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La troia infinita

By 13 Gennaio 2019Aprile 2nd, 2020No Comments

D’improvviso la porta si aprì, il vento della tempesta che era in corso fuori fece irruzione nel locale, i campanellini di ottone suonavano come impazziti.
In fondo al negozio si vedeva appena, avvolto nel fumo della pipa un uomo di mezza età, era seduto comodo su una poltrona color cuoio e ora guardava con aria disinteressata verso la causa di quel baccano. La causa era una ragazza che cercava rifugio dalla pioggia ed era entrata nell’unico negozio aperto in quella domenica pomeriggio di tardo febbraio. Aveva il cappotto completamente fradicio un paio di jeans e scarpe da ginnastica zuppe.
L’uomo rimase a guardarla per alcuni istanti, avrebbe potuto essere gentile, invitarla a levarsi da indosso quei vestiti ed asciugarsi, una volta seminuda sarebbe stato sicuramente più facile riuscire a sedurla e rimediare una scopata per averla salvata da quella tempesta. Ma queste cose non succedono nella realtà, specie nel suo negozio malandato così dopo aver messo il suo indice sulla pagina che stava leggendo, chiuse il libro e disse.
Come vedi ragazzina, non è un negozio di vestitini colorati, borse e altre cosette da adolescenti. Non credo che tu abbia abbastanza soldi per poter comprare qualcosa qui dentro. Aspetta pure ma non toccare nulla.
La ragazza rimase immobile mentre una piccola pozza d’acqua si stava formando sotto i suoi piedi, abbassò la testa e annuì.
Grazie Signore, piacere sono Stefania disse con un filo di voce ancora affannata.
L’uomo prima di inoltrarsi nuovamente nella lettura ribattè che non gli interessava sapere il suo nome, tanto una volta diminuita la tempesta sarebbe uscita e non l’avrebbe mai piu rivista.
Leggeva un libro che era rilegato in cuoio color rosso scuro, sembrava che al centro ci fosse un inserto in metallo che raffigurava due serpenti che si mordevano la coda formando un ovale con al centro delle lettere sparse.
La ragazza era attratta da quel libro e notava come lui ve ne fosse immerso, d’improvviso squillò il telefono lui sbuffò, mise il libro capovolto sul comodino al suo fianco e cercando di non farsi notare si sistemò velocemente il pacco gonfio con la mano, si alzò e si diresse nel retro dove stava squillando il telefono.
La telefonata era piuttosto lunga e seriosa e ad ogni minuto che passava la ragazza sentiva il bisogno di toccare quel libro, di guardarlo meglio.
Senza rendersene conto era nelle sue mani chiuso e ne ammirava la fattura, la telefonata sembrava ancora lunga e non saprei spiegare il come ma quel libro finì all’interno del cappotto, la ragazza lo stringeva a sé mentre indietreggiava verso la porta d’ingresso, raccolse la borsa da terra e fuggi lasciando dietro di sé la porta spalancata.
L’uomo si affaccio dalla porta del retro e sorrise mentre si avviava a chiudere la porta del negozio.
Correva sotto la pioggia senza meta allontanandosi il più possibile da quel quartiere, finì vicino ad un casolare abbandonato ed entrò passando da una finestra rotta, l’interno era polveroso ma almeno non pioveva, raggiunse la soffitta e siccome fuori non accennava a smettere decise di arrangiare un riparo comodo, prese un materasso alcune coperte che aveva trovato dentro ad un baule e si sistemo meglio levandosi di dosso quei vestiti bagnati. Un po di luce filtrava dal lucernaio allora prese il libro e dopo averlo nuovamente osservato lo aprì, la prima pagina era bianca, solo il titolo impresso sulla carta risaltava ai suoi occhi in color oro, finemente decorato.
Le prime righe narravano di un posto fantastico, enormi distese di natura selvaggia che si estendevano a perdita d’occhio abitate da strane creature e proprio alcune di queste stanno per recarsi dall’ imperatore.
Nel bosco oscuro un piccolo messaggero si sposta velocemente saltando e procedendo senza un percorso stabilito quando all’improvviso si blocca e si ritrae dietro ad un albero. Sporge nuovamente il capo per guardare e vicino ad un piccolo campo di fortuna vede chiaramente tre fate inginocchiate di fronte a un kottem.
