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La festa è finita

By 25 Giugno 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

L’ho capito subito vedendoti entrare in ufficio: qualcosa di grave era successo. La faccia bianca, quasi spaventata. Il tuo perenne sorriso sereno scomparso. Giusto uno sguardo, un cenno per cercare di capire ma, poi per tutta la giornata, ti sei chiusa nel tuo lavoro senza alzare mai la testa.

Non era mai successo in tanti anni che ci conosciamo.

Non una parola in tutto il giorno e al momento dell’uscita un distratto e triste ‘a domani…forse…’. Ti spedisco subito un sms. Non rispondi. Tremo…tremo davvero.

Avevamo già passato momenti difficili. Il costante rischio di essere scoperti, sputtanati e, perché no, licenziati. Ma abbiamo sempre affrontato questo brivido con una leggera incoscienza che ci faceva sentire vivi. Il piacere che provavamo amplificato dalla paura che ormai era divenuta parte integrante del nostro rapporto.

Tutto è nato quasi per caso, con una semplice battuta ironica e si è trasformato in un qualcosa di grande. Amore? No…o forse sì. Chi può dirlo? Certo che ne abbiamo combinate tante insieme e non ci siamo mai pentiti di aver rischiato di buttare all’aria la nostra vita, le nostre famiglie. Abbiamo rischiato l’inverosimile che a ripensarci verrebbe da dire che quei due non eravamo noi.

A chiunque, anche oggi, domandassi opinioni sul nostro conto le uniche risposte sarebbero indubbiamente corredate da aggettivi tipo ‘serio’, ‘responsabile’, ‘brava persona’….e invece…. Abbiamo creato questa realtà parallela di cui non sappiamo più farne a meno.

E vengono in mente come dei ritratti, dei flash…il primo bacio, la prima volta che ti ho visto nuda, la prima litigata. Come una coppia. Una coppia vera ma libera dallo stress del contingente.

Ti ricordi di quella volta che….soli in ufficio, in un caldo pomeriggio estivo, mi aggredisti come una furia quasi strappandomi la camicia? Mi baciasti il petto e, disegnando invisibili ghirigori sul mio addome, arrivasti al mio uccello ormai congestionato. Mi dicevi di stare attento. Avevi paura che ti venissi in bocca. Non lo avevi mai fatto e ti faceva paura…forse schifo. Rispettavo i tuoi voleri cercando di trattenermi e, semmai, nel caso fossi stato per venire, cercavo sempre di non sporcarti sborrando spesso per terra…o su me stesso. Ma quel giorno, il rumore della porta dell’ufficio, i passi veloci di qualcuno…proprio nel momento in cui stavo per esplodere….e….l’unica soluzione possibile, decisa istintivamente in pochi istanti, fu quella di farti venire in bocca. Ci rivestimmo in un lampo riconquistando velocemente le nostre postazioni di lavoro fingendo una difficile indifferenza.

‘Buonasera…che caldo…anche voi….vi vedo accaldati….’
‘Eh…sì…aria condizionata rotta…’

Cercai di intervenire per darti il tempo di sputare …almeno e invece, quello stronzo di capoufficio ti rivolse a bruciapelo una domanda a cui avresti dovuto rispondere subito…..ci guardammo negli occhi…e, non a fatica, ingoiasti tutto quanto per poter rispondere. Ti guardavo allibito pensando che avresti almeno fatto uno smorfia di disgusto. Invece, professionalmente, rispondesti in un battibaleno per risolvere la questione ed il capoufficio, soddisfatto, salutandoci se ne andò. Furono attimi di silenzio in cui ci guardammo tra il divertito e lo sbigottito….e poi, tu, scoppiasti a ridere come una bimba.

‘Ma….hai…???’
‘…ingoiato…sì….ah ah ah…che dovevo fare?…e ti devo dire una cosa…’
‘…cosa?…’
‘…mi è piaciuto un sacco. Che stupida aver paura fino ad ora….’
‘…oh…wow…’
‘…hai un buon sapore………’

[segue…] Che belli questi ricordi. Avevamo più leggerezza, il peso della vita ancora non gravava sulle nostre anime e ci permettevamo tante spregiudicatezze.

