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La reunion del Cavalieri

By 28 Gennaio 2023No Comments

Ogni volta che si conficca dentro di me, la fica va in fiamme. Sarà il sesto o settimo che mi scopa questa sera e sono consapevole che non sarà l’ultimo. La fila fuori da quella porta è ancora lunga. Tutta colpa della mia linguaccia e di quella arroganza adolescenziale che ti spinge a contraddire tutto e tutti. Qualcuno mi spinge il bocca la punta del suo cazzo. Si spinge giù fino in gola provocandomi un conato, afferrandomi per i capelli così da richiamare la mia attenzione. Lo fisso. Vuole che lo pompi, che glielo succhi fino a farlo venire. Deglutisco e inizio a succhiare, avida mentre una mano mi schiaffeggia un seno ed qualcun altro mi posa sulla guancia la punta di un altro cazzo. Questa serata finirà prima o poi… ma andiamo con ordine.

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Avete presente i giochi finiti male? No, non è questo il caso. Nel momento in cui Sara, una vecchia compagna di liceo, mi aveva telefonato per invitarmi alla reunion dell’Istituto Cavalieri, anno 1983 sapevo che sarebbe successo qualcosa. Al liceo ero la classica secchiona: imbranata, timida e con l’apparecchio ai denti. Il mio primo bacio ad un ragazzo lo avevo dato alla festa della scuola. Eravamo al centro della pista, lui completamente ubriaco, io ballavo con le amiche. Complice un orribile brano dance di quel periodo ed un’orda di deficienti che ha iniziato a spingere ci siamo scontrati. Lui aveva sorriso, io pure, era pure carino. Dopo avermi messo una mano sul culo mi aveva baciata, sicuramente scambiandomi per la ragazza con cui si accompagnava. Per me fu l’apice della quarta superiore. La verginità l’ho persa qualche anno dopo, in gita scolastica, con un ragazzo imbranato tanto quanto me che era stufo di sentirsi chiamare “verginello” dai suoi compagni. Continuarono a chiamarlo comunque in quel modo fino al diploma. E’ stato all’università che ho iniziato a capire come girava il mondo. Ho tolto l’apparecchio, trovato un buon lavoro ed iniziato a fregarmene del giudizio altrui. Mi sono sposata e separata qualche anno più tardi. Insomma una vita normale e ordinaria come quella di tutti, fino a quella telefonata.

t “Parlo con Anna? Anna Ricci?”

l “mmh si, sono io. Chi parla?”

t “Sono Sara, Sara Satta della 5°B Cavalieri. Ti ricordi? Eravamo vicine di banco. Come stai?”

l “Sara! Ah si, ciao, mi ricordo. Oddio, ma quanti anni sono passati? Quindici- sedici?”

t “Ne sono passati venti, ed è proprio per questo che ti chiamo. E’ tradizione del Cavalieri organizzare la reunion degli ex allievi e quest’anno tocca al 1983.”

l “Ah.”

t “che c’è? Non dirmi che non vieni…”

l “Boh, non lo so. Il liceo non è stato propriamente il periodo migliore della mia esistenza sulla terra”

t “Eddai, ti prego! Si tratta solo di una cena, e poi non puoi lasciarmi sola con la Ribaudo a fare la stronza. Ti ricordi quando al suono della campanella passava in rassegna tutti quelli che entravano elencando le marche degli abiti che indossavano e quanto costassero?”

l “Di lei mi ricordo il “sfigata” che barbottava ogni volta che le passavo vicino”

t “Appunto! Vuoi lasciarmi nelle sue grinfie? Eddai! Ci divertiremo ed in caso contrario affogheremo nell’alcol. Verrai?”

l “Solo se potrò dare della “sfigata” alla Ribaudo” ridendo attacco la telefonata dopo essermi appuntata data e location.

