pace”. L’uomo grugnì qualcosa di indefinibile evitando il suo sguardo mentre Claudia entrava nello spogliatoio. Piegò accuratamente i vestiti e li mise ordinatamente nello zaino assieme al reggiseno. Poi afferrò le mutandine allo scopo di infilarle nel sacchetto del cambio ma improvvisamente si bloccò. In un attimo si trovò le dita piene di un liquido viscido e caldo, le mutandine erano inzuppate di qualcosa che all’inizio Claudia non riuscì a distinguere. Se le porto verso il naso, le annusò e rimase di stucco,arrossì fino alla punta dei capelli e immediatamente comprese, non c’erano possibilità di equivoci, le sue mutandine erano inzuppate di sperma. Si annusò anche le dita , non ebbe più dubbi e rimase quasi scioccata nel rendersi conto che il bidello, chi altro, si era fatto una sega sui suoi slippini. Per un attimo, un attimo soltanto, immaginò quell’uomo mentre si segava e sborrava selvaggiamente sulle sue mutandine ed ebbe un fugace fremito,un dolcissimo calore che le si insinuò tra le gambe. Poi,per timore che il bidello potesse venire a controllare, infilò le mutandine nel sacchetto, si pulì le manine dal seme dell’uomo sotto il getto d’acqua corrente del lavandino e recuperata ogni cosa uscì dallo spogliatoio. Il bidello l’attendeva di fianco alla porta e,come si aspettava, la ragazza non fece alcun cenno a quello che aveva scoperto.
“La ringrazio per avermi fatto recuperare le mia cose” disse Claudia, intimidita dalla situazione e dal quel segreto che entrambi custodivano. L’uomo la guardò di sbieco e, aprendole la porta, l’ammonì :” Per questa volta passi, ma un’altra volta non sarò così paziente” e quasi spingendola fuori le chiuse la porta alle spalle.
Claudia aprì l’ombrello gettando un’occhiata al cielo che vomitava ancora incessante una gran quantità d’acqua e si incamminò verso la fermata dell’autobus, arrossendo tra sé e sé per quel segreto che trasportava nel suo piccolo zainetto.

Questo racconto è opera di fantasia. Tutti i personaggi,gli episodi e le battute di dialogo sono da intendersi come del tutto immaginari. Niente di ciò che è narrato è da alludere a persone,cose o situazioni reali.

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