Ti ricordi in archivio? Quel giorno che avevi quei pantaloni rossi a vita bassa?…cazzo, mi hanno sempre fatto ingrifare come una bestia. Eri lì chinata su quel tavolo, il tuo strepitoso culo bene in vista come a sfidarmi, a tentarmi. Mi chinai dietro di te ad ammirare quell’opera d’arte. Il mio viso cominciò a sfiorare i glutei per poi, col naso, percorrere il solco ben delineato.

‘Rimani così ….stai ferma….’
‘…che fai?…sei pazzo?…se arriva qualcuno…’

Ma le mie mani erano già partite e il tessuto elastico dei pantaloni facilitò l’opera di denudarti. Il perizoma che indossavi, oltre ad essere un’inutile barriera si rivelò anche un incentivo alla mia eccitazione. Giocavo con le tue chiappe, aprendole, strizzandole, mordendole…e quando, scostando il ridicolo filo, con la lingua cominciai a leccarti, i tuoi sospiri divennero così intensi che dovetti chiederti di fare più piano per non essere scoperti. La tua mano apparve tra le cosce così da completare sul davanti quello che con tanta intensità io dedicavo al dietro. Un dito dentro, morbido, cedevole, caldo. Spinsi piano, lentamente continuando a lubrificare con la mia saliva quel tempio inviolato. Tremavi, insistendo anche tu con la masturbazione frontale.

Con una mano ti tappasti violentemente la bocca per soffocare il grido dell’orgasmo che ti provocai leccandoti dove nessuno ti aveva mai leccata. Fu bello, intenso, folle.

E ti chiedesti il perché a tuo marito non era mai venuto in mente di farti provare una cosa del genere. I nostri colleghi, nella stanza vicina, sorseggiavano caffè. Guardandoci con occhi lucidi forse di amore, forse di sorpresa, ti consolai dicendo che neanche mia moglie aveva potuto godere di una cosa del genere. Gesti unici e difficilmente ripetibili.

Adesso sono quasi due giorni che non mi parli. Perché? Cosa è successo? Dimmelo, ti prego. Non puoi lasciarmi in questo stato…ti cerco in chat…ma non ci sei. Alle mie mail non hai risposto. Tuo marito ha annusato qualcosa?…penso, ripenso…abbiamo sbagliato qualcosa?…eppure siamo sempre stati molto attenti a non lasciare tracce….anche se…

In passato, di certo, qualcuno ci ha visto. Qualche stronzo che non ha avuto il coraggio di dircelo guardandoci in faccia. Ha preferito usare mail anonime per terrorizzarci. Quanto ci siamo stati male!!! Notti insonni…con queste minacce ignote. Ci voleva ricattare?…mai abbiamo scoperto chi fosse il nostro anonimo ‘amico’. O ‘amica’? Non lo abbiamo mai capito. Di certo qualcuno del lavoro. E non abbiamo neanche capito cosa ha visto di preciso. Sempre vago…sempre e soltanto minaccioso.

Nonostante tutto, non abbiamo mai desistito dal prenderci violentemente ogni qualvolta ce ne fosse l’occasione. Magari abbiamo innalzato le sicurezze. Ci siamo limitati. Molto…forse troppo. Questa carrellata di ricordi mi fa star male. Ti sto perdendo. Lo sento. E’ successo qualcosa ed io sono qui a celebrare il passato. Sono momenti che non torneranno più. Lo sento. Chissà come vivremo senza di ‘noi’. Siamo addirittura arrivati ad affermare che siamo una coppia. Una strana coppia, atipica, folle…ma coppia.

Questi tre giorni, in cui non mi hai rivolto né uno sguardo, né una parola sono stati i peggiori degli ultimi anni. Cazzo, cosa è successo??? Certo, anche io ti ho fatto stare tanto male in passato. I miei scrupoli, i miei sensi di colpa che mi portavano ad allontanarti a volte anche in maniera violenta. Non era giusto quello che stavamo facendo…né per noi, né per i nostri rispettivi coniugi. Ma poi….ti vedevo…mi stuzzicavi (come solo tu sai fare…donna malandrina!!!) e…inevitabilmente cedevo.