Visto che la palestra dell’istituto era inagibile causa lavori, la reunion si sarebbe tenuta presso la sala congressi di un hotel. All’evento erano stati invitati a partecipare solo gli ex allievi, senza fidanzati/compagni/mogli e mariti ne tanto meno figli. Già da questa premessa che mi fece Sara, dopo essere passata a prenderla, avrei dovuto immaginare che mi sarei trovata di fronte alla versione peggiore dei miei ex compagni. Ed infatti… al nostro arrivo alcuni erano già completamente ubriachi, uomini e donne senza distinzione. I pochi rimasti erano divisi in gruppetti – proprio come alle superiori -. Alcuni di loro erano peggiorati: pancetta, doppio mento, stempiature varie, altri invece, gran parte dei brutti anatroccoli del liceo – come la sottoscritta – erano sbocciati. La cena era stata consumata abbastanza in fretta così da lasciare più spazio al dj ed al repertorio musicale degli anni 2000.
l “Davvero ascoltavamo questa musica orrenda?” domando ad alta voce a Sara, al centro della pista, dondolando a tempo di musica.

t “Non è orrenda, io la ascolto tutt’ora quando mi sento giù” lei ridacchia ed io la guardo male prima di essere urtata da qualcuno sopraggiunto alle mie spalle. Mi volto, ritrovandomi davanti Leonardo Raggi, detto Leo, il bono più bono che il Cavalieri avesse mai visto, eletto mister Cavalieri per ben 5 anni. Lo squadro constatando quanto il tempo sia stato clemente con lui. Alto 185 centimetri, fisico da sportivo, pelle abbronzata, capello scuro di media lunghezza pettinato all’indietro e barba, ben regolata leggermente imbiancata.

n “Non ti hanno detto che la reunion è per i soli allievi? Con chi ti sei imbucata dolcezza?” mi squadra in maniera lasciva, risalendo il mio metro e settanta dalle decoltè in vernice nera con il tacco sottile, lungo le gambe lasciate nude fino al ginocchio dove la gonna di un tubino nero mi fascia le cosce e poi i fianchi risalendo la vita fino a contenere il seno per aprirsi poi con uno scollo a barca che lascia scoperte scapole e spalle.

l “5°B. Frequentavo la 5°B. Sono Ricci” lui strabuzza gli occhi squadrandomi di nuovo, questa volta dai capelli, lisci, scuri e lunghi, soffermandosi sulla mia quarta di seno, e poi giù sulle chiappe a mandolino – grazie a quella fottuta palestra che mi stermina per 3 volte a settimana -. Torna a fissarmi in volto, nei nei occhi scuri con un sorrisetto compiaciuto.

n “Sei sposata? Figli?” io scuoto la nuca

l “Tu?”

n “Divorziato da una stronza che pretende metà del mio stipendio per andare a sculettare in una scuola di ballo mentre la baby sitter si prende cusa di nostro figlio.” sorride amaro facendosi più vicino. “Ho sposato la Ribaudo”

l “Nooo!” prendo a ridere e lui con me mentre mi scosta i capelli dal collo.

n “Abbassavi sempre lo sguardo al liceo. Non sapevo avessi gli occhi scuri. Dei bellissimi occhi scuri.” si lecca le labbra ed io gli fisso la punta della lingua come un’adolescente.

l “E’ passato tanto tempo da allora. Sono cambiata. Siamo cambiati. ” faccio spallucce cercando di cambiare discorso

n “Già. L’ho notato” mi squadra, poi un pò titubante prosegue “Abbiamo prenotato delle stanze qui, stasera. Visto che l’alcol scorre a fiumi, meglio essere previdenti. Che ne dici di… fermarti con noi”

l “Chi è contemplato in questo “noi”? Comunque devo riportare a casa Sara” lui mi interrompe

n “Oh ma si ferma anche lei. Maggio glielo ha chiesto un attimo fa”

l “Maggio? Fabio Maggio? Quello che al distributore ti offriva un the caldo in cui ci aveva pisciato dentro un attimo prima? Quel Fabio Maggio?” lui ride annuendo

n “Eddai ci divertiamo un pò. Sei grande e vaccinata adesso, no? Una donna forte e indipendente… non avrai paura” sfoggia un sorriso da diavolo tentatore

l “Paura io?” lo so che mi sta provocando e che dovrei dire no, ma per quel senso di rivalsa che mi ha spinta a cambiare “D’accordo. Fammi strada”