Il kottem è un essere di fantasìa, è poco piu alto di un essere umano ma è fatto e si nutre di roccia  il suo corpo e grassoccio, e questo non è nemmeno dei più belli, ma quello che le fate stanno venerando è il suo membro svettante. Le fate sono creature alate, si muovono sempre a gruppi di tre e i loro pensieri come le parole che dicono suonano all’unisono, sono simili a umani ma di statura molto inferiore, in età adulta possono arrivare a 140 centimetri. Quelle che sta osservando il nostro messaggero sicuro avranno almeno 200 anni e si capisce dai lunghi capelli e dalle ali di dimensioni notevoli. Queste stanno leccando avidamente il membro roccioso grigio e liscio come marmo del kottem che alla loro vista sembra davvero enorme, ridono maliziosamente mentre con la lingua ne percorrono la lunghezza e si scambiano occhiate felici, tra le loro gambe invece gocciolano copiosamente umori brillanti che cadendo al suolo formano pozzanghere di luce, le fate sono famose per essere ottime compagne notturne.
Il kottem invece oggi sa di aver compito facile, soddisfare una donna kottem può richiedere anche una settimana mentre ora a giudicare dalle pozzanghere al suolo si direbbe che sono già molto eccitate. Una delle fate afferra la mano del kottem e la porta tra le sue gambe, le dita di lui entrano dentro il sesso della fata e tutte hanno un sussulto di piacere, ora anche l’altra vuole lo stesso trattamento, il kottem si sdraia e accontenta le fantasie richieste. Solo una delle fate osserva la scena lussuriosa delle sue gemelle che gemono con le dita robuste infilate nei loro sessi, lei sta sventolando a mezzaria, si posa con i piedi sulle cosce del kottem solo una decina di centimetri separano il suo sesso dal membro grigio, piega leggermente le gambe e come il contatto tra i due si fa più presente le altre gemelle sbarrano gli occhi si voltano e la incitano a finire quello che sta iniziando, il cazzo del kottem è ricoperto di umori e nella penombra lo si vede piano piano scomparire dentro la fata che urla mentre accoglie dentro di lei quel mostro, ormai è fatta e si muove ritmicamente su e giu, le sue labbra sono talmente tese che crede di essere al limite ma non se ne cura, preferisce far entrare quell’asta il più possibile e nonostante gli sforzi non è nemmeno a metà ma è vicinissima all’orgasmo.
Nel mentre il nostro messaggero che osserva la scena da poco distante non aveva mai visto una fata, lui da poco stato eletto ad adulto e quella scena gli provocò un enorme rigonfiamento quindi fece quello che sapeva porre fine a quel desiderio e cominciò a segare velocemente la sua asta azzurra, in un attimo una delle fate fu davanti a lui, infatti loro hanno sensi molto sviluppati e in men che non si dica le mani del nostro messaggero erano sostituite da quelle della fata che lo aveva scoperto, indietreggiò per lo spavento e cadde a terra. Un attimo e la fata fu sopra di lui posizionando le sue labbra proprio sopra il glande duro lo accolse fino in fondo, i due infatti erano di dimensioni simili, il nostro messaggero si abbandonò a quel piacere che stava provando quando sentii stringere la sua asta e le fate urlare insieme per l’orgasmo sicuramente provato da quella che stava sopra il kottem, anche lui stava venendo mentre guardava la scena della fata che ora stava immobile su quel pilastro di marmo e una polvere di brillanti color oro la circondava, a seguire prima quella sopra il nostro amico e poi anche l’altra si liberarono in un orgasmo rilasciando la stessa polverina. Augurarono buon proseguimento e buon viaggio e con la stessa velocità con cui arrivarono sparirono nel nulla.
Stefania che stava leggendo seminuda si sentii eccitata, si chiedeva che libro fosse ma non doveva vergognarsi era da sola e aveva immaginato quel membro duro come la roccia entrare dentro di lei, aveva visto gli occhi sorpresi del messaggero e aveva sentito il suo seme che spruzzava dentro il suo sesso, questo un poco la turbava ma pensò che in fondo
era solo un libro. Immaginazione, forse il fatto che lei non era proprio bellissima, in fondo aveva sempre poco curato il suo aspetto fisico e proprio per questo era sicura che non avebbe mai trovato un uomo che la facesse sua e fosse capace di soddisfarla, questi pensieri forse amplificavano le sue senzazioni era la sua immaginazione, ma lei era quasi sicura di aver sentito ansimare quel messaggero.
Riprese a leggere.
I due rimasero qualche minuto come inebetiti, si erano accorti l’uno dell’altro e cosi dopo essersi ricomposti si presentarono, il kottem veniva da Trucon, una terra che assomigliava ad un enorme montagna, si chiamava Kirkuk era anche lui un messaggero e stava andando a portare il suo messaggio all’imperatore.
-Siamo colleghi disse il nostro amico, io sono Gshai e vengo da Leofo, ai confini del lago di Almide e anche io devo andare dall’imperatore per avvisarlo che sta succedendo qualcosa di grave dalle nostre parti.
Vedi da noi tutto sta scomparendo. Nel nulla.
-Allora non succede solo nella terra di Trucon! esclamò Kirkuk.
Si affrettarono e dopo alcuni giorni di cammino arrivarono alla torre dorata dell’imperatore.