Come quella volta….troppo incazzato con…con te. E’ vero. Volevo chiuderla lì la storia. Non né volevo più sapere di te….della nostra storia…delle nostre follie. Non ti avevo guardato per tutto il giorno, ti avevo evitata ma, giunti a fine giornata, quando ormai tutti si stavano salutando, ti vidi entrare nello sgabuzzino dove già altre volte…ci siamo capiti. Capii perfettamente che quel gesto era un messaggio per me…vieni…vieni da me….non volevo entrare là dentro…dovevo tirare dritto….e invece, aspettando il giusto momento, aprii la porta col cuore che batteva a mille.

Eri seduta in un angolo, le gambe graziosamente divaricate, il sorriso soddisfatto di chi sapeva che sarebbe andata così. ‘Vieni qui…’ – mi dicesti. Sicuro di ciò che volevi mi avvicinai abbastanza tanto da essere sicuro che le tue mani sarebbero potute arrivare al mio ventre. La tua esile mano, con sicurezza, mi fece calare la lampo e, intrufolandosi dentro, in men che non si dica estrasse l’uccello già mezzo gonfio.

‘Che bello che sei…guarda come sei già eccitato…mi desideri?…’ – mi chiedesti con un filo di voce roca
‘No…’
‘…bugiardo…e allora come mai sei già eccitato?…’
‘…non sono eccitato!!!…e smettila di…’
‘…e se….’ – tirandosi su la gonna mettendo in bella mostra la sua fica che in realtà anelavo
‘…oddio…ti prego….io non….’
‘…guardami e basta…dai…toccati anche tu….’

Iniziammo uno strano gioco mai fatto. Guardandoci reciprocamente, ognuno per sé si masturbava. Con le sue dita agili allargava e giocherellava con la sua fantastica passerina. Le mie difese….erano crollate. Definitivamente. Chinandomi cercai di tuffarmi col viso in quel boschetto profumato. Le tue mani corsero a difesa…con un piede mi respingesti.

‘Guardala e basta…non voglio farti star male….’
‘…ma io…vorrei….’
‘…no…dai…che sennò dopo ti prendono i sensi di colpa…e poi mi tratti male….’
‘…sai il potere che hai su di me….vero?…e te ne approfitti…’
‘…abbiamo potere reciproco…se tu mi chiedessi adesso qualsiasi cosa…io per te la farei….vuoi scoparmi?…vuoi il mio culetto?…lo sai che io sono tua….’
‘…e questo mi fa paura….’
‘…ipocrita!….come puoi dire questo?…guardati tra le gambe…’

Il mio uccello non poteva mentire. Gonfio, rosso, duro come un sasso.

‘…hai ragione…’ – ammisi con un sospiro. Non potevo resisterti.
‘…vieni qui…’ – mi dicesti dolcemente aiutandomi ad alzarmi e facendomi avvicinare il più possibile a te.

Quello che seguì fu uno dei pompini più estremi della mia vita. Tu seduta a gambe larghe che facevi di tutto per esaltare la mia eccitazione toccandoti sfacciatamente, penetrandoti con le dita…non lo avevi mai fatto così !!!…l’altra mano, invece, corse a raccogliere la sacca delle palle e , dopo avermi piantato i tuoi occhi luminosi nei miei, lo ingoiasti lentamente tanto che, arrivata in fondo, un leggero colpo di tosse ti fece sospendere l’azione. ‘Sbattimelo sulla faccia…dai che mi piace….lo voglio sentire sul viso…strusciamelo ovunque….’ – ti accontentai….

Fu quell’azione che ti trasportò in un orgasmo intenso che ti fece vibrare tutto il corpo. La mano a stringersi violentemente un seno mentre l’altra coccolava la passerina congestionata dall’orgasmo. ‘Vienimi sulla pancia…voglio vedere…sentire il tuo calore…schizzami addosso….’ – fu una sborrata davvero calda, ricordi? Erano giorni e giorni che cercavo di resisterti. Ma erano anche giorni e giorni che non venivo. E quella situazione estrema che avevi inventato, forse studiato a tavolino, mi aveva davvero portato ad un grado di eccitazione esagerato. Ti ricoprii di schizzi caldi, densi, tanto che, mentre ancora colavo tutto quello che avevo trattenuto per giorni, riuscisti a raggiungere con la bocca il mio viso tempestandomi di baci.

‘Sei il mio maschio…sei il mio maschio e io sono la tua femmina….’.