Ed eccomi qui, di fronte alla porta della suite affittata da Raggi. Mi aggiusto la gonna mentre lui bussa un paio di volte. Ad aprire è Fabio Maggio (quello della pipì nel thè) che sorride compiaciuto squadrandomi.
v “Ma ciao splendore” mi fa un occhiolino ed io roteo gli occhi. Apre un po’ di più la porta senza darci la possibilità di guardare dentro. “I cellulari non sono ammessi. Prima di entrare spegnetelo ed infilatelo qua dentro” ci allunga una borsa di cotone, quelle usate per fare la spesa, piena a metà di smartphone di ultima generazione. Io e Raggi eseguiamo e la porta si apre. L’ambiente non è molto grande. Al centro della prima sala c’è un divano accompagnato da un paio di poltrone sistemate a semicerchio attorno ad un tavolino basso cu cui c’è di tutto: alcol, fumo e delle striscioline di polvere bianca che a turno finiscono nelle narici di coloro che occupano il salottino: due donne e tre uomini. Un paio di loro prendono a baciarsi per poi scoppiare a ridere. Scosto lo sguardo spostandolo verso la parete di destra dove si trova il minibar. Attorno ad esso ci saranno una decina di persone, anche qua miste. Qualcuno è completamente vestito, qualcun altro ha smarrito la gonna o la camicia. Una bionda dai capelli lunghi e lisci ed il viso gonfio di Botox gira per la stanza a seno scoperto barcollando con un bicchiere in mano. Di tanto in tanto la mano di qualcuno le strizza un seno, facendola ridacchiare in maniera frivola.

l “Sodoma e Gomorra” osservo un po’ scettica percependo il divertimento di Raggi, la cui mano si posa sopra il mio sedere. Rabbrividisco nel percepire il suo respiro caldo che mi solletica il collo.

n “Vuoi essere la mia Messalina?” le dita della sua mano prendono a raccogliere la stoffa della gonna, scoprendomi lentamente il retro delle cosce e la parte bassa delle natiche. Non dico nulla e lo lascio fare. La sua mano inizia ad accarezzarmi il sedere nudo ed il suo indice discende lo spacco per agganciare la sottile striscia di pizzo del perizoma che indosso. Mi ritrovo a gemere nell’istante in cui superata la stoffa, prende spingere la prima falange del dito dentro di me.

n “Non mi hai risposto” sussurra contro il mio collo prima di baciarlo “Vuoi essere la mia Messalina?” Retrocedo, appoggiandomi al suo corpo solido, ruotando il viso così da fissarlo i quegli occhi che bruciano di desiderio. Che cos’’ho da perdere? Non ho doveri verso nessuno e non sarebbe la prima volta che faccio sesso con un uomo consapevole che l’indomani non ci sarà un seguito.

l “Si” sussurro prima di venire travolta dalla sua bocca che prende a divorarmi in maniera volgare.

n “Andiamo di là. Staremo più comodi” accenna con la nuca alla porta in fondo alla stanza. Dopo essermi riabbassata la gonna lo seguo. Lui ride. “Dopo di lei” mi cede il passo lasciando che sia io la prima ad entrare. Abbasso la maniglia e spingo l’imposta bloccandomi quando vedo due uomini che stanno facendo sesso al centro del letto. Quello a quattro zampe che sta prendendo un enorme cazzo nero mi fissa.

¢ “Chiudete la porta” ordina con voce ansimante andando poi ad incitare il compagno a scoparlo più forte. Sorpresa volto il viso in direzione di Raggi, ancora dietro di me. Lui sorride, incurante di quello che sta accadendo davanti a lui, rompendo la distanza che ci separa per afferrare lo scollo a barca dell’abito.