Tutto era curato nei minimi dettagli, intagliato in lastre di oro puro che erano solo la base della torre, le donne erano bellissime e di solito qui alla torre ci si poteva divertire per mesi e mesi tra sesso e buon cibo ma oggi regnava un aria cupa, tutti erano con lo sguardo verso il terreno.
I due si affrettarono ad annunciarsi ma trovarono davanti a loro migliaia di messaggeri provenienti da tutto il mondo.
Nel frattempo si è scoperto che l’imperatore stava male, gli serviva una cura e ha chiesto ad Evak di andare a cercare chi potesse salvarlo. Aveva solo un nome e un posto. Gli affidò il tymoj un gioiello che lo avrebbe protetto e lo mandò alla ricerca.
Evak era un fauno, possente e conosciuto ovunque, ma questa è un altra storia.
Arrivò sfinito alle praterie dove abitavano le Oddeky donne guerriere, estremamente capaci, nel villaggio abitava solo un uomo e serviva a loro per riprodursi, ogni nuovo nato maschio veniva abbandonato ai confini del territorio, quando il prescelto era troppo vecchio lo uccidevano per sostituirlo.
Accolsero Evak con grande cura perché portava il tymoj. Disse loro che cercava Chenè che l’imperatore aveva una missione per lei. Le anziane avvisarono Evak che l’avrebbero chiamata subito. Si presentò davanti a lui la donna piu bella che avesse mai visto, era quasi imbarazzato di fronte a quello splendore che scocciatamente chiedeva perché proprio lei.
Evak non seppe risponderle, era ammaliato da quelle forme, da quelle labbra carnose, la immaginava nuda mentre le disse di cercare la cura per l’imperatore, questa poteva essere ovunque quindi era meglio cominciare subito la ricerca. Gli affidò il tymoj, e chiese alle Odekky se anche senza la protezione del gioiello poteva rimanere fino a che non avrebbe ripreso le forze. Queste acconsentirono anche perché sapevano che il fauno una volta ripreso avrebbe regalato loro grandi soddisfazioni. E cosi fu. Chenè prese il suo cavallo e si diresse nelle praterie.
Passarono alcuni giorni ed Evak stava meglio quando sentii delle mani curiosare sotto le sue lenzuola, fece finta di continuare a dormire e le mani si fecero sempre più audaci, il suo membro ora era completamente eretto le mani lo stringevano e lo segavano delicatamente, una delle odekky voleva provare il piacere leggendario del membro di un fauno. Eretto era grosso come un braccio di un uomo adulto, questa odekky ora lo leccava dalla base fino al grosso glande scuro, cresceva sempre di più mentre proseguiva ad insalivarlo, Evak si alzò di scatto e prese la odekky per i capelli, era senza il gioiello quindi la legò al palo centrale della tenda assicurandole i polsi poi le divarico le gambe, il sesso di lei pulsava dal desiderio e Evak strofinò il suo enorme pene su quella fichetta grondante, appoggio il glande ed entrò dentro, quasi svenne mentre l’asta continuava ad entrare dentro di lei senza sosta, finalmente arrivo fino in fondo, ora la estrasse per ricominciare, i colpi una volta creata la strada si fecero sempre piu rapidi, sempre più forti, afferrava la odekky dai capelli mentre nella tenda si sentiva il rumore dei corpi che si toccavano violentemente, gemeva senza controllo e selvaggio arrivò rapido un primo orgasmo ma il fauno non dava nessun cenno di smettere, arrivò anche un secondo e un terzo, non smetteva di affondare in quella carne fino ad un sesto orgasmo che fece inginocchiare la donna, ora sfilò il membro ricoperto di umori, sputò su quel corpo sudato, con le dita ne allargò delicatamente il buco del sedere, la donna capii le sue intenzioni ma non aveva la forza di obbiettare, era sfinita e si sentiva finalmente usata come voleva nei suoi sogni e così una volta appoggiato il membro duro del fauno sul buchino vergine affondò nuovamente dentro lei, urlava dal dolore ma presto si calmò e accettò di essere posseduta così, cominciando a goderne. Il fauno cominciò ad essere soddisfatto, i suoi colpi erano meno regolari, afferrò i capelli della odekky tirandoli forte a sé, lei indietreggiò con la testa e inarcò la schiena, una smorfia passo sul viso del fauno mentre eiaculava possente dentro al suo ano. Le grida ed i gemiti avevano richiamato l’attenzione delle altre donne che spiavano più o meno velatamente dentro la tenda, Evak non si è più visto da quel giorno, si raccontano un paio di leggende, ma sono altre storie.
La bellissima Chenè intanto ha raggiunto le pianure di Opec e trovato dei segni di un accampamento da poco dismesso. Ne segue le tracce che portano… (Continua)
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