Ero ricascato nella tua tela…non potevo fuggire da te. Ripensandoci…non volevo fuggire da te.
E adesso che ti vorrei io….sei tu che fuggi? Perché non mi dici qualcosa? Non rispondi alle mie mail, né ai miei sms. Fai di tutto per evitare di incontrarmi, ti aggreghi sempre a qualche collega per non rischiare di restare sola con me. Credi che non me ne accorga? Ho voglia di te….disperatamente !!!

La stessa voglia quel settembre…ricordi? Ti avevano obbligato a prendere le ferie in luglio…io, invece come sempre, agosto. Due mesi senza vederci, senza sentirci, senza le nostre follie…i nostri giochi.

Quella mattina che ci saremmo dovuti finalmente incontrare di nuovo, mi svegliai con un cazzo che faceva paura anche a me stesso. Purtroppo non fu facile trovare il momento adatto per avvicinarci. Solo sguardi che facevano percepire sia a me che a te, la voglia repressa dell’altro.

Solo in ascensore, in compagnia di altri colleghi, la follia esplose. La mia mano prepotentemente si poggiò nel solco delle tue morbide chiappe. Indifferentemente parlavamo con gli altri delle vacanze. Non una apparente reazione da parte tua, non sobbalzasti neanche. Le mie dita, invece, si profumarono di te. Eri bagnata, mi desideravi. Le porte si aprirono, lasciammo che tutti quanti scendessero prima di noi. La tua mano sul retro mi fece segno di avvicinarsi. Ti fui alle spalle in un secondo a farmi ghermire il membro. Fu un secondo. Un secondo lungo ed intenso. Quando ci riunimmo agli altri, come se nulla fosse successo, avevamo sentito con mano il desiderio reciproco. Il tuo sguardo d’approvazione mi fece capire che la consistenza del mio membro nella tua mano ti aveva ‘soddisfatta’.

Poi a qualcuno venne la meravigliosa idea di andare a mangiare una pizza fuori. I nostri sguardi s’incrociarono colmi di entusiasmo, i nostri pensieri si fusero. Era l’occasione per rifarci della prolungata astinenza.

‘Forse mio marito non la prenderà troppo bene…devo organizzare la cena…poi i bambini…faranno storie….’ – obiettasti timidamente

Per fortuna, oltre al mio sguardo supplicante, anche i colleghi ti incoraggiarono. Capivo, sentivo che ne avevi voglia…sapevi anche cosa avresti dovuto affrontare. Per me!!! Avresti dovuto affrontare tuo marito!!! Non era la prima volta che, anche solo per una pizza in compagnia, ti sottoponeva a lunghi interrogatori (chi c’è?…chi ti viene a prendere?…chi ti riaccompagna?), osservazioni assillanti (ma perché ti vesti così? Come mai ti fai così bella?) e, a seguire, lunghe giornate di muso lungo che ti rovinavano l’atmosfera familiare.

Già…tuo marito!!!…ossessivo, geloso, stupidamente possessivo. Ti controllava tutto, sempre, costantemente e tu, solo per amore dei tuoi figli, assecondavi i suoi bisogni di controllo totale su di te. Il tuo unico momento di libertà? Il lavoro e, soprattutto, me!!! La tua oasi di libertà, di sogno, di trasgressione. Ed io ero ben felice di rappresentare questo per te.

Per fortuna i colleghi ti incoraggiarono a partecipare alla cena. I più vicini a te di abitazione si offrirono di venirti a prendere e riaccompagnare. Accidenti a te…e soprattutto a tuo marito…e del fatto che non hai la patente!!! La tua collega più intima, sapendo com’è fatto tuo marito, si propose anche molto gentilmente di salire su da te per ‘tranquillizzarlo’.

‘Madonna che stress che è tuo marito !!!…ma che ha paura???…che ti trombino appena esci???…fossi in te lo avrei già mandato a fare in culo!!!…’
‘…lo so…ma sai…sono tanti anni…è sempre stato così…anche da giovane…ci ho fatto il callo!!!…’

Con grazia paziente riuscivi a sostenere il ruolo della brava mogliettina e madre esemplare. Incredibile!!! Solo io sapevo che, proprio in quell’istante, le tue mutandine erano fradice al solo pensiero di cosa sarebbe potuto succedere quella sera.