n “E’ da quando ti ho vista che sogno di farlo” con uno strattone lo abbassa fino alla vita facendo balzare fuori i seni anche dal bustier di pizzo senza spalline che porto sotto. Del colore del latte, pieni ed invitanti presentano al centro un bottoncino di carne eretto color rosa scuro. Ansimo per la sorpresa e la fitta di piacere che mi colpisce al centro delle gambe e poi la sua bocca è su me. Prende a succhiare un capezzolo avidamente, mentre strizza l’altro tra le dita. Il dolore mi mescola al piacere, spingendomi ad esigere di più. Tiro su la gonna dell’abito e lascio scivolare il perizoma di pizzo lungo le gambe. Lo scalcio via mentre lui passa all’altro seno. Ansimo ancora andando ad accarezzargli il sesso attraverso gli strati di stoffa. Lo trovo eretto e decisamente lungo, tanto da arrivare a lambire la vita dei pantaloni. La consapevolezza che tra poco sarà dentro di me mi provoca un’altra stilettata di piacere. Le mie dita lavorano in fretta liberandolo dalla costrizione dei pantaloni e degli slip. Lui si stacca da me per farsi guardare l’uccello.

l “Cazzo” esclamo con voce ansimante. Oltre ad essere lungo è anche largo ed improvvisamente ho una gran voglia di saggiarne la consistenza. Mi inginocchio davanti a lui con i seni sballonzolanti. Sfilo dalla testa tutto ciò che ancora indosso quindi apro la bocca ed inizio a succhiarglielo. Impossibile prenderlo tutto. E’ troppo grosso per accoglierlo in bocca completamente. Le poche volte che mi spingo un po’ di più, una serie di conati mi ribalta lo stomaco. Lui geme e ride allo stesso tempo.
n “E’ il più grosso che hai preso? Brava succhialo… succhialo come acqua nel deserto” continuo cercando di fare del mio meglio rialzando di tanto in tanto lo sguardo per osservare le riazioni sul suo volto. Dopo qualche minuto mi afferra la testa con entrambe le mani, bloccandola ed iniziando a muovere il bacino, scopandomi la bocca. Vengo colta da una serie di conati, le guance si arrossano e delle involontarie lacrime iniziando a scendere. La saliva è talmente tanta che ogni volta che il suo cazzo entra, straborda dalle labbra sporcando mento e collo. Ancora un affondo e poi mi lascia la testa, sfilandosi da me. Mi afferra sotto le ascelle alzandomi di peso, muovendosi verso il letto ancora occupato dai due. Mi sdraia di schiena e poi si conficca dentro di me. L’affondo mi toglie il fiato. Non mi da il tempo di abituarmi iniziando una cavalcata selvaggia che mi lascia senza fiato. Ogni volta che sbatte contro di me, i seni mi sfiorano la mascella. Mi solleva le braccia portandole oltre la mia nuca, distese sul letto. Sovrappone i polsi tenendoli fermi con una sola mano mentre con l’altra mi solleva leggermente il bacino, così da affondare ancora di più dentro di me. I miei gemiti si fondono con quelli dell’uomo a carponi. I nostri occhi si incrociano per qualche istante. Siamo quasi di fronte, io sotto, lui sopra mentre i nostri amanti ci pompano con forza. Abbassa il viso avvicinandolo al mio ed io gli vado incontro. Ci baciamo, gemendo poi un fiotto caldo mi inonda il ventre, costringendomi ad interrompere il contatto. Fisso Raggi e poi il suo cazzo la cui punta giace inerme sulla mia pancia circondata da una quantità esagerata di sperma. “Merda” bofonchia nel tentativo di calmare il respiro. “Sei venuta?” io scuoto la nuca, lui fa un verso di stizza con la bocca. Si alza, prende una scatola di fazzoletti e me la allunga. Mi ripulisco in maniera sommaria mentre lo osservo raggiungere la porta del bagno. Espiro un po’ delusa pronta a rialzarmi, vestirmi e tornare di sotto alla festa. Evviva evviva. Una mano un po’ rugosa e dal tocco leggero, mi accarezza la guancia. Sollevo lo sguardo. E’ l’uomo con cui mi sono baciata prima. Gli sorrido un po’ mesta e lui si abbassa per baciarmi. Non si limita a fare quello, lascia correre la sua mano sul mio seno e poi continua raggiungendo il monte di venere. Strizza il clitoride tra indice e medio, iniziando un movimento circolare mi porta ad ansimare all’istante.

