Skip to main content
Erotici Racconti

La donna del mare

By 29 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Dentro un tramonto di Ostia mi perdo e mi cerco, sulla sabbia ferrosa di questo lungomare sconnesso, che non ha mai fatto poesia, mai gonfiato la vista a chi passa distratto e non lascia le orme per tornaci di nuovo.
Sarà che ho messo i tacchi più alti, le calze più scure per sentirmi più sola e non confondermi con le bocche di cani che sbavano e portano sassi, con le tante mammine che a quest’ora rastrellano giochi, sparsi su tutta la spiaggia.
Sarà che porto un cappello da sera e una gonna leggera, che il vento la imbroglia e la sciupa, allungando la stoffa come coda di sposa. Ma davvero stasera sono in cerca di altro? Di un pittore famoso che m’apprezzi le forme e mi disegni il profilo con l’acqua di mare?
Sarà che ho i capelli più lunghi e li lascio giocare, far l’amore col vento che mi sbatte le punte e mi fa chiudere gli occhi ad un sogno qualunque, che nasce impetuoso nel ventre e si muove, come un bimbo che cresce e riesce a farti sentire, più donna e più madre prima del tempo.
Sarà che ora mi siedo e lascio che l’acqua mi bagni le calze. M’inzuppa i talloni e da sola continua a salire, finché l’umido penetra sotto le ossa e mi fiacca e m’infiamma l’anima dentro. Sono bella e lo sento, da questa risacca che non molla la preda, da questo rigurgito che s’ingrossa ogni volta, fino a farmi chiudere gli occhi e lasciarmi sospesa. Allargo le gambe per essere foce, per essere seno a questo mare che spinge, che fotte una donna vestita di nero.
Se sapessero gli uomini che ho avuto negli anni, che ad ogni tramonto mi faccio scopare dal mare, quante fatiche e strappi di cuore, quante rose all’ingresso lasciate seccare! Perché nessuno di loro m’ha scarnito la voglia, m’ha fatto vibrare ed infiammare le ossa, fino a ridurre all’essenza quest’anima inquieta e sentirmi più donna della fica che porto.
Se passasse qualcuno vedrebbe una donna che spalanca le gambe, che soffre, in preda all’oblio di sentirsi capiente, inseminata dai detriti che l’alta marea trasporta. Se passasse qualcuno, ma chi vuoi che a quest’ora s’inoltri? Neanche più le bave dei cani che bagnano sassi, pittori che deformano femmine con l’acqua salata! Chi ha desiderio di vedere una donna che fa l’amore col mare? Che indossa impeccabile un vestito da sera?
Chissà perché m’ostino ad essere diversa, a chi ora tiene cani al guinzaglio, bimbi per mano. Oddio che pena pensarle vestite e truccate per un uomo soltanto, mentre tra le mie gambe c’è un mondo che sale, che scende, che bagna e m’asciuga, che si ritira e poi preme con questa schiuma di onda che sfiora il mio sesso. Sento l’infinito che entra e mi nutre, gonfia e risciacqua il vuoto che sento e poi esce e rientra come se prima dell’alba potessi accoglierlo tutto.
Che scema quando credevo che un solo uomo potesse bastarmi, che un sesso qualunque potesse riempirmi, nel punto preciso dove ora l’acqua gorgoglia, dove mi sento più libera e sgombra. M’illudevo che bastasse spalancare le cosce per sentirmi più sazia, che l’anima fosse da tutt’altra parte e l’abisso fosse fatto solo di carne, una fica da trombare ad ogni tramonto!
Tra poco sarà notte mi alzo e mi sentirò estasiata, d’essere stata la donna del mare, la donna di tutti, d’odori e sapori, di vizi e d’amori mescolati dall’onda, da lingue diverse che mi storpiano il nome, da sputi e bestemmie che mi lasciano illesa, a pensare che domani ritorno, che le orme dei miei tacchi rimangono intatte per chi vuole seguirle, ed io sarò ancora più bella, porterò un cappello ed una gonna svasata che fa l’amore col vento e la troia col mare che s’asciuga e si bagna nell’infinito sussulto che chiamano amore. Che chiamo bisogno.

www.liberaeva.it

Leave a Reply