Anche a me toccò litigare un po’ con la moglie per giustificare quella cena estemporanea. Comunque, con molte meno difficoltà da te patite, dribblai facilmente le sue obiezioni e, con un’eccitazione fuori dal normale, raggiunsi quasi con mezz’ora di anticipo la pizzeria in collina. Cosa sarebbe successo? Forse niente…magari solo una semplice palpata sotto il tavolo.

‘Scusate, devo andare in bagno…’ – fu questo il tuo esordio non appena giunti al tavolo

Strategicamente eri riuscita a metterti di fronte a me. Tuo marito, sicuramente, era riuscito a convincerti a vestirti in quel modo così castigato: pantaloni stretti…impenetrabili e, nonostante la persistente calura estiva, indossavi un golfino di cotone che mimetizzava completamente la tua figura. Unico ‘strappo alla regola’ i sandalini col tacco che mettevano in risalto i tuoi piedini da fata. Un SMS !!!

‘Sopralluogo effettuato. Bagni perfetti. Quando tutti saranno più alticci vieni qui e aspettami. Ti voglio!!! …e adesso vengo lì e ti mangio…’

Dopo pochi istanti ti vidi tornare al tavolo con aria sorniona. Io ancora col cellulare in mano. Ti sedesti, con normalità ti introducesti nell’allegra conversazione e, come se nulla fosse, il tuo piedino si venne a posare tra le mie gambe. Per poco non mi strozzai con il vino.

SMS. Tuo marito.

‘Che palle…non gli rispondere…ma che vuole???…’ – fu il suggerimento di quella che ti stava accanto.
‘Vuol sapere a che punto siamo…ora gli rispondo…’ – e mentre scrivevi parole rassicuranti il tuo piedino nudo mi stava mandando in paradiso.

SMS sul mio cellulare. Sei tu che mi scrivi !!!

. ‘Ti piace quello che sto facendo?…mi sembra di sì…tiralo fuori…lo voglio sentire’

Imbarazzo. Avevi scritto a tuo marito e subito dopo mi avevi fatto una proposta….a cui non sapevo resistere.

Ti rispondo dissimulando indifferenza. ‘Sei matta? ..se insisti vengo sul tuo piedino…’
Mi rispondi subito. ‘Magari. Mi piacerebbe…hi hi hi….cosa aspetti ad andare in bagno? Mi sembri bello pronto…P.S. Quando ti alzi fammi vedere quanto è grosso.’

Sempre più difficile. Alzarsi ad una tavolata con colleghi, facendo finta di niente, e nello stesso tempo far percepire il desiderio che tra le gambe si manifesta con un’erezione mostruosa. Ma, in qualche maniera, ce la faccio. Ti accontento. Tu sorridi, strabuzzando gli occhi. Corro veloce verso il bagno…e ti aspetto. Un minuto…due minuti….ed ecco alle mie spalle il rumore della porta che si apre. Entri silenziosa, il sorriso eccitato di chi sa che sta per fare qualcosa di folle. Ti poni con le spalle alla porta e finalmente, ubriachi di desiderio, ci abbracciamo. La tua mano corre velocemente ad artigliare l’uccello duro.

‘Senti com’è…’ – mi sospiri nell’orecchio – ‘…perché non mi hai mai scopata?…Tiralo fuori…fammelo vedere….’
‘Siamo dei matti noi…se arriva qualcuno…siamo fritti….’ – dico sbarellando fuori dalla patta il cazzo gonfio e scappellato.

Rimanendo col corpo a frenare l’apertura della porta, ti chini in avanti e lo ingoi. La mia mano non può far altro che cercare di penetrare nella scollatura ad acchiapparti una tetta. La paura, l’eccitazione prolungata, il desiderio folle di te….sto per venire. Ti afferro per i capelli come per comunicartelo….segnali ormai che conosciamo…e tu, non diminuisci il ritmo, anzi, affondi con foga l’uccello nella tua bocca…come un’assetata di fronte ad una brocca d’acqua fresca. Provo a sussurrare il tuo nome come per frenarti…..esplodo….esplodo…..sento che mi stai risucchiando l’anima….il calore della tua saliva mista ai miei schizzi di sborra….mi stai togliendo il fiato. Ti rialzi, mi afferri per la nuca e mi baci…mescolando i miei umori, la tua saliva…la tua lingua che penetra in profondità come a voler disperatamente fondere le nostre anime.