¢ “Lasciati andare” mi sussurra prima di tornare a baciarmi in maniera volgare. E’ come se mi avesse dato il benestare a godere. Inizio ad ansimare a voce alta, fregandomi di chi potrà sentirmi, assecondando con il bacino i movimenti esperiti di quelle dita che pochi secondi dopo mi portando ad uno degli orgasmi più rapidi ed intensi che io abbia mai avuto. Il corpo si tende come la corda di un violino per dieci, dodici secondi per poi rilassarli, lasciandomi soddisfatta e serena. Lo fisso quando si stacca e lui fa altrettanto “Non andare” bisbiglia raddrizzando la schiena. Tutta presa dal mio orgasmo non mi era resa conto che il tizio dietro di lui avesse smesso di scoparlo. “Apri la bocca” mi sussurra ed io eseguo. Lui si fa avanti sistemando le ginocchia al lati del mio capo ruotando il bacino in avanti così da guidare la punta del suo cazzo contro la mia guancia. Lo struscia e poi me lo infila in bocca. Inizio a succhiarglielo e lui piega in avanti il busto puntando i gomiti, sul materasso ai lati delle mie anche, spalancandomi le gambe per infilare la faccia tra le mie cosce. Affondo le mie unghie nelle sue natiche mentre la sua lingua mi scopa, continuando a succhiarglielo. Con più gli succhio il cazzo con più lui mi succhia la figa, ripulendola dallo sperma di Raggi. Gemo, spingendogli il bacino contro la faccia, obbligandolo a succhiare ancora di più. Rilascia la mia carne con uno schiocco ruotando sul fianco e trascinandomi con lui. Mi guida con le mani, sfilando il suo cazzo dalla mia bocca e facendomi alzare la schiena. Mi fa ruotare, così da farmi letteralmente sedere con la figa aperta e calda sulla sua faccia. Lo domino dall’alto strizzandomi i seni notando il ragazzo di colore avvicinarsi al letto. Afferra le mie mani scostandole per succhiarmi i capezzoli. Mi sento una dea e posta la destra dietro alla sua nuca lo invito a prende di più. A succhiare più avidamente, a mordere ed a prendere ciò che desidera da me. Percepisco due dita spingersi nella mia figa, poi si ritraggono risalendo il taglio delle natiche fino a raggiungere quell’orifizio quasi per nulla allunato. Mi accarezza la circonferenza, spingendo leggermente con la punta del dito. La carne cede sempre di più, consentendo all’indice di esplorare la cavità. Chiude il dito ad uncino, spingendo con l’intero pugno contro le natiche. La sensazione è travolgente, tanto da portarmi a gemere forte e serrare le dita attorno alla nuca dell’afroamericano. Si ritrae e poi spinge ancora, impostando un ritmo lento e svogliato.

