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l’infermiera del turno di notte prima parte

By 29 Gennaio 2021No Comments

essere alla merce’ degl’eventi non piace a nessuno soprattutto se non puoi controllare nulla di quello che ti accade atttorno a te.
fermo in un letto il tempo non passa mai scandito solo dal personale che entra in camera, fa’ domande di routine, fa’ quello che deve e esce dalla porta.
dopo l’incidente mi sono ritrovato immobilizzato al letto, gambe fasciate e bloccate in tutori rigidi ma comodi, giorni e notti tutti uguali.
allora puoi solo fantasticare, quell’infermiere che gli girano, quella che non lo prende come vorrebbe e quella che non ci pensa a prenderlo ma preferisce comandare e controllare la propria e altrui vita.
le mattine identiche le une dalle altre, sveglia colazione, cure igieniche, vestizione terapie, i pomeriggi interminabili e le notti identiche ai pomeriggi.
all’una di notte entra un’infermiera e con fare deciso mi solleva a pancia in su’ e con disinvoltura mi abbassa i pantaloni poi i boxer e controlla testicoli e il mio cazzo, poi mi riveste e esce dalla porta.
ho solo il tempo di vedere che sotto i pantaloni della divisa risalta un triangolo rosa fosforescente molto piccolo che a mala pena trattiene due grosse labbra carnose.
mentre esce ho una visione celestiale del filo rosa fosforescente tra un culo tondo e ben tornito forse da ore e ore di esercizi di palestra.
alle ore tre stessa cosa, entra mi gira schiena sul materasso mi spoglia e con i guanti mi scappella delicatamente ma con precisione e mi passa un panno umido dalla punta alla base, con la mano piu’ vicina alle sue gambe sfioro i suoi pantaloni della divisa e con due dita seguo il solco delle labbra carnose.
non fa’ una piega, non pronuncia nessuna parole, non un’espressione di stupore o di risentimento.
mentre scendo con le dita seguendo il triangolo fosforescente lei si gira e esce dalla stanza lasciandomi semi nudo per un tempo indefinito.
fantasticando su quello che e’ appena successo mi assopisco sentendo la frescura sui “miei gioielli di famiglia” e questo mi da’ sollievo.
sento aprire la porta e vedo la solita divisa e il solito triangolo che al buoi risalta come una lampara nella notte sul mare scuro, in mano ha una bacinella che non riuscivo a vedere il contenuto ma immobilizzato non potevo far altro che ammirare il movimento sinuoso del triangolo.
si avvicina al letto, posa accanto alla mia coscia la bacinella, prende una garza e ci versa una sostanza trasparente pungente che immagino sia disinfettante.
si mette i guanti con calma, mi prende la mazza tra le dita e passa con calma la garza sulla cappella che sento che s’ingrossa con calma ma con tenacia.
solita visione del triangolo fosforescente ma con l’unica eccezione che e’ lievente spostato verso la sua coscia forse dal movimento repentino di essersi chinata per la detersione.
con non curanza avvicino la punta del mio pollice al bordo del tanga che si e’ insinuato tra le grandi labbra e inizio a fare piccoli circoletti tra il tessuto del tanga e la la sua fessura, mi attendo sicuramente una manata o un urlo di diniego ma nulla.
la mascherina copre il suo viso ma non riesco a percepire ne’ i suoi occhi ne’ la sua chioma raccolta in una cuffia.
provo a mettere a fuoco il suo viso ma la penombra non mi permette di mettere a fuoco i suoi lineamenti.
sento i suoi fianchi che reagisco al mio tocco e il suo pube si avvicina al mio dito che sprofonda circondato dal tessuto dei suoi pantaloni, ma continua a muoversi con il mio dito mentre le sue dita continuano delicatamete a disinfettarmi il prepuzio.
come ad un ordine prestabilito toglie la garza e inizia lentamente a muovere le dita per tutta la lunghezza dell’asta controllando di aumentare progressivamente la velocita’ all’unisono del mio dito nella sua fessura.
ancora una volta non un gemito, non una parola, non un verso, si ferma si gira e esce dalla porta.
resto con il pollice per qualche secondo nella posizione dov’era il suo tanga, lo porto al naso e annuso profondamente un misto di umori agrodolci che mi manda in disibilio mentre sento la cappella inturgidirsi e emettere qualche goccia.
con fatica tiro su’ i boxer e i pantaloni e resto qualche minuto ad assaporarmi quei pochi istanti inebrianti.
mi riaddormento e alle sette in punto sento la porta aprirsi, entra la solita infermiera che mi porge le pastiglie con un sorso di acqua e mi porge la scodella sul tavolino con le soliti pacchetti di biscotti e cucchiaio e il solito invio a mangiare per rimettermi in forza.
mi solleva lo schienale, mi sistema il cuscino, controlla i tutori delle gambe ed esce dalla stanza.
mentre esce noto il suo culone fasciato da mutandoni casti sotto i pantaloni della divisa simili a quelli comodi che portavano le nostre nonne.
niente perizoma penso.
solito giro di igiene intima e pulizia con garze e asciugatura con soffici asciugamani e vestizione, pronto per la solita noiosa giornata.
giro visita dei medici e subito dopo novita’ mi mettono sulla sedia a rotelle con due raccomandazioni, la prima posso uscire a girare per il reparto ma non uscire per nessun motivo dalle porte del reparto senza entrare in altre stanze di altri pazienti e nei locali del personale e la seconda tenere sempre la mascherina quando esco dalla stanza.
in pochi secondi sono fuori dalla stanza a gironzolare piu’ per vedere se incrocio quell’infermiera con il tanga fosforescente nei corridi ma di lei nemmeno l’ombra.
passo davanti a tutte le stanze, apro le porte che danno sul viale mi accendo una sigaretta e tossisco per il fumo caldo che mi riempie i polmoni dopo diversi giorni di astinenza forzata.
la giornata passa pigramente con le vedo la schiena di una divisa che mi attira l’attenzione, potrei riconoscere quel culo tra milioni, penso e’ lei.
mi avvicino, eccezzione che posso muovermi senza essere obbligato a fissare un muro per 24 ore al giorno.
giunta la sera dopo la cena stile ospedale precisamente servita alle ore diciotto esco nel viale illumito con la sedia a rotelle e mi accendo l’ennesima sigaretta, vedo la schiena di una divisa che mi attira l’attenzione, potrei riconoscere quel culo tra milioni, penso e’ lei.
mi avvicino, lei si gira e con la mascherina sul viso ammiro i suoi occhi, l’unica cosa di visibile del suo volto, si porta un dito indice sulla mascherina e sibila per farmi capire di non parlare, si avvicina e nota il rigonfiamento all’inguine.
il mio sguardo si posa tra le sue gambe e noto uno slip nero sotto i pantaloni della divisa e rimango stranito, si avvicina con il viso al mio orecchio e con un filo di voce sussurra “ci vediamo stanotte”.
resto qualche minuto fermo ad assaporare quelle poche parole e quello che potra’ succedere la notte che verra’.

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