‘…dai…vai avanti tu…io mi riassetto un attimo….’ – mi proponi serena Torno al tavolo stordito. Ubriaco. Cerco di riprendere la conversazione. Non mi riesce. Dopo un po’ anche tu sei di nuovo al tavolo. Io mi sento sfinito, tu, invece, è come se ti fossi caricata di nuova energia. La mia, probabilmente. Sei sorridente, allegra, parli con tutti…..solo un nuovo sms di tuo marito ti fa atterrare nuovamente su questa terra.

‘…mi sta dicendo che è tardi!!!…e che passa lui a prendermi, di aspettarlo qui. Che palle!!!’

Siamo tutti un po’ imbarazzati. In fondo non è normale un atteggiamento del genere. Va bene la gelosia….ma qui si esagera!!! Tu, invece, continui a giustificarlo. Accetti con femminile rassegnazione i suoi eccessi. In fondo quello che volevi ottenere dalla serata lo hai già avuto. Me.
Arrivò dopo mezz’ora. L’aria corrucciata di quello a cui girano le palle, il suo ridicolo abito grigio, i suoi occhiali di tartaruga. Un laconico ‘Buonasera’ rivolto a tutti…e un ‘…sei pronta?’ come a sottolineare la fretta di portarti via.

Che stronzo d’uomo !!!

Eppure, molti anni prima, non era affatto così. Mi ricordo che agli inizi era una persona molto socievole. Cercò di conquistare addirittura la mia amicizia regalandomi pregiate bottiglie di vino, coinvolgendomi in esperimenti informatici…e soprattutto sfidandomi a tennis, la sua grande passione.

Contavo di stracciarlo, lo ammetto. Ho quasi dieci anni e venti chili meno di lui…e invece…mi rifilò un 6-1, 6-1 che mi lasciò senza fiato. Come di fatto mi lasciò senza fiato sotto le docce!!! Un uomo senza cazzo…solo palle…e piccole!!!

All’epoca non c’era niente tra noi se non una normale amicizia di lavoro. Solo diversi anni dopo, quando tra noi si era innescata quella confidenza esageratamente intima, ti confessai che ero rimasto stupito di quanto tuo marito ce lo avesse…..piccolo. Esageratamente piccolo tanto da confonderlo nella foresta di pelo sovrastata da una pancia degna di un tedesco grande bevitore di birra. E non osavo immaginarti in intimità con lui. Tu, esile e deliziosamente proporzionata…sexy….lui così…scimmiesco, volgare…e anche mini dotato. Quando trovai l’occasione di parlartene, mi confessasti che avevi avuto soltanto lui come punto di riferimento maschile…e pensavi che…tutti fossero così. Non ti eri posta mai il problema fino a quando, per la prima volta, me lo toccasti da sopra i pantaloni. Mi ricordo che cominciasti nervosamente a ridere…non ci credevi. E quando fu nelle tue mani te lo rigirasti di fronte agli occhi come per verificare che fosse vero.

Che tenerezza mi facesti !!!

Per non parlare poi di quello che mi raccontavi della vostra ‘intimità’. Solo di sabato sera, niente preliminari, niente sesso orale….ti rigirava, ti saliva sopra, tre/quattro colpi…un grugnito (parole tue!!!)…e buonanotte. Quello era il sesso per te. Me lo confessasti quando, per la prima volta, riuscii a leccarti la passerina. Quattro volte mi venisti in bocca e ti dispiacque pure che il suono del telefono dell’ufficio interruppe le ‘operazioni’.

‘Cazzo…mi hai stravolto…non smettevo più di venire!!!…’
‘…ma tuo marito non?…’
‘…lo faceva…tanti anni fa, quando eravamo giovani…adesso…si limita a delle ‘sveltine’ fatte in fretta e furia…magari gli prende nel cuore della notte…così…ormai manco mi sveglio…lo lascio fare….’
‘…sai, non per consolarti…però anche per me la cosa è molto simile…con mia moglie…da giovani qualche follia l’abbiamo fatta…poi i figli, il lavoro, la casa…le cose della vita…e tutto piano piano si affievolisce….ogni tanto una scopatina triste….quasi per dovere…’

Ti sei accontentata sempre di questi scampoli di vita. I nostri segreti, i nostri eccessi rubati all’umanità. Una cosa…un mondo tutto nostro. Inviolabile e segreto.

E la nostra ‘forza’ è stata sempre quella di reinventarci, vivere come un gioco la nostra storia segreta…lasciandoci andare alle confidenze più estreme, i desideri mai sperimentati e ogni volta trovare nell’altro un partner pronto a recepire ed accontentare con gioia.

Odio il pelo!!!…te lo avevo detto quasi per scherzo. E tu cosa mi combini? Me la presentasti di fronte agli occhi, quel sabato mattina piovoso, completamente depilata. Solo per me….sembrava quella di una bimba tanto era liscia. TE LA MANGIAI !!!….avevo perso la testa…completamente…rimasi tra le tue cosce per mezz’ora…o forse di più….so soltanto che quando, con la bocca completamente anestetizzata, smisi….quasi svenisti sulla sedia. Sei volte eri venuta…il tuo succo aveva completamente bagnato il mio viso…e la camicia!!! Il sabato per te era un giorno speciale. E anche il lunedì….

Di sabato dovevi fare il ‘pieno’ di me…per reggere il peso delle domeniche chiuse in casa a cucinare sempre piatti nuovi, pronti ad essere criticati dalla tua ‘amorevole’ suocera. I compiti dei bambini, i panni da stirare….Domenica in!!! E tuo marito, nelle sue comode pantofole, a leggere i giornali e seguire le partite….tutte le sante domeniche!!!

Il lunedì arrivavi in ufficio con la faccia nera e facevi di tutto per trovare anche un solo secondo per me. Ti bastava sfiorarmi, baciarmi, toccarmi….come fossi un totem taumaturgico….e il sorriso tornava splendente…pronta ad affrontare con rinnovate energie la settimana di lavoro.

Sapendo questo, una volta ti volli fare un regalo. Sapevo che il capo ufficio quel giorno sarebbe arrivato tardi e che i nostri colleghi fino alle nove sarebbero stati al bar a godersi il cappuccino. Arrivai presto e mi denudai….

Sudavo freddo. Rischiavo il posto. Sapevo che tu, non vedendo l’ora di rivedermi, normalmente eri la prima ad arrivare. Mi nascosi dietro gli armadi …e attesi…con la mano che lentamente preparava lo ‘spettacolino’ tutto per te. La porta che cigolando si aprì….riconobbi, per fortuna, i tuoi passi…ti avvicinasti alla tua postazione, accendesti il pc, apristi la finestra e, come ogni giorno, venisti dietro gli armadi ad appoggiare il soprabito…e….

Ti cadde tutto di mano. Nudo, completamente nudo, non mi avevi mai visto. Era un regalo…una cosa che stavo facendo (pazzo !!!) solo per te….

I tuoi grandi occhi si sgranarono ancora di più, la mascella non resse…la bocca ti si aprì come se tu avessi visto un extra terrestre.

Cercai, goffamente lo riconosco, di mettermi in posa come un modello sexy. L’uccello pendeva gonfio e voglioso. Non sapevo cosa aspettarmi….avevo paura che, forse, saresti scappata spaventata….e invece….come la più languida delle geishe….ti avvicinasti…un gesto per impormi il silenzio….le tue mani corsero lungo tutto il mio corpo…leggere come farfalle a trasmettermi delicati brividi…toccavi tutto…spalle, collo, pettorali, bacino e cosce…come se tu volessi mantenere per ultimo il ‘bocconcino prelibato’….mi facesti voltare per sfiorarmi la schiena…giungendo alla fine a percorrermi il solco delle chiappe….e poi attaccasti con bacetti, leggeri colpi di lingua appena accennati, morsi rapidi…te lo stavi davvero godendo il mio corpo….che, in quel momento, era davvero tutto tuo. Ti chinasti per guardarmi dal basso, gli sguardi fissi negli occhi dell’altro.

‘Sei fantastico…avevo proprio bisogno di questo…sei il mio maschio!!!’