l “Di più” sussurro “Ancora… di più” sono le uniche parole che riesco a sussurrare. L’uomo di colore si stacca dai miei seni spostandosi dietro di me, mentre l’altro sotto sfila l’indice dal mio culo, scivolando sulle lenzuola fino a portare i nostri bacini a combaciare. Con un colpo secco spinge il suo cazzo dentro di me, afferrandomi le anche per esortarmi a cavalcarlo. Piego il busto in avanti, puntando le mani al materasso, lasciando che i seni sfiorino il viso maschile. Prendo a cavalcarlo velocemente, impalandomi su di lui che geme, strizzandomi i seni e guidandoseli in bocca. Più succhia i capezzoli più io spingo il bacino verso il materasso. Il suo cazzo è magnifico e mi riempie alla perfezione raggiungendo quel punto nascosto dentro di me che poco dopo mi fa raggiungere il piacere nuovamente. Loro però non si fermano. Si. Loro. Il ragazzo di colore dopo aver lubrificato il suo enorme attrezzo mi allarga le natiche. Appoggia la punta sul cazzo dell’altro e spinge. Spinge, forte, obbligando la mia figa ad allargarsi come non mai per accogliere entrambe i cazzi. Sudo, godo e dopo un po’ di dolore, li prendo entrambi. Ho due cazzi dentro di me e la sensazione è magnifica. Uno continua a strizzare e succhiare i capezzoli eretti ed ormai rossi, l’altro allunga le dita fino al clitoride massaggiandolo. Mi è rimasta solo la bocca libera che uso per godere, libera come non mai. Riapro gli occhi dopo non so dopo quanti minuti, rendendomi conto che non siamo più soli nella stanza. Le mie urla devono aver destato l’attenzione di chi sostava nel salottino, perché intorno al letto ci sono diversi uomini, nudi con il cazzo in mano che si masturbano. Lo fanno blandamente, per mantenere l’attrezzo in caldo, e la cosa mi mette in agitazione. Il ragazzo di colore si sfila da me, sparando sperma sul tizio sotto che smette di succhiarmi i seni afferrandomi le guance.
¢ “Guardami” mi ordina ed i miei occhi scendono su di lui “Ti stai divertendo?” sussurra premuroso ed io annuisco. Lui sorride “Allora rilassati” quindi si sfila dalla mia figa, sistemando la punta del cazzo imbrattato di sperma sul mio orifizio. “Inspira profondamente e rilassati” sussurra, io eseguo. Con una mano mi strizza il fianco con l’altra la base del cazzo. Spinge, spinge in maniera continua contro quel muscolo per nulla allenato a ricevere ospiti. Si apre lentamente, cedendo alla forza di quel membro che si fa strada dentro di me. Mi brucia. Mi brucia tremendamente ma sono troppo determinata per fermarlo. Una volta che il suo cazzo è tutto dentro il mio culo, si ferma. Lo lascia lì diversi secondi prima di decidersi a muoversi e quando lo fa mi stimola il clitoride con le dita. Lo fisso dall’alto provando un dolore che lentamente viene lenito dal piacere. Il movimento di uno degli uomini in piedi di fronte a me, mi distrae. Sta salendo sul letto, in ginocchio. Afferra la mia mano portandola al suo cazzo. Vuole che lo seghi. Lo fisso in volto, poi scendo su quella punta rossa e tesa bisognosa di attenzioni. Inizio a muoverla raccogliendo la pelle alla base per poi ridistenderla. Lui geme, io godo. Mi piego in avanti e lo infilo in bocca. Ho un cazzo in culo ed uno in bocca ed entrambi mi pompano con vigore facendomi godere. Non durano molto, ne uno ne l’altro. Ingoio lo sperma, lasciando il cazzo dell’ultimo arrivato, senza preoccuparmi di quella che mi è stata sparata in culo. Il tizio che era sotto di me si rialza dal letto ed al suo posto si stende un biondino che un po’ incerto cerca di infilarmi il cazzo nella figa. Gli do una mano sedendomi su di lui mentre davanti alla mia faccia si palesa il cazzo eretto di Fabio Maggi. Fisso il volto del compagno più stronzo che abbia avuto alle superiore e poi il suo cazzo schiudendo le labbra ed iniziando a spompinarlo con gusto.

E’ in questo modo che è iniziato tutto ed è da un paio d’ore che sono in questa stanza. Di tanto in tanto mi guardo attorno, ma il numero di cazzi che aspetta di venire non accenna a diminuire. Mi sono scopata anche la bionda che si aggirava per la stanza con i seni scoperti. La mia prima scopata con una donna. Lei succhiava la mia figa, io la sua, con le dita di entrambe che pompavano nella figa dell’altra. Abbiamo ricevuto fischi di apprezzamento ed un tifo da stadio soprattutto quando mi ha fatta sedere sul bordo del letto con le gambe spalancate, lei che mi bloccava da dietro con un braccio, mentre con tre dita si conficcava dentro di me a velocità supersonica per farmi squirtare. E’ stata un’altra prima volta.

Che dire? Non so quando riuscirò ad alzarmi da questo letto con la figa in fiamme (ma come fanno nei porno?!?) il culo rotto, lo stomaco pieno di sperma ed i muscoli del ventre che mi dolgono per quante volte sono venuta. Sicuramente da domani i miei cari ex compagni di istituto non mi ricorderanno più come la “Sfigata” bensì come quella fantastica creatura in grado di scoparseli tutti con grande ed immenso godimento.

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