E detto questo mi ingoiasti fino in fondo l’uccello. Le mani corsero a gratificarmi le palle dure e pronte all’orgasmo….un dito malandrino andò a cercare i punti sensibili, proseguì la corsa, titillò il buchetto….e mi penetrò…in profondità. Un sospiro fin troppo rumoroso le segnalò il mio gradimento ‘
‘Ti piace?…era tanto che ci pensavo…’
‘…ah…mi stai facendo morire….’
‘…vienimi sul viso….non lo hai mai fatto…lo voglio sentire….’
‘…è pericoloso….se arriva qual…’
‘….fallo!!!….adesso!!!….’

Continuavi imperterrita a penetrarmi il culetto, il tuo viso a pochi centimetri dal mio uccello….schizzai talmente tanto che anche i capelli furono impiastricciati di sborra……e mentre ancora tremavo per gli spasmi dell’orgasmo intenso, giusto per darmi il colpo di grazia, ingoiasti per intero tutta l’asta tanto che la cappella urtò in diverse occasioni le tue tonsille…..mi avevi completamente prosciugato.

Se io ero il ‘tuo maschio’….tu eri davvero la ‘mia femmina’ !!! Sto diventando noioso con questi ricordi !!! Sei a pochi metri da me, dovrei venire lì, prenderti per i capelli e violentarti….come in più di un’ occasione mi hai chiesto. Basta !!! Non reggo più questa situazione. E’ una settimana che non mi parli, che non mi cerchi…anzi…mi eviti. Cosa ho fatto?…Cosa è successo?

Prendo un incartamento e, fregandomene di tutto e di tutti, vengo diretto alla tua scrivania. Mi guardi terrorizzata.

‘Che c’è?….’- mi domandi con un fil di voce
‘…cosa è successo?…’
‘…non ora…ti prego…’
‘…quando?…dimmi un’ora…un posto….’
‘…ti prego…lasciami stare….non è proprio il caso…’

Sento lo sguardo dei colleghi addosso. Chi se ne frega. Rimango in piedi di fronte alla tua scrivania. Pretendo un chiarimento. Non mi muovo. Mi guardi supplicando di andarmene. Scuoto leggermente la testa. Lo sguardo durissimo piantato nei tuoi occhi quasi lacrimanti.

‘…mio marito se n’è andato di casa…’
‘…cosa?…’
‘…è andato a vivere con un’altra…’
‘…stai scherzando?…’
‘…no…sto vivendo un incubo…i bimbi sono distrutti…e mia suocera….’ – e qui scoppiasti a piangere
‘…ok…ok…calmati….andiamo a prenderci un caffè….’ – sussurrai

Le mani ti tremavano, gli occhi devastati dal pianto e dal sonno perso.

‘Com’è questa storia?…Pipino il Breve (n.d.a. il soprannome che gli avevamo perfidamente affibbiato) ha un’amante???…non ci credo…’
‘…e da tanti anni !!!…e lo sai cosa?…la troia ha dodici anni meno di me!!!…hai capito…anche giovane se l’è scelta!!!…’
‘…oh cazzo…e non ti sei mai accorta di niente?…’
‘…perché?…lui si è accorto di qualcosa di me???…eravamo arrivati all’indifferenza…questa è la verità…io con la testa, col cuore e con il corpo….mi sono data tutta a te….di lui non mi fregava più niente…e probabilmente la stessa cosa è successa a lui…’
‘…e allora di cosa ti lamenti?…le storie di amore nascono e muoiono…l’unico problema semmai sono i bambini….’
‘…già…e il fatto che io sto invecchiando…e che tu sei sposato…e che resterò sola per il resto dei miei giorni…’
‘…e che cosa vuoi fare allora?…’
‘…riconquistarlo !!!…’
‘…e di conseguenza…io devo sparire dalla tua vita….giusto…giusto….in questo momento devi essere libera di pensare ed agire….per il tuo meglio e quello dei tuoi figli…ok…ok…io comunque ti sono accanto…qualsiasi cosa….sai che puoi contare su di me…’

Passarono i giorni, le settimane…i nostri rapporti si erano ridotti a laconici saluti. Il nostro gioco era finito. E senza di te il lavoro mi era diventato insopportabile. Poi, una sera, mi scrivesti un SMS.

‘E’ tornato!!! La vita torna a sorridere. Domani non sarò in ufficio e neanche nei prossimi giorni. Ho già chiesto di essere spostata in un’altra filiale. Sei e resterai per sempre il mio maschio. Ti amo.’

La festa è